Dedicata a Genova- solo immagini e Poesia-Only images and poetry are dedicated to Genoa

“Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, Superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”“ Francesco Petrarca

1358  dalle  ” relazioni di viaggio”del  grande Poeta viene scandito il suo soprannome che tutt’oggi la contraddistingue La Superba

Puttana può essere la sorte o la malasorte Fabrizio De André

La lanterna e il porto

 

                                                                                               

  Ma se ghe penso alôa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti, a ciassa da Nonçiâ,
riveddo o Righi e me s’astrenze o cheu,
veddo a lanterna, a cava, lazù o Meu…
Riveddo a-a séia Zena iluminâ,
veddo là a Fôxe e sento franze o mâ
e alôa mi penso ancon de ritornâ
a pösâ e òsse dôve ò mæ madonâ.                                        Ma se ci penso allora io vedo il mare,
vedo i miei monti, piazza della Nunziata,
rivedo Righi e mi si stringe il cuore,
vedo la lanterna, la cava, laggiù il Molo…
Rivedo alla sera Genova illuminata,
vedo là la Foce e sento frangere il mare
e allora io penso ancora di ritornare
a posare le ossa dove ho mia nonna

                          sotto ogni immagine un versetto di Giorgio Caproni tratto dal suo testo Litania

Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta la vita

Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.

(immagine del vecchio porto )

Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.

            La Cattedrale San Lorenzo consacrata senza che ancora fosse finita la facciata nel 1118 , completata nel XIV sec. stile Germanico- Gotico

Genova tutta tetto.
Macerie. Castelletto.
Genova d’aerei fatti,
Albaro, Borgoratti.

Genova che mi struggi.
Intestini. Caruggi.
Genova e così sia,
mare in un’osteria.

 

Genova illividita.
Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
industriale, civile.

Genova d’uomini destri.
Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova in banchina,
transatlantico, trina.

Genova tutta cantiere.
Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
persiana verde, zecchino.

Genova di torri bianche.
Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
acqua morta di noia.

Genova di mala voce.
Mia delizia. Mia croce.
Genova d’Oregina,
lamiera, vento, brina.

Genova nome barbaro.
Campana. Montale, Sbarbaro.
Genova dei casamenti
lunghi, miei tormenti.

Genova di sentina.
Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
struggimento, scogliera.

Piazza De Ferrari

Genova di tramontana.
Di tanfo. Sottana.
Genova d’acquamarina,
area, turchina.

Genova di luci ladre.
Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
pazzia, vaso, terrazza.

                                                                                 La città dei caruggi

 

Genova di Soziglia.
Cunicolo. Pollame. Trilia.
Genova d’aglio e di rose,
di Pré, di Fontane Masrose.

Boccadasse e la sua Poesia in ogni stagione

 

Genova di Caricamento.
Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell’Acquasola,
dolcissima, usignuola.   

Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
salino, orto, spalletta.

Genova di Barile.
Cattolica. Acqua d’Aprile.
Genova comunista,
bocciofila, tempista.

 Genova di Corso Oddone.
Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
follia, Paganini, Magnasco.

       Genova che non mi lascia.
Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch’è tutto dire,
sospiro da non finire.

e come la LItania di Caproni Genova non finisce risorge , sorride….ricomincerà

Ventisqueras                                                 

 

 

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Bussana Vecchia-Sanremo -( Imperia ) -Il borgo degli Artisti-le fiabe che vanno scomparendo

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Arroccato a 200 metri sopra una dolce collina con vista sul bel mare ligure, costruito con la classica struttura “a pigna” dei centri medioevali, sorge sui ruderi di un antico maniero del 1050 il paese fantasma di Bussana Vecchia  frazione del ben più celebrato Sanremo ( già proprio quello del famoso Festival della canzone) che dista solo pochi km.

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se la si guarda da lontano ha il solito aspetto di” formaggio groviera” dei paesi frantumati dai terremoti

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questo del 23 febbraio 1887  fu particolarmente violento e semidistrusse l’intero abitato fino a quel momento chiamato semplicemente Bussana anche se – fondato in epoca romana- era ptima  conosciuto come Armendina o Armendana

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Le immagini sopra sono della chiesa di Sant’Egidio, mai ristrutturata. Al momento del terremoto  ( circa alle ore 6 del mattino ) era gremita di fedeli per la cerimonia del”giorno delle ceneri ”

