Il primo post del viaggio in Normandia lo dedicai alle scogliere di Etretat e con quel magnifico ricordo concludo e saluto quell’angolo di sogno
dove andare? ogni destinazione era perfetta…difficile scegliere,
ma la meta era già prestabilita…non come quest’anno che non so ancora dove andare
mi chiesi :toc…toc…provo a bussare? mi faranno entrare? si potrebbe affacciare una delle belle dame in bianco e in trine di Monet…
oh! ma che peccato! non c’era nessuno erano tutte uscite lungo il fiume a passeggiare o a pescare 🙂
nel fiorito giardino blu del Pittore della luce e dei sogni le potrò sempre ritrovare….
allora optai per girellare in una qualche incantevole strada con le case a graticci e tanti fiori da farne un piccolo angolo di paradiso e incollarci cartoline a cuore
ancora più incantevoli se si specchiano vezzose in un piccolo silenzioso rio
scorci di vicoli antichi o sontuosi palazzi formavano un mix da far girare la testa
per poi tornare fra le dune di sabbia incontro al mare
ed eccolo all’improvviso, fra le onde, un po’ sbiadito in lontananza
impavide case strette una all’altra non temono il fronteggiare marosi quando come un famelico lupo urlante il vento del nord le assale
e scese lenta la sera, il viola diventa rosa e l’infinito traspare
con il sole che inchinandosi baciò a salutare questo splendido mare
ricordo poi che assalito da mille diavoli infuocati divenne rosso il cielo e immaginai l’Arcangelo Michele volato dall’isolotto delle maree con la spada sguainata ancora pronto a sconfiggere il male
Chiuderò così come avevo cominciato questo lungo racconto-omaggio: con la bella dama vestita di bianco, triste, forse perché è rimasta sola sul prato o perché è proprio l’ora di partire lasciando che la bella Normandia e i quadri di Monet restino una spina di miele infondo al cuore
Giunta all’imbrunire arriverò in fondo a quella strada
la musica del mare un suono lontano racchiuso
in una conchiglia
me l’hanno donata le sirene di Granville
la potrò sempre ascoltare
mi ripeterà fiabe e canzoni
all’imbrunire, al tramontare
mettendo vele ai sogni per mai più
dimenticare
Ventisqueras
spero abbiate trascorso bene il ferragosto….io? non lo so…chissà dove mai sarò, spero di avere incontrato un altro giardino blu di sogni, :-)un abbraccio, un sorriso..Ventis
Le signore vestite di bianco di Monet mi fanno impazzire, sono quanto di più etereo e leggiadro i suoi dipinti lascino trasparire, leggerezza di vita, armonia nella grazia e nella completezza della bellezza
lascerò che scorrano queste immagini, dolcemente, come portate dalla corrente del “suo” fiume: la Senna, attraversando i luoghi che il grande pittore della luce ha dipinto ed amato
alternandole senza un ordine definito e senza una storia, solo per la pura gioia degli occhi nell’apprendere osservando
I ponti di Argenteuil, nel 1871, terminata la guerra anglo tedesca Monet si trasferì ad Argenteuil con la moglie Camille sposata da un anno e con il figlio Jean,Monet aveva una grande predilezione per i treni che nel periodo in cui è vissuto erano solo aa vapore, questo è uno dei quadri della sua grande produzione che più amo, fa guardare l’oltre, il pensiero si perde,vi annega dentro tra quegli sbuffi sulfurei e un cielo così grande e basso che si potrebbe toccare con un dito
The Pont de l’Europe, Gare Saint-Lazare, 1877 (oil on canvas) by Claude Monet (1840-1926) Musee Marmottan, Paris
guardiamolo in contrapposizione con questo, stessi sbuffi di vapore ma freddi, grigi…chissà se era stata l’atmosfera a contaminare i colori di Monet…o il contrario Monet l’aveva cercata proprio per esprimere se stesso in quel momento
anche un paesaggio, affogando in quest’argentea atmosfera lunare può contagiare l’anima, essere quello che io lo voglio far diventare, solo mio nel mio piccolo pensiero
Bella luna
Bella luna lucida e rotonda
voluttuosamente t’adagi
sul setoso cuscino della notte
hai sconfitto la luce delle stelle
ieratica regni
i tuoi raggi toccano
i fruscianti canneti e li fanno tinnire
come campanellini d’argento.
Qualcosa d’angoscia e d’oblio ti culla
ho creduto di sentire il tuo respiro
lieve sul collo
ma era solo il mormorare
sommesso del fiume.
Bella luna
tutta sola te ne stai, senza un amante
che ti consola
il tuo sospirare è un arpeggio di giglio
che nasconde lacrime di plenilunio.
Ventisqueras
ed ancora, più lievi e diafane dei raggi di luna le Dame in bianco di Claude Monet
Avevo programmato per salutarvi da lontano gli ultimi post dedicati ai luoghi di cui ho parlato nel corso di questo lungo anno, non so dove mi troverò quando li leggerete, oltre aver ritardato la partenza, ho cambiato diverse volte la destinazione…he he, forse sarò la prima io a sorprendermi delle decisioni che prenderò, ma intanto torno a salutarvi con gioia e a ringraziarvi per tutto quello che da voi ho ricevuto, in un inatteso contesto internazionale che sintetizza come l’amore per l’Arte e per la Bellezza non abbiano confini, e come faccia sperare in un momento così delicato per gli equilibri della Pace, che questo amore abbia il sopravvento sull’odio e vi sia solo comprensione per tutto ciò che è diverso
Un arco trionfale di rose il perfetto preambolo per presentare la Casa Museo di Christian Dior a Granville, con tutto quello che rappresenta: la caducità della vita, eppure anche la sua fragranza
Le rose, le rose!
Nell’azzurro dormiveglia
mi rapiva improvviso il profumo delle rose
era un furioso battere e ribattere d’ombra.
Tristezza e amore
in una coppa di mani
che attendeva di essre bevuta,
ma né il tempo
né la notte e neppure il sonno
riusciranno a separare quello che non ci univa.
Ventisquras
Villa Les Rumbs a Grandvillecasa natale del grande stilista parigino e il suo incantevole e curatissimo giardino, o più semplicemente Musée Christian Dior, dal 1988 stata aperta al pubblico per celebrare la sua vita, le sue creazioni che sono arte
la famiglia dell’industriale Dior, padre di Christian. Il grande stilista nacque a Grandville nel 1904 e morì a Montecatini Terme-Pistoia- nel 1957.Il padre lo aveva indirizzato agli studi politici, ma ben presto i suoi interessi e la sua grande sete di creatività lo condussero ad aprire un atelier di Moda a Parigi
si delineò subito il suo stile e presto ebbe una fama globale, portando l’alta moda francese a rifiorire dopo la crisi dovuta alla seconda guerra mondiale, qui lo vediamo attorniato dalle sue bellissime modelle che avevano il privilegio di indossare l’unicità riconosciuta dei suoi abiti. Le foto in bianco e nero scorrono nel post e rendono ancora più forte la percezione del passare del tempo, dei costumi, del progresso che avanza, addirittura in questi ultimi decenni sembra impazzito in un incessante rinnovarsi e stravolgersi, talora anche fastidiosamente
ma torniamo all’oggi e a questa sontuosa dimora trasformata in un Museo -tempio di quello che fu oltre che un sommo stilista ed innovatore anche un geniale imprenditore
Dior amava moltissimo i fiori che curava personalmente durante i suoi soggiorni a Grandville
come non crescere artisti sopraffatti da tanta bellezza e volerla estendere all’intero mondo quando si hanno negli occhi visioni simili?
volle riprodurre, proprio in omaggio alla bellezza dell’arte gli abiti fatti indossare da Monet in questo suo quadro a queste gentili dame
certo il grande pittore non avrebbe potuto che rallegrarsi di questo omaggio !
