Le grandi nevicate di questo inverno da anni e anni non si verificavano così copiose e le Dolomiti hanno acquistato un fascino incredibile a raccontarsi per questo ho deciso di fissarlo nelle tante foto emozionanti che qui pubblicherò
PH Mauro Garigliano dal web
Seguiamo le orme di questo amico della montagna che ha la fortuna di dormire sotto le stelle nello scenario fantastico di passo Giau con a fronte visibilissima la Via Lattea
Una notte di Luna piena fa d’oro anche le stalattiti di ghiaccio della finestra che guarda a uno scenario incantato
Al passo SanPellegrino il rifugio Fuciade sembra un’immagine uscita da un sogno
Nelle case appoggiate sui dolci pendii le finestre sono illuminate
S’immaginano fiamme guizzare nei camini accesi
Gli ultimi abitanti di Zoldo nel bellunese si affrettano a tornare alle loro case mentre soffice e leggera cade la neve e gli scarponi scricchiolano sul sentiero
Proviamo ad aggirarci anche noi in questi paesaggi muti incredibilmente suggestivi guardando la neve che s’accumula sui tetti delle case
Un gruppo di gatti si ritrovano per crogiolarsi nel sole❤
Sul suo grande carro dorato il sole s’affaccia in mezzo alle Tre Torri di Lavaredo inondando le cime frastagliate coi suoi raggi rosso-dorati
Si fa più rosato il cielo abbraccia i tetti delle case e i campanili mentre in lontananza le cime dolomitiche si accendono con l’enrosadira
Qui siamo alla Chiesetta del Passo Rolle con il Cimon della Pala che contempla dall’alto e sembra stupito
In questo candore i camosci in fila indiana danno la scalata sui ripidi sentieri in cerca di qualche cespo di erba celato tra la neve…ma vengono anche assistiti e foraggiati dalle guardie forestali che gli fanno trovare grandi mucchi di fieno
Poi stanchi si fermano in poco a riposare
Il paesaggio è quasi da Lapponia mentre siamo a Sappada!😁
E tutto si fa pura Poesia
Pausa
Vorrei dormire – indefinitamente – imitando questo paese di neve e cristallo adagiato sopra un letto di stelle.
Vedi la luna come – indefinitamente – sta sospesa, avvolta nel grembo di una nuvola rosa …
sogna
Ventisqueras
Quest’anno così tragicamente diverso da ogni altro
Il nostro perimetro si è ristretto e a parte la breve parentesi estiva siamo rimasti confinati nelle nostre case, alcune delle foto postate mi sono state inviate da amici delle Dolomiti altre le ho scelte dal web, sperando che tutto questo finisca presto è bello sognare con questi luoghi da fiaba, a presto e grazie a chi ancora si ricorda di me i particolare a Poetella❤
Piano
qui
le luci si fanno moccoli di candela
le strapazza il vento
Piano
qua e là
ritornano forme amabili del mio tempo
tutto ammucchiato fra le stelle
anche loro piccole luci
incorniciate
tra sorrisi e croci
sui denti
e più in là
Piano
qui
tutto si rarefa’
Ventisqueras
l’incanto di una stellata e della Via Lattea che in un abbraccio scintillante emergono dallo spettacolo delle Tre Cime di Lavaredo ( province di Bolzano e Belluno dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO )Foto Govoni
queste spettacolari immagini delle Dolomiti e dei loro fiori sono di un grande fotografo della zona Diego Da Pont che ringrazio e applaudo
Passo Gardena e i leggiadri prati di crocus che ingentiliscono l’asprezza delle possenti guglie rocciose
il sole sorge ad est e i suoi raggi accendono di mille colori i prati addormentati
ancora le Tre CImerese di Lavaredo, ai suoi piedi nella nuda roccia rododendri rosa sono parte del grande spettacolo!
e che dire di questa guglia rocciosa che sembra emergere ancora innevata dai prati in fiore?( Passo Rolle Cimon della pala )
ai piedi del Civetta i delicati fiori del camedrio alpino scintillanti come l’ultima neve
ho visto petali splendidamente chiusl
timidi e teneri e gioiosi come volti di bambinI curiosi
in attesa di nuovi giochi
il colore intenso della genziana illumina la roccia
il rosso delle eriche è il fuoco dell’autunno
rara e preziosa l’orchidea selvatica chiamata volgarmente scarpetta di Venere
scenari di bellezza incomparabili
e ancora luci di stelle a tremare nella notte difronte al “Cristo Pensante “
voli d’uccelli ad annunciare l’alba
incredibili cori del cielo a salutare le ultime immagini dei prati in fiore
Sono simbolo d’innocenza, candore, di Pace
lasciate che io viva la mia Pasqua serena non sulla vostra tavola, ma a brucare felice l’erba nei prati ❤
Ventisqueras
avanza nel buio della notte un corteo fiammeggiante di Demoni Caproni sono i Krampus che un tempo tiranneggiavano i villaggi depredando e terrorizzano con le loro maschere orripilante e brandello bastoni e fruste …ma in testa a questo corteo di mostri c’è San Nicola di Bari che con il suo intervento riuscì a sconfiggerli e a riportare la pace fra le montagne
questa tradizione che si perde nella notte dei tempi può simboleggiare l’eterna lotta fra il bene e il male
o, dato che si svolge nei primi giorni di dicembre la lotta tra la luce e il buio nel solstizio invernale
pensate nei tempi antichi quando questi paesini restavano isolati nella neve col buio che incombeva prestissimo e tutto era silenzioso interrotto solo dal fischiare della tormenta…Quali pensieri cupi e superstizioni demoniache potevano destare
ed eccoli allora i Krampus emergere terribili …Si dice che tra di loro così orribilmente mascherati si celasse anche Satana in persona per partecipare alle loro scorribande…Ma fu scoperto e sconfitto da San Nicola insieme con tutti i demoni Caproni
si racconta anche che il Santo li abbia condannati a portare dolciumi ai bambini buoni dei villaggi e carbone o addirittura a rinchiudere in gabbie di legno e fare prigionieri quelli che erano stati cattivi durante l’anno…Per questo i piccoli ne sono terrorizzati!
Dobbiaco (Toblach in tedesco ) nella Val Pusteria piccolo comune della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige; assieme a Sesto e San Candido uno dei cosiddetti comuni dell Tre cime ed è uno di quelli in cui dopo il 5 di dicembre nel periodo dell’Avvento si svolge la sfilata dei Krampus
che qui si quantificano in circa 400 richiamando una moltitudine di turisti cui non fanno spavento le terribili maschere o il rischio di prendere frustare o bastonate in testa!
Dobbiaco anche detta ” La porta delle Dolomiti “Tor zu den Dolomite i primi insediamenti si possono far risalire con buona approssimazione alla tarda età del ferro, e probabilmente i primi abitanti della zona furono gli illiri. Di questi primi stanziamenti si sono trovate tracce sulla collina a nord-ovest del paese, chiamata dalla popolazione locale Platte. I primi abitatori vivevano di caccia, ma anche di un esteso commercio derivante dai prodotti dei pascoli e dei campi.
Toblacher see,Il lago di Dobbiaco è un piccolo delizioso lago alpino, di origine franosa, a 1.176 m slm Il lago si trova a sud dell’omonimo paese.
La Rienza è il suo immissario ed emissario e nell’uscita forma una particolarissima cascatella chiaccherina
San Candido (/sanˈkandido/, Innichen in tedesco) a pochi km da Dobbiaco sempre in provincia di Bolzano, situato nell’Alta Pusteria. nei pressi della sella di Dobbiaco, al di là dello spartiacque alpino, poiché attraversato dal fiume Drava, affluente del Danubio. San Candido e la vicina Sesto sono quindi tra i pochi comuni italiani non facenti parte della regione geografica italiana perché appartenenti al bacino idrografico del Danubio.
Il territorio di San Candido rappresenta l’ultima punta (ad occidente) di diffusione dell’harpfe, un caratteristico essiccatoio del grano costituito da due pali verticali congiunti da pali orizzontali. In questi giorni di alta affluenza turistica è rallegrato dalle decorazioni natalizie e sono lontani questi atavici ricordi
la Chiesa di San Giovanni Battista da particolare risalto con i colori e gli ori che ne decorano la facciata esterna e i mercatini di Natale si compongono con le loro casettine di legno colme di piccoli ninnoli artigianali
Vi consiglierei di guardare il video a schermo intero è ‘na favola!!!!!
Nele sue vicinanze il Lago di Braies
La sua fama ha raggiunto l’apice grazie alla fiction Tv ‘Un passo dal cielo’. Ma il Lago di Braies era lì da millenni prima che una troupe televisiva lo scoprisse e restasse abbagliata dalle sue acque color verde smeraldo.
Lago di Braies
Tarda il tuo dono di smeraldo
un violino gelido risillaba
note fra la neve caduta
gemiti di perse foglie
non più mie e il canto smemora
raccoglie vie d’acqua sulle mie mani erbose
ali lente oscillano tra i rami il cuore migra
lontano
Vemtisqueras
C’è chi l’ha definito ‘perla dei laghi alpini’, chi ‘paradiso naturale delle Dolomiti’. Gli appellativi evocano tutti un paesaggio incantato, quasi fiabesco che, solo se lo si è visto di persona, lo si può comprendere.