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il parroco si accorse di quanto stava accadendo e fece evacuare in tutta fretta i fedeli, grazie al suo pronto intervento quella che poteva essere una carneficina causata dal crollo del tetto della chiesa, si contarono “solo” 3   vittime, in totale nel paese furono 55 i morti su 850 abitanti800px-bussana_vecchia_-_centre

le costruzioni  furono però quasi tute distrutte, i sopravvissuti si ostinarono a vivere nei dintorni per qualche anno, finché fu decisa la nuova fondazione di Bussana vicino alla costa.Bussana Vecchia fu totalmente abbandonata per decenni

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ma da qualunque parte del  nuovo insediamento si poteva scorgere, svettante sopra i ruderi del vecchio castello il campanile di Sant’Egidio che per i bussanesi era rimasto come simbolo e faro dei tempi passati

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circa 10.000 anni di storia ( tanti si presume ne avesse il borgo dal ritrovamenti preistorici scoperti in varie caverne sul mare ) cancellati in 20 terribili secondi!

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Passato al Regno di Sardegna (1815) in seguito alle disposizioni del Concilio di Vienna, Bussana acquisì coscienza del rischio sismico durante tutta la prima metà dell’Ottocento durante la quale furono costruiti archi di rinforzo tra i carrugi del borgo. Nel 1861 Bussana entrò a far parte del Regno d’Italia.

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con gli  archetti tesi fra i muri attraverso vicoli in pietra scanditi dalla loro presenza, si sale verso le inaccessibili rovine della Chiesa di S. Egidio di cui è rimasto integro il campanile che rende il profilo di Bussana Vecchia riconoscibile fino dal mare

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nel VII secolo  si hanno le prime evidenze di una presenza stabile; in seguito ad invasioni Longobarde la popolazione decide di muoversi nella sottostante Valle Armea, dove resta fino al X sec. quando le frequenti invasioni saracene ( questi sono come il Diavolo e il prezzemolo si trovano ovunque 🙂 ) la spingono a ritornare in posti più elevati e facilmente difendibili.

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Inizia quindi l’edificazione spontanea delle prime strutture difensive sulla collina sovrastante, con costruzioni e strutture medioevali

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                                                   Il borgo degli Artisti

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sul finire degli anni ’50 un manipolo di artisti -italiani e stranieri- innamorati e attratti dalla particolarità dl luogo, guidati da Mario Giani ( in arteClizia ) il pittoreVanni Giuffré ed il poetaGiovanni Fronte decisero di insediarsi nella località, ristrutturando edifici per fondare una comunità d’artisti

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redassero una Costituzione che regolò la vita del paese. Si fece divieto di aprire atelier per la vendita di opere d’arte e si regolò la permanenza ed il restauro di Bussana, luogo comunque riservato solo ad artisti.

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Un paese a pigna

arroccato fra le macerie

sogna una rosa che è eterna

e si sposa col vento del tempo

nel cerchio della luna nera

confine di carne e speranza

cercava altra cosa

la rosa del sogno

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Ventisqueras

 

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Ben presto il progetto originario trovò avversari tra alcuni artisti di Bussana la quale si andava popolando e trasformando in senso privatistico.Il Comune di Sanremo ordinò lo sgombero del paese che determinò una forte reazione della piccola comunità la quale si barricò dentro Bussana resistendo.

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al momento i residenti e proprietari delle Botteghe d’Arte sono in tutto 66. Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, con botteghe artigiane ed alcuni punti di ristoro, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico “villaggio di artisti” in un’ambientazione da borgo medioevale.

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il mio primo contatto con Bussana fu quando ero ragazzina con un gruppo di amici della spiaggia ( ero in vacanza a Sanremo) e esploravamo i diversi paesi dell’entroterra

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pensavo ad una gita come molte altre ma mi ritrovai per la prima volta difronte all’impatto col terremoto, ne rimasi sconvolta, anche perché ci fu fatto vedere un ossario che ancora conteneva i resti di alcune vittime

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in quel periodo si poteva liberamente visitare tutto il paese,

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mentre ora alcuni luoghi sono giustamente preclusi.

Oggi la lotta per Bussana Vecchia ha assunto più placate forme legali approdando anche al Parlamento Europeo. I suoi residenti comunque non manifestano nessuna intenzione di cedere, innamorati come sono di questo fantastico angolo di mondo.

Bussana Vecchia offre la

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ci sono molti gatti in giro, ho scelto questo perché assomiglia moltissimo alla mia gatta delle foreste siberiane Signora Amelie detta Mame

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Tra il 1162 e il 1177 Bussana fu sotto il dominio dei Conti di Ventimiglia i quali intrapresero la costruzione del Castello nella parte sommitale del borgo.

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Il secolo successivo Bussana, come quasi tutta la Riviera di Ponente, fu acquistata dalla Repubblica di Genova (1259).