all’interno della villa ci troviamo faccia a faccia con i più famosi abiti da lui creati. Ad ogni nuovo anno programmava una nuova collezione cui dava un nome ed un indirizzo preciso dandogli nomi fantasiosi
la levità e la grazia dei modelli è tale che riesci anche a dimenticare lo sguardo imbambolato dei manichini di ceraalternate agli abiti del museo
immagini splendide che non hanno bisogno di sottotitoli, modelli creati per nozze regali o per dive famose
La vie en rose…già si pensa così per quegli ambienti lussuosi, sfarzosi, in apparenza una vita facile, ovattata, luccicante…ma gratta gratta poi non è così, invidie, delusioni, prevaricazioni, ingiustizie, vizi di ogni tipo e dimensione e una grande, grandissima dose di egocentrismo contradistingue questi ambienti
lotta sfrenata per arrivare ad ogni costo per apparire…mi chiederete: ma chi sei tu per giudicare? lungi da me un qualsiasi giudizio prendo solo atto di voler dare una sbirciatina oltre le apparenze e capire che si può essere sereni o felici anche con quello che possediamo, pur modesto che sia
dive leggendarie che il grande sarto è riuscito a rendere ancora più affascinanti
naturalmente le celebrità vestite da Dior sono un grande numero, io ho scelto quelle da me preferite per stile, eleganza, bellezza, alcune sono diventate icone insuperabili
Dior ha sempre dimostrato il suo grande amore per le tutte donne, producendo lui per primo anche accessori e profumi abbinati ad ogni sua collezione
in tutto questo c’è la storia, la storia di questo mondo che si stava incamminando a grandi passi
verso la globalizzazione, lo sminuzzamento della personalità
quello che rende l’uomo moderno forse un po’ più triste, certamente più solo
alla sua morte altre grandi firme hanno proseguito la sua arte in assoluta perfezione e continuità,il primo fu Yves Saint Laurent, ma anche l’italiano Gianfranco Ferré portò la ventata innovativa del made in Italy
La leggenda narra che una delle due parti in cui è suddivisa la città di Granville, la Città Bassa, sia costruita sopra una montagna di conchiglie , la Vieille Ville invece domina in alto dalle rocce di granito. A guardarla così, abbarbicata su quelle falesie sempre battute dai venti impetuosi dell’oceano, non mi meraviglierei affatto se nascoste tra quei morbidi cuscini di verdi muschi e lo schiumare candido dei marosi si nascondesse qualche bellissima sirena, intenta a recuperare le perle nascoste nelle ostriche sepolte tra le rocce dal tempo
un’altro grande pittore impressionista Gustave Courbet scelse di vivere e dipingere in questa zona, questa tela rende tattile una delle tante tempeste che qui imperversano
…è il vento, è il vento!
Tesi sopra un braccio di cielo,
rabbrividirono gli alberi
poi non si mossero più
se non da gridi.
…è il vento, è il vento
che urla sopra le onde
le piega, le avvolge le fa rotolare
attorno all’aria scoscesa
di un istante azzurro nell’azzurro perduto.
Ora non grida più
con le sirene di Granville
piano sembra cantare.
Ventisqueras
foto aerea di Granville città e porto della Bassa Normandia, costruita dagli inglesi ai tempi del loro dominio a difesa dell’ isolotto di Le- Mont-Saint-Michel, posto a fronte
la magia del famoso santuario dedicato dell’ArcangeloSan Michele nel luogo dove la leggenda racconta apparve al vescovo di Avranches, mi ha condotta una prima volta in Normandia, trasferendomi qui per due giorni durante un viaggio a Parigi. Quel desiderio realizzato fatto a scopo religioso-esoterico mi ha fatto scrivere uno dei primi post in cui esulavo dalla sola Poesia, tematica per la quale avevo ideato il blog
nella notte sfavillava di luci da lontano e mi era venuta una gran voglia di tornarci per rivivere le emozioni provate in quell’arroccata e austera favola, mi sarebbero però saltati percorsi ed aerei quindi a malincuore ho dovuto desistere ( se potesse interessarvi ecco il link del post
Le maree:il loro spettacolo affascinante e misterioso, durante il plenilunio o il novilunio sono una delle maggiori attrattive del golfo, teatro delle più grandi maree dell’Europa continentale,
in certi periodi s’innalzano anche e fino a di 15 metri durante gli equinozi di primavera e autunno, lo fanno con la velocità di un cavallo lanciato al galoppo. Spettacolo di una suggestione veramente unica.Nel golfo ci sono anche ampie zone di sabbie mobili, questi fenomeni naturali hanno per lunghi secoli impedito che Monte San Micheke venisse espugnato durante gli assedi
l’accesso alla città vecchia, completamente racchiusa dalle mura è tutt’ora possibile solo passando questa porta chiamataLa Grande Porte, con ponte levatoio, al suo interno si può visitare l’interessantissimo museo dedicato alla storia e ai costumi della cittadina
abitanti circa 13.000, viene anche definita “la Monaco del Nord”
con il suo nucleo arrampicato sopra uno sperone roccioso spesso soggetta a venti impetuosi
qualche scorcio suggestivo
le rovine del castello-fortezza
poi lo sguardo ritorna sulla città porto
la bella chiesa di Notre Dame domina sulla cima della collina
qui in prospettiva vista dal porto
un tripudio di pennellate, di colori che s’assommano, s’intrecciano, sembrano come fuochi d’artificio roteare
un’altra delle mille magie di Claude Monet
le reti dei pescatori affastellate sulla banchina e le nasse ne confermano l’antichissima tradizione marinara
ma la visione più spettacolare resta sempre quella delle case arroccate sulle brune scogliere
Le isole fantasma di Chausey
sono un piccolo arcipelago di 350 isolette e scogli, formano il quartiere di Chausey-Granville – la cui particolarità è data dal fatto che si possono vedere contemporaneamente tutte solo con la bassa marea ( da qui la mia definizione di isole fantasma)
zona oasi per il rifugio di uccelli acquatici è parco nazionale protetto
paradiso per natanti e diportisti ricca di scorci suggestivi a illeggiadrire e far sempre diverso questo tratto di mare
si trovano a 17 km da Granville, dal punto di vista geografico appartengano alle Isole del Canale, ma fanno parte del territorio francese mentre tutte le altre appartengono all’Inghilterra. Guglielmo il Conquistatore Duca di Normandia nel 1066 le assoggettò al Regno Unito, furono per lungo tempo oggetto di rivalità fra i due paesi , amministrata da Jersey fino al 1449 dopo di che restarono definitivamente alla Francia.
