Lucida Mansi -leggende -Lucca- Vanità delle vanità -vanity of vanities

si sta come d’autunno sugli alberi le foglie Giuseppe Ungaretti

Lucca è la splendida città Toscana, tra le poche 

ancora completamente cinta tra  possenti mura rinascimentali

che da 500 anni ne  proteggono e difendono la storia, l’arte la favolosa architettura. Seconda in Europa, solo alla città di Nicosia sull’isola di Cipro

per i principi della fortificazione moderna, e, partendo da molto più lontano con le cosiddette ” cerchie romane”.

resta a ricordo di questa era lontana il favoloso cerchio di quello che fu un anfiteatro

sui suoi resti in epoca medioevale furono costruiti in perfetto cerchio grandi palazzi ed ora è sede si un favoloso mercatino

Ma la città di Lucca racchiude anche molte leggende

una delle più conosciute è senz’altro quella di Lucida Mansi di cui per certo si da questo ritratto, nobildonna d’incerta attribuzione probabilmente nata nel 1606 dalla famiglia Samminiati. 

Si dice fosse di bellezza ineguagliabile, giovanissima andò sposa a un ricchissimo signorotto lucchese tal Vincenzo Diversi piuttosto anziano, Lucida si dedicò completamente al lusso ed alla vita mondana, ben presto annoiandosi del marito, si dice addirittura  lo facesse avvelenare. Lucida era estremamente innamorata della propria immagine, tanto che aveva disseminato di specchi la sua stanza da letto e il palazzo, in modo da potersi contemplare in qualsiasi occasione; teneva addirittura uno specchio nascosto nel libro delle preghiere, in modo da potersi specchiare anche durante le sacre funzioni.

Ben presto convolò in seconde nozze con un altro anziano e ricco nobiluomo Gaspare di Nicolao Mansi proprietario fra le altre di questa sontuosa villa a Segromigno in Monte dove era solita organizzare feste animate da musiche e balli. Era adorata e corteggiata quanto crudele;  solita liberarsi dei suoi innumerevoli amanti, quando se ne era stancata, facendoli precipitare in un pozzo cosparso lame affilatissime, celato da una botola.

Memore di questo soggiorno, essendo la località nei pressi del famoso  Ponte del Diavolo https://ventisqueras.wordpress.com/2013/10/31/il-ponte-del-diavolo-the-devils-bridge-borgo-a-mozzano-lucca-toscana /queste due leggende sono state unite e ad halloween  se ne folleggia per le strade dell’antico borgo

Il tempo trascorse spensierato fra feste ed amanti, fino a quando una mattina, ammirandosi come sempre ad uno specchio, si accorse di una lieve ruga che segnava inesorabilmente il bellissimo volt, Lucida si disperò, gridò e pianse lacrime amare sino a quando le apparve un giovane meraviglioso, ma sotto le cui sembianze si nascondeva il diavolo. Questi le promise altri trentanni di immutata bellezza ma, trascorso questo tempo sarebbe tornato per ricevere il pagamento di questo favore, la sua anima. Lucida accettò senza pensarci, nemmeno la sua stessa anima le era più cara del suo bel volto e della sua giovinezza.Gli anni concessi dal Demonio passarono, mentre tutti attorno a lei invecchiavano. Gli uomini continuavano ad amarla ed a morire per lei tra atroci sofferenze. Fino a che, un pomeriggio d’estate di trenta anni dopo, il Diavolo ricomparve.Lucida fu sorpresa e spaventata dalla sua venuta, nonostante il Diavolo avesse mantenuto la sua promessa ella non si era convinta fino in fondo della veridicità del patto che aveva stipulato.

si disperò, pianse per  tutto il giorno, lente correvano le ore per arrivare ai fatali rintocchi, corse disperatamente alla torre dell’orologio per fermalo alla mezzanotte ma  tutto fu vano, implorò il Demonio di risparmiare la sua anima. Ma egli non si lasciò impietosire

 la trascinò sulla sua carrozza fiammeggiante e, dopo aver percorso un intero giro di mura, affinché tutti i lucchesi potessero udire i lamenti strazianti della sua vittima, fece inabissare il cocchio nel laghetto di uno splendido giardino

Tutt’oggi questo giardino esiste all’interno delle mura cittadine lucchesi,  è l “Orto Botanico”. C’è chi afferma che immergendosi nelle acque de laghetto si possa ancora vedere il volto di Lucida Mansi addormentato sul fondo del lago; e chi invece sostiene che nella notte del 31 Ottobre, poco prima della mezzanotte, nel silenzio assoluto il vento si alzi e si odano gli zoccoli dei cavalli che corrono a precipitarsi verso il laghetto, i più fortunati possono addirittura intravedere la carrozza infuocata, lanciata nella sua eterna e sfrenata corsa verso l’inferno

Una variante della stessa leggenda vuole che, giunti al termine dei trentanni venne il momento di onorare il patto e in una notte di tempesta ella scomparve,  nella sua casa fu trovata una buca così profonda che non fu più possibile chiudere

Un’altra ancora narra che Lucifero in persona si recasse in Duomo a prelevare Lucida e la sua anima battendo col piede sul pavimento per portarla con se all’inferno. io ho voluto dare credito a quest’ultima versione

Vanità delle vanità

Nacque in Marlia donna di bellezza perfetta
che il sole al suo comparire si rabbuiava
Marmo lucido di gelo la sua anima
ogni cuore che l’amava disprezzava

quando a Messa al Duomo di Lucca
si recava, sempre e solo alla  sua bellezza pensava

uno specchio celava nel libro miniato dell’orazioni
ma il giorno stabilitoLucifero in persona si presentava,
tre colpi batté, lo zoccolo caprino, tre colpi,
i bei mosaici del Duomo spalancava, e seco
all’inferno Lucida trasportava.

