2 ) Di vento e di fuoco- Panarea- Eolie-Messina- L’isola dei” vip”-Of wind and fire-Panarea-the Isle of “vip”-

 

non sempre è lo Stromboli con le sue bocche infuocate a tingere di rosso il mare e il cielo di Panarea,

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ma questi tramonti che lasciano stupore e bellezza negli occhi

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in tempi  lontanissimi era conosciuta anche con il nome di Euomumos ” di buon nome, onorato” ma aggiungendoci “ex euomumos cheiros”  cioè alla mano sinistra.  per un eufemismo il significato positivo va a farsi benedire in qualcosa ancora di  “malevolo” ( ne avevo già parlato nel primo post ) ma in barba a tutti i cattivi auspici noi osserviamola alla luce dei nostri giorni

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lato nord-est dell’isola, sulla spiaggia della Calcara è tuttora possibile scorgere fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce (dai suggestivi colori tipicamente giallastri ) ultime tracce di attività vulcanica con temperature fino ai 100 °C. In alcuni punti fra i ciottoli in riva al mare, per effetto di queste sorgenti di calore, l’acqua ribolle fino ad essere ustionante.

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Il condotto principale dell’originario complesso vulcanico è situato all’incirca nel tratto di mare compreso

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tra lo scoglio detto La Nave e lo scoglio Cacatu.

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Sempre dal mare, sulla costa occidentale (Cala Bianca )

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sono invece visibili i resti di un camino vulcanico secondario dalla forma di grosso imbuto. davvero impressionante

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L’altezza di quello che resta del cono vulcanico è di 421 m. e presenta resti di crateri laterali formatisi nel tempo.

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Collassata in mare nella parte occidentale e settentrionale, con il risultato di pendii scoscesi inabitabili.

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La parte restante dell’isola, quella orientale e meridionale, ha parti pianeggianti. viste dall’alto le case cubiche sembrano tanti dadolini lanciati  sui pendii in un gioco senza fine alla bellezza

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ci abbassiamo per scoprire le abitazioni caratteristiche ristrutturate e progettate dai migliori architetti, elegantissime e lussuose che hanno fatto definire Panarea ” l’isola dei vip”

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in estate è presa d’assalto dai turisti ed è tra le isole più frequentate  ( per questo a me piace in primavera ed autunno 🙂 )

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il rigorosamente bianco dei muri fa un grande contrasto con il viola-rosa delle boungavillee che qui crescono rigogliose

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la vista che si gode da queste ampie terrazze è sublime

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con l’azzurro del mare che sembra voglia entrare fino in casa

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di viola morde la bungavillea sui muri

d’azzurro il mare la sogna

il bianco della calce dona purezza

e langue fra le braccia della ninfa

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vista sul porto di panarea

queste visioni trasportano in un mondo mitologico, dove si aspetta di veder spuntare qualche sirena tra le onde o sua maestà Nettuno in persona mentre Eolo che abita da queste parti spira col più dolce dei suoi zeffiri, poverino la leggenda lo incolpa che in un giorno d’ira abbia soffiato così forte da distaccare addirittura la Sicilia dal continente…ma voi ci credete? io no 🙂 !

                                             qualcosa di blupana_125_jpg_pagespeed_ce_fsz84Zo-rw

 

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come in molte isole greche al bianco assoluto della calce viene abbinato un luminosissimo tocco di blu,

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che può avere diverse risoluzioni tutte piacevolissime

 

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infondo anche se meno “vip”questo”apino” blu è un mezzo di trasporto molto in auge sull’isola, al porto fa servizio per i bagagli dei turisti

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mentre un gatto sornione si mimetizza col muro per rimanere indisturbato a crogiolarsi al sole

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e s’inerpica agilmente sulle strette stradicciole dell’isola 🙂

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gli abitanti stabili sono circa 200 dopo l’emorragia di emigranti che hanno cercato fortuna nelle Americhe ed in Australia verso la fine dell’800, il più alto numero di abitanti circa 1000 si era avuto nel periodo in cui finite le incursioni dei vari conquistatori,  etruschi e romani cui seguirono normanni ed  a metà del 1500 gli arabi incominciarono a insidiare le isole (ne resta traccia nella toponomastica isolana nella baia e relativa contrada di Drautto, dal nome del pirata Dragut. Per le scorrerie della pirateria arabo-turca l’isola rimase pressoché disabitata, gli abitanti infatti non superavano il centinaio. Verso la fine del XVII sec.i contadini di Lipari ripresero a coltivarla (senza portarvici però donne e bambini, per via del pericolo delle scorrerie piratesche).

