canta un antico song della tradizione fiorentina…E se non siete mai stati a Firenze cercate di essere lì in una notte stellata
salite al piazzale Michelangelo e contemplate la città in silenzio in tutto il suo splendore.Santa Maria Novella come isola felice risplende sui tetti addormentati
Ph.Gabriele Mantellini 👏👏👏❤
a volte è la Dea Diana sta a dondolare su una esilissima falce di luna in sorprendersi sospesa sullo spettacolare complesso del Duomo di Santa Maria del Fiore e del campanile di Giotto
altre la Dea si fa piena e rotonda e si ferma incantata sulla cima della cupola proprio lassù dove la Croce svetta come a fermare il tempo
è nel’ora che tutto raccoglie il rosso del tramonto che l’ardita sagoma del Davide si staglia oscura troneggiando
o si fa appoggiare dal’indiscreta luna sul tardi, un sospiro innamorato sulla spalla
Ph.Enrico Fontanelli ❤👏F
in centro allumano le luci alle finestre mentre decrescono i passanti
il fiume accoglie tutti i colori del cielo e li raduna sotto i ponti
l’ultimo bacio del sole al Ponte Vecchio
e la notte danza tra lo splendore dei ponti che sembrano scorrere sul’Arno al’ infinito
…Siamo agli Uffizi. ..che dite entriamo senza farci vedere?
Tra le grandi Opere d’Arte capolavori unici universalmente conosciuti ho scelto due dipinti di minuscole dimensioni colmi di Bellezza e fascino che m’incantano e commuovono
Masaccio 1401/1428 “La Madonna del Solletico” chiamata cosi per il moto giocoso della Madre verso il figlio…difficile vedere in un dipinto un gesto così dolce disceso alla dimensione umana 💕
È di
Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai soprannominato Masaccio, questo capolavoro di minuscole dimensioni ( 24×18 cm.)stupefacente per la perfezione racchiusa in cosi poco spazio.Il dipinto era stato commissionato per la devozione privata del cardinale Casini per questo viene anche chiamata Madonna Casini.Non si hanno notizie sulle vicende antiche del quadro ma fu per ben due volte trafugato ( la prima dall’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale, ed entrambe le volte recuperato da R. Saverio. Riscoperto soltanto nel 1947 il primo ad attribuire al Masaccio ( uno dei precursori del Rinascimento a Firenze) fu nel 1950 il Longhi.
È agli Uffizi dal 1988.Elemento particolare il corallo rosso al collo del Bambinello: amuleto di origine antichissima.
Rosso Fiorentino “Putto che suona” o “Angiolino musicante” olio su tela 39×47 datato 1521 firmato Rubenus Florentinum
Rosso Fiorentino al secolo Giovan Battista di Jacopo Gasparre uno tra i maggiori esponenti degli “eccentrici fiorentini”pionieri del manierismo, fu allievo di Andrea del Sarto
agli Uffizi dal giugno 1605, prima che se ne scoprisse la firma durante un restauro il dipinto fu erroneamente attribuito al Beccafumi
tocchi di rosso a ravvivare l’opera di grande estrazione cromatica esaltata da scintillanti passaggi chiari conosciutissima a livello. mondiale.
autoritratto del Maestro non di certa attribuizione, mi piace ricordarlo così
❤quest’anno ricorrono i 500 anni dalla morte ( 2 maggio 1519 ad Amboise) del più Grande Genio mai conosciuto al Mondo LEONARDO DA VINCI…Il fatto che sia venuto alla luce a pochi km da dove abito io e passeggiato e visto sorgere albe e stelle, respirato la mia stessa aria mi fa sempre emozionare….il piccolo borgo di Vinci immerso nella bellezza dei colli e sovrastato dal Castello dei conti Guidi è meta continua di reverente pellegrinaggio per conoscere i luoghi che hanno visto il passaggio di questa Stella luminosa
ammantato di neve è ancora più suggestivo
dal monumento a lui dedicato traspare la severa Rocca
il casolare in pietra dove è nato e vissuto con il nonno che lo ha riconosciuto ( figlio illegittimo di suo figlio Ser Piero notaio in Firenze ) e tenuto con sé fino all’età di 9 anni quando per le sue grandi doti artistiche è stato indirizzato verso la Bottega del Verroccho presso cui già lavoravano illustri esponenti della pittura rinascimentale
i volti purissimi dei suoi Angeli ci raccontano che hanno visto il Paradiso
questo mio piccolo e frettoloso omaggio si concentra su due quadri che io particolarmente amo proprio per la Bellezza dei suoi Angeli che mi rappresentano la parte spirituale e incontaminata dell’essere umano
il primo è “L’Annunciazione ” del 1473/75
che si può ammirare alla Galleria Uffizi in Firenze
di cui aggiungo in sequenza qualche altro squisito particolare
L’Ave di Guido Valeri
La campana ha suonato
e l’Angelo è venuto.