Se non mi credete, in Santa Croce andate, il pozzo ancora là è conservato e si narra che sul fondo,
in certe notti di luna piena,il bel volto di Lucida Mansi si osservi ancora, tutto disfatto in pianto
ma ahimè a che serve il rimpianto?
ora avrà capito che  sola beltà  null’altro è che vanità delle vanità

                           Vanità di vanitàm tutto è vanità -Vaanitas vanitatum et omnia vanitas

Tiziano-La vanità

e perché non si abbia il sospetto che la vanità sia un nome solo al femminile ecco il Genio Caravaggio

a rappresentarci Narciso

che innamorato della sua immagine per osservarsi meglio cade nell’acqua e vi affoga

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. (1, 2. 14)

la frase è tratta dalla versione in latino del Qohelet (o Ecclesiaste), un libro sapienziale della Bibbia ebraica e cristiana

ma non voglio salutarvi in modo così melodrammatico,  ecco invece una immagine emblematica della bella e piena di misteri Lucca, la torre alberata, che è veramente uno spettacolo al tramonto

Ventisqueras

 

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Giacomo Puccini e il suo lago ( Torre del Lago Puccini, Lucca )

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                                                                      Il troppo pieno della memoria

é il lontano rumore del treno che si frange

nel sempre nuovo e antico dilatarsi dell’alba

è il profilo di neve della ” bella addormentata”

nel troppo pieno della memoria

che goccia di stille

piccole stelle dalla notte dimenticate

o consapevoli lacrime:

sono

soltanto,

lentamente esistono fra queste luci spente

è la strada che va avanti

mentre il tempo slitta  dolcemente.

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Il coro a bocca chiusa della Madama Butterfly è la musica che mi accompagna in sottofondo nella dolcezza dei pensieri ogni volta che ritorno o che penso a Torre del Lago: Cio-Cio-San.quella piccola farfalla che volteggia fra le note e fiori è il ” troppo piena della memoria” che mai si corrompe

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nella  bella villetta della mia dolcissima madrina passavo le mie estati di bambina, il rumore del treno  nella notte che mi giungeva da lontano mi era strano, nella mia casa in piena campagna non lo avevo mai ascoltato e mi accompagnava  mentre tornavano alla mente le fiabe e leggende che lei mi raccontava per farmi addormentare, la ” bella addormentata” era quella che più amavo perché al mattino svegliandomi, e aprendo la finestra ne vedevo il profilo luminoso nell’alba guardando le Apuane a nord-ovest.

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si racconta che nel paesino di Forno, nell’alta Garfagnana vivessero un pastore e suo figlio e che ogni mattina il profilo della “bella addormentata” fosse un tormento per il pastorello incuriosito dalla leggenda che raccontava di una bellissima giovinetta pietrificata nella montagna da una strega cattiva invidiosa della sua bellezza ( eh, ‘ste streghe, mai che vogliano farsi gli affari loro!) l’incantesimo sarebbe svanito solo se una persona coraggiosa avesse valicato i sette torrenti del diavolo e le sette rocce di spine per raggiungerla portando con se un mazzolino fresco di fiordalisi senza guarcirli. Quando fu il tempo di raccogliere i fiorellini azzurri il pastore si decise a raccoglierli e a tentare l’avventura

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e partì per la montagna guidato dal volo di sette corvi. valicati i sette fiumi del diavolo e le sette rocce di spine ( dove si graffiò tutto, ma tenendo sempre i fiori in alto non li fece sciupare neanche un po’) arrivò proprio dove il profilo della fanciulla disegnava il seno e vi poggiò il mazzolino di fiordalisi.Subito il cielo diventò nero e tuoni e  lampi lo squassarono, un forte terremoto spalancò la terra e ne uscì la bellissima fanciulla che manco a dirlo si precipitò sul suo eroe abbracciandolo stretto…e come finì? beh si sa, si sposarono e furono felici e contenti fino al resto dei loro giorni ( questo solo per le favole, he? allora non esistevano il divorzio e la famiglia allargata:-) )

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ma veniamo a colui per cui sto scrivendo questi ricordi il maestro Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria Puccini (  he ma quanti nomi! sembra un hidalgo spagnolo) nato a Lucca  nel 1858 e morto a Bruxelles nel 1924 considerato uno dei più grandi maestri d’Opera mondiale,

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da 4 generazioni i Puccini erano  maestri di cappella del Duomo della Repubblica lucchese. Appena fu in grado di guadagnare abbastanza, dopo il successo del suo primo capolavoro ( la Manon Lescaut)  poté permettersi di costruire una villa, lo fece lontano dalla città ( che non amava) in un luogo prossimo alle sue origini Torre del Lago ( ora Torre del lago Puccini )  che lui stesso così descriveva:

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Gaudio supremo, paradiso,  eden, ” turris eburnea” ” vas spirituale”, reggia.lago-980x360

abitanti 120, case 12, Paese tranquillo con macchie splendide fino al mare popolato da ogni genere di cacciagione,

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Padule immenso con tramonti lussuriosi e straordinari.

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Vento dominante in estate il maestrale, in inverno il libeccio o il grecale. Oltre i suddetti 120 abitanti, i canali navigabili e le troglodite capanne di falasco ci sono molte folaghe, fischioni, tuffetti e mestoloni, certo più intelligenti degli abitanti ( era un tipo caustico, he? bello spirito, cattivo carattere, si dice, no?) perché difficili ad accostarsi.

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Dicono che nella pineta “bagoli” un animale raro chiamato Antilisca. ( l’Antilisca naturalmente non esiste , il maestro aveva fatto uno scherzo ad un amico lasciandolo nella pineta per ore ad aspettare il fantomatico animale) e  questo la dice lunga sul suo spirito goliardico.

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amava, come avrete capito la caccia e per lui fu ideato e costruito  il primo fuoristrada

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La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Gabriele D’Annunzio

in questa stessa pineta amata da Giacomo Puccini per la caccia, Gabriele D’Annunzio compose una delle sue più celebrate liriche, le atmosfere erano molto diverse da quelle odierne, la popolazione era molto povera, ancora non aveva conosciuto il boom turistico, viveva di pesca e per arrotondare nella pineta andavano a raccogliere legna da vendere e salivano sugli altissimi pini secolari per scuotere le pine, a volte facendo brutte cadute anche mortali

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questi frutti e fiori del bosco ne illeggiadriscono la rigogliosa ed esuberante natura

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che arriva fino alle dune sabbiose e tocca la fine sabbia marmorea del bellissimo litorale

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ma torniamo al lago di Massaciuccoli che si estende come infiltrazione marina creando una zona paludosa che ora è parco lacustre e oasi faunistica e non è più abitato solo dalle 120 persone conosciute da Giacomo Puccini, ma è divenuta una fiorente e deliziosa cittadina dove il grande compositore sembra continuare a vivere, quasi non se ne fosse mai andato, tanto grande è l’affetto  e il ricordo per lui dei torrelaghesi, tutti hanno aneddoti da raccontare tramandati dalle generazioni che si sono succedute dopo la sua morte.

