canta un antico song della tradizione fiorentina…E se non siete mai stati a Firenze cercate di essere lì in una notte stellata
salite al piazzale Michelangelo e contemplate la città in silenzio in tutto il suo splendore.Santa Maria Novella come isola felice risplende sui tetti addormentati
Ph.Gabriele Mantellini 👏👏👏❤
a volte è la Dea Diana sta a dondolare su una esilissima falce di luna in sorprendersi sospesa sullo spettacolare complesso del Duomo di Santa Maria del Fiore e del campanile di Giotto
altre la Dea si fa piena e rotonda e si ferma incantata sulla cima della cupola proprio lassù dove la Croce svetta come a fermare il tempo
è nel’ora che tutto raccoglie il rosso del tramonto che l’ardita sagoma del Davide si staglia oscura troneggiando
o si fa appoggiare dal’indiscreta luna sul tardi, un sospiro innamorato sulla spalla
Ph.Enrico Fontanelli ❤👏F
in centro allumano le luci alle finestre mentre decrescono i passanti
il fiume accoglie tutti i colori del cielo e li raduna sotto i ponti
l’ultimo bacio del sole al Ponte Vecchio
e la notte danza tra lo splendore dei ponti che sembrano scorrere sul’Arno al’ infinito
…Siamo agli Uffizi. ..che dite entriamo senza farci vedere?
Tra le grandi Opere d’Arte capolavori unici universalmente conosciuti ho scelto due dipinti di minuscole dimensioni colmi di Bellezza e fascino che m’incantano e commuovono
Masaccio 1401/1428 “La Madonna del Solletico” chiamata cosi per il moto giocoso della Madre verso il figlio…difficile vedere in un dipinto un gesto così dolce disceso alla dimensione umana 💕
È di
Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai soprannominato Masaccio, questo capolavoro di minuscole dimensioni ( 24×18 cm.)stupefacente per la perfezione racchiusa in cosi poco spazio.Il dipinto era stato commissionato per la devozione privata del cardinale Casini per questo viene anche chiamata Madonna Casini.Non si hanno notizie sulle vicende antiche del quadro ma fu per ben due volte trafugato ( la prima dall’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale, ed entrambe le volte recuperato da R. Saverio. Riscoperto soltanto nel 1947 il primo ad attribuire al Masaccio ( uno dei precursori del Rinascimento a Firenze) fu nel 1950 il Longhi.
È agli Uffizi dal 1988.Elemento particolare il corallo rosso al collo del Bambinello: amuleto di origine antichissima.
Rosso Fiorentino “Putto che suona” o “Angiolino musicante” olio su tela 39×47 datato 1521 firmato Rubenus Florentinum
Rosso Fiorentino al secolo Giovan Battista di Jacopo Gasparre uno tra i maggiori esponenti degli “eccentrici fiorentini”pionieri del manierismo, fu allievo di Andrea del Sarto
agli Uffizi dal giugno 1605, prima che se ne scoprisse la firma durante un restauro il dipinto fu erroneamente attribuito al Beccafumi
tocchi di rosso a ravvivare l’opera di grande estrazione cromatica esaltata da scintillanti passaggi chiari conosciutissima a livello. mondiale.
La denominazionè “ARTE NOUVEAU” venne coniata in Belgio per questo stile conosciuto in Italia anche come LIBERTY o Floreale.È stato un movimento risalente alla fine del sec.XVIII fino agli anni 20 del XIX che ha coinvolto tutte le arti con grandi esponenti,
fu anche una dottrina filosofica
questo stile cosi elegante ed armonico mi ha sempre coinvolta moltissimo in tutte le sue forme.I gioielli sono una di queste, rappresentati da grandi creatori come il francese Rene’ Lalique o l’italiano Bugatti. Questo delizioso orecchino in oro e smalti ne coglie tutta la raffinatezza
e che dire di questo pendente con perle dalle nuance delicate?
il pettine con amesiste è una delle mie passioni!
mentre il collier con fili di perle, filigrana d’oro e smalti lo vedo portato con eleganza da una grande dama
bracciale con lapislazzuli platino e piccoli brillanti in armoniche evoluzioni
questa spilla con orchidea è una piccola magia💖
Rene’ Lalique collana in oro smalti e filagran
tre magnifici esempi di raffinatissime vetrate
ROMA VILLA TORLONIA
Museo “La casina delle civette” tra Liberty esoterismo e magia
Una vera chicca in una Roma desueta nascosta nel parco di Villa Torlonia.Il villino a dir poco fiabesco fortemente voluto dal Principe Goivanni Torlonia jr.scontroso ed amante del’ esoterismo
fu lui a trasformare quello che nasceva come “capanno svizzero” in un villino dallo stile eclettico così fantasioso da farlo apparire come visione di un colorato sogno
così diverso dalla sontuosa e principesca dimora residenziale.Grandi finestre, porticati, tetti spioventi con tegole in cotto smaltato, archi, archetti, scale, scalette. ..Ancora definirla fiabesca pur se scontato è il solo termine che le si addice
il nome deriva dalla presenza un po’ ovunque di immagini di civette, ripetute in ogni modo:soprattutto nelle magnifiche vetrate ideate nel 1916 da Duilio Ciambellotti.La civetta è un uccello controverso chi dice porti sfortuna e che il suo canto preannunci la morte ( io ne ho una nidiata sugli alberi del vicino boschetto, le sento ogni notte…avrei dovuto essere passata a miglior vita da mo’😁😂😃😂)per greci e romani era espressione di saggezza e sapienza, la dea Atena /Minerva era spesso raffigurata con una civetta o un gufo sulla spalla, nel Medioevo era uno dei simboli della stregoneria, tuttora lo è del’esoterismo.
Al terzo giro di chiave si apriva la notte
una luna di latte porgeva i suoi seni di luce
a nubi rosate e soffici
dal boschetto profumato delle acace
era l’ora dello sfarfallare delle civette e dei gufi
danzavano veloci tra i rami con lo stesso
ritornello cuccumio cuccumio cuccumio…
Ad ascoltarle solo le stelle
Al terzo giro di chiave si richiudeva la notte
lasciava cadere il suo nero mantello
e l’alba appena desta mandava a dormire le creature del buio addormentando
tutti i sogni
Ventisqueras
le vetrate la parte più bella del Museo
fantasiose, eleganti, luminose colmano di riflessi angoli e pareti
autoritratto del Maestro non di certa attribuizione, mi piace ricordarlo così
❤quest’anno ricorrono i 500 anni dalla morte ( 2 maggio 1519 ad Amboise) del più Grande Genio mai conosciuto al Mondo LEONARDO DA VINCI…Il fatto che sia venuto alla luce a pochi km da dove abito io e passeggiato e visto sorgere albe e stelle, respirato la mia stessa aria mi fa sempre emozionare….il piccolo borgo di Vinci immerso nella bellezza dei colli e sovrastato dal Castello dei conti Guidi è meta continua di reverente pellegrinaggio per conoscere i luoghi che hanno visto il passaggio di questa Stella luminosa
ammantato di neve è ancora più suggestivo
dal monumento a lui dedicato traspare la severa Rocca
il casolare in pietra dove è nato e vissuto con il nonno che lo ha riconosciuto ( figlio illegittimo di suo figlio Ser Piero notaio in Firenze ) e tenuto con sé fino all’età di 9 anni quando per le sue grandi doti artistiche è stato indirizzato verso la Bottega del Verroccho presso cui già lavoravano illustri esponenti della pittura rinascimentale
i volti purissimi dei suoi Angeli ci raccontano che hanno visto il Paradiso
questo mio piccolo e frettoloso omaggio si concentra su due quadri che io particolarmente amo proprio per la Bellezza dei suoi Angeli che mi rappresentano la parte spirituale e incontaminata dell’essere umano
il primo è “L’Annunciazione ” del 1473/75
che si può ammirare alla Galleria Uffizi in Firenze
di cui aggiungo in sequenza qualche altro squisito particolare
L’Ave di Guido Valeri
La campana ha suonato
e l’Angelo è venuto.
Lieve lieve ha sfiorato
con l’ala di velluto
il povero paese;
v’ha sparso un tenue lume
di perla e di turchese
e un palpito di piume;
ha posato i dolci occhi
sulle più oscure soglie…
Poi, con gli ultimi tocchi
cullàti come foglie
dal vento della sera,
se n’è volato via:
a portar la preghiera
degli umili a Maria.
questa dolcissima e ingenua Poesia imparata a memoria con le prime nozioni alle elementari mi ha catapultata nel mondo degli Angeli…Era come ci fosse un piccolo segreto tra loro e me…poi li ho riconosciuti in questi due dipinti di Leonardo e ogni tanto li vedevo comparire nei grandi prati di margherite a primavera ( ora vi hanno costruito ville con piscine )
o mentre coglievo profumate viole mammole, specchiarsi nelle pozze d’acqua delle prode…Se dicevo di vederli mi accoglievano con un sorriso ma io lasciavo perdere mi bastava di essere la sola a conoscerli.Col tempo dell’infanzia se ne sono andati insieme all’innocenza eppure qualcosa di loro continua a restare in me e i dipinti di Leonardo a ricordarli
l’Angelo della “Madonna delle rocce” è l’altro da me conosciuto
una perfetta visione
angelica
riflessa nella Poesia di questo quadro esposto al Louvre -Parigi -e datato 1483/86 di cui ne esiste un’altra versione esposta alla Nathional Gallery di Londra.
quello muto che mi schianta i fianchi quando mi stringi
occhi, occhi grandi nuca e foce di non pensarti
gettarmi alle spalle un pugno di farfalle
stanotte è vento e luce-luna appena-appena
se smette il vento piove a impronte colorate
strisce senza vetro, acqua e lenzuolo, lenzuolo che scivola di seta
un’altra notte senza te e io senza di te mi manco
mi manco tanto.
