Rocca Calascio – L’Aquila- un Castello tra le nevi, Territorio dei lupi e la transumanza.A Castle of the snow.Territory of the wolves

Nel clamore del tramonto sorge il Castello di Rocca Calascio emergendo come un fantasma dal Medioevo

inserito dal National Geographic tra i 15 più bei Castelli del mondo, per la sua posizione panoramica altamente scenografica è  stato scelto come set cinematografico di film cult famosissimi  “Lady Hawke“1985 e In nome della rosa” 1986

i lupi che sono tornati a popolare i monti del’Abruzzo lo hanno scelto come habitat e non è  raro vedere la loro sagoma elegante e fugace stagliarsi nel candore del manto nevoso

situato ad un’ altezza di 1450 m.s.l.m. inserito nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è  tra i più  elevati Castelli d’Italia e simbolo della Regione Abruzzese

la sua costruzione dovuta probabilmente a Ruggero d’Altavilla fu iniziata in pieno Medioevo: nel XII Sec. dopo la conquista Normanna (si calcola  nel 1140) con funzione di Torre di Guardia o di avvistamento

lupi aquile e falconieri le visioni selvagge di Rocca Calascio

fece parte con altri 3 comuni della celebre baronia di Carapelle e ne seguì  le vicende storiche fino al 1806, anno di abolizione del feudalesimo

nei secoli seguenti vi si instaurarono molte fra le più  potenti Casate del loro tempo  tra cui i Piccolomini, i Cattaneo i Medici di Firenze( che a Santo Stefano di Sessanio avevano i loro traffici per la lana ) e i Borbone.

Rocca Calascio domina la valle del Tirino a poca distanza dalla piana di Campo Imperatore, il Castello è  visitabile anche nelle ore notturne in uno scenario incomparabile,  un tempo vi si accedeva attraversando  un ponte levatoio di legno con uno sbalzo di 5 metri, ora vi si sale agevolmente da una rampa

sul sentiero che porta a Santo Stefano di Sessanio sorge il Tempio a pianta ottagonale dedicato a Santa Maria della Pietà datato intorno al  1560, la leggenda vuole che sia stato edificato nel punto in cui la popolazione sconfisse una banda di feroci briganti provenienti dai confinanti  territori pontifici

foto Mario 89

il Tempio ( ora semplice oratoio )visto dal Castello forma un insieme armonioso con  il paesaggio che li circonda

foto Pagliai

nel 1806 la Rocca  venne in parte distrutta insieme al borgo di Calascio da un forte terremoto. In seguito restaurata mentre il paese rimase per lungo tempo disabitato e in rovina

alla fine degli anni 90 una giovane coppia di coniugi romani vi si stabili’ costruendo un edificio turistico, con il loro esempio dando valore al sito

lentamente il borgo venne ripopolato

ora vi abitano stabilmente circa 10 persone, ma altre hanno riattato diverse dimore per i periodi della villeggiatura.

la notte con le luci che sembrano piccole stelle scintillanti sulla neve il borgo sembra abitato dalle fate e si sta col fiato sospeso in attesa di vederne una uscire dalla porta di casa😊

la vicina piana di Campo Imperatore a primavera riveste i prati sconfinati di migliaia di crocus violetti

bottoni d’oro che risplendono al sole, papaveri e margherite colmano le amene  montagne che circondano Rocca Calascio in uno spettacolo indescrivibile: il Corno Grande la Maiella i Monti Marsicani la serrano un abbraccio di maestosa bellezza

LA TRANSUMANZA

“Settembre, andiamo è  tempo di migrare ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian  li strazzi e vanno verso il mare

scendono all’Adriatico selvaggio

che verde è  come i pascoli dei monti ”

da Pastori di Gabriele D’Annunzio

fino a pochi decenni fa l’antica e dura vita dei pastori ripercorreva la tradizione della transumanza che  si rinnovava ad ogni primavera ed autunno, fedeli bellissimi e favolosi nel controllo e difesa delle greggi i candidi “pastori abruzzesi” accompagnavano gli amici umani nelle lunghe migrazioni

nell’autunno si lasciavano i freschi pascoli d’altura mentre incombeva la neve cercando il clima mite del mare

attraversando i borghi sperduti sulle montagne un gran concerto di campanacci  e belati  come un’onda sonora si spandeva nelle valli, lontano

andavano per gli antichi tracciati in terra battuta già  pervorsi dai Sanniti e dai Romani che vengono ora chiamati TRATTURI.L’ultima transumanza fatta a piedi risale ormai al lontano 1968

I Tratturi sono tre strade, le più antiche d’Italia :

Il primo L’Aquila -Foggia chiamato anche Magno, lungo ben 200 km. che aveva due soste importanti a Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio

questo che sembra un igloo in pietra era uno dei rifugi cui si riposavano i pastori

in questa vecchia immagine si documenta il riposo dei pastori e del gregge: hanno appena raggiunto il mare.

Gli altri due Tratturi facevano il percorso Celano-Foggia e Pescasseroli-Candela

le moderne transumanze vengono percorse dai pastori accompagnando le greggi con i muli o con i cavalli

….E per tetto un cielo di stelle

Prendo note sulla punta delle dita

a stendere tra finestre chiuse e sottotetti

i bisbigli delle stelle che gocciano sulla melodia dei ricordi

a battere tasti silenziosi.

Passa e ripassa il vento sulle soglie addormentate

elemosinando piccole perle di luce

miste a filamenti di giorni asciutti dietro

la trasparenza dei vetri

Uno stuolo turrito di sogni mi colma gli occhi

fino all’orlo

…E per tetto un cielo di stelle

Ventisqueras

alcune immagini sono prese dal web

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Livorno – Calafuria – La cala dei pirati-Litorale di sogno fra Antignano e Quercianella-Dream coast and pirate cove

Da Livorno-Antignano fino al Romito e Castel Sonnino la litoranea è un vero sogno: panorami di ardite scogliere e macchia mediterranea si susseguono, improvviso il castello Del Boccale sembra sorgere la una fantasia di fiabaqui le correnti sono impetuose e spesso le grandi mareggiate ruggiscono rabbiose contro  gli scogli e l’armoniosa sagoma del castello appare e scompare fra gli spruzzi

la storia di questo imponente maniero ci giunge  dal buio dei secoli, sopra  i resti medioevali di una torre d’avvistamento della gloriosa Repubblica Marinara di Pisa, i Medici Signori  di Firenze ne ricostruirono le vestigia per proseguire le imponenti fortificazioni a protezione della città livornese a quei tempi sotto il loro dominio

Livorno non esisteva era solo una palude quando Pisa vi costruì  il suo secondo porto includendo le torri di avvistamento erette a contrastare la ferocia delle incursioni dei pirati Saraceni che infestavano  il “mare nostrum” assaltano,  razziando, uccidendo, facendo prigioniere giovani donne per i loro arem e giovani per farne schiavi e proseliti dell’Islam. Questo tratto di mare oltre che Calafuria si chiama  appunto anche ” Cala dei pirati”

i secoli passarono e un architetto livornese fu incaricato di fare   il progetto per inglobare quella torre in un castello, eravamo nel XIX sec. E’ privato e non visitabile

le scogliere sono un vero paradiso per i sub!

procedendo a Sud s’incontra la Torre d’avvistamento di Calafuria

nei pressi della quale si svolse il tragico epilogo dell’indimenticabile  film di Dino Risi ” Il sorpasso”  dopo Punta del Miglio e Calignaia tra le rocce in lontananza la sagoma di Castel Sonnino troneggia, inconfondibile

.La Cala del Leone è formata da falesie, molto comuni nel litorale livornese. Vi sono, verso nord, forti presenze dell’arenaria Macigno, in cui è ben evidente la serie di eventi torbiditici e, sul lato sud, separato dal Macigno da un contatto tettonico, un affioramento dell’unità ligure, formata da gabbro e, al di sopra, da una copertura sedimentaria di argilliti e argille  

l”insenatura  situata fra Calignaia e il promontorio Torre del Romito, dove sorge l’imponente castello  Il paesaggio e la natura suggestiva fanno sì che molti visitatori vi si avventurino, soprattutto in estate nonostante le difficoltà del parcheggio e dell’angusta strada per ragiungerla.

Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.

Eugenio Montale

Il cancello si affaccia sull’Aurelia, tra il curvone della cala del Leone e Quercianella. Dietro una strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri.  Quelle quattro mura i livornesi le conoscono bene: sono un pezzo di storia, di panorama. Una certezza: alzi gli occhi e sai che sono lì, a vegliare il mare dall’alto, tra la rigogliosa macchia mediterranea spunta qualche fiore di cistus a illeggiadrire

Il Castel Sonnino – nato intorno a una torre medicea e diventato dimora, nell’Ottocento, del barone ministro Sidney Sonnino – 

Negli ultimi tempi i proprietari hanno aperto gratuitamente le porte alla Pro Loco di Quercianella, che sta organizzando una serie di visite guidate: gli incassi, coperte le spese, serviranno ad aiutare un centro per malati terminali e una scuola dell’infanzia.

e i lenti tramonti dorati

scavalcano i dirupi

lieta una preghiera fra i marosi

di grazie

s’innalza nella sera

Ventisqueras

3 ) Castello di Sammezzano-Reggello-Firenze- La leggenda del leone triste-La maledizione del Marchese-Le fiabe che vanno scomparendo- The curse of the Marquis-The legend of the sad lion-disappearing-fairy tales-

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Bentornati alla magia del Castello di Sammezzano! saliamo le scale interne che introducono alle 17 camere da letto, anche queste tutte in stile orientale

800px-Sammezzano,_salone_delle_colonne_01qualche raggio di luce diafana cade in obliquo giù dalle balconate e rende la solitudine di questo cammino spettrale

CastellodiSammezzanoItaly10ma quasi subito il leggero brivido di paura scompare per lasciare posto all’incredulità  all’ammirazione insieme allo sgomento

                            IL  GRANDE SCEMPIO

f0d5b572c92903133c3942d890360532entriamo nella prima camera, e il solito fascio fantasmagorico illumina la desolazione di una stanza che ha subito lo scempio del ladrocinio, mancano mobili e suppellettili, e dalla finestre aperta sono entrate le foglie a intristire il pavimento, questo  purtroppo è capitato in molti ambienti del castello

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la casa cinese nel parco completamente in rovina

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il soffitto di una sala completamente distrutto, 365 stanze ad altissimo livello tutte da conservare sono veramente tante se non si propone una decisione drastica.