Spunta all’improvviso alla fine di una bellissima strada costeggiata da prati e pinete che arriva da Dobbiaco ,il lago non grande circa 400 metri ma si può passeggiarvi in un indimenticabile tour per tutta la sua circonferenza tra piccole spiagge di finissima sabbia bianca tra i verde degli abeti
gli abitanti del luogo non sono affatto contenti della notorietà acquisita, lamentano un numero troppo grande di visitatori che intasano il traffico e disturbano la pace del luogo
tornerò a parlare diffusamente di questi luoghi che hanno un carico di bellezza e storia davvero incredibile, per ora vi saluto con questa immagine di festa…e vi prego non sognatevi i Krampus che poi ve la prendete con me !
Là in quella “terra di mezzo” ai margini del cielo dove s’incontrano e danzano sogni e nuvole sono ritornata per ringraziarvi delle letture e dei messaggi da voi ricevuti in questo tempo della mia lontananza,e con questo inno alla Bellezza, alla Pace al Silenzio delle montagne che poi è musica per l’anima
era l’autunno e i larici imbiondivano lasciando sui costoni e nei riflessi dei laghi tracce di sole
un ciuffo di betulle raccontava dipinti di Monet
per la morte della mia betulla
Bianca corteccia
dolcemente accarezzata
da strpature di nero..
ti sei vestita d’oro…
ieri eri verde e
sussurravi
al cielo.
Folli uccelli piegavano
gli esilit rami,
e con loro cantavi..
Oggi seichinaesausta
e con meti specchi
nel mio spirito
rosso.
Ventisqueras
il vento portava brividi di freddo scendendo a rotta di collo e percorrendo le gole precocemente imbiancate ,le mucche sul prato assolato sembravano non curarsene
tutto sembrava messo lì con clamore per annunciare un’altra lieta stagione sugli sci
ma ancora nelle silenti stradine le rustiche case si ornavano di fiori
nel verde velluto ancora intenso dei prati rumoreggiavano i torrenti
e ancora mi s’affollavano nella mente come viste attraverso un gigantesco occhio stupito poggiato
tra le montagne
il lago rosso di Tovel che ora esiste solo nelle fiabe
i laghi del Parco incantati e solitari
i fiori delle nevi sfiorati da magie dei nascosti violini del vento
la luna sulle guglie regina delle notturne ronde
gli spettacolari tramonti
gli immensi ghiacciai dell’Adamello
le cascate di ghiaccio del Nardis
lo sguardo fiero del lupo
la regalità plastica dello stambecco
le immagini più belle dei molti giorni e ritorni passati al Parco naturale dell’Adamello-Bre
nta, con tutte le emozioni e le miriadi di nozioni apprese , solo poco tempo fa
chissà se tornerò…
ma come sembra ammonire il breve volo della farfalla…,tutto è racchiuso nelle mani oscure del tempo
Non ho mai avuto il piacere d’incontrarlo, neppure da lontano benché abbia camminato a lungo nei suoi territori,
le sue immagini sono prese dal web, e sottratte ( ha ha ) da amici che hanno avuto questa fortuna,Bhe onestamente non saprei specificare la mia reazione se fosse successo 😦
come già si vede dal logo del Parco naturale dell’Adamello-Brenta, l’orso bruno è l’ospite privilegiato e prediletto.Sulle Alpi nel corso del XX sec vennero a mancare le condizioni ottimali per la presenza di questo grande plantigrado fino arrivare quasi all’estinzione della popolazione locale nel 1990 ne erano rimasti solo 3 esemplari
Tale rischio indusse gli enti regionali preposti mediante un finanziamento europeo a quella che fu chiamata ” Operazione Life Ursus,” un ambizioso progetto di ripopolamento, con l’obiettivo di scongiurare l’estinzione della specie, vennero rilasciati 10 orsi nel parco provenienti dalla Slovenia eattualmente la loro popolazione si aggira tra i 40 e i 50 elementi censiti e tenuti costantemente sotto controllo, così l’emergenza sembra scongiurata
questo buffissimo anche se poco affidabile animale è risaputo gran dormiglione e qui ne da un chiaro esempio!
gli allevatori dei dintorni danno luogo a lamentele anche per la loro voracità di predatori assalgono le greggi
ed anche grossi animali domestici come gli asini, vengono sempre rimborsati della perdita subita, ma a volte ahimè cercano di farsi giustizia da soli! e questo è inconcepibile!
il bosco è il loro habitat naturale ma qualche volta si spingono anche in prossimità degli abitati in cerca di cibo
Presenti nel parco a partire dagli ultimi anni anche i due grandi carnivori europei il lupo ( canis lupus ) di cui troviamo traccia nelle maggiori culture mediterranee, basti pensare alla leggenda della nascita di Roma, o nell’incarnazione del Dio Marte della mitologia greca, animale sacro anche ad Apollo.In Egitto ha il ruolo del Dio Anubi, e sorveglia l’entrata del regno dei defunti,
In gran parte delle leggende e miti viene sottolineato il lato oscuro dell’animale, tanto che è rimasto a torto nell’immaginario comune come figura che incute timore, si pensi al lupo nero spesso ricordato ai bambini, e come non ricordare alcuni luoghi comuni negativi come “tempo da lupi”, “fame da lupi”, “In bocca al lupo!” Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, io invece lo ritengo un animale intelligente e coraggioso, oltretutto uno dei pochi esseri viventi che al maschile resta per sempre fedele ad un’unica compagna ( tiè, ha ha forse per questo gli ho dato del coraggioso?)
impavido e libero canta alla luna
solo il suo ululare valicando
atmosfere incantate la raggiunge
volano le fate azzurre con canti bambini
il lupo nero cattivo non esiste
ma solo gli uomini e la loro cattiva vanità
lo dipingono cattivo e nero
tutti i piccoli
nei loro piccoli cuori
sanno che non è vero
Ventisqueras
e la bellissima Lince (Lynx Lynx) qui tenerissima col suo cucciolotto, di entrambe le specie però non se ne quantifica il numero
è in questo scenario grandioso che gli animali selvatici trovano le condizioni ottimali per la loro conservazione e riproduzione
dai più grandi ai più piccoli come questa deliziosa tartarughina che s’appresta a fare indigestione di crocus la birichina!
mentre sono ben diffusi la Volpe che dicono astuta e furbissima…ma chi lo direbbe con questo muso innocentino?
il Tasso ( Meles meles ) dall’elegantissima livrea
la Faina (Martes foina)anche lei considerata una gran furbettina
la Martora ( MartesMartes)qui intente a curiosare e la Donnola ( Mustela nivalis)
per L’Ermellino ( Mustela erminea) non ho saputo resistere all’idea di rappresentarlo con questo celeberrimo quadro dovuto al genio di Leonardo da Vinci
…abbiamo cominciato con l’orso bruno e si finisce con Leonardo? nienteaffatto con una sogn ante immagine del parco innevato sotto la luna, alla prossima( spero, se non vi avrò tediato troppo 🙂
lassù sulle cime nevose dove un silenzio di vento muove le nuvole, lassù tra i picchi rocciosi c’è il regno incontrastato degli abili e bellissimi mammiferi rocciatori
classificati scientificamente come Ungulati altoalpini in questo Parco c’è una loro importantissima presenza
emozionante vedere la maestosa figura dello stambecco ( Capra ibex) stagliarsi contro il cielo. Questa specie trae origine da antichissime forme di capre selvatiche che 140-170.000 anni fa, popolavano l’Asia centro occidentale.
Durante le ultime glaciazioni (da 700.000 a 12.000 anni fa) era diffuso in gran parte dell’Europa ma, con il ritiro dei ghiacci, rimase gradatamente isolato sui grandi massicci alpini.
Una precisazione, la nomenclatura zoologica : il primo nome è quello comune con cui è conosciuta la specie, il secondo fra parentesi e con la iniziale maiuscola, è il nome scientifico che può essere latino o greco, il secondo- scritto sempre in minuscolo- è quello della sottospecie che può essere ripetuto se non se conoscono altre.