Ventisqueras
a fili volanti di strass
Solca nuvole viola
il pianto notturno
della pioggia
a primavera,
vi apre un varco
con dita luminose
la chiglia sognante della luna,
lascia cadere l’argento:
fa magie sui prati, veste le margherite
a fili volanti di strass
e le tele di tulle dei ragni in collane
di scintille festanti.
Ventisqueras
sex
Saliva mistargento ingoio
sabbia come un letto
piega l’onda ermafrodita il limite della battigia
al suo volere ingordo
piccole luci a fottersi
le curve sinuose del quieto golfo
Ventisqueras
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù! Gabriele D’Annunzio
Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole Charles Baudelaire
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri! Giacomo Leopardi
i tre dipinti che ornano i canti alla luna di tre amati Poeti così onirici sono di un altro grande innamorato della luna Christian Schloe
Il mio blog era nato esclusivamente per la Poesia…e ogni tanto me ne ricordo
il Palazzo Comunale, chiamato anche nuovo Palazzo del Podestà o Palazzo del Popolo e la torre Grossa, salendovi in cima si ha un panorama mozzafiato!
Il Palazzo Comunale, sede del governo di San Gimignano, fu costruito nel 1288. Ampliato nel 1323, divenne sede del comune dopo che esso aveva avuto luogo nel vicino Palazzo vecchio del Podestà, . Al primo piano è in bella mostra un terrazzo che poggia su mensole antiche, dal quale il podestà parlava alla folla. L’edificio ospita il museo civico dal 1852, dove sono esposte grandi opere dei maggiori artisti fiorentini e senesi del XIII e XVI secolo
fra cui spiccano il pregiatissimo e famosissimo crocifisso ligneo di Coppo di Marcovaldo
i “tondi” dell’annunciazione di Filippino Lippi
La sala Dante deve il suo nome al breve soggiorno del Poeta del 1300, quale ambasciatore della Repubblica Fiorentina egli perorò davanti al podestà e al consiglio generale la causa di una lega guelfa Toscana.
La sala è decorata dalla grandiosa Maestà di Lippo Memmi (firmata e datata 1317) ispirata a quella più famosa dipinta dal cognato Simonr Martini nel Palazzo Pubblico di Siena
lo splendore degli ori nelle aureole dei santi e degli angeli illumina l’azzurro della Maestà
impossibile darvi sia pure una piccola visione di tutti i tesori qui esposti…( perché non venite a vederli di persona ? 🙂 questa è la camera del Podestà
si trattava mica malino, no?la porta è vecchiotta va bhe, ma bella rinforzata
ed ora qualche magica visione della strabiliante architettura del chiostro interno
ogni volta che passo non mi sogno nemmeno di dimenticarmi di fare incetta di qualche bellissimo pezzo di ceramica che qui, ommioddio, sono davvero da urlo!
attraversata tutta la città da sud ovest ora siamo a nord est, ed eccola Porta San Giovanni con il suo consueto affollamento di turisti
il sogno medioevale sta per finire
e facendo il giro esterno delle mura
ritornerò a recuperare il meno romantico destriero metallico e rombante del nostro secolo
riappropriandomi della realtà
eppure… non voglio completamente distaccarmi dalla fiaba e aspetto la notte in una piccola osteria fuori porta in attesa della magica visione delle belle torri alte e fiammeggianti…un modo più dolce per un arrivederci
si leva il sole con una soffusa nebbia che rende i collie le colline un sogno lieve
bussa il sole alla finestra del mondo
toc toc
un mare di fiori lo sta accarezzando
gira e rigira lo stanno sempre seguendo
nel corso del suo cammino
sfiorano meraviglie in tondo
Ventisqueras
e il pieno sole, salendo dalla via volterrana anche oggi dispiega e svela tutta la maestosità del paesaggio toscano
si entra dalla porta pisana ( San Matteo, ma è detta comunemente così perchè vi si arriva dalla parte di Pisa ) di primo mattino, l’auto relegata nel parcheggio, le strade deserte, si entra in pieno medioevo, il rumore dei mie passi solitari fa eco ai fantasmi delle generazioni passate che sembrano far folla con me alla scoperta degli ultimi tesori scelti fra i mille, cui raccontare
piazza del Duomo in tutta la sua preziosità si appresta a svelarci i suoi segreti, le belle torri già conosciute nell’altro post sono schierate come guardie d’onore
fulcro della città è la spettacolare piazza del Duomo con i grandiosi monumenti: Il Palazzo Comunale chiamato anche Palazzo nuovo del Podestà e,
salendo una ripida scalinata la Collegiata di Santa Maria Assunta o più semplicemente il Duomo, costruita nel 1148 è considerata uno dei più prestigiosi esempi di romanico toscano
dal lato opposto della piazza il Vecchio Palazzo del Podestà ( che non ha più questa funzione ma è divenuto un museo ) con la torre Rognosa, un tempo proprietà della famiglia Ghibellina dei Salvucci
osserviamole anche nella loro fantasmagorica veste notturna
la luce del cristianesimo irradia fasci di strie iridescenti nella penombra della magnifica collegiata
Fede
Il mio cuore si riempie d’acqua
cielo di nubi d’inchiostro
mi si schianta addosso
-sto forse annegando?-
aggrappata a un filo di vento
m’accorgo che sto pregando.
Ventisqueras
completamente affrescata dai maggiori artisti senesi e fiorentini dell’epoca
da perderci gli occhi…e l’anima si fa leggera, leggera
la chiesa è costruita su tre navate i grandi pittori dell’epoca espressero il meglio della loro Arte:Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio Bartolo di Fredi, Taddeo di Bartolo,
ma esistono anche sculture in legno ed tante altre opere di grandi artisti del tempo, per citarne solo uno Jacopo della Quercia
magnifico il Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo
Santa Fina, figura locale portata agli onori degli altari ( nella collegiata il Ghirlandaio narra la sua vita con bellissimi affreschi) di lei si racconta una gentile leggenda-miracolo, ella morì in giovane età minata da una grave malattia che le procurava atroci dolori e la costringeva a stare immobile nel letto, nonostante questo chi andava a visitarla usciva da lì consolato e confortato nessuno la sentì mai emettere un lamento, nel giorno della sua morte quando fu tolta dal suo letto per le solenni esequie il letto improvvisamente fiorì tutto di violacciocche che si propagarono subito anche tra gli interstizi delle pietre della città, per questo miracolo
ora sono comunemente chiamati ” i fiori di Santa Fina”
naturalmente San Gimignano abbonda di splendide architetture religiose medievali questa è la facciata in mattoncini e volte ad arco di San Bartolo
lo spettacolare interno di Santa Maria dei Lumi ( non trovate incantevole la sua titolazione? ) si dice dovuta ad una apparizione miracolosa avvenuta circa nel 1500 ai Sangimignanesi
misteriosamente avvolta di fantasmagoriche luci certo di origini divine
altro stupendo portale quello della chiesa di San Francesco in stile romanico- pisano- lucchese eretta circa nel XII sec in origine dedicata a San Giovanni,( costruita nell’omonima, ma poi tuitolata al Poverello di Assisi ) di cui si è conservata solo la parte inferiore
in questo dipinto si può vedere come fosse stata la chiesa alle sue origini
in mezzo a tutti questi pregevolissimi repeti storici penso non debba affatto stonare l’immagine molto attuale di uno splendido micione!
ma per lalutarvi ed invitarvi al prossimo post è certo più adatta una immagine ” turrita” sotto un cielo imbronciato, a presto
Keukenhofnel paese dei tulipani il parco fiorito di KeuKenhof è sicuramente l’immagine idilliaca di questa nazione e di questo straordinario fiore così elegante e fantasioso nelle diverse ibridazioni
le immagini che seguono ne sono un chiaro esempio e non hanno bisogno di molte parole
ma solo seguirne incantati il gioco delle forme e dei colori
ringraziando, grati ed ammirati lo splendore della natura
e la straordinaria abilità dei maestri floricoltori che hanno eccelso in questo omaggio ad un loro grandissimo conterraneo
che assume grande grazia e spettacolarità nel barchino carico di ortaggi coloratissimi esposti con mirabile eleganza
a malincuore salutando questa festa di colori da una magica aiuola di lilium rosa
per tuffarci in un’altra magia dei rosa tenui e sfumati di nuvole sognanti sopra il cielo di Delft in uno del più grandi capolavori di Jan Vermeer
estasiandoci nella ingenua sensualità della sua servetta-modella con l’orecchino di perle
ritornando con la memoria a percorrere i quieti canali romantici dove il tempo sembra essersi fermato
visioni rubate qua e là a scoprire l’animo segreto della città
o in cerca di guglie, rotondeggianti e medioevali
o queste appuntite e ricciolute, che ricordano i giochi di bambini sulla spiaggia mescolando sabbia e acqua e a sgocciolarla con le dita per cosstruire fragilità effimere
il ricordo più vivo del passaggio da questo angolo incantato è il frusciare dei remi sulle acque limpide accompagnato da un ininterrotto cinguettare di uccelli
anche le case erano silenziose, sembravano disabitate, posate lì come ornamento. un paese incastonato nell’acqua e nel verde in un tripudio di fiori, un luogo che forse è esistito solo nei miei pensieri
occhieggiavano tra i ponti di legno, ad ogni angolo una visione
una pace profonda che dava un leggero senso di capogiro
Le orme leggere del tempo
Orma di luce colma
t’allaghi di schiuma
breve scintillio
d’istante che profuma
poi tutto ritorna
languendo
nell’abito oscuro
del tempo
Ventisqueras
L’Olanda oltre che il paese dei tulipani quello delle biciclette, e voglio chiudere questo post con la dolcezza di questa immagine-simbolo
Zie je snel (ik hoop) het land van tulpen
ho programmato questo post per la prima domenica di settembre, sarò ancora in giro, ringrazio tutti coloro che hanno ancora la pazienza di seguirmi, ed auguro a tutti i miei lettori un dolce mese
Il primo post del viaggio in Normandia lo dedicai alle scogliere di Etretat e con quel magnifico ricordo concludo e saluto quell’angolo di sogno
dove andare? ogni destinazione era perfetta…difficile scegliere,
ma la meta era già prestabilita…non come quest’anno che non so ancora dove andare
mi chiesi :toc…toc…provo a bussare? mi faranno entrare? si potrebbe affacciare una delle belle dame in bianco e in trine di Monet…
oh! ma che peccato! non c’era nessuno erano tutte uscite lungo il fiume a passeggiare o a pescare 🙂
nel fiorito giardino blu del Pittore della luce e dei sogni le potrò sempre ritrovare….
