“Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, Superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”“ Francesco Petrarca
1358 dalle ” relazioni di viaggio”del grande Poeta viene scandito il suo soprannome che tutt’oggi la contraddistingue La Superba
Puttana può essere la sorte o la malasorte Fabrizio De André
La lanterna e il porto
Ma se ghe penso alôa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti, a ciassa da Nonçiâ,
riveddo o Righi e me s’astrenze o cheu,
veddo a lanterna, a cava, lazù o Meu…
Riveddo a-a séia Zena iluminâ,
veddo là a Fôxe e sento franze o mâ
e alôa mi penso ancon de ritornâ
a pösâ e òsse dôve ò mæ madonâ. Ma se ci penso allora io vedo il mare,
vedo i miei monti, piazza della Nunziata,
rivedo Righi e mi si stringe il cuore,
vedo la lanterna, la cava, laggiù il Molo…
Rivedo alla sera Genova illuminata,
vedo là la Foce e sento frangere il mare
e allora io penso ancora di ritornare
a posare le ossa dove ho mia nonna
sotto ogni immagine un versetto di Giorgio Caproni tratto dal suo testo Litania
Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.
Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.
Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.
Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta la vita
Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.
(immagine del vecchio porto )
Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.
Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.
La Cattedrale San Lorenzo consacrata senza che ancora fosse finita la facciata nel 1118 , completata nel XIV sec. stile Germanico- Gotico
Genova tutta tetto.
Macerie. Castelletto.
Genova d’aerei fatti,
Albaro, Borgoratti.
Genova che mi struggi.
Intestini. Caruggi.
Genova e così sia,
mare in un’osteria.
Genova illividita.
Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
industriale, civile.
Genova d’uomini destri.
Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova in banchina,
transatlantico, trina.
Genova tutta cantiere.
Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
persiana verde, zecchino.
Genova di torri bianche.
Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
acqua morta di noia.
Genova di mala voce.
Mia delizia. Mia croce.
Genova d’Oregina,
lamiera, vento, brina.
Genova nome barbaro.
Campana. Montale, Sbarbaro.
Genova dei casamenti
lunghi, miei tormenti.
Genova di sentina.
Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
struggimento, scogliera.
Piazza De Ferrari
Genova di tramontana.
Di tanfo. Sottana.
Genova d’acquamarina,
area, turchina.
Genova di luci ladre.
Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
pazzia, vaso, terrazza.
La città dei caruggi
Genova di Soziglia.
Cunicolo. Pollame. Trilia.
Genova d’aglio e di rose,
di Pré, di Fontane Masrose.
Boccadasse e la sua Poesia in ogni stagione
Genova di Caricamento.
Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell’Acquasola,
dolcissima, usignuola.
Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
salino, orto, spalletta.
Genova di Barile.
Cattolica. Acqua d’Aprile.
Genova comunista,
bocciofila, tempista.
Genova di Corso Oddone.
Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
follia, Paganini, Magnasco.
Genova che non mi lascia.
Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch’è tutto dire,
sospiro da non finire.
e come la LItania di Caproni Genova non finisce risorge , sorride….ricomincerà
quello muto che mi schianta i fianchi quando mi stringi
occhi, occhi grandi nuca e foce di non pensarti
gettarmi alle spalle un pugno di farfalle
stanotte è vento e luce-luna appena-appena
se smette il vento piove a impronte colorate
strisce senza vetro, acqua e lenzuolo, lenzuolo che scivola di seta
un’altra notte senza te e io senza di te mi manco
mi manco tanto.
Ventisqueras
a fili volanti di strass
Solca nuvole viola
il pianto notturno
della pioggia
a primavera,
vi apre un varco
con dita luminose
la chiglia sognante della luna,
lascia cadere l’argento:
fa magie sui prati, veste le margherite
a fili volanti di strass
e le tele di tulle dei ragni in collane
di scintille festanti.
Ventisqueras
sex
Saliva mistargento ingoio
sabbia come un letto
piega l’onda ermafrodita il limite della battigia
al suo volere ingordo
piccole luci a fottersi
le curve sinuose del quieto golfo
Ventisqueras
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù! Gabriele D’Annunzio
Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole Charles Baudelaire
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri! Giacomo Leopardi
i tre dipinti che ornano i canti alla luna di tre amati Poeti così onirici sono di un altro grande innamorato della luna Christian Schloe
Il mio blog era nato esclusivamente per la Poesia…e ogni tanto me ne ricordo
Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.
San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu martirizzato in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna iromana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina, da allora custodite nella chiesa di
Santa Maria Assunta ( di cui si hanno notizie già nel x sec.) custodite e venerate circa dal XI sec. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.
leggenda popolare
Si racconta che fino dove giunge il suono delle campane di Bientina il Diavolo non possa varcare il magico cerchio che da loro si forma e quindi chi vive al suo interno non non ha timore di essere da lui posseduto
sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni schizofrenici o alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.
Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
dimostra avversione al sacro;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
San Valentino degli indemoniati
Si svegliano i vermi nei mattini maggesi alla palude
come nei giardini il velluto acceso sulle rose
e s’ascolta
la campana grande di San Valentino degli indemoniati
chiamare
a raddoppi di misteri il sole negli azzardi cavi delle anime assorte.
Il Demone caprino, il principe Satanasso Baal-zebub, Eshmadai, Shaitan,
dai mille nomi ma sempre lo stesso
sbava, schiuma si contorce, urla e sbianca
rotolandosi nell’esorcismo del prete guardiano del busto d’argento di San Valentino
con un ultima orrenda bestemmia e un rantolo possente
fugge il maligno dall’anima ossessa che asservì al suo potere.
Giunge la notte è festa sfrenata per le vie antiche
dove la luce celeste non filtra: un risucchio di canti e danze
sbeffeggia il demone sconfitto che chiuso nelle canne dell’organo maggiore
geme meditando vendette : facile è irretire con la potenza e il denaro
pregusta nuove vittime, alleanze.
Le dame della carità ferme sulla porta della pievania
rubano quel che resta a quel tragico giorno, l’affidano
alle stelle che tremando se lo portano via. Ventisqueras
nell’iconografia il demonio è spesso raffigurato in forme orripilanti, ( Questo è di Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina)
o grottesche, Giotto Cappella degli Scrovegni Padova
personalmente lo ritengo molto meglio rappresentato in questa forma subdola affascinante e misteriosa del Tentatore, immaginato per la Passione da Mel Gibson, ricordando anche che fu un Angelo bellissimo nel paradiso chiamato Lucifero ( portatore di luce) prima della cacciata negli inferi
Nel credo islamico, i Jinn sono creature dotate di intelligenza plasmate dal fuoco, molto simili agli uomini in quanto possiedono il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male.
Un Jinn può possedere un uomo per pura malignità, oppure può farlo per altre ragioni. Secondo Ibn Taymiyya un Jinn può possedere un uomo perché vuole sperimentare il mondo, per motivi di desiderio o amore; in tal caso può non avere cattive intenzioni o può non rendersi conto del male che causa. La possessione può, diversamente, essere effettuata per vendetta, poiché si dice che gli Jinn siano facili all’ira, specialmente quando credono di essere stati colpiti apposta (dato che gli Jinn sono invisibili all’uomo, una persona può accidentalmente causar loro del male senza saperlo).
L’Induismo crede che la dea Kali o le sue varie incarnazioni possano entrare nei corpi di esseri viventi, perciò la possessione è considerata una condizione di maggiore santità. I posseduti sono venerati e a loro sono richieste benedizioni. Se tuttavia lo spirito rifiuta di andarsene dopo qualche tempo l’esorcista del villaggio viene interpellato allo scopo di far uscire lo spirito.
Nello Shintoismo molti youkai sono capaci di possessione demoniaca, ad esempio le kitsune.
La Wicca ammette la possessione ma non prevede esorcismo, poiché ritiene che nessuno spirito, persona, cosa siano per propria natura “cattive”.
ma voglio rendere omaggio e giustizia al paese di Bientina, che anche se non ha grandi particolarità architettoniche o storiche ha dintorni di bellezza bucolica
dove con grandi quantità di uccelli acquatici stanziali e migratori si possono sempre fare incontri emozionanti e gentili
Le dèmon, dans ma chambre haute, ce matin est venu me voir
Ti gemo a fianco
in un sonno di mondi
e di selve in fiamme
nella stanza alta dei cieli
mi abiti
intrecciati e sconvolti
in un sonno di nuvole
sangue di nebbia
vivono le tende assorte,
Certe notti di maggio
ci svegliano gli usignoli.
Ventisqueras
ma ora parliamo dell’altro San Valentino, quello conosciutissimo in ogni parte del mondo come Patrono degli innamorati
San Valentino Vescovo, i suoi resti sono custoditi a Terni sua città natale (176-273) nella basilica che porta il suo nome, recatosi a Roma, per predicare e fare proseliti, fu arrestato, lì ancora si perseguivano spesso uccidendoli gli apostoli di questa nuova strana dottrina che si cibava del corpo del suo Dio ( la comunione) ma che al contempo ricusava ogni forma di violenza, Per paura che la folla dei suoi seguaci insorgesse fù portato lontano dalla città, flagellato ed in seguito decapitato dal soldato romano Furius Placidus
nel martirologio romano il Santo è festeggiato il 14 di febbraio e da qui il giorno della festa degli innamorati, questa ricorrenza si è cominciata a celebrare circa due secoli dopo la sua morte, nel 496, quando papa Gelasio I, decise di sostituire la festa pagana della fertilità in cui venivano celebrate orgie ( i lupercalia dedicati al dio Luperco ) con
una serie di appuntamenti culturali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici volti a mantenere sia la dimensione religiosa delle celebrazioni del Santo, sia quella civile delle iniziative ispirate alla sua forza evocativa
per la tradizione San Valentino unì in matrimonio un centurione romano Sabino, con una giovane cristiana,Serapia, gravemente ammalata e prossima alla morte,i due giovani erano così innamorati che non volevano essere separati così dopo la celebrazione del rito entrambi si addormentarono serenamente restando uniti per sempre.