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Poi: LADRI, VANDALI, INCURIA, INCOMPETENZA, questi gli atti d’accusa per la mancata protezione di questo immenso tesoro che va ad ogni costo  salvato!!!!!!!!!! 747c7a018ec9fbb3e53f8869f5575e8c

                           La leggenda del leone triste

il Marchese poté godere ben poco della sua straordinaria opera, subito dopo aver terminato i lavori del castello una misteriosa malattia, in forma di paralisi progressiva lo colpì.Oltre ai medici furono interrogati anche maghi e veggenti, furono adoperate anche le “arti oscure” pur di salvargli la vita. tutto fu vano, il Marchese morì pochi anni dopo. Le sue spoglie vennero custodite in una cripta del Castello, a guardia furono posti due leoni in pietra. L’artigiano che li stava scolpendo decise di dare loro  un’ aria triste e malinconica a ricordare l’avvenimento.

Feau292012T20522(una sontuosa sala da bagno,  che fortunatamente si è conservata perfettamente integra)

continuerò a far scorrere le immagini del castello, mentre terminerò il racconto della   leggenda

                                 I soffitti

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la leggenda narra di una maledizione lanciata da una fattucchiera che assistè il Marchese fino alla morte, diceva che chiunque non ne  avesse rispettato il riposo  o avesse voluto trarre indebito profitto dalla sua opera, sarebbe stato colpito dalla sua stessa malattia del Marchese

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Nel 2005, quando il Castello di Sammezzano era già in totale stato di abbandono, fu rubato uno di questi leoni, la maledizione si è allora abbattuta su i ladri i quali hanno subito lo stesso destino del Marchese: narra la leggenda che l’anatema condanni chiunque avesse profanato le statue dei leoni a soffrire della stessa morte del marchese Ferdinando.

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Sembra però che la maledizione non si sia fermata con la morte dei ladri,

castello-di-sammezzano-oma abbia colpito anche il mercante d’arte in  Umbria che aveva ricettato la refurtiva

Castello di Sammezzano

cedendola a sua volta ad una ricca signora lombarda,  tutti in punto di morte sembra abbiano confessato di essere stati proprietari del “Leone Triste” e tutti hanno avuto la loro maledizione

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ad oggi il leone rubato non è ancora stato ritrovato, si spera che presto torni al castello per evitare altre morti maledette

Sammezzano_original_1412                                              Le vetrate

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ad aspettarlo c’è l’altro esemplare al quale i visitatori si avvicinano con titubanza

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anche io ho preferito osservarlo da lontano 🙂

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se si chiede in paese di questa leggenda si ottengono risposte vaghe, quasi si avesse paura anche solo a parlarne

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Ma la maledizione del castello ha colpito anche i proprietari che si sono succeduti dopo la morte del Marchese e tutti quelli che hanno cercato di specularci sopra

                                           Le porte

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tutt’ora le divergenze d’interessi che ci sono all’interno dell’attuale proprietà inglese non consentono il recupero dell’intera struttura abbandonata a se stessa

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il 24 maggio 2016, il castello è stato battuto nuovamente all’asta per la cifra di 20.000 milioni di euro, ma allo stato non si hanno notizie sull’esito

sammezzano2 retlo spirito del Marchese che si dice aleggi di notte, vagando per le stanze di Sammarzano, credo sia in cerca di un’anima pura

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                                     le stanze ottagonali

che abbia gli stessi ideali e gli stessi intenti che lui ebbe nel progettarlo, costruirlo, amarlo

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la cappella

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la sala delle stalattidi

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 per ultime lascio queste due opere a ringraziare e rappresentare l’eccellenza delle maestranze toscane, che ancora eseguono restauri per tentare di salvare quest’opera jmponente e meravigliosa preservandola per i posteri.
Niente poesia, la tristezza di questo scempio non mi ha dato nessuna fonte di ispirazione, anche se continuo a dire con Dostoewskij : la Bellezza salverà il mondo, speriamo salvi anche Sammezzano
Ventisqueras

1)Tik – Tak- , Tik tak.il tempo passa ma non si ferma, il tikketttio continua fin quando le lancette del cuore armonizzeranno pensieri e visioni , così è stato per me, mmensa la gioia di salutare gli amici con una fiaba- leggenda che arriva dalla mia Toscana, Sommezzano-Reggello- Firenze-L’Oriente i n Toscana fra le fiabe ch e vanno scomparendo-The Orient in Tuscany-th e fairy tales that are disappearing

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tra gli ulivi che impallidiscono i colli dell’alto Arno e il nero degli svettanti cipressi, ai piedi della montagna di Vallombrosa, centro di un’isola di sequoie e sempreverdi nordici rari e immensi

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incredibilmente: l’Oriente in Toscana! si raggiunge rigorosamente a piedi attraversando uno dei più belli e grandi parchi della regione per  scoprire la sagoma moresca del Castello di Sammezzano

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Mute le corde.

La musica sapeva

quello che sento.

Jorge Luis Borges

 

Tiberio-Bettini47 qualcosa di folle ed eccentricamente e straordinariamente unico, ne converrete con me se mi seguirete in questi post denuncia ed omaggio per una fiaba  che non deve assolutamente andare perduta

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la musica componeva-scomponeva

note sul foglio  impalpabile

di carta celeste

il canto ritornava dal passato

come fosse sempre stato presente.

Ventisqueras

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la torre centrale con l’orologio si alza sugli alberi, da lontano e fa presagire meraviglie

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dal 1999 è possibile visitare il castello su appuntamento grazie all’associazione no profit Comitato FPXA 1813-2013, ( le visite sono autorizzate circa 2 volte all’anno,il sito è il più ricercato dell’intero patrimonio nazionale, pensate che all’apertura delle prenotazioni nel 2015 dopo due soli minuti ne erano già arrivate 750 !!!!) per noi toscani resta un sogno che urla a gran voce con la speranza che possa tornare a vivere al suo massimo splendore, questa vera e preziosa rarità storico-architettonica

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c’era una volta un antichissimo castello, si dice che qui abbia sostato anche Carlo Magno di ritorno da Roma dove il Papa aveva battezzato il suo primogenito,  certo, non aveva l’ aspetto  attuale forse era uno spigoloso castello medioevale.In epoche più recenti (1605) fu acquistato dalla famiglia Ximenes d’Aragona, passando in eredità nel 1816 ai Panciatichi.

5kU6UWFlo vedete? all’esterno appare completamente disastrato, le foglie  autunnali portate dal vento si sono ammucchiate sulle spettacolari scalinate d’ingresso, senza che nessuno si preoccupi di fare pulizia

12347696_1512067499087612_3843305342146616347_ni colori sbiaditi, stinti nulla hanno dell’antico splendore, gli infissi tristemente sconquassati, aprono bocche sdentate

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eppure l’originalità e il fascino di questa spettacolare struttura riescono ugualmente ad emergere su questo abbandono e degrado

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l’ala ovest

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l’ala est

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per concentrarsi sul torrione centrale forse ispirato al Taji Mahal

l’aspetto attuale del complesso di deve al marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes De Aragona, un geniale, eclettico personaggio

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che lo concepì, lo progettò, finanziò e realizzò, dedicandovi la sua intera esistenza dal tra il 1853 e il 1889. La trasformazione della villa seicentesca, durata quasi quarant’anni, diede modo al Marchese di sbizzarrire non solo la propria fantasia, ma di scatenare anche gli artigiani toscani al compimento di questo gioiello, interamente da loro realizzato!!!.

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un sogno eccentrico divenuto realtà. Il più importante esempio di architettura orientalista in Italia, un’opera monumentale che volendo riassumere in un sola parola oserei definire oltre che geniale “elogio alla pazzia”.