Per oltre 10.000 anni la storia dello stambecco si è intrecciata con quella degli antichi abitatori delle Alpi, ma l’uomo non gli fu certo amico. Cacciato per la carne, ma soprattutto per le presunte proprietà terapeutiche attribuite a varie parti del suo corpo, lo stambecco scomparve dalla quasi totalità delle regioni alpine a partire dal XVI secolo.
la specie allora fu rigorosamente protetta e proliferò a dismisura in particolare in Svizzera dove si fu costretti anche ad autorizzare l’abbattimento di singoli capi
Il Re degli stambecchi
Una leggenda narra che sui monti del del Ferro vivevano gli uomini di ferro, chiamati così perché estraevano metalli e minerali dalla montagna. Un giorno giunse in zona una tribù proveniente dal mare, costretta ad abbandonare la propria terra per i continui assalti degli invasori. Il loro capo, Salaxo decise di stabilirsi nella vallata più grande e andò a trattare con gli Uomini del Ferro, che non si dimostrarono ostili nei loro confronti, ma dissero che avrebbero potuto ottenere il permesso di restare solo dal Re degli stambecchi, padrone della valle, che abitava sui più alti picchi nevosi oltre una grande catena di montagne. Il marinaio dovette affrontare ogni tipo di difficoltà, Poco alla volta, la vegetazione diradò, gli animali sparirono e rimasero solo roccia, neve e vento.Sfinito, mani e ginocchia sanguinanti, disperato, Salaxo pensò rinunciare.Ma poi pensò: “Meglio morto che indegno d’onore fra la mia gente”
fece un estremo sforzo e si issò ancora, si trovò in piedi sulle nuvole, l’arco dei monti aperto allo sguardo, tutto il mondo sotto ai suoi occhi estasiati. “Il paradiso” – sussurrò Salaxo. “E’ vero, uomo” –si udì una voce tonante era.Il Re degli Stambecchi che apparve al suo fianco. “Così chiamerai questa terra in cui vivrai felice con la tua gente, il Gran Paradiso” ed io ti proteggerò a patto che tu rispetti la natura e tutti i suoi figli.Il patto fu stretto e da quel giorno il popolo del mare visse sereno fra le montagne–Non potrebbe insegnarci qualcosa di utile per il momento attuale, questa leggenda?
arrivando ad uno dei molti rifugi alpini in quota -questo è il Brentei, si può con un po’ di fortuna riuscire ad incontrare qualcuno di questi superbi esemplari
questo invece è il Val di fumo
anche il Camoscio ( Rupricapra rupricapra) ha nel parco una nutrita colonia, e spesso nell’inverno si trovano riuniti in branchi nell’attesa di ricevere le balle di fieno che vengono portate fin quassù dalle guardie del Parco, spesso calate con l’elicottero
tra gli ugulati sono presenti anche il cervo (Cervus elaphus)
che non ha atteggiamenti aggressivi come lo stambecco, ma spesso lo si vede tranquillamente accovacciato sotto agli abeti, in particolare in inverno quando la neve ricopre il terreno, se ne stanno nello spazio riparato ai piedi dei grandi alberi, si possono vedere dagli impianti di risalita ( non in questa parte del parco dove non esistono impianti, ma ne ho visti molte volte in val di Fassa, per la gioia soprattutto dei bambini )
come non restare affascinati e soggiogati da visioni come questa!
una cucciolata con tanti piccoli ” Bambi” dagli occhi dolcissimi!:-)
e poi, gli agilissimi Caprioli ( Capreolus capreolus)
i Mufloni ( ovis musimon )dalle gigantesche corna
guardate un po’ questa immagine….non vi ricorda Civita Di Bagnoregio fra le nuvole? qui invece che di antiche pietre sopra le nuvole c’è un’isola di capre in mezzo al cielo! 🙂
e questo rarissimo esemplare di Capra tibetana (della quale non sono riuscita a risalire alla specie e sottospecie…se qualcuno mi aiuta 🙂 ) introdotta nel parco a partire dagli anni 70 del secolo scorso
ed ecco che scendendo di quota si comincia a visualizzare il magico effetto del bosco e del sottobosco, in questo caso col piacevole incontro di un super fungo porcino!
oppure si resta sorpresi dal giallo intenso dell’anamone sulfureo
o di qualche rossa bacca lacrimosa
la sede del parco
Il Parco Naturale Adamello Brentaè tra i Geoparchi mondiali che il 17 novembre 2015 a Parigi sono stati riconosciuti integralmente siti UNESCO.
Commiato alla valle del sole
La montagna oltre il paese addormentato scintilla
il sole perfora col suo dito frastagliato una nube
ascolta
le campane hanno gettato la loro esca d’argento
guarda
quel buffo, arruffato ciuffo di corvi,
come un mazzo oscuro di fiori ha dilagato.
E’ come fosse il primo giorno del mondo.
Ci sono panchine segrete nel cuore
su cui sedersi ad ascoltare intera
la gioia stuzzicante della vita!
Ventisqueras
sugli altopiani gli allevatori curano le loro greggi
qualche capra si dimostra molto curiosa
mentre nel prato vicino un bellissimo esemplare di grigia-alpina riposa serena fra le sue erbe profumate
ma è con un suggestivo angolo del lago di Tovel che vii saluto da questo Parco che racchiude in se ogni forma di vita, di bellezza di meraviglia-
cucù! he he, in questo post si parla anche di me! mi sono appena svegliato dal letargo invernale e do’ un’occhiata per vedere com’è cambiato il mondo!
i crocus sono fioriti e c’è già chi si da un gran d’affare intorno!
ricca e interessante la presenza nel Parco dei roditori: tra i più diffusi e caratteristici lo scoiattolo ( Sciurus vulgaris ) sempre così impegnato a correre di qua e di là alla ricerca del cibo
sorpreso e sulla difensiva….
….. quasi invisibile mimetizzato tra le foglie
the! un’altro curiosone!
qualche bacca colorata fa festa nel bosco
il gelo dell’inverno è ormai quasi dimenticato
anche se in lontananza le nevi eterne dei grandi ghiacciai scintillano al sole, i prati colonizzati dai” soffioni ” sembrano nuvole cadute giù soffici e vaporose dal cielo, innalzando odi alla primavera
il candore della neve si trasforma in quello abbagliante degli anemoni
dalle loro tane tra i prati buffissime e simpaticissime sbucano le Marmotte ( Marmota marmota)
la tradizione popolare le vuole lente e imbranate ( infatti ad una persona che si trastulla si dice ” ma muoviti marmotta! “)
e va beh, sì, stanno piantate diritte davanti alle loro tane, io le trovo piuttosto curiose e attente a far la sentinella alla loro proprietà, più che essere sfaticate!
mentre gli immensi prati alpini si ricoprono di ranuncoli gialli
la neve che si scioglie dai ghiacciai torna a chiaccherare tra il muschio e i sassi
per poi raccogliersi a formare le mille meravigliose cascatelle e cascate ( questa è quella del Pison )
i laghi e i laghetti ripetono la grande suggestione dei riflessi tra i fiori
muscari e genzianelle talvolta rubano il loro azzurro colore
della specie lugomorfi fa parte la lepre comune ( Lepus europaeu ) che non sfata affatto il detto” corre come una lepre” in questo caso se la dà a gambe come una lepre!
mentre la splendida e paciosa lepre alpina (lepus timidus ) proprio come recita il -timidus- della sottospecie, sembra non voler allontanarsi dal suo morbido e candido cuscino di neve, forse l’unico ancora non disciolto dal sole
e visto che stiamo parlando di candore quello della campanula pelosa è abbagliante
L’avifauna annovera numerose specie tipiche dell’ambiente alpino: primi tra tutti i galliformi, rappresentati dalla pernice bianca( Lagopus mutus) qui in montagna conosciute anche come” angeli” e questo volo tra l’oscuro degli alberi ne giustifica il delizioso soprannome
il nuovo colore dei prati si fa suono fra gli alpeggi,
suono lontano di campana
suono del silenzio che negli orecchi risuona
langue, si fa del paradiso: scena.
Ventisqueras
con questo straordinario ciuffo di rarissimi fiori ( ancora una sfida per gli amanti ed esperti della flora alpina ) il mio arrivederci dal magico mondo del parco Naturale dell’Adamello-Brenta ;.)
Odore in sofficità di muschio quieto.
Rombo alto, costante.
Gravitano scintillando gocce
come denti,
la roccia a mordicchiare
-in gioco esangue-
lento
ma costante,
impercettibilmente
si lascia sgretolare
lo sguardo inquieto
nell’ampio respiro assorto
d’oro ricolmo
sprofonda di sogni un balzo
improvviso arcobaleno
di gocce e scintille
a intrappolare i sensi, come farfalle
palpitanti
in attesa di volare
Ventisqueras
dagli alti picchi immacolati la neve si scioglie e rombando precipita dai dirupi facendosi strada fra le rocce assorte in pensieri di millenni
la Valle di Genovaè suddivisa nei 7 comuni della Val Rendana,
( viene chiamata- a ragione- anche “la valle delle cascate”) il suo nome sembra derivare dal latino janua, cioè “porta”, da cui avrebbero preso il nome le case di Genua, antichi fienili oggi scomparsi che si trovavano all’imbocco della valle. Alcuni documenti del 1200 circa la nominano con il termine Zenua, ovvero un territorio ricco d’acqua
di origine glaciale inizia sopra la piana di Bedole nel grandioso circo (1680 m circa) nel quale confluiscono le acque provenienti dalle vedette del Mandrone e della Lobbia.
una iris ( o giglio d’acqua) che si trova facilmente lungo le prode o negli acquitrini a valle
le attività umane e gli insediamenti sono scarsi: nella valle ci sono alcuni rifugi alpini e strutture ricettive dedicate ai turisti, aperti però solo nella stagione estiva. Non vi sono né piste da sci né impianti di risalita in quanto i pendii tendono ad essere estremamente ripidi e la valle è spesso soggetta a valanghe durante la primavera e l’inverno.