l’unica isola che rimane sempre emersa è questa chiamata La Grande Ile,
è poco abitata e solo nella stagione estiva, quando sbarcano i turisti c’ è movimento, nelle altre stagioni restano solo pochi indomiti abitanti perlopiù dediti alla pesca e alla pastorizia
casette caratteristiche in granito stanno a gruppi come per difendersi meglio dai venti forti dell’oceano
suggestive immagini ne confermano prospettive favolose fra cielo e mare in questo caso rese più leggiadre da un doppio arcobaleno
con una grande conchiglia lasciata in dono dalle maree ritorno al pensiero iniziale della leggenda e delle sirene
sognando un radioso domani ancora una volta prenderò metaforicamente il mare per altre rive luminose, qui termina il mio viaggio in Normandia, ma avrò qualcos’altro da dire su questa straordinaria regione francese che lascerà un ricordo indelebile nei miei pensieri e il desiderio di tornare per conoscerla meglio…allora arrivederci e non addio! 🙂
Non c’è dubbio che l’immagine emblematica di Vernon – Eure -Alta Normandia sia questo romanticissimo e fotografatissimo Vieux Moulin
un tempo ce n’erano cinque lungo queste anse della Senna, ora è rimasto il solo a ricordare il grande passato, lo si può ammirare dal greto del fiume, dato che non è visitabile, i bei prati che lo circondano sono attrezzati per fare merende o pranzi all’aria aperta
dal greto del fiume nel verde intenso del Parco Chateau de Tourelle è ancora più romantico osservare queste antiche costruzioni, ma il vecchio mulino fu adibito anche più prosaicamente come casa di riscossione del pedaggio per attraversare il fiume,
ed eccoli, il piccolo castello e il vecchio mulino occhieggianti tra la lussureggiante vegetazione .in uno spettacolo incredibile che non ti stancheresti mai di ammirare
il castello de Tourelle XII sec, ha torri rotondeggianti, da quelle strette finestrelle ( forse ce n’era una anche su in alto) ho pensato di veder calar giù Rapunzel con la sua lunga treccia rossa, lo so che la fiaba non la pone in Francia, ma a me che importa? io la vedevo bene qui.:-)
( anche Monet è passato da qui )
Gigli d’acqua
Macinano lentamente grani e parole
nella ruota della vita si fa stupore
macinano pensieri annidati nelle rughe del tempo
scritte sulla pergamena grigia e raggrinzita :
quello che volli
e che non voglio più,
versi come scheletri d’innocenze antiche
gigli d’acqua rubati dalla corrente
mentre ancora il vecchio mulino non si stanca
di macinare grani e parole
minutamente
Ventisqueras
Vernon è una cittadina di circa 26.000 abitanti adagiata pigramente in un’ ansa della Senna, subì pesanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale perdendo alcune delle sue storiche strade costruite con case a graticci,solo in parte poi ricostruite
disegni e colori danno una certa compostezza ed austerità a queste case, qualcosa di antico e statico, diverso da quelle di altre località più allegre e fiorite circondate da bianche staccionate, senza per questo nulla togliere al loro fascino
alcune hanno anche un nome proprio, come questa molto famosa Maison-du-temps-jadis ( la casa del tempo perduto) molto fascinoso, vero? non sono entrata, c’èra molta coda e non avevo tempo, peccato
musa dell’esistenzialismo e di Jean Paul Sartre Juliette Greco, da me amatissima, interprete mirabile di Douce France
al centro della cittadina quello che è il suo monumento più prezioso La Collegiata di Notre Dame
eretta in un glorioso, fiammante gotico
con uno spettacolare rosone centrale stretto tra le svettanti torri che sembrano quasi toccare il cielo
anche l’interno è maestoso nella sua scarna eleganza
illeggiadrito dalla magia policroma delle grandi vetrate: la luce splende riflessioni, scende sulle pareti, luogo di storia e di pace.
di notte sembra proprio una fiamma guizzante incontro alle stelle
Monet la dipinse da una grandiosa distanza
costruite nei luoghi predominanti le cosiddette ” torri di avvistamento” in uso dal medioevo erano erette a protezione della città, spesso c’erano arcieri armati di archi e frecce, splendido esempio: la Tour des archivies
a pochi km di distanza da Vernon immerso in un parco di grandi alberi il Castello di Bizy che ha visto passare generazioni di re di Francia e di nobili e ed ha ricordi napoleonici,viene detto anche ” la Versailles della Normandia” si presenta con una visione scenografica sontuosa
Grande edificio in stile classico rivolge verso il parco la bella facciata con colonnato , la facciata sud, più severa forma con gli edifici annessi e le scuderie ( al cui interno ci sono collezionate preziose auto d’epoca) un armonioso cortile d’onore,Purtroppo, avendo perso il turno per la visita guidata non ho potuto vedere all’interno i saloni decorati con boiserie Reggenza ei famosi arazzi dei Gobelins
il parco è ornato da statue e fontane del XIII secolo e da numerosi specchi d’acqua
trovandomi a poca distanza da Giverny come avrei potuto non chiosare questo post se non con immagini sognanti del Grande Maestro?
mi fermo
mi riposo
in questa luce nascosta
dentro una teca
di nero cristallo.
Ventisqueras
fresco, tenero e fragrante il ricordo è nella mente, Vernon, quando lo penserò sarò leggera e lieta sperando di essere ancora là.
Grazie della vostra attenzione, un abbraccio
Ho scelto questa immagine per rappresentare il cordoglio di tutti i paesi civili del mondo per gli attacchi terroristici in Francia, il Cristo Redentore il celeberrimo Corcovado di Rio De Janeiro che sembra, avanzando da lontano nel buio della notte abbracciare l’umanità intera vestito dei colori della bandiera francese
Parigi 13 novembre 2015
Ancora immagini dalla Normandia e dalla Douce France
purtroppo venerdì notte tragicamente colpita nel suo cuore pulsante da un attacco terroristico di esseri ignobili che non ritengo essere degni di chiamarsi umani. Ci sentiamo inermi e disarmati di fronte a questo abominio, ma siamo forti nel nostro essere certi di combattere per la Pace e per un mondo più libero e giusto, quindi avanti a testa alta con i fratelli francesi! Il mio cordoglio a tutte le persone in lutto e un agurio di cuore a quelli che soffrono e soffriranno per sempre di ferite nel corpo e nell’anima. Con le note del pianista che ha suonato ” Imagine” di fronte al Bataclan dove giovani di molte nazioni erano uniti per una festa in musica, unisco anche io quella musica e quelle parole credendo fermamente che come tutti i despota feroci che si sono macchiati di crimini contro l’umanità verrà per
Ed ora raggiungiamo la Normandia medioevale, quella dei castelli.Quando pensiamo ad un castello la fantasia ci porta ad evocare mondi fantastici, popolati da dame e cavalieri,assedi e duelli, un mondo romantico e insieme feroce e spietato pieno di leggende e di racconti di storie tramandate di padre in figlio accanto a un grande camino dove scoppiettava il fuoco e si alzavano come piccole fate le faville. Eccone qua uno imponente o Gagliardo, tradotto dal francese Gaillard questo è il suo significato
i suoi ruderi candidi spiccano in un ansa della Senna a Les Andelys nel dipartimento dell’ Eure, fu costruito in brevissimo tempo, iniziato nel 1196 e terminato in circa due anni per volontà di Riccardo Cuor di Leone
il leggendario re che aveva combattuto con il suo esercito nella terza crociata e che era al tempo stesso re dell’Inghilterra feudale e Duca di Normandia.Il castello di Gaillard faceva parte di una serie di fortezze poste a difesa del ducato dagli attacchi del re Filippo II di Francia.
sul modello dei castelli crociati della Terra Santa fu ideato secondo i dettami dell’architettura al tempo più moderna, ha un disegno complesso seguendo i principi della fortificazione concentrica. Le mura erano spesse ben 4 metri.Passò di mano diverse volte fra Francia ed Inghilterra finché fu definitivamente francese dal 1449.Enrico IV di Francia ne ordinò la distruzione pur essendo già in rovina, evidentemente era ancora molto temuto.
Di fiori, di pietre e di farfalle
Il silenzio della farfalla bianca
è un silenzio rotondo
ricamato di foglie d’oro e d’argento
si posava sui fianchi e dormiva con loro.
Silenzio
è crisalide di pietra
con occhi ovattati di sole
picchi distesi candidi di sassi e parole
vecchie pietre consunte.
Si posò la farfalla
sui fiori del del tramonto
era un tempo senza tempo
aveva riflessi rossi come il sangue.
Ventisqueras
spicca maestoso a 90 metri sopra una bianca falesia , nel verde acceso della vegetazione
superlativo in questo abbraccio di neve
fra i ruderi sbocciano questi fiori delicati che invidiosi, sembra abbiano rubato il loro colore
ai piedi del castello di Gaillard mollemente distesa come una gran dama che si riposa fra preziosi cuscini, la città di Les Andelys appare immersa in una bellezza quasi irreale
è formata da due località: Le Petit Andely e Le Grande- Andely le due cittadine si sono unite a formare un unico centro nel 1793,collegate da una strada rettilinea.
immagini che da sole parlano di uno scorrere lieve e armonioso del tempo con il grande fiume
a chi possiede una qualche nozione della bella e musicale lingua francese consiglio questo video che scende nel profondo della soria di Les Andelys, ampliando racconti e particolari, per chi non la conosce…le immagini saranno ugualmente suggestive, buona visione
Le Grand Andely è costruita intorno alla Collegiata di Notre Dame.