allora optai per girellare in una qualche incantevole strada con le case a graticci e tanti fiori da farne un piccolo angolo di paradiso e incollarci cartoline a cuore
ancora più incantevoli se si specchiano vezzose in un piccolo silenzioso rio
scorci di vicoli antichi o sontuosi palazzi formavano un mix da far girare la testa
per poi tornare fra le dune di sabbia incontro al mare
ed eccolo all’improvviso, fra le onde, un po’ sbiadito in lontananza
impavide case strette una all’altra non temono il fronteggiare marosi quando come un famelico lupo urlante il vento del nord le assale
e scese lenta la sera, il viola diventa rosa e l’infinito traspare
con il sole che inchinandosi baciò a salutare questo splendido mare
ricordo poi che assalito da mille diavoli infuocati divenne rosso il cielo e immaginai l’Arcangelo Michele volato dall’isolotto delle maree con la spada sguainata ancora pronto a sconfiggere il male
Chiuderò così come avevo cominciato questo lungo racconto-omaggio: con la bella dama vestita di bianco, triste, forse perché è rimasta sola sul prato o perché è proprio l’ora di partire lasciando che la bella Normandia e i quadri di Monet restino una spina di miele infondo al cuore
Giunta all’imbrunire arriverò in fondo a quella strada
la musica del mare un suono lontano racchiuso
in una conchiglia
me l’hanno donata le sirene di Granville
la potrò sempre ascoltare
mi ripeterà fiabe e canzoni
all’imbrunire, al tramontare
mettendo vele ai sogni per mai più
dimenticare
Ventisqueras
spero abbiate trascorso bene il ferragosto….io? non lo so…chissà dove mai sarò, spero di avere incontrato un altro giardino blu di sogni, :-)un abbraccio, un sorriso..Ventis
Le signore vestite di bianco di Monet mi fanno impazzire, sono quanto di più etereo e leggiadro i suoi dipinti lascino trasparire, leggerezza di vita, armonia nella grazia e nella completezza della bellezza
lascerò che scorrano queste immagini, dolcemente, come portate dalla corrente del “suo” fiume: la Senna, attraversando i luoghi che il grande pittore della luce ha dipinto ed amato
alternandole senza un ordine definito e senza una storia, solo per la pura gioia degli occhi nell’apprendere osservando
I ponti di Argenteuil, nel 1871, terminata la guerra anglo tedesca Monet si trasferì ad Argenteuil con la moglie Camille sposata da un anno e con il figlio Jean,Monet aveva una grande predilezione per i treni che nel periodo in cui è vissuto erano solo aa vapore, questo è uno dei quadri della sua grande produzione che più amo, fa guardare l’oltre, il pensiero si perde,vi annega dentro tra quegli sbuffi sulfurei e un cielo così grande e basso che si potrebbe toccare con un dito
The Pont de l’Europe, Gare Saint-Lazare, 1877 (oil on canvas) by Claude Monet (1840-1926) Musee Marmottan, Paris
guardiamolo in contrapposizione con questo, stessi sbuffi di vapore ma freddi, grigi…chissà se era stata l’atmosfera a contaminare i colori di Monet…o il contrario Monet l’aveva cercata proprio per esprimere se stesso in quel momento
anche un paesaggio, affogando in quest’argentea atmosfera lunare può contagiare l’anima, essere quello che io lo voglio far diventare, solo mio nel mio piccolo pensiero
Bella luna
Bella luna lucida e rotonda
voluttuosamente t’adagi
sul setoso cuscino della notte
hai sconfitto la luce delle stelle
ieratica regni
i tuoi raggi toccano
i fruscianti canneti e li fanno tinnire
come campanellini d’argento.
Qualcosa d’angoscia e d’oblio ti culla
ho creduto di sentire il tuo respiro
lieve sul collo
ma era solo il mormorare
sommesso del fiume.
Bella luna
tutta sola te ne stai, senza un amante
che ti consola
il tuo sospirare è un arpeggio di giglio
che nasconde lacrime di plenilunio.
Ventisqueras
ed ancora, più lievi e diafane dei raggi di luna le Dame in bianco di Claude Monet
Avevo programmato per salutarvi da lontano gli ultimi post dedicati ai luoghi di cui ho parlato nel corso di questo lungo anno, non so dove mi troverò quando li leggerete, oltre aver ritardato la partenza, ho cambiato diverse volte la destinazione…he he, forse sarò la prima io a sorprendermi delle decisioni che prenderò, ma intanto torno a salutarvi con gioia e a ringraziarvi per tutto quello che da voi ho ricevuto, in un inatteso contesto internazionale che sintetizza come l’amore per l’Arte e per la Bellezza non abbiano confini, e come faccia sperare in un momento così delicato per gli equilibri della Pace, che questo amore abbia il sopravvento sull’odio e vi sia solo comprensione per tutto ciò che è diverso
con occhi di meraviglia di un bambino, lo sguardo innamorato su un mondo incantato
un patto di pace tacitamente stretto fra la terra e il cielo questo grande arcobaleno sembra suggellare e proteggere la svettante costruzione piramidale della Paganella, cima solitaria all’interno del parco Adamello-Brenta
Infinito di ghiaccio
lacrima acuta a profanare
l’azzurra immensità
dello spazio.
Ventisqueras
Di rosa
Silenzio di rosa
questa pace di neve e cielo
fa brevi i sospiri
un’aurora più vasta
poggia il piede di un Dio
sulla cima della montagna
Ventisqueras
si sale alle Bocchette dove il fruscio del vento è la sola musica che gira e canta
emerge dal mare di pietra la guglia del Campanile basso m 2.877
la chiesetta di Brentei dalla forma scarna e suggestiva, ci racconta dell’essenziale, legge che vige sulle alta montagne
invita a una preghiera di campane
la vedete quella piccola riga rossa nella parte più ripida della montagna? è il tracciato del percorso che deve compiere lo scalatore per raggiungere la vetta
*
L’alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile.
Reinhold Messner
la stessa preghiera stavolta muta, è quella dei rocciatori tra pareti a strapiombo e stracci candidi di neve
prega con il suo corpo, innalzandolo incontro a un cielo lontano, dove raggiunta la vetta, gli sembrerà toccarlo con un dito
ho scelto una serie di immagini che illustrano la magnificenza dei colori dell’autunno
la stagione che più amo e che più rispecchia i miei pensieri
madre natura così mirabilmente rappresentata in questo Parco li pennella traendoli da una tavolozza incantata
in una sequenza di giallo-ocra-marroni
che non ha nulla da invidiare ai quadri dei maggiori pittori impressionisti…se poi allo scenario si aggiunge anche un raggio di luce trasversale….
M’intrappolarono voci
tese sopra un braccio di cielo,
rabbrividirono gli alberi
poi non si mossero più
se non da gridi.
Ventisqueras
Invincibile alchemica presenza
oscilla fra i rami
sfolgorio d’oro in luci devastate
s’ingombra
non ha ora, né luogo, né presenza
s’esalta e s’inchiara
di purezza, soltanto.
Ventisqueras
questo post vuole essere un pensiero d’amore e Poesia ( che da troppo tempo trscuro per le descrizioni visive ) per la montagna in autunno
ho sempre iniziato i post da Delft con immagini in cui le biciclette recitavano il ruolo da protagoniste in un certo senso mantengo la tradizione mettendole contro un dorato e suggestivo tramonto, presagio di un addio. Si dice sempre ” poi torno ” ma difficilmente è così, si cercano altri luoghi sconosciuti da amare…ad ogni modo il posto di primo piano in apertura di pagina l’ho dato alla sensualissima” Griel” di cui parlerò in seguito, perché in questo post è lei la vera protagonista
Oude Kerk ( Chiesa Vecchia) trovo abbastanza strana la denominazione semplicistica “Chiesa vecchia”-” Chiesa,-Nuova”, ( questa già presentata nel secondo post su Delft ) di solito alle chiese del nord si danno nomi bellissimi in particolare dedicati a Maria. Iniziata a costruire nel 1246 è famosa perché custodisce le spoglie di Jan Vermeer suo illustre cittadino, La chiesa è posta in una bella cornice urbana sull’Oude Delft, è molto evidente l’inclinazione del campanive verso destra, dovuta ad un cedimento del terreno frutto di grandi lavori eseguiti al tempo per la ristrutturazione del canale (si ama dire qua e là ” ci sono le Venezie del nord”, in realtà di Venezia ce n’è solo una e irripetibile!!!!…sarà questa la Pisa del nord per il suo campanile che pende? he he ebbene sappiate che anche di Pisa ce n’è solo una e irripetibile !)
questa magnifica veduta di Delft è uno dei capolavori di Jan Vermeer nato qui nel 1632 sec, e mai allontanatosi dalla città dove morì nel 1675 a soli 43 anni, una copia del quadro si trova esposto nel museo locale a lui dedicato in questo autoritratto si raffigura estremamente serioso ( un bel tenebroso si direbbe nel linguaggio moderno) eppure nella sua città il suo universo di luci e di colori rivoluzionando l’arte figurativa ed anche la pienezza della famiglia nella quotidianeità, ebbe ben 11 figli.Purtroppo per iniziative sbagliate morì travolto dai debiti e a due anni dalla sua morte la moglie chiese il fallimento finendo sul lastrico, situazione riconducibile a molti grandi nomi della pittura.
al museo Mauristhuisdell’ Aia si trova insieme al quadro della veduta di Delft il suo più celebre: La ragazza con turbante/ o dell’orecchino di perla Si racconta che la ragazza dell’immagine fosse innamorata del Maestro,( domestica e musa di Vermeer )
olio su tela di 44,5 cm x. 35 cm.