Auditorium-torre-del-lagoun grande anfiteatro da pochi anni  ampliato proprio di fronte alla villa-museo del maestro, ospita ogni anno nei mesi di luglio-agoste la grande manifestazione del Festival pucciniano, vi accorrono ospiti entusiasti da ogni parte del mondo

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Torre_del_Lago_LU_www_bellezzedellatoscana_it_002in questa stessa villa  c’è nella sua piccola cappella la tomba del maestro

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questo fu anche il luogo di una grande tragedia e scandalo nella vita di Puccini la bella Dora Manfredi nipote del barcaiolo che accompagnava Puccini alle battute di caccia alle folaghe e domestica nella villa   si suicidò avvelenandosi perseguitata dalla gelosia di Elvira la moglie del compositore, aggravando ancora di più i già difficili rapporti fra i coniugi

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con le prime ombre della sera che s’addensano sul lago e la musica dolcissima della Manon è tempo di salutare questo luogo incantato da cui un Grande trasse ispirazione per lasciare le sue musiche immortali ad aleggiare nei luoghi dove ha vissuto, che tanto ha amato e che sembrano davvero misteriosamente essere sempre  captate oltre silenzio.

Ventisqueras

La “mia” Ilaria – A Ilaria del Carretto -Duomo di Lucca-Toscana

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Tutta di giglio Ilaria dal trono tuo di marmo
da una corona di capelli e fiori ti lasci aureolare
di soavità la tua bellezza sulla morte regna
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 in quell’arpa armoniosa di gelo sussurrato
il tuo sorriso vedo riaffiorare
nel bianco inabissarsi di ogni mondo
l’umana fragilità ti ha racchiuso come un notturno fiore
nella tua condizione di donna nata per sempre donare
tu sposa infante mille segreti hai di spine crocifissi
su quelle mani perfette strette sopra il cuore
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Tutta di giglio Ilaria un baleno di libera luce
cucito con un ago di cristallo chiude per sempre in pallore
le tue labbra in prossimità di notturne stelle
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Te ne stai lontana, oltre ogni stupore,
una lacrima stillata chissà da quale fiore
rimane indecisa sul tuo bel volto a tremulare
in uguale amore e sconforto di respiri spenti
nel limite irraggiungibile non soffocato dal tuo grido
ma in quello della Nera Regina che nei suoi palazzi
 ti recò per mano eternamente candida in bianchi cieli.
                                     Ventisqueras
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 Jacopo  di Pietro d’Agnolo di Guarnieri detto Jacopo della Quercia
  (Siena , 1374 circa – Siena , 1438)
scolpì nel 1406 quello che è universalmente riconosciuto come il più bel monumento funebre al mondo
posto all’interno delDuomo di San Martino in Lucca
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Paolo Guinigi, signore della Lucca quattrocentesca, alla morte della seconda moglie,Ilaria Del Carretto «fè magnificamente quello che a ogni grandonna o signore si convenisse, così di messe, orazione, vigilie, vestimenti, drappi…», come racconta Giovanni Sercambi nelle sue” Croniche” dell’epoca. La verità è che Ilaria, resa immortale dal monumento funebre e capolavoro  di Jacopo Della Quercia che accoglie i visitatori nel Duomo di Lucca, in quella magnifica tomba non è mai stata sepolta.
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Che fine avessero fatto le spoglie mortali, era rimasto un mistero, risolto ora dalla Soprintendenza archeologica della Toscana. Quello che si ritiene il corpo della giovane, nata nel 1379 dal conte di Zuccarello (Savona) e morta di parto a 26 anni nel 1405, è stato ritrovato nella chiesa di Santa Lucia del complesso di San Francesco, a Lucca.
 nel 2010, quando Giulio Ciampoltrini, l’archeologo dell’università di Pisa, responsabile degli scavi di San Francesco,dopo lunghissime ricerche fatte con le tecniche più avanzate riesce a localizzarla  in una delle  due arche funerarie, dove furono    inumati e ritrovati 48 discendenti della potente famiglia Guinigi.
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 ancora oggi commuove  quel piccolo cane ai piedi di Ilaria simbolo di fedeltà coniugale, che la guarda come a chiederle perché non possa più accarezzarlo. Resta l’emozione:dopo 600 anni quella tomba ha trovato il corpo per cui fu scolpita .
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Lucca è stata una ricca, potente, raffinata ed elegante città ne sono rimaste intatte le mura ( unica fra le grandi città europee )  ancora oggi interamente percorribili e godibili, dai grandi viali ombrosi, esse, separano  la città antica e la cosiddetta- Lucca di fora-, quella moderna, sorta appunto fuori dalle possenti mura
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altra unicità: la  torre alberata appartenuta proprio alla famiglia Guinigi, alla cui sommita quattro lecci centenari danno un ornamento spettacolare e festoso
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le foto che si susseguono raffigurano gli straordinari scenari interni ed esterni del Duomo di San Martino, dove si conserva il monumento funebre di Ilaria
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Il mio primo incontro con Ilaria avvenne che ero molto piccola, i miei genitori appassionati di musica lirica e di teatro, portavano anche  me ai mattineè del teatro del Giglio, poco distante dal Duomo, e spesso, arrivando in anticipo passeggiavamo per la città visitando i bellissimi monumenti, mi hanno raccontato che quando arrivammo al sarcofago di Ilaria rimasi incantata, poi volevo in ogni modo che ” la bella signora” si alzasse…Da allora sono sempre rimasta molto legata a questo luogo ed ancora non saprei spiegare perché, però da sempre la considero -la mia Ilaria-
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 Ora donne la bianca fiordaligi
chiusa ne’ panni, stesa in sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma oggi non Ilaria del Carretto
signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio…
Gabriele D’Annunzio
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un amico scrittore, leggendo su Splinder questa mia storia, ci costruì sopra un racconto, aveva immaginato che io fossi la reincarnazione della figlia di Ilaria nata mentre lei moriva di parto, ed era forse per questo misterioso filo
che ci univa  che mi sentivo a lei così legata…
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un pomeriggio mentre mi trovavo assorta nel Duomo deserto e silenzioso, un raggio di luce colorata discese da una grande vetrata e lentamente muovendosi i colori presero sembianza umane,  si formò una piccolo corteo preceduto da due paggetti che reggevano due cuscini dorati  si cui erano posate ghirlande intrecciate di fiori e frutta, seguivano dame e cavalieri in sontuosi velluti quattrocenteschi…certo  un omaggio sceso dal cielo per la bella Ilaria…credo l’immaginai, forse sognai, non saprei dire, ma il ricordo vibrante bellissimo è rimasto, come un misterioso dono che era stato fatto contemporaneamente  a Ilaria ed anche a me.
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Lucca è la città dei mille misteri, sempre in San Martino all’interno di questa sontuosa cappella dorata si conserva gelosamente l’immagine delVolto Santo , patrono della città, portatore di una leggenda straordinaria  che forse vi farò conoscere un altra volta, perché certamente tornerò ancora a parlare dell’amata Lucca
VOLTO SANTO
ma ora  vorrei finire la storia della Mia Ilaria, essa venne in sposa al conte Paolo Guinigi  da Zuccarello  , un paesino ligure, dove nacque nel 1379, figlia del Marchese di Savona e Signore di Finale, Carlo del Carretto, appartenente ad un antico (x secolo), ricco e rispettato casato
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questo è il castello dei Del Carretto che sovrasta l’antico borgo
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i concittadini per onorare di ricordo della loro  immortale  figlia, le hanno dedicato una statua e un romantico sentiero che porta fino al giardino del castello chiamato appunto “Il sentiero di Ilaria ” dove forse le era consueto passeggiare prima di andare sposa
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Zuccarello-particolare
Castelvecchio-Segnavento