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Il paese prosperò in epoca basso medievale e agli inizi del XV secolo fu consacrata la Chiesa di Sant’Egidio (1404)

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Nel XV e XVI secolo un nuovo sviluppo edilizio allargò i vecchi confini del borgo che seguiva le sorti politiche e la storia di Genova.
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ci sono anche leggende che parlano di fantasmi che scorrazzano nelle notti senza luna per le vie del borgo

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gli è stato eretto anche un angolino privilegiato, forse per ingraziarseli, visto che si dice facciano dispetti agli artisti prelevando le loro opere che fanno ritrovare sopra muri pericolanti o in posti  impervi ( fantasmi burloni ha ha )

bussana-nuova-1questo  il panorama di Bussana Nuova visto dalla spiaggia
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chiudo con questa bella  immagine serena dopo tanti racconti di tragedie è il modo migliore per tornare alla realtà

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Il Golfo dei Poeti 3-Tellaro-Liguria ( Poets gulf ) Dedicata a Genova

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Tellaro-Il sogno nel sogno

è sulla punta estrema del Golfo dei Poeti che s’affaccia come un sogno avanzato in dolcezza sul mare il campanile di Tellaro, con una leggenda da raccontare

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anche questi colori sfumati tra il viola, il violetto e il rosa la raccontano sorridendo ai cherubini che con i gomiti appoggiati alle nuvole e le manine paffute sulle gote stanno curiosi ad ascoltare

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Gli abitanti di Tellaro, dopo essere stati oggetto di varie incursioni saracene, per il vicino covo dei pirati del levante ligure, decidono di fare i turni di guardia per sempre controllare l’orizzonte.
Una notte tocca a Bernà, strano personaggio non ben individuato nelle tradizioni del borgo, ma che invece di sorvegliare, colto dalla stanchezza si addormenta .

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gli abitanti del piccolo borgo ormai erano indifesi e il silenzio assoluto regnava tra i vicoli…

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Proprio quella notte  col loro carico di morte e  terrore arrivano  i Saraceni, pronti a uccidere, rapire, saccheggiare, ma un grosso polpo, che si narra vivesse felice nelle acque davanti al piccolo porticciolo

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arrampicatosi a fatica fino in cima  al campanile, suonò le campane a distesa avvinghiandosi con i tentacoli alle funi. Il paese  fu salvo essendo stato svegliato per tempo e gli abitanti uniti e compatti tra loro misero in fuga  i Saraceni e il grande polipo  del porticciolo fu ancora più felice….e chissà se anche lui avrà un suo piccolo paradiso d’acqua e sorriderà nel sentirsi ancora oggi ricordato
Ed è così che Tellaro fù salva grazie all’allarme dato dalle proprie campane azionate dal temerario polipo. ( ah, certo ma  quanto mi sarebbe piaciuto vederlo nella sua solenne funzione di campanaro!!!)

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                                                Acquarello di fiore marino

Tatuato sulla sinuosa danza dell’onda
acquerello di fiore marino ruoti
nel gorgoglio di schiuma bionda
alto, ti levi col vento dipingendo di pelle
un sorriso.
Leggera frescura spenge l’arsura,
gocciolanti perle azzurrine soffocano
la dimensione di sentirmi esistere
come molle chiarità acquosa
ritrovandomi  però soda e perduta
in un involucro di carne, statua cosciente
di sonno oblioso, seme a disperdermi
occulto
a fuggire, per diventare stelo e fiore d’onda
lasciarmi assorbire
dall’infida sabbia, sull’arenile.

Ventisqueras

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ora , giustamente, vi chiederete : ma cosa c’entra Frank Sinatra con la Riviera Ligure?  eh eh c’entra, c’entra…

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il grande Frank, che come sapete era di origine italiana era ghiottissimo delle trenette al pesto alla genovese, partiva appositamente dai lontanissimi U.S.A. per venirsele a mangiare…credo che quel piatto dovesse avere un costo piuttosto elevato, ha ha

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la cucina ligure ha succulenti piatti a base di pesce di cui anche io sono ghiottissima, anche se, per andarli a mangiare adopero una semplice automobile e non l’aereo! …i costi sono modici, sì, sì…31d11c6077b6aa3300ff30511c99188a
 i poeti Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, lo scrittore e regista Mario Soldati che abita stabilmente in una villa presso Tellaro e lì vi muore il 19 giugno 1999, il giornalista Indro Montanelli che è solito dimorare a Monte Marcello sono fra i tantissimi letterati che  hanno stabilmente goduto di questa straordinaria bellezza e gentilezza delle popolazioni .
 