Terni 14 febbraio, festa di san Valentino
Un’altra leggenda narra che Valentino, graziato ed affidato ad una nobile famiglia , compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere”, Il santo quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole-il tuo Valentino-
se un pò avete imparato a conoscermi sapete che non sono una grande entusiasta delle feste dettate dal consumismo ( o dalle loro esagerazioni) ma penso anche che tutto ciò che conduce all’armonia dei sentimenti non deve essere dimenticato
avendo poco tempo per scrivere nuovi post ho deciso di replicarne alcuni che hanno molta attenzione da parte dei lettori anche se pubblicati alcuni anni fa, ne approfitto per ringraziarvi e salutarvi
come un grande vascello candido il Castello di Miramare, quello che doveva essere il nido d’amore di Carlotta e Massimiliano D’Asburgo, sembra ancora attendere i due sfortunati amanti per salpare con loro verso il largo e trovare in un’altra dimensione i loro sogni
se interessati, in questo primo post su Miramare potrete trovare tutti dettagli storico-culturali che riguardano il Castello e i suoi ospiti nel tempo
Il viaggio
Dal mio quarto piano sopra l’infinito, nella plausibile intimità della sera che scende, alle finestre verso lo spuntare delle stelle, i miei sogni viaggiano in sintonia con la distanza evidente per i viaggi verso paesi sconosciuti, o immaginati o soltanto impossibili. Fernando Pessoa
mi è impossibile viaggiando verso Trieste non soffermarmi qui per l’ennesima volta…uno sguardo dall’interno del Castello-Museo: una finestra che incontra il mare ed ancora i battiti del cuore accelerano e il tempo va a ritroso Red passion
giovani, belli, innamorati…fu questo a far preferire il colore rosso della passione per arredare il loro nido ? ho immaginato, nella pazzia di Carlotta che è morta aspettando il ritorno dell’amatissimo Massimiliano,( fucilato in Messico, e da lei mai creduto morto) vagando da una finestra all’altra tra il rosso dei tendaggi e il rosso del tramonto
Impazzire d’amore ( A Carlotta D’Asburgo )
Vele rosse
con la marea che avanza
vele rosse
sottovento pensieri alla deriva,
chiodati alle alberature
da albatros fantasma
toccano come dita umide
le alghe la fronte
il succo amaro della riva avanza
lontana e prossima mai abbastanza
ha la prua
un grifone d’argento
rosso e oro il cielo del tramonto
rosso, oro e argento
dondola un suono di campana
è il tempo che batte rintocchi
fermo alle unghie rotte
del giorno e della notte
nulla contro nulla
i piedi toccano la terra-rumore di sangue
in punta di miele d’acacia e di coltello-
irreale scogliera- l’ultima-
tra i boschi la ghiandaia nera-nera
nel nido si rinserra, d’infinito canta
si elevano gli occhi e la schiena
le combinazioni danzanti nelle costellazioni
contendono lacrime di stelle sui tappeti rossi delle nuvole
ogni giorno spazzolati dagli ultimi raggi del sole
mi mancano i ginocchi e le parole.
Ventisqueras
uscendo all’aperto il candore accecante del castello per un istante fa dimenticare la tragedia appena passata come un’ombra sugli occhi
la fantasioa e insieme austera architettura dei giardini scendendo giù al porticciolo, mi ricorda visioni di tappeti rossi stesi per l’arrivo di ospiti importanti, fra cui la Principessa Sissi ( Elisabetta d’Austria )
anche lei vittima della maledizione della sfinge che vuole gli ospiti illustri morire prematuramente di morte violenta
eppure allo sguardo è un rilassante incanto di bianco-verde-ocra…..
nello sfondo la sfinge trafugata dall’Egitto, in posa ieratica fa subito sentire forte la sua maledizione
“da le animose tavole: una sfinge
l’attrae con vista mobile su l’onde:”
Giosuè Carducci da Miramar
solo qualche gabbiano impavido sembra non curarsene
( i risultati si vedono! ben le sta, ha ha)
ad ogni angolo si trova uno spunto diverso e gentile
Le statue del parco
immemori e immote si offrono volentieri allo sguardo ammirato
un perfetto sguardo sull’orizzonte senza scorgerne la fine
” sursum corda”
dal ” Castelletto” un cannoncino minaccia, non si sa bene che cosa
“O Miramare, a le tue bianche torri
attediate per lo ciel piovorno
fosche con volo di sinistri augelli
vengon le nubi.
Miramare, contro i tuoi graniti
grige dal torvo pelago salendo
con un rimbrotto d’anime crucciose
battono l’onde”
Giosuè Carducci da Miramar
perché tanta bellezza lascia infondo al cuore tanta tristezza?
Il sogno della notte si cancella, è l’alba di un nuovo giorno, ma il sogno del castello di Frederiksborg si desta con lei ed è ancora là, ancorato come una grande nave alla fonda sui tre isolotti del lago di Slotsø
inizia con uno spettacolo nello spettacolo, uno stormo di germani reali ( beh, tanto per essere in tema ! 🙂 ) dal bellissimo e coloratissimo piumaggio, (solo per gli esemplari maschili le femmine hanno una livrea meno vistosa)
stava dando prova dei loro straordinari esercizi di volo
maestosamente planando e decollando sul liquido cristallo del lago
ne avevo visti nelle oasi acquatiche , ma seminascosti dai canneti non facevano lo stesso straordinario effetto di qui allo scoperto! sono stata distratta per molto tempo nell’ammirare le loro inimitabili ed elegantissime evoluzioni ( e poi, è risaputo, io amo immensamente le oche che spesso vedo passare sopra la mia casa in Toscana nel periodo delle migrazioni, trovandosi essa proprio sul percorso di due oasi acquatiche )
I germani reali dello Slotsø
maestosi vanno planando
profanano l’acque immote
deturpando con la loro scia
il cristallo incorrotto, stagnante
una danza di colori e piume
con il cielo e le acque in dono
Ventisqueras
quello che all’inizio fu una fortezza , divenuto per 100 anni residenza reale, ora è Museo Nazionale, con 70 stanze visitabili che compendiano 500 anni di storia della Danimarca, entriamo, dunque dal ponte ad “esse”
proviamo a dare una sbirciatina da una finestra…ma la magnifica grata e i tendaggi dell’interno ce ne impediscono la visuale, entriamo dunque per una via normale :.)
grandi gallerie luminose ci introduco in quella che fu una dimora di corte, questa è la Riddenshalen ( la sala dei cavalieri ) impreziosita dai grandi dipinti che li raffigurano sulle pareti
da far girare la testa i soffitti di legno dipinti, dorati e intarsiati
da cui pendono lampadari a volte a dir poco stravaganti…non ne avevo mai visto uno con un cervo impigliato…chissà mai come sarà finito lassù!!! 🙂
e guardiamo subito in faccia quello che fu l’artefice di tanto splendore :Cristiano IV nacque a Frederiksborg nel 1577 e salì al trono alla morte del padre a solo 11 anni. fu re di Danimarca e Norvegia, ebbe molti e vari interessi e decretò una serie di riforme interne, ma fu conosciuto soprattutto per la guerra di Kalmar o guerra dei trentanni che combatté con alterne vicende contro la lega delle città Anseatiche e la Svezia, morì a Copenhagen nel 1648
tutta in blu lucente la sala dove è esposto un globo celeste astronomico realizzato nel XVII secolo da Andrai Bosch
un’altro angolo della stessa sala
mi sento molto frastornata a passeggiare in simili splendori quasi toccando con mano la storia che qui si è fermata
sul pavimento di marmo lo stemma reale come un indelebile tatuaggio
la bellissima sala da ballo dove idealmente ho inserito le due ultime coppie reali che qui hanno celebrato i loro sponsali
l’erede al trono Frederik con la bellissima sposa australiana Mary di origini plebee
e il fratello cadetto Joachim con la seconda moglie Marie
sperando che il loro letto di nozze sia stato più comodo e moderno di questo fotografato nel castello 🙂
questo lo trovo decisamente migliore, anche se sempre molto attempato 🙂 credo avrei gli incubi a dormire in un letto così…mi verrebbero in mente camice da notte avvelenate ed altre simili bazzecole 🙂 Certo che anche la vita dei Re aveva i suoi lati inquietanti!
dai quadri nella galleria dei ritratti reali gli antenati osservano incuriositi i loro discendenti, che hanno modi molto disinvolti…i tempi cambiano!
diamo ancora un’occhiatina in giro….
Il castello divenne nel 1878 Museo Nazionale della Storia danese, vi si possono ammirare quadri, arredi, oggetti rari di quella che viene considerata la più longeva monarchia al mondo, tutt’oggi amatissima dalla popolazione
una loggia aperta, situata sullo stesso piano della galleria, gira intorno all’edificio, dando accesso alla meravigliosa Cappella Palatina
unica scampata di tutto l’edificio alla distruzione nel grande incendio. La pala d’altare e la cattedra decorate in oro argento ed ebano si devono a Jacob Mores di Amburgo
all’estremità della galleria, sopra l’altare si trova un fantastico organo
ideato da Compenius nel 1610, celebre costruttore d’organi di Brunswich
ogni castello abitato da una corte che si rispetti ha la sue sala del trono, dove i sovrani ricevono l’omaggio dei sudditi ed esercitano il loro potere
Frederiksborg ne ha addirittura due, ma ritengo la prima con il leone di guardia e il doppio trono quella ufficiale
con tutto questo gossip sui reali poteva forse mancare quello che è il suo simbolo più prezioso e conclamato? certo che no! eccole qua le due corone con cui vengono incoronati i re e le regine di Dsaimarca, d’oro massiccio e con gran profusione di preziosissime pietre
notevole anche questa ma non mi è ben chiaro a chi o a che cosa servisse
e anche stavolta voglio chiudere il post con dei fiori, codroipo bianchi e rossi, omaggio ai colori della bandiera danese
la nebbia del mattino quando dolcemente evapora accarezzata dai primi raggi del sole…
scopre paesaggi che chi li ha visti anche soltanto per una volta li porterà per sempre scolpiti nell’anima
è quella che noi pisani chiamiamo la via delle colline pisanee che il National Geographic ha inserito fra le 100 più belle strade del mondo …come dargli torto?
all’altezza pressappoco di Pontedera e poco distante da dov’è la mia residenza, si devia dalle comode e transitatissime strade di grande comunicazioni o autostrade
per inoltrarsi in una via secondaria che attraversa territori poco abitati
L’insieme si frantuma e si evidenziano i particolari, piccoli borghi dalle case in pietra non sembrano reali, ma dipinti da un grande artista paesaggista, nomi per me dolci come l’uva matura conosciuti e scanditi ad uno ad uno
Castelfalfi
Montaione
Terricciola
vicoli e case come sculture antiche
Lajatico, qui la strada attraversando in basso il centro abitato passa proprio dal paese natale del grandissimo Andrea Bocelli
e qui in mezzo al velluto delle “sue” colline il Maestro ha creato dal nulla il magico Teatro del Silenzio
Passando in primavera si nota solo il laghetto attorno al quale si verifica a fine luglio, rigorosamente all’aperto
il grande evento che coinvolge migliaia di spettatori e le più grandi star dello spettacolo internazionale
questo video è autobiografico, stralci della vita di Andrea da bambino, nella tenuta dei suoi genitori a Lajatico, ed è drammaticamente scritta e dedicata per morte dell’amatissimo babbo, che tanta parte ha avuto nell’educazione e nell’amore per il figlio. Lo ha accompagnato insieme alla madre in quella che poteva essere anche una insuperabile difficoltà nella sua vita e che invece l’ha condotto a primeggiare nel mondo intero
chissà se questa sua grande voce, così potente,calda e vallutata l’ha rubata proprio a questa sua ( nostra) impareggiabile terra
Con le stagioni si evidenziano dai colori della natura, sterminate distese di giirasoli
e tl rosseggiare dei papaveri tra il grano
o davanti allo scoppiettare del camino l’autunno, con le castagne e il vino nuovo….siamo nella terra del Chienti DOC, ricordate ?
moltissimi stranieri, soprattutto nordici, tedeschi, olandesi, norvegesi ecc. hanno preso casa qui per viverci stabilmente o trascorrerci le vacanze in una atmosfera rilassante e idilliaca
sfiorerà Volterra , la bellissima città etrusca
dai lunari panorami mozzafiato
fino a condurci al bivio di Castagno dove finisce la provincia di Pisa e si entra in quel di Siena
giungendo al tramonto gia da qui si scorge nell’infuocato suo clamore, troneggiante sulla collina San Gimignano e le sue antiche torri…ma questa è una storia che vi racconterò un’altra volta
ora voglio salutarvi facendo un piccolo omaggio al cipresso, questo nobile ed elegantissimo albero che sempre in primo piano o in lontananza
integra e completa la perfezione del paesaggio toscano
e mentre si addensano le ombre della sera e si accendono le luci negli splendidi rustici di pietra
l’ultimo saluto lo rivolgiamo a lui
Cipressi
Salgono in ordinata fila
sgranando la collina silenziosa.