Dove ora sorge la Collegiata nel 511 la regina Clotilde, moglie di Clodoveo I, primo re dei francesi cristiano fece erigere un monastero per le giovani ragazze nobili, che venne distrutto dai Vichinghi nel 900 Al suo posto si costruì dal XII al XVI sec. la chiesa che ci appare oggi.
Per la lentezza nel costruirla non ha uno stile uniforme, presentando sul fianco destro che dà sul giardino uno stile gotico fiammeggiante, e il fianco sx che da sulla strada uno stile rinascimentale.La illeggiadriscono preziose vetrate
e una notevole deposizione scultorea
Nelle vicinanze di Les Andelys si trova, immerso in un grande parco di alberi di alto fusto e di ciliegi ( che a venire qui nel periodo della loro fioritura deve essere uno spettacolo da fare girare la testa) un altro straordinario monumento L’Abbaye de Jumièges
di questa grandiosa Abbazia non sono rimasti che i ruderi ma il suo fascino è incredibile, solo immaginando le sue originarie dimensioni ( con campanili alti 46 metri) si può forse fantasticare sull’originaria bellezza.
venne iniziata nel 1020 su idea di Guglielmo il conquistatore e presto divenne il fulcro, il cuore pulsante dello sviluppo spirituale culturale della zona
cadde in declino durante la guerra dei centanni, fino a diventare cava di pietre durante la Rivoluzione
camminare fra queste pietre maestose innalzate tanto in alto da sembrare non aver fine e che hanno per tetto il cielo è un innalzamento della mente, uno sprono a seguirle su nell’alto
Claude Monet e la Senna
Con negli occhi le visioni dei dipinti di Monet è meraviglioso compiere un ultimo viaggio con un piccolo battello nelle anse dell’estuario della Senna il mio saluto.Grazie per l’attenzione,e se vorrete a presto
Sono stata molto incerta se ricordare questa pagina di storia vissuta sui bellissimi e idilliaci luoghi da me visitati,
provo orrore per le guerre, per tutte le guerre, non credo a quelle definite ” giuste”, c’è solo quell’abominio che mette uomo contro uomo, fratello contro fratello, spesso per le tremende vicissitudini trascorse questi soldati si sono abbrutiti, o impazziti, irriconoscibili anche a se stessi a fronte dei pochi che con atti d’amore eroici riscattano in parte il genere umano.
Ho deciso di parlarne per rispetto alle centinaia di migliaia di vite stroncate dalle follie dei potenti, con il loro sangue colorarono di rosso queste spiagge e questo mare, mentre nei campi di grano di rosso fiorivano i papaveri
.Non faccio distinzione tra vincitori e vinti, credo se avessero potuto scegliere la maggioranza di loro questa guerra non l’avrebbero voluta, ma hanno combattuto per dovere, per fedeltà alla patria vincendo la feroce paura che certo li assaliva. Morti in battaglia, o distrutti per sempre nel corpo e nello spirito, nella mente.
U.S. reinforcements land on Omaha beach during the Normandy D-Day landings near Vierville sur Mer, France, on June 6, 1944 in this handout photo provided by the US National Archives. On June 6, 1944
Lo sbarco delle truppe alleate in Normandia viene comunemente conosciuto e definito come il giorno più lungo.
Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre John Fitzgerard Kennedy
Nel 2014 si sono commemorati 70 anni dall’avvenimento, ma ogni anno ci sono una serie di iniziative che coinvolgono tutta la Normandia, l’intera regione conserva cicatrici e segni ormai trasformati in memoria. Si sono preparati itinerari e musei ( che volutamente io non ho visitato) a testimonianza di quella che viene considerata la più grande operazione di guerra della storia. (Il museo più interessante sembra essere quello della città di Caen. )
Un ruolo molto importante lo ebbero l’aviazione e i lanci delle truppe paracadutate che preparavano il terreno ai marines dello sbarco
Si nota immediatamente quando si va verso il centro di St.Mere- Eglise: è un modello a grandezza naturale del soldato John Steele intrappolato col suo paracadute sul tetto del campanile della chiesa
si era lanciato presto la mattina del 6 giugno, il paesino era di vitale importanza per gli americani, da lì si poteva proteggere Utah Beach, la spiaggia dove sarebbe avvenire lo sbarco
L’elica di un C47 Dakota l’aereo da cui venivano paracadutati i soldati, conservata gelosamente
I grandi cimiteri sotto la luna
Ho preso come incipit per questo triste capitolo il titolo di un romanzo di Georges Bernanos che in qualche modo descrive la pace che si prova entrando in uno di questi immensi cimiteri di guerra. Quello americano dei militari caduti durante lo sbarco si trova a Colleville- sur- mer, con una splendida vista sul mare
9.387 tombe di caduti! luogo di grandissima suggestione
Come questa pietra
del San Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disarmata
così il mio pianto
che non si vede.
La morte
si sconta
vivendo.
Giuseppe Ungaretti
vi si aggirano smarriti qualche anziano reduce sopravvissuto o parenti alla ricerca di un nome amato perso fra tante croci
Rainville cimitero militare tedesco: a questo conducono le guerre, una distesa infinita di tombe
Pelle di serpente
Sia pure notte e che il sole
si spenga per sempre
sotto le zolle e l’erba
veglia una pace di piombo.
Sussurri il vento, note di tempesta:
di pelle di serpente
s’è spogliato il cuore
nudo
lo tengo fra le dita
gronda di lacrime e sangue .
Ventisqueras
vele, rigide non si tendono al vento, immobili ricordano con sgomento un infinito istante di anelito alla libertà
Utah Beach, il punto più famoso, nome dato in codice dagli alleati ad una delle cinque spiagge dello sbarco, stupendo tratto di costa che interessa i comuni di Sainte Marie- du- mont e Saint- Martin-du Varreville
dieci minuti dopo la mezzanotte il tenente Poole toccò per primo la sabbia di Utah Beach, fu l’inizio dell’operazione Overlord
a pochi metri dal mare una serie di fortificazioni costruite dall’esercito tedesco, gli enormi bunker di Merville, che prendono il nome dal vicino paese, imponenti, mostruosi fanno ancora paura, belve affamate con le fauci spalancate pronte a vomitare fuoco
la formidabile difesa dell’esercito nazista era costituita da 49 divisioni di fanteria, 10 corazzate, 1600 carri armati, 198 aerei da bombardamento, 125 da caccia, 3 cacciatorpediniere 36 siluranti e 34 sommergibili,
cui gli alleati contrapposero 6 divisioni di fanteria, 55 motorizzate, 25 divisioni corazzate, un numero incalcolabile di carri armati 3.476 aerei da bombardamento, 5.409 aerei da caccia, 6 navi corazzate, 27 incrociatori, 164 cacciatorpediniere e 6.500 mezzi da sbarco, si calcola che in totale furono impiegati da parte loro 3 milioni di uomini.
quello che accadde quando queste due potentissime macchine da distruzione vennero allo scontro penso sia inenarrabile.Ho voluto ricordare quella immane carneficina ancora con il rosso dei papaveri, ma ingentilito dall’azzurro dei fiordalisi, pensando così di rendere più lieve il riposo a chi giace sotto questa terra. Mille papaveri rossi ritornano nel canto angosciato eppure pacato de ” La guerra di Piero” dove il cantautore ( fra quelli da me più amati) riconduce la guerra a dimensione umana, quella di un singolo cui dare un nome e una storia, esprimendo il suo orrore per la guerra, per tutte le guerre.
questo relitto -simbolo sulle spiagge della Normandia vorrebbe gridare:MAI PIU’LA GUERRA!!!!! …ma intanto continuano a imperversare in ogni angolo del mondo…a cosa servono le lezioni della storia, penso con sgomento ?!