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i pochi rimasti sono molto devoti, in particolare di San Pietro, patrono dell’isola e cui è dedicata questa chiesa,

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in suo onore il 29 di giugno si tengono suggestivi e grandi festeggiamenti: il Santo viene portato in processione a spalla fino alla marina,

San_Pietro_in_trionfo_per_le_vie_di_Panarea_per_la_festa_del_29_giugno dove viene issato sopra una barca e prosegue via  mare seguita da un codazzo di barche, questo per intercedere ( lui stesso pescatore non solo di anime ) la protezione per i molti pescatori dell’isola

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vi ho raccontato molte cose de quest’isola benedetta ed ora dobbiamo lasciarla…ma non con unaluce così bella! non in pieno giorno

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lasciamo che con i suoi colori violetti e rosati avanzi la sera

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mentre dietro l’isolotto di Dattilo si nasconde il sole

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le lampade si accendano sulle terrazze dei vip a mare

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e il sole si appresti definivamente ad abbracciare la Notte sua trepida amante

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un’ultima festa di lumini da lontano…

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e poi il sogno dove si rincorreranno nelle praterie sottomarine gli anemoni di mare e le attinie fra i coralli, questo  si che è un dolcissimo saluto per da divina Panarea

Ventisqueras

 

 

 

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1) Panarea – Isole Eolie- Messina- Di fuoco e di vento, un’overdose di bellezza-Of fire and wind, an overdose of beauty

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potrei anche averlo titolato il post, facendo riferimento a questa immagine: ” una scalinata incontro al Cielo”! quando il cielo è inteso come un paradiso di mare e di blu…

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                      Panarea

Ah! rumore di onde spezzate

fragranze  marine in vastità d’azzurro

luci e fuochi insepolti

di te cantano gli albatros maestosi

mentre la luce a suo capriccio schiara

a illuminare i faraglioni,

speroni emersi da un gigante di roccia

addormentato sul fondale

Guizzano pesci dalle mille forme

s’intrecciano a rami di corallo,

il tuo pulsare

geme le mie ore fuggitive, l’anelito immenso

di mare che qui ha nido

la tua voce antica e misteriosa piega

l’ala rossa del tramonto

in profondità di echi di sale sospesi

sulla bocca del vento che ha spighe di sogni

a trafiggere con  punteruoli di stelle

gli occhi-

Ventisqueras

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ed  eccomi ancora qui a cantare con tanta nostalgia ( da troppo tempo ci manco !) la quinta delle sette meravigliose sorelle: Panarea,  che è un  balcone affacciato sulla vista dello Stromboli a regalare sempre splendide scenografie spesso accompagnate da eruzioni fantasmagoriche con rombi e fuochi rosseggianti che squassano la notte

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Panarea è la più antica isola delle Eolie, gli isolotti che la circondano sono  quel che resta di fenomeni eruttivi di un unico bacino  vulcanico oramai quasi del tutto sommerso ed eroso dal mare e dal vento.

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questo incredibile ambiente sottomarino e ambitissima visita di sommozzatori, si chiama Capo D’Acqua

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antri, oscure caverne e improvvisi giochi di luce raccontano lontani misteri

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il suo nome compare per le prime volte verso la fine del VI sec. ed ha origini incerte, risalendo dalla parola greca  Panaraion si ipotizza “Pan” tutto, completamente, “araion” funesto, maledetto, il che farebbe presumere di una qualche grande tragedia che ha coinvolto anticamente l’isola, la cui storia non giunta fino a noi, o a molti naufragi che avrebbero potuto causare gl’  infidi scogli che circondano l’isola 

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frazione del comune di Lipari, conta 241 abitanti,  il suo principale approdo è il paese di  San Pietro,  visibile in un suggestivo scorcio dal mare, l’isola comprende anche altre due località Ditella e Drauto

                                                Gli isolotti

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 gli spettacolari speroni rocciosi  che emergono dalla piattaforma vulcanica hanno nomi particolarilarissimi come questo che è forse il più suggestivo Dattilo, deriva dal greco daktylos (dito). Pare che l’imponente scoglio tragga tale nome da un pinnacolo a forma di dito che si vede a sinistra guardando da Panarea. 
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Spinozzo il cui fantasioso nome: “cespuglio di spine”magari derivato dall’asprezza della roccia,  è affiancato dall’isolotto Basiluzzo  dal greco basileus :  re, quindi questo minuscolo isolotto è  il re del piccolo arcipelago e non se ne comprende il motivo! 🙂 forse qui le gerarchie non sono dettate dalla grandezza!