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5562400172_c61c5c54b7_b-680x513DSCF3391gli ingressi al castello dal parco annunciano con tristezza quello che gli attuali proprietari inglesi del castello che ( volevano utilizzarlo come un Hotel di lusso costruendo nelle vicinanze-ma fortunatamente fuori dal parco- un obbrobrio in cemento mai portato a termine) non sono riusciti a valorizzare ( si dice che sia scattata la maledizione che grava sul castello, di cui parlerò a tempo debito! ), ora è in vendita per 20.000 milioni di euro ma già due aste sono andate deserte2005_11_27_us_ca_sequoia_01

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immerso nella luce e nei colori del capolavoro della sua vita il marchese si occupò personalmente anche della piantiumazione dell’incantevole parco, ancora oggi si possono ammirare generi esotici  vari, ma soprattutto un gruppo di  sequoie giganti  di cui 57 alte più di 35 metri, una delle quali con un diametro addirittura di 10 metri

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grande attrazione sono anche questi due pavoni costruiti da grandi giardinieri che ricorderete benissimo leggendo il prossimo post, e non vi svelo ancora il perché. Spero di avervi stuzzicato l’appetito per godere a pieno di quelle meraviglie che andrò a raccontarvi nel prossimamente. Un saluto molto affettuoso

Ventisqueras

 

6 ) In cerca dell’Est- Ritormo a Miramare-Trieste- ( Friuli-Venezia-Giulia) Looking East-Back to Miramare

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come un grande vascello candido il Castello di Miramare, quello che doveva essere il nido d’amore di Carlotta e Massimiliano D’Asburgo,  sembra ancora attendere i due sfortunati amanti per salpare con loro verso il largo e trovare in un’altra dimensione i loro sogni

                                    Ritorno a Miramare

https://ventisqueras.wordpress.com/2014/03/23/miramare-bianco-gabbiano-in-volo-sul-golfo-di-trieste-miramare-white-gull-in-flight-over-the-gulf-of-trieste/

se interessati, in questo primo post su Miramare potrete trovare tutti dettagli storico-culturali che riguardano il Castello e i suoi ospiti nel tempo

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Il viaggio

Dal mio quarto piano sopra l’infinito, nella plausibile intimità della sera che scende, alle finestre verso lo spuntare delle stelle, i miei sogni viaggiano in sintonia con la distanza evidente per i viaggi verso paesi sconosciuti, o immaginati o soltanto impossibili.
Fernando Pessoacastello-di-miramare-3

mi è impossibile viaggiando verso Trieste non soffermarmi qui per l’ennesima volta…uno sguardo dall’interno del Castello-Museo: una finestra che incontra il mare ed ancora i battiti del cuore accelerano e il tempo va a ritroso                                            16531925144f26bc21f1582                                                    Red passion

giovani, belli, innamorati…fu questo a far preferire il colore rosso della passione per arredare il loro nido ? ho immaginato, nella pazzia di Carlotta che è morta aspettando il ritorno dell’amatissimo Massimiliano,( fucilato in Messico, e da lei mai creduto morto) vagando da una finestra all’altra tra il rosso dei tendaggi e il rosso del tramonto

Impazzire d’amore ( A Carlotta D’Asburgo )

Vele rosse
con la marea che avanza
vele rosse
sottovento pensieri alla deriva,
chiodati alle alberature
da albatros fantasma

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Interni del Castello di Miramare

toccano come dita umide
le alghe la fronte
il succo amaro della riva avanza
lontana e prossima mai abbastanza

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ha la prua
un grifone d’argento
rosso e oro il cielo del tramonto
rosso, oro e argento

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dondola un  suono di campana
è il tempo che batte rintocchi
fermo alle unghie rotte
del giorno e della notte

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nulla contro nulla
i piedi toccano la terra-rumore di sangue
in punta di miele d’acacia e  di coltello-
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irreale scogliera- l’ultima-
tra i boschi la ghiandaia nera-nera
nel nido si rinserra, d’infinito canta
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si elevano gli occhi e la schiena
le combinazioni danzanti nelle costellazioni
contendono lacrime di stelle sui tappeti rossi delle nuvole
ogni giorno spazzolati dagli ultimi raggi del sole

mi mancano i ginocchi e le parole.

Ventisqueras

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uscendo all’aperto il candore accecante del castello per un istante fa dimenticare la tragedia appena passata come un’ombra sugli occhi

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Trieste, Italy --- Stairway at Castello di Miramare --- Image by © Elio Ciol/CORBIS

la fantasioa e insieme austera architettura dei giardini scendendo giù al porticciolo, mi ricorda visioni di tappeti rossi stesi per l’arrivo di ospiti importanti, fra cui la Principessa Sissi ( Elisabetta d’Austria )

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anche lei vittima della maledizione della sfinge che vuole gli ospiti illustri morire prematuramente di morte violenta

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eppure allo sguardo è un rilassante incanto di bianco-verde-ocra…..

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nello sfondo la sfinge trafugata dall’Egitto, in posa ieratica fa subito sentire forte la sua maledizione

“da le animose tavole: una sfinge
l’attrae con vista mobile su l’onde:”

Giosuè Carducci da Miramar

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solo qualche gabbiano impavido sembra non curarsene

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( i risultati si vedono! ben le sta, ha ha)

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ad ogni angolo si trova uno spunto diverso e gentile

5393890279_55c0cae350_z Le statue  del parco

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immemori e immote si offrono volentieri allo sguardo ammirato

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un perfetto   sguardo sull’orizzonte senza scorgerne la finefoto_castello_miramare_050

” sursum corda”

foto_castello_miramare_069            dal ” Castelletto” un cannoncino minaccia, non si sa bene che cosa

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“O Miramare, a le tue bianche torri
attediate per lo ciel piovorno
fosche con volo di sinistri augelli
vengon le nubi.
Miramare, contro i tuoi graniti
grige dal torvo pelago salendo
con un rimbrotto d’anime crucciose
battono l’onde”

Giosuè Carducci da Miramar

perché tanta bellezza lascia infondo al cuore tanta tristezza?

Ventisqueras

5) In cerca dell’Est- Sistiana-L’incantevole baia e la sua storia millenaria-Trieste.-( Friuli Venezia Giulia) Sistiana- the charming Bay and its history

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img_0929e finalmente come una magica visione in uno sbuffo di foglie rosse appare in lontananza il castello di Duino, la meta è raggiunta è ora di tornare

0 è scesa la notte, e il rosso del tramonto lentamente colma di luci sempre più scure la riva del mare, con me saluta questo piccolo-grande angolo di paradiso

Ventisqueras

4 ) In cerca dell’Est- Duino e il Castello dei Grandi Artisti-Trieste-( Friuli Venezia Giulia)-The Castle of the great artists

Il viaggio

La vita è ciò che facciamo di essa . I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
Fernando Pessoa

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Impavido sulla rotta del vento  costruito sulle rovine di un avamposto romano, ingloba una torre del XVI secolo, A strapiombo sopra  una roccia carsica  sfida secoli e ricordi gloriosi è il Castello di Duino

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un panorama incredibile lo ha fatto meta nei secoli di visitatori eccellenti, si dice abbia soggiornato qui anche padre Dante, certo avrebbe potuto  ispirargli qualche canto del Paradiso  :-)!

                  Piccoli ricordi di perla

3 ) Frederiksborg -Denmark- 2015-I giardini-Hillerod-The garden

                                       Barocco e Romantico
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diventa l’anima

isola dell’infinito

all’alba quando tacciono le stelle

e tremori di rugiada flettono gli steli

nei grandi giardini

la luce spezza le ali del dolore  e della tristezza

con i fiori sbocciano limpidi pensieri

Ventisqueras

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i grandi giardini del castello di Frederiksborg sono stati  recentemente ridisegnati  ( 1996 ) secondo i progetti originali del 1725 di J.C.Krieger  per volontà della Regina Margherita II  di Denmark       (Margrethe Alexandrine Þórhildur Ingrid; Copenaghen, 16 aprile 1940)   figlia maggiore di re   Federico IX  cui succedette alla sua morte nel 1972 diventando il primo sovrano donna sotto la nuova legge di successione. dai lontani tempi di Margherita Imatri_07_672-458_resize

qui giovane sposa di un diplomatico francese, il conte Henri de la Borde de Monpezat

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che bella, vero?

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dal castello si  si accede direttamente al Giardino Barocco che incarna l’ideale del XVIII secolo, caratterizzato dallo sforzo dell’uomo a controllare la natura

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le armoniose volute delle siepi di bosso  formano disegni geometrici di una perfezione assoluta, in cui si riconoscono anche i monogrammi reali

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da ogni  prospettiva  lo si osservi l’armonica bellezza  di questi giardini suscita stupore

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con boschetti, cascatelle e fiori a profusione

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la ricerca del naturale viene espressa e idealizzata dall’architettura del paesaggio del XIX secolo

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in quello che viene definito ” giardino romantico”

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in ogni stagioni i fiori si alternano, creando nuove suggestioni

Fiori di un lillà viola

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bianche come la mia pena,
e non sono le rose bianche,
perché ci ha nevicato sopra.
Prima ci fu l’arcobaleno.
Nevica anche sulla mia anima.
La neve dell’anima ha
fiocchi di baci e di scene
che sono affondate nell’ombra
o nella luce di chi le pensa.