Oltre alla stretta strada asfaltata, è possibile percorrere il sentiero delle Cascate, che risalendo il fiume Sarca di Genova ne costeggia le principal , formate dai numerosi torrenti che scendono dai ghiacciai dell’Adamello e della Presanella per confluiscono a Pinzolo
Cascate del Rio Bianc0
la conformazione della valle ha fatto sì che i corsi d’acqua debbano superare salti di roccia prima di gettarsi nel fiume e questo crea gli spettacoli della natura qui proposti
si percorrono sentieri aspri e rocciosi, ma spesso ingentiliti da qualche fiore che sembra essere posto lì proprio per dare all’ambiente un’armonia perfetta
cascata del Rabbi
le cascate principali sono 6 ma, soprattutto quando i torrenti sono gonfi d’acqua, è possibile scorgere diversi rigagnoli che si trasformano in spettacolari cascate.
Cascate del Lares ( alta e bassa )
la valle di Lares, cui prendono il nome le sue cascate sale fino ai ghiacciai che le lambiscono il Cozzon di lares e il corno di Cavento
Cascate del Nardis
certo è la più famosa del Parco ed una fra le più alte del Trentino, formata dal torrente omonimo che discende dalla Presanella sul versante settentrionale della valle
la vediamo scorrere impetuosa
e qui in fermo immagine di ghiaccio
presa d’assalto dagli scalatori che armati di picozza e ramponi coraggiosamente si accingono a conquistarla
un bel punto di osservazione intrappolati tra le radici degli alberi
molto spettacolare anche la cascata dell’Hofentolf
quella del Pedruc sbuca da un’enorme formazione rocciosa
il territorio, anche per la sua natura selvaggia è uno dei meglio conservati a livello naturalistico si si trova una fauna e una flora difficilmente reperibile altrove
nel fiume Sarca si formano rapide impetuose che sono il banco di prova per gli equipaggi che fanno rafting
gli scenari, man mano che la valle scende si fanno sempre più dolci
e le acque tendono a distendersi, a quitarsi stanca di tutto quello sbatacchiare fra i massi
ormai il rombo tuonante delle cascate un lontano ricordo, nelle soste per riposare si raccontano le molte leggende del territori, vi riporto quella che mi ha più affascinato
negli anni che vanno dal 1545-1563, quando i Padri del Concilio di Trento decisero di cacciare streghe e diavoli nella valle che sembravano aver preso lì stabile dimora, qualche Angelo o Arcangelo benevolo li tramutò in roccia granitica andando a formare tra i più famosi: la Preda de la luna,Il Tof de mal Neò, il Tof del Diavùl, ma sembra che questi demoni ogni tanto si sveglino dal loro sonno di roccia e nelle notti di luna piena riprendano le loro mostruose sembianze, dai raggi della luna discendono streghe rosse e nel cielo si fanno sabba infernali…c’è chi giura di averli visti…voi ci credete?
a scanso di equivoci chiare sentinelle le piccole chiese di montagna risplendono nella notte difendendo i piccoli paesi
Spero di avervi fatto un pò di rumorosa compagnia con tutto questo fragore di cascate..e vi ringrazio moltissimo della vostra paziente attenzione
con occhi di meraviglia di un bambino, lo sguardo innamorato su un mondo incantato
un patto di pace tacitamente stretto fra la terra e il cielo questo grande arcobaleno sembra suggellare e proteggere la svettante costruzione piramidale della Paganella, cima solitaria all’interno del parco Adamello-Brenta
Infinito di ghiaccio
lacrima acuta a profanare
l’azzurra immensità
dello spazio.
Ventisqueras
Di rosa
Silenzio di rosa
questa pace di neve e cielo
fa brevi i sospiri
un’aurora più vasta
poggia il piede di un Dio
sulla cima della montagna
Ventisqueras
si sale alle Bocchette dove il fruscio del vento è la sola musica che gira e canta
emerge dal mare di pietra la guglia del Campanile basso m 2.877
la chiesetta di Brentei dalla forma scarna e suggestiva, ci racconta dell’essenziale, legge che vige sulle alta montagne
invita a una preghiera di campane
la vedete quella piccola riga rossa nella parte più ripida della montagna? è il tracciato del percorso che deve compiere lo scalatore per raggiungere la vetta
*
L’alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile.
Reinhold Messner
la stessa preghiera stavolta muta, è quella dei rocciatori tra pareti a strapiombo e stracci candidi di neve
prega con il suo corpo, innalzandolo incontro a un cielo lontano, dove raggiunta la vetta, gli sembrerà toccarlo con un dito
ho scelto una serie di immagini che illustrano la magnificenza dei colori dell’autunno
la stagione che più amo e che più rispecchia i miei pensieri
madre natura così mirabilmente rappresentata in questo Parco li pennella traendoli da una tavolozza incantata
in una sequenza di giallo-ocra-marroni
che non ha nulla da invidiare ai quadri dei maggiori pittori impressionisti…se poi allo scenario si aggiunge anche un raggio di luce trasversale….
M’intrappolarono voci
tese sopra un braccio di cielo,
rabbrividirono gli alberi
poi non si mossero più
se non da gridi.
Ventisqueras
Invincibile alchemica presenza
oscilla fra i rami
sfolgorio d’oro in luci devastate
s’ingombra
non ha ora, né luogo, né presenza
s’esalta e s’inchiara
di purezza, soltanto.
Ventisqueras
questo post vuole essere un pensiero d’amore e Poesia ( che da troppo tempo trscuro per le descrizioni visive ) per la montagna in autunno
Il Gruppo dell’Adamello è un massiccio montuoso delle alpi Retiche Merdionali , posto tra le province di Brescia e Trento, la sua cima più alta m 3539 prende il nome della catena.
Un grande contrasto fra le cime rocciose e le valli che erose dai ghiacciai nel corso dei millenni si presentano idilliache. La grande pace che vi regna difficilmente fa ricordare gli eventi cruenti che vi si svolsero tra il 1915-18 tra l’esercito Italiano e quello Austro-Ungarico, ora il territorio appartiene interamente alla nazione italiana ma un tempo da qui passava il confine tra le due nazioni belligeranti
Viste da vicino sono quasi degli scogli di ghiaccio; ma da lontano appaiono come nobilissime montagne, che precipitano con grandi pareti racchiuse fra due ghiacciai sulle selvagge valli che salgono fino ai loro piedi Douglas William Freshfield ” Italian Alps 1865
questi luoghi videro l’agghiacciante svolgersi di quella che viene chiamata la
Guerra Bianca
su queste queste montagne i due eserciti si fronteggiarono in condizioni estreme, soprattutto dovute al clima. Numerosissime furono le vittime da ambo le parti, causate non solo dal fuoco avversario, ma anche dal freddo, da frane e slavine
restano disseminati molti reperti storici come monumento a quella immensa idiozia umana che è la guerra, vi si accede con rispetto e con dolore quasi annusando nell’aria l’odore del sangue
per i lettori in lingua italiana consiglio caldamente la visione di quest’opera struggente e poetica sulla Guerra Bianca, mi spiace che Google non possa tradurre anche i video, ma anche le sole immagini sono veramente strepitose
Tra gli accorgimenti adoperati dai due eserciti (gli Alpini per l’Italia e i Kaiseriagen per l’Austria) ci furono la realizzazione di trincee, postazioni fisse e tunnel scavati nella roccia e gallerie nei ghiacciai (una delle quali misurava 5 chilometri di sviluppo). Resti della cosiddetta Guerra bianca si possono trovare tuttora, specialmente nella zona del rifugioGaribaldi, ove si trovava la base italiana, e del rifugioMandrone, a quel tempo quartier generale austriaco.
ancora ai nostri giorni il ghiaccio restituisce qualche corpo di un militare di quei lontani giorni, non importa l’appartenenza è un uomo della montagna con gli occhi sbarrati in un istante eterno, che ne ha conservata gelosamente la memoria perché le nuove generazioni non dimentichino e che il Signore delle cime, sotto la croce, il filo spinato e l’elmetto ha protetto e preso con se lassù fra quelle immacolate vette
una candida sassifraga alpina da donare allo sconosciuto alpino,
riprendiamo con una spettacolare visione del ghiacciaio Pian di Neve18 km che occupa l’acrocoro dalla Lobbia Alta al Corno Bianco sul versante lombardo
è un ghiacciaio pianeggiante compreso tra una quota di 3.199 ev 3.400 m.assieme al contiguo ghiacciaio del Mandrone è il più esteso ghiacciaio delle Alpi italiane e fra i più estesi d’Europa nonosrante da una ventina di anni sia in riduzione la massa glaciale per il deleterio agire dell’effetto serra
impressionante, no? L’Adamello però non è formato dal basamento cristallino delle Alpi meridionali, ma costituisce insieme alla Presanella un unica massa di roccee magmatiche risalite dalla profondità crosta terreste circa 40 milioni di anni fa ( questa cifra da un senso di capogiro ) per poi solidificarsi in rocce granitiche
e di camminare sulle cengie che ne dite? l’erosione ad opera degli agenti esogeni ha poi smantellato gli strati di rocce sedimentarie e metamorfiche che coprivano la massa granitica, mettendola a nudo e quindi iniziando ad agire su di essa
per creare il complesso sistema di valli, conche glaciali, creste e vette che compongono oggi il massiccio. In termini di superficie, in questo magnifico parco si possono effettuare ogni tipo di attività sportive inerenti alla montagna inseguendo spettacolari scenografie
naturalmente anche con le grandi camminate sulle ciaspole, ritornando agli usi antichi dei montanari che se ne servivano per spostarsi agevolmente sulla neve
in contrasto con l’aspra bellezza delle montagne alcune immagini idilliache del parco a quote più basse
quando il verde e i colori accesi dei fiori scaldano l’estate
e qualche romantica chiesetta dal campanile aguzzo alza una preghiera silenziosa al Creatore di tanta magnificenza
nei vasti prati si trovano molte splendide varietà do orchidee selvatiche, dalle forme più semplici alle più complesse, come la ” scarpetta di Venere”dalle molteplici varietà
uno dei modi più spettacolari e suggestivi di visitare il parco
è senz’altro quello che si va semptre più affermando, di farlo con la mountain bike
e con lo spettacolare salto di questo virtuoso che sembra volare incontro al sole, raccolgo tutta la bellezza di questo magnifico angolo di natura che racchiude tutti i misteri della creazione, vi saluto in attesa del prossimo sguardo su queste meraviglie
Che fai, tu luna, in ciel? dimmi che fai. Silenziosa luna?