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in questo favoloso tramonto l’isolotto Dattilo, ha sulla sua destra il Liscanera  nome dovuto alla sua forma allungata che richiama quella di una lisca di pesce

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Bottaro la sua forma bombata lo fa appunto assomigliare ad una botte

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Lisca bianca ( l’antitesi di Lisca nera) cui il colore bianco è dato dalle fumarole che ancora emergono dall’attività vulcanica residuale sottomarina. L’acqua quando il mare è calmo con un sommesso gorgoglio:“bolle”.

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 i Formiconi, sono i resti  dall’impianto vulcanico base sottomarino,  che andarono soggetti, nei millenni dei millenni, a imponenti collassi e a erosioni del mare.

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a guardarla così distesa, purissima nell’azzurro, abbracciata mollemente da spiagge candide Panarea può essere  contemplata come una piccola dea

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Il lato occidentale e settentrionale è caratterizzato da alte coste inaccessibili e molto frastagliate in magnifico contrasto con il blu del mare

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un continuo succedersi di terrazzamenti, crepacci e suggestive formazioni di lava solidificata

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 formano panorami sempre diversi e suggestivi

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Panarea fu abitata già in epoca  preistorica come testimonia il villaggio dell’ età del bronzo XIV sec.a.C. sul promontorio di Punta Milazzese, a sud-ovest dell’isola.

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La particolare posizione del pianoro, proteso verso il mare e protetto da alte pareti a dirupo  facilmente difendibile, ne fece un luogo ideale per l’insediamento: nel villaggio, di cui sono visibili e visitabili i resti di una ventina di capanne,

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sono stati ritrovati materiali d’origine  micenea a testimonianza del ruolo svolto, anche in antichità, dall’arcipelago eoliano, al centro delle principali rotte commerciali del Mar Mediterraneo.

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chiudo questo primo excursus sull’isola di Panarea con l’immagine di due visitatori speciali, ma che è facile incontrare, ammirandoli nelle loro spettacolari evoluzioni

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ma  saluto ultimo è ancora col cielo che va incupendo e che riporta il colore rosso-aranciato di questi incredibili tramonti.
Ventisqueras

Lipari-di pomice e ossidiana -Eolie. Sicilia- Le isole del fuoco-The islands on fire)

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si stagliano all’orizzonte le isole del fuoco, nella magia di un azzurro incredibile sembrano sorgere da lontanissimi orizzonti ricchi di storia e di leggende, questa volta parlerò di Lipari l’isola dell’ossidiana, Lipàra la grassa, la fruttifera, o Meligenie, nome che sembra far riferimento dal  greco alla parola miele, tutti questi appellativi la dicono lunga sull’opulenza e bellezza della stessa,

       Lipari

A ciglio del dirupo, scivoloso si calava in mare
il bianco della pomice suicida per amore
nel verdazzurro
che
a nulla si può paragonare.
Posi  a fronte la luna,
alta,
sul trono suo lucente ed immortale
 il nero d’ossidiana -ricchezza nei secoli passati
 ma desti nella mente- si tornò  ad esaltare.
Vergine Lipari
alla bocca bagnata del tuo canto
fra spruzzi di stelle e d’onde
 ti ho vista come Venere di madreperla
immota sui flutti spuntare,
 che non si muovevano più
se non da sogni.

Le Eolie da sempre al centro delle principali rotte commerciali del Mediterraneo,

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vicine allo stretto di Messina, bellissime, fertili, ricche, ma costellate di crateri attivi e da manifestazioni vulcaniche che  da sempre le hanno rese temibili, hanno attratto e respinto l’uomo, che ha avvolto quegli scogli neri in un ‘aura di mistero e di mito, in un misto di esaltazione e paura.

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Lipari fu interrottamente abitata dal 3500 a.C. ai nostri giorni e vide il succedersi delle civiltà con periodi di splendore ed altri di profonda decadenza e povertà; da tutti indicata come la capitale delle Eolie, è in pratica, l’unica vera cittadina esistente dell’intero arcipelago, appare a chi vi arriva adagiata in un ampio golfo naturale con un promontorio nel centr0

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gli abitanti erano agricoltori, pastori, commercianti che lavoravano e decoravano la ceramica,  affilavano sapientemente la selce.

222876.I vulcani delle isole vomitavano colate di pomice ed ossidiana questa era   il più prezioso dei  minerali, serviva a costruire affilatissimi utensili per ogni uso

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ed era scambio di merci con navigatori che venivano da molto lontano

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 L’ossidiana, durissima roccia vulcanica vetrosa, nera e  rilucente, non era prodotta da tutti i vulcani. pertanto molto ricercata e preziosa, nella foto ossidiana e pomice  ( nero e bianco che potrebbero essere scelti  emblematicamente come colori guida dell’isola) residui di quelli che dovevano essere stati eventi terrificanti e che poi furono per millenni alla base della floridità e ricchezza delle isole Eolie.