Lieve lieve ha sfiorato
con l’ala di velluto
il povero paese;
v’ha sparso un tenue lume
di perla e di turchese
e un palpito di piume;
ha posato i dolci occhi
sulle più oscure soglie…
Poi, con gli ultimi tocchi
cullàti come foglie
dal vento della sera,
se n’è volato via:
a portar la preghiera
degli umili a Maria.
questa dolcissima e ingenua Poesia imparata a memoria con le prime nozioni alle elementari mi ha catapultata nel mondo degli Angeli…Era come ci fosse un piccolo segreto tra loro e me…poi li ho riconosciuti in questi due dipinti di Leonardo e ogni tanto li vedevo comparire nei grandi prati di margherite a primavera ( ora vi hanno costruito ville con piscine )
o mentre coglievo profumate viole mammole, specchiarsi nelle pozze d’acqua delle prode…Se dicevo di vederli mi accoglievano con un sorriso ma io lasciavo perdere mi bastava di essere la sola a conoscerli.Col tempo dell’infanzia se ne sono andati insieme all’innocenza eppure qualcosa di loro continua a restare in me e i dipinti di Leonardo a ricordarli
l’Angelo della “Madonna delle rocce” è l’altro da me conosciuto
una perfetta visione
angelica
riflessa nella Poesia di questo quadro esposto al Louvre -Parigi -e datato 1483/86 di cui ne esiste un’altra versione esposta alla Nathional Gallery di Londra.
Bentornati alla magia del Castello di Sammezzano! saliamo le scale interne che introducono alle 17 camere da letto, anche queste tutte in stile orientale
qualche raggio di luce diafana cade in obliquo giù dalle balconate e rende la solitudine di questo cammino spettrale
ma quasi subito il leggero brivido di paura scompare per lasciare posto all’incredulità all’ammirazione insieme allo sgomento
IL GRANDE SCEMPIO
entriamo nella prima camera, e il solito fascio fantasmagorico illumina la desolazione di una stanza che ha subito lo scempio del ladrocinio, mancano mobili e suppellettili, e dalla finestre aperta sono entrate le foglie a intristire il pavimento, questo purtroppo è capitato in molti ambienti del castello
la casa cinese nel parco completamente in rovina
il soffitto di una sala completamente distrutto, 365 stanze ad altissimo livello tutte da conservare sono veramente tante se non si propone una decisione drastica.
Poi: LADRI, VANDALI, INCURIA, INCOMPETENZA, questi gli atti d’accusa per la mancata protezione di questo immenso tesoro che va ad ogni costo salvato!!!!!!!!!!
La leggenda del leone triste
il Marchese poté godere ben poco della sua straordinaria opera, subito dopo aver terminato i lavori del castello una misteriosa malattia, in forma di paralisi progressiva lo colpì.Oltre ai medici furono interrogati anche maghi e veggenti, furono adoperate anche le “arti oscure” pur di salvargli la vita. tutto fu vano, il Marchese morì pochi anni dopo. Le sue spoglie vennero custodite in una cripta del Castello, a guardia furono posti due leoni in pietra. L’artigiano che li stava scolpendo decise di dare loro un’ aria triste e malinconica a ricordare l’avvenimento.
(una sontuosa sala da bagno, che fortunatamente si è conservata perfettamente integra)
continuerò a far scorrere le immagini del castello, mentre terminerò il racconto della leggenda
I soffitti
la leggenda narra di una maledizione lanciata da una fattucchiera che assistè il Marchese fino alla morte, diceva che chiunque non ne avesse rispettato il riposo o avesse voluto trarre indebito profitto dalla sua opera, sarebbe stato colpito dalla sua stessa malattia del Marchese
Nel 2005, quando il Castello di Sammezzano era già in totale stato di abbandono, fu rubato uno di questi leoni, la maledizione si è allora abbattuta su i ladri i quali hanno subito lo stesso destino del Marchese: narra la leggenda che l’anatema condanni chiunque avesse profanato le statue dei leoni a soffrire della stessa morte del marchese Ferdinando.
