9-Fær Øer-Nolsoy- Skùvoy-Kultur- i petali dell’orchidea sdelvaggia-

    

                                          Nolsoy 

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da questa immagine è ben visibile il punto dove a causa della  fortissima erosione provocata dalle violente  onde dell’oceano Atlantico

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l’isola sta per spezzarsi in due, minacciando anche la stabilità di alcuni edifici. Il fenomeno sta avvenendo con preoccupante velocità, ma nonostante tutt i tentativi fatti per ora non si riesce ad arginare questa calamità

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c’è un unico villaggio che si chiama come l’isola stessa

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attualmente ci vive una popolazione di circa 40 persone, perlopiù giovani coppie che cercano la tranquillità ( ha ha immagino come fuggirebbero passando dalle nostre parti!) lavorando a Torshavn che dista solo 20 minuti di battello

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caratterizza l’ingresso dal porto al piccolo villaggio la porta fatta da ossa di balena

DSC_0238anche qui occhieggiano curiose le  caratteristiche case dal tetto d’erba

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ed anche edifici storici in disuso che servivano per l’essiccazione del pesce

Die M/S Másin (fär. mási = „Silbermöwe“) ist eine kleine Personenfähre, die als Postschiff zwischen Hvannasund und den Inseln Svínoy und Fugloy verkehrt. Sie gehört der staatlichen Reederei Strandfaraskip Landsins und wurde 1959 auf der Tórshavner Schiffswerft gebaut. Sie hat knapp 39 BRT und kann maximal 65 Passagiere aufnehmen.

forse pescato su un  caratteristico peschereccio come questo

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i resti di un antichissimo villaggio fondato dai colonizzatori norvegesi ci raccontano la lontana storia dell’arcipelago

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fra le bellezze naturali anche questo scoglio chiamato “faraone”

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gli immancabili verdissimi pascoli che calano fino al mare  dalle ripide scogliere

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due splendidi fari sono stati costruiti sul finire del diciottesimo secolo per aiutare i contrabbandieri che agivano contro le compagnie commerciali governative, bello come una fiaba questo di Bòroan situato a sud dell’isola

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qualcosa di rosso nel cielo

demoni sulla collina in danza primordiale

letta con parole di fumo tra le stelle del nord

qui vengono a finire tutti i venti

la pioggia si denuda mentre passano, fuggendo

tutti gli uccelli, al nord..

.al nord!

Ventisqueras                                 

                                                      Skùvoy
Skuivoy

Skùvoy è una piccola isola che conta solo 39 abitanti, è visibile in lontananza con la sua siluette allungata

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l’unico e piccolo centro abitato non manca di una chiesetta

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le case colorate dai tetti aguzzi strette una all’altra conservano quel gran senso di pace che non mi sento di chiamare solitudine

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fra l’erba spunta la testa di un uccello che non sono stata capace di classificare

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SkcuvoyKoltur è un’isola molto piccola abitata solo da due pastori, questa è la loro fattoria, che si mimetizza con l’ambiente che sembra nasconderla e proteggerla

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mi fa persino strano che questo pastore eremita, mentre nelle mani stringe un antichissimo strumento di lavoro abbia al polso un moderno coso per misurare il tempo ( 🙂 ) e c’è forse da meravigliarsi se in tutta questa solitudine entrino esseri fatati, saggi gnomi portafortuna, se non folletti dispettosi, ma soprattutto il mitico popolo del grigi che sono gli interpreti principali di favole giunte oralmente dal buio dei tempi fino ai nostri giorni, inquietanti abitanti che dimorano sottoterra o in stretti anfratti incapaci di nuotare in un territorio completamente circondato dal mare si dicono alieni catapultati qui da chissà quale lontano universo e qui rimasti intrappolati

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    sono certa che questa è una porta magica dalla quale entrano tutti gli esseri fatati del mondo sotterraneo per colonizzare le faroer

a085   e l’alieno popolo dei grigi? eccoli qua trasformati in un esercito belante he he

piante-fiorite-perenni_o2e tanto per esagerare si daranno nascosti anche in questo meraviglioso ciuffo di lupini colrati?

vista la piega presa dai miei pensieri credo sia meglio vi saluti per non dire ulteriori spropositi ! 🙂

Ventisqueras

       

 

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8) -Fær Øer – Eysturoy-Fugloy– I petali dell’orchidea selvaggia-Wild Orchid petals

                        EYSTUROY    ( letteralmente ” Isola dell’est ” )

Gjogv2 il porticciolo naturale nella  roccia di Gjògv , un affascinante approdo  dell’isola di Eysturoy