 Federico Garcia Lorca

 

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con questo piccolo battello si può fare il giro del lago lasciando che si allontanino i giardini ed il castello

                                                   Hillerod

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La parte settentrionale dell’isola di Siaelland una distesa di velluto verde costellata di specchi d’acqua che imitano il cielo mutevole con grandi nuvole che passano galoppando

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qui sorge Hillerod nella regione di Hovedsladen   con i suoi 37.ooo abianti, i suoi tetti a punta di città nordica, il suo riflettere all’ingiù ogni forma,

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ma soprattutto il “suo” castello di Frederiksborg divenuto simbolo ed attrazione commerciale della cittadina

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al momento della sua fondazione ( circa all’inizio del 500 ) era un’umile villaggio, ora trasformata dall’afflusso turistico in un complesso moderno e vivace,

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rimettiamo quindi piede nel ruolo che ci è congeniale quello di semplici cittadini, abbandonando il roboante mondo delle ” alte sfere” cercando qualcosa di caratteritisco per pranzare, la prima colazione? nordicamente abbondante 🙂

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molto ricercato per noi italiani che al nord sentiamo particolarmente la mancanza del pane ( poco prodotto per la mancanza della materia prima, il grano) è questo tipo di pane nero ( brod) in realtà un po’ pesantuccio da digerire, ma accostato a certe pietanze abbastanza gustoso

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qui si trova un’ ottima qualità della vita, con centri culturali attivi ed una spiccata  attenzione per ogni forma d’arte

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idealmente seduti su questa panchina di Hillerod, osserviamo dall’altra parte del lago Slotso il magico castello che s’allontana

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 arde come un fuoco di ricordi nella sera,mentre il pensiero vola all’ultima
tappa di questo viaggio…a nord, ancora più a nord, salutando la Danimarca 2015
Questo è l’ultimo post programmato, dalla prossima settimana dovrei essere di ritorno in Italia e quindi riprendere il normale ritmo di presenza sul blog.Ancora una volta ringraziando coloro che mi sono stati vicini durante la lunga assenza 🙂
Ventisqueras

2) Frederiksborg-Copenhagen-Denmark-I germani reali del lago Slotso-Gli interni del castello-Mallards on Lake Slotso-the Interior of the Castle

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Il sogno della notte si cancella, è l’alba di un nuovo giorno, ma il sogno del castello di Frederiksborg si desta con lei ed è ancora là, ancorato come una grande nave alla fonda sui tre isolotti del lago di Slotsø

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inizia con uno spettacolo nello spettacolo, uno stormo di germani reali ( beh, tanto per essere in tema ! 🙂 ) dal bellissimo e coloratissimo piumaggio, (solo per gli esemplari maschili le femmine hanno una livrea meno vistosa)

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stava dando prova dei loro  straordinari esercizi di volo

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maestosamente planando e decollando sul liquido cristallo del lago

63E3034-620x413ne avevo visti nelle oasi acquatiche , ma seminascosti dai canneti non facevano lo stesso straordinario effetto di qui allo scoperto! sono stata distratta per molto tempo nell’ammirare le loro inimitabili ed elegantissime evoluzioni ( e poi, è risaputo, io amo immensamente le oche che spesso vedo passare sopra la mia casa in Toscana  nel periodo delle migrazioni, trovandosi essa proprio sul percorso di due oasi acquatiche )

                                           I germani reali dello Slotsø 

maestosi vanno  planando
profanano l’acque immote
deturpando con la loro scia
il cristallo incorrotto, stagnante

    una danza di colori e piume

 con il cielo e le acque in dono

       Ventisqueras

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quello che all’inizio fu una fortezza , divenuto per 100 anni residenza reale, ora è Museo Nazionale, con 70 stanze visitabili che compendiano 500 anni di storia della Danimarca, entriamo, dunque dal ponte ad “esse”

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proviamo  a dare una sbirciatina da una finestra…ma la magnifica grata  e i tendaggi dell’interno ce ne impediscono la visuale, entriamo dunque per una via normale :.)

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grandi gallerie luminose ci introduco in quella che fu una dimora di corte, questa è la Riddenshalen ( la sala dei cavalieri ) impreziosita dai grandi dipinti che li raffigurano sulle pareti

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da far girare la testa i soffitti di legno  dipinti, dorati e intarsiati

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da cui pendono lampadari a volte a dir poco stravaganti…non ne avevo mai visto uno con un cervo impigliato…chissà mai come sarà finito lassù!!! 🙂

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e guardiamo subito in faccia quello che fu l’artefice di tanto splendore :Cristiano IV nacque a Frederiksborg nel 1577 e salì al trono alla morte del padre a solo 11 anni. fu re di Danimarca e Norvegia, ebbe molti e vari interessi e decretò una serie di riforme interne, ma fu conosciuto soprattutto per la guerra di Kalmar o guerra dei trentanni che combatté con alterne vicende contro la lega  delle città Anseatiche e la Svezia, morì a Copenhagen nel 1648

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tutta in blu lucente la sala dove è esposto un globo celeste astronomico realizzato nel XVII secolo da Andrai Bosch

12507541_937486369639372_1731793548980784836_nun’altro angolo della stessa sala

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mi sento molto frastornata  a passeggiare in simili splendori quasi toccando con mano la storia che qui si è fermata

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sul pavimento di marmo lo stemma reale come un indelebile tatuaggio

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la bellissima sala da ballo dove idealmente ho inserito le due ultime coppie reali che qui hanno celebrato i loro sponsali

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l’erede al trono Frederik con la bellissima sposa australiana Mary di origini plebee

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e il fratello cadetto Joachim con la seconda moglie Marie

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sperando che il loro letto di nozze sia stato più comodo e moderno di questo fotografato nel castello 🙂

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questo lo trovo decisamente migliore, anche se sempre molto attempato 🙂 credo avrei gli incubi a dormire in un letto così…mi verrebbero in mente camice da notte avvelenate ed altre simili bazzecole 🙂 Certo che anche la vita dei Re aveva i suoi lati inquietanti!

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dai quadri nella galleria dei ritratti reali gli antenati  osservano incuriositi i loro discendenti, che hanno modi molto disinvolti…i tempi cambiano!

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diamo ancora un’occhiatina in giro….

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Il castello divenne nel 1878 Museo Nazionale della Storia danese, vi si possono ammirare quadri, arredi, oggetti rari di quella che viene considerata la più longeva monarchia al mondo, tutt’oggi amatissima dalla popolazione

12522935_937486246306051_116242800202422455_nuna loggia aperta, situata sullo stesso piano della galleria, gira intorno all’edificio, dando accesso alla meravigliosa Cappella Palatina

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unica scampata di tutto l’edificio alla distruzione nel grande incendio. La pala d’altare e la cattedra decorate in oro argento ed ebano si devono a Jacob Mores di Amburgo

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all’estremità della galleria, sopra l’altare si trova un fantastico organo

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ideato da Compenius  nel 1610, celebre costruttore d’organi di Brunswich

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ogni castello abitato da una corte  che si rispetti ha la sue sala del trono, dove i sovrani ricevono l’omaggio dei sudditi ed esercitano il loro potere

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Frederiksborg ne  ha addirittura due, ma ritengo la prima con il leone di guardia e il doppio trono quella ufficiale

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con tutto questo gossip sui reali poteva forse mancare quello che è il suo simbolo più prezioso e conclamato? certo che no! eccole qua le due corone con cui vengono incoronati i re e le regine di Dsaimarca, d’oro massiccio e con gran profusione di preziosissime pietre

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notevole anche questa ma non mi è ben chiaro a chi o a che cosa servisse

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e anche stavolta voglio chiudere il post con dei fiori, codroipo bianchi e rossi, omaggio ai colori della bandiera danese

grazie dell’attenzione a presto

Ventisqueras

 

 

1) Frederiksborg- Slot -Copenhagen-Denmark-Il castello di Federico- Un castello, una fiaba che non finisce-A castle, a fairy tale that never ends

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tra verdi cuscini d’erba, sfiorato dall’acque  azzurre del piccolo lago Slotso a Hillerod  -30 km da Copenhagem- edificato su tre isolette è  il castello  in stile rinascimentale olandese di Frederiksborg  

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visto da un’altra angolazione brilla il rame dei tetti e il verde dei pinnacoli svettanti-tripudio di guglie e torri- in splendido contrasto col rosso dei mattoni e  l’inserimento di elementi in arenaria grigia

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Nel 1560 Federico II acquistò il maniero di Hillerod, costruito sull’isola più settentrionale, lo ingrandì e lo battezzò con il suo nome, Frederiksborg, in seguito tra il 1599 e il 1622 fu abbellito ed ampliato  da Cristiano IV che con questa opera volle magnificare la potenza del  suo regno  ( riuscendoci alla perfezione) e fu adibito a residenza reale per 100 anni,

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la spettacolare sequenza del castello e dei giardini contemplati dall’alto ne confermano tutta la sua magnificenza e superba bellezza, con un colpo d’occhio  davvero eclatante ( le immagini prese dall’alto non sono mie)

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ma scendiamo nei particolari e osserviamolo più da vicino: dei molti castelli visitati fino ad oggi questo è quello di cui ho il ricordo più compiutamente fiabesco

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a seguito di un grande incendio il castello subì danni importanti alla struttura e fu ricostruito quasi completamente nel 1859,  forse  per questo che intorno a questo castello non esistono leggende o non aleggiano fantasmi, saranno tutti finiti nel rogo…peccato

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un grande aiuto economico per la ricostruzione lo dette  J.C.Jacobsen proprietario del più grande birrificio danese  la Carlsberg

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ci facciamo un bel giro intorno al castello

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così da poter osservare insieme alle statue monumentali

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più da vicino i particolari delle costruzioni e le loro differenze di stile

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che hanno contraddistinto le varie epoche in cui sono stati edificati

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questo leone sembra molto infuriato e con la poderosa zampa sembra rudemente invitare un nemico invisibile a non toccare la sua preda ( posa l’osso si direbbe in Toscana, ha ha)le torrette rotonde di cui ne vediamo una nello sfondo

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e qui in primo piano, contraddistinguono l’ala cosiddetta della Principessa,      con scale a chiocciola che conducono al piano superiore         