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…………………………………….costituito da un potente zoccolo di roccia riolitica il  famoso e antichissimo Castello,  luogo di difesa dove gli abitanti si rifugiavano durante gli innumerevoli assalti che la bella isola dovette subire nella sua millenaria storia da parte di flotte belligeranti, o da parte dei temutissimi  pirati saraceni

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Si narra che le isole Eolie nell’antichita’fossero deserte, ma che un certo Liparo, figlio del re Auson, venuto in discordia con i fratelli e disponendo di navi e soldati, sarebbe fuggito verso l’isola che da lui prese il nome, quando egli era ormai vecchio,  giunse a Lipari con altri compagni,  fra  i quali Eolo, figlio d’Ippote che avrebbe sposato la figlia di Liparo.

..

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………………………………………….

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Quando gli arabi iniziarono la loro penetrazione in Sicilia, anche le Eolie furono oggetto di incursioni  piratesche che raggiunsero il culmine nel 836, le isole vennero distrutte e depretate, la popolazione venne in gra parte uccisa o ridotta in schiavitu’, per oltre tre secoli non si ebbero  piu notizie storiche provenienti dalle isole dell’arcipelago, bisognera’ aspettare la conquista normanna della Sicilia  perche’vi torni una vita civile ed organizzata.
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l’antichissima chiesa di San Bartolomeo
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panorama mozzafiato con i celeberrimi faraglioni
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Diodoro Siculo  raccontò degli onidi, che, scampati a una sfortunata spedizione a Lilibeo si sarebbero fermati a Lipari, trovandovi circa 500 superstiti discendenti della stirpe di Eolo, i quali avrebbero aderito all’invito di quest’ultimi di stabilirsi nell’arcipelago per cercare di contrastare le scorribande degli etruschi; anche in questo caso gli scavi stratigrafici effettuati sulla Rocca di Lipari hanno avvalorato il racconto leggendario, provocando l’arrivo di genti elleniche in quel periodo storico.
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Col passare dei secoli il limite tra miti, leggende e storia diviene sempre più chiaro e netto, luoghi, emozioni, itinerari tramandati da storici, scrittori e visitatori diventarono sempre più precisi e riconoscibili e in tantissimi casi perfettamente ripercorribili.

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le Terme di San Calogero, dove è stato scoperto l’impianto termale più antico del mondo, costituito da un insieme di canalizzazioni con annessa caldaia, risalenti al XVII Secolo A.C., durante la Civiltà Eoliana.

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Alcune leggende narrano di soldati romani moribondi per le gravi ferite di guerra, miracolosamente guariti con le acque termali,

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oppure di assassini il cui corpo viene gettato nei crateri dei vulcani attivi delle Eolie, affinché la loro anima raggiunga direttamente gli inferi.

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Un’altra leggenda riguarda la vita di San Calogero, originario dell’Asia Minore, il quale, giunto a Lipari, per mettere in fuga i diavoli annidati nella località fa sgorgare miracolosamente quelle sorgenti benefiche, a conforto dei sofferenti.

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Forse si tratta solo di leggende, ma l’analisi chimica delle acque, effettuata anche di recente, ha classificato le stesse fra quelle ipertermali salso-solfato-bicarbonato-sodiche, sgorganti ad una temperatura di circa 60°, in grado di curare artriti, dermatiti, psoriasi, acne, erpete, crosta lattea, scabbia, sicosi, diatesi foruncolare.

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..al momento di lasciare questi luoghi carichi di bellezza estasiante, lo stacco è sempre troppo rapido…si vorrebbe poterli salutare lentamente, ma anche lentamente fa sempre troppo male…

parto domani mattina e non potevo farlo senza salutarvi, so con certezza di lasciarvi in buona compagnia durante la mia assenza di circa un mese, spero di potere in seguito riprendere regolarmente la mia presenza sul sito.

ancora un grazie dal profondo dell’anima per voi tutti che mi siete cari , a chi va e a chi resta auguro sereni giorni d’agosto

goodbye, love, love

Ventisqueras

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Alicudi, l’isola viola delle donne che volano -Eolie, Sicilia- Le isole del fuoco-The islands of fire

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Piccolo eremo arcobaleno Alicudi , conosciuta anche con il nome greco di Ericussa

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è a causa della grande quantità di eriche che fioriscono sui suoi verdi costoni, che è chiamata ancheIsola viola

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arrivando all’alba o al tramonto dal mare sembra di andare incontro” all’isola che non c’è” e forse di potervi incontrare anche Peter Pan e con lui l’eterna giovinezza