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è la seconda per estensione dell’arcipelago delle Faroe 2.868 kmq e una popolazione complessiva di quasi 11.000 abitanti, è una delle più densamente popolate

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la sua città più importante Runavik  per il suo imponente  fiordo  concede  un porto con  adeguato attracco per le grandi navi  da crociera provenienti  dal tour del Grande Nord

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questo   ha sviluppato una cittadina moderna, culturalmente evoluta con grandi progetti artistici  ed architetture avveniristiche , come vedremo in seguito

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nelle  visioni notturne lo scenario è fantastico, la grande montagna, seconda in altezza dell’isola. poco più di 800 metri ( una delle più alte delle ben 66 cime della provincia ) con un nome difficilissimo non solo da pronunciare, ma anche da trascrivere :  Svartbarkstindur ( ha ha sembra uno scioglilingua! )

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la ripara in parte dai forti venti , complice di uno scenario assolutamente unico!

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 barche e pescherecci alla fonda, nell’atmosfera sempre un po’ magica di sbuffi biancastri trasmessi dalla nebbia
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 case nel vecchio porto
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con le oche faroiane in gruppo fanno respirare aria di natura primitiva e selvaggia
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 che anche questa maestosa Christiankircken non riesce a nascondere
30. juni 2013 Færøerne, Klaksvík, Christianskirken

pur con il suo affascinante e modernissimo interno

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luci psichedeliche in questo tunnel sottomarino per il collegamento fra isole vicine

                                                         FUGLOY

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come già ho specificato le isole che compongono l’arcipelago delle Faroe sono 18,  ognuna ha la sua peculiarità e la sua straordinaria bellezza e unicità,  grazie all’amico Ricky ho potuto documentarmi su tutte, molte immagini sono sue ed ancora lo ringrazio Fugloy vuol dire “isola degli uccelli” in faroese, come a Mykines  nidificano migliaia di uccelli sulle alte scogliere, ed è la più  orientale di tutte le isole

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vi sono due villaggi sull’isola con una popolazione complessiva di 44 abitanti ( !!!)Hattarwik è quello nell’immagine, il porticciolo non ha frangiflutti e per questo non ha potuto svilupparsi turisticamente, sull’isola è presente un solo negozio, Abitata fin dai tempi dei Vikinghi,  qui i Floksmen, ribelli medioevali diedero vita ad una lotta di separazione dal governo ufficiale danese

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straordinario punto di osservazione per questo diligente cane pastore sul controllo del territorio!

Vestmanna, Streymoy, Faroes

ricco di suggestive e spettacolari cascate il piccolo villaggio di Saksun,  troneggia in mezzo a un mare di prati così verdi da sembrare quasi fosforescenti

DSC_0221ci sono molte leggende legate a Flogoy una delle quali la vuole isola galleggiante abitata solo dai mitici ” Troll” che non facevano avvicinare nessuno prendendo i viaggiatori a pietrate lanciando veementi maledizioni. Quando nessuno pensava ormai di sconfiggerli si avvicinò all’isola un santo sacerdote, che viste inutili preghiere e suppliche scagliò contro di  loro la bibbia, vi fu un grande terremoto, l’isola smise di galleggiare e in un attimo i troll furono tramutate in colline erbose che ancora si possono vedere, piccole rotondeggianti sul terreno.

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                                                Nuvole rosa

è un silenzio ondulato di nubi rosa

dove si è rifugiato il vento

scivolano valli, echi e distanze,

girano pensieri e si fermano

chiusi nel silenzio

Ventisqueras

                                                       

7 )-Fær Øer-( Denmack ) i villaggi di velluto-le nebbie-the villages of velvet-the mists

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delle isole “orchidea selvaggia” il colore che ho scelto per rappresentarle è il rosso infuocato del ” non si sa siano albe o tramonti”, che è quello che mi avvicina ad un tempo uniforme, fermo nell’incanto della fantasia

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serpenti striscianti di nebbie chiare

avvolgono in spire il silenzio delle montagne

cullano i paesi di velluto fino al risveglio

nella notte-giorno del tempo non-tempo-

Ventisqueras

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…e le nebbie, queste nebbie a volte candide e spesse tanto da sembrare panna montata che pesano sui villaggi di velluto

800px-hestur_faroe_islands o si librano in un cielo quasi perennemente imbronciato

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emergendo dal verde fosforescente dei prati in un incantevole contrasto di tonalità

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altre  volte, cupe  a confondersi con la grande ira dei marosi che continuano incessantemente a modellare i contorni delle scogliere

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in questo tempo- non tempo che gioca