Sembra però che la maledizione non si sia fermata con la morte dei ladri,
ma abbia colpito anche il mercante d’arte in Umbria che aveva ricettato la refurtiva
cedendola a sua volta ad una ricca signora lombarda, tutti in punto di morte sembra abbiano confessato di essere stati proprietari del “Leone Triste” e tutti hanno avuto la loro maledizione
ad oggi il leone rubato non è ancora stato ritrovato, si spera che presto torni al castello per evitare altre morti maledette
Le vetrate
ad aspettarlo c’è l’altro esemplare al quale i visitatori si avvicinano con titubanza
anche io ho preferito osservarlo da lontano 🙂
se si chiede in paese di questa leggenda si ottengono risposte vaghe, quasi si avesse paura anche solo a parlarne
Ma la maledizione del castello ha colpito anche i proprietari che si sono succeduti dopo la morte del Marchese e tutti quelli che hanno cercato di specularci sopra
Le porte
tutt’ora le divergenze d’interessi che ci sono all’interno dell’attuale proprietà inglese non consentono il recupero dell’intera struttura abbandonata a se stessa
il 24 maggio 2016, il castello è stato battuto nuovamente all’asta per la cifra di 20.000 milioni di euro, ma allo stato non si hanno notizie sull’esito
lo spirito del Marchese che si dice aleggi di notte, vagando per le stanze di Sammarzano, credo sia in cerca di un’anima pura
le stanze ottagonali
che abbia gli stessi ideali e gli stessi intenti che lui ebbe nel progettarlo, costruirlo, amarlo
la cappella
la sala delle stalattidi
per ultime lascio queste due opere a ringraziare e rappresentare l’eccellenza delle maestranze toscane, che ancora eseguono restauri per tentare di salvare quest’opera jmponente e meravigliosa preservandola per i posteri.
Niente poesia, la tristezza di questo scempio non mi ha dato nessuna fonte di ispirazione, anche se continuo a dire con Dostoewskij : la Bellezza salverà il mondo, speriamo salvi anche Sammezzano
tra gli ulivi che impallidiscono i colli dell’alto Arno e il nero degli svettanti cipressi, ai piedi della montagna di Vallombrosa, centro di un’isola di sequoie e sempreverdi nordici rari e immensi
incredibilmente: l’Oriente in Toscana! si raggiunge rigorosamente a piedi attraversando uno dei più belli e grandi parchi della regione per scoprire la sagoma moresca del Castello di Sammezzano
Mute le corde.
La musica sapeva
quello che sento.
Jorge Luis Borges
qualcosa di folle ed eccentricamente e straordinariamente unico, ne converrete con me se mi seguirete in questi post denuncia ed omaggio per una fiaba che non deve assolutamente andare perduta
la musica componeva-scomponeva
note sul foglio impalpabile
di carta celeste
il canto ritornava dal passato
come fosse sempre stato presente.
Ventisqueras
la torre centrale con l’orologio si alza sugli alberi, da lontano e fa presagire meraviglie
dal 1999 è possibile visitare il castello su appuntamento grazie all’associazione no profit Comitato FPXA 1813-2013, ( le visite sono autorizzate circa 2 volte all’anno,il sito è il più ricercato dell’intero patrimonio nazionale, pensate che all’apertura delle prenotazioni nel 2015 dopo due soli minuti ne erano già arrivate 750 !!!!) per noi toscani resta un sogno che urla a gran voce con la speranza che possa tornare a vivere al suo massimo splendore, questa vera e preziosa rarità storico-architettonica
c’era una volta un antichissimo castello, si dice che qui abbia sostato anche Carlo Magno di ritorno da Roma dove il Papa aveva battezzato il suo primogenito, certo, non aveva l’ aspetto attuale forse era uno spigoloso castello medioevale.In epoche più recenti (1605) fu acquistato dalla famiglia Ximenes d’Aragona, passando in eredità nel 1816 ai Panciatichi.