Preme il cielo di rosso
come una trina ordita
da demoni danzanti sul crinale.
E presto saranno le stelle
a domandare, dove si ferma
il passo nel cammino…
dove dolente l’ammasso
di speranze, s’andrà a posare
l’incerto della vita
in calici frementi assaporare
ho sempre iniziato i post da Delft con immagini in cui le biciclette recitavano il ruolo da protagoniste in un certo senso mantengo la tradizione mettendole contro un dorato e suggestivo tramonto, presagio di un addio. Si dice sempre ” poi torno ” ma difficilmente è così, si cercano altri luoghi sconosciuti da amare…ad ogni modo il posto di primo piano in apertura di pagina l’ho dato alla sensualissima” Griel” di cui parlerò in seguito, perché in questo post è lei la vera protagonista
Oude Kerk ( Chiesa Vecchia) trovo abbastanza strana la denominazione semplicistica “Chiesa vecchia”-” Chiesa,-Nuova”, ( questa già presentata nel secondo post su Delft ) di solito alle chiese del nord si danno nomi bellissimi in particolare dedicati a Maria. Iniziata a costruire nel 1246 è famosa perché custodisce le spoglie di Jan Vermeer suo illustre cittadino, La chiesa è posta in una bella cornice urbana sull’Oude Delft, è molto evidente l’inclinazione del campanive verso destra, dovuta ad un cedimento del terreno frutto di grandi lavori eseguiti al tempo per la ristrutturazione del canale (si ama dire qua e là ” ci sono le Venezie del nord”, in realtà di Venezia ce n’è solo una e irripetibile!!!!…sarà questa la Pisa del nord per il suo campanile che pende? he he ebbene sappiate che anche di Pisa ce n’è solo una e irripetibile !)
questa magnifica veduta di Delft è uno dei capolavori di Jan Vermeer nato qui nel 1632 sec, e mai allontanatosi dalla città dove morì nel 1675 a soli 43 anni, una copia del quadro si trova esposto nel museo locale a lui dedicato in questo autoritratto si raffigura estremamente serioso ( un bel tenebroso si direbbe nel linguaggio moderno) eppure nella sua città il suo universo di luci e di colori rivoluzionando l’arte figurativa ed anche la pienezza della famiglia nella quotidianeità, ebbe ben 11 figli.Purtroppo per iniziative sbagliate morì travolto dai debiti e a due anni dalla sua morte la moglie chiese il fallimento finendo sul lastrico, situazione riconducibile a molti grandi nomi della pittura.
al museo Mauristhuisdell’ Aia si trova insieme al quadro della veduta di Delft il suo più celebre: La ragazza con turbante/ o dell’orecchino di perla Si racconta che la ragazza dell’immagine fosse innamorata del Maestro,( domestica e musa di Vermeer )
olio su tela di 44,5 cm x. 35 cm.
La riscoperta di Vermeer ( rimasto a lungo misconosciuto) avviene nel 1995-1996 in occasione della retrospettiva allestita al Mauritshuis e alla National Gallery of Art di Washington. Ma già a partire dalla fine dell’Ottocento critici e storici dell’arte iniziano ad elogiare il valore dei suoi quadri.
posta di tre quarti rivolta verso l’osservatore ha lo sguardo languido dolcissimo, da cerbiatta, la bocca umida, socchiusa con due pennellate di rosa al lato a dare il tocco della genialità, sembra voglia implorare amore, ma anche esprimere con forza le sue ragioni.
lo sguardo intenso, languido, maliziosamente ammiccante
c’è poi quell’orecchino di perla, enorme che sembra raccogliere e riflettere tutta la luce, in contrasto col turbante che riconduce alle sue umili origini.La grande abilità tecnica di Vermeer è tattile in tutte le sue opere ma in questa la sua genialità esplode con una delle più belle espressioni di donna nella determinazione nello sfidare apertamente tutti i tabù dell’epoca e della sua condizione sociale senza nulla perdere della femminilità della sua anima
prima dell’uscita dei film del regista Peter Webber girato nel 2003 ( Girl with a Pearl Earring ) ispirato al romanzo omonimo di Tracy Chevalier, la conoscenza dell’opera era limitata ai cultori dell’arte pittorica, dopo la presentazione del film si ebbe il grande boom che ha fatto diventare questo quadro e la ragazza effigiata una icona quasi come la Gioconda di Leonardo, interpreti del film Scarlet Johansson ( resa particolarmente somigliante da un buon trucco ) e Colin Firth entrambi i personaggi ruotano intorno alla vita del pittore. per lei fu scelto il nome di fantasia di Griel essendo assolutamente ignoto quello reale,il film fu candidato a ben tre premi oscar
…è solamente un bacio
Unghiata di carne
a intervallare la morte del tempo
fame
sete bruciata
nello sprofondato ardere di un abbraccio
aggrappata in apnea sul tuo grembo
in deriva al piatto orizzonte
un bacio
mi si spezzano gli occhi e le reni
e tu dici
…è solamente un bacio.
Ventisqueras
La scuola dei “Primitivi” fiamminghi
Quando la parole “primitivo” significa cominciare da principio, Jan Van Eyck ( di cui ho analizzato il suo capolavoro in un post dedicato a Bruges) ne è il capostipite assoluto.In contemporanea col Rinascimento Fiorentino, agli inizi del ‘400 si sviluppò nelle Fiandre la grande pittura del Primitivi Fiamminghi.Il rinnovamento artistico in Toscana si basa sulla centralità dell’Uomo secondo i concetti dell’Umanesino, nelle Fiandre la ricerca si svolge soprattutto intorno all’Uomo,
Rigier Van der Weyden ( 1400-1464 ) conosciuto anche come ” Rogelet de la Pasture” che non è altro se non la traduzione del suo nome in francese essendo nato a Doomik, oggo Tourmai, in Olanda, a pochi Km dal confine francese. La Deposizione qui sopra raffigurata e forse il suo massimo capolavoro, dipinta per la chiesa di Notre Dame du Dehors si trovas ora esposta al museo del Prado a Madrid
opera di grande drammaticità e vigore si pensa che sia la parte centrale di un trittico parzialmente scomparso, il dipinto ha l’insolita forma di una T rovesciata le figure vi si stagliano con notevole senso plastico.Il fulcro è la figura esangue del Cristo, la partecipazione fisica ed emotiva di Maria sembra evocare i Misteri, testi religiosi come L’imitazione di Cristo” molto in auge in quell’epoca.
n precedenza, nella seconda metà del Trecento, gli artisti fiamminghi erano migrati in Francia presso le corti degli aristocratici di sangue reale; si trattava essenzialmente di miniaturisti, primi fra tutti i fratelli De Limbourg, che operavano nello stile gotico internazionale
l’assoluta meraviglia di questa lacrima che tracima dall’occhio
Van der Meyer fu anche un grande ritrattista
fino da bambina ero rimasta affascinata da questo ritratto di Isabella del Portogallo finita in Belgio come sposa del re, che io chiamavo ” la Dama con le corna” chissà poi magari era vero, ma beata innocenza non ne conoscevo il malizioso sottinteso!
Petrus Cristus, ( Baarle-Hertog 1410 Bruges 1475 circa) si hanno scarse notizie sulla vita, non è certo neppure il suo nome, che è stato dedotto dalla sua firma PETR XII apposta sui dipinti.Appartenne alla cosidetta ” seconda generazione” dei Primitivi Fiamminghi, quella fase della pittura delle Fiandre legata alla nascita della sua straordinaria scuola, la più importante con quella Toscana nel panorama delle arti figurative Europee del quattrocento
lo stile del Christus rese ispirazione da quelle del realismo minuto di Van Eyck
Sant’Eligio nella bottega di un orefice, Metropolitam Museum New York.Alcuni ipotizzano anche di un suo viaggio in Italia poiché fu il primo artista fiammingo ad adottare una costruzione spaziale geometrica e razionale della prospettiva a punto di fuga unico, non ci sarebbe da stupirsi, molti suoi amici erano italiani e quasi tutti provenivano dalla Toscana
Hans Memlin, pur se nato in Germania a Aschaffembourg in Baviera intorno al 1433, può considerarsi a pieno titolo nella seconda generazione dei Primitivi fiamminghi, trasferitosi a Bruges a 30 anni ( dove morì nel 1494 ) nulla si sa di questo periodo giovanile.Una delle sue opere più famose è il Giudizio universale conservato nella cattedrale di Danzica, qui sopra un particolare con L’Arcangelo San Michele che sguainando la spada scaraventa negli inferi i dannati
austero questo Cristo Benedicente L’opera di Memling delicata nei colori, caratterizzata da forme di estrema grazia venne presto notata anche in Italia dove i grandi bamchieri e mecenati come i Medici di Firenze dedicavano grande attenzione e finanze all’Arte del tempo
Dopo la morte del suo maestro Rogier van der Weyden avvenuta nel 1464, Hans Memling continua a dipingere opere d’arte sacra nel rispetto delle tradizioni pittoriche fiamminghe, limitandosi ad addolcire le espressioni dei personaggi ritratti. come dimostrano questi straordinari ed espressivi ritratti di donna
Adamo ed Eva si possono ammirare al Belvedere Superiore di Vienna Kunsthistorisches Museum,i pittori fiamminghi dell’epoca erano abituati a considerare la creazione di una pala d’altare, un lavoro artigianale, da fare a più mani, dove ogni pittore si occupava delle parti che gli venivano meglio: c’era chi faceva solo i fiori, chi faceva i visi, chi lo sfondo.Per questo motivo molte opere, forse dipinte da Hans Memling, sono state attribuite al suo maestro o ad altri collaboratori.
La mia opera preferita Gli Angeli Musicanti, posso solo immaginare la melodia dei loro suoni celestiali ma sono certa che assomiglia alla loro delicata bellezza
Il mio grande amore per l’Arte e la pittura spero possa esservi gradito, nelle mie piccole espressioni ed attenzioni di appassionata, chiudo questo post con una definizione del pittore espressa da Pablo Picasso
è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto
ed a proposito di quello che si è visto, ancora qualche bella immagine : uno spettacolare balconcino ( ed anche qualcosa surreale ha ha come questi zoccoli di legno carenati!) prima di salutare definitivamente Delft per salire ancora più a nord:
untrenino a vapore che ancora fa servizio sfilando con le rotaie fra i canali
e che dire di queste originalissime fioriere formate dal classici zoccoli colorati! un abbinamento che un po’ rappresenta l’Olanda stessa: fiori e zoccoli di legno! un grazie per la vostra attenzione e un arrivederci a presto ( senza dimenticare gli immancabili tulipani in una visione che rasenta il sublime! 🙂
Ed eccomi di ritorno! Lieta di ritrovare gli amici di sempre e curiosa di conoscerne di nuovi. Penso questa volta di poter intraprendere in vostra compagnia cronologicamente il viaggio estivo, partendo proprio dalla prima meta: Campitello di Fassa, dopo il mio luogo di nascita quello più amato , anche perché se il fato mi ha donato di fare parte di una delle regioni più belle e storicamente interessanti al mondo questo è il luogo da me scelto fra molti altri, e credo ne capirete il motivo.