Così al tuo dolce tempo, o cara, e Sirio

perde colore, e ogno ora s’allontana,

e il gabbiano s’infuria sulle spiagge

derelitte. Gli amanti vanno lieti

nell’aria di settembre, i loro gesti

accompagnano ombre di parole

che conosci.

Salvatore Quasimodo

Il-sentiero-di-Ilaria-e così con i fiori che ornano il suo sentiero, fiore tra i fiori finisce il mio omaggio a Ilaria.

Viareggio, Lucca: le follie ed i segreti del suo mitico Carnevale.The humor and the secrets of his legendary Carnival

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Chi come me, vive in Toscana, non può dire che sia Carnevale senza essere passata dal Corso Mascherato di Viareggiolo specchio d'argento

Lo specchio d’argento

Vanno i morti fra i vivi

hanno lo specchio della verità sull’unica faccia

l’eterna corrente

che muove le crespe del volto in rigidezze d’argento.

Sfinge astratta lamento di Sibille e Profeti.

Alti alberi di lacrime e sentieri incolti

dove corre, scorre si straccia

lo specchio dell’eterna verità sull’unica faccia.

                          perché l’uomo sente il bisogno di mascherarsi?

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                      Nata nel 1873 è la più grande manifestazione folcroristica europea e una delle più importanti al mondo 

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La prima sfilata di carrozze addobbate a festa si svolse nella storica via Regia, nel cuore della città vecchia. Fu la prima edizione del grande spettacolo che oggi è il Carnevale di Viareggio.L’idea di una sfilata per festeggiare il carnevale nacque fra i giovani della Viareggio-bene di allora che frequentavano il caffè del Casinò. Era il 24 febbraio 1873, giorno di martedì grasso.

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a monte di questa imponente manifestazione ci sono anni ed anni di sperimentazioni, ed evoluzione di questo genere di arte costruita con la carta riciclata e poi nominata cartapesta

il lavoro di  maestri della cartapesta, progettisti, artisti, tecnici ed operai specializzati comincia subito dopo l’uscita dell’ultimo Corso Mascherato  nella cittadella del carnevale  dove si susseguono una serie imponenti di hangar,  si studiano movimenti e le fantasiose idee che porteranno i nuovi carri a sfilare l’anno dopo, in questo video si assiste appunto partendo dal bozzetto, alla parziale realizzazione di un carro della prima categoria, quella dalle dimensioni imponenti

>>>/ TURISMO: SI PUNTA A CARNEVALE, TRA VENEZIA E L'EUROPA

ed ecco il carro” Revolution “dedicato al mito John Lennon e ai suoi ideali di pace,  lo stesso che abbiamo visto nel video in costruzione realizzato ed ora in sfilata durante il Corso Mascherato

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Su questo carro troneggia il Re Carnevale, la maschera viareggina di Burlamacco

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Nel 1930 Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, ideò Burlamacco: la maschera simbolo di Viareggio, che, nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli protesi sul mare, apparve in compagnia di Ondina, bagnante simbolo della stagione estiva. Prendendo spunto dalle maschere della Commedia dell’Arte e disegnandolo in chiave futurista

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                  L’imponenza

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                 la grandiosità

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da questo particolare del carro visto sopra per intero si evincono appunto le gigantesche proporzioni, notando la massa delle maschere sul carro stesso e la folla sul corso in basso

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                la fantasia

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il divertimento

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               la feroce satira politica

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che quest’anno ha lasciato molto spazio al giovanissimo neo eletto premier Matteo Renzi ( non si sono dimenticati neppure la sciarpa viola di grande tifoso della Fiorentina calcio,  che è anche la mia squadra del cuore)  da apolitica quale io sono gli auguro buona fortuna per il bene del mio amatissimo Paese, che ha risorse umane, inventiva, idee, per tornare al posto che gli spetta in Europa e nel mondo 

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                           le “caricature”

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che non risparmiano nessuno, qui vediamo un angelico Papa Benemerito Benedetto RatzingerViareggio-Carnival-in-Viareggio-Italy-  i carri sfilano per concorrere all’ambito premio che decreterà il vincitore dell’anno

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per parte mia non avrei mai dubbi, premierei sempre tutti ex-aequocarnevale-di-viareggio-fg-08

ditemi voi, come si fa a scegliere tra simili meraviglie?

