Vogliamo prenderla da moooolto lontano? ebbene sì, lo merita proprio Pentedattilo,( Reggio Calabria ) ha una posizione privilegiata sullo Stretto di Messina, vi si gode una vista stratosferica, nelle giornate limpide la montagna di fuoco (nell’immagine coperta di neve) l’Etna mitologicamente descritto come la fucina del Dio Vulcano scintilla al sole dall’altro lato dello Stretto
Posto a 250 metri s.l.m. Pentedattilo sta arroccato sulla rupe del Monte Calvario
la caratteristica forma delle rocce ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita, e da qui deriva il nome: penta + daktylos = cinque dita. Alcune parti della montagna sono crollate ed esse non sono più tanto nitide come un tempo, ma rimane un posto affascinante e pieno di mistero, uno dei centri più caratteristici dell’Area Grecanica
Nel 1783 Pentedattilo fu gravemente danneggiata da un devastante terremoto, e in seguito al sisma iniziò un costante flusso migratorio verso Melito Porto San Salvo che perdurò sino al periodo risorgimentale ;formando un nuovo piccolo centro dal quale si poteva ammirare il vecchio paese “fantasma”Quello che era l’antico paese fino a pochi anni fa era del tutto abbandonato:
Solo ultimamente nel borgo sta risorgendo una serie di attività: artigiani locali hanno aperto alcune botteghe per la vendita dei propri prodotti, ed è presente un ristorante,.riscoperta da giovani ed associazioni inizia così un lento cammino di recupero ad opera di volontari provenienti da tutta Europa.
Il parziale ripristino del borgo ha compreso il rifacimento della pavimentazione della stradina principale ed il restauro di alcuni edifici.
Ogni estate Pentedattilo è tappa fissa del festival itinerante Paleariza, importante evento della cultura grecanica nel panorama internazionale. Inoltre ospita tra agosto e settembre il Pentedattilo film Festival, festival internazionale di cortometraggi.
Le leggende
Un luogo così sembra fatto apposta per suscitare oscure paure che si traducono in leggende, ne sono nate moltissime, cito le più rilevanti
La mano del diavolo
Anno del Signore 1686. È Pasqua e a corte si festeggia,il matrimonio tra Antonia , sorella del Signore del castello marchese Lorenzo Alberti e Petrillo Cortes, ma nel maniero incastonato nella roccia stava , per consumarsi quella che è passata alla storia come “ la strage degli Alberti”. si dice causata, da un amore negato e da un tradimento che si trasformò in un bagno di sangue, circondando l’atmosfera fiabesca della montagna reggina in un fitto alone di mistero, destinato a perdurare fino a giorni nostri.
il barone Bernardino Abenavoli, che amava segretamente la marchesina Antonia accecato dalla gelosia, ordì una strage, nella notte si introdusse nel castello con una banda di scherani. Si racconta, che quando Lorenzo Alberti fu colpito a morte dal barone, poggiò la mano alla parete, lasciando l’impronta delle cinque dita insanguinate, e che questa sia tuttora visibile nella rupe di Pentedattilo quando, nel chiarore dell’aurora, le pareti di roccia colpite dal sole si colorano di rosso e viene indicata come “la mano del Diavolo”
e si narra che nelle sere d’inverno, quando il vento s’alza tra le gole della montagna, interrompendone col suo sibilo il silenzio e la solitudine, si riescono ancora a sentire le urla di rabbia e di dolore del marchese, di cui questa roccia si dice sia il profilo
La Profezia
Sull’imponente roccia a forma di mano aleggia il mistero di una maledizione destinata ad abbattersi sul paese e a distruggerlo completamente nel breve volgere di pochi lugubri istanti, La ragione di questa profezia, tramandata nei racconti popolari, fu l’enorme violenza scaturita dalla strage degli Alberti, la rupe a forma di gigantesca mano si sarebbe abbattuta sugli uomini per punirli di tutto il sangue versato e per vendicare i morti innocenti di quella triste vigilia di Pasqua del 1686.
ll tesoro
Secondo un’altra leggenda esisterebbe un tesoro, accumulato dalle popolazioni che nella storia occuparono il paese, nascosto dagli Abenavoli, vecchi proprietari del feudo di Pentedattilo, proprio al centro della montagna. Pare che dopo il tragico conflitto tra le due famiglie di questa immensa ricchezza si persero le tracce. Fin quando un fantasma svelò a un cavaliere di passaggio che se fosse riuscito a fare cinque giri intorno alle dita della montagna, su un piede solo, questa si sarebbe aperta facendo riemergere il tesoro. La notizia si diffuse velocemente e in molti azzardarono l’impresa, ma invano. Un dì un cavaliere giunto appositamente dalla Sicilia riuscì a compiere ben quattro giri attorno alla mano, e la montagna cominciò ad aprirsi, ma al compimento del quinto passaggio, quello riferibile al dito mignolo, un intero costone della mano crollò sul cavaliere, uccidendolo, questi avvenimenti contribuirono a far definire Pentedattilo come un luogo maledetto…beh cen’e di che non vi pare?
perfettamente inserita nell’ambiente la chiesa seicentesca dedicata a San Pietro Apostolo fu punto di riferimento della cultura grecanica
La storia ci dice che fu colonia Calcidese nel 640 a.C. rimanendo per tutto il periodo greco romano un fiorente centro economico della zona
sul monte nudo delle cinque dita
un calvario
di croci, di vento, di voci, di luna
una luna morta piccola
affogata tra nubi di sangue,
lungo i vicoli uomini intabarrati
e sulle torri banderuole di grano
che beccano i corvi
ma da lontano canta il mare
e le sirene di Scilla stanno ad ascoltare
Ventisqueras
Con la dominazione bizantina iniziò un lungo periodo di declino, causato dai continui saccheggi che il paese subì prima da parte dei Pirati Saraceni ( sempre loro he! ) ed in seguito anche da parte del Duca di Calabria.
nel 1580, a causa di debiti e questioni di illegittimità, il feudo fu confiscato a
Giovanni Francoperta e venduto all’asta dal Sacro Regio Consiglio per 15.180 ducati alla famiglia degli Alberti insieme al titolo di marchesi.La dominazione degli Alberti, nonostante i tragici eventi legati alla cosiddetta Strage degli Alberti, durò fino al1760
il mare, il mare, piange silenziosamente.
Si colmano le coppe della notte
suona nacchere d’argento la luna
è inutile farle tacere
risuoneranno accompagnate
da mille chitarre
piange il mare, come piange il vento
suona nacchere d’argento la luna
accompagna fiotti di lava
e sbuffi di vapori della sacra montagna
senza fine, senza tempo
e senza dimenticare
Ventisqueras
così come ho iniziato, lo sguardo nel tramonto volge all’altra parte dello Stretto dove l’Etna regna e il Dio Vulcano forgia metalli nella sua fucina nascosta.
Ventisqueras