Se si ama il romanticismo niente può essere più affascinante di quella terra variegata che è la Normandia, dove villaggi pittoreschi con le case a graticcio dai tetti di paglia e i candidi steccati dei giardini fioriti, si alternano a quelle di porticcioli che sembrano saltar fuori precisi, precisi dai quadri di Monet
mentre i verdissimi prati sembrano improvvisamente precipitarsi a mare dalle bianche scogliere per raccogliere l’ultima carezza del sole che tramonta
Non lontana dalla foce della Senna questo è Honfleurnella provincia del Calvados,( Bassa Normandia) deliziosa cittadina rimasta quasi immutata nel tempo
Vieux Bassinè il porto incorniciato da vecchie splendide case colorate non le diresti un po’ simili alle da me tanto amate “case torri” liguri?( anche se i loro colori sono meno accesi ) specchiano la loro austera bellezza, come Narciso della mitologia greca nelle limpidissime acque del piccolo porto
a sera, con la bassa marea ( conoscete bene la potenza delle maree da queste parti) le barche sembrano tirate a secco, far parte della terra ferma, più che del mare
mi è venuto spontaneo fare paragoni con la Liguria, forse perché qui ritrovo lo stesso fascino romantico che fa del Golfo ei Poeti un0 dei luoghi per me magici.Honfleur è una cittadina di circa 1600 abitanti, molto vivace, qui si passeggia fra vecchie case c botteghe molto particolari in pieno relax
Si alternano alle immagini alcuni dei superlativi dipinti di Claude Monet ispirati a Honfleur
poteva forse mancare la Pizza di Gino? non sia mai!un tocco d’italianità non guasta mai!
questo negozio di vini sembra pari pari uscito dal film “Pirati dei Caraibi” e dato che sto viaggiando di brutto con la fantasia magari se ci affacciamo dentro troviamo Capitan Sparrow ( alias Johnny Depp he, he ),ma ci si può semplicemente fermare e bere un tipico calvados
o sostare incantati davanti a portoni come questo, da qui può uscire una Principessa o un nano folle, cioè di tutto e di più!
La nave si riempì di sangue
dal punto in cui sgorgava
le navi corsero a riva,
il Signore combatté nobilmente
i corpi dei morti versano sangue
Poema normanno di Haraldr scritto da Re Handrada III
in questa terra contesa tra Francia e Inghilterra già nel medioevo vi furono incessanti battaglie e cruenti combattimenti, che non si riescea ravvisare nella limpida e quieta sera sul porto
questa giostra gira sogni
Place Sainte-Caterine è il cuore della cittadina che al sabato si anima con un delizioso mercatino
sullo sfondo del mercato la Chiesa di Santa Caterina di origine romanica con l’originalissimo campanile che ricorda lo scafo rovesciato di una nave in qualche modo rappresentando le origini marinare di Honfleur
Principi delle maree
naviga un buco nero la luna raggiunta dall’estate
abbandona il fiume dove cantano le rane d’oro
il cacicco dalle vele quadrangolari rosse gela il tempo
sulla punta delle dita tra sberleffi di nebbia galoppa furiosa la marea
rabbrividisce il cielo, cade a pezzi seppellendo
i simboli ancestrali di tutte le magie dell’universo
i fuochi delle stagioni rigirano gli orizzonti
s’accende l’ansia delle vene aperte, non per il rimpianto
sporco di parole
ma per la lucentezza d’una rosa languida di labbra senza baci
ambra nell’incavo dei ricordi
ancora naviga quella puttana che mi segue dappertutto e mi raggiunge:
strega
nel suo sabba immortale, mi raggiunge nelle estati e negli autunni
portata dai Principi scintillanti delle maree che cavalcano le onde
a dimenticare l’estuario e il fiume dove cantano le rane d’oro
per sempre
Ventisqueras
si è perso il tempo per queste antiche strade
non si ripara dalla pioggia che non cade
colori e barche in un crescendo di emozioni che svelano sempre nuove prospettive
specialmente se piove non si riesce bene a capire dove si stia camminando, forse sul mare come Gesù Cristo? ha ha
subito fuori città il favoloso ponte “della Normandia” è un invito o un saluto…chissà?!
e già è ora di andare non importa se il ricordo è dolce e non si riuscirà a dimenticare mi aspetta un altra città e un altro mare
La Normandia era già documentata all’epoca del bronzo e del ferro, sotto la conquista romana fu la “Seconda lionese” con capitaleRotomagno ( Rouen ) numerose sono le tracce storiche lasciate dall’importante presenza delle legioni romane. Consolidò e ampliò il suo sviluppò sotto i Merovingi, ma nel 911 Carlo III il Semplice concesse al capo Normanno Rollone la metà circa del territorio, che poi, proprio da loro prese il nome
Attualmente su questa magnifica regione del nord della Francia non sembra pesare il suo antico passato di una storia cruenta ( ma neanche poi tanto ” passato” se si pensa alla seconda guerra mondiale e allo sbarco degli alleati su queste spiagge!!!) ora si presenta quieta, colorata e romantica all’occhio del viaggiatore
Barfleur, regione della Manche, minuscolo porto con i suoi poco più di 500 abitanti mi si svela languida ammantata nei colori di un tramonto di barche e piccole onde.Dalla punta di Barfleur la costa volge ad ovest, quindi a partire dal Capo della Haugue, a sinistra il Capo di Carteret segna il limite dell’alta costa incisa nei graniti.
soffusa di rosa è un castello incantato di sogni che pure strettamente appartengono alla realtà
più s’incupisce l’ora e più si vola leggeri
…così tenera è l’ora
Così tenera è l’ora
che mi si muove dentro
in taciturna armonia
e non sapendo
dove mettere le mani
le racchiudo in pugni.
Ventisqueras
uno stretto manipolo di casette in granito, a due passi dai velieri colorati
sembra sempre sul punto di essere ingoiata dal mare, mentre le nuvole passano a sbuffi chiari presentandolo come un paesaggio da cartolina
la sua popolazione è rude e scontrosa tipica della gente di mare, ma al tempo stesso sa dimostrare una grande accoglienza
non ci sono monumenti rilevanti ma solo questo paesaggio straordinario sempre sferzato dal vento dell’oceano
unica eccezione la bella chiesa dedicata a San Nicolas
io però considero monumenti rari
anche queste straordinarie case di granito sontuosamente ed elegantemente addobbate
e guardate un po’ che incontro “ravvicinato di terzo tipo” he heposso immaginare un tempo antico cui le ricamatrici sedevano a schiera chiaccherando amabilmente
i loro preziosi ricami assomigliano al nostro tombolo, mi era stato detto il loro nome l’ho dimenticato
in questa immagine è evidente la particolare conformazione-gioiello del piccolo porto incastonato nelle maree
ed ecco che allontanadomi mi lascio ancora prendere dalla malinconia, presto sarò laggiù infondo al faro
e il delizioso paese di granito sfumerà nella bruma
mentre le luminescenze dell’onde incresperanno dolcezze e pensieri
me ne andrò ancora più lontano pensando che forse non tornerò mai più qui. Un piccolo uccello marino si lascia dolcemente cullare ma presto -forse- se ne andrà anche lui come me…lontano.
Ci sono luoghi in cui il tempo si ferma, gira intorno come un’ape felice ubriaca di primavera allora non sei più sicuro di nulla, e pensi di essere immateriale, così forse credi anche che puoi scegliere
scegliere, certo, se vuoi vivere nella realtà del sogno, nel sogno soltanto, o dentro a un quadro
oh! per me non ci sarebbe scampo! sceglierei di vivere in un quadro di Monet
questo è straordinario! mi sentirei completamente a mio agio…credo che vorrei rileggere ” Bel Ami” di Maupassant, in bilcio fra l’ambiente e la mia ragione di esistere
…e mi riconosco
pena passeggera
franta
in un vigore immortale.
Ventisqueras
ecco che una sera a Parigi, ed esattamente in un rosso tramonto a Montmartre mi sono sentita trasportare qui
Pioveva
…e non so perché pensavo
Piove
ascolto che piove
e mi trema che piove
pare un insulto, duro o lieve
non so
mi si stringe fitta sulle dita a filastrocca
questa pioggia già sentita,
a tratti forse dimenticata
non so.