La riscoperta di Vermeer ( rimasto a lungo misconosciuto) avviene nel 1995-1996 in occasione della retrospettiva allestita al Mauritshuis e alla National Gallery of Art di Washington. Ma già a partire dalla fine dell’Ottocento critici e storici dell’arte iniziano ad elogiare il valore dei suoi quadri.
posta di tre quarti rivolta verso l’osservatore ha lo sguardo languido dolcissimo, da cerbiatta, la bocca umida, socchiusa con due pennellate di rosa al lato a dare il tocco della genialità, sembra voglia implorare amore, ma anche esprimere con forza le sue ragioni.
lo sguardo intenso, languido, maliziosamente ammiccante
c’è poi quell’orecchino di perla, enorme che sembra raccogliere e riflettere tutta la luce, in contrasto col turbante che riconduce alle sue umili origini.La grande abilità tecnica di Vermeer è tattile in tutte le sue opere ma in questa la sua genialità esplode con una delle più belle espressioni di donna nella determinazione nello sfidare apertamente tutti i tabù dell’epoca e della sua condizione sociale senza nulla perdere della femminilità della sua anima
prima dell’uscita dei film del regista Peter Webber girato nel 2003 ( Girl with a Pearl Earring ) ispirato al romanzo omonimo di Tracy Chevalier, la conoscenza dell’opera era limitata ai cultori dell’arte pittorica, dopo la presentazione del film si ebbe il grande boom che ha fatto diventare questo quadro e la ragazza effigiata una icona quasi come la Gioconda di Leonardo, interpreti del film Scarlet Johansson ( resa particolarmente somigliante da un buon trucco ) e Colin Firth entrambi i personaggi ruotano intorno alla vita del pittore. per lei fu scelto il nome di fantasia di Griel essendo assolutamente ignoto quello reale,il film fu candidato a ben tre premi oscar
…è solamente un bacio
Unghiata di carne
a intervallare la morte del tempo
fame
sete bruciata
nello sprofondato ardere di un abbraccio
aggrappata in apnea sul tuo grembo
in deriva al piatto orizzonte
un bacio
mi si spezzano gli occhi e le reni
e tu dici
…è solamente un bacio.
Ventisqueras
La scuola dei “Primitivi” fiamminghi
Quando la parole “primitivo” significa cominciare da principio, Jan Van Eyck ( di cui ho analizzato il suo capolavoro in un post dedicato a Bruges) ne è il capostipite assoluto.In contemporanea col Rinascimento Fiorentino, agli inizi del ‘400 si sviluppò nelle Fiandre la grande pittura del Primitivi Fiamminghi.Il rinnovamento artistico in Toscana si basa sulla centralità dell’Uomo secondo i concetti dell’Umanesino, nelle Fiandre la ricerca si svolge soprattutto intorno all’Uomo,
Rigier Van der Weyden ( 1400-1464 ) conosciuto anche come ” Rogelet de la Pasture” che non è altro se non la traduzione del suo nome in francese essendo nato a Doomik, oggo Tourmai, in Olanda, a pochi Km dal confine francese. La Deposizione qui sopra raffigurata e forse il suo massimo capolavoro, dipinta per la chiesa di Notre Dame du Dehors si trovas ora esposta al museo del Prado a Madrid
opera di grande drammaticità e vigore si pensa che sia la parte centrale di un trittico parzialmente scomparso, il dipinto ha l’insolita forma di una T rovesciata le figure vi si stagliano con notevole senso plastico.Il fulcro è la figura esangue del Cristo, la partecipazione fisica ed emotiva di Maria sembra evocare i Misteri, testi religiosi come L’imitazione di Cristo” molto in auge in quell’epoca.
n precedenza, nella seconda metà del Trecento, gli artisti fiamminghi erano migrati in Francia presso le corti degli aristocratici di sangue reale; si trattava essenzialmente di miniaturisti, primi fra tutti i fratelli De Limbourg, che operavano nello stile gotico internazionale
l’assoluta meraviglia di questa lacrima che tracima dall’occhio
Van der Meyer fu anche un grande ritrattista
fino da bambina ero rimasta affascinata da questo ritratto di Isabella del Portogallo finita in Belgio come sposa del re, che io chiamavo ” la Dama con le corna” chissà poi magari era vero, ma beata innocenza non ne conoscevo il malizioso sottinteso!
Petrus Cristus, ( Baarle-Hertog 1410 Bruges 1475 circa) si hanno scarse notizie sulla vita, non è certo neppure il suo nome, che è stato dedotto dalla sua firma PETR XII apposta sui dipinti.Appartenne alla cosidetta ” seconda generazione” dei Primitivi Fiamminghi, quella fase della pittura delle Fiandre legata alla nascita della sua straordinaria scuola, la più importante con quella Toscana nel panorama delle arti figurative Europee del quattrocento
lo stile del Christus rese ispirazione da quelle del realismo minuto di Van Eyck
Sant’Eligio nella bottega di un orefice, Metropolitam Museum New York.Alcuni ipotizzano anche di un suo viaggio in Italia poiché fu il primo artista fiammingo ad adottare una costruzione spaziale geometrica e razionale della prospettiva a punto di fuga unico, non ci sarebbe da stupirsi, molti suoi amici erano italiani e quasi tutti provenivano dalla Toscana
Hans Memlin, pur se nato in Germania a Aschaffembourg in Baviera intorno al 1433, può considerarsi a pieno titolo nella seconda generazione dei Primitivi fiamminghi, trasferitosi a Bruges a 30 anni ( dove morì nel 1494 ) nulla si sa di questo periodo giovanile.Una delle sue opere più famose è il Giudizio universale conservato nella cattedrale di Danzica, qui sopra un particolare con L’Arcangelo San Michele che sguainando la spada scaraventa negli inferi i dannati
austero questo Cristo Benedicente L’opera di Memling delicata nei colori, caratterizzata da forme di estrema grazia venne presto notata anche in Italia dove i grandi bamchieri e mecenati come i Medici di Firenze dedicavano grande attenzione e finanze all’Arte del tempo
Dopo la morte del suo maestro Rogier van der Weyden avvenuta nel 1464, Hans Memling continua a dipingere opere d’arte sacra nel rispetto delle tradizioni pittoriche fiamminghe, limitandosi ad addolcire le espressioni dei personaggi ritratti. come dimostrano questi straordinari ed espressivi ritratti di donna
Adamo ed Eva si possono ammirare al Belvedere Superiore di Vienna Kunsthistorisches Museum,i pittori fiamminghi dell’epoca erano abituati a considerare la creazione di una pala d’altare, un lavoro artigianale, da fare a più mani, dove ogni pittore si occupava delle parti che gli venivano meglio: c’era chi faceva solo i fiori, chi faceva i visi, chi lo sfondo.Per questo motivo molte opere, forse dipinte da Hans Memling, sono state attribuite al suo maestro o ad altri collaboratori.
La mia opera preferita Gli Angeli Musicanti, posso solo immaginare la melodia dei loro suoni celestiali ma sono certa che assomiglia alla loro delicata bellezza
Il mio grande amore per l’Arte e la pittura spero possa esservi gradito, nelle mie piccole espressioni ed attenzioni di appassionata, chiudo questo post con una definizione del pittore espressa da Pablo Picasso
è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto
ed a proposito di quello che si è visto, ancora qualche bella immagine : uno spettacolare balconcino ( ed anche qualcosa surreale ha ha come questi zoccoli di legno carenati!) prima di salutare definitivamente Delft per salire ancora più a nord:
untrenino a vapore che ancora fa servizio sfilando con le rotaie fra i canali
e che dire di queste originalissime fioriere formate dal classici zoccoli colorati! un abbinamento che un po’ rappresenta l’Olanda stessa: fiori e zoccoli di legno! un grazie per la vostra attenzione e un arrivederci a presto ( senza dimenticare gli immancabili tulipani in una visione che rasenta il sublime! 🙂
La Onze lieve Vrouwekerk ( Chiesa di Nostra Signora) visibile da ogni parte della città di Bruges con il suo campanile alto ben 122 metri, terzo edifico in mattoni più alto del mondo dopo la Mole Antonellianadi Torino e la Chiesa di di San Martino a Landshutin Germania
si erge sopra una marea di tetti appuntiti ed è una visione quasi surreale. La prima chiesa in questo luogo fu una cappella carolingia sorta intorno all’875, in seguito divenne parrocchia indipendente e nel 1216 iniziò la costruzione della chiesa così come ora la vediamo
la parte più antica, la navata centrale, fu costruita in pietra di Tournai, nel tipico stile gotico di Shelda ( Sheldegotick dal nome del fiume fiammingo )
come tutti gli edifici costruiti in epoche diverse ne risultò variato anche lo stile aggiornato all’epoca del momento, nel 1450 si conclusero i lavori con il Portale del Paradiso in stile gotico-bramantino
la prima torre eretta crollò nel 1163, fu ricostruita fra il 1270 e 1l 1340, la parte finale venne aggiunta nel XV sec.Tipico di questo gotico è l’uso del mattone
incastonata al centro della chiesa, in un sontuoso trittico, incorniciata da colonne che sembrano proteggerla, è certo la più fotografata dai turisti, e certo il monumento più famoso dovuto all’italianità del genio di Caprese Michelangelo Buonarroti,la pala, scorrendo dal lungo corridoio mostra appunto il suo più grande tesoro artistico
una Madonna col Bambino conosciuta appunto come: La Madonna di Bruges,scolpita intorno al 15o4 e originariamente destinata al Duomo di Siena, fu acquistata invece da due mercanti di Bruges che nel 1514 la donarono alla chiesa dov’è ancora ospitata
Mater dulcissima
Urto di mare
contro
l’infinita notte
Uno in due
candido corpo
sollevò Amore.