lo vedete? all’esterno appare completamente disastrato, le foglie autunnali portate dal vento si sono ammucchiate sulle spettacolari scalinate d’ingresso, senza che nessuno si preoccupi di fare pulizia
i colori sbiaditi, stinti nulla hanno dell’antico splendore, gli infissi tristemente sconquassati, aprono bocche sdentate
eppure l’originalità e il fascino di questa spettacolare struttura riescono ugualmente ad emergere su questo abbandono e degrado
l’ala ovest
l’ala est
per concentrarsi sul torrione centrale forse ispirato al Taji Mahal
l’aspetto attuale del complesso di deve al marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes De Aragona, un geniale, eclettico personaggio
che lo concepì, lo progettò, finanziò e realizzò, dedicandovi la sua intera esistenza dal tra il 1853 e il 1889. La trasformazione della villa seicentesca, durata quasi quarant’anni, diede modo al Marchese di sbizzarrire non solo la propria fantasia, ma di scatenare anche gli artigiani toscani al compimento di questo gioiello, interamente da loro realizzato!!!.
un sogno eccentrico divenuto realtà. Il più importante esempio di architettura orientalista in Italia, un’opera monumentale che volendo riassumere in un sola parola oserei definire oltre che geniale “elogio alla pazzia”.
gli ingressi al castello dal parco annunciano con tristezza quello che gli attuali proprietari inglesi del castello che ( volevano utilizzarlo come un Hotel di lusso costruendo nelle vicinanze-ma fortunatamente fuori dal parco- un obbrobrio in cemento mai portato a termine) non sono riusciti a valorizzare ( si dice che sia scattata la maledizione che grava sul castello, di cui parlerò a tempo debito! ), ora è in vendita per 20.000 milioni di euro ma già due aste sono andate deserte
immerso nella luce e nei colori del capolavoro della sua vita il marchese si occupò personalmente anche della piantiumazione dell’incantevole parco, ancora oggi si possono ammirare generi esotici vari, ma soprattutto un gruppo di sequoie giganti di cui 57 alte più di 35 metri, una delle quali con un diametro addirittura di 10 metri
grande attrazione sono anche questi due pavoni costruiti da grandi giardinieri che ricorderete benissimo leggendo il prossimo post, e non vi svelo ancora il perché. Spero di avervi stuzzicato l’appetito per godere a pieno di quelle meraviglie che andrò a raccontarvi nel prossimamente. Un saluto molto affettuoso
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Guido Gozzano
le dolci Poesie della tradizione della nostra infanzia. Il Natale, il Presepio e i canti di Natale fanno parte della nostra storia, del nostro essere, della dolcezza dei nostri ricordi di bambini credo che sia un nostro preciso dovere e diritto tramandarli alle future generazioni
La bella Siena in tutto il suo splendore, la Piazza del Campo dove si corre il suo famosissimo Palio delle Contrade
per festeggiare il Natalr ospita un mercatino
le sue strade, e i suoi storici palazzi sono ancota più suggestivi addobbati di lici e colori
a Lucca esiste un luogo straordinario unico al mondo, sopra un antichissimo anfiteatro Romano, in perfetta sequeza sono state costruide delle abitazioni, anche’esse molto antiche
ed anche qui si tiene un delizioso mercatino
en, no! nella mia bella Pisa il mercatino di Natale non si può tenere nel Campo de miraoli, ovvio, si fa festa in Borgo
davanti al Palazzo Comunale
sui lungarn
e dai ponti
e poi, ovvia una bella immagine della piazza illuminata ed è sempre Natale!
non poteva mancare la versione di Adeste Fideles nella versione di un grande cittadino pisano, Andrea Bocelli, in contrasto con la straordinaria vocalità di Enya la sua potenza di velluto, Frank Sinatra quando lo sentì cantare per la prima volta disse di lui ” Se Dio avesse una voce sarebbe questa!”
da Livorno ad augurarvi buon Natale un tre alberi di luce, l’Amerigo Vespucci, orgoglio della città e di tutta la marineria italiana
Pistoia e le sue mille lanterneed ancora dalla provincia di Pistoia la sua rinomata stazione sciistica di L’Abetone : un albero di luci fra la neve
ed ancora da Prato un’altra straordinaria coreografia, con antiche statue che fanno da sentinelle d’onore ad un elegantissimo e stilizzato albero di Natale
Natale al mare
Come uno schiaffo l’odore del mare
notte di stelle da un lontano Natale
Dove si è perso Gesù Bambino?
quello accanto al pane soffice vicino al camino…
L’odore del mare come uno schiaffo
stelle inquiete che andavano e venivano
in un girotondo senza fame né tempo
nella luna, nuotava una stella mattutina
la luna
quella infinita lievitava col pane vicino al camino
gialla, gialla, fatta di miele tutta da spalmare,
il cielo incoronato di rami d’abete era per il vento
duro come un muro,
la fiamma: un fuoco piccolo a ondeggiare
piccolo Presepe dal profumo di pane
di un lontano, troppo lontano Natale al mare.