Ero stressata e stanca, quei pochi giorni trascorsi qui hanno contribuito a ritemprarmi e rilassarmi.Le lunghe passeggiate in valle in mezzo ad uno scenario naturale che ha pochi rivali al mondo
il fiume Avisio che nasce dal massiccio della Marmolada percorrendo le valli dolomitiche raccoglie le limpide acque della neve, scende nella piana dell’Alto Adige per unirsi all’Adige.
Campitello di Fassa: 710 abitanti stretti intorno ad un campanile a torre unico in tutta la valle incoronato dalle torri del Sella che sembrano proteggerlo da ogni nemico
una antica chiesa gotica dedicata ai santi Filippo e Giacomo
con magnifici affreschi e bassorilievi sull’esterno che vanno dal XV al XVII sec, man mano riscoperti sotto una assurda intonacatura e restaurati
a sx l’affresco rappresentante San Cristoforo protettore dei viandanti
in basso l’ingresso della chiesa
pregevole il fonte battesimale molto elegante e raffinato
queste doti si ripetono all’interno della chiesa con l’organo decorato in legno dorato e dipinti davvero deliziosi
I primi insediamenti umani nella valle si fanno risalire all’età del bronzo anche se la zona era frequentata fino dalla preistoria da cacciatori provenienti da sud. La conquista romana della Rezia ( 15 a,c, ) diffuse nell’area il latino che in seguido alla fusione con le lingue rezie divenne il ladino, tuttora diffuso nelle valli, parlato e insegnato nell’ambito scolastico da circa 30.000 persone. Nel medioevo fu soggetta al Principato vescovile di Bressanone, e in seguito fece parte dell’Impero Austro-ungarico
una straordinaria cultura della bellezza fa dei balconi fioriti in valle
quelli senz’altro fra più belli da me mai visti
La scoperta di nuove vette dolomitiche contribuì a diffondere in tutta Europa il mito dei Monti pallidi
creando le condizioni per l’industria turistica che sarebbe poi diventata la maggior risorsa della valle
//
andiamo, si sale un attimo sù 🙂 🙂 La funivia che porta al Col Rodella una delle più grandi d’Europa con 140 posti, giunti in alto lo scenario è mozzafiato, regno delle stelle alpine, che protette dalla legge vi si trovano in grandi quantità, delle marmotte e degli appassionati di parapendio, che dopo aver sfarfallato lievi nel cielo atterrano dolcemente sui grandi prati
anche gli alberghi fanno a gara per fantasia ed eleganza con lo splendore che li circonda
dal mio balcone posso osservare straordinari spettacoli della natura come questo tramonto
Tramonto sulle Dolomiti
Guardando le cime tutte incise e frastagliate
penso : è un celeste vento ad averle scolpite
sospinto dal duro martello del tempo?
ho il cuore fatto d’argento,
quiete sonora segna le sue origini di luce
incessanti:
terra di luce tra farfalle nere e uno sfuggente serpente di nebbia
che giunge e si ferma nell’aria leggera
dondolante, il suono di una campana lontana
invito alla preghiera
una testa di cristallo e un violino di carta
avanza il sigillo dell’ombra incoronato d’alloro e di vento
indicando alle sue creature la via del sonno
percorro a ritroso il sentiero tra la soavità di pietre
consumate, ciuffi di pensieri tra l’erba,
il mondo laggiù segue indifferente la sua corsa di diamante
presto un dolore al fianco mi porterà la luna negli occhi
gli uomini da qui sono un caso insignificante
una per una girotondo di luna
due per tre tutti i sogni danzeranno con me.
Ventisqueras
la magia di un plenilunio mentre si avvicina l’alba
ed eccola l’alba con la luna che sbianca mentre l’enrosadira dipinge con il suo pennello fatato il Rosengarten
ma niente è comparabile allo spettacolo di una luna immensa che fa capolino dalla Marmolada ancora prima che la notte sia fonda
ed eccomi qua tra i fiori, felice di esserci finalmente ritrovati, perché attraverso questo blog ho imparato da voi la più bella delle esperienze: un rinnovato amore per la Bellezza e per la vita.Grazie a tutti , un grosso bacio
Sant’Angelo in Ischia, in questo minuscolo paesino di pescatori soggiornò in un romantico alberghetto dal gennaio al giugno 1952 Pablo Neruda con la compagna Matilde.Qui il Poeta premio Nobel scrisse per lei le sue più belle Poesie d’amore.Il mio vuole essere un omaggio al grande Poeta cileno e alla bellezza di Sant’Angelo, gioiello incastonato nell’azzurro del mare del Golfo di Napoli. Pablo Neruda e Massimo Troisi ( Poeta del cinema ) nel film girato a Ischia ” Il postino”
Giochi ogni giorno con la luce dell’universo.
Sottile visitatrice giungi nel fiore e nell’acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo fra le mie mani ogni giorno.le mie parole piovvero su di te accarezzandoti-
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata
Ti credo persino padrona dell’universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
( stralci da” Giochi ogni giorno” di Pablo Neruda
il sole tramontando spenge a poco a poco tutte le luci dell’isola che resta nuda, avvolta nel profumo dei limoni
ma è solo quando ci raggiunge l’alba svelando tutti i colori
dell’incantato paese che il cuore ha un sussulto d’amore e la Bellezza ci avvolge in un sudario di sole
il candore delle chiese di quella che anticamente venne chiamata Pithecusa- (Letteralmente isola delle scimmie-)
dona note di lindore estatico, quasi fosse un paesaggio abitato dagli angeli
le campane suonano le note di una dolcissima Avemaria e l’aria è colma di profumi e di suoni
austeri e armoniosi gli interni delle chiese che invitano a preghiere senza parole
e ancora luce
e scenari da favola
l’occhio sembra riposare, cullato dallo sciacquio delle barche a mare
tutto sembra un inno all’amore
Non t’amo
Non t’amo
come fossi giada o turchese
pietra marina o pietra dura
che nel cuore si fa spina
t’amo
come piuma leggera, spumeggiante
nube rosa che si scioglie
in mille rivoli d’ambrosia.
Non t’amo
come fossi ardesia, granito
pietra lavica infuocata
a incenerire la speranza
ma come fossi albero alla cui
ombra riposo, e che mi tiene
avvinta con le sue forti radici
t’amo,
come fossi ciliegio in primavera
per adornarmi dei tuoi fiori:
come caldo aroma m’inebriano
per i frutti tuoi che di rosso succo
sulla mia bocca colano
polpa dolcissima concentrato sapore
che sorge dalla terra, dall’acqua
dal vento, dall’essenza stessa
pura e fragrante della vita
e in me confluiscono.
Non t’amo come ombra
ma come sole aulente dell’anima mia.
Ventisqueras
e poi la musica Parole e Musica. Quella grande, appassionata, verace che intrappola l’anima il mille rivoli di sentimento a sfociare nella più grande emozione che solo la musica napoletana sa dare.
l’isola d’Ischia di origine vulcanica si fa datare a circa 150.000 anni fa , ma solo alla fine del neolitico ( circa 5,500 anni fa) quando i fenomeni tellurici diminuirono d’intensità ci furono i primi insediamenti umani
la leggenda narra che i fenomeni di bradisismo e l’attività vulcanica prendono origini dal mito del gigante Tifèo o Tifone , cantato da molti autori dell’antichità
sembra che Tifèo dalle cento teste di serpente, istigato dalla madre, tentasse la conquista dell’Olimpo e per questa offesa fatta a Giove venne sepolto sotto l’isola, erano i suoi tentativi per liberarsi dalla prigione, quindi che causavano i terremoti e il bradisismo
ma la dolce Dea Venere, commossa dalle sofferenze di Tifèo venne in suo aiuto e lo convinse a diventare un gigante “buono”, commosso Tifèo pianse lacrime brucianti che sembra abbiano dato origini alle moltissime sorgenti di acque termali e solfuree che tutt’ora sono fonte di cure e attirano turisti da ogni parte del mondo.
Ischia è la prima colonia della magna Grecia in Occidente, fondata dai Greci dell’Eubea nel 770 a.c. che ne fecero uno dei più importanti porti commerciali del mediterraneo.Qui sotto un coloratissimo” mercato” del pesce all’interno di uno dei confortevoli alberghi che si trovano ovunque
gli asinelli: immagini caratteristiche dell’isola, questi umili e docilissimi quadrupedi erano di una grande utilità per i saliscendi ripidissimi delle strette stradicciole dell’isola, ora tirati a lucido e coccolati sono un richiamo per i turisti
prima di salutare Sant’Angelo ancora due immagini suggestive e i versi d’amore di Neruda
ormai non t’amo più è vero
ma forse t’amo ancora.
E’ così breve l’amore, è così lungo l’oblio.
Pablo Neruda
Il post è dedicato all’amica Martina Ramsauer interessata alla presenza del Poeta sull’isola
Un sorriso Ventisqueras
Ringrazio i fotografi di ProntoIschia per alcune loro immagini qui riprodotte
nostalgia? molta.Forse perché negli ultimi mesi ho scritto molto sulla mia città o forse perché questi ultimi tempi frenetici è come se me l’avessero tenuta a distanza.
è la prima volta che invio un post dalla mia “lontananza” soprattutto emblematicamente con immagini tempestose: fulmini su Piazza de’ miraoli e l’ultima grande piena dell’Arno che per alcuni giorni ci ha tenuto tutti con fiato sospeso.Sono immagini spettacolari e insieme paurose ma noi pisani sappiamo convivere con la furia del fiume che come la vita è insieme odio e amore.
ma presto si torna a gioire della quotidianeità come magnificamente racconta questa immagine di M.Ardilio
i vecchi gloriosi palazzi dei lungarni che sembrano far schiera compatta a fronteggiare i mille nemici con cui Pisa con orgoglio mai domo ha combattuto
ed ora si beano del placido scorrere fra le luci ovattate del tramonto e una grande luna gialla molto curiosa
e le guglie di Santa Maria della Spina innalzano in controluce tabernacoli tabernacoli di preghiere nella sera
Sguardo sulla città in un giorno di vento impetuoso
Dove e a che ritornare.
S’impigliano i pensieri sui pinnacoli gotici
tentacolari di Santa Maria della Spina esaltata
nei suoi marmi venati d’universale.
Dove e a che ritornare.
Voli di colombe sulle spallette dei lungarni
dilaganti in semicerchi chiari
sostano sulle antiche pietre mentre
i palazzi austeri intorno i caldi colori
nell’oro vanno a sconfusare
il vento di terra sospinge all’interno il mare
increspature spumeggianti di minime
onde schiantano pensieri a Bocca d’Arno
Pisa a ingoiare
….dove e a chi ritornare.
Ancora sulla mia spalla la tua mano
si posa chiama alla barca che avanza
vuota
non so più se è amore quello che
eterno mi dai quello che non ti posso
dare
dammelo
forse mi può bastare
buttalo
forse lo potrò scordare.