Giacomo Leopardi
Territorio d’argento
La notte
infinite scintille di nulla
suppongo
una vastità inconsulta,
territorio d’argento
dove la luna è regina
dopo
esiste solo il mistero
Ventisqueras
sembrano porre domande all’eterna viaggiatrice dello spazio le rosse guglie dolomitiche del gruppo Brenta, mentre la grande lampada celeste ieratica regna e prosegue la sua grande ronda notturna
sarà forse l’alba a svelare il mistero della vita?
sulle cime innevate dei gruppi montuosi Adamello-Presanella tra vapori rossastri
l’astro diurno incoronato da raggi dorati va abbracciando il nuovo giorno
Il Parco Naturale Provinciale Adamello-Brenta istituito nel 1967 è la più vasta area protetta del Trentino, si estende a occidentale tra la Valle di Non e la Valle di Sole su un territorio di 630 km quadrati, che comprende uno dei più grandi ghiacciai d’Europa. I due gruppi sono ben definiti per conformazione geologica e morfologica. le rocce calcareo sedimentate del Gruppo Brenta e le rocce intrusivo cristalline del gruppo dell’Adamello, questo varietà ha favorito lo sviluppo naturale di endemismi in una straordinaria proliferazione di specie vegetali diverse, talvolta uniche
circa un terzo della superficie del parco è coperta da boschi e foreste, che nella fascia altimetrica più bassa sono sostituite da una grande varietà di latifoglie
questa prima parte della visita al Parco la voglio dedicare ai laghi di cui è ricchissimo il territorio, considerando anche i piccoli se ne contano oltre 80 !!! ne ho visti solo una minima parte e di alcuni non ricordo più nemmeno il nome ma sono più che sufficienti ad illustrarne la bellezza e la diversità ( oltre naturalmente al lago di Tovel il più famoso, cui ho dedicato due post )
uno dei più belli è il lago Ritorto nei pressi di Madonna di Campiglio in Val Rendena a m 2055 s.l.d.m.
le sue acque sembrano da un attimo all’altro precipitare a valle, incredibilmente azzurre limpidissime. Nel territorio è famoso Il giro dei 5 laghi, questo è il primo
il Lago Nero fa parte dei ” magnifici 5″ posto in un ambiente severo e mistico a 2233 m. s.l.d. m.i suoi colori all’alba tolgono il respiro
più in bassoil Lago di Lambino m 1768 strettamente racchiuso fra le rocce
i Laghi Gelato e Serodoli fanno coppia a distanza di pochi metri uno dall’altro viene considerato come una unità, la sua altezza è di 2376 m.s.l.m-e presenta vedute incredibili quandi gela o quando il tepore del disgelo lo contorna di miriadi di romantici soffioni
labili e lievi come i sogni suggestionano col riverbero sempre candido delle montagne
nell’ascesa s’incontrano le variegate specie della flora alpina, qui si sorprendono abbracciati alle rocce colorati cespugli di rododendri
incantevolmente luminoso il lago di Nambino
ci accoglie con la varietà delle sue favolose sceneggiature
una grande sensazione di serenità e pace non ci abbandona mai nel camminare, si respira l’aria di un mondo magico e puro, vorremo che questa sensazione restasse sempre nell’animo per essere sicuri di poter affrontare meglio i contraccolpi della vita
e ancora serpenti d’acqua che sbucano fra le rocce, illeggiadrendole
i cespi di alisso sembrano gocce di sole splendenti e allegri
a incoronare questo piccolo specchio d’acqua maestose montagne e grandiosi abeti in contrasto di colori
ravvicinate in un particolare molto suggestivo
è il naturale regno delle stelle alpine
il Lago di Aviolo è un bacino lacustre semi-artificiale posto a 1.300 m s.l.m. a Edolo nella Val Paghera provincia di Brescia
” preziosa perla in più prezioso scrigno”
così lo scrittore e Poeta Antonio Fogazzaro definiva il Lago di Molveno
gioiello del parco Adamello-Brenta
e rinomata stazione turistica in provincia di Trento, vi si specchiano le Dolomiti in una immagine da cartolina, per un contesto naturale considerato un esempio di gestione del territorio
formatosi naturalmente circa 4000 anni fa a seguito di una imponente frana
spettacolare e leggiadro nel suo abito invernale
al lago di Molveno dedico questo ciuffo di nontiscordardime…certa che sarò io a non dimenticarmi mai di lui!
altri laghi nel territorio del Brenta quelli quasi comunicanti di San Giuliano e di Garzoné
e il San Giulianino in una incantevole visione autunnale con l’imbiondire dei larici a incorniciarlo facendone risaltare il suo cromatico colore blu
di questo che è poco più di una pozza d’acqua lo spettacolare riflesso delle rosse guglie dolomitiche sembra soffocare il cuore rapito da tanta Bellezza
per salutare questi luoghi incantati una visione irreale al tramonto del Parco dei laghi alpini
«Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo. Vai e guarda dietro i monti. Qualcosa è perso dietro i monti. Vai! È perso e aspetta te».
Lago di Tovel ancora un’immagine spettacolare di quando le sue acque si coloravano di rosso, e a questa sua colorazione si deve la leggenda della Principessa Tresenga
figlia dell’ultimo re di Ragali era una fanciulla bellissima ed essendo in età da marito aveva molti pretendenti che la coprivano di attenzioni e di doni, ma uno di loro Re Lavinto più volte rifiutato dalla bella Tresenga era un uomo cattivo e violento e non voleva accettare il rifiuto, così minacciò di radere al suolo il regno di Ragali, se la Principessa non avesse accettato di diventare sua moglie. La coraggiosa fanciulla si mise alla testa dell’esercito del padre, lo scontro avvenne vicino alle sponde del lago di Tovel, ma fu sconfitta e uccisa con la spada dallo stesso Re Lavinto.
alla fine della battaglia il lago era rosso del sangue dei morti e che per questo in loro ricordo abbia continuato a colorarsi di rosso e a venire chiamato lago di sangue.Si dice anche che la bella principessa ogni notte si sieda sulle rive del lago a piangere la sorte della sua gente morta per difendere la libertà di Tresenga.Le leggende portano sempre una parte storica di verità, chissà ne corso dei secoli bui quale verità racchiude questa triste storia
nel terreno intorno al lago di Tovel specialmente lungo la sponda occidentale sono diffuse molte sorgenti perilacuali , le quali nonostante la scarsa portata sono come la punta di un iceberg nel grande flusso d’acqua che alimenta il lago dal fondo.
queste acque sorgive provengono dalla località Pozzol un’ampia depressione circa 1 km a monte dove il torrente Santa Maria Flavona si esaurisce scomparendo in un terreno particolarmente poroso
precipita piena di sole
l’acqua che sempre è uguale
e sempre si rinnova
cerca un letto di scintille d’oro
sulla scogliera di vetro
Ventis
dopo aver raccolto le acque in cascate spettacolari che si precipitano giù dai nevai delle montagne formando un habitat molto particolare in cui prolificano molte splendide specie vegetali anche fiorifere
con coimbri coloratissimi a far chiasso nei boschi
una spettacolare fioritura dell’orchidea selvatica conosciuta comunemente come ” Scarpetta di Venere”
questo ciuffo di aquilegie azzurre era nei pressi del lago
mentre questa “nevicata di “soffioni” si pavoneggiava sopra un prato in quota
chissà se le api si stavano litigando il nettare di questa grossa margherita gialla, o se con le antennette vibranti si trasmettevano parole d’amore 🙂 -questa sarebbe l’ipotesi che prediligo-
Mirtilli e bacche rosse in ptena estate
ci fermiamo per una merenda? è gia l’autunno… beh, certo ci sarà da fare pulizia con le foglie…:-)
ha il giglio una veste da re
nessuno la cuce,
nasce dalle radici della terra
il vento dolcemente la culla
contro il cielo si staglia
e di colore arancio brilla
Ventis
l’emozione unica dei prati di crocus sbocciati compatti sotto ai nevai a primavera distilla suoni armoniosi di violini lontani
Di bianco
in un colino di ultrasuoni
filtravo le ore dello spazio-tempo
sopra telai intessuti di fiori bianchi
di giorni flessi nell’assenza
improvvisando
sopra ogni sillaba mai detta
note di concerti viaggianti
su prati immensi Ventis
(piesse i fiori bianchi sono i miei preferiti 🙂 )
e l’autunno al Tovel si fa festa di colori
qualcosa di blu, con due varietà di genziana
….e qualcosa di giallo, per chiudere della natura questo canto.