Uno in due
pieghe semiaperte
da vie d’acqua e di sangue
sorge
casta e nuda
la Vita.
Ventisqueras
( grazie ad Antonella per la sua ineguagliabile voce e a Fabris per la sua immensa Poesia. femmine un giorno e poi madri per sempre il condensato della vita in otto parole )
unica opera del grandissimo artista ad avere lasciato l’Italia prima della sua morte.La scultura è stata per ben due volte trafugata da occupanti stranieri e recuperata, la prima volta durante la rivoluzione francese ( he, ‘sto Napoleone!!!!) la seconda nel 1944 dai tedeschi, doveva far parte del Museo di Hitler ( altro riconosciuto depredatore di tesori altrui!!!) che avrebbe dovuto sorgere a Linz
non si potrebbe non attribuirla a Michelangelo tanto nelle forme e nella potenza racconta in ogni suo particolare la sua provenienza.Nel periodo della creazione di questa scultura Michelangelo lavorava a Firenze al Davidma non disdegnava committenze private. L’opera fu imbarcata a Livorno in gran segretezza probabilmente legata al clamore che ogni sua opera smuoveva e forse non voleva spazientire altri committenti che stavano in attesa, venne pagata 4000 fiorini, cifra enorme per l’epoca.
il volto della Madonna lo trovo particolarmente asciutto, quasi severo, come se meditasse sul destino che suo Figlio avrebbe avuto su questa terra
la dolcezza sembra tutta incentrarsi nel volto del piccolo Gesù e nel tenerissimo intrecciarsi delle mani
nello spazio coro dietro l’altare maggiore si trova un dipinto rappresentante la crocifissione di Bernard Van Orley
e i sarcofagi di Carlo il temerario di Borgogna ultimo della dinastia di Valois
e di sua figlia la duchessa Maria di Borgogna, entrambe le effigi in bronzo dorato riposano su lastre di pietra nera e sono incoronate, le mani giunte tenute alzate sul corpo in una posizione innaturale che io non avevo mai visto in un monumento funebre,quasi un’elevaziose dello spirito sul corpo
un ultimo scorcio della navata centrale con il grande crocifisso che domina l’interno, ed usciamo per le strade di Burges
la grande fontana sulla piazza della Torre Civica ci accoglie con i suoi spruzzi festosi
dalle vetrine occhieggiano preziose trine delle Fiandre nelle più varie trasposizioni
e bellissime porcellane nel classico bianco-azzurro, da me molto amate
qualcosa di rosso
allontanandoci dalle vie del centro per cercare i canali, si attraversano vie silenziose dove capita d’incontrare di tutto, sopra questi scalini vasi di agrumi…mi chiedo come faranno per entrare in casa? li saltano o li spostano? mah 🙂
una dolce nonnina con i tipici zoccoli, intesse con perizia e pazienza i suoi ricami preziosi
o questo buffissimo cagnone che spunta dal un cancello, avrei tanto voluto strapazzarlo e coccolarlo un po’…ma il suo sguardo era davvero poco rassicurante!
i canali offrono sempre angoli di sogno
tutto è quieto e silenzioso, mi chiedo dove siano finiti gli abitanti, ma forse sono inavvertitamente entrata nella macchina del tempo che mi sta riportando indietro di secoli e il rumore assordante delle nostre città è ora un ricordo insostenibile
le prime ombre della sera accentuano questa sensazione, ma l’arrivo di ciclisti mi riporta drammaticamente alla realtà è una continua altalena fra sogno e realtà, la voce potente e vellutata di Bocelli mi sorprende da una finestra spalancata, mi coglie una improvvisa saudage per la mia terra
che subito passa quando le luci si fanno più brillanti e invitanti.Un altro giorno è passato con immagini che mi seguiranno per sempre racchiuse infondo al cuore.
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Guido Gozzano
le dolci Poesie della tradizione della nostra infanzia. Il Natale, il Presepio e i canti di Natale fanno parte della nostra storia, del nostro essere, della dolcezza dei nostri ricordi di bambini credo che sia un nostro preciso dovere e diritto tramandarli alle future generazioni
La bella Siena in tutto il suo splendore, la Piazza del Campo dove si corre il suo famosissimo Palio delle Contrade
per festeggiare il Natalr ospita un mercatino
le sue strade, e i suoi storici palazzi sono ancota più suggestivi addobbati di lici e colori
a Lucca esiste un luogo straordinario unico al mondo, sopra un antichissimo anfiteatro Romano, in perfetta sequeza sono state costruide delle abitazioni, anche’esse molto antiche
ed anche qui si tiene un delizioso mercatino
en, no! nella mia bella Pisa il mercatino di Natale non si può tenere nel Campo de miraoli, ovvio, si fa festa in Borgo
davanti al Palazzo Comunale
sui lungarn
e dai ponti
e poi, ovvia una bella immagine della piazza illuminata ed è sempre Natale!
non poteva mancare la versione di Adeste Fideles nella versione di un grande cittadino pisano, Andrea Bocelli, in contrasto con la straordinaria vocalità di Enya la sua potenza di velluto, Frank Sinatra quando lo sentì cantare per la prima volta disse di lui ” Se Dio avesse una voce sarebbe questa!”
da Livorno ad augurarvi buon Natale un tre alberi di luce, l’Amerigo Vespucci, orgoglio della città e di tutta la marineria italiana
Pistoia e le sue mille lanterneed ancora dalla provincia di Pistoia la sua rinomata stazione sciistica di L’Abetone : un albero di luci fra la neve
ed ancora da Prato un’altra straordinaria coreografia, con antiche statue che fanno da sentinelle d’onore ad un elegantissimo e stilizzato albero di Natale
Natale al mare
Come uno schiaffo l’odore del mare
notte di stelle da un lontano Natale
Dove si è perso Gesù Bambino?
quello accanto al pane soffice vicino al camino…
L’odore del mare come uno schiaffo
stelle inquiete che andavano e venivano
in un girotondo senza fame né tempo
nella luna, nuotava una stella mattutina
la luna
quella infinita lievitava col pane vicino al camino
gialla, gialla, fatta di miele tutta da spalmare,
il cielo incoronato di rami d’abete era per il vento
duro come un muro,
la fiamma: un fuoco piccolo a ondeggiare
piccolo Presepe dal profumo di pane
di un lontano, troppo lontano Natale al mare.
Ventisqueras
e per finire in bellezza una fra le città in assoluto più belle al mondo, per c
la quale ogni aggettivo superlativo stato adoperato, cantata e amata dai più grandi artisti e Poeti Firenze
ed ora saliamo sulla slitta di babbo Natale che ci condurrà incontro al nuovo anno sperando che per tutti sia
Non si può iniziare un post su Bruges senza un’immagine dei suoi canali, anche se saranno altri gli argomenti di cui parlerò : un quadro di Jan Van Eyck ( Maastricth Belgio 1395 circa- Bruges 1441 ) che fa parte stretta della storia della città e delle tradizioni fiamminghe ma poi si amplia per sconfinare in quella che può essere quasi definita un Europa unita medioevale. La storia non è una stella fissa ma una cometa con mille aghi di ghiaccio che prima di spegnersi percorre un tragitto lunghissimo che sfiora mondi diversi…una scusa la mia per divagare su uno degli argomenti da me preferiti: la pittura? non so, ma non sono capace se non di scrivere quello che mi fa piacere sorry! 🙂 🙂
Nel primo post su Bruges ho già parlato dell’inizio e dei motivi del declino della città, nel XV secolo la crisi non fu subito evidente e in quel periodo la scuola di pittura fiamminga fu all’apice del suo fiorire grazie ad artisti eccelsi come Jan Van Eyck e Hans Memling, i cui dipinti dai colori luminosissimi e con ricerca accurata dei particolari sembrano condurci direttamente dai quadri dentro la storia. Il ritratto dei coniugi Arnolfini che è uno dei più ammirati e preziosi della National Gallery di Londra venne dipinto a Bruges, dove i ricchissimi coniugi commercianti in tessuti, originari di Lucca vivevano come agenti della famiglia Dei Medici di Firenze
e mentre il corso dell’arte correva impetuoso lo Zwin il canale naturale che collegava Bruges al mare continuava inesorabile ad insabbiarsi, a nulla valsero i tentativi di aprirne altri artificialmente.Questo “piccolo” grande capolavoro di olio su tavola di rovere datato 1434 è riuscito ad influenzare grandi pittori da Velasquez a David Hockney.
Dietro la coppia un grande letto rosso che sembrerebbe strano doversi trovare in una sala da ricevimento, certo non sarebbe stato utilizzato per dormire, ma per mostrare agli ospiti che il padrone di casa aveva la possibilità di esibirne uno così importante…un status symbol, come si direbbe oggi.
il ritratto è diventato esso stesso un simbolo del matrimonio, ma il significato della scena e dei protagonisti sono ancora incerti, pur essendo uno dei quadri più studiati dell’intero patrimonio artistico mondiale
All’amica incinta
Due boccoli dorati
-come ali divaricati-
scivolano dalla crocchia
sopra al seno in gioco di luce
la pelle si sorprese
ad impregnare tutto il livore
del labbruzzo imbronciato.