Ventisqueras
si frantumano i particolari e si amplia l’orizzonte, la piana rigogliosa si estende fino al litorare passando il vento a frusciare sul parco marittimo della pineta di san Rossore
ma come per un gioco di magia o un volo di angeli nella sera si ritorna là dove sembra tutto nascere
ed entrano con noi nel Duomo
poi di nuovo all’esterno , come per rincorrersi e giocare…giorno, notte a loro sembra tutto permesso un solo istante e variano i colori
ma lo stupore e la meraviglia non smettono mai di sorriderti nell’animo
e la magia della mia città torna più forte a vibrare.
Ringrazio i fotografi di Pisatoday per alcune delle foto qui postate
e a chi se non a un grande pisano dare voce e musica alle mie parole
Pisa vista dall’alto, da una grotta del monte Serra
un abbraccio e un saluto a tutti gli amici e i lettori, mi sto “ricaricando” ci vedremo a settembre Y love you so much
che come vedi ancor non m’abbandona Dante* Inferno *
Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,non mi sostiene il pane, l’alba mi sconvolge, cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno .Sono affamato del tuo riso che scorre, delle tue mani color di furioso granaio,ho fame della pallida pietra delle tue unghie,voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
Pablo Neruda tratto da ” Ho fame della tua bocca
Rivelati-come fosse l’esigenza
di un mattino, al trasgredire incauto della luce
mentre
si spengono di stelle gli occhi
in un sorriso
si fan silenzio i gemiti dell’amore
-il profumo della rosa all’olfatto dell’esteta-
si mischiano gli aromi, diventano ricordi
e i soli si sfiancano d’infinito.
Ventisqueras ( Rivelati )
Amore e Psiche sono i protagonisti di una soria narrata da Apuleio ne” Le Mrtamorfosi “anche se si fa risalire ad una tradizione orale tramandata fino all’autore.Nella vicenda Psiche una bellissima donna mortale paragonata a Venere, diventa sposa di Amore.Cupido che si presenta a lei sempre durante la notte, non sa che lui è un Dio e pertanto immortale. Scoperta la vera identità dello sposo su istigazione della sorella invidiosa, è costretta prima di ricongiungersi a lui a effettuare una serie di prove, superata l’ultima ottiene l’immortalità, questo racconta Apuleio, ma altre fonti invece dicono che sia morta prima di superare lultima prova.
ebbene, sì, ho mischiato lo strabiliante neo-classico del Canova ( la scultura si trova al Louvre) con Il rocchettaro Elvis Presley…ma che ci volete fare la canzone è una delle mie preferite, Elvis pure, e poi potrebbe essere un rappresentare un magnifico Cupido moderno portatore di ciuffo stratosferico, ora sono anche tornati di moda.. ( i ciuffi, dico..i Cupidi un po’ meno ) la storia si ripete ha ha ha, non vi pare?
Un tantino corto come post? ma è così colmo della piena luce e bellezza di queste immagini che non mi sembrava opportuno aggiungere altro, anzi, sì una piccolissima cosa, un pensiero- ringraziamento ancora con immagini dal mio giardino, visto che le altre foto vi sono piaciute.
Certo non vi potete meravigliare se dopo tutto il mio amore per il Canova ne tengo una riproduzione anche qui! E’ la “Venere Italica”
e questi giaggioli bianchi si intonano al candore del marmo, li adoro, sembrano farfalle giganti a dondolarsi sul loro stelo incerte se restare o spiccare il volo contro l’azzurro-
Cariti è il nome nella mitologia greca alle tre Grazie, figlie di Zeus e di Eurinome sono il simbolo della vita virtuosa nel costume e della gentilezza nel sentimento, una delle quali, voltata verso le altre sembra volerle rassicurare teneramente. Incarnano la perfezione del sentimento verso cui l’uomo dovrebbe tendere
Cantando o Grazie degli eterei pregi
le tre di Citerea figlie gemelle
è sacro il tempio e son d’Amor sorelle
nate il dì che ‘a mortali
beltà, ingegno, virtù concesse Giove
onde perpetue sempre e sempre nuove
le tre doti celesti
e più lodate e più modeste ognora
le Dee serbino al mondo.
Entra ed adora
Ugo Foscolo
i loro nomi sono Aglaia lo splendore, Eufrosine la gioia o la letizia, Talia la Pienezza o prosperità, portatrice di fiori, spesso vengono raffigurate nude perché non hanno bisogno di nessun ornamento per rifulgere nello splendore della loro ingenua bellezza, formavano il corteo di Afrodite dea dell’amore
Il filosofo Seneca nel De Beneficis spiega come le tre Dee ( che lui vedeva vestite, vedi le Tre Grazie nella Primavera del Botticelli 😮 lo stesso dipinto del Canova” Le grazie danzanti” che a lui s’ ispirano ) siano il triplice ritmo della generosità :l’offrire, l’accettare, il restituire, rappresentato nell’intreccio delle loro mani.
Le Grathiae sono anche dee della religione romana, le quali sono solo una replica delle Cariti ( in greco antico Χάριτες) Scolpite dal Canova nel 1816 si trovano esposte nel museo dell’Ermitage a San Pietroburgo e una copia successiva al Victoria and Albert Museum di Londra
ho pensato di scegliere un fiore per dedicarlo ad ogni opera, per le Tre Grazie: la ninfea bianca
Nude o vestite?
Vedervi come siete, così senza vestito
il quietarsi del tempo occluso alle parole
l’ala di luce vi vola sul viso
l’ordine senza respiro ( che pur alita speziati aromi )
dove sostano le mie attenzioni e le stelle
in galassie senza nomi …forse vi abita l’Amore fra nidi di stoffa
e costellazioni di bottoni?
Rei dello spogliarsi nei richiami
o quanto frange in corpi opposti dalla vita
il nitore del nudo s’espande, giganteggiando Grazia infinita-
Ventisqueras
Venere Imperiale
-Paolina Bonaparte Borghese scolpita dal Canova come Venere vincitrice
Venere pensosa con la sua mela d’oro trofeo dono di Paride per l’ambito trofeo della bellezza tra le altre Dee languidamente tenuta fra le dita, Venere imperiale , così Paolina veniva chiamata, distaccta dal reale quasi abitante di un mondo racchiuso in cerchi d’acqua dove come Giacinto aveva per specchio solo la sua immagine.
l’eleganza classica e il grande splendore,i drappeggi morbidi, la base in legno decorato contenente un meccanismo che la fa ruotare su se stessa in modo che possa essere ammirata tutta senza muoversi l’attonito spettatore
all’epoca un nudo ( anche se parziale) era un vero scandalo, trattandosi della moglie del Principe Borghese il clamore fu ancora più alto, sembra che Paolina rispondesse alle male lingue” ma ero in una stanza molto riscaldata”..certo o era un oca perfetta o la battuta fu veramente notevole
il Principe Borghese fu talmente entusiasta dell’opera che la teneva in esposizione nel suo lussuoso palazzo in Roma anche di notte, illuminata dalle fiaccole doveva essere di una suggestione veramente clamorosa
il Canova, per accentuare la veridicità dell’opera la fece cospargere di una particolare cera rosata, recentemente restaurata che ha reso l’opera ancora più godibile
la soavità leziosa del profilo, e l’ondulazione della chioma sono in armonia totale
da qualsiasi lato la guardi non esiste che perfezione
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell’universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
Pablo Neruda
Davanti a Paolina
Lo vedi quanto ho atteso? Immobile col rumore dei secoli
che ricadevano sui miei capelli
mi sono alzata e sono ricaduta, là done il rumore dei secoli
è un minuto
mi sono guardata nello specchio vuoto, senza luci
( non so se mi capirai)
ero io in uno strascico di fumo
in un languire che muta il colore dell’acqua in baci
con me sei salito sulla vetta di una tempesta fiorita
in un brivido di bianca zagara s’ampliava
nei venti di luce dell’alba ci raccoglieva
tremanti, forse vinti da uno sterile dolore,
mentre l’armonia della Bellezza compiuta ancora ci rapiva.
Ventisqueras
Lo so è da folli scrivere d’amore dopo le rime di Neruda, lo so sono folle e sconsiderata, prendetemi come sono!
Jean Louis David la ritrasse anche lui sul triclinio di romaniche reminescenze, e altri grandi ancora la ritrassero altera e compresa delle sue grazie. Si dice di lei che vinse tante battaglie a letto quanto il fratello sul campo di battaglia,
le offro una rosa rosa, simbolo di bellezza e di fragilità se pure la si disse”;Instancabile, insonne, maniaca dell’ordine, accentratrice, combattiva e prepotente”. Tour itinerante nelle stazioni termali del tempo. Nuovi capricci ogni giorno. Passava da una malattia vera a una immaginaria, dalle braccia di un amante ad un altro.( oggi questo lo chiameremo gossip :-)) resta il fatto che sulla sua sfrontatezza Antonio Canova ha scolpito uno dei suoi più grandi capolavori
non di giorno quando la piazza è affollata da una moltitudine di turisti chiassosi provenienti da ogni parte del mondo, che un po’disturbano con i loro gridolini di stupore per la tenuta della torre pendente, sembrano spezzare l’incanto di questa piazza eclatante nella sua unicità, non per nulla chiamata Piazza dei miracoli,surnome dovuto al Vate Gabriele D’Annunzio, ma di notte approcciarsi in questo spettacolare angolo di Toscana, meglio se con una leggera nebbia rasente e una luna che occhieggia, curiosa , allora sembrerà di camminare sopra una nuvola, e si potrebbe anche pensare che questa è l’anticamera del paradiso
Luna pisana
Sono l’ombra di ieri
il sorriso del domani
amore che vieni, amore che t’allontani,
sono il vento che soffia leggero sulle tue mani
l’onda che s’alza e senza fragore
s’abbatte ridendo sopra il tuo cuore
Sono la luna che quieta
stanotte sul mare, fa il suo giro in tondo
e leggera scompare.
Ventisqueras
Calendario cosmico
se si arriva da nord ovest alle antiche mura che circondano la piazza, l’impatto si ha con la grande forma circolare del Battistero di San Giovanni, edificato nel XXII secolo dall’ architetto Diotisalvi
è il più grande Battistero in Italia, il cupolino con la statua di San Giovanni furono aggiunti in un secondo tempo, ma io l’ho sempre immaginata come una enorme, candida mongolfiera pronta a salpare per i lidi celesti, ancorata al suolo solo dal grande amore dei pisani
particolari dell’esterno, tutto un trionfo di ricami in sculture avvolgenti
una curiosa cupola tronco-conica forse ispirata al Diotisalvi dalla visione della Moschea della roccia, ritenuta costruita su un precedente tempio di Salomone, e dell’Anastasis del santo Sepolcro, entrambe a Gerusalemme.