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poi, spettacolo nello spettacolo ci sono i mille movimenti che fanno aprire, chiudere, roteare gli occhi, muovere mani, e ogni altra diavoleria che i maghi  del movimento con ingegnosissimi meccanismi riescono a realizzare

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queta immagine rende l’idea dell’imponenza della manifestazione che si svolge sul bellissimo lungomare di Viareggio

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con questa immagine giocosa vi saluto, sperando di avervi contagiato con l’allegria e la spensieratezza di questo ineuguagliabile carnevale

Carissimo Pinocchio-( Collodi-Lucca-Toscana )

c’era una volta un Re…cominciano quasi sempre così le fiabe…ma stavolta no:

c’era una volta un pezzo di legno.

Conoscere Pinocchio e la sua terra, la Toscana di cui offre e conserva tutta la spigliata arguzia   vuol dire visitare Collodi e risvegliarsi nel paese dei  balocchi.

Benvenuti dove c’erano una volta:

un bambino che diventò uno  scrittore, un castello che diventò una villa, una boscaglia che diventò un  giardino, un pezzo di legno che diventò un bambino e un libro che aprendosi  diventò un  parco giochi per grandi e piccini..

IMG_3326Collodi  è un piccolissimo paese dove le minuscole case scendono rotolando come una cascatella giù da una verdissima collina

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Villa Garzoni, detta anche la villa delle cento finestre, sorge sulle rovine dell’antico Castello medievale e sembra sorreggere l’intero borgo.

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a questo paese, che è già di per sé una fiaba, si ispirò

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il  Collodi che qui ha abitato da bambino. ( Carlo Lorenzini Firenze, 24 novembre 1826Firenze, 26 ottobre 1890 )   Scrittore un po’ sfaticato, fece  penare il suo editore  per pubblicare a puntate sul suo  giornale appunto Le avventure di Pinocchio

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nacque così la fantastica storia che aveva come protagonisti  Geppetto, il burattino Pinocchio e i mille indimenticabili personaggi in rappresentanza delle categorie più svariate proprie dell’umanità, per questo oltre che essere una fiaba è un libro in cui ognuno di noi si può riconoscere, e, soprattutto apprenderne la giusta morale

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L’antico Borgo la cui esistenza è stata attestata a partire dalla fine del XII secolo, ha una origine simile a quella di molti altri borghi medievali, per motivi prevalentemente militari la popolazione fu costretta a salire sulla collina per meglio difendersi da eventuali attacchi di nemici

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La storia di Collodi  segnata dalle vicende svoltesi intorno alla famiglia fiorentina  Garzoni, appartenente alla fazione  dei Ghibellini
per questo  ebbe sempre come nemica la Guelfa Firenze.
Nel momento in cui (1339) Firenze ebbe consolidato il suo potere su tutta la Valdinievole, la famiglia Garzoni fu costretta ad emigrare nelle terre di Lucca .

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Per tutto il secolo XIV Collodi ebbe una vita intensa, partecipò dalla parte dei Ghibellini, alle battaglie di Montecatini (1315), di Altopascio (1325), al fallito tentativo di riprendere Pescia, e alle disastrose vicende della guerra fra Pisa e Firenze

La canzone di Pinocchio

chi non conosce ” Le avventure di Pinocchio”? è uno dei libri più tradotti al mondo, e da cui sono tratti bellissimi film

questo di Comencini fatto per la RAI  è quello che  amo di più, diciamo che è Poesia dal primo all’ultimo fotogrammaCollodi-11-07-11-164

Ora Collodi è divenuto ancora di più un paese di fiaba, al suo ingresso una grande statua del burattino ci introduce nel giardino di Pinocchio. Inaugurato nel 1956, non è un consueto  parco di divertimenti: è la preziosa creazione collettiva di artisti ed  architetti dalla grande personalità. Il suo percorso nasce dalle  suggestioni e dagli episodi delle avventure, l’ andamento è tortuoso, la folta  vegetazione fa sì che ogni tappa giunga sorprendente e inaspettata, le piante  stesse contribuiscono a creare l’atmosfera e le situazioni del racconto.

3120861 ecco  i carabinieri che lo arrestano per aver rubato  pane e formaggio ad un pescatore, ma lui, poverino che dal desiderio di Geppetto di avere una compagnia nella sua grande solitudine nato da un pezzo di legno scolpito grossolanamente dal vecchio falegname, che cosa poteva saperne delle leggi umane? improvvisamente è padrone di un corpo con tutte le sue esigenze primarie, e ne è teneramente rappresentata l’ingenua purezza dell’infanzia ancora incorrotta dal mondo degli adulti e che si esprime in tutta libertà.3120894

ed ecco spuntare il gatto e la volpe i malandrini sempre pronti  a beffarsi dell’ingenuità altrui

img-1un orribile serpente con la pelle verde, gli occhi di fuoco e la  coda appuntita… immaginare la paura del povero burattinoParco-di-Pinocchio-Collodi-3-i-4-conigletti-con-la-bara il funerale di Pinocchio creduto morto ma salvato dalla fatina dai capelli turchini

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PT22b ora si entra  nella grande  bocca della Balena. Il grande pesce, recante le decorazioni  di Augusto Piccoli è un terrificante simbolo dell’ignoto e  insieme il luogo dell’inaspettato bene: all’interno della pancia, immobile  e rassegnato, appare Geppetto. Ma arriva Pinocchio a salvarlo e finalmente padre  e figlio si ritrovano nell’amoremangia2-620x432

e qui i ricordi di bambina si deformano, si affastellano e compare mangiafuoco così spaventoso…

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il viaggio con Lucignolo nel paese dei balocchi….

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ma infine c’è sempre “Lei” la Fatina dai capelli turchini che in ogni situazione riesce con la sua dolcezza e amore a riportare sempre la gioia

la mia fatina era la nonna, che mi raccontava sempre  fiabe, la mia preferita era proprio Le avventure di Pinocchio, brontolava un po’ dicendo che era la più lunga ma finiva sempre con l’accontentarmi… tanto sapeva che da lì a poco mi sarei addormentata

a lei che dedico questo post, a  quei bellissimi ricordi che porto sempre con me come uno dei doni più grandi che la vita mi ha riserbato

La canzone di Geppetto

Tre stelle

Tre stelle e un campanile
in mezzo ai pini
tre stelle  e il mio cuore s’è abbandonato

Tre lacrime  di corallo e tre frecce
il duro arco  del ricordo ha scagliato

Tre stelle,
due più’ grandi
e una piccina…

Nel buio   la finestra spalancata
l’acuto profumo dei gelsomini in alto sale

così forte che sembra  quasi far rumore.