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ora attraversando la magnifica porta di ferro con inserti d’oro

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si entra all’interno della corte al centro della quale si erge la fontana di Nettuno

11_dennmark_Frederiksborg_palacedurante l’occupazione di Frederiksborg da parte degli svedesi nel 1659

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fu privata delle sue statue in bronzo, realizzate da Adriaen de Vries(1623)

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il ponte con il quale si accede all’interno è stato costruito a forma di “esse “per poter collegare alcuni edifici costruiti sull’isoletta più lontana, erano riservati alle cene  che si svolgevano alla fine delle giornate di caccia che si tenevano nelle foreste dei dintorni, ricchissime di selvaggina

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esso  conduce all’imponente torre della prigione (Fangetàrnet) che precede la  grandioso ala del castello di Cristiano IV.
 Oltre la fontana, uno splendido cancello sormontato da un frontone scolpito segna l’ingresso nella corte interna,
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   Frederiksborg
Altera corona  di pietra
t’elevi al centro d’acque chiuse
guglie ardite e severe torri
scolpite nel sogno sommerso
sempre ridestato
dal profondo
del lago.
Nella tua fiera bellezza
 ardi
negli immensi camini
visioni d’occhi di pergamena
per sempre chiusi
arrotolati
nell’oblio
che  ogni vita
cancella.
Ventisqueras
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a volte mi piace paragonare i luoghi che visito a qualche fiore, Frederiksborg lo ravviso ad una grande rosa gialla nel pieno della fioritura
grazie dell’attenzione, a presto
Ventisqueras

5 ) Les Andelys-alla corte di Riccardo Cuor di Leone-at the Court of King Richard the Lionheart-the romantic charm of Normandy

1280px-Château_Gaillard_-_Les_Andelys_-_Eure_-_France_-_Mérimée_PA00099304_(2)Ed ora raggiungiamo la Normandia medioevale, quella dei castelli.Quando pensiamo ad un castello la fantasia ci porta ad evocare mondi fantastici, popolati da dame e cavalieri,assedi e duelli, un mondo romantico e insieme feroce e spietato pieno di leggende e di racconti di storie tramandate di padre in figlio accanto a un grande camino dove scoppiettava il fuoco e si alzavano come piccole fate le faville. Eccone qua uno imponente o Gagliardo,  tradotto dal francese Gaillard questo è il suo significato

chateau-gaillard-les-andelys-fra-1024x576i suoi ruderi candidi spiccano in un ansa della Senna a Les Andelys nel dipartimento dell’ Eure, fu costruito in brevissimo tempo, iniziato nel 1196 e terminato in circa due anni per volontà di Riccardo Cuor di Leone

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il leggendario re che aveva combattuto con il suo esercito nella terza crociata e che era al tempo stesso re dell’Inghilterra feudale e Duca di Normandia.Il castello di Gaillard  faceva parte di una serie di fortezze poste a difesa del ducato dagli attacchi del re Filippo II di Francia.

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sul modello dei castelli crociati della Terra Santa fu ideato secondo i dettami dell’architettura  al tempo più moderna,  ha un disegno complesso  seguendo  i principi della fortificazione  concentrica. Le mura erano spesse ben 4 metri.Passò di mano diverse volte fra Francia ed Inghilterra finché fu definitivamente francese dal 1449.Enrico IV di Francia ne ordinò la distruzione pur essendo già in rovina, evidentemente era ancora molto temuto.

 Di fiori, di pietre e di farfalle

Il silenzio della farfalla bianca
è un silenzio rotondo
ricamato di foglie d’oro e d’argento
si posava sui fianchi e dormiva con loro.
Silenzio
è crisalide di pietra
con occhi ovattati di sole
picchi  distesi candidi di sassi e parole
vecchie pietre consunte.
Si posò la farfalla
sui fiori del  del tramonto
era un tempo senza tempo
aveva riflessi rossi come il sangue.
Ventisqueras

untitledwwwwspicca maestoso a 90 metri sopra una bianca falesia , nel verde acceso della vegetazione

paisajes_pintados_de_blanco_164096612_650x                                                               superlativo in questo abbraccio di neve

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fra i ruderi sbocciano questi fiori delicati che invidiosi, sembra abbiano rubato il loro colore

Les-Andelys-(France)12ai piedi  del castello di Gaillard  mollemente distesa come una gran dama che si  riposa fra preziosi cuscini, la città di Les  Andelys appare  immersa in una bellezza quasi irreale

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è formata da due località: Le Petit Andely   e Le Grande- Andely le due cittadine si sono unite  a formare un unico centro nel 1793,collegate da una strada rettilinea.

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immagini che da sole parlano di uno scorrere lieve e armonioso del tempo con il grande fiume

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a chi possiede una qualche nozione della bella e musicale lingua francese consiglio questo video che scende nel profondo della soria di Les Andelys, ampliando racconti e particolari, per chi non la conosce…le immagini saranno ugualmente suggestive, buona visione

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Le Grand Andely è costruita intorno alla Collegiata di Notre Dame.

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Dove ora sorge la Collegiata nel 511 la regina Clotilde, moglie di Clodoveo I, primo re dei francesi cristiano fece erigere un monastero per le giovani ragazze nobili, che venne distrutto dai Vichinghi nel 900 Al suo posto si costruì dal XII al XVI sec. la chiesa che ci appare oggi.les-andelys-collegiale-1 3vrrrqT_S1iCLuS-bBCXyne4laA les-andelys-pour-m_lefevre-035

Per la lentezza nel costruirla non ha uno stile uniforme, presentando sul fianco destro che dà sul giardino uno stile gotico fiammeggiante, e il fianco sx che da sulla strada uno stile rinascimentale.La illeggiadriscono preziose vetrate

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e una notevole deposizione scultorea

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Nelle vicinanze di Les Andelys si trova, immerso in un grande parco di alberi di alto fusto e di ciliegi ( che a venire qui nel periodo della loro fioritura deve essere uno spettacolo da fare girare la testa) un altro straordinario monumento L’Abbaye de Jumièges

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di questa grandiosa Abbazia non sono rimasti che i ruderi ma il suo fascino è incredibile, solo immaginando le sue originarie dimensioni ( con campanili alti 46 metri) si può forse fantasticare sull’originaria bellezza.

 

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venne iniziata nel 1020 su idea di Guglielmo il conquistatore e presto divenne il fulcro, il cuore pulsante dello sviluppo spirituale culturale della zona

450px-Abbaye_de_Jumièges1  cadde in declino durante la guerra dei centanni, fino a diventare cava di pietre durante la Rivoluzione

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camminare fra queste pietre maestose  innalzate tanto in alto da sembrare non aver fine e che hanno per tetto il cielo è un innalzamento della mente, uno sprono a seguirle su nell’alto5_qUW7P

Claude Monet e la Senna

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Con negli occhi le visioni dei dipinti di Monet è  meraviglioso compiere un  ultimo viaggio con un piccolo battello nelle anse dell’estuario della Senna il mio saluto.Grazie per l’attenzione,e se vorrete  a presto

Ventisqueras

 

 

 

 

 

Gli antichi borghi: Vicopisano, Pisa

 

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si prega di cliccare per ingrandire, le immagini risulteranno molto più spettacolari

Si dice anticamente fosse  colonia degli Etruschi, così incastonato in posizione strategica nella piana pisana

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stretto fra le anse argentee dell’Arno che volge alla foce e il Serezza, affluente del fiume Serchio proveniente dall’antico lago di Sextum in seguito bonificato dalla potente casata fiorentina dei Medici  che con opera di ingegneria idraulica ( venne denominata ” della Botte) stupefacente per l’epoca fecero passare il canale scavato per la bonifica, sotto l’Arno in prossimità proprio di Vicopisano (dove anche lo stesso fiume Arno fu deviato dal suo naturale percorso troppo vicino all’abitato), per evitare che entrando altra acqua nel fiume si facessero più pericolose le piene e le grandi esondazioni  dello stesso

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Vicopisano

la Rocca del BRUNELLESCHI costruita nel 1434 inserita ora nel contesto della villa Fehr,  eretta dal grande architetto fiorentino a protezione del borgo, qui in due magiche visioni con la neve. Dalla denominazione ” vicus “( luogo aperto, non protetto) Vicopisano era già passato nei primi anni del secolo X a” Castellum” ( ossia, insediamento fortificato)640px-Vicopisano,_rocca_del_brunelleschi_03

Una buona situazione di agiatezza perdurò per parecchio tempo nella cittadina, fino alla metà del XIII secolo parallelamente allo sviluppo della città di Pisa, ma quando la gloriosa Repubblica Marinara fu costretta a cedere il passo dal mare a Genova e dall’interno a Lucca e Firenze, si trovò anch’essa al centro di scontri e combattimenti

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che contribuirono allo spopolamento e all’impoverimento delle campagne e alla conseguente crisi produttiva di tutto il territorio

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e così dopo quasi cento anni di scontri, battaglie ed anche pestilenze ( 1348 ) l’intero contado ed anche la città di Pisa caddero nelle mani di Firenze.