Una particolarità dell’interno è la perfetta acustica, se si battono le mani il suono si ripercuote e sembra rotolare in tondo creando un’atmosfera di grande fascino e stupore
straordinario il movimento delle colonne che convergono nascendo dal prezioso pavimento di marmo bicolore
il magnifico pulpito fu scolpito intorno al 1255 da Nicola Pisano padre del più noto Giovanni , nei pannelli centrali sono rappresentate storie della vita di Cristo, nel particolare la possente forma di Ercole sembra emergere volitiva dal marmo
il fonte battesimale ottagonale è posto su tre scalini, scolpito da Guido Bigarelli mentre la statua bronzea del Battista è un’eccellente opera del Griselli
Questo dunque è il primo segmento del CALENDARIO COSMICO dove il battesimo introduce l’individuo alla cristianità
Nessuna cosa ha mai fine, ma tutte sono tra loro congiunte in uno stesso giro,
in cui si fuggono e si seguono. La notte manda via il giorno e il giorno la notte, l’estate finisce nell’autunno e l’inverno incalza l’autunno ed è poi a sua volta sopraffatto dalla primavera dai seni di giacinto. Tutte le cose passano per poi ritornare, Questo è il senso del calendario cosmico universale cui nel primo segmento c’è il mistero della nascita.
cliccare per ingrandire
il Duomodi Santa Maria Assunta, al centro della Piazza dei Miracoli, è la cattedrale medievale diPisa. Capolavoro assoluto del romanico, in particolare del romanico pisano, rappresenta la testimonianza tangibile del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla Repubblica Marinara di Pisa nel momento del suo apogeo
Fu iniziato nel 1063–1064 dall’architetto Busketo, con la decima del bottino dell’impresa pisana contro le isole Baleari, vi si fondono elementi stilistici diversi, classici, lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della presenza internazionale dei mercanti pisani a quei tempi.
In quello stesso anno veniva iniziata anche la ricostruzione della Basilica di San Marco a Venezia, per cui può anche darsi che vi fosse stata all’epoca una rivalità tra le due Repubbliche marinare a creare il luogo di culto più bello e sontuoso.
La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo provenienti dal bottino di guerra, fra cui il Grifo utilizzato sul tetto sembra sporgersi curioso affascinato da tanta bellezza, fu razziato a Palermo nel 1061
Gli archi a profilo acuto fanno riferimento ad influenze musulmane La facciata di marmo grigio e bianco, decorata con inserti di marmo colorato, fu edificata da mastro Rainaldo
unici la ricchezza e la fantasia dei disegni e dei colori si susseguono quasi senza interruzione in un crescendo di bellezza
……Le arcate cieche con losanghe richiamano le analoghe strutture delle chiese dell’Armenia
I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise da cornici con tarsie marmoree, dietro i quali si aprono monofore, bifore e trifore.-Sopra le porte ci sono quattro file di gallerie aperte, con, in cima, la Madonna con Bambino e, negli angoli, i quattro evangelistiLe porte della facciata in bronzo massiccio furono realizzate da diversi artisti fiorentini nel XVII secolo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fin dai tempi antichi i fedeli entravano nel Duomo attraverso la porta di San Ranieri, posta sul retro nell’omonimo transetto, di fronte al campanile. Questo perché i nobili della città si recavano alla cattedrale venendo da via Santa Maria che conduce proprio a quel transetto. Tale porta fu fusa intorno al 1180 da Bonanno Pisano, e unica porta scampata all’incendio del 1595 che semidistrusse la chiesa. La porta di San Ranieri è decorata con 24 formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento. Questa porta è una delle prime prodotte in Italia nel Medioevo, dopo l’importazione di numerosi esempi da Costantinopoli, (ad Amalfi, a Salerno, a Roma, a Montecassino, a Venezia…) e vi si ammira una sensibilità tutta occidentale, che si stacca dalla tradizione bizantina.
le “lucertoline” che risaltano così lucide in mezzo allo scuro antico del bronzo, devono questa loro particolarità alla credenza popolare che toccarle porti fortuna soprattutto agli studenti prima degli esami (.Pisa è una famosa sede universitaria fra cui spicca La normale in cui studiano le eccellenze, le menti più dotate, non solo italiane, ateneo tra i più prestigiosi di tutta Europa ) anche io ho contribuito moltissime volte alla “lucidatura ” delle lucertoline e credo proprio mi abbia portato la fortuna richiesta ( 🙂 )….peccato che ora la porta sia stata transennata e non si possano più toccare
questi piccoli fori che si susseguono irregolarmente sono chiamati le unghiate del Diavolo si trovano
sul lato nord, a sinistra della facciata davanti al Camposanto, ad altezza dello sguardo: in un pezzo di marmo di origine romana (come testimonia la decorazione a motivi vegetali che si può ancora vedere in parte a lato)
Secondo la leggenda si tratterebbe dei segni lasciati dal Diavolo quando si arrampicò sul duomo nel tentativo di fermarne la costruzione
Se vi capita di visitare il Duomo, cercate questi segni e provate a contarli: sempre secondo la leggenda il numero di queste non è mai uguale e più si prova a contarle e più non tornano (dovrebbero essere circa 150).
con un ultimo sguardo con scorcio al favoloso trittico di gioielli rinascimentali, mi accorgo che sono a riuscita con questo post a malapena a farvi conoscere l’esterno del Duomo, nel prossimo ( o nei prossimi, non so quanto tempo mi occorrerà per completarlo) seguiremo le altre tappe dell’orologio cosmico,
vi saluto dalla mia dolce Pisa con il corteo storico che solennemente attraversa la città portando alto il suo vessillo glorioso
Conosciuta come Torre di Leandro ( In turco Kiz Kulesi- Torre della ragazza-) così chiamata perché erroneamente associata al mito di Ero e Leandro che ebbe invece come scenario i vicini Dardanelli
si trova su un piccolo isolotto nell’ingresso sud del Bosforo Üsküdar. ed è uno dei monumenti di Istambul così detti romantici ( cliccare sull’immagine per ingrandirla, vale la pena 🙂 )
Fu costruita in legno dall’imperatore Bizantino Alessio II nel 1110 per sbarrare l’ingresso del Bosforo con una catena di ferro tesa fra la torre stessa ed un’altra torre posta sulla spiaggia del quartiere di Manganae
Fu poi oggetto di numerosi restauri da parte degli ottomani finché nel 1763 fu eretta in pietra, a vederla da lontano stagliarsi contro il cielo rosso del tramonto sembra veleggiare incontro ai paesi del paradiso perduto…forse è traendo ispirazione da questa visione che ho scritto il testo che segue
…che nella pancia si rompe ( L’isola che c’è )
– Oggi è agosto –
più qua, più là
non so.
Tutto si è formato
ha preso pieno possesso
è ondulato e perverso
fino alla linea puntuta
e folle dove giunge lo sguardo
.Ora è sera-sera d’agosto-
di sopra di sotto
lo so.
Un argine s’adorna di cristallo
s’agita, s’increspa
una stella mi tocca la bocca
-la prima che è sorta-
Rapido, sapido
uno scintillare di spine mi sanguina
di niente
quel nulla che scende
contorto
dal ponte
e nella pancia si rompe.
Ventisqueras
la dolcezza del paesaggio è tale che si può essere presi alle volte da una sorta di stordimento, così la descrive Edmondo De Amicis:
“.Stanca quella successione interminabile di linee molli e di colori ridenti. E’ una monotonia di gentilezza e di grazia in cui tutto il pensiero si addormenta.
Si vorrebbe veder scorgere tutt’a un tratto sopra una di quelle rive una roccia smisurata e deformata o stendersi un lunghissimo tratto di spiaggia deserta e triste, sparsa degli avanzi di un naufragio”
situata al centro di questo quartiere storico di origini genovese con strade piccole, buie, strette e magiche forse è il punto culminante delle fortificazioni della grande Repubblica Marinara di Genova ed è la torre di Galata ( he già, Romani, Veneziani, Genovesi, anche la Repubblica di Pisa, il Ducato di Amalfi, la Repubblica di Ancona, il Ducato di Gaeta ebbero colonie commerciali a Costantinopoli e parte sostanziosa nello sviluppo e nel commercio fra occidente ed oriente)
Contemplare la torre nella notte, illuminata, è una vera meraviglia. E’ sopravvissuta a diversi terremoti e quando gli abitanti di Istanbul demolirono, nel XIX secolo, le mura genovesi, permisero che questa torre di favola rimanesse in piedi. E’ possibile prendere un thè per meno di un euro all’ottavo piano e, dall’alto, la vista a 360° della città è superlativa .
Chissà che non sia proprio la possibilità di rievocare un tempo lontano, nel quale la città era circondata da villaggi, amici o invasori, ponti e porti, a rendere questa parte di Istanbul così straordinaria. Dalla torre Galata i genovesi probabilmente osservavano questo misterioso popolo ottomano che viveva nella città con il porto più importante del mondo. Da una parte l’Europa, dall’altra l’Asia e nel centro Istambul
spesso i colori del cielo e del mare del Bosforo scintillano di tutte le sfumature dell’oro e allora la città che io amo definire” liquida” si trasforma in liquido oro emergendo intatta dall’enorme crogiolo di una strega
interessante farsi le due rive del Bosforo andando con un battello da una sponda all’altra con partenza da Besiktas fino al villaggio Anadolu Kavagi. Basterà acquistare un biglietto, confondersi con i turisti, e scoprire un’altra dimensione di Istanbul. Prima tappa, dopo aver superato il palazzo Ciragan (attualmente l’hotel più lussuoso della città)
e saremo ad Ortakoy con la Moschea Kalenderhane , una ex chiesa ortodossa convertita in moschea dagli Ottomani
Questo edificio rappresenta uno tra i pochi esempi ancora esistenti di chiesa bizantina con pianta a croce greca
emozionante di notte il passaggio sotto il grande ponte inaugurato nel 1973
per raggiungere la riva asiatica a Beylerbeyi che può vantare uno dei palazzi ottomani più belli ed altre preziosità qui sopra documentate
ringrazio per questa magica foto LucianoVettorato
Ho sognato della mia bella
m’è apparsa sopra i rami
passava sopra la luna
tra una nuvola e l’altra
andava e io la seguivo
mi fermavo e lei si fermava
la guardavo e lei mi guardava
e tutto è finito qui.
Nazim Hikmet
che cosa di più dolce per chiudere un post su” Istambul città romantica” di una Poesia d’amore scritta da un suo figlio?
Si staglia
appoggiandosi
all’angolo della malinconia
un rutilare dorato di nebbia
accarezzando
occhi socchiusi in vortici ovattosi
In piedi
abita la notte
nelle preziose calli
dai ponti sospesi graziati dal tempo
s’abbruma,
contaminandosi in note
a struggersi di pensieri,
errano nidi d’amore nella notturna serenata-
Ventisqueras
è da qualche anno che manco l’appuntamento con il carnevale di Venezia, e pur avendolo programmato ho dovuto rinunciare anche ora…ma non mi sono persa d’animo, ricercando foto e parole nel mio archivio e sul web vi sono volata sull’ali della fantasia ricercando emozioni mai sopite
La festa di Carnevale risale al periodo greco-romano ed è legata alle cerimonie pagane in onore del dio Saturno, per propiziare un raccolto copioso. Più tardi è entrata a far parte del calendario liturgico cristiano ponendosi tra l’Epifania e la Quaresima.il carnevale si festeggia quasi in ogni parte del mondo e pur essendocene di maestosi e grandiosi ( come ad esempio quello di Rio de Janeiro o di Viareggio) nessuno supera la magia di quello veneziano
quale altro luogo al mondo può esssere paragonato a questo?
suggestione, romanticismo e quel fascino dell’irreale che riesce a farti tornare indietro nel tempo e sentirti parte tattile ed intima di epoche perdute
puoi immaginare e sentire vera qualsiasi cosa, ti si appiccica alla pelle e ti culla di sogni
ti perdi nella sua bellezza e nel suo mistero
Il termine “carnevale” deriva da “carnevalare” (carnem levare) cioè: “togliere la carne dalla dieta” poiché dopo l’Epifania ci si asteneva dal mangiare la carne. Nel medioevo il martedì e giovedì prima delle ceneri venivano detti “grassi” e si festeggiava con ricchi banchetti e ogni tipo di sfrenato divertimento
Venezia Dama
Avverto luci distratte uncinarmi gli occhi
minuetto delle nebbie
sopra il piatto vetroso dell’onde
a circuirmi in rallentata movenza sguincia
sorge dal funebre scafo scuro Venezia- Dama
candore scisso di giglio attraversato
il baratro del tempo in calli di rimpianto
sciorina il suo velo a curiose stelle,
langue dove il suo silenzio sbatte.