Amiamola e rispettiamola, lasciamola così compiutamente bella in eredità aj nostri figli e ai figli dei figli dei loro figli finché mai si chiuda il cerchio della vita
Un abbraccio a voi tutti che avete la pazienza di leggermi e commentarmi
Benritrovati! sono appena rientrata ed ho letto i vostri graditissimi commenti ed auguri, siete stati davvero carinissimi, vi ringrazio con questo post, domani sarò con voi! un grosso bacio 🙂
C’era una volta…
he si, come in una vera fiaba si parla solo al passato
perché lo spettacolare fenomeno che ha reso celebre il lago di Tovelin tutto il mondo ormai dal 1964 non si verifica più
il suo colore rosso era dovuto alla presenza di un’alga nelle sue acque ( tovellia sanguinea ) inspiegabilmenye scomparsa, quindi questa è una fiaba di cui è già stata scritta la parola fine. Alcuni recenti studi hanno ipotizzato che la sparizione dell’alga sarebbe dovuta alla mancanza del carico organico ( azoto e fosfato) proveniente dalla pratica ormai in disuso della transumanza dei bovini che si fermavano nei prati presso al lago a pascolare, depositandovi i loro residui organici
la” tovellia sanguinea “è stata da poco identificata nel piccolo lago alpino di Seealpsee, (che qui compare in basso in una suggestiva visione)in Svizzera ma per ora in quantità così minima che non permette nessuna colorazione, chissà che per i posteri non possa resuscitare i fasti del Tovel e avere così inizio una nuova fiaba
il lago alpino di Tovel si trova nel territorio del comune di Villa Anaunia in Val di Non ( Trento) a 1.178 m, s.l.m., superficie 370.000 mç, all’interno del parco naturale provinciale Adamello-Brenta, è stato anche chiamato “lago degli orsi” per la presenza di alcuni plantigradi nella valle,
non vi perdete questo sognante video a dimensione schermo intero, ne vale la pena, vi assicuro!
viene detto anche “Lago smeraldo” , e non è difficile capirne la ragione!
l’alba e il tramonto ora sono gli unici con i loro straordinari riflessi
a colorare le acque del lago se non di rosso di incantevoli riflessi rosa
ma il lago di Tovel non cessa di stupire presentando ad ogni stagione
riflessi e colori mozzafiato
in inverno, poi, spesso il lago gela, ed oltre che diventare una ottima pista di pattinaggio presenta scenari altamrnte suggestivi.Si dice che un tempo il ghiaccio fosse così spesso da permettere il passaggio con carri e carrozze
la storia geologica del lago ha tre diverse fasi evolutive separate da una distanza di secoli.Circa dai 110.000, 150.000 anni fa ebbe inizio l’ultima glaciazione chiamata Wurm, terminata circa 10.000 anni fa, questo permise ad una gigantesca massa di ghiaccio in disgelo di produrre la conca dove si formò l’originario lago, molto più piccolo di quello attuale
intorno al 1570 il lago di Tovel ebbe un improvviso innalzamento di circa 3 metri rispetto al livello attuale( documentato dalle sedimentazioni che lo circondano) forse dovuto ad una caduta di massi e detriti che ne bloccarono il deflusso
successivamente l’erosione di questo sbarramento ha portato l’altitudine del Tovel allo stato attuale, sul fondo del lago si può ammirare una foresta sommersa radicata, alberi rimasti da quel lontano periodo per la gioia dei sommozzatori che vi fanno scoperte emozionanti
spiagge bianche di finissima sabbia contrastano con il verde smeraldo del lago
sono anch’esse una grande e splendida caratteristica ed attrattiva di questo straordinario lago che ammalia e stupisce ad ogni suo nuovo scorcio, con mille variazioni oltre che lacustri, boschive e montagnose quelle di una fauna e flora fra le più ricche e variegate dell’intero pianeta
Il canto dell’acqua ( lago di Tovel )
Canta l’acqua come canta il vento
e cantano le fronde sussurrando piano
lievi stormendo,
sabbia chiara chiede camelie bianche
accarezzata dalle piccole onde
come tenera amante
sul suo ventre una lotta di contorte radici
sul suo fianco un singhiozzo di luna
e di chitarra che si spengono piano
col roseo volto dell’Alba.
Ventisqueras
non ho ancora finito di cantare questo incanto di lago, ci saranno ancora parole e ancora immagini per emozionarci , a presto
Carissimi amici e lettori mi è occorso un piccolo incidente che mi costringerà ad avere un braccio immobilizzato almeno per un mese, sto scrivendo con un solo dito, con fatica e difficoltà ma considerato che dovrò restare a casa avrò modo di avere la vostra compagnia e questo mi farà molto piacere, purtroppo non potrò commentare ma vi lascerò un segno del mio passaggio per ringraziamento, un amichevole abbraccio
Ventisqueras
incastonato come uno smeraldo dai riflessi iridescenti il Lago di Carezza è una delle mete più amate dai turisti che soggiornano in Trentino-AltoAdige
a pochi Km dalla mia abitazione a Campitello di Fassa si trova il delizioso paesino di Vigo di Fassa,da lì, curvando a destra inizia la salita per raggiungere il lago
incastrato fra le anse della strada stretta e tortuosa della Val D’Ega che porta al passo Costalunga ha come segno distintivo questa chiesetta dal campanile aguzzo che svetta fra gli abeti, incoronato dalle coreografiche cime delle Dolomiti fassane
ad ogni stagione il suo fascino da piccolo cammeo lascia la mente spaziare lieta
ogni scorcio una sorpresa
raggiungere gli alpeggi in primavera durante la fioritura negli immensi prati di ranuncoli selvatici
è un’esperienza indimenticabile!
nel loro soffice mantello di neve i massicci del Latemar e del Catinaccio o Rosengarten ( di quest’ultimo ho parlato nel post L’enrosadira https://ventisqueras.wordpress.com/2015/05/06/lenrosadira-dolomiti/ con la leggenda del Re Laurino e del suo giardino di rose) non hanno nulla da invidiare alle versioni estive e primaverili
arrivati in cima al Passo Costalunga la strada scende velocemente e subito si trovano ( oltre a scenari bucolici!) i cartelli che indicano l’ingresso nella provincia autonoma di Bolzano, da buona italiana nazionalista quale io mi ritengo, leggere prima i nomi in tedesco e poi in italiano, beh, mi da un certo fastidio!
finalmente si arriva al lago di Carezza! i suoi magici colori ci accolgono festosamente, non prima di avere a lungo sbuffato per trovare un buco di parcheggio visto la marea di gente che affolla questo luogo incantato in ogni stagione
il piccolo lago alpino è situato nell’alta Val D’Ega ad una altitudine di 1.534 m. nel comune di Nova Levante (BZ) circondato da fitti boschi di abeti come un prezioso gioiello è incastonato nel verde, sotto al massiccio del Latemar
è nelle prime ore del mattino che si può godere appieno della sua bellezza, quando le cime frastagliate si specchiano vanitose nelle acque cristalline e limpidissime
o quando in qualche rara e fortunata occasione il fenomeno dell'”enrosadira” contrasta con l’oscurarsi dei boschi
Tramonto sul Rosengaten
Deposto ai piedi stanchi dell’orizzonte
il fiore purpureo det tramonto è tutto in fiamme
il prato di velluto e le acque scintillanti del lago
aveva prima baciato
senza dimenticare il mio volto stupito
che di un istante di luce s’accese in un sorriso.