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con la cessazione delle guerre intestine che avevano segnato l’importanza del destino di molti castelli e fortezze furono modificate radicalmente le loro funzioni, trasformandosi in  pacifici centri rurali- agricoli

thESOZJD0Jvicopisano13nonostante le sue piccole dimensioni attuali ( circa 8.000 abitanti) difficilmente si possono riscontrare in altri siti un tale concentrato di monumenti medioevali di così grande importanza e bellezza

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quando ero bambina era una grande gioia passeggiare per le vie del borgo, riuscivo ad immergermi totalmente nella magia del luogo

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pensando di poter veder sbucare da qualche portone antico

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una donzella adornata in veli e preziosi damaschi medioevali

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o qualche romantico cavaliere nella sua argentea armatura

 

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spostando epoche e leggende ero convinta di essere a Camelot alla Corte di Re Artù, con l’amabile Cavalier Lancillotto e la Regina Ginevra

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in realtà ogni anno qui si tiene una Giornata in festa Medioevale

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‘intero borgo si mobilita per ripercorrere tornei, giostre, cene luculliane e danze accompagnate dal suono melodioso del liuto, e tutti diventano attori e comparse di se stessi, rivivendo una vita magari già attraversata nei secoli passati

ogni scorcio è occasione e incontro di bellezza

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ogni vicolo un’avventura

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ogni torre un cielo

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Torre-del-Brunelleschi-Vicopisano-Pisa_-Author-and-Copyright-Marco-Rameriniogni visione un sogno

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Francesca-Taormina-0000sospeso nello spazio-tempo

foto51111111accompagnato da antiche e nuove melodie, Angelo Branduardi è il nuovo e l’antico menestrello ( lo adoro!)

ma torniamo a dir di serio con la bellissima Pieve di Santa Maria,pregevolissimo monumento del XII secolo ricostruito con pietra verrucana sulle rovine di uno ricordato nel 936

 

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l’interno a tre navate, con un ciclo di affreschi del XIII secolo con Storie Cristologiche ed una deposizione lignea  risalente ai primi del DuecentoFrancesca-Taormina-0009si lascia a malincuore il ricordo di queste antiche ed austere pietre

Pisa-Vicopisano_Nino-Guidi-1per posare lo sguardo trasognato su nuove bellezze subito fuori dal borgo,

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antichissime chiesette nascoste tra il verde

169354-02viali di tigli profumati

Il-vecchio-ponte-sul-Canale-Imperiale-Vicopisano-Pisa_-Author-and-Copyright-Marco-Ramerinieleganti ponticelli che spuntano tra cipressi, platani e olivi

olivoe gli olivi, sì, grande ricchezza di questi monti

olivicoltura021con la loro famosa  Via dell’olio dei monti Pisani

olivicoltura051pregiata raffinatezza estratta dalle grandi macine di pietra in frantoi ad acqua ancora funzionanti sui vecchi rii

portico-e-olivetonegli ordinati filari a grottate colmano d’argento le colline ingentilendo il paesaggio

Narcissus%20poeticus%20La primavera i prati si riempiono di giunchiglie, qui nel pisano dette ” ginocchini”

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bella

e della bellezza micidiale del Maggiociondolo pianta velenosissima in ogni sua parte

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e con un abbraccio di verde e di fiori da questa mia amatissima terra di Pisa che vi saluto, lieta se sono riuscita per un pò a farvi sentire come me, pisani 🙂

Ventisqueras

2 ) Istambul, Costantinopoli o Bisanzio? La Fiaba-the fairy tale

 

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                                                  Bisanzio

In lancinante fiorire d’anima

uno stuolo turrito di sogni e di pensieri in tondo

mi colma gli occhi fino all’orlo

cadendo da una fitta gola di stelle muoiono le parole sulla pelle

stanno strette alla vita

che corre e scorre infinita e finita

Ventisqueras

 

medium_7574046808-634x396nel primo post su Istambul vi ho narrato delle sue origini romanico-storiche, delle guerre, delle dinastie che si sono succedute fra sconfitte e vittorie

istanbul-bazaar-lamp-shopin questo post che ho intitolato ” La fiaba” vi dirò la sua visione ottomano-bizantina, quella degli harem, delle odalische e sultani, degli eunuchi e delle moschee blu, di quel lato fiabesco, appunto e romantico che vive in ogni angolo nascosto della immensa megalopoli e che ti assale e la ridimensiona , servendola su un piatto d’argento cesellato alla tua portata di essere umanobazar-135302_Lmi sono perdutamente innamorata di queste lampade nel Gran Bazar, avrei voluto acquistarle tutte ( qui riaffiora il mio essere eterna bambina, Peter Pan al femminile, he he, chissà se volessi forse potrei anche volare)…dove le avrei messe? non so, forse nella mia stanza…mhhh troppe, sì, allora in giardino a far concorrenza alla luna o alle luccioline di maggio

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contro il cielo rosso del tramonto e le snelle guglie dei minareti i grandi stormi delle oche selvatiche provenienti da Eliath e dirette a nord migrano con certezza assoluta cecrando la loro meta come ogni anno, io amo moltissimo le oche, mi sembra di averne già parlato in un post sull’Alaska

турция-11questo straordinario video costruito sulle note colme della malinconica bellezza del violino di Ahu Saglam grande musicista e autore turco, sembra inneggiare alla loro libertà e splendore che completa l’incanto della natura dei luoghi sorvolati…(poi che un esercito di cacciatori giunti da ogni parte di Europa ne interrompe il volo con la stolta idea di cacciarle…beh è solo un fatto che mi strazia l’anima…)

Palazzo Topkapi ( letteralmente ” La porta del cannone”)

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  costruito in posizione strategico-panoramica a  Punta Serraglio

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    il palazzo fu arem e residenza dei Sultani ottomani

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stupisce ad ogni angolo per la preziosità leziosa di ogni suo particolare

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il maestoso ingresso al grande palazzo prelude a magiche visioni

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                                                     Odalisca 

 

Sono andata cercando catene.

-Pesanti catene per te.-

Sono andata cercando
l’amore molto felice 
che non ha catene –per me-

ti ho cercato al mercato degli schiavi

non ti ho trovato.

Sono allora andata a vendermi
al mercato degli schiavi
con un fiore rosso fra i capelli

mi hai trovata.

Con catene di fiori mi hai liberata.

                              Ventisqueras

 

 

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immaginavo un frusciare di vesti di seta

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giovani voci far fiorire risate …ma chissà quante storie di gelosie ed anche di morti misteriose ad intrecciarsi

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in questi ambienti ovattati e sfarzosi

 

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dove immensi tesori sono ancora custoditi gelosamente

The Topkapi Emerald Dagger from the Topkapi Museum in Istanbul, Turkey

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architettura grandiosa e contemporaneamente intimistica nei preziosi particolari

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chissà quali occhi bellissimi si sono affacciati da queste finestre

 

P1050662 a malincuore si lasciano alle spalle visioni magiche e sogni, ora persi in mezzo ai fiori

 

Ventisqueras

si dice che anche il pavimento dell’inferno sia lastricato di buone intenzioni….sì, sì, questo vale anche per me! Vorrei trascorrere più tempo sul blog, ma per ora non mi è ancora possibile, per farmi scusare solo un pochino posto un altro dei miei piccoli pensieri-emozione sulla splendida ISTAMBUL,

grazie a tutti, vi voglio bene

It is said that even the floor of hell is paved with good intentions. … Yes, Yes, this is also true for me! I would like to spend more time on the blog, but for now I don’t is still possible for me to excuse just a wee bit post another of my small thoughts-emotion on the beautiful Istanbul
 
UN PARTICOLARE GRAZIE ANCHE A SAN GOOGLE TRADUTTORE HE HE!!!!! POSSO IMMAGINARE CHE SIA QUESTO…LA FANTASIA NON HA LIMITI 🙂 OLE’
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La valle dei ciliegi, Castello di Lari, Pisa

 

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….c’era una volta una valle dove fiorivano i ciliegi

e fortunatamente c’è ancora

 

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e c’era una volta un castello abitato dai fantasmi… che, si dice, ci siano ancora

 

 

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il Castello è quello medioevale dei  Vicari, qui vicino, a Lari, in provincia di Pisa…venite che vi accompagno

 

              La valle dei ciliegi

D’antico ocra vestito gigante altero
immoto riposi
abbandonato, come vecchio al sole,
riposano i tuoi piedi tra cipressi, filari di viti
e olivi, -castello di Lari-

Emergendo  dai tuoi colli ventosi
da secoli t’incurvi ad osservare
-in semicerchio di luci chiare-
a maggio l’alba a festa dei ciliegi.

Il candore ne ascolti, in sottofondo
sciami d’api a ronzare, marea
danzante che s’espande, e disperde
polline al crocevia del tempo.

Nell’arcate di  pietre consunte
del borgo, tra un rosseggiare di gerani
troni di aranci e di limoni esplodono
dall’angolo dove il rugoso vento
va a girare richiamando
di canti, voci antiche di vittoria.

Ventisqueras

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nella corte del castello sui muri bianchi di calce gli stemmi della potente casata dei Vicari

 

 

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sull’intersezione di tre crinali superiori, arroccato su una dolcissima valle  di ciliegi, ulivi secolari e cipressi sorge il piccolo borgo di Lari  sovrastato  al centro dal suo imponente Castello dei Vicari.

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La struttura attuale risale alla prima metà del Seicento, ma la sua esistenza è accertata già da alcuni documenti risalenti all’alto medioevo.

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fu conteso tra Pisa, che se ne impossessò e lo trasformò in Capitanato del Comune,  e Firenze che conquistò definitivamente Lari intorno al 1400, potenziandone tra le altre cose il sistema difensivo, dopo numerosi scontri e sanguinose battaglie.