Scarabocchi di vita pulsante abitano le finestre,
asciutte dai putridi venti della laguna.
Venezia piange
il suo disciogliersi è lento fra gli urli e i canti
che farò, ora io
fra questi campi e campielli?
Mi ucciderò.
D’amore. Di colori.
D’istanti.
Ventisqueras
Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell’anno solare.
Nel mondo antico, romano, la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell’impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi . Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.
In Babilonia poco dopo l’equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo.
Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c’era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa – simbolo della parte superiore dello Zodiaco – verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto con una libertà sfrenata e un capovolgimento dell’ordine sociale e morale.
gli occhi traboccano di tanta bellezza, ogni scorcio un dipinto d’autore
e quando s’approssima la notte con caldi tramonti aranciati il mistero danza sulle nubi
Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.
San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu martirizzato in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna romana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina: e da allora custodite nella chiesa di
zie Santa Maria Assunta(di cui si hanno notizie già nel x sec.) nel piccolo borgo in provincia di Pisa sono custodite e venerate circa dal XI secolo. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.
leggenda popolare
Si racconta che fino dove giunge il suono delle campane di Bientina il Diavolo non possa varcare il magico cerchio che da loro si forma e quindi chi vive al suo interno non non ha timore di essere da lui posseduto
sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni schizofrenici o alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.
Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
dimostra avversione al sacro;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
San Valentino degli indemoniati
Si svegliano i vermi nei mattini maggesi alla palude
come nei giardini il velluto acceso sulle rose
e s’ascolta
la campana grande di San Valentino degli indemoniati
chiamare
a raddoppi di misteri il sole negli azzardi cavi delle anime assorte.
Il Demone caprino, il principe Satanasso Baal-zebub, Eshmadai, Shaitan,
dai mille nomi ma sempre lo stesso
sbava, schiuma si contorce, urla e sbianca
rotolandosi nell’esorcismo del prete guardiano del busto d’argento di San Valentino
con un ultima orrenda bestemmia e un rantolo possente
fugge il maligno dall’anima ossessa che asservì al suo potere.
Giunge la notte è festa sfrenata per le vie antiche
dove la luce celeste non filtra: un risucchio di canti e danze
sbeffeggia il demone sconfitto che chiuso nelle canne dell’organo maggiore
geme meditando vendette : facile è irretire con la potenza e il denaro
pregusta nuove vittime, alleanze.
Le dame della carità ferme sulla porta della pievania
rubano quel che resta a quel tragico giorno, l’affidano
alle stelle che tremando se lo portano via. Ventisqueras
nell’iconografia il demonio è spesso raffigurato in forme orripilanti, ( Questo è di Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina)
o grottesche, Giotto Cappella degli Scrovegni Padova
personalmente lo ritengo molto meglio rappresentato in questa forma subdola affascinante e misteriosa del Tentatore, immaginato per la Passione da Mel Gibson, ricordando anche che fu un Angelo bellissimo nel paradiso chiamato Lucifero ( portatore di luce) prima della cacciata negli inferi
Nel credo islamico, i Jinn sono creature dotate di intelligenza plasmate dal fuoco, molto simili agli uomini in quanto possiedono il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male.
Un Jinn può possedere un uomo per pura malignità, oppure può farlo per altre ragioni. Secondo Ibn Taymiyya un Jinn può possedere un uomo perché vuole sperimentare il mondo, per motivi di desiderio o amore; in tal caso può non avere cattive intenzioni o può non rendersi conto del male che causa. La possessione può, diversamente, essere effettuata per vendetta, poiché si dice che gli Jinn siano facili all’ira, specialmente quando credono di essere stati colpiti apposta (dato che gli Jinn sono invisibili all’uomo, una persona può accidentalmente causar loro del male senza saperlo).
L’Induismo crede che la dea Kali o le sue varie incarnazioni possano entrare nei corpi di esseri viventi, perciò la possessione è considerata una condizione di maggiore santità. I posseduti sono venerati e a loro sono richieste benedizioni. Se tuttavia lo spirito rifiuta di andarsene dopo qualche tempo l’esorcista del villaggio viene interpellato allo scopo di far uscire lo spirito.
Nello Shintoismo molti youkai sono capaci di possessione demoniaca, ad esempio le kitsune.
La Wicca ammette la possessione ma non prevede esorcismo, poiché ritiene che nessuno spirito, persona, cosa siano per propria natura “cattive”.
ma voglio rendere omaggio e giustizia al paese di Bientina, che anche se non ha grandi particolarità architettoniche o storiche ha dintorni di bellezza bucolica
lo splendore dei vigneti
e la grazia malinconica del padule di Sexutm già nominato nel post di Vicopisano
dove con grandi quantità di uccelli acquatici stanziali e migratori si possono sempre fare incontri emozionanti e gentili
ma ora parliamo dell’altro San Valentino, quello conosciutissimo in ogni parte del mondo come Patrono degli innamorati
San Valentino Vescovo, i suoi resti sono custoditi a Terni sua città natale (176-273) nella basilica che porta il suo nome, recatosi a Roma, per predicare e fare proseliti, fu arrestato, lì ancora si perseguivano spesso uccidendoli gli apostoli di questa nuova strana dottrina che si cibava del corpo del suo Dio ( la comunione) ma che al contempo ricusava ogni forma di violenza, Per paura che la folla dei suoi seguaci insorgesse fù portato lontano dalla città, flagellato ed in seguito decapitato dal soldato romano Furius Placidus
nel martirologio romano il Santo è festeggiato il 14 di febbraio e da qui il giorno della festa degli innamorati, questa ricorrenza si è cominciata a celebrare circa due secoli dopo la sua morte, nel 496, quando papa Gelasio I, decise di sostituire la festa pagana della fertilità in cui venivano celebrate orgie ( i lupercalia dedicati al dio Luperco ) con
una serie di appuntamenti culturali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici volti a mantenere sia la dimensione religiosa delle celebrazioni del Santo, sia quella civile delle iniziative ispirate alla sua forza evocativa
per la tradizione San Valentino unì in matrimonio un centurione romano Sabino, con una giovane cristiana,Serapia, gravemente ammalata e prossima alla morte,i due giovani erano così innamorati che non volevano essere separati così dopo la celebrazione del rito entrambi si addormentarono serenamente restando uniti per sempre.
Terni 14 febbraio, festa di san Valentino
Un’altra leggenda narra che Valentino, graziato ed affidato ad una nobile famiglia , compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere”, Il santo quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole-il tuo Valentino-
se un pò avete imparato a conoscermi sapete che non sono una grande entusiasta delle feste dettate dal consumismo ( o dalle loro esagerazioni) ma penso anche che tutto ciò che conduce all’armonia dei sentimenti non deve essere dimenticato
Le dèmon, dans ma chambre haute, ce matin est venu me voir
Pochi Poeti e autori riescono a rapire i miei sensi per farmi viaggiare come lui nell’In Finito , non riesco a fuggire il suo immenso fascino e quasi ad ogni suo pezzo mi si smuovono dentro parole ed emozioni, si che mi riesce facile ovviare alla gravità del peso della vita e fuggo leggera …oltre
…vorrei potesse perdonarmi questo atto d’amore verso la sua Arte
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
” …chi ha ucciso quel giovane Angelo che girava senza spada” De Gregori tratto dal testo di Festival
A Luigi Tenco Angelo e…Principe mai conosciuto e…mai dimenticato!
Lontano, lontano
A questa moltitudine di cose
sedute nel selvaggio movimento delle ore
nessuno può indietro tornare
io sola
a me tolta e remota, vagabondo muta.
La musica zampilla di rosso,
violenza di pagliuzze dorate negli occhi
urlano sciami di strofe, nere nel tuono dorato
a gemere oltre, lontano…lontano
Ventisqueras
nei primi anni, prima che la manifestazione assumesse dimensioni internazionali il festival si svolgeva nella sala delle feste del Casinò municipale, fu poi trasferito al teatro Ariston
immagine emblematica di Sanremo la statua della Primavera che si trova sulla passeggiata dell’ Imperatrice, ai tempi del massimo fulgore della cittadina rivierasca dai lussuosi alberghi situati nei paraggi, la notte scendevano a piedi per recarsi al Casinò con splendidi abiti da sera, ( le signore ostentando con noncuranza gioielli da favola) gli ospiti che rappresentavano il massimo della ricchezza sfrenata dell’epoca… immagine davvero impossibile da ravvisare per i tempi che corrono, dove non bastano guardie del corpo armate a proteggere i vips che hanno sostituito la grande nobiltà di allora
Benazir Bhutto e i monaci del popolo tibetano simboli di lotta per la libertà
LIBERTA’ VERITA’ RELIGIONE
QUANTI DELITTI SI COMMETTONO NEL VOSTRO NOME
oui, JE SUIS également CHARLIE
non amavo particolarmente quel tipo di satira blasfema e spesso volgare, anche se spesso mi faceva ridere, ma questa parentesi atroce della storia fa davvero raggelare il sangue nelle vene, quindi ogni essere umano che si sente tale non può che riconoscersi in questi uomini liberi sacrificati sull’altare della mera e inutile crudeltà
Politis lachrymis ( La storia siamo noi)
Distratta si perde fra la neve la riva del fiume
d’arancio liquido l’alba irrora le cime
m’ingloba
un fitta lancinante di bellezza nel nuovo del suo grembo
mi fa embrione intrappolando
le vene con preciso salto che al vecchio
s’oppone, il nero fardello dei corvi
dall’alto in calata
sempre mi sorprende
ammutolita estasiata.Sembra distorcersi succedendosi l’aculeo nascosto
di un giorno come un altro
porta notizia dell’anno che verrà.Generali dell’aria combattono, scrollano
dai candidi racemi nelle abetaie sogni chiusi
in uno stelo di ferro per condurli alle talpe che
vivono cieche in cunicoli sottoterra
di un giardino pensile di rose canteranno
in Babilonia
ah, gli oracoli di Tiresia ora uomo
ora donna!
il flagello eterno della gente in movimento, monaci
dalla veste rossa e arancio incolonnati nell’indifferenza
dei Profeti
e dal sangue di Benazir che si coagula sul velo
bianco
mattoni oscuri il tempo assomma: si sgretoleranno
a lasciar passare quella farfalla
dal foro di fumo degli anni che verranno
e noi
che restiamo saremo
la storia
chicchi di sabbia e di grano.