Ventisqueras
e per finire in bellezza una fra le città in assoluto più belle al mondo, per c
la quale ogni aggettivo superlativo stato adoperato, cantata e amata dai più grandi artisti e Poeti Firenze
ed ora saliamo sulla slitta di babbo Natale che ci condurrà incontro al nuovo anno sperando che per tutti sia
Certe volte i colori del padule mi sorprendono per la brillantezza sfumata in tutti i toni del rosa
oppure la sua veste giallo dorato si sfuma tra pioppi e ontani mentre i migratori della tarda primavera si dondolano nell’acque azzurrine
questa è la stagione che prediligo, ricolma di dolci pensieri e di controllate sinfonie
Lascia il tuo ricordo risplendere
in una goccia d’acqua
si farà sole
a rischiarare la mia tristezza
Ventisqueras
il padule di Fucecchio è una golena disposta a metà strada fra le città di Firenze e di Pisa creata appositamente dall’uomo affinché le grandi piene del fiume Arno che spesso le minacciano vi si riversassero, talvolta evitando gli immani disastri che nel corso dei secoli le hanno sconvolte
una bellissima oasi rifugio per gli uccelli migratori, ma purtroppo anche territorio di facili prede per i numerosi cacciatori toscani che la frequentano
nell’inverno il candore delle nevicate porge angoli suggestivi che sembrano raggelare anche i pensieri…volgono allora ai misteri della vita e della morte
L’inverno e la morte
L’inverno ha fiori di gelo e distende un velo
sui campanili addormentati appena destati dalle brume dell’alba
ninnano un canto d’uccelli spaventati in frulli improvvisi
dimenticando nidi di rovi appesi sui rami scheletriti
avvolti da nuove trine di ghiacciati biancori.
Sugli antichi ciottoli dei vecchio borgo
i corvi gracchiano rosari di queruli cra cra
poi in ampi cerchi si dileguano cercando la palude.
dietro schermi di pallidi canneti
acquattati nell’umida tana delle ” botti” i cacciatori tendono agguati
le stampe allineate, pur se perdono i colori
perpetuano l’inganno alle chiassose oche , che dal cielo
precipitano nel fango.
La preda e il cacciatore…gli stessi affanni
gli stessi inganni
un predatore nascosto anche il cacciatore paziente
aspetta
né fuggire mai lo potrà-
Ventisqueras
dalle torri di avvistamento, accompagnati dai volontari del LIPU che illustrano e aiutano nella ricerca degli ospiti alati del padule si presentano spettacoli superbi, ed anche avvistamenti di uccelli molto rari
un bellissimo esemplare di ” marzaiola”
i giochi e l’eleganza di una coppia di Cavaliere d’Italia
pulcini in un nido di cicogne
gli spettacolari colori di un martin pescatore
una coppia di svasso maggiore, molto sussiegosa e impettita
con la stagione estiva l’acquitrino si fa lussureggiante
e la flora palustre illeggiadrisce e allieta lo sguardo
questa foto degli anni 50, ci fa conoscere ragazze raccoglitrici di ” Sarello”con cui si intrecciavano ceste
i barchini dei cacciatori in sosta tra i labirinti d’acqua incutono malinconia
la tristezza che ci accompagna raggiungendo il monumento eretto ai martiri innocenti dell’eccidio perpetrato nel 1944 dalle truppe naziste
il 27 di gennaio si è commemorato il settantesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, e in agosto si compiranno 70 anni nel ricordo di questa strage: 174 uomini, donne e bambini , giustiziati nel padule di Fucecchio dove cercavano riparo dai bombardamenti provenendo da vicini paesi e città, trovarono invece lo strazio di una morte assurdamente ingiusta
accusati di essere partigiani ( fra di loro se ne contarono solo due) o di aver dato loro aiuto o rifugio. L’orrore della guerra si è fermato anche in questa oasi di bellezza e di pace, che sia a tutti di monito e insegnamento per non dimenticare e per condannare qualsiasi tipo di violenza e prevaricazione.
ma non voglio chiudere questo post se non con parole di speranza
Non c’è speranza senza paura e paura senza speranza
Con questo sguardo ieratico ci ammalia Flora, dalla tavola del Botticelli nel morbido sorriso che cela il mistero della Bellezza e del significato di questo quadro che è uno dei più belli in assoluto del Rinascimento e della pittura mondiale di tutti i tempi
Spiragli feroci di biancospino
L’antico del nuovo
è alle porte.