 

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Il castello divenne la dimora stabile dei Vicari nonché sede del tribunale, che includeva la  sala delle torture, luogo dove gli interrogati venivano giustiziati qualora fossero risultati colpevoli, tra le più atroci sofferenze

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La sala dei tormenti. (ovvero la sala delle torture) E’ molto sconvolgente questa visita, si possono osservare e toccare ( brrrr) gli autentici strumenti dell’epoca, quali solo menti perverse potevano immaginare e costruire per terrorizzare e procurare sofferenza a poveri esseri umani, magari anche innocenti

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immagini  raccapriccianti, e come ogni luogo degli orrori che si rispetti anche il castello di Lari ha i suoi fantasmi.Giovanni Princi (detto il Rosso della Paola) venne incarcerato a Lari per le sue idee politiche e all’interno del castello trovò anche la morte dal momento che fu trovato impiccato alle inferriate della sua cella la mattina del 16 dicembre 1922.

 

Lari%20sotterraneaLe ragioni della sua morte (apparentemente un suicidio) non furono mai chiarite, anche se sul corpo furono trovati segni inequivocabili di percosse e torture e fu quindi ipotizzato che fosse stato ucciso e poi solo successivamente impiccato.
Quando il carcere venne chiuso l’ex guardiano continuò ad abitare il castello insieme alla sua famiglia e questi furono i primi ad affermare che ogni tanto, la notte del 15 di dicembre, il Rosso della Paola tornava a manifestarsi. Molte altre persone affermano di aver assistito a fatti inspiegabili avvenuti all’interno del castello e soprattutto di aver visto un uomo, avvolto da una strana nebbia, dileguarsi velocemente nell’oscurità.

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Gostanza da Libbiano fu anche lei ospite di queste tetre prigioni  inquisita per stregoneria, in realtà praticava solo cure diremmo oggi omeopatiche, era una strega buona, ma fu accusata di avere ucciso un giovane con le sue erbe,  trattenuta per lungo tempo nella cella al castello dove  finì per impazzire, ed anche se  non fu riconosciuta colpevole e in seguito liberata, morì senza riacquistare le sue facoltà intellettive e pare che ogni tanto torni nella  cella  dove fu tenuta prigioniera e  gridi tutta la sua disperazione, le sue urla strazianti nelle notti di luna echeggiano in tutta la valle.

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ma lasciamo queste atrocità e torniamo a camminare per le belle viuzze del borgo

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La bella chiesa del secolo X di Santa maria Assunta dedicata anche al culto di San Leonardo di Noblac,  abate, eremita, di Limoges o del Limosino (castello di Vandôme, Corroi, 496 circa – Noblac, 6 novembre 545 ) il suo culto risale all’epoca delle Repubbliche Marinare, gli equipaggi, viaggiando molto riportavano nei piccoli centri della provincia di Pisa echi di eventi lontani

 

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case caratteristiche con accesi colori rallegrano le vie

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panni stesi ad asciugare alle finestre sventolano come festose bandiere

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mentre ad ogni passo nuove  prospettive  ci accarezzano dalle stradine vuote,  ripercorrendo antichi passi che hanno consunto questo acciottolato

43186691 lari  scorci panoramici incorniciati dal candore dei ciliegi e dagli austeri cipressi incantano eciliegi-in-fioreqq ancora ci abbagliano

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a  tutta questa abbondanza di fiori seguono poi i frutti succosi,  inevitabile vi fosse una sagra paesana dedicata appunto alle ciliegie

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le strade si riempiono di colorate e festose bancarelle ed è impossibile resistere all’acquisto di questo dolcissimo

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ed invitante frutto

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sui rami del ciliegio due colombelle, una chiara, una scura

una era il sole, l’altra la bella luna, io non ero nessuno

ma volavo con loro quando accese fuochi la notte nel cielo

Ventisqueras

 

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la neve qui è un evento raro e questa nevicata nel 2012 ha accresciuto fascino all’indiscussa bellezza della valle dei ciliegi

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Fiore di ciliegio

Soffia un vento d’occhi chiari sulle cime delle colline,

spazia un gracidare di tenero sole
Esplodono i ciliegi in chiarore mentre il corvo

gracchia sui merli della torre e la ragazza dorata

nel fiume si bagna i capelli e l’acqua s’inchiara.

Cerco silenzi di guanciali, poggio il capo
sopra quel manto di profumato fiore
candida stella. tenero dolore.

   Ventisqueras

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ancora una volta il mio saluto ve lo lascio da qui, i miei impegni ancora non mi permettono di essere presente sul blog. Sto bene, ringrazio chi ha chiesto notizie della mia salute. Vi ringrazio tantissimo dell’attenzione e affetto che continuate a dimostrarmi nonostante la mia , ormai lunga assenza. Vi ricordo e vi abbraccio tutti con affetto. MI MANCATE TANTO!

Miramare, bianco gabbiano in volo sul golfo di Trieste-Miramare, White Gull in flight over the Gulf of Trieste

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bianco gabbiano sospeso fra cielo e mare

il candido castello troneggia

come un sogno svelato e racchiuso

sorpreso nel cavo della mano

ad aspettare….

 

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In un giorno di tempesta Massimiliano D’Asburgo-Lorena  arciduca d’Austria e imperatore del Messico, si trovava sopra una nave nel golfo di Trieste,  sospinto dalla bora trovò rifugio in una insenatura in località Grignano

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rimase folgorato dalla bellezza del luogo e decise di costruirvi il suo nido d’amore offrendolo in dono per le prossime nozze a Carlotta del Belgio

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I lavori cominciarono il 1º marzo 1856, e dopo aver vagliato diversi progetti   fu affidato all’architetto viennese Carl Junker.di gusto chiaramente neomedievale della corrente  denominata romantisches Historismus

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Massimiliano D’Asburgo Lorena nell’imponente statua eretta nel parco del castello

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il nome  Miramare è la forma italianizzata dell’originale Miramar, derivante dallo spagnolo “mirar el mar”, in quanto Massimiliano d’Asburgo nel visitare il promontorio che lo ospita, fu ispirato dal ricordo di castelli spagnoli affacciati sulle coste dell’oceano Atlantico.

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il suggestivo panorama visto dalle doline carsiche che dominano dall’alto il golfo di Trieste

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il castello è circondato da un grande parco di circa 22 ettari caratterizzato da una grande varietà di piante, molte delle quali scelte dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo, che compì come ammiraglio della marina militare austriaca

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I viali del parco, arricchiti di  molte e bellissime sculture e fontane, gareggiano in bellezza con quelli di Versailles.

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un’ ampia scalinata conduce dalla darsena direttamente al castello

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questa immagine ne conferma in pieno la scenografica bellezzacastello%20miramare

il molo e l’approdo in un’altra visione suggestiva…si può immaginare lo splendore dell’attracco quando dai grandi velieri scortati da marinai in alta uniforme scendevano i reali  o i loro illustri ospiti condotti dalle barche, sulla scalinata veniva steso un imponente tappeto rosso

Miramare2010_0001-2   questo ingresso dal mare di superba bellezza racchiude in se invece il mistero della maledizione che grava sul castello

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Forse una maledizione legata alla  ieratica Sfinge Egizia colpita in  marmo rosa di epoca tolemaica che attende, silente sentinella sul molo del porticciolo del Castello, il ritorno di colui che la strappò dalla  Terra dei Faraoni per condurla in quel remoto angolo dell’Adriatico

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la leggenda parla della morte cruenta lontano dalla patria cui sarebbero irrimediabilmente condannati i personaggi importanti che hanno soggiornato nel  castello di Miramare

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i primi ad esserne stati colpiti sono stati proprio i due giovani, innamoratissimi sposi Massimiliano e Carlotta

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La grande storia e gli intrighi  politici delle Potenze Europee, purtroppo, bussavano alle porte. E  Massimiliano non riuscì a resistere alle lusinghe che giungevano  dalla Francia di Napoleone III. Nel 1864, proprio in una Sala del   Castello, accettò la Corona dell’Impero del Messico. Regno creato  dallo stesso Napoleone III per garantire gli interessi francesi ed  europei in America Centraletrieste miramare interni (Small) La data è quella del 14 aprile 1864, quando la coppia salpò dalla loro residenza, a bordo del veliero “Novara” per essere incoronato imperatore del Messico, 4673819-The_castle_of_Miramare_Trieste  terra dove poi avrebbe trovato la morte tre anni più tardi per mano degli oppositori repubblicani.

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la stessa nave Novara   ne riporterà indietro la salma dopo la fucilazione a Querétaro  e  Carlotta  fece il tristissimo ritorno da sola a Miramare  nel 1866,( le tre immagini sopra sono quelle degli splendidi interni di Miramare)

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Miramare, protagonista di una  celebra poesia di Carducci, è un fiore che nasce dall’unico             sentimento che nessuna epoca potrà mai cancellare; l’Amore.

O Miramare, a le tue bianche torri
attediate per lo ciel piovorno
fosche con volo di sinistri augelli
vengon le nubi.

O Miramare, contro i tuoi graniti
grige dal torvo pelago salendo
con un rimbrotto d’anime crucciose
battono l’onde.

Deh come tutto sorridea quel dolce
mattin d’aprile, quando usciva il biondo
imperatore, con la bella donna,
a navigare!

A lui dal volto placida raggiava
la maschia possa de l’impero: l’occhio
de la sua donna cerulo e superbo
iva su ‘l mare.