Tre stelle,
due più’ grandi
e una piccina…

Dal pantano  gracida una rana
da lontano  lo scrosciare d’una fontana
la voce  della nonna che mi chiama
mi sembra di
poter tornar bambina
il sonno lentamente sta scendendo
la porta lieve  dei sogni s’è spalancata
ma io vorrei restare così per sempre a guardare
tre stelle
e un campanile in mezzo ai pini
per mai poter  dimenticare.

la mia idea parlando di Pinocchio  era di giocare con il burattino irriverente e pazzerello  invece ne è uscita una storia di ricordi della mia infanzia felicissima che a volte temo si stia prolungando molto oltre il dovuto…he he

Versiliana ( l’alba al Monte Forato-Lucca-Toscana)

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è una stupita falce di luna che osserva Venere intrappolata nell’arco del Monte forato

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Coi piedi ben sodi sulla falce d’argento, respiro il colore del cielo.

-il principio della fine, dov’era?-

Riflettevo

stremata come una rosa immersa nella polvere d’acciaio

o come l’inverno che si sente morire sospeso

sui seni di giacinto della primavera

m’immaginavo cullata come l’onda laggiù

sul lontano litorale

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Osservare la Versilia dall’alto

attraverso l’occhio millenario del monte forato

dove solo per due volte l’anno di due clamori sorge il giorno

mi faceva oscillare al canto che s’estendeva

fra i marmi a gonfiarsi nella tana di Botero*

-curiosi si colmavano gli occhi di veneri trabordanti-

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era il vento sacro di Cassandra che apriva tutte le porte

e nessuno l’ ascoltava, era lo spettro della polena

dell’angelo del Liponard   che risaliva il mare

da un gorgo viola

era il fiato della folla d’estate e Viareggio nella darsena

s’accucciava ritornando a genie di marinai estinte

morti, così semplicemente perchè prima o poi  lo si deve fare,

non tanto per andare,

scordando

la luce di lucciola che intraversava di chiaro l’ onde

e il dimenarsi dell’autunno in gomitoli di mesi

tutti strusciati e stinti

oh,sì

finti.Tutti quanti infine dal vuoto del nulla : vinti.

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Il sorgere ed il tramontare del sole, i fenomeni astronomici  più prevedibili, sui quali basiamo la nostra percezione dello scorrere dei giorni.Esiste tuttavia un luogo grazie al quale l’apparire del   sole al mattino e la sua scomparsa alla sera possono diventare  fenomeni eccezionali  Il luogo è il Monte Forato, sulle Alpi Apuane.

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In certi giorni dell’anno il Sole appare una prima volta in un foro che la natura ha “costruito” sulla  cima della montagna, poi viene nascosto dall’arco di roccia che sovrasta il foro e quindi sorge una seconda volta, al  di sopra dell’arco.

Questo è il paesino di Cardoso uno dei punti di osservazione del fenomeno.

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Si tratta di fenomeni di particolare suggestione e coloro  che ne vengono  a conoscenza rimangono stregati, tanto da compiere lunghi viaggi per avere la possibilità di assistere e fotografare. Per le  osservazioni delle albe al solstizio d’estate il 21 di giugno dal lato che si affaccia sul mare ( litorale della Versilia) oltre Cardoso  ci sono Pruno o Vollegno, frazioni di   Stazzema              

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anche il sole è rimasto intrappolato nella roccia!

                     vi consiglierei di guardare questo spettacolare video nella modalità a schermo intero per coglierne a pieno tutti i particolari

L'arco del monte Forato visto scendendo dal sentiero n.12quello del Monte Forato è un arco naturale ciclopico perfetto, alto 28 metri e largo  32, che college due vette situate lungo il crinale delle Alpi Apuane che separa  la Versilia dalla Garfagnana. Il suo spessore è circa 8 metri.

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Rappresenta uno  spettacolo naturale unico per imponenza e bellezza

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Una particolarità del monte è che ha due vette di altezza e dimensioni simili, la più alta delle quali raggiunge 1230 metri s.l.m., mentre la seconda, più a nord, ha una elevazione di 1204 metri e una croce sulla sommità

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L’arco naturale si è formato per l’erosione di acqua e vento sulla roccia calcarea, ha una campata di 32 metri e una altezza massima al di sopra del passo sottostante (detto ‘Passo dell’arco’) di 25 m, lo spessore della roccia che forma l’arco è circa 8 metri mentre l’altezza è circa 12 metri, queste misure ne fanno uno dei più grandi archi naturali italiani

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rappresenta un  difficile banco di prova per gli alpinisti,  che lo affrontano dalla  ferrata, ma  si può raggiungere un po’ più agevolmente seguendo  uno spettacolare sentiero tra i crinali, bloccata all’arco c’è una singolare  altalena da brividi…guardate un po’

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dall’altro versante del monte c’è l’entroterra con la Garfagnana e la splendida città medioevale di Barga  da cui si possono osservare i tramonti del Monte Forato, ogni anno per due volte: l’11-12 novembre e il 30-31 gennaio

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per sapere i giorni del passaggio della luna o di altri astri  i calcoli sono molto più complicati e variano di anno in anno.

durante l’ ursea ( questo è l’esatto termine scientifico per definire il fenomeno)  si svolgono sessioni di studio d’astrofisica tenute dai professori dell’Osservatorio astronomico di Arcetri-Firenze- ai loro allievi ed anche star party degli astrofili del GAV e dell’UALMonte%20Forato

magnifica sequenza del passaggio lunare

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la leggenda? Non poteva mancare! Si racconta che un pio fraticello eremita( ora San Pallegrino) andasse per i boschi della Garfagnana costruendo croci di legno da lasciare qua e là in onore di Nostro Signore, intanto, pregando e cantando ne tesseva le lodi, il diavolo che abitava dentro una spelonca nei paraggi si era stancato di ascoltarlo ogni giorno, così nascosto dietro un grande castagno gli si parò d’improvviso davanti e gli dette un gran schiaffone tanto da farlo cadere tramortito per terra. Il Demonio se n’andò tutto soddisfatto pensando di esserlo per sempre levato di torno