Ventisqueras
Era partito per caso ( Pablo )
Era partito per caso
– forse anche lui si chiamava Pablo –
non era tornato, la chiazza d’amore, rossa sul cappello
dimenticato sopra la panca dell’orto
– erano maturati i fichi –
a fronte
una minuscola marina silenziosa
– la luna di brina… come aveva sobbalzato!-
Uccido
questa emozione di carta
alle gambe rappresa -che si fermarono
mentre camminavi e ti chiamavo Pablo
Era partito per caso
legando tutte le stelle della piccola marina
con uno spago
[ e la luna: catturata! nella tela luccicante
di un ragno aveva sobbalzato ]
ma non era tornato.
Ventisqueras
La luce cade a pezzi ( BellAmore )
Mi ascolti?
No
non ti sento
la luce cade a pezzi si scontra contro un cielo di giglio
giù dal lampione spento
si sgretola
sussulta
traballa
no
non ti sento, neanche la luce mi parla
polvere di nebbia rotola
si fa sasso di un autunno levigato di ruggine
a foglie
nessun segreto svelato dal lampione
né dalla luce che si tace, guardavo il buio dalla finestra
mi toccava una mano ( la tua? )
nascosta oppure non c’èra chissà
no
non ti ascolto
le mie dita si stanno aprendo vogliono sfiorare
quella mano che ( non) mi sta toccando
sono
rami del viburno che cerca in una strategia di vento
di passarmi l’autunno ( che mi pressa sul collo)
poi cadono a pezzi
singhiozzando
no
non ti sento
sei fatto di vento , forse domani
mi verrà da piangere
forse, chissà
Ventisqueras
stavo finendo questo post e mi ha raggiunta la notizia della morte improvvisa di Pino Daniele parlando di grandi cantautori italiani non potevo non lasciargli un ricordo e un saluto commosso in bianco-celeste i colori della sua anima napoletana, ciao Pino
negli ultimi giorni del 2o14 un altro Pino ( Mango ) anche lui da me molto amato se n’è in tutta fretta andato…che stia loro stretto questo mondo con così poca dimensione umana? forse nel loro oltre avranno una musica più intensa e lieve da cantare
questa magica visione ( se cliccate x ingrandire lo sarà ancora di più) è quella di Campitello di Fassa il paese della Val di Fassa nel trentino che ho scelto come casa della mia anima…e non venite a dirmi che ne esistono di più belli nell’intero globo terracqueo perché non riuscirete mai a convincermi! la fiaccolata che i maestri di sci e guide alpine di Campitello organizzano il 31 dicembre per salutare l’anno vecchio e render onore agli ospiti ,partendo dalla frazioncina di Pian che è l’unica località del trentino ancora interamente originale nelle costruzioni di legno, scendendo lungo il bellissimo tracciato della Via Crucis fino a raggiungere la valle
non è mia abitudine inviare post dal luogo delle vacanze, ma il mio PC è andato in tilt e non ho potuto come previsto passare a salutarvi nei vostri blog per gli auguri delle festività 2014-15, spero con questo vorrete perdonarci ( il mio Pc e me di questo inconveniente) ed eccomi qui ad anticipare l’arrivo del 2015
Della linea simmetrica ( Luce)
Si scioglie la luce dell’inverno, al sole
uno stretto nodo l’aveva legata a sette corde di colore
ora schianta tende segrete, irrompe e dilaga.
Taglia, spada dolce e acuminata
è metallo di silenzio nel candore nevoso,
la vedo scuotere l’assoluto, vibrare, della linea simmetrica
dove fluidifica il dolore.
Niente è come può sembrare:l’albero, la foglia, la vita
l’amore
solo la luce di se stessa vive, nulla in lei cambia, niente muore.
Ventisqueras
datata? ok…ma sempre tanto romantica 🙂
..ma tu che vai, ma tu rimani/Vedrai la neve se ne andrà domani/rifioriranno le gioie passate/ col vento caldo di un’altra estate
Fabrizio De André
prima di amare impara a camminare sulla neve senza lasciare tracce
( proverbio turco)
Cime dolomitiche
Strette, incollate a un invincibile
stupore rosazzurro troneggiano
le vette denudate, fiori d’avorio semi-eterno
sbocciano tra clamori
a smuovere rondini di vento
Ventisqueras
avete mai passato la notte di Capodanno in un rifugio?
è un’esperienza indimenticabile
il mondo e tutti i suoi clamori sono lontani, laggiù nella valle ricolma di luci e fuochi d’artificio, sopra di noi solo le stelle e quel respiro puro che ci avvicina all’infinito
si sale con la funivia, ma se fai tardi al ritorno devi scendere con gli sci o ( questo dipende dalla tua sobrietà) col gatto delle nevi
lo scorso capodanno lo passai immersa nella folla aVenezia, è vero, splendidissimo…ma sono certa che amerò molto di più quello di stanotte
guardate che amore! questo era il gufo-guardiano della funivia!!!
e questa regale aquila? forse era un guardiano di sogni—-
e in tutta questa Bellezza e questa pace ci vogliamo dimenticare di tutte le tragedie che ci accadono intorno? lo so, non si può mitigare il dolore con un pensiero, una dolce canzone, una preghiera al bambin Gesù…però, il cuore è triste ed anche nella festa non si può fare a meno di ricordare…
Come ogni giorno qui il sole sorge sempre dal mare, Ponza, al centro di questo incantevole arcipelago s’infuoca , nella sua tipica forma a mezzaluna ha a nord est l’isolotto di Gavi, posto sulla testa come un cappello
nel post precedente ho accennato alle origini antichissime della colonizzazione dell’isola di Ponza e del suo arcipelago, nel medioevo fu un fiorente centro religioso e commerciale, nell’isola di Palmarola morì addirittura un papa: Silverio che è tuttora patrono del comune di Ponza,
Grazie all’opera dei monaci benedettini fu eretta l’abbazia di Santa Maria, ma ben presto queste opere vennero vanificate durante le feroci razzie dei pirati saraceni.
Nel 1542 re Carlo V di Spagna concesse l’isola a Pier Luigi Farnese dei Duchi di Parma( che ne erediteranno il titolo ), perché fosse difesa dagli attacchi dei pirati che fino ad allora non erano mai cessati, dopo che nel 1534 Kahir-ad-Din ( detto anche il pirata Barbarossa)ebbe messo a ferro e fuoco l’isola,
nel 1552 una nuova incursione del pirata Dragut portò morte e distruzione a Ponza. Dopo un breve periodo di presidio austriaco, Carlo III di Spagna Re di Napoli cedette l’intero arcipelago delle Ponziane al figlio il quale iniziò una intensa e proficua colonizzazione importando numerose famiglie da Ischia, i cui discendenti ne sono gli attuali abitanti.
Tra i principali obiettivi borbonici vi fu anche la difesa dagli attacchi corsari e nel 1757 una flotta di navi napoletane cui si erano unite anche navi maltesi e pontificie sconfissero presso l’isola di Palmarola un manipolo di navi turche e da allora la zona divenne sicura
.Nel 1813 Ponza fu raggiunta dalla spedizione di Carlo Pisacane: impadronitosi del vascello Cagliari che faceva spola fra il capoluogo sardo e Genova,
liberati i detenuti del carcere fra cui si contavano poche decine di patroti, i rimanenti ( nel totale di circa 300) erano delinquenti comuni che però si unirono a lui per la spedizione contro il regno delle Due Sicilie comportandosi da eroi, spedizione che poi fin tragicamente dopo lo sbarco di a Sapri.
Solo nel 1861 dopo la sconfitta del regno delle Due Sicilie da parte di Giuseppe Garibaldi Ponza e le Pontine furono annesse al Regno d’Italia. Nel 1928 il regime fascista destinò l’sola a luogo di confino per gli oppositori politici,
fra i quali si ricorda Sandro Pertini che poi diventerà uno fra i più amati presenti della Repubblica Italiana.
ogni roccia qui ha la sua storia, il suo nome, la sua leggenda, questa dalle grandi fenditure è Spaccapulpo, nome tanto duro quanto dolce e armonioso è il suo aspetto, vi si evince tutta la fantasia dei vocaboli marinari napoletani che qui hanno una notevole ascendenza, questo grande scoglio che si erge a Cala dello Schiavone e riproduce un perfetto arco naturale scavato nel tufo è uno dei molti monumenti naturali dell’isola
questa invece è quella che da molti viene considerata la più bella spiaggia al mondo,Chiaia di Luna ( come non amare questo che è anche il nome della mia Musa?) chi per anche una sola volta ha visto le bianche falesie riflesse nell’incanto azzurro può benissimo comprenderne il perché
famosi sono anche i faraglioni e la scogliera di Lucia Rosa,che prendono il nome da una tragedia d’amore veramente accaduta nel XIX secolo, Lucia una ragazza innamorata di un misero contadino e impedita nel suo amore si gettò da queste rocce suicidandosi, unendo per sempre il suo nome e la sua storia a questi luoghi meravigliosi
Pena fatta di te
Pena fatta di te si scioglie in lacrime d’azzurro
celando nubi tristi di pensieri che evaporando
salgono verso l’alto
In quel denso ( e denso e denso ) vortice di vento
s’alza un silenzio contorto
dolore straniero di chi ormai è solo ( e solo e solo)
aggrappato a una pena fatta di te che si scioglie
per sempre in lacrime d’azzurro
Ventisqueras
Il faro della Guardia
ci sono luoghi su questa nostra terra dove il confine con il cielo sembra farsi più lieve e sottile, dove si ha la netta percezione di essere più vicini al significato delle cose
uno di questi è senz’altro Il faro della Guardia con una lunghissima storia da raccontare nella quale forse le persone hanno a lungo sofferto e pregato in solitudine…immaginiamo le grandi tempeste e il fragore dei marosi nel buio della notte
tutt’ora appartenente alla Marina Militare Italiana e quindi perfettamente funzionante. è stato inserito tra i primi 6 beni italiani ( FAI ) di grande interesse storico e culturale che devono essere salvati e salvaguardati dal degrado e dall’abbandono
in questo video le straordinarie scene dove il Maestro Federico Fellini racconta nel film Amarcord il passaggio del transatlantico Rex, atteso dai pescatori all’isola di Ponza proprio al Faro della Guardia, ed il video che è stato costruito su queste scene è magnificamente Felliniano mi complimento con gli autori!!!
Il faro del delizioso porto detto anche della Dragonara, dove in estate si cullano molte barche dei vips in vacanza
è ben risaputo come gli antichi romani avessero il grande culto delle terme e quindi non potevano mancare su questa che era anche la loro isola delle vacanze
numerosi resti di ville romane si trovano sull’isola, un acquedotto di vasche , fra cui la grotta detta di Pilato
ci sarebbero ancora un’infinità di cose da farvi vedere e da raccontare, ma preferisco lasciarvi con negli occhi queste immagini che a malapena riescono a raccontare l’incanto di Ponza, promettendovi che tornerò in seguito a farvi visitare anche le altre isole dell’arcipelago Pontino, nei prossimi post, visto che si avvicina il Santo Natale avrò altro da dire ,
ancora mi scuso per il perdurare della mia assenza, spero prima o poi di potervi uno ad uno ringraziare ed abbracciare