                                           è la Liguria terra leggiadra
                                          il sasso ardente, l’argilla pulita
                                          s’avvivano di pampini al sole.
                                         E’ gigante l’ulivo a primavera
                                         appar ovunque la mimosa effimera.
                                        Ombra e sole s’alternano
                                         per quelle fondi valle,
                                          che si celano al mare
                                         per vie lastricate,
                                        che vanno in su fra campi di rose,
                                         pozzi e terre spaccate,
                                         costeggiando poderi e vigne chiuse.
                                         In quell’arida terra il sole striscia
                                        sulle pietre come serpe,
                                         il mare in certi giorni
                                        è un giardino fiorito.
                                                                                                                                                                                                   
tratta da Liguria di Eugenio Montale
 
 
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                       approdi di sogno
 
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                 dondolano barche colorate fra le case-torri
 
 
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…..  e lo sciacquio del mare e il frusciare del vento sono le uniche voci che interrompono il silenzio

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il verde delle eleganti palme fa da ombrello al maturare dei datteri

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da lontano i grandi pini contorti dal” marino” vegliano sulle anse azzurre del mare

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nell’entroterra i casali rustici si fanno abbracciare dall’argento degli olivi, grande ricchezza di questa terra generosa

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i piccoli cimiteri affacciati sul mare fanno pensare ad un riposo  dolce e  infinito

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ma sempre l’occhio ritorna ad accarezzare quelle scure scogliere

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quel veleggio di bianche vele

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a sfumarsi nel tramonto…e dal sogno cui abbiamo aperto gli occhi all’inizio del post, con quelle vele al sogno li richiudiamo

a tutti il mio abbraccio e il mio saluto dal Golfo dei Poeti

Ventisqueras

                              dedicata a Genova

Questo post era un omaggio alla bellezza del Golfo dei Poeti e alla Liguria, non avevo previsto ancora di pubblicarlo, volevo continuare con la serie di Istambul, ma l’alluvione che ancora una volta ha messo in ginocchio Genova mi ha così scossa che ho voluto fare un piccolo omaggio-denuncia per una città e una regione che sono sempre nel mio cuore

 

                   Genova vista da una pisana

 

Il Golfo dei Poeti 2- Lerici, San Terenzo- Liguria- Gulf Poets

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quando penso a Lerici è sempre così  se socchiudo gli occhi che lo vedo, e lo sento dentro come un sogno, con bagliori di sole del tramonto fra le mille vele all’ormeggio

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e col profumo dei mille limoni che anche nel pieno dell’inverno fioriscono e maturano nel dolce clima del Golfo dei Poeti

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provo una solenne invidia per questi alberelli carichi di bellissimi frutti, quando io sono costretta a far fare avanti e indietro dalla mia serra e non riescono mai così belli 😦

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suggestiva e grandiosa visione della costa della Riviera Ligure di Levante con i borghi di Lerici, San Terenzo e Tellaro e sullo sfondo le Alpi Apuane innevate, sul mare una festa di vele

qui dove i Poeti hanno la loro casa non poteva mancare un pensiero per un Grande, proprio a Lerici gli è stata dedicata una stele.Non perdetevi questo meraviglioso video che oltre alla suggestione della voce, della musica e delle parole di Fabrizio De André dona immagini incantevoli dei luoghi che vi sto raccontando

Don’t miss this wonderful video that apart from the suggestiveness of the voice, music and words of  Fabrizio De André gives enchanting visuals of the places that I’m telling
                                                I borghi:
Lerici
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in contrapposizione a quanto appena dichiarato sul clima questa rarissima immagine di Lerici sotto la neve, affascinante non trovate?

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Lerici esisteva  come paese indipendente già nel Medioevo: borgo di pescatori e marinai, era dedito anche ai traffici del vino e dell’olio,  il suo primo nome fu Portiolo (probabilmente significava “porto dell’olio” oppure piccolo porto)

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secondo la leggenda, vi approdò il monaco  scozzese Terenzio che intendeva recarsi a Roma in pellegrinaggio. Poco lontano il monaco fu assassinato dai briganti e i paesi della zona si contesero il diritto di trattenere la salma. Per pianare la questione fu deciso di deporlo sopra un carro trainato da buoi e, laddove i buoi si fossero fermati esausti, lì sarebbe stato seppellito Terenzio: ciò avvenne in corrispondenza dell’attuale paese di San Terenzo ai Monti in provincia di Massa.