Ventisqueras
la pura magia di una notte con una lontana luna piena
ho avuto la possibilità di osservarlo da diverse angolature e nelle quattro stagioni visto che se il mio soggiorno a Campitello si protrae per più di qualche giorno non mi dimentico mai di salire a salutarlo, quasi si trattasse di un vecchio amico.Il suo delicato nome “Carezza” si potrebbe pensarlo come una carezza per gli occhi, ma in realtù deriva dalle Caricacee famiglia di piante dalle foglie larghe che un tempo ornavano le sue rive, e sarebbe la derivazione in italiano da questa parola dialettale
In lingua ladina viene chiamato anche” Lec de arcoboàn” cioè lago dell’arcobaleno…come dar loro torto? Il lago non ha immissari visibili ed è alimentato da sorgenti sotterranee, la sua estensione e la sua profondità variano secondo le condizioni stagionali e meterologiche, il suo livello più alto è in primavera con lo scioglimento deile nevi
ma gli ambientalisti sono molto preoccupati perché vedono il perimetro delle acque diminuire sempre di più nei periodi chiamiamoli di “secca”
ed io concordo con la loro teoria, vedendo di anno in anno restringersi lo specchio d’acqua
non è certo per incuria: le autorità competenti stanno prendendo ogni misura per proteggere questa meraviglia, mentre una volta si poteva scendere fino alle acque del lago ora una barriera lo protegge
pur restando intatta la sua suggestione anche in questi periodi, si può certo pensare che la natura nel corso dei millenni crea e distrugge le sue opere, anche ricordando che quelle che ora sono le Dolomiti una volta erano isole di un lontanissimo( geologicamente) oceano
vuoi che su un lago così bello e particolare non siano fiorite leggende? Impossibile! Ve ne racconto una rappresentata da questa statua in bronzo posta sulle sue rive e che ne segue i mutamenti climatici : quando l’acqua s’innalza molto scompare abbracciata dalla loro carezza
Si racconta della bellissima ninfa Ondina che abitava le acque del lago,che lo stregone del
Latemar se ne fosse innamorato pazzamente e più volte, inutilmente, tentò di rapirla ( e te pareva? 🙂 ) era protetta dai gentili Elfi che abitavano i boschi di abeti,Un giorno, su suggerimento della ” Stria” ( strega) del Masaré fece comparire sopra il lago uno straordinario arcobaleno, il più bello che si fosse mai visto , per attrarre Ondina,
ma quando lei uscì dalle acque incuriosita e si trovò davanti il brutto stregone ( ma insomma!non poteva visto che era un grande Mago per un istante tramutarsi in Brad Pitt?! bisogna sempre suggerirgli tutto a questi Maghi mah!) subito si rituffò scomparendo nelle acque del lago
il Mago, preso da un furore incontenibile prese l’arcobaleno e lo getto nel lago rompendolo in mille pezzi! e fu così che da quel giorno il lago di carezza si adornò di riflessi di tutti i colori.
e la bella Ondina tutta nuda, incurante della neve, protetta dai suoi amici Elfi, tornava sulle rive a pettinarsi i lunghi capell- per fotografare la statua e scendere sulle rive del lago ci vuole un permessospeciale, queste immagini me le sono fatte prestare-
forse non ci crederete, ma ogni volta che torno quassù ci lascio un pezzetto del mio cuore ( mi chiedo a questo punto, se l’avrò ormai lasciato tutto qui! ) per compensare mi porto sempre un piccolo ricordo, stavolta era un timido mazzolino di fiori…va bene, mi spiace, come diceva un Poeta, ogni fiore colto è un fiore morto…ma nell’immagine mai sfiorirà 🙂
Ed eccomi di ritorno! Lieta di ritrovare gli amici di sempre e curiosa di conoscerne di nuovi. Penso questa volta di poter intraprendere in vostra compagnia cronologicamente il viaggio estivo, partendo proprio dalla prima meta: Campitello di Fassa, dopo il mio luogo di nascita quello più amato , anche perché se il fato mi ha donato di fare parte di una delle regioni più belle e storicamente interessanti al mondo questo è il luogo da me scelto fra molti altri, e credo ne capirete il motivo.
Ero stressata e stanca, quei pochi giorni trascorsi qui hanno contribuito a ritemprarmi e rilassarmi.Le lunghe passeggiate in valle in mezzo ad uno scenario naturale che ha pochi rivali al mondo
il fiume Avisio che nasce dal massiccio della Marmolada percorrendo le valli dolomitiche raccoglie le limpide acque della neve, scende nella piana dell’Alto Adige per unirsi all’Adige.
Campitello di Fassa: 710 abitanti stretti intorno ad un campanile a torre unico in tutta la valle incoronato dalle torri del Sella che sembrano proteggerlo da ogni nemico
una antica chiesa gotica dedicata ai santi Filippo e Giacomo
con magnifici affreschi e bassorilievi sull’esterno che vanno dal XV al XVII sec, man mano riscoperti sotto una assurda intonacatura e restaurati
a sx l’affresco rappresentante San Cristoforo protettore dei viandanti
in basso l’ingresso della chiesa
pregevole il fonte battesimale molto elegante e raffinato
queste doti si ripetono all’interno della chiesa con l’organo decorato in legno dorato e dipinti davvero deliziosi
I primi insediamenti umani nella valle si fanno risalire all’età del bronzo anche se la zona era frequentata fino dalla preistoria da cacciatori provenienti da sud. La conquista romana della Rezia ( 15 a,c, ) diffuse nell’area il latino che in seguido alla fusione con le lingue rezie divenne il ladino, tuttora diffuso nelle valli, parlato e insegnato nell’ambito scolastico da circa 30.000 persone. Nel medioevo fu soggetta al Principato vescovile di Bressanone, e in seguito fece parte dell’Impero Austro-ungarico
una straordinaria cultura della bellezza fa dei balconi fioriti in valle
quelli senz’altro fra più belli da me mai visti
La scoperta di nuove vette dolomitiche contribuì a diffondere in tutta Europa il mito dei Monti pallidi
creando le condizioni per l’industria turistica che sarebbe poi diventata la maggior risorsa della valle
//
andiamo, si sale un attimo sù 🙂 🙂 La funivia che porta al Col Rodella una delle più grandi d’Europa con 140 posti, giunti in alto lo scenario è mozzafiato, regno delle stelle alpine, che protette dalla legge vi si trovano in grandi quantità, delle marmotte e degli appassionati di parapendio, che dopo aver sfarfallato lievi nel cielo atterrano dolcemente sui grandi prati
anche gli alberghi fanno a gara per fantasia ed eleganza con lo splendore che li circonda
dal mio balcone posso osservare straordinari spettacoli della natura come questo tramonto
Tramonto sulle Dolomiti
Guardando le cime tutte incise e frastagliate
penso : è un celeste vento ad averle scolpite
sospinto dal duro martello del tempo?
ho il cuore fatto d’argento,
quiete sonora segna le sue origini di luce
incessanti:
terra di luce tra farfalle nere e uno sfuggente serpente di nebbia
che giunge e si ferma nell’aria leggera
dondolante, il suono di una campana lontana
invito alla preghiera
una testa di cristallo e un violino di carta
avanza il sigillo dell’ombra incoronato d’alloro e di vento
indicando alle sue creature la via del sonno
percorro a ritroso il sentiero tra la soavità di pietre
consumate, ciuffi di pensieri tra l’erba,
il mondo laggiù segue indifferente la sua corsa di diamante
presto un dolore al fianco mi porterà la luna negli occhi
gli uomini da qui sono un caso insignificante
una per una girotondo di luna
due per tre tutti i sogni danzeranno con me.
Ventisqueras
la magia di un plenilunio mentre si avvicina l’alba
ed eccola l’alba con la luna che sbianca mentre l’enrosadira dipinge con il suo pennello fatato il Rosengarten
ma niente è comparabile allo spettacolo di una luna immensa che fa capolino dalla Marmolada ancora prima che la notte sia fonda
ed eccomi qua tra i fiori, felice di esserci finalmente ritrovati, perché attraverso questo blog ho imparato da voi la più bella delle esperienze: un rinnovato amore per la Bellezza e per la vita.Grazie a tutti , un grosso bacio
Questo fenomeno è dovuto alla composizione delle pareti rocciose delle Dolomiti (formate dalla dolomia contenente dolomite, un composto di carbonato di calcio e magnesio). Esso è particolarmente visibile nelle sere d’estate, quando l’aria è particolarmente limpida e il sole lucente cala a occidente
Il fenomeno dell’enrosadira può manifestarsi in modo significativamente diverso nei vari periodi dell’anno, ed addirittura può variare anche tra un giorno e l’altro. Queste variazioni di tinte e durata dell’enrosadira, sono dovute alle diverse posizioni del sole durante l’anno e alle condizioni dell’atmosfera
Tale fenomeno si manifesta su tutte le Dolomiti; in particolar modo all’alba l’enrosadira appare sulle crode rivolte ad est, mentre al tramonto sono le pareti rivolte ad ovest a colorarsi magicamente
cliccare per vedere le foto nella loro reale dimensione
‘etmologia del nome: enrosadira, che letteralmente significa “diventare di color rosa”, deriva da una parola ladina.
La Lingua Ladina è riconosciuta e tutelata dalla Legge 482 della Repubblica Italiana, è una lingua neolatina facente parte della famiglia delle Lingue Retoromanze come il Friulano e il Romancio.
costumi ladini della Val di Fassa
è parlata da circa 20/30.000 persone e viene spesso indicata col nome di Ladino Dolomitico o Ladino Centrale
costumi ladini della Val Badia
la fantasiosa architettura dei paesi ladini, tutta strutturata su legno per mantenere meglio il calore durante i freddi mesi invernali
la varietà e l’accostamento di colori in cui eccellono i valligiani nel decoro dei bellissimi balconi durante la stagione estiva
uno dei tanti fontanili dove ci si può dissetare con l’acqua fresca e buonissima della neve, questo si trova proprio sulla strada che percorro per salire alla mia casa a Campitello, e spesso mi fermo a sorseggiare l’acqua o a rinfrescarmi dopo una lunga scarpinata 🙂
antichi metodi artigianali per l’intrecciatura delle gerle che trasportano il fieno profumato dai grandi campi sull’alpe, lavorazione della lana, e del legno con magnifiche sculture conosciute in tutto il mondo.
ed ora veniamo alla seconda leggenda, quella di Re Laurino e dell’enrosadira( La prima si trova nel post “Le torri del Vajolet)
Una volta le Dolomiti non erano cosi aspre e nude, ma un unico meraviglioso giardino di rose rosse. fra queste rose abitava un popolo di nani, tra i quali regnava l’amato Re Laurino. Il regno scavato nella roccia era pieno di tesori ma non c’erano mura a difenderlo, solo un sottile filo di seta ne segnava il confine
.