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Alicudi è una delle isole più piccole dell’arcipelago, certo la meno popolata,  nel dopoguerra era abitata da oltre 600 persone, in buona parte ora emigrate in Australia, principalmente a Melbourne. alicudi-3 Rimangono un centinaio di irriducibili abitanti, stretti nei minuscoli e pittoreschi paesini dalle caratteristiche case cubiche perlopiù imbiancate a calce

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che spuntano fra le scalinate di pietra e i fichi d’india

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raggiungibili con ripide scalinate di pietra,

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tra i pochi abitanti si conta qualche comunità di tedeschi , rifugiati nella località più alta e remota dell’isola, denominata Montagna,

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per fuggire dalle fatue lusinghe della società consumistica.( come dar loro torto? )

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Quando spazza i cieli delle isole di fuoco
il vento Apeliotes
in ampli giri su Alicudi si sofferma
spazzando greggi di soffici cirri
 sorride
sulla bocca  della sera
soffia in orditi lucenti fra il viola dell’erica
e il porpora prezioso dei tramonti
sfilacciando in rose e stracci di corallo
a ricamare l’occidente.
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Soffia, impazza, ramazza su scope cavalcate
dalle donne volanti che non si sa
 siano streghe o fate
nel vortice del loro radioso delirio
turgido e nero il mare
va emergendo in stelle di trasognati sguardi
a illanguidire gli occhi.
        Ventisquers
                                                          L’ isola delle donne che volano

Fu una finta o un fungo

o fu la voglia di volare

dove volare era un sogno

andare oltre quelle mura

chiuse in un lago\terra

e voglia di volare

Pane o cornuta segale effetto lsd,

o droghe già tagliate

effetto solo a donne non amate

o a donne strette dentro quattro mura

Ma se le donne volano,

perché gli uomini non volano con loro?

E’ lo stesso pane, segale cornuta e grano eppure…

ci vuole pure amore per volare

Roby il rospo

Perché gli uomini diventano animali

quando Amore non è più con loro

perché a volte sono le donne

che non sanno insegnare anche a loro

a volare…

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una delle leggende strabilianti che si raccontano  su quest’isola è quella  delle donne volanti che la notte spiccano il volo dal balcone dopo aver bevuto  acqua nella quale vengono messe  strane bacche nere ( sembra che sia un fungo allucinogeno che  durante qualche anno si è insinuato nella segale con cui nell’isola panificavano) essa così  si trasformava in” segale cornuta”, definita così per due protuberanze nere che spuntavano sulla sommità, è scientificamente provato che questo produce forti dosi di LSD e se ne riproduca quindi una collettiva forma di allucinazione.  Oltre le donne che volano anche gli uomini hanno reazioni psichiche e   si trasformano in animali, questo documentario sull’isola ne parla  ed io l’ho trovato interessantissimo, volete  ascoltarlo anche voi?
 
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               qui le parole si perdono nella preziosità dei dettagli
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E’ difficile dire della gente che abita qui se si tratti di pescatori o agricoltori, operatori turistici, muratori, falegnami, fabbri, cuochi, camerieri o commercianti: ad Alicudi sei tutto e niente, consapevole del fatto che si tratta di un’isola dove non è ancora arrivata la ruota
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                        l’unico mezzo di trasporto è l’asino,
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che poverino si sobbarca carichi e carichi da trasportare per le ripide scalinate
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esso comunque viene trattato con molta  attenzione, curato e lavato sulla spiaggia con acqua e sapone.
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 Il motivo per cui le abitazioni sono state costruite in luoghi tanto scomodi è facilmente comprensibile se si ricordano le frequenti incursioni di barbari e pirati delle quali sono state oggetto per millenni le rotte del Tirreno
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 ne è un esempio il Timpone delle femmine, una località di Alicudi quasi inaccessibile, dove venivano rinchiuse le donne dell’isola durante le incursioni di predoni e corsari.
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ogni scorcio, ogni anfratto, ogni luogo  è talmente irreale che sembra scaturire da una magia o da un sogno
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credo che se potessi scegliere un luogo dove potessi abitare senza preoccupazioni di dover lavorare per vivere,
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su questo ci farei certo un pensierino…
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purtroppo  anche il più bello dei sogni all’alba svanisce
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…o è il sottile velo del tramonto a portarmi lontano