800px-church_of_vidareidi_faroe_islandsal ” ti vedo-non-ti-vedo”, e quando esce il sole, in quei brevi sprazzi di luce cambia tutto intorno

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le piccole chiese hanno ampio respiro in questo silenzio e in questa pace ovattata

2412fd9cfb3e4eaebb530fc0f82b67f9nei loro interni esplode il colore come impellente richiesta o preghiera

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a ravvivare il mistero delle nebbie

13099172753_e55617bd03_bsbucano dai raggi diafani i villaggi di velluto

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abitati forse solo da elfi, fate

hattarvik8gnomi, folletti buoni o folletti dispettosi

f08_54067675 Trolls….o anche chissà, io qui ci vedrei bene anche Pippi calzelunghe con Mister Wilson, il suo favoloso  cavallo a pois trovando un amico in questo imponente cavallo nero

imagema soprattutto, he sì, il misterioso “Popolo dei Grigi” che la leggenda vuole alieni discesi  a bordo di una palla luminosa da lontani pianeti di ghiaccio

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esseri ostili alla natura e agli uomini che non tollerano di vivere a latitudini temperate, progettando invasione e distruzione della terra.Leggende poi non tanto lontane da noi se  nel 1988 in Siberia, durante una esercitazione di soldati russi vi fu un incontro ravvicinato con i piccoli alieni Grigi cui i militari avevano abbattuto l’astronave,  si concluse tragicamente: i cinque alieni fuoriusciti dall’astronave si fusero in un disco sferico, che, emanando un raggio accecante  trasformò i militari in un qualcosa di simile alla pietra alterandone la struttura molecolare- come riferisce il giornale russo TERNOPIL VECHIRINIY-

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(chissà forse il loro pianeta assomigliava un po’ a questa immagine) qualcosa di analogo sarebbe accaduto alcuni anni dopo nella base americana del New Mexico di Dulcey, come racconta il Dottor Michael Wolf, secondo cui alcuni alieni avrebbero risposto al fuoco dei militari USA utilizzando una sorta di energia psichica che sarebbe stata in grado di staccare di netto la testa dei soldati facendola esplodere…No comment, io riporto quello solo che ho letto ( !!!!!)

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visto che l’atmosfera si è infuocata ulteriormente ritorno al “rosso relativo” salutandovi ancora una volta dalle mie isole “orchidea selvaggia” con un misterioso cielo rosso, 🙂

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Ventisqueras

 

 

3 ) Frederiksborg -Denmark- 2015-I giardini-Hillerod-The garden

                                       Barocco e Romantico
Frederiksborg Castle, Denmark (11)

diventa l’anima

isola dell’infinito

all’alba quando tacciono le stelle

e tremori di rugiada flettono gli steli

nei grandi giardini

la luce spezza le ali del dolore  e della tristezza

con i fiori sbocciano limpidi pensieri

Ventisqueras

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i grandi giardini del castello di Frederiksborg sono stati  recentemente ridisegnati  ( 1996 ) secondo i progetti originali del 1725 di J.C.Krieger  per volontà della Regina Margherita II  di Denmark       (Margrethe Alexandrine Þórhildur Ingrid; Copenaghen, 16 aprile 1940)   figlia maggiore di re   Federico IX  cui succedette alla sua morte nel 1972 diventando il primo sovrano donna sotto la nuova legge di successione. dai lontani tempi di Margherita Imatri_07_672-458_resize

qui giovane sposa di un diplomatico francese, il conte Henri de la Borde de Monpezat

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che bella, vero?

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dal castello si  si accede direttamente al Giardino Barocco che incarna l’ideale del XVIII secolo, caratterizzato dallo sforzo dell’uomo a controllare la natura

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le armoniose volute delle siepi di bosso  formano disegni geometrici di una perfezione assoluta, in cui si riconoscono anche i monogrammi reali

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da ogni  prospettiva  lo si osservi l’armonica bellezza  di questi giardini suscita stupore

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con boschetti, cascatelle e fiori a profusione

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la ricerca del naturale viene espressa e idealizzata dall’architettura del paesaggio del XIX secolo

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in quello che viene definito ” giardino romantico”

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in ogni stagioni i fiori si alternano, creando nuove suggestioni

Fiori di un lillà viola

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bianche come la mia pena,
e non sono le rose bianche,
perché ci ha nevicato sopra.
Prima ci fu l’arcobaleno.
Nevica anche sulla mia anima.
La neve dell’anima ha
fiocchi di baci e di scene
che sono affondate nell’ombra
o nella luce di chi le pensa.