La leggenda narra che sul Catinaccio, dove oggi possiamo notare fino a primavera inoltrata una chiazza di neve, il cosiddetto Gartl (letteralmente “piccolo giardino”), era il giardino delle rose di Re Laurino; da questo il nome tedesco del Catinaccio: Rosengarten (giardino delle rose).
Re Laurino era il monarca di un popolo di nani che attraverso scavi nella roccia delle montagne, trovava cristalli, oro e argento. Oltre a queste ricchezze possedeva due armi magiche: una cintura che gli dava la forza pari a quella di 12 uomini e una cappa che lo rendeva invisibile.
Un giorno il Re dell’Adige decise di concedere la mano della sua bellissima figlia Similde, e per questo decise di invitare per una gita di maggio, tutti i nobili delle vicinanze. Tutti tranne Re Laurino, che decise comunque di partecipare come ospite invisibile. Quando sul campo del torneo cavalleresco vide, finalmente, la bellissima Similde, se ne innamorò all’istante. Istintivamente la caricò in groppa al suo cavallo e fuggì con lei.
Tutti i nobili invitati si lanciarono all’inseguimento del fuggiasco, schierandosi poi all’ingresso del Giardino delle Rose per bloccargli il passaggio. Re Laurino allora indossò la cintura, che gli dava la forza di dodici uomini e decise di combattere. Quando si rese conto che non poteva battere tutti quegli uomini e stava per soccombere, indossò la cappa che lo rendeva invisibile e si mise a saltellare da una parte all’altra del giardino, convinto di essere invisibile agli occhi altrui. Ma i cavalieri riuscirono ad individuarlo osservando il movimento delle rose sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Lo catturarono, tagliarono la cintura magica e lo fecero loro prigioniero.
Re Laurino, arrabbiato per ciò che gli stava accadendo, si girò verso il Catinaccio che lo aveva tradito e gli lanciò una maledizione: “né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti”. Ma nell’enfasi della rabbia Re Laurino si dimenticò dell’alba e del tramonto e così, da allora, accade che il Catinaccio, sia al tramonto che all’alba (né di giorno né di notte), si colori esattamente come un giardino di ineguagliabile bellezza.
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ed ora chiudiamo la finestra su questo magico mondo incantato delle Dolomiti, che tanto spazio hanno nella mia vita e nel mio cuore
questa magica visione ( se cliccate x ingrandire lo sarà ancora di più) è quella di Campitello di Fassa il paese della Val di Fassa nel trentino che ho scelto come casa della mia anima…e non venite a dirmi che ne esistono di più belli nell’intero globo terracqueo perché non riuscirete mai a convincermi! la fiaccolata che i maestri di sci e guide alpine di Campitello organizzano il 31 dicembre per salutare l’anno vecchio e render onore agli ospiti ,partendo dalla frazioncina di Pian che è l’unica località del trentino ancora interamente originale nelle costruzioni di legno, scendendo lungo il bellissimo tracciato della Via Crucis fino a raggiungere la valle
non è mia abitudine inviare post dal luogo delle vacanze, ma il mio PC è andato in tilt e non ho potuto come previsto passare a salutarvi nei vostri blog per gli auguri delle festività 2014-15, spero con questo vorrete perdonarci ( il mio Pc e me di questo inconveniente) ed eccomi qui ad anticipare l’arrivo del 2015
Della linea simmetrica ( Luce)
Si scioglie la luce dell’inverno, al sole
uno stretto nodo l’aveva legata a sette corde di colore
ora schianta tende segrete, irrompe e dilaga.
Taglia, spada dolce e acuminata
è metallo di silenzio nel candore nevoso,
la vedo scuotere l’assoluto, vibrare, della linea simmetrica
dove fluidifica il dolore.
Niente è come può sembrare:l’albero, la foglia, la vita
l’amore
solo la luce di se stessa vive, nulla in lei cambia, niente muore.
Ventisqueras
datata? ok…ma sempre tanto romantica 🙂
..ma tu che vai, ma tu rimani/Vedrai la neve se ne andrà domani/rifioriranno le gioie passate/ col vento caldo di un’altra estate
Fabrizio De André
prima di amare impara a camminare sulla neve senza lasciare tracce
( proverbio turco)
Cime dolomitiche
Strette, incollate a un invincibile
stupore rosazzurro troneggiano
le vette denudate, fiori d’avorio semi-eterno
sbocciano tra clamori
a smuovere rondini di vento
Ventisqueras
avete mai passato la notte di Capodanno in un rifugio?
è un’esperienza indimenticabile
il mondo e tutti i suoi clamori sono lontani, laggiù nella valle ricolma di luci e fuochi d’artificio, sopra di noi solo le stelle e quel respiro puro che ci avvicina all’infinito
si sale con la funivia, ma se fai tardi al ritorno devi scendere con gli sci o ( questo dipende dalla tua sobrietà) col gatto delle nevi
lo scorso capodanno lo passai immersa nella folla aVenezia, è vero, splendidissimo…ma sono certa che amerò molto di più quello di stanotte
guardate che amore! questo era il gufo-guardiano della funivia!!!
e questa regale aquila? forse era un guardiano di sogni—-
e in tutta questa Bellezza e questa pace ci vogliamo dimenticare di tutte le tragedie che ci accadono intorno? lo so, non si può mitigare il dolore con un pensiero, una dolce canzone, una preghiera al bambin Gesù…però, il cuore è triste ed anche nella festa non si può fare a meno di ricordare…
maestoso scenario la vista del massiccio del Sass Pordoi, sulla cui cima si trova il rifugio” Maria” detto anche” terrazza delle Dolomiti” perché da lassù si domina una marea di cime, quando sono innevate sembrano onde gigantesche di un fantastico mare
la funivia con cui si raggiunge quota 2829, è composta da un vertiginoso tratto ( il più lungo a campata unica di tutta Europa) con cui si supera uno strapiombo di ben 800 metri
spettacolare e suggestiva, una notte passata lassù riconcilia con la vita
piano
qui
le luci si fanno moccoli di candela
le strapazza il vento
qua e là
una pioggia giù dal grande albero
sospeso sull’abisso
cascatelle fontane e nonsoché
piano
qui
mi s’appunta sul seno l’agrifoglio
buca un po’
ma piano
riporta il vento forme amabili
del mio tempo
tutto ammucchiato fra le stelle
anche loro piccole luci
incorniciate
fra sorrisi e croci
sui denti
e più in
là
qui
tutto
si rarefà
diciamo che Nat King e il Sass Pordoi sembrerebbero non avere molto in comune, ma la dolcezza della voce di Cole non ha paragoni e qui si mischia alla perfezione con l’assoluta dolcezza di una stellata sospesa sopra questo angolo dall’incredibile fascino
cliccare sulle foto per godere a pieno della superba bellezza di questi panorami per me insuperabili al mondo
relax al sole prima di tuffarsi nell’ebrezza di una nuova discesa sui campi di sci
alla neve:
Spolvera:
è di polvere luminosa che a notte piega la neve in scintille
ha un senso il toccarla rabbrividendo
Setaccia:
quale maniacale massaia celeste con infinita bravura setaccia esagoni sempre diversi a precipitarli sui capelli del mondo?
Stringe Spranga:
ha fissato il cancello rococò dei sogni sprangato dal vento lasciando che di bianco, di bianco stringesse alla tua cintura la mia inconsapevole mano.
giù nella valle i piccoli paesi di fiaba fatti di neve e cristallo:
è stato amore a prima vista, assoluto, indifendibile, inespugnabile Canazei, Campitello, La Val di Fassa.Il mio paradiso, niente mi fa star bene come essere partecipe e condividere della loro bellezza,
Canazei ( Cianacei in ladino, lingua parlata nelle valli) è situato all’estremità settentrionale della Val di Fassa, quasi al confine con le province di Bolzano a nord e Belluno a est ed è uno dei 18 comuni che formano la Ladinia.
Incastonato fra importanti gruppi dolomitici quelli del Sassolungo, della Marmolada, e del Gruppo del Sella. di cui fa parte anche il massiccio del Pordoi
( questa torta cosa ci fa qui in mezzo alla neve? sono i miei peccati di gola che si evidenziano perché nelle pasticcerie deliziose e caratteristiche della zona se ne trovano innumerevoli varietà. tutte eccellenti anche se la mia preferita è la Sacher ( vera e propria bomba calorica…ha ha ha, molto piacevole, però)
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Vi avevo preannunciato che per ogni mio post sulle Dolomiti vi avrei narrato una delle sue meravigliose leggende, bene, se avete voglia di seguirmi questa è :
La leggenda delle Stelle Alpine e dei Monti Pallidi