Lo scoglio Ferale, visto da Schiara

Diversi toponimi della zona ricordano il tempo delle Crociate: in particolare la tomba del crociato e lo scoglio di Orlando (che, secondo la leggenda, fu spezzato in due  con la spada dalla furia del cavaliere)

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con il castello di Lerici che sembra una grande mongolfiera aliena pronta a  librarsi nel cielo

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bellissimi esempi delle cosiddette “case torri” che dato il poco spazio lasciato dall’orografia della zona stretta fra il  mare e i monti, dovevano supplire all’esigenza di spazio crescendo in altezza

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nel contempo lasciando libero sfogo alla creatività e alla fantasia di ogni proprietario, con colori e ornamenti veramente originali ed affascinanti che rispecchiano le diverse personalità degli abitanti

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trovano spazio fra le case magnifici esempi di antiche chiese

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illeggiadrite dalle fantasiose cupole dei battisteri e dei  campanili

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o ammiccanti fra spazi di cieli e mare

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        San Terenzo

………………………..

..

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Lerici e San Terenzo ormai non si distinguono più, una fila in interrotta di case fa schiera sul lungomare, costeggiando quella che viene chiamata ” Passeggiata dei due castelli” che iniziando  dal Castello di Lerici, termina al lato opposto del golfo col castello di San Terenzo

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un tempo  quella che fu l’ultima dimora del grande Poeta inglese Percy Bysshe Shelley dove abitò con la propria famiglia, biancheggiava isolata in mezzo ad un boschetto di pini

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la sontuosa villa Magni ospitò Henry James, David Herbert Lawrence, Lord Byron amici di Shelley agli inizi dell’ottocento

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L’8 luglio 1822, Shelley annega in una tempesta improvvisa mentre a bordo della sua nuova goletta, l'”Ariel“, naviga proprio verso San Terenzo

È forse che in qualche più lucente sfera
ci separiamo dagli amici che qui troviamo?
O noi vediamo passare il Futuro
oltre il vetro affumicato del Presente?
O che cosa è che ci porta a comporre
uno con l’altro i frammenti di un sogno,
parte dei quali diventa vera, e parte
batte e ci trema in cuore ?

Percy Bysshe Shelley

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il castello medioevale di San Terenzo che chiude il golfo

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il tetro maniero contrasta con la solenne maestosità di un rosso tramonto

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Soffi rossi al tramonto

Le stelle cadono a dondolare sull’amaca nel limoneto

colmano la mia mente di rose, prima che il tempo

la colmi di terra.

La calce sui muri cela il sangue di mille e mille

vite assorbite dal nulla

nella profondità di questa infinita bellezza

che mi trastulla

stranamente è passata ridendo la Morte

ha lacerato la veste sugli scogli.

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Ascoltami , i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati : bossi ligustri o acanti .
Io , per me , amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla :
le viuzze che seguono I ciglioni ,
discendono tra I ciuffi delle canne
e mettono negli orti , tra gli alberi dei limoni

tratta da:

                         ” I limoni” di Eugenio Montale

e con  queste rime così intense e profumate che raggiungono di sole l’anima mia, vi saluto dall’amata terra ligure sperando di avervi fatto buona compagnia

Ventisqueras

 

Il Golfo dei Poeti – 1 Portovenere e le isole -La Spezia, Liguria-Poets gulf

italia_rufc6_T0Potrebbe essere una leggenda, una favola di altre epoche portata nel mondo dalle voci del viaggiatori innamorati di questa terra

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verrebbe da pensare a qualche magia, stupirsi di trovare  il luogo che ha cullato un mito così lontano e singolare.

cliccare sulle foto per ammirare meglio la bellezza dei luoghi/click on tue photos to enlarger them 

 

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Notte insonne persa nel nulla del silenzio

Quando ascoltavo era soltanto vento

fruscio silenzioso s’appoggiò sul cuore,

quando guardavo era d’argento

di luna stupore

disegnava fuggitiva sull’orizzonte

a sfumarsi le parole-

Quando riguardai stava sorgendo il sole.

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Eppure, dove il mare Mediterraneo, il mare della nostra vita, si è fatto ancora più dolce e benefico così domestico da raccogliersi come in un lago, una piccola terra di riviera conserva vivo un segreto di molti secoli: è qui che la Poesia ha trovato il suo orizzonte e la sua casa.

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Youtube ha deciso che vuol farci sorbire un po’ di pubblicità, pertanto per aprire il video cliccate” guarda su Youtube”

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Tra le ombre rosate dei suoi borghi, nel morbido movimento dei suoi colli, oltre l’azzurro profondissimo del suo mare, questa terra apre discreta  al sogno miracolosamente intatto di Shelley, Petrarca e Montale , il mistero della perfetta armonia di un canto all’unisono tra l’uomo  la sua terra, il suo mare.