Piove.
Rime a rintocchi strani
a trilli- ancora-
col tempo che romba piano e mi scolora
il fluido è rosso, però
mi ticchetta di lati bui sull’orlo della schiena
con graffi chiari a pelle di luna
come a Parigi
nei vicoli ciechi di Monmartre
che era un incauto fuoco e
si disperdeva nei colori stracciati
della pioggia della sera.
Però…
e non so perché pensavo
alle ninfee della Senna di
Monet.
Ventisqueras
vorrei perdermi tra questi fiori, in questi colori, in un luogo incantato immaginato dal pittore della luce, lui che aveva vissuto di luce e morì cieco, ma in realtà io credo che vivesse felice in un mondo lontano immerso nel suo sogno di luce, fiori e coloriquesta è la sua casa-museo, sempre troppo affollata,
lo so, sono egoista ma la folla mi infastidisce, vorrei per un ora fosse aperta solo per me,sono certa vi incontrerei il fantasma di Monet
quando venne acquistata da Monet era poco più che un casolare, lui personalmente scelse gli arredi, le forme, i viali, le piante e i fiori del giardino
ogni angolo, ogni scorcio, ogni prospettiva sono di un fascino persino inquietante
Giverny è un piccolo borgo di poco più di 500 abitanti, ora tutto incentrato nel nome del grande pittore, che scelse questa località per costruirvi il suo meraviglioso giardino d’acqua
con questa immagine delle sue ninfee vi saluto da Giverny portando per sempre il suo nome scolpito nel cuore
Ventisqueras
In sogno
ci tocca
il corpo,
nel pensiero
costruisce
un miracolo,
nell’immaginazione
s’angoscia
fino a nascer
nell’umano –
s’affaccia dal cuore
bruciando di purezza –
poiché il fardello della vita
è amore,
mentre l’acqua dorme un’ ora e un pesce nuota nella luna che non c’è
silenzio senza luna cosa hai visto con me oltre
le falesie bianche di Étretat?
l’acqua senza luna dorme un’ora, il mare ne dorme cento
e cento cavalli d’oro galoppano nel vento
Silenzio
ho visto con te i pennelli fatati di Monet
dipingere con raggi di luna sulle bianche falesie di Étretat.
Ventisqueras
Claude Oscar Monet nasce a Parigi nel 1840 da una famiglia di modeste condizioni economiche ma si trsferisce in un piccolo paese di campagna fin da piccolo dimostrando grande abilità nel disegno, Per interessamento di una ricca zia si trasferisce a Parigi dove ha modo di fare conoscere ed apprezzare la sua arte.
dopo il 1880 arrivano i primi riconoscimenti e diventa in assoluto l’uomo simbolo dell’Impressionismo
Étretat è una piccola cittadina di pescatori nella Normandia del nord ( o Alta Normandia ) che s’affaccia curiosa su una spiaggia di ciottoli levigati sovrastata da bianche imponenti scogliere che cambiano colore durante il giorno quando il sole muta la sua posizione sull’orizzonte dando origini a scenari mozzafiato.
è incastonato fra le due scogliere più suggestive della costa:la Falaise d”Amont e la falaise d’Avral Non vi è alcuna traccia di disegni preparatori nella sua opera, il colore è passato direttamente sulla tela, con pennellate rapide e veloci
ogni oggettività è stravolta, c’è la volontà di trasmettere attraverso il dipinto le sensazioni provate dall’artista, Monet vuole cogliere l’impressione di un attimo.
in questa immagine spettacolare il paese è abbracciato dalle due falesie
la falaise d’Amont è raggiungibile in macchina
e sulla sommità la romantica chiesetta di Notre Dame
da qui si può ammirare l’altro versante della costa, l’orizzonte spazia nell’azzurro e ci si sente trasportare altrove in un dialogo senza confini col silenzio e con la natura
e di nuovo le immagini tornano a sovrapporsi con le opere di Monet
l’uso di colori giustapposti caldi e freddi rende l’immagine in modo altamente suggestivo
la falaise d’Aval è raggiungibile con una lunga scalinata che parte dalla passeggiata a mare.Il percorso è lungo e faticoso ma la stanchezza verrà compensata da scenari irripetibili.Le piccole spiagge possono raggiungersi solo in orari ben precisi, quando la marea si ritira
dall’alto si avrà una perfetta visione del celebre arco La Manneporte, descritto da Guy De Maupassant ( uno degli autori francesi che più amo ) come un elefante che beve in mare.
fra i molti artisti che soggiornarono ed immortalarono le falesie anche Gustave Courbet: questa una sua apprezzabilissima visione
è evidente come i colori si differenziano nella varie ore della giornata
non si vorrebbe più distaccarsi da questo scenario ( forse anche perchè sono stata favorita da una giornata limpidissima con un cielo quasi di cristallo dove sembravano infrangersi i suoni…ed ecco tornare la mia più grande, forse sensazione qui provata Il Silenzio )
la notte si colma di maggiori suggestioni, mi sento persa nello spazio-tempo
le ultime immagini sono dedicate ai dipinti di Monet, è per lui ( da me amatissimo) che ho raggiunto questi luoghi, e devo ringraziarlo per avermi permesso di conoscerli, prima ero passata in Normandia solo per recarmi a Le Mont-Saint_Michel e non potevo capire che cosa mi ero persa
ma non ho finito né con la regione, tantomeno con Claude Monet, nel prossimo post saranno ancora i luoghi da lui immortalati in cui c’incontreremo
Narra la leggenda che Santa Sara la-Kali ( Sara la nera ) o Santa Sarah, venerata dalla comunità gitana dei Rom presso la città francese di Saintes-Maries-de-la-Mer, nella Camargue fosse originaria dell’Alto Egitto
fu la serva nera di Maria Salomè e Maria Iosè, presenti presso la croce di Gesù, dopo la resurrezione di Cristo, andarono alla deriva su un’imbarcazione raggiungendo infine le coste della Francia,
Sebbene sia chiamata anche con l’appellativo di Santa, non è riconosciuta come tale da nessuna delle principali confessioni religiose
i suoi abiti e gioielli sontuosi sono sempre diversi perché ad ogni anno per la festa dei Gitani il giorno del loro pellegrinaggio che è il 24 maggio le varie tribù o clan, fanno a gara per farle doni, e spesso sovrappongono regali mantelli gli uni sugli altri. i gitani giungono da ogni parte di Europa ed anche da molto più lontano, per portarla in processione
la grande massa dei gitani l’accompagna sulla spiaggia e fino dentro al mare
ricordando in questo modo lo sbarco della Santa, Sarah-la-Kali (Sara la nera) secondo alcuni potrebbe essere collegata alla divinità indiana Kali (Bhadrakali, Uma, Durga, e Syama) Questo nome concorda con l’ipotesi dell’origine indiana della comunità Rom che giunsero in Francia verso il IX secolo
Sara rappresenterebbe quindi una manifestazione sincretistica e cristianizzata della dea Kali. Non solamente il nome coincide (benché questo abbia la propria spiegazione nel suo significato letterale), bensì anche nel rituale, alcuni hanno colto coincidenze singolari: Durga, altro nome di Kali, dea della creazione, della malattia e della morte, rappresentata con il volto nero, durante un rito annuale in India viene immersa nella acque e poi fatta emergere
Sara la nera ricorda altresì il culto alla Vergine Nera, con la quale è evidentemente confusa.