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…ma con grande meraviglia se lo ritrovò davanti e si sentì appioppare uno schiaffo così potente che fu sbattuto sulla cima del monte, ci fece un grande foro e andò a finire dall’altra parte e rotolando dentro al mare della Versilia .Ecco cosa capita a tirare schiaffi ai Santuomini! non lo fate mai, he?!

il santuario di San Pellegrino in Alpe-Castiglione di Garfagnana, Lucca, dove sono conservate le ossa del santo

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per ultima ho lasciato la magia di questa alba fotografata  da Forte dei Marmi, e la lontananza in prospettiva amplia moltissimo il diametro del sole,

Ps per una migliore visione cliccate sulle foto, quasi tutte si ingrandiscono, in particolare quella panoramica della riviera versiliana è da urlo

spero che anche questo viaggio fra  montagne e  astri vi sia stato di buona compagnia, non mi sgridate se è uscito un po’ lunghetto, c’erano così tante cose da dire e da far vedere, che, credete ne ho messe solo una minima parte! 😦

* Lo scultore e pittore colombiano Fernando Botero, ( nel testo poetico ho inserito le sue Veneri da me definite ” debordanti” ) noto in tutto il mondo ha a Pietrasanta , in Versilia il suo studio e le sue opere sono esposte ovunque per le strade e le piazze della città

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dall’amica blogger http://rivella49.wordpress.com Martina Ramsauer che ringrazio e saluto, ho avuto informazioni di un altra ursea in questa stupenda località Svizzera, se ci fosse qualche altro a conoscenza di informazioni simili sarei contenta di aggiungerle al post, grazie

Alto 21 metri e larga 18 metri, a quota 2600 metri può definirsi davvero una finestra. Poco prima che il sole sorga da dietro la montagna, il campanile della chiesa di Elm viene brevemente illuminato dai raggi che attraversano il foro di San Martino. Di fatto questo è uno dei tesori geologici più grandi e conosciuti della regione turistica di Elm. Peraltro non solo il sole, perché in condizioni precise è possibile osservare persino la luna nel Martinsloch.

Il ponte del diavolo – the devil’s bridge-Borgo a Mozzano-Lucca -Toscana

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se si arriva di notte da Lucca sulla statale per L’Abetone e d’improvviso ti si para davanti questa immagine irreale, pur non conoscendone il nome senti che c’è magia se non addirittura maleficio nell’aria

cliccare sulle foto s’ingrandiscono/ click on the picture get bigger

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Il ponte della Maddalena scavalca il fiume Serchio nei pressi di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca . E’ un’eccezionale opera di ingegneria medioevale, probabilmente voluta dalla Contessa Matilde di Canossa. Fu fatto restaurare nel secolo XII da Castruccio Castracane

maddalena-di-Andrea-della-robbiaIl ponte deve il nome ad una edicola, che custodiva al suo interno la figura della Maddalena, scolpita  da Andrea Della Robbia, costruita intorno al 1500  oggi non più esistente, la statua è stata trasferita nella parrocchiale-

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Il sinistro nome di Ponte del Diavolo è dovuto a una leggenda di cui esistono varie versioni. La più nota è quella che ci rimanda alla sua costruzione: si narra che il compito di edificare il ponte sia stato affidato a S. Giuliano l’Ospitaliere. L’opera si rivelò fin dall’inizio di difficile realizzazione. Il capomastro incaricato, resosi conto che non avrebbe completato il lavoro per la scadenza prevista, era sprofondato nella disperazione:

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ma una sera, mentre sedeva da solo sulla sponda del Serchio, pensando al disonore che gli sarebbe derivato per non aver terminato il ponte in tempo utile, gli apparve il diavolo, che gli propose di stipulare un patto. Il maligno avrebbe terminato il ponte in una sola notte, ma ad una condizione: avrebbe preso l’anima di colui che avesse attraversato il ponte per primo.

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Il patto fu siglato: in una sola notte il diavolo con la sua forca sollevò la grande campata del ponte. Il costruttore, pieno di rimorso, andò a confessarsi da un religioso, che gli disse di rispettare il patto, ma di aver l’accortezza di far  attraversare per primo il ponte a un… maiale.

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Il giorno successivo il capomastro impedì l’accesso alle persone e fece attraversare per primo il ponte alla bestia. La leggenda vuole che il diavolo, inferocito per la beffa, si sia gettato giù dal ponte nelle acque del Serchio schiumando di rabbia e fra fiamme e scintille sprofondasse nel fiume e non si facesse  vedere più nella zona

                                                               Il posseduto

Avvolto in una cappa di spine
 contorto nell’ombra
 ti gira
impalpabile d’aria, il demonio  d’intorno
 occhi obliqui, stretti, nere fessure
esprimono il tuo dilaniante dolore
 aneli uccidendo, uccidere te stesso
 il MALE che ti sta divorando
Non vivo. Non morto
hai nel cuore  di putrida carogna solo il fetore.
Esisti…Oh! Esisti !! Riflesso  nell’orrore
di chi non ama mai
nascosto al Signore abiti luride vesti
in orride piaghe ti dibatti
secernendo armamenti della distruzione.

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Agli inizi del ‘900,  per far passare la linea ferroviaria Lucca -Aulla, fu aperto un nuovo arco nel ponte che ne modificò notevolmente la fisionomia. La struttura ardita, ad arcate asimmetriche, con l’arco centrale che sfida la forza di gravità, ha resistito nei secoli a innumerevoli piene disastrose del fiume Serchio e, ancora oggi,  è percorribile a piedi grazie alla sua forma a “schiena d’asino”. Fino a pochi anni fa sui binari ancora viaggiava questo delizioso, romanticissimo treno a vapore.

un giro di danza intorno a questo splendore….andiamo, olé

il fiume Serchio nei secoli è stato una grande arma di distruzione, c’è’ addirittura un detto popolare che, riferito a chi fa spendere molto, sentenzia: ” costi più te che il Serchio ai lucchesi”, questo video  mette in evidenza la forza terrificante del fiume in piena, sono solo di pochi giorni fa queste riprese, il 21/10/2013, ed è quasi impensabile che quello specchio limpido e cristallino possa tramutarsi in una furia scatenata pronta a travolgere tutto, il ponte del diavolo, però ha  sopportato imperterrito anche questa tremenda scarica energetica

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….e ora cosa c’entra la festa di  halloween con il ponte del Diavolo? mah, io a dire il vero non saprei, è così distante dalla nostra mentalità e tradizione…però ormai ha preso piede anche da noi, da sedici anni qui a Borgo a Mozzano si festeggia, è stata la prima cittadina italiana a organizzarle l’orror-party in grande stile, penso proprio perché viene accostato alla leggenda del Diavolo, e si sa…simili con simili…he he

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e allora giù di brutto tipacci e ombre misteriose per le stradine medioevali! e chi può dire che celato dietro una maschera non si aggiri il maligno in persona tentando di riavere quell’anima promessa e  mai avuta ?