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 capitò che durante un viaggio  di ritorno da Lipari in un giorno di tempesta qualche anno dopo , veleggiando verso Cefalù, abbassate le ali dell’aliscafo per mare troppo agitato, si presentò all’orizzonte una tromba marina, non ne avevo mai viste e quella specie di imbuto-vortice velocissimo e sempre variabile suscitò in me interesse ma anche un certo timore, ricordo  che  evocai, non so quanto seriamente le parole magiche  imparate da un   tagliatore di trombe marine di Alicudi, uno di quelli che ancora  conosceva la formula magica per distruggerle ( o meglio ” per tagliarle” come diceva lui)  Con la potenza del Padre e con la potenza del Figlio, tagliati manica generale ( mi aveva però anche avvertito che non andava fatto perché si commetteva peccato, forse per non interferire con le forze dell’occulto? mah…non credendo né l’una né l’altra cosa ho tentato he he )  non ci crederete! il vortice nero si allontanò nel mare fino a scomparire…l’avrò tagliata io la tromba marina…e quindi dovrò scontare il peccato?!!? ha ha  ha
…ma che stranissimo e affascinante mondo è questo!
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Filicudi ( Eolie-Sicilia le isole del fuoco )

207450pp

Filicudi che i latini, traducendo dal greco, chiamarono Phoenicusa, cosi detta per la sua vegetazione di felci che, specialmente nell’antichità, era molto abbondante, io l’ho vista  spuntare nel rosso e nel rosso mi ha abbagliata e conquistata, ma la sentivo già nel tempo dentro di me

Filicudi

Nel movimento musicale della marea
indovinavo la stagione occulta
nel variare dei rossi e degli indaco persa,
e nel candore mutante della fioccaggine
delle nuvole ritrovata
una nebbiolina radente dai prati in bilico
sul costone, di caldo vapore saliva , m’avvolgeva
in un peplo scarlatto di sogni
pensieri di luna
case bianche, una sull’altra a mezz’aria sospese
richiamano intorno un rumore di vita segreta
soave il vociare del tempo
fatto nuovo dal clamore degli anni.
la dolcezza spinosa dei fichi d’india
a fiancheggiare gli scuri scalini di pietra
-invito agli angeli-
mentre tutte le cose fatte fuggitive
riposavano negli occhi
in ellissi d’oro.
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Geologicamente
la più antica delle Eolie, nata circa un milione di anni fa, abitata fin da tempi remoti, risulta costituita dai prodotti di sei centri eruttivi riconoscibili. Il più antico dovette essere situato nel tratto di mare prospiciente la costa in località Fili di Sciacca.

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a forma leggermente ovale con un’appendice a sud-est costituita dalla penisola di Capo Graziano (m 174),

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io-sono-filicudirisulta riconoscibilissima anche da lontano per quel grande faraglione dalla forma stranissima chiamato ” La canna” che le giganteggia a fronte….io l’ho immaginato l’unico dente pietrificato di un qualche leggendario mostro marino

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Le pendici e le falde dell’isola sono, in gran parte, ripide e rocciose. Le case sono raggruppate attorno al porto Pecorini e, soprattutto, a Valdichiesa, dove sorge il tempio di Santo Stefano. Le coste di Filicudi presentano bellezze non comuni. Declivi formati da terrazze rivestite di boschi di ginestre e digradanti verso il mare, seguono a strette valli, a dirupate scogliere e a coste ora severe, ora ridenti. Qua e là si ammirano profonde grotte come quella del Maccatore, di S. Bartolomeo, del Perciato (forato) e del Bue Marino che la leggenda vuole fosse una foca a forma di bue, appunto

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Si presenta con un’entrata a ogiva, con un caratteristico atrio e con una cavità molto ampia. I giochi di luci e di ombre vi producono fenomeni di rifrazione particolarmente suggestivi. Questa grotta è un rifugio, un’oasi di pace, uno degli angoli più incantati del regno di Eolo.

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ho scelto come commento musicale questo straordinario pezzo di Domenico Modugno autore particolarmente sensibile ai temi dell’ambiente e della natura,  quando l’ascolto mi fa sempre venire i brividi… la tristissima  storia di una coppia di pesci spada la cui femmina viene catturata e uccisa, e il maschio vorrebbe morire con lei, impazzito d’amore , l’ho collegata  alla mattanza dei delfini, sconvolta ancora una volta dalle atrocità che si perpetrano ogni anno nella baia di Taiji. I nipponici, già accusati dagli ambientalisti di cacciare balene illegalmente con la scusa della ricerca scientifica – cetacei che poi finiscono inevitabilmente per essere venduti e cucinati sotto forma di varie prelibatezze – finiscono nuovamente sul banco dei “cattivi”.-