Tali teorie non sono tuttavia pienamente condivise, ma fermamente negate dai sostenitori di un’origine ebraica dei Rom antecedente al periodo della loro migrazione indiana, che trovano insussistente la coincidenza del nome, che sarebbe giustificato dal suo semplice significato letterale, e del tutto insignificanti le coincidenze di rito, insistendo sulle radicali differenze tra la mitologia indiana e quella rom: per loro il rito di Sara è si una forma di sincretismo cristiano, ma con ancestrali elementi ebraici e non indiani
una delle altre leggende che parlano di Sarah la Kali, racconta invece che fu una dei primi membri del popolo Rom a professare la religione cristiana. I Rom in quel tempo praticavano ancora una religione politeista, e usavano trasportare sulle spalle la statua di Ishtar (Astarté) entrando con essa nelle acque del mare per ricevere la sua benedizione.
Altre leggende invece narrano che un giorno Sara ebbe una visione che la informava dell’arrivo delle sante donne presenti alla morte di Gesù, stavano per giungere in una barca senza remi e sarebbe stato loro compito aiutarle. Sara le vide giungere sulla loro imbarcazione, il mare era agitato e l’imbarcazione rischiava di rovesciarsi. Maria Salomè getto il suo mantello sui flutti, usandolo come un zattera, Sara ed i suoi aiutarono le Sante a raggiungere la terra ferma dove si radunarono, al fine, sulla spiaggia in una preghiera di ringraziamento.
il popolo gitano raggiunge il luogo del pellegrinaggio con i mezzi più svariati, molto colorati e pittoreschi come è nella loro tradizione, ma preferibilmente a cavallo
si accampano ovunque a sera organizzando danze e bellissime e molto rumorose feste
Santa Sarah la Kali
Santa Sara, la nera, cuore chiodato a stelle
spalanca il mantello sul seno palpitante.
L’alba dalla ruvida bocca rende spinoso il sentiero
sotto al ponte di cemento dove una morte di fiamme
famelica di giovane carne. si saziò.
Si chinò, Santa Sara la nera, raccolse silenzi di rane
e campanule azzurre della primavera
di urla strazianti: un fascio, recò di bimbi Rom,
strinse al seno scuro : tutto quello che era rimasto
di chi arse nella baracca di sterpi e canne
nell’immondizia vicino al fiume mormorante.
purtroppo la realtà di questo popolo detto anche I figli del vento per il loro continuo spostarsi non è quella colorata e gioiosa delle immagini della festa, e spesso si sente parlare di qualche incendio nei loro campi nomadi con piccole vittime innocenti lasciate da sole, incapaci di difendersi…per quelle piccole anime ho immaginato che Sarah la Kali andasse con un abbraccio a sollevarle e portarle con se negli infiniti campi del paradiso
una vecchia immagine di un raduno di gitani
non è raro che si scelga l’occasione del pellegrinaggio per celebrare anche matrimoni festosi
è risaputo che i gitani amino molto i gioielli vistosi…ma non disdegnano neppure i tatuaggi…guardate un po’ questi!
La prima citazione relativa all’abitato risale al IV secolo, da parte del poeta e geografo Festo Avieno, che segnalava un oppidum priscum Ra, un’antica fortezza dedicata a Ra, dio egizio, forse su un’isola del delta paludoso del Rodano. In era cristiana si sarebbe corrotto in ratis, cioè “battello” o “isolotto”. Da qui l’antico nome di Notre Dame de Ratis, poi Notre Dame de Radeau (isolotto) e infine Notre Dame de la Mer.
Il nome attuale risale al 1838. Le “Marie” che danno il nome al paese sono Maria Maddalena, Maria Salomé e Maria Jacobé, che secondo la leggenda sarebbero arrivate in questi luoghi assieme alla serva Sara,
–Monumento principale del paese, la chiesa ha da sempre avuto un importante funzione strategica ancor prima che religiosa.
Costruita tra i secoli IX e XI come una vera e propria fortezza serviva come torre di avvistamento e per proteggere gli abitanti dai pirati saraceni che allora imperversavano nella regione.
È composta da un’unica navata dritta, priva di ornamenti, ed è alta 15 metri. Sul tetto c’è un passaggio per la ronda con feritoie e merli. Le feritoie sono presenti anche sui muri perimetrali. Su una facciata laterale è presente una croce della Camargue.
All’interno c’è anche un pozzo di acqua dolce.
Sul fondo dell’attuale cripta vennero rinvenute, nel 1448, dei resti considerati reliquie delle due sante che furono poi bruciate durante la Rivoluzione Francese
..
Le spiagge situate ad est della cittadina composte di sabbia finissima, sono eccezionali sia per la lunghezza che per la loro notevole ampiezza.
nella locale plaza de toro) si tengono ancor oggi corride non cruente chiamate “Course à la cocarde”
.
Maries-de-la-Mer è punto di partenza per safari fotografici nelle acque paludose del delta del Rodano. Numerosi sono i possibili itinerari naturalistici in bicicletta e a cavallo.
vi si possono ammirare ancora allo stato brado i superbi cavalli bianchi della Camargue
e la danza degli aironi, qui in primo piano i bellissimi esemplari di ” large flamante”
difficile ammirare in natura qualcosa di più armonioso ed elegante
Le leggende, in un ambiente così suggestivo si susseguono, questa vuole che le paludi della Camargue fossero abitate da un terribile mostro, la tarasque che passava il tempo a terrorizzare la popolazione. Santa Marta, con la sola preghiera, lo fece rimpicciolire così tanto da renderlo innocuo, e lo condusse nella città di Tarascon. Qui però i cittadini terrorizzati uccisero povera la creatura. Come non credere che fosse esistito se anche questo tronco portato dalla marea sulla spiaggia sembra ricordarlo?
ed anche questo mio più volte ripetuto viaggio in un mondo così suggestivo e variopinto è giunto al termine, il pensiero mi riporta alla cripta colma di candele votive per Santa Sarah la-Kali con tanta nostalgia…voi non so se avrete avuto la pazienza di seguirmi fino in fondo…se lo avete fatto i miei ammirati ringraziamenti!!! 🙂
Ventisqueras
questo video bellissimo è dovuto alla creatività dell’amica Laura a cui mi unisce l’amore per l’immenso Faber
Angelus pacis Michael in aedes
Caelitus nostras veniat serenae
Auctor ut pacis lacrimosa in orcum
Bella releget.
traduzione approssimativa della preghiera a San Michele dal latino
• Michele, Angelo della Pace, a casa nostra dai cieli porta il sereno. Pacificatore, con le tue schiere all’inferno respingi il Male.
ANGELUS PACIS
Dentro mi dormi, dolcezza
dal cielo mi scendi, pace.
In questa tiepida notte d’estate
Luna rosa,
evanescenteimmensa alle tempie mi batti
angeli raccogli nel tuo notturno cammino
predatrice di dolori l’innocenza ricordi.
Angelus pacis dentro in languori
d’amore mi sorgi
vegli, acceso: lampada sull’altare dell’universo.
Da me, dall’inutile tempo diviso
Angelo in dolcezza e armonia mi ritorni.
Ventisqueras
La figura dell’Arcangelo Michele è tra le più importanti del pantheon angelico biblico. Il suo nome viene fatto derivare dall’espressione”Mi-ka-El” che, letteralmente, significa “chi è come Dio?”. Fin dai suoi primordi la Chiesa ha riservato a questa figura un culto e una devozione uniche, assegnandogli il comando della lotta che, fino alla fine dei tempi, verrà combattuta contro le forze del male.
Sorvolando l’Europa, con la sua armatura e le sue ali possenti, il principe delle schiere celesti pare abbia scelto i luoghi più suggestivi, e in certi casi inaccessibili, ove apparire e far erigere in suo nome santuari destinati al culto. Suggestione e mistero sembrano pervadere le chiese e le abbazie che portano il suo nome, non solo per il fascino e la bellezza che sembrano promanare ma anche perché collegate da una linea ideale che prese il nome di Via Sancti Michaelis, una via di pellegrinaggio tra le più antiche e battute nel passato assieme alle consorelle per Santiago di Compostela, Roma, la Terra Santa e non ultima la Via Francigena.