Si è impolverato di sole
il mattino, per farsi più lucente.
Il pesco, sciarpa sgargiante indossa
-sui rami che piansero, nudi.-
Più rotondi
si fanno i sorrisi delle rane,
che sporgono gli occhi
come periscopi vivi
i passi della primavera a indagare,
sull’argine calvo, fioriti.
Più chiari macinano i mulini,
con acque lucenti.
Anch’io, per non sentirmi da meno,
ho indossato un nuovo cuore,
l’altro che avevo,
si era tutto stinto e frantumato,
ora, colla d’amore l’ha rigenerato
di luce, l’antico del nuovo,
l’ha rivestito:
in spiragli feroci di biancospino
l’ha tutto profumato.
Ventisqueras
Oh Grazia! Oh, Bellezza…Oh, perfezione! tuo è il nome nella Leggerezza che è Amore
Aequari sibi non indignetur Apelles Sandrum: iam notum est nomen ubique suum
« Non si sdegni Apelle di essere eguagliato a Sandro: già il suo nome è noto ovunque »
pochi anni dopo la sua esecuzione, la Primavera era collocata in un palazzo fiorentino di Lorenzo de’Medici Signore di Firenze,mentre oggi è una fra le maggiori attrattive della Galleria degli Uffizi , il quadro contrariamente al solito, si legge da destra verso sinistra. L’opera inizia con Zefiro, vento primaverile, che insegue la ninfa Clori ( anche detta Cloride ) dalla cui bocca escono fiori di ogni specie, essa fecondata da Zefiro si trasforma in Flora
Flora, dea della Primavera e dei fiori, che pur non essendo il personaggio principale da il nome al quadro.
l’opera è definita da una linea incisa che assegna corporeità alle figure, le quali si legano ritmicamente, al di là dalle singole azioni che le separano.
Un’armonia superba governa l’insieme dove ogni forma è condotta con estrema eleganza: basti osservare questi particolari di Flora che avanza spargendo fiori…
La figura al centro è Venere, davanti ad un cespuglio di mirto (pianta a lei sacra) atteggiata in un gesto tra il saluto e la casta ritrosia, stende la mano verso le tre Grazie, in essa è raffigurata Simonetta Vespucci, ( ritratta anche nell’altro celeberrimo quadro del Botticelli La nascita di Venere ) fu considerata la più bella donna del Rinascimento fiorentino
Simonetta Vespucci nonostante le sue sembianze siano stare rese immortali dal Botticelli è poco conosciuta : l’anno di nascita !453, e quello di morte 1475, Si, perché la bellissima Simonetta morì ad appena 22 anni di tubercolosi. Una malattia che faceva strage in un’epoca in cui non esistevano cure per quel flagello. Gli scarsi dati biografici narrano che a 15 anni andò sposa a Marco Vespucci, lontano parente del grande navigatore, così prese dimora a Firenze, frequentò la corte di Lorenzo il Magnifico, diventando la donna più ammirata della cerchia del Signore, grande mecenate delle Arti in Florenzia.
a lei il Signore di Firenze e Poeta dedicò queste celebri rime
O chiara stella, che coi raggi tuoi
togli alle tue vicine stelle il lume,
perché splendi assai più del tuo costume?
Perché con Febo ancor contender vuoi?
Forse i belli occhi, quali ha tolti a noi
Morte crudel, che omai troppo presume,
accolti hai in te: adorna del lor lume,
il suo bel carro a Febo chieder puoi.
O questa o nuova stella che tu sia,
che di splendor novello adorni il cielo,
chiamata esaudi, o nume, e voti nostri:
leva dello splendor tuo tanto via,
che agli occhi, che han d’eterno pianto zelo,
sanza altra offension lieta ti mostri.
Lorenzo il Magnifico
Ammirata a tal punto che Giuliano De’Medici, fratello di Lorenzo, partecipò ad un pericoloso torneo cavalleresco solo per vincere il ritratto su tela della bella ragazza, dipinto dal Botticelli, e che recava sul retro la dicitura “La senza paragoni”. E’ stata anche cantata dal Poliziano e immortalata da Piero di Cosimo nel quadro Cleopatra.