 Federico Garcia Lorca

 

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con questo piccolo battello si può fare il giro del lago lasciando che si allontanino i giardini ed il castello

                                                   Hillerod

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La parte settentrionale dell’isola di Siaelland una distesa di velluto verde costellata di specchi d’acqua che imitano il cielo mutevole con grandi nuvole che passano galoppando

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qui sorge Hillerod nella regione di Hovedsladen   con i suoi 37.ooo abianti, i suoi tetti a punta di città nordica, il suo riflettere all’ingiù ogni forma,

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ma soprattutto il “suo” castello di Frederiksborg divenuto simbolo ed attrazione commerciale della cittadina

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al momento della sua fondazione ( circa all’inizio del 500 ) era un’umile villaggio, ora trasformata dall’afflusso turistico in un complesso moderno e vivace,

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rimettiamo quindi piede nel ruolo che ci è congeniale quello di semplici cittadini, abbandonando il roboante mondo delle ” alte sfere” cercando qualcosa di caratteritisco per pranzare, la prima colazione? nordicamente abbondante 🙂

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molto ricercato per noi italiani che al nord sentiamo particolarmente la mancanza del pane ( poco prodotto per la mancanza della materia prima, il grano) è questo tipo di pane nero ( brod) in realtà un po’ pesantuccio da digerire, ma accostato a certe pietanze abbastanza gustoso

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qui si trova un’ ottima qualità della vita, con centri culturali attivi ed una spiccata  attenzione per ogni forma d’arte

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idealmente seduti su questa panchina di Hillerod, osserviamo dall’altra parte del lago Slotso il magico castello che s’allontana

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 arde come un fuoco di ricordi nella sera,mentre il pensiero vola all’ultima
tappa di questo viaggio…a nord, ancora più a nord, salutando la Danimarca 2015
Questo è l’ultimo post programmato, dalla prossima settimana dovrei essere di ritorno in Italia e quindi riprendere il normale ritmo di presenza sul blog.Ancora una volta ringraziando coloro che mi sono stati vicini durante la lunga assenza 🙂
Ventisqueras

Keukenhof- Delft -Giethoorn- ( Nederland ) 2015 – nel paese dei tulipani-In the land of tulips

 

                                                                  Keukenhof1nel paese dei tulipani il parco fiorito di KeuKenhof è sicuramente l’immagine idilliaca di questa nazione e di questo straordinario fiore così elegante e fantasioso nelle diverse ibridazioni

keukenhof-05-05-2016-10le immagini che seguono ne sono un chiaro esempio e non hanno bisogno di molte parole

keukenhof-05-05-2016-12ma solo seguirne incantati il gioco delle forme e dei colori

Keukenhof2016ringraziando, grati ed ammirati lo splendore della natura

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m1ozr1ia56p4e la straordinaria abilità dei maestri floricoltori che hanno eccelso in questo omaggio ad un loro grandissimo conterraneo

85che assume grande grazia e spettacolarità nel barchino carico di ortaggi coloratissimi esposti con mirabile eleganza

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a malincuore salutando questa festa di colori da una magica aiuola di lilium rosa

https://ventisqueras.wordpress.com/2016/03/25/keukenhof-lisse-nederland-il-sogno-dei-tulipani-nel-giardino-fiorito-piu-grande-al-mondo-the-dream-of-tulips-in-the-worlds-largest-flower-garden/

                                                                         Delft

SavedPicture-20131119141222-1024x765per tuffarci in un’altra magia dei rosa tenui e sfumati di nuvole sognanti sopra il cielo di Delft in uno del più grandi capolavori di Jan VermeerJeune_Fille_a_la_Perle_Detail_0_visage

estasiandoci nella ingenua sensualità della sua servetta-modella con l’orecchino di perle

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ritornando con la memoria a percorrere i quieti canali romantici dove il tempo sembra essersi fermato

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visioni rubate qua e là a scoprire l’animo segreto della città

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o in cerca di guglie, rotondeggianti e medioevali

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o queste appuntite e ricciolute, che ricordano i giochi di bambini sulla spiaggia mescolando sabbia e acqua e a sgocciolarla con le dita per cosstruire fragilità effimere

https://ventisqueras.wordpress.com/2016/03/13/1-delft-nederland-i-canali-the-channels/

https://ventisqueras.wordpress.com/2016/03/20/2-delft-nederland-la-compagnia-delle-indie-the-east-india-company/

https://ventisqueras.wordpress.com/2016/04/13/3-delft-nederland-jan-vermeer-e-la-scuola-dei-primitivi-fiamminghi-jan-vermeer-and-the-school-of-primitive-flemings/

                                                      Gietthoorn        

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il ricordo più vivo del passaggio da questo angolo incantato è il frusciare dei remi sulle acque limpide accompagnato da un ininterrotto cinguettare di uccelli