La strada dell’Arcangelo, ora lasciato il nord con La magia de Le-Mont_Saint-Michel, prosegue verso sud attraversando sempre con perfetta diagonale la nostra penisola, con due importantissimi siti: La Sacra, monumento simbolo del Piemonte che occupa con le sue spettacolose costruzioni la vetta rocciosa di circa 1000 metri del monte Pirchiriano, situato all’imbocco della valle di Susa.
La Sacra, già dei Benedettini e ora tenuta dai Rosminiani, è un monumento religioso di incomparabile bellezza e valore
L’imponente complesso abbaziale comprende diversi fabbricati posti su vari livelli, in blocchi fortificati di cui rimangono: il cosiddetto sepolcro dei monaci, suggestivo rudere romanico a pianta centrale; la foresteria; lo scalone dei morti, un ampio ambiente sorretto da pilastri con capitelli scolpiti e il portale dello zodiaco superba opera romanica.
la biblica tradizione vide l’Arcangelo Michele, capo delle milizie celesti, brandire e fendere con la propria spada il cielo per scacciare Lucifero, l’angelo caduto dal Paradiso. Proprio nel gesto compiuto non solo Satana sarebbe stato cacciato nei recessi della Terra ma si sarebbero originati dei luoghi sacri lungo la direttrice stessa del colpo inferto.
Parallelamente questi stessi luoghi avrebbero ospitato, nei secoli, apparizioni dello stesso Michele da cui la successiva nascita di monasteri, santuari, con il numero elevatissimo di ben 17 importantissimi luoghi di culto, dei quali quelli che io descrivo ne raggiungono l’apice.
avranno luogo in Italia gli eventi miracolosi nel Gargano in Puglia che culmineranno con l’apparizione dell’Arcangelo Michele all’arcivescovo Lorenzo di Siponto e alla successiva costruzione dell’Abbazia di Monte Sant’Angelo.
gli ultimi due luoghi che hanno tmportanti Santuari dedicati a San Michele, sono sull’isola di Simi in Grecia
e sul Monte Carmelo in Palestina, dove si chiude la linea diagonale che attraversando tutta l’Europa raggiunge là dove tutto ha avuto inizio,
Spero di non avervi troppo annoiato con questa lunga presentazione, ma i luoghi superbi e suggestivi e il mio appassionarmi a tale ricerca forse mi faranno un po’ perdonare.
Grazie
Ventis
Sono passati col fragore lieve di un cenno del capo
gli anni. Li ho raccolti immobili distesi al cadere del giorno
sulla lentezza della neve dai vetri infranta.
Soffermandomi ho pensato che prima di andarmene
per le strade vuote di Arles avrei contato tutti
a uno a uno i tuoi baci, arresi come soli nel tramonto
di una dolcezza terribile acquattata nel sapido colore
dei perché.
Piccolo omaggio a quel grande Genio della pittura che è stato Van Gogh, nel ricordo bellissimo che ho conservato di quella cittadina della Bouches du Rhône : colma di storia , di arte, di colori e d’amore, nell’assolata terra della Camargue
I bellissimi e irruenti cavalli bianchi della Camargue
Mistral
Cavalli irruenti della Camargue
cavalcano il vento, offrendogli
la bianca criniera come bandiera.
Sulle dune ambrate calpestano
erbe disseccate, nel blu cobalto
del mare tempestoso schiume
urlanti e leggere uccidono l’estate.
Sui ponti d’Arles una folle luna
è rimasta ancorata,
dal mistral dimenticata…
Il famoso ponte mobile di Langlois, come l’ha immortalato Van Gogh e com’è adesso
Sembra un disegno incredibile: una linea retta di duemila chilometri che unisce i 5 principali luoghi di culto europeo dedicati all’arcangelo Michele che si prolunga per altri duemila chilometri arrivando fino a Gerusalemme, non potendo per l’ampiezza dell’argomento trattato descrivere questo magico percorso in un solo post l’ho diviso in due parti,
questa prima illustra il lato nord del tracciato partendo dall’Irlanda con lo Skellig Micael, un posto con aspetto cupo e maestoso, ci si arriva per strade tortuose e una serie infinita di gradini fino a raggiungere i ruderi di quello che fu il monastero di San Michele, uno strano e bellissimo volatile fa parte della fauna stanziale di questo luoghi, l’uccello pagliaccio di cui sotto ho inserito una foto
questa ley lines dedicata all’arcangelo Michele, si collega
con la Via Langobardorum: a Saint Michael’s Mount in Cornovaglia
Nel 1870, presso la British Archeological Association, William Henry Black tenne una conferenza all’interno della quale spiegò che i principali monumenti, naturali e artificiali, sarebbero disposti sul territorio non in maniera casuale, ma in modo da formare un gigantesco reticolo che coprirebbe l’intera Europa.Altri studiosi concordarono di linee lungo le quali vennero costruiti monumenti o edifici di culto nell’antichità,che ricalcavano il percorso del sole o della luna durante i solstizi. Ciò lasciava dedurre che le linee avessero non solo una funzione di comunicazione tra luoghi sacri, ma che fossero intimamente legate all’ambito spirituale. Esse potevano costituire una sorta di percorso da compiersi durante delle specifiche cerimonie sacre.
Seguendo questa traccia si giunge nel nordest della Francia in Normandia fino
all’isola incantata di Mont Saint Michel
LE MONT-SAINT-MICHEL
Pullula all’infinito” l’avor ”
chiaro mare, inghiottito da nebbie chiare
e d’improvviso s’abbatte l’onda galoppante
volute arricciate in vorticare pulsante
” Meno di un secolo alla fine del mondo”
la leggenda canta
il monte Tomba erratico masso scolpito
nella potenza delle maree, lampeggia
furibondo come e più di mille soli
a mezzogiorno
candido il frusciare di ali libere protese
a scandire di coinvolte bellezze spirituali
onda opaca ma ugualmente pura,
partorisce sulle sabbie mobili primordiali
l’umana fragilità in statiche spirali
a infrangersi d’umiltà
……….su illimitati mari.
successori di Watkins, a partire dall’esoterista Dion Fortune, attribuirono alle linee della prateria un valore energetico-magico. Negli anni ’60 la teoria delle ley lines si fuse con la geomanzia, sostenendo la necessità di preservare l’armonia della natura e dei punti sacri lungo i quali sono sorti i luoghi di culto. L’energia di cui queste linee sono conduttrici possono essere positive per la psiche umana, la coltivazione, e la civilizzazione di una comunità, come, all’opposto, dispensatrici di energie altamente negative. In questo senso l’esempio che viene fatto più spesso è il Triangolo delle Bermuda.
Piove
ascolto che piove
e mi trema che piove
pare un insulto, duro o lieve
non so
mi si stringe fitta sulle dita a filastrocca
questa pioggia già sentita,
a tratti forse dimenticata
non so.
Piove.
Rime a rintocchi strani
a trilli- ancora-
col tempo che romba piano e mi scolora
il fluido è rosso, però
mi ticchetta di lati bui sull’orlo della schiena
con graffi chiari a pelle di luna
come a Parigi
nei vicoli ciechi di Monmartre
che era un incauto fuoco e
si disperdeva nei colori stracciati
della pioggia della sera.
Però…
e non so perché pensavo
alle ninfee della Senna di
Monet.
Claude Oscar Monet (Parigi , 14 novembre 1840 – Giverny , 6 dicembre 1926)padre dell’impressionismo detto anche il poeta della luce
Piove.
E portano quelle gocce
d’un cielo lontano
le voci svanite.
Non vedi quel giglio
(dal colore di Luna)
che il profumo dei sensi
ha donato alla sera?
Carezza la pelle
con labbra bagnate
sfiora i tuoi graffi
più la mano non trema.
e portano quelle gocce
nella stupita profondità del cielo
con la lunga mano del destino
a raccoglierli
gli ultimi raggi di sole,
scherzando e danzando fra la pioggia
sembrano allargare il sorriso
al tramonto
là dalle sue rosse torri
fa cadere un angelo che fa la giravolta
in tondo e raccoglie sorridendo
quel tuo tenero giglio.