Fu
leggero smarrimento
d’irradiazione, d’assorbimento
ad assopirti il grembo
srotolando
un gomitolo fatato
dal concepimento adagiato
sul boschetto vellutato.
Ventisqueras
un curioso quanto affascinante accostamento è stato fatto da un giornalista acuto ( e appassionato d’arte) con la celebre coppia del cinema Brad Pitt e Angelina Jolie, da notare con stupore il colore della veste delle due dame, perfettamente simile!
i sandali rossi sul pavimento erano un elemento alla moda per una donna benestante, il cuoio tinto rappresentava un grande lusso, mentre gli zoccoli di legno da uomo era tipico olandese di chi conduceva una intensa vita di lavoro
Lo specchio, elemento molto importante nella pittura fiamminga era anch’esso simbolo di ricchezza, ma forse anche la chiave per l’interpretazione del dipinto, un vero riflesso della storia, forse testimoni di nozze si mostrano altri due personaggi, amici della coppia elegantissimi nelle vesti sontuose.
Si diceva che Van Eyck fosse un alchimista, non c’è meraviglia, in questo dipinto la magia traspare e non solo in senso simbolico
sopra lo specchio una scritta in latino pontifica “Johannes de eyck fuit hic 1434″ Jan Van Eick è stato qui, un modo piuttosto originale per firmare un quadro no, ?
solo una candela accesa nel candelabro e dovrebbe simboleggiare la fiamma dell’amore, nelle Fiandre una usanza vuole che nella prima notte di nozze resti solo una candela accesa nella stanza-
la coroncina di perle ambrate a fianco dello specchio rappresenta un rosario chiamato ” paternoster” dono che spesso il marito faceva alla sua sposa, tipico prodotto di Bruges, Van Eyck forse faceva già una specie di pubblicità occulta ad una industria locale che le esportava tramite Arnolfini ( niente di nuovo sotto la luce del sole! )
La spazzola appesa al letto rappresenta la tenacia e l’umiltà della sposa
le arance erano una vera rarità all’epoca, vera prelibatezza, importata dal sole del nostro sud, molto apprezzate non solo come frutto, ma se ne aggiungeva la scorza per profumare i cibi, rallegrando con il loro tocco colorato i rigidi e grigi inverni fiamminghi. Prendo lo spunto da questa immagine per sospendere un attimo l’analisi del quadro e dare uno sguardo fuori dalla finestra
era forse questo l’incantevole scenario che si apriva davanti ai loro occhi?
e chissà se anche il loro cagnolino si affacciava come questo forse puntando le oche giù nello Zwein?
he, sì, le ha viste acquattate a prendersi il sole dall’altra parte del canale…e avrebbe magari, voluto dargli una bella strapazzata!Grifone di Bruxelles, eccolo qua il loro piccolo amico, discendente di una stirpe di terrier delle Fiandre allevati per la cattura dei topi…che ce ne dovevano essere in quei canali. he?!!Il piccolo cane simboleggia la fedeltà comune in molti paesi europei ( la bella Ilaria del Carretto ne ha uno ai piedi nel magnifico sarcofago del Duomo di Lucca )
il mistero della coppia di sposi: si suppone che essi fossero Giovanni Arnolfini ( originario di Lucca ) vissuto a Bruges nel XV secolo con altri membri della famiglia, che si sarebbe unito in matrimonio a Giovanna Cenami, proveniente da un’altra ricchissima famiglia lucchese nel 1426, si ipotizza che il ritratto sia stato fatto in occasione del matrimonio che avrebbe avuto come testimone proprio il pittore e le due figure riflesse nello specchio, la seconda ipotesi è molto più triste, che fosse stato concepito come memoriale per la donna morta nel dare alla luce il proprio figlio.( anche questo particolare mi ricorda tanto la mia adorata Ilaria )
solo i Re, i nobili, persone di alto lignaggio o comunque ricchissime potevano commissionare un quadro del genere a un artista così rinomato. Van Eyck e Arnolfini erano cortigiani del Duca di Borgogna Filippo il Buono, si presume che per avere questo ritratto ci fosse voluto un permesso speciale del Re che riteneva l’artista di sua esclusiva proprietà.
Questa coppia ha ottenuto attraverso un ritratto quello che i faraoni volevano con la mummificazione: un passaporto per l’eternità
ci si può anche domandare come mai un’opera così famosa non sia sfruttata commercialmente dalla città di Lucca, ( numerose volte qui menzionata ) tanto più che l’Arnolfini lasciò un legato nel suo testamento ( letto a Lucca nel i474 )
dove chiedeva che gli esecutori curassero la fondazione di un beneficio per una messa quotidiana nella chiesa di San Romano in Lucca. ( Se qualche lucchese mi legge….potrebbe prendere spunto )
Volevo anche ponderare su quanto la ricerca dei particolari di un celebre quadro abbia integrato la conoscenza di usi e costumi medioevali della città di Bruges
chiudo con due altri grandi capolavori di Van Eyck dedicati ad una tenerissima e assolutamente regale Vergine Maria col bambino
Canto XXXIII – Dante Alighieri
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d’etterno consiglio,tu se’ colei che l’umana naturanobilitasti sì, che ‘l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.Nel ventre tuo si raccese l’amore,per lo cui caldo ne l’etterna pacecosì è germinato questo fiore.
scusate se oso mettere il mio pseudonimo dopo uno dei più acclamati e conosciuti cantici di Padre Dante, ma devo pur prendermi responsabilità di sottoscrivere quanto scribacchiato …:-)
Fatemi aprire questo post con un sogno, io non ho visto Bruges sotto la neve, ma avrei tanto voluto vederla, mi sono innamorata di queste immagini ed ho sperato che qualche fatina ( sono certa che esistevano e abitavano proprio in quelle case) con un tocco di bacchetta magica avrebbe fatto cadere le neve in pieno agosto…macché!!!!!!!, mi sono dovuta accontentare di rubare qualche immagine…ma giudicate voi se non è un sogno anche senza neve!
Il canale Zwin
risalendo dalla Normandia e costeggiando il Mare del Nord, incantata da visioni bucoliche del “Plat Pays” di reminescene brelliane, eccomi giunta al paese delle favole,
La notte sui canali
Si stanca il giorno
in quel tremore di sole.
Monotonia piatta
sui canali che si vanno addormentando
dimenticano i colori.
Solitudine uniforme
s’ingrigia, sbadiglia lontano
il ronzare dei vivi.
Ventisqueras
Bruges ( o Brugge in fiammingo: come sapete il Belgio è bilingue) fu fondata dai Vichinghi nel IX secolo, il suo nome può essere derivato dalla parola in scandinavo antico Brygga che significa Porto, oppure posto di ormeggio.
Rozenhoedkaai,
La prosperità di Bruges molto probabilmente si deve ad una immane tempesta che in una notte del 1124 sconvolge la geografia della zona, la forza dell’acqua aprì un canale naturale lo Zwin che collegò direttamente la cittadina al Mare del Nord.
quell’evento straordinario la rese uno dei porti più importanti dell’Europa medioevale, un centro di commercio del celebre panno fiammingo, e una calamita di grande attrattiva per gli artisti.
Già nel XIV secolo la Bruges era divenuta il magazzino delle cittò della Lega Anseatica, paesi e città importanti come Firenze, Genova Venezia, avevano lì una loro ambasciata e italiani, tedeschi, scozzesi, francesi e spagnoli facevano di Bruges quasi una capitale d’Europa dove si sentivano parlare quasi tutte le lingue del mondo allora conosciuto, e vi si potevano acquistare i prodotti più esotici e svariati
nel medioevo i canali della città dovevano essere continuamente ampliati per consentire il passaggio delle grandi navi commerciali
costruita su isolette e canali viene anche definita “La Venezia del Nord” ma a differenza della città lagunare costruita su isolette nel mare Adriatico , Bruges si trova più in profondità nell’entroterra, nei secoli passati invece la costa era stata numerosamente sommersa dal mare del nord formando così una serie di fiumi e canali che l’avevano avvicinata al mare
ad ogni canale, ad ogni angolo una prospettiva nuova e sempre allettante
Ma la natura è strana ,quello che dona a volte poi se lo riprende, e la conseguenza del progressivo anche se lento insabbiamento del canale Zwin fu la perdita del porto nel XVI secolo, che se causò un declino dei commerci contribuì però a mantenere il centro storico della città immobile, quasi come se il tempo si fosse fermato, conservandola così ai posteri
la concorrenza del porto di Anversa, il declino della vendita del panno di lana portarono ad una crisi che non fu subito evidente.Si continuarono a costruire splendidi palazzi e chiese tardo-gotico.
Il centro storico
proprio nel centro storico di Bruges (dichiarata Patrimonio mondiale dall’Unesco ) si trova la Torre Civica, simbolo dell’indipendenza e della grandezza della città, nel XIII secolo i padri fondatori pianificarono la costruzione di questo maestoso Campanile civico, che aumentò più volte la sua altezza nei secoli
dalla cima della torre si può godere ( tempo permettendo e i 366 scalini da salire ha ha) una straordinaria vista dell’intera città che si estende fino al mare di Zeebrugge da qui le vedette cittadine avvistavano le navi che ritornavano da ogni parte del mondo cariche della mercanzia che faceva la ricchezza della città, allora si preparavano festeggiamenti e venivano accolte dallo squillo delle trombe e dal suono delle campane che sono 46 tutte in bronzo, hanno un carillon che si ripete ad ogni ora con un suono straordinario, si dice sia uno dei più belli al mondo … e in effetti ho potuto ascoltare una grande armonia!!!!