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Un microcosmo unico, così vicino alle rotte consuete del turismo, eppure così lontano dai luoghi comuni. Chi valica i suoi confini di ripide falesie e profumate pinete, sa che ha inizio un viaggio di stupore e meraviglia, ancora dopo tanti secoli un paesaggio che si insinua nello sguardo sino a confondersi con l’anima di chi lo cammina.

                                                                   I borghi: 

Porto Venere ( o Portovenere )

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Il nome del borgo Portus Veneris deriva da un tempio dedicato alla dea Venere Ericina posto esattamente nel luogo in cui ora sorge la chiesa di San Pietro.

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probabilmente legato al fatto che, secondo la tradizione, la Dea era nata dalla spuma del mare, abbondante proprio sotto quel faraglione.

questo impressionante video può davvero far pensare come una Dea possa aver scelto di nascere fra queste schiume! sembra che il mare voglia portarsi  via l’intera Punta San Pietro!

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un breve cenno la presenza nel Golfo, più precisamente a Fezzano di Alessandro  Pepoli detto il Botticelli autore del celeberrimo quadro ” La nascita di Venere”. Il Golfo dei Poeti  era un tempo chiamato Golfo di Venere

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da qualsiasi prospettiva o in qualsiasi ora tu la guardi questa rocca e la chiesa ripidi sulla falesia hanno un incredibile fascino

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a battezzarlo  Golfo dei Poeti fu il 30 agosto del 1910 il commediografo Sem Benelli, che proprio in una villa affacciata sul mare di San Terenzo lavorò al suo capolavoro “La cena delle beffe“:   durante l’orazione funebre di Paolo Mantegazza: “Beato te, o Poeta della scienza che riposi in pace nel Golfo dei Poeti. Beati voi, abitatori di questo Golfo, che avete trovato un uomo che accoglierà degnamente le ombre dei grandi visitatori.

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alla prima metà del XII secolo la Repubblica di Genova costruì un Castrum vetus sulla punta San Pietro, all’estremità occidentale della baia.

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Quel primo insediamento fu racchiuso da una muraglia che dalla chiesa di San Pietro arrivava a proteggere l’intera area del borgo antico.

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fu eretta tra il 1256 e il 1277, in segno di ringraziamento per la vittoria sui Pisani, in suggestiva posizione prominente sul promontorio.

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l’interno della chiesa, dai classici colonnati in marmo bianchi e neri

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..marinai e navigatori,  popolo libero con radici fortemente legate al territorio

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borghi dalle verdissime colline degradanti al mare

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grandi nomi della letteratura europea fissarono qui la loro casa per trarne ispirazione e beneficio intellettivo

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nell’incanto delle case colorate vicino agli approdi

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scorci poetici occhieggianti dai vicoli

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e sempre infondo ad ognuno di essi la limpidità azzurra del mare

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….

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..

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salutiamo quello che viene anche definito anfiteatro d’acquacon un ultimo sguardo d’amore rivolto verso Punta San Pietro

                                              Le isole :

Palmaria, Tino, Tinetto

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una veduta generale del Golfo dei Poeti , in evidenza Punta San Pietro e l’sola di  Palmaria

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uno scorcio particolare dell’isola di  Tino  che, come quella di Tinetto sono sotto la giurisdizione militare e pertanto ( nel Golfo de La Spezia si trova uno dei più grandi arsenali della Marina Militare Italiana) non sono sempre accessibili, mentre l’isola della Palmaria lo è in qualsiasi momento

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suggestiva immagine dell’isola con il faro  in funzione

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grandi cespi di rosa canina o cistus illeggiadriscono il sottobosco

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sull’isola del Tino ritroviamo le alte pareti di roccia bianca che scendono a strapiombo sul mare e la rigogliosa vegetazione sviluppatasi in una numerosa varietà di specie

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ci sono anche i ruderi dell’abbazia di San Venerio, risalente al XI secolo, che fu un insediamento monastico spesso minacciato dalle incursioni dei Saraceni. Per questo agli inizi del XV secolo i monaci abbandonarono l’isola per trasferirsi a Le Grazie.

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Il Patrono del Golfo della Spezia è San Venerio, la cui festa è celebrata il 13 settembre di ogni anno. In tale occasione si svolge un suggestivo pellegrinaggio via mare al santuario posto sull’isola del Tino

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L’isola di Palmaria è caratterizzata dalle alte falesie che in certi punti si aprono all’improvviso. Molto suggestive sono la Grotta Azzurra, da visitare con una piccola imbarcazione, e la Grotta Colombi,

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frequentata in epoca preistorica, che si trova su una parete a strapiombo a circa 30 metri sul livello dell’acqua.
La vegetazione dell’isola è molto rigogliosa ed è possibile godere di tutta la sua bellezza effettuando il periplo dell’isola passeggiando lungo il sentiero di circa 6 chilometri.