Addio, castello pe’ felici giorni
nido d’amore costruito in vano!
Altra su gli ermi oceani rapisce
aura gli sposi.

                 Giosuè Carducci

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Massimiliano aveva fatto erigere  nel parco il piccolo “Gartenhaus” anche chiamato “Castelletto”, in quanto imita in scala ridotta gli esterni eclettici della residenza principale, dove gli sposi felici avevano abitato saltuariamente   in attesa del completamento della residenza principale

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il Castelletto gode di una notevole posizione panoramica: si affaccia sul porticciolo di Grignano ed è preceduto da una zona a parterre, abbellita da alberi e da una fontana  nello spiazzo antistante alle serre.

Qui tornò ad abitare Carlotta ( oserei dire tenuta prigioniera ) dopo il suo ritorno dal Messico, impazzita di dolore per la morte del marito, non riprese mai più fino alla morte, conoscenza intellettiva

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Elisabetta D’Austria moglie dell’Imperatore Francesco Giuseppe, meglio conosciuta come “La principessa Sissi” sulla quale si sono scritti fiumi d’inchiostro e girati films fantasiosi poco attinenti alla realtà storica,  anch’essa fu vittima della maledizione, morta tragicamente a Ginevra :Il 10 settembre 1898 l’Imperatrice, sempre vestita di nero dopo il suicidio del figlio Rodolfo, doveva imbarcarsi per la frazione di Montreux Territet quando l’anarchico italiano Luigi Lucheni,  si appostò sul quai du Mont-Blanc, dietro un ippocastano, armato di una lima nascosta in un mazzo di fiori; al passaggio dell’imperatrice la pugnalò al petto, con un unico colpo preciso, uccidendola.

flat,550x550,075,f  l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, anche lui soggiornò a lungo nel castello e fu ucciso a Sarajevo  nell’attentato che diede il via alla Grande Guerra, dopo la quale il   secolare Impero degli Asburgo si sarebbe dissolto per sempre

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O  ancora; Amedeo Duca D’Aosta, eroe dell’Amba Alagi  che morirà durante la Seconda Guerra  Mondiale in un campo di concentramento inglese in Kenia che abitò al castello per sette anni.

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così ilgenerale  americano Charles Moor, che morirà durante la Guerra di Corea.

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oppure il suo pari grado  Musgrave Mac Fadden. Che soggiornò a Miramare, durante i nove anni in cui Trieste, dopo  la Seconda Guerra Mondiale , fu amministrata da un Governo Militare Alleato (1945-1954), diede  splendidi ricevimenti e balli al Castello.

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Il Genera Eisenhower,  una volta diventato Presidente, lo richiamò in America per averlo al  proprio fianco come consigliere. Ma Mac Fadden non arrivò mai negli Stati unti. Anzi non riuscì nemmeno a lasciare l’Europa. Morì in un  incidente automobilistico mentre si dirigeva a Livorno per imbarcarsi.

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Uno solo credette alla leggenda Il colonnello Neozelandese Bowman (Trieste venne liberata dai Tedeschi anche da militari giunti dall’altro capo della Terra)  che preferì dormire sotto una tenda militare nel Parco.

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Con suoi laghetti con anatre e cigni, le sue scalinate, terrazze,   padiglioni d’’estate,  il sole ed il mare giocano a riflettere lampi di luce nelle acque antistanti al Castello. Il Parco Marino  è interdetto ai bagni, alle imbarcazioni a motore ed alle immersioni, vi nuotano quindi felicemente ed indisturbate diverse creature marine, stormi d’uccelli sostano sugli scogli

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quando i caldi colori e gli ultimi raggi di sole della  riviera triestina invitano  a  soffermarsi, a meditare sulla bellezza sua e delle opere d’arte raccolte a Miramare, sulla caducità delle umane vicende. …tutti quei  regni, quegli imperi, quei sovrani, le cui effigi che  adornano le sale del castello, sono ormai polvere. Gli strepiti, le  violenze, i boati della storia sono ormai echi lontani che la bora  ha disperso da tempo forse solo l’Amore non muore mai….. ho immaginato che Massimiliano e Carlotta passeggino  ancora lungo i sentieri,  i viali, attraverso i  giardini, si affaccino sulle terrazze a strapiombo sulle onde,   pensando alle cose che potevano essere ma che non sono state, non  personaggi di un’altra epoca, non fantasmi, ma incredibilmente veri come i sogni racchiusi nelle ali dei gabbiani che si levano in volo sul bianco castello nel Golfo di Trieste.
………………………………..

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A vederlo  così sotto la neve  il quadro dalle drammatiche proporzioni sembra addolcirsi: il lago completamente ghiacciato e le guglie striate di bianco quasi confondono le idee.

                                                Di verde dorme l’aria ( Ophelia 2012 )

Di verde dorme l’aria, per coperta
verdi le fronde dei saliceti
fine sabbia di lavagna s’inarca a curva stretta
rimugina fra i denti
il buio che improvviso  assale
il già dolente scheletro del fiume.

Mi so come quell’acqua di cancrena

così logora dai sassi che spezzano la sua lena.

Di buio dorme l’aria

morsa dai falò a ponente

cade l’acqua con lo stesso vestito di sempre

una luna gitana in oramai trascorsi d’amore

langue fuori

in voci e lingue rotte

non resta in piedi che il silenzio della notte.

Vi ho già detto

di lasciarmi quieta in questo prato d’acqua

a piangere di luna

con sospese sulla veste

macchie d’inchiostro e di creta bruna.

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.

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L’aria fredda si fa strada dal braccio di mare che separa la Danimarca dalla Svezia, nel punto più stretto del Baltico, spesso squassate da grandi tempeste per le correnti del mare del nord che qui s’incrociano

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il castello di Kronborg, ad Helsingør, ( in italiano Elsinore ) conosciuto universalmente come il luogo dove Shakespeare ambientò una delle sue tragedie più famose  frederiksborg-large                                           il castello del Principe Amleto/ cliccare x ingrandire

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è a tutti gli effetti uno dei più importanti monumenti della Danimarca, tra i più bei castelli dell’Europa del Nord, rilevante esempio di architettura rinascimentale inserito nei patrimoni dell’umanità dall’Unesco nel 2000.

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cronache storiche:

si deve al re Erik di Pomerania, la nascita dell’antico borgo fortificato di Krogen, intorno al XV secolo, e del famigerato Dazio del Sund che ciascuna nave avrebbe dovuto pagare per il passaggio dello stretto (sund), dal quale i successori trassero sempre gran beneficio al punto di rendere possibile la costruzione della futura Kronborg

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Con Federico II si ampliarono le fortificazioni e nel 1577 prese vita quell’impianto difensivo ribattezzato Cronenorg, ossia il castello di Kronborg. Data cruciale per le sorti del luogo fu il terribile incendio che nel 1629 distrusse quasi totalmente il castello e che comportò le successive ingenti ristrutturazioni volute da Cristiano IV al fine di ridare vita e splendore a quello che doveva continuare ad essere il simbolo del potere reale danese.

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A tal fine Cristiano IV decise di raddoppiare il dazio del Sund (tassa che venne abolita soltanto nel 1857 sotto la pressione degli Stai Uniti d’America) dando la propria impronta decisiva per gli interni e lasciando, invece, che gli esterni fossero ricostruiti senza grande variazioni. E’ in questa veste che oggi il castello giunge a noi.

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. Ma i danesi preferiscono raccontare di Holger Danske, il “loro” eroe la cui statua fiammeggiante in bronzo trova spazio negli atri bui delle “Casematte” del castello.

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La leggenda vuole che se mai un giorno la Danimarca si trovasse in pericolo, Ogiero il Danese (Holger Danske) si solleverebbe per difenderla. Nell’attesa, riposa a braccia conserte nel “luogo protetto nel buio” delle Casematte ossia quel sistema di vani, antri e cunicoli dove abitavano i soldati in tempo di guerra

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kronborg-statua-di-holger-danske_90356_407x229 Il mito di questo eroe nazionale che riposa nel castello di Kronborg sembra appartenere ad un ciclo di leggende collegate alla saga di Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda e sembra aver avuto un ruolo di grande importanza nella coscienza nazionale danese fino al XX secolo. Con buona pace di Shakespeare, dunque, il castello di Amleto per i danesi rimane sempre il castello di Holger.

5124483To be, or not to be, that is the question:
Whether ’tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them? To die, to sleep…
No more, and by a sleep to say we end
The heartache and the thousand natural shocks
That flesh is heir to: ’tis a consummation
Devoutly to be wished. To die, to sleep.
To sleep, perchance to dream. Ay, there’s the rub,
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled off this mortal coil
Must give us pause. There’s the respect
That makes calamity of so long life,

Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark) è una delle tragedie shakespeariane più conosciute e citate. Fu scritta probabilmente tra il 1600 e l’estate del 1602. È tra le opere più frequentemente rappresentate in quasi ogni paese occidentale, ed è considerata un testo cruciale per attori maturi.

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Il soliloquio di Amleto “essere o non essere” (Atto III, scena I), il passaggio più famoso del dramma, vanta un’immensa gamma di interpretazioni sui palcoscenici di tutto il mondo, anche se spesso questo soliloquio viene erroneamente citato accanto all’immagine di Amleto che tiene in mano un teschio: in realtà la scena del teschio è nella parte finale del dramma (Atto V, Scena I) e non ha niente a che vedere con “Essere o non essere”, che si trova nella parte centrale (Atto III

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