L’edificio del consiglio provinciale fu costruito in stile gotico nel 1890, vi stazionano sempre le caratteristiche carrozze che portano a spasso i turisti
adiacenti alla piazza lo straordinario complesso del (Grote Marcth ) vecchio mercato di Beffroi
queste case schiccherellate dall’architettura coloratissima e fantasiosa sono una delle maggiori attrattive turistiche
splendide da ammirare in ogni ora del giorno, ma devono essere superlative durante le festività natalizie quando ne vengono messi in risalto tutti i contorni dalle mille lucette colorate, penso e spero di poter tornare qui per quella data, vedrò la neve? chissà…
quando piove ( e qui, purtroppo piove spesso! ) sembra di galleggiare a mezzaria sopra un mare di luci colorate
la grande spettacolarità della piazza
è data soprattutto di questo mercato coperto, credo unico al mondo!
sogno ad occhi aperti è penetrare all’interno dei canali, divenire acqua e venire dissolti nei riflessi e nei colori come ninfe delle fonti o Aguane…(oh, ma queste ultime fanno parte delle leggende del Trentino ( !!!!!)
Un arco trionfale di rose il perfetto preambolo per presentare la Casa Museo di Christian Dior a Granville, con tutto quello che rappresenta: la caducità della vita, eppure anche la sua fragranza
Le rose, le rose!
Nell’azzurro dormiveglia
mi rapiva improvviso il profumo delle rose
era un furioso battere e ribattere d’ombra.
Tristezza e amore
in una coppa di mani
che attendeva di essre bevuta,
ma né il tempo
né la notte e neppure il sonno
riusciranno a separare quello che non ci univa.
Ventisquras
Villa Les Rumbs a Grandvillecasa natale del grande stilista parigino e il suo incantevole e curatissimo giardino, o più semplicemente Musée Christian Dior, dal 1988 stata aperta al pubblico per celebrare la sua vita, le sue creazioni che sono arte
la famiglia dell’industriale Dior, padre di Christian. Il grande stilista nacque a Grandville nel 1904 e morì a Montecatini Terme-Pistoia- nel 1957.Il padre lo aveva indirizzato agli studi politici, ma ben presto i suoi interessi e la sua grande sete di creatività lo condussero ad aprire un atelier di Moda a Parigi
si delineò subito il suo stile e presto ebbe una fama globale, portando l’alta moda francese a rifiorire dopo la crisi dovuta alla seconda guerra mondiale, qui lo vediamo attorniato dalle sue bellissime modelle che avevano il privilegio di indossare l’unicità riconosciuta dei suoi abiti. Le foto in bianco e nero scorrono nel post e rendono ancora più forte la percezione del passare del tempo, dei costumi, del progresso che avanza, addirittura in questi ultimi decenni sembra impazzito in un incessante rinnovarsi e stravolgersi, talora anche fastidiosamente
ma torniamo all’oggi e a questa sontuosa dimora trasformata in un Museo -tempio di quello che fu oltre che un sommo stilista ed innovatore anche un geniale imprenditore
Dior amava moltissimo i fiori che curava personalmente durante i suoi soggiorni a Grandville
come non crescere artisti sopraffatti da tanta bellezza e volerla estendere all’intero mondo quando si hanno negli occhi visioni simili?
volle riprodurre, proprio in omaggio alla bellezza dell’arte gli abiti fatti indossare da Monet in questo suo quadro a queste gentili dame
certo il grande pittore non avrebbe potuto che rallegrarsi di questo omaggio !
all’interno della villa ci troviamo faccia a faccia con i più famosi abiti da lui creati. Ad ogni nuovo anno programmava una nuova collezione cui dava un nome ed un indirizzo preciso dandogli nomi fantasiosi
la levità e la grazia dei modelli è tale che riesci anche a dimenticare lo sguardo imbambolato dei manichini di ceraalternate agli abiti del museo
immagini splendide che non hanno bisogno di sottotitoli, modelli creati per nozze regali o per dive famose
La vie en rose…già si pensa così per quegli ambienti lussuosi, sfarzosi, in apparenza una vita facile, ovattata, luccicante…ma gratta gratta poi non è così, invidie, delusioni, prevaricazioni, ingiustizie, vizi di ogni tipo e dimensione e una grande, grandissima dose di egocentrismo contradistingue questi ambienti
lotta sfrenata per arrivare ad ogni costo per apparire…mi chiederete: ma chi sei tu per giudicare? lungi da me un qualsiasi giudizio prendo solo atto di voler dare una sbirciatina oltre le apparenze e capire che si può essere sereni o felici anche con quello che possediamo, pur modesto che sia
dive leggendarie che il grande sarto è riuscito a rendere ancora più affascinanti
naturalmente le celebrità vestite da Dior sono un grande numero, io ho scelto quelle da me preferite per stile, eleganza, bellezza, alcune sono diventate icone insuperabili
Dior ha sempre dimostrato il suo grande amore per le tutte donne, producendo lui per primo anche accessori e profumi abbinati ad ogni sua collezione
in tutto questo c’è la storia, la storia di questo mondo che si stava incamminando a grandi passi
verso la globalizzazione, lo sminuzzamento della personalità
quello che rende l’uomo moderno forse un po’ più triste, certamente più solo
alla sua morte altre grandi firme hanno proseguito la sua arte in assoluta perfezione e continuità,il primo fu Yves Saint Laurent, ma anche l’italiano Gianfranco Ferré portò la ventata innovativa del made in Italy
La leggenda narra che una delle due parti in cui è suddivisa la città di Granville, la Città Bassa, sia costruita sopra una montagna di conchiglie , la Vieille Ville invece domina in alto dalle rocce di granito. A guardarla così, abbarbicata su quelle falesie sempre battute dai venti impetuosi dell’oceano, non mi meraviglierei affatto se nascoste tra quei morbidi cuscini di verdi muschi e lo schiumare candido dei marosi si nascondesse qualche bellissima sirena, intenta a recuperare le perle nascoste nelle ostriche sepolte tra le rocce dal tempo
un’altro grande pittore impressionista Gustave Courbet scelse di vivere e dipingere in questa zona, questa tela rende tattile una delle tante tempeste che qui imperversano
…è il vento, è il vento!
Tesi sopra un braccio di cielo,
rabbrividirono gli alberi
poi non si mossero più
se non da gridi.
…è il vento, è il vento
che urla sopra le onde
le piega, le avvolge le fa rotolare
attorno all’aria scoscesa
di un istante azzurro nell’azzurro perduto.
Ora non grida più
con le sirene di Granville
piano sembra cantare.
Ventisqueras
foto aerea di Granville città e porto della Bassa Normandia, costruita dagli inglesi ai tempi del loro dominio a difesa dell’ isolotto di Le- Mont-Saint-Michel, posto a fronte
la magia del famoso santuario dedicato dell’ArcangeloSan Michele nel luogo dove la leggenda racconta apparve al vescovo di Avranches, mi ha condotta una prima volta in Normandia, trasferendomi qui per due giorni durante un viaggio a Parigi. Quel desiderio realizzato fatto a scopo religioso-esoterico mi ha fatto scrivere uno dei primi post in cui esulavo dalla sola Poesia, tematica per la quale avevo ideato il blog
nella notte sfavillava di luci da lontano e mi era venuta una gran voglia di tornarci per rivivere le emozioni provate in quell’arroccata e austera favola, mi sarebbero però saltati percorsi ed aerei quindi a malincuore ho dovuto desistere ( se potesse interessarvi ecco il link del post
Le maree:il loro spettacolo affascinante e misterioso, durante il plenilunio o il novilunio sono una delle maggiori attrattive del golfo, teatro delle più grandi maree dell’Europa continentale,
in certi periodi s’innalzano anche e fino a di 15 metri durante gli equinozi di primavera e autunno, lo fanno con la velocità di un cavallo lanciato al galoppo. Spettacolo di una suggestione veramente unica.Nel golfo ci sono anche ampie zone di sabbie mobili, questi fenomeni naturali hanno per lunghi secoli impedito che Monte San Micheke venisse espugnato durante gli assedi
l’accesso alla città vecchia, completamente racchiusa dalle mura è tutt’ora possibile solo passando questa porta chiamataLa Grande Porte, con ponte levatoio, al suo interno si può visitare l’interessantissimo museo dedicato alla storia e ai costumi della cittadina
abitanti circa 13.000, viene anche definita “la Monaco del Nord”
con il suo nucleo arrampicato sopra uno sperone roccioso spesso soggetta a venti impetuosi
qualche scorcio suggestivo
le rovine del castello-fortezza
poi lo sguardo ritorna sulla città porto
la bella chiesa di Notre Dame domina sulla cima della collina
qui in prospettiva vista dal porto
un tripudio di pennellate, di colori che s’assommano, s’intrecciano, sembrano come fuochi d’artificio roteare
un’altra delle mille magie di Claude Monet
le reti dei pescatori affastellate sulla banchina e le nasse ne confermano l’antichissima tradizione marinara
ma la visione più spettacolare resta sempre quella delle case arroccate sulle brune scogliere
Le isole fantasma di Chausey
sono un piccolo arcipelago di 350 isolette e scogli, formano il quartiere di Chausey-Granville – la cui particolarità è data dal fatto che si possono vedere contemporaneamente tutte solo con la bassa marea ( da qui la mia definizione di isole fantasma)
zona oasi per il rifugio di uccelli acquatici è parco nazionale protetto
paradiso per natanti e diportisti ricca di scorci suggestivi a illeggiadrire e far sempre diverso questo tratto di mare
si trovano a 17 km da Granville, dal punto di vista geografico appartengano alle Isole del Canale, ma fanno parte del territorio francese mentre tutte le altre appartengono all’Inghilterra. Guglielmo il Conquistatore Duca di Normandia nel 1066 le assoggettò al Regno Unito, furono per lungo tempo oggetto di rivalità fra i due paesi , amministrata da Jersey fino al 1449 dopo di che restarono definitivamente alla Francia.