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probabilmente deve l’origine del suo nome al termine “Balma”=Grotta, (piuttosto che alla presenza di palme nane) presenta interessanti valori paesistici, determinati anche dalle differenti caratteristiche        orografiche dei suoi versanti: l’orientale, che scende gradatamente a mare coperto da una ricca vegetazione di tipo mediterraneo; l’occidentale, definito da ripide scogliere  che raggiungono i 188 m di altitudine. 33019001

…con una idilliaca visione del piccolo arcipelago vi saluto dal Golfo dei Poeti con questo mio primo post-

Ventis

vendemmiare in paradiso ( Le Cinque terre-Liguria )

I sentieri vanno rotolando a mare.

Li trattengono vigneti d’uve chiare.

Barche, in approdi di pietra stanno appese,

colorate, intrappolate,

 cercando invano di farsi dal mare dondolare.

CLARO

Le Cinque Terre racchiudono un tratto della costa Ligure di Levante in provincia di La Spezia e precisamente tra i paesi di Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.

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in questo periodo fra i terrazzamenti faticosamente costruiti con muretti a secco sui dirupi a fronte del mare si vendemmiano le uve che, portate nelle grandi ceste sulle spalle  e trasportate a valle da teleferiche  e monorotaie ingegnosamente costruite allo scopo, e produrranno  unici e favolosi vini: il passito SCIACCHETRA’ certo il più famoso, ma anche i Cinque terre Costa de sera, Costa de Campu, Costa de PosaCinque  e vino Cinque terre  bianco  che già dal 1973 hanno ottenuto la denominazione DOC.

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Il territorio particolarmente aspro è stato modellato dell’uomo nel corso dei secoli, formando terrazzamenti e costruendo sfruttando tutte le insenature sottratte alle montagne.

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suggestiva visione di Manarola con la neve

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.

Manarola, dal latino “Manium arula”, tempietto dedicato ai Mani, ha origini antiche. Forse venne fondata dall’insediamento romano stabilitosi a Volastra,
come gli altri borghi delle Cinque Terre, è punteggiata da case-torri a difesa dell’abitato, arroccata su uno scosceso promontorio, con il porto custodito da due speroni rocciosi

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Riomaggiore è la porta orientale delle Cinque Terre. Al confine con la La Spezia, il borgo si trova nella valle del torrente Rivus Maior, ora coperto. È caratterizzato da una struttura a gradoni con case tinteggiate con i tipici colori liguri. Secondo la tradizione, il paese risale all’VIII secolo, quando venne fondato da un gruppo di profughi greci in fuga dalla persecuzione di Leone III l’Isaurico.

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Monterosso al Mare è il paese più a ovest delle Cinque Terre e oggi il più rinomato turisticamente. Il paese è diviso tra il borgo antico e la parte moderna dove si trova la spiaggia di Fegina. La torre Aurora, resto di un più articolato sistema di difesa medievale divide le due parti. Monterosso Vecchio è dominato dai resti del castello obertengo a strapiombo sul mare e caratterizzato dalle tipiche case torri attraversate dai carruggi. Nel XVI secolo, Monterosso era difesa da ben tredici torri, delle quali attualmente ne  restano solo  tre.

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a Monteresso la caratteristica scultura del Gigante

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Vernazza deve il suo nome alla “Gens Vulnetia”, antica famiglia romana padrona degli schiavi che, una volta liberati, fondarono il paese intorno all’anno Mille. Come altre località  della zona, il borgo passò poi ai Da Passano, Fieschi e alla Repubblica di Genova.

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Il borgo è uno scrigno prezioso di pregevoli elementi architettonici, come logge, portali, porticati. Si struttura lungo il torrente Vernazzola, ora coperto, arroccandosi sulle pendici di uno sperone roccioso dominato dai resti del castello Doria
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Le origini di Corniglia risalgono all’epoca romana, come testimonia il toponimo (da “Gens Cornelia”). Il borgo si trova su un promontorio a picco sul mare, dal quale si possono contemplare tutti gli altri quattro paesi delle Cinque Terre. 4

Corniglia è raggiungibile dalla caratteristica ‘Lardarina’, una lunga scalinata formata da 33 rampe e 377 gradini

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A Riomaggiore ha inizio la suggestiva Via dell’Amore, prima tappa del sentiero azzurro, che porta fino a Manarola. Si tratta di una strada pedonale dove si ammirano splendidi paesaggi, tra il rumore del mare e l’aria salmastra

NON PERDETEVI QUESTO VIDEO !!!!!!!!!!