La Sea Shepherd Conservation Society, organizzazione ambientalista particolarmente agguerrita, riferisce che centinaia di delfini sono stati spinti nella baia e uccisi, in un’acqua rapidamente divenuta color sangue. Tra le “vittime”, anche alcuni cuccioli e un raro esemplare albino. Una “mattanza” appunto, molto simile alla pesca dei tonni in Sicilia. I giapponesi si difendono sostenendo che la caccia ai delfini (come quella alle balene) viene praticata da secoli e fa parte delle tradizioni del Sol Levante. Ma le foto e i video diffusi sono raccapriccianti. Delfini catturati dalle reti e spinti in acque poco profonde, dove vengono uccisi senza pietà. La città di Taiji era divenuta tristemente nota grazie a un film che vinse l’Oscar nel 2010 per la categoria dei documentari, The Cove. Ora anche l’ambasciatrice americana, Caroline Kennedy, è scesa in campo per fermare il massacro.  «Sono profondamente preoccupata», ha scritto la figlia di Jfk su Twitter, denunciando la «disumanità» della tecnica con cui vengono cacciati e uccisi questi mammiferi.

unisco la mia piccola voce a quella delle più autorevoli sopra citate, è ridicolo parlare di antiche tradizioni…dovremo allora continuare con l’inquisizione o la caccia alle streghe?

pecorini-mare-8eeeil minuscolo porto di Pecorini con le lindissime case

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qualche immagine particolare…

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la tartaruga caretta-caretta, spece protettissima, qui naviga felice in un mare perfettamente azzurro

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.e la chiesetta deliziosamente in rosa

ceramiche2………………….questi sono prodotti di alto artigianato di Filicudi, stoffe

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……………………………e ceramiche

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fico-d-india:

un grazie e un abbraccio speciale per tutti coloro che continuano a leggermi, a commentarmi, e a cliccare sul -mi piace-,  anche se forzatamente per ora devo continuare la mia latitanza

Kissessssss and see you soon my loves friends

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Di fuoco e di vento -Stromboli- Eolie, Sicilia-Le isole del fuoco- The islands oh fire

Raggiungendo le Eolie sembra di fare un balzo indietro nei millenni, il sole accende un azzurro purissimo e lucente e il vento di Eolo porta i profumi intensi di mille aromi dalle  isole, lo storico e geografo greco Strabone, ne enumera sette: Ericodes, Strongyle, Lipara, Vulcania, Didyme, Phoinkodes ed Evonimos

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Di vento e di fuoco Strongyle l’attuale isola di  Stromboli si staglia paurosa da lontano

Stromboli%20-%20Tramonto

Stromboli  è uno dei rari vulcani al mondo attivo ininterrottamente da 2.000 anni. Secondo  la mitologia, Eolo, che aveva eletto la propria dimora presso le Eolie il cui arcipelago da lui prende nome,  riusciva a prevedere le variazioni del tempo osservando la nube di vapori che  emanava Stromboli, la cui forma, ancora oggi è condizionata dall’evoluzione  della pressione atmosferica; fin dall’antichità, Stromboli veniva chiamata dai  naviganti il “faro del Mediterraneo”, in quanto l’attività vulcanica  è stata sempre visibile di notte anche da lunghe distanze

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Il mito, la leggenda e la storia si sovrappongono e si mescolano di continuo nel lento evolversi degli eventi che le hanno viste protagoniste nei millenni, da sempre al centro delle principali rotte commerciali del Mediterraneo, vicine allo stretto di Messina, bellissime, fertili, ricche, ma costellate di crateri attivi e da manifestazioni vulcaniche ( tzunami compresi) che le hanno rese temibili fino dalla notte dei tempi.

stromboliin questa immagine risalta il cosiddetto-muro bronzeo che rende inespugnabile l’isola, descritto da Omero  in un canto dell’Odissea

Giungemmo nell’Eolia, ove il diletto
Agl’immortali dèi d’Ippota figlio,
Eolo, abitava in isola natante,
Cui tutta un muro d’infrangibil rame
E una liscia circonda eccelsa rupe.”
(Odissea, X) Omero

image002Nell’etimologia del nome Stromboli significa – la rotonda-capofaro-malvasia---resort--salina--eolian-islands_-aerial-view-of-the-resort-188366_650x0                          la spettacolare, travolgente bellezza di questo paesaggio: un immenso balcone alto sopra la roccia proietta panorami irripetibili819_pollara_spiaggia_immagine

« E alla terra che dorme,

attraverso il mio labbro,

tu sia la tromba d’una profezia!

Oh, Vento, se viene l’Inverno,

potrà la Primavera essere lontana? »

Be through my lips to unawaken’d earth

The trumpet of a prophecy!