l’unica isola che rimane sempre emersa è questa chiamata La Grande Ile,
è poco abitata e solo nella stagione estiva, quando sbarcano i turisti c’ è movimento, nelle altre stagioni restano solo pochi indomiti abitanti perlopiù dediti alla pesca e alla pastorizia
casette caratteristiche in granito stanno a gruppi come per difendersi meglio dai venti forti dell’oceano
suggestive immagini ne confermano prospettive favolose fra cielo e mare in questo caso rese più leggiadre da un doppio arcobaleno
con una grande conchiglia lasciata in dono dalle maree ritorno al pensiero iniziale della leggenda e delle sirene
sognando un radioso domani ancora una volta prenderò metaforicamente il mare per altre rive luminose, qui termina il mio viaggio in Normandia, ma avrò qualcos’altro da dire su questa straordinaria regione francese che lascerà un ricordo indelebile nei miei pensieri e il desiderio di tornare per conoscerla meglio…allora arrivederci e non addio! 🙂
Non c’è dubbio che l’immagine emblematica di Vernon – Eure -Alta Normandia sia questo romanticissimo e fotografatissimo Vieux Moulin
un tempo ce n’erano cinque lungo queste anse della Senna, ora è rimasto il solo a ricordare il grande passato, lo si può ammirare dal greto del fiume, dato che non è visitabile, i bei prati che lo circondano sono attrezzati per fare merende o pranzi all’aria aperta
dal greto del fiume nel verde intenso del Parco Chateau de Tourelle è ancora più romantico osservare queste antiche costruzioni, ma il vecchio mulino fu adibito anche più prosaicamente come casa di riscossione del pedaggio per attraversare il fiume,
ed eccoli, il piccolo castello e il vecchio mulino occhieggianti tra la lussureggiante vegetazione .in uno spettacolo incredibile che non ti stancheresti mai di ammirare
il castello de Tourelle XII sec, ha torri rotondeggianti, da quelle strette finestrelle ( forse ce n’era una anche su in alto) ho pensato di veder calar giù Rapunzel con la sua lunga treccia rossa, lo so che la fiaba non la pone in Francia, ma a me che importa? io la vedevo bene qui.:-)
( anche Monet è passato da qui )
Gigli d’acqua
Macinano lentamente grani e parole
nella ruota della vita si fa stupore
macinano pensieri annidati nelle rughe del tempo
scritte sulla pergamena grigia e raggrinzita :
quello che volli
e che non voglio più,
versi come scheletri d’innocenze antiche
gigli d’acqua rubati dalla corrente
mentre ancora il vecchio mulino non si stanca
di macinare grani e parole
minutamente
Ventisqueras
Vernon è una cittadina di circa 26.000 abitanti adagiata pigramente in un’ ansa della Senna, subì pesanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale perdendo alcune delle sue storiche strade costruite con case a graticci,solo in parte poi ricostruite
disegni e colori danno una certa compostezza ed austerità a queste case, qualcosa di antico e statico, diverso da quelle di altre località più allegre e fiorite circondate da bianche staccionate, senza per questo nulla togliere al loro fascino
alcune hanno anche un nome proprio, come questa molto famosa Maison-du-temps-jadis ( la casa del tempo perduto) molto fascinoso, vero? non sono entrata, c’èra molta coda e non avevo tempo, peccato
musa dell’esistenzialismo e di Jean Paul Sartre Juliette Greco, da me amatissima, interprete mirabile di Douce France
al centro della cittadina quello che è il suo monumento più prezioso La Collegiata di Notre Dame
eretta in un glorioso, fiammante gotico
con uno spettacolare rosone centrale stretto tra le svettanti torri che sembrano quasi toccare il cielo
anche l’interno è maestoso nella sua scarna eleganza
illeggiadrito dalla magia policroma delle grandi vetrate: la luce splende riflessioni, scende sulle pareti, luogo di storia e di pace.
di notte sembra proprio una fiamma guizzante incontro alle stelle
Monet la dipinse da una grandiosa distanza
costruite nei luoghi predominanti le cosiddette ” torri di avvistamento” in uso dal medioevo erano erette a protezione della città, spesso c’erano arcieri armati di archi e frecce, splendido esempio: la Tour des archivies
a pochi km di distanza da Vernon immerso in un parco di grandi alberi il Castello di Bizy che ha visto passare generazioni di re di Francia e di nobili e ed ha ricordi napoleonici,viene detto anche ” la Versailles della Normandia” si presenta con una visione scenografica sontuosa
Grande edificio in stile classico rivolge verso il parco la bella facciata con colonnato , la facciata sud, più severa forma con gli edifici annessi e le scuderie ( al cui interno ci sono collezionate preziose auto d’epoca) un armonioso cortile d’onore,Purtroppo, avendo perso il turno per la visita guidata non ho potuto vedere all’interno i saloni decorati con boiserie Reggenza ei famosi arazzi dei Gobelins
il parco è ornato da statue e fontane del XIII secolo e da numerosi specchi d’acqua
trovandomi a poca distanza da Giverny come avrei potuto non chiosare questo post se non con immagini sognanti del Grande Maestro?
mi fermo
mi riposo
in questa luce nascosta
dentro una teca
di nero cristallo.
Ventisqueras
fresco, tenero e fragrante il ricordo è nella mente, Vernon, quando lo penserò sarò leggera e lieta sperando di essere ancora là.
Grazie della vostra attenzione, un abbraccio
Ho scelto questa immagine per rappresentare il cordoglio di tutti i paesi civili del mondo per gli attacchi terroristici in Francia, il Cristo Redentore il celeberrimo Corcovado di Rio De Janeiro che sembra, avanzando da lontano nel buio della notte abbracciare l’umanità intera vestito dei colori della bandiera francese
Parigi 13 novembre 2015
Ancora immagini dalla Normandia e dalla Douce France
purtroppo venerdì notte tragicamente colpita nel suo cuore pulsante da un attacco terroristico di esseri ignobili che non ritengo essere degni di chiamarsi umani. Ci sentiamo inermi e disarmati di fronte a questo abominio, ma siamo forti nel nostro essere certi di combattere per la Pace e per un mondo più libero e giusto, quindi avanti a testa alta con i fratelli francesi! Il mio cordoglio a tutte le persone in lutto e un agurio di cuore a quelli che soffrono e soffriranno per sempre di ferite nel corpo e nell’anima. Con le note del pianista che ha suonato ” Imagine” di fronte al Bataclan dove giovani di molte nazioni erano uniti per una festa in musica, unisco anche io quella musica e quelle parole credendo fermamente che come tutti i despota feroci che si sono macchiati di crimini contro l’umanità verrà per
Eccolo è lui! Questo bel signore elegante e compito è il Genio Antonio Canova.Nei post precedenti hanno parlato per lui le sue opere, non perché volessi lasciarlo in secondo piano, ma semplicemente per inserirlo al centro della moltitudine dei suoi capolavori-
nato a Possagno nelle prealpi venete, nel 1757 e morto a Venezia nel 1822 frequentò fin da piccolo la scuola di scultura del nonno un tipo piuttosto originale ma da cui apprese l’arte dello scalpellino, dimostrando immediatamente le sue eccezionali qualità.Da prima si trasferì a Venezia, poi a Roma nel 1781 dove potè finalmente dedicarsi allo studio delle opere antiche-
Arrivando a Possagno la verde vallata ci accoglie con la stupenda e imponente visione della cupola del tempio classicheggiante canoviano che si staglia candido a sovrastare l’abitato, il Canova lo volle come chiesa parrocchiale del suo paese natale, disegnato da lui stesso e lì volle essere sepolto.
l’interno della grande cupola è quasi esclusivamente occupato dal museo dove si trovano i calchi in gesso di quasi tutte le sue opere alcune anche di pittura, ma in cui non eccelse come nello statuario in questa Gypsoteca vengono spesso organizzate dai più grandi critici d’arte contemporanei interessantissime mostre.
La fama varcò i confini dell’Italia e Canova venne invitato a Vienna, dove realizzò uno dei gruppi scultorei più celebri, il monumento funebre a Maria Cristina d’Austria (1798-1805, Augustinenkirche, Vienna)
L’opera è ricavata in una cornice piramidale al centro della quale si apre una porta, simbolo del passaggio tra la vita e la morte, che contrasta con la chiara levigatezza dei marmi. Un triste corteo di figure, allegoria della memoria consolatrice che lega vivi e morti, reca le ceneri della defunta e l’accompagna oltre le soglie dell’immortalità.
voler presentare qui tutte le grandi opere del maestro sarebbe impossibile, vista la grande massa delle stesse, mi limiterò a quelle più emblematiche o che comunque sono a me parse tali.La statua diNapoleone Bonaparte ( Marte pacificatore) commissionata dallo stesso imperatore
fu dallo stesso rifiutata in quanto giudico indecoroso che vi fosse stato effigiato nudo
Venere e Marte, e Amore e Psiche nella versione ” in piedi” conservata al Museo dell’Ermitage di san Pietroburgo
mi è piaciuto come in un puzzle, mischiarle quasi appartenessero come fiori purissimi a un medesimo stelo, la dolcezza e la grazia dei movimenti e delle espressioni rappresentano qualcosa di eccelso, quasi irripetibile
un altro grandissimo capolavoro “La Venere Italica”
che, uscendo dal bagno cerca pudicamente di coprirsi
o la ninfa dormiente nelle forme così morbide che sembrano prendere vita e rendere caldo il marmo