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e con questa splendida immagine del mare in burrasca a Manarola vi lascio un saluto dalle Cinque terre, eletta dall’UNESCO PATRIMONIO DELL’UMANITA’ ( e come dargli torto?) abito a circa un ora di auto da qui ed è una delle mie mete preferite per i week-end

Via del campo – silloge: ” Fabrizio De André e le sue puttane”

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Immenso cantautore, grandissimo interprete, ma soprattutto UOMO LIBERO, guardava la vita dal basso, fra gli umili e gli emarginati e ne fu cantore senza falsi pietismi o false verità, niente più delle sue puttane ha dato vita a quel groviglio di violente vicissitudini da lui cantate nelle viuzze della città vecchia di Genova all’ombra complice dei caruggi, per questo le ho scelte come protagoniste della mia silloge a lui dedicata.

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Puttana può essere anche la sorte o la malasorte. Fabrizio De André

—E PARE FACILE, ADESSO LA FOLLIA

e pare facile adesso la follia
quella nera
matrice secca d’amori mai nati
mai vissuti
racchiusi in grembi sconosciuti di donne
scomposte al fiume.

Estati solenni, miti di cosce esposte
a tutti i venti, risuonanti pianure sconfinate
a stoppie di gialli stinti

e pare facile adesso la follia
quella vera
tutta spatolata di vividi colori imbrattati
a rabbia sulla tela immobile della vita:
che tutto il resto passa
e si sta
solo una porta rosa
labbra aperte di donna mai presa
e mai tradita
ma per sempre distesa, languida e stranita
in un campo in mezzo ai fiori.

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Caróggi [ka’rudʤ:i] (questa è la corretta grafia, sebbene talvolta sia resa anche con caruggi o carroggi, ma pure del tutto erroneamente con carrugi o carugi) è il termine con il quale in lingua genovese si indicano i caratteristici e stretti portici e/o vicoli ombrosi di molte città e paeselli della riviera ligure.
Il termine deriva da quadrivium forse con l’apporto di “carro”. Secondo taluni potrebbe derivare da carriaggi, dalla parola di lingua francese charriage (variante in lingua spagnola carruaje; latino càrrus+àticum, ovvero carràticum o carriàticum, carro+aggio).[

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Distinta dal caruggio, ma ad esso accomunata dalle anguste proporzioni, è la crosa, o meglio la crêuza, mulattiera, o scalinata o ancora piccola salita che dalle alture collinari scende ripidamente a valle; se situata nei pressi del mare, spesso in prossimità di trivi (incroci di tre strade) la crêuza diventa una Crêuza de mä, ovvero una crêuza di mare, così come è stata cantata da Fabrizio De André nel brano intitolato, appunto, Crêuza de mä (e il popolare cantautore aveva precedentemente avuto occasione di dedicare una sua canzone ad uno dei principali caruggi di Genova: la via del Campo che congiunge piazza Fossatello alla via e al quartiere di Pré).

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Fu una terra magra, truccata, sospesa al lato della strada
-forse in fase discendente-
attraeva  labbro inferiore di puttana amaro e senza succo
che aveva prima troppo a lungo tremato nel pianto
era stata anche lei bambina

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-un tempo-
giro-girotondo di cangianti occhi strappati via dal vento
sotto una luna torba

la prossima volta che torno
-giuro-
non la canto più.
La cancello

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SCHIAVA, SCHIAVETTA BELLA

E’ nello spreco a notte che l’alba è maledetta?

Calda
lunalucegialla dannatamente stanca ( forse una morte
per saliva in senza sangue nulla?)
Querula
di labbra siliconate oscenamente gonfie: finte
e anche la morte finge, come tutto finge qui attorno?
A soffocarsi di fumo in mani fredde tese al fuoco.

S’incantano d’umido le dita frugando una piaga che non geme
( Perché finge, come tutto finge qui attorno?)
Tutto,
(meno il dolore)
anche le tette stragonfie che temono
lo scoppio.

Gira e rigira giostra giostrella  a baracchette bellecolorate
di mini-minigonne soffiate a scoprire culi sodirotondi
in senza mutande niente
per overdose di coca e di euro da lasciarsi fottere
a chi comanda a botte
e ti schianta: schiava-schiavettabella
e bellemmorta.

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D’anima di lucciola

Forse
non sei, discinta bruna
( o negra )
forse
non hai, impigliato
sulla schiena
un arco di gocce
di pioggia che ti
masturbano la bocca.
forse pensi che passando
uomini
sotto la tua gonna a
campana
si rabberci la luna piena.
Ma forse non è così
e tu sei solo
fumo
di croci e di pianti
che implodono
se ti stanchi
e ti cospargi
d’acqua benedetta
i fianchi.

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