Sopra di lei, il figlio di Venere Cupido, dio dell’amore che bendato sta per scoccare una freccia infuocata…ah, quanti guai combina questo dio, he he
Chi nulla sa di questo…
Sotto un giovane susino esploso in chiarore
il cielo della primavera s’era fermato
ad indagare l’amore
una magia in crescendo, d’angeli un fiato
un pensoso domandare
avevano il sogno fra le mani dilatato
nuotava la luna tra spume bionde
nuda
con la sua lontana faccia gitana
muoveva
le sue lunghe, snelle gambe
che non vedevo, eppure sapevo…
vieni,
compiangiamo chi nulla sa di questo!
Ventisqueras
Sulla sinistra le tre Grazie danzano una carola; antico ballo eseguito da più persone in cerchio. Considerate figure della mitologia greca, erano figlie di Zeus e Eurinome, Esiodo ne indica tre: Talia la prosperità, Eufrosine la gioia, Aglaia lo splendore. Personificavano la gioia e il benessere dati dalla natura, nonché l’Amore e la Bellezza e tutto ciò che dà la felicità.
Queste figure hanno ispirato molti artisti, tra i quali i pittori Raffaello, Correggio, Tintoretto e Rubens. Nella letteratura, Ugo Foscolo, con il suo poema Le Grazie
La Primavera di Botticelliè stata analizzata a lungo da illustri studiosi per scoprirne i significati e sono emerse diverse ipotesi, le più plausibili sono quelle che evidenziano i legami con la filosofia neoplatonica. La Primavera si pone come rappresentazione della ciclicità universale della natura e come tempo perfetto di pace e serenità
Collegato a questo è anche il rapporto Primavera-giovinezza, evidenziato dagli stessi personaggi e dalla presenza delle tre Grazie. La giovinezza a cui si allude non è solo quella, più ovvia, dell’età giovanile, ma è una giovinezza di spirito, che per essere mantenuta va nutrita di Natura (il giardino pieno di fiori), Grazia e Virtù (Tre Grazie), uso della Ragione (Mercurio, simbolo della ragione e del buon consiglio), Amore (Cupido) e Bellezza (Venere).
Le nove figure dipinte sullo sfondo di un boschetto di aranci compiono, isolatamente o in gruppo, la propria azione, indifferenti a quanto stanno facendo i personaggi intorno
A sinistra Mercurio disperde le nuvole alzando il caduceo, un bastone di lauro o d’olivo sormontato da due ali e intrecciato con due serpi.
Zefiro fecondatore si unisce a Clori e denota la primavera come simbolo delle capacità generative della natura, che offre, insieme ai fiori e ai frutti la presenza di Cupido, il gonfiore dei ventri delle donne e Venere, al centro, introducono il collegamento fra natura ed erotismo.
Ma accanto a questo si è voluto pensare anche ad un significato religioso: nella Genesi il vento è inteso come materializzazione dello spirito di Dio nella creazione del Mondo, ed è l’alito vitale che Dio trasmette a tutti gli esseri viventi. Nella versione greca del Nuovo testamento inoltre il vento equivale anche all’anima dell’uomo, creatura simile a Dio. Soffiando nelle narici dell’uomo Dio dà vita a una creatura speciale, superiore a tutte le altre e quindi, secondo i neoplatonici, anch’essa “creativa” cioè in grado di creare mediante le attività artistiche. La fecondità fisica viene quindi paragonata alla fecondità intellettiva.
Sandro Filipepi detto il Botticelli nasce a Firenze nel 1445, quarto figlio del conciatore di pelli Alessandro di Mariano Filipepi, muore, all’età di 65 anni, nella sua Firenze, nel 1510, infermo e povero.( destino comune a molti Grandi dell’Arte! )
ed ecco infine, un autoritratto dell’autore di tutte queste meraviglie…meraviglie che fino da bambina tenevo nella mia cameretta come gigantografie al posto che i miei amici dedicavano ai poster di divi del cinema, sportivi e cantanti anche io amavo e amo tutto questo….ma il Botticelli di più :-). Penso di avere appreso da Lui l’Amore per l’Arte e per la Bellezza, e con questo timido omaggio gliene rendo grazie.