O Wind, If Winter comes,

can Spring be far behind? »Percy Bysshe Shelly  Ode al vento occidentale

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per una visione migliore cliccare sulle foto/for a better view click on photoin questi giorni si è risvegliato il drago di fuoco che dorme dentro l’Etna il cugino maggiore di Stromboli e in queste spettacolari immagini si dimostra in tutta la sua terrificante potenza

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Spalanca le tue bocche di fuoco o Stromboli

lancia le tue urla ruggenti a spaccare i monti

lascia il tuo rosso sangue magmatico scorrere

lungo gli arditi fianchi

tra sbuffi bianchi a scomparire negli abissi.

Si slancia il ramato baluardo della roccia,

giù dalle nuvole

sui polverosi specchi della mente

è caduta la notte.

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Come fuochi fatui
Le fiamme lontane nella notte.
Vengono dagli abissi
Dove sepolti si decompongono i misteri del mare.
Ma il grande Dio delle Acque
Ha allungato le dita infuocate al cielo
E accende stelle solitarie
Scintille di magma nel firmamento.
Eppure è dolce il giorno
Al sole riflesso su mura bianche
E muretti incurvati.
Una manto maculato disegnato sulle nere rocce di lava.
Eppure da queste terre
sferzate dal respiro di Eolo
nascono capperi e pomice
e nel gran contrasto fra vita e fuoco
nei colori abbaglianti
sta l’inafferrabile bellezza.

DAVEDOMUS

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Secondola mitologia greca Eolo, Dio dei Venti, è  figlio di Poseidone ed Arne, ebbe, da Zeus il compito di controllare i Venti. li dirigeva e li liberava custodendoli dentro le caverne e dentro un otre. I Venti, dopo aver provocato grossi danni tra i quali il distaccamento  della Sicilia del continente, dovevano essere tenuti sotto controllo

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Tra  questi c’erano quattro fratelli che rappresentavano i Venti principali:   Borea, il più violento, Vento del Nord che per amore delle cavalle  di Dardano si trasformò in cavallo e generò dodici puledri  veloci come il vento; Zefiro, Vento dell’Ovest, dolce e benefico che  annuncia la primavera; Euro, Vento dell’Est, a volte tempestoso e a  volte asciutto che porta bel tempo; Austro, Vento del Sud, caldissimo  e apportatore di pioggia raffigurato sempre bagnato.

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Quando  Ulisse, reduce dalla guerra di Troia, approdò alle isole Eolie,  Eolo lo ospitò e, commosso dal racconto dell’eroe greco, gli fece   dono dell’otre di pelle dentro il quale erano rinchiusi i venti contrari alla navigazione. Durante il viaggio Ulisse fece soffiare solo il dolce  Zefiro ma mentre l’eroe dormiva, i compagni di navigazione, credendo che l’otre regalatale da Eolo fosse pieno di tesori l’aprirono liberandone i venti che scatenarono una terribile tempesta dalla quale si salvò solo la nave di Ulisse

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su questa straordinaria isola furono girati diversi  film  il più celebre che porta il nome dell’isola vide nascere il leggendario amore fra la bellissima attrice svedese Ingrid Bergman, allora regina di Holliwood, e il grande regista italiano Renzo Rossellini. Non tutti sanno, però, che proprio alle Eolie sono state effettuate le prime riprese subacquee in assoluto, quella della Panaria Film che per prima sperimentò cineprese stagne

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Intorno  al XVI secolo A.C. si è costituito un primo insediamento umano in contrada San Vincenzo, dietro la chiesa,  lo sviluppo dell’isola è storicamente legato al mare e alla tradizione marina, tanto più che Stromboli era  tappa obbligata per coloro che attraversavano il Tirreno. Nel 36 a.C, nel corso della guerra civile tra Ottaviano e Sesto Pompeo che era padrone della Sicilia e che comandava la flotta di Ottaviano, muovendo contro  la Sicilia occupò Stromboli e ne fece capo base per lanciarsi all’attacco contro il nemico

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questa terra fertilissima produce alimenti agricoli eccezionali come questi pomodori messi ad essiccare all’aperto, sono molto succosi e dolcissimi

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Porto Pertuso, il porto più  piccolo del mondo è a Ginostra

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  A meno di un miglio  a nord est di Ficogrande, si erge, come un castello abitato da streghe, lo  scoglio di Strombolicchio, nato da una delle più antiche manifestazioni  vulcaniche delle Eolie 360.000 anni fa, oggi sede di un grande faro marino,  alimentato ad energia solare,  la cima è raggiungibile salendo oltre 200 scalini

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ed ora, con una luna stupita che guarda i fuochi accesi del vulcano, lasciamo Stromboli e le sue millenarie leggende  con tanta malinconia

 

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