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Il termine Halloween deriva dall’inglese All Hallows’ Day  (il giorno di tutti i santi) La tradizione vuole che il giorno non cominci allo scoccare della mezzanotte, bensì qualche ora prima: dal tramonto del 31 ottobre, all’alba del 1° novembre il mondo dei vivi diventa possesso del mondo dei morti.

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Le origini di Halloween affondano nella tradizione dei Celti che si stanziarono in Irlanda dopo la loro migrazione dalle regioni del Nord della Francia e dalle zone intorno alla foce del Reno. Nella notte fra il 31 di ottobre e il 1° novembre gli antichi Celti d’Irlanda, dopo aver spento tutti i fuochi, festeggiavano Samhain o Samhuin, il sopraggiungere dell’inverno, con una processione.

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I membri di ciascuna famiglia o clan si recavano sulla collina di Tlachtga dove l’alto sacerdote dei Druidi aveva allestito un grande fuoco e lì accendevano le proprie torce. Queste ultime, alimentate dal fuoco sacro e simbolo del focolare domestico, venivano poi riportate nei villaggi dove sarebbero rimaste accese per tutto l’anno.

strani-individuiIn questa notte incantata il confine tra il mondo terreno e ultraterreno era molto sottile, gli spiriti vagavano sulla terra e si divertivano insieme agli uomini. Poiché si credeva che i morti tornassero a trovare i loro cari, per accoglierli si usava lasciare le porte aperte e cibo pronto, affinché potessero saziarsi ( ed ecco svelata anche l’origine del fatidico : -dolcetto o scherzetto?- ). Queste tradizioni vennero a loro volta esportate negli USa dagli emigranti irlandesi, e da qui proiettate in tutto il mondo occidentale

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anche in Italia ormai la festa è molto diffusa un secondo carnevale di importazione anglosassone dove Colombina e Pulcinella lasciano il passo a streghe, diavoli e personaggi raccapriccianti nati dai set cinematografici dei film horror. Una nuova moda che alimenta il mercato delle zucche di plastica, delle maschere orride, dei ragni e dei pipistrelli di gomma, e che spesso si sovrappone alle nostre tradizioni legate alla festa dei morti., che penso  presto surclassate da   feste e clamori pagani, la ricorrenza di Ognissanti, legata alle tradizioni cristiane andrà man mano secondo me, integrandosi in questa  scomparendo.

Campane di fanghi ( il paese fantasma ) Vagli di sotto Lucca- delle fiabe che vanno scomparendo

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Non sono che poche case

murate con i loro segreti.

Pietre ruvide e scurite

infondo al lago confinate.

Guizzano nelle stanze vuote

 azzurri, i pesci dei ricordi.

Nelle notti di luna piena s’affaccia

 timida a occhieggiare

 la chiesa in pietra serena.

Un alitare di fantasmi

rintocca campane di fanghi

a otturare silenzi rotondi.

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Fabbrica di Careggine, ora lago di Vagli: poche case di pietra strette intorno a un campanile, fra prati verdissimi e boschi di castagni in una splendida località sperduta dell’alta Garfagnana, in provincia di Lucca, Toscana

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lì  fu deciso di costruire una diga che avrebbe fornito di energia elettrica tutta la zona, purtroppo avrebbe anche segnato la morte del piccolo borgo che sarebbe stato sommerso dalle acque. Gli abitanti combatterono fino allo stremo  per salvare il paese, ma a nulla valse 

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Circa ogni 10 anni il lago viene svuotato per la manutenzione della diga, Fabbrica di Careggine, allora riemerge, ogni volta con segni sempre più evidenti della permanenza sott’acqua. Moltissimi turisti, richiamati dall’evento straordinario vanno a visitarlo, ma anche molti emigrati che ritornano in Italia per l’occasione

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Careggine è stato ricostruito più in alto, ed ha preso il nome dal comune che lo ospita Vagli, per questo si chiama Vagli di sotto, dando nome anche al bellissimo lago

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Povera  terra di montanari vide la diaspora dei propri abitanti, partiti soprattutto verso le Americhe, essi rimasero però sempre attaccatissimi alle loro radici e  tradizioni, tanto che una delle molte leggende qui sorte parla delle campane fantasma, dal campanile sul fondo del lago suonano quando uno degli abitanti emigrati in terre lontane muore, guidando il suo spirito a riposare  per sempre nel vecchio cimitero insieme agli avi

fantasma_b sono andata più volte a Vagli, una volta con amici venuti dalla California, non era il tempo della manutenzione ma abbiamo deciso di fare un giro in barca di notte,se fossimo stati fortunati avremmo potuto vedere il paesino fantasma nella trasparenza delle acque limpidissime, c’era una enorme luna piena  che rendeva tutto ancora più surreale, eravamo accompagnati da un barcaiolo del posto, era il mese di febbraio, c’era ancora molta neve sulle alpi Apuane  che incorniciavano il lago e faceva molto freddo

 immersi in una grande quiete solenne di una stellata mozzafiato ci sembrava di vivere al di fuori del tempo…non so se fu suggestione collettiva, ma ad un tratto  tutti sentimmo un suono lontano di campane come se emergesse proprio  del lago, un vento gelido spazzò per qualche istante le acque fino ad allora immote  facendole increspare …e l’emozione, ( per non chiamarla paura) credetemi, ci fece accapponare la pelle, il barcaiolo si fece il segno della croce e cominciò a pregare…

non faccio commenti lascio a voi le vostre deduzioni

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