Giethoorn, The Netherlands

anche le case erano silenziose, sembravano disabitate, posate lì come ornamento. un paese incastonato nell’acqua e nel verde in un tripudio di fiori,  un luogo che forse è esistito solo nei miei pensieri

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occhieggiavano tra i ponti di legno, ad ogni angolo una visione

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una pace profonda che dava un leggero senso di capogiro

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                                         Le orme leggere del tempo

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t’allaghi di schiuma

breve scintillio

d’istante che profuma

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poi tutto ritorna

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nell’abito oscuro

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del tempo

Ventisqueras

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L’Olanda oltre che il paese dei tulipani  quello delle biciclette, e voglio chiudere  questo post con la dolcezza di questa immagine-simbolo

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ho programmato questo post per la prima domenica di settembre, sarò ancora in giro, ringrazio tutti coloro che hanno ancora la pazienza di seguirmi, ed auguro a tutti i miei lettori un dolce mese

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Bruges 2015- solo Immagini e Poesia-only Images and Poetry

               

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la città di Bruges è per me fiaba e come tale ha messo radici nel mio cuore, nei post a lei dedicati l’ho descritta ampiamente, qui voglio solo ricordarla con immagini e poesia

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La notte: infinite scintille di nulla

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lampade accese a formulare pensieri

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dalle finestre un chiarore ovattato

sublime piange un cielo

intonando  canti di dolcezza

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lacrime di pioggia danzano come farfalle

dimenticando di cadere

restano sospese, estatiche

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gemme incastonate contro il blu

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scaldarono i giorni della feroce estate

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griglie  di ferro arpionano i canali

incoronandoli nella fluviale bellezza

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estate e inverno si susseguono

ma non sembrano mutare l’incanto

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che ovunque traspare

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non ascolti lontani suoni di violini?

è il vento…è il vento dei ricordi

che gira e soffia,

spesso è un mare la musica

un candido astro fedele

sopra un tetto di brume

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è un abisso lo spirito

ricolmo di graffiti d’oro

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Vergine e Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura

termine fisso d’etterno consiglio

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tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura

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Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore

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scuote un raggio verde tra le fluenti chiome dei salici

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                                     e tornano i cigni a dipingere uno spettro

                                                                                fatto di grazia  e splendori

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dispersi in vie fatate

                            con le ali che bussano

                                          alle porte irreali del cielo

Ventisqueras

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lo scorso anno non esistevano queste ronde anti terrorismo e penso con tristezza quanto sia cambiato il nostro modo di vivere e di pensare in questo pur breve lasso di tempo

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non voglio certo chiudere il mio saluto-ricordo alla bellissima Bruges con tristezza, voglio invece pensare alla neve che sono tornata a cercare ma che non si è fatta vedere…così dirò con il Poeta:

6 )- FærØer- Una giornata particolare –

 

Stunning coastal scenery located on the picturesque island of Vagar.

Il sole di mezzanotte è certo una delle più forti emozioni da provare alle latitudini artiche, è un qualcosa di indescrivibile quel rosso fiammeggiare  della nostra stella che  riesce a sorgere dopo solo quattro ore sia pure da un  tramonto in luci.  E’ sorto prima della  partenza dall’isola di  Vagar  per recarmi a Mykines

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Il faro alto nel verde è il suo simbolo

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anche se non è la prima cosa  che si vede arrivando su questa isola estrema e selvaggia

5534122687_349bb1cbf3_ocolonne di basalto circondano l’attracco  in questo grande fiordo,  un piccolo pontile, il mare un olio azzurro rubato a qualche tela di un grande pittore, ed anche il vento sembrava  eccezionalmente essersi addormentato

IMG_3998 il sole sorto a mezzanotte  volle farmi compagnia in tutto il suo celeste percorso in questa giornata particolare

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salendo al villaggio che è l’unico e da nome  all’isola tutto mi parve cristallizzato in quelle poche case colorate pennellate  da un vento a mitraglia lungo i fianchi scoscesi della collina

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qualche timido fiore, qua e là, fra l’erba

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timido e sparuto come questi appena visibili dietro una piccola bandiera delle Faroe all’ingresso di una delle sue caratteristiche case in legno

IMG_3401-2I coriacei lupini anche qui dardeggiano di rosa nel piccolo giardino di pietre tra un ruscello e le case colorate…e le case…già! solo quaranta come il numero degli abitanti di Mykines, ma coloro che vi risiedono per tutto l’anno, pensate, soltanto dieci e le case sempre abitate soltanto sei!

     Le case di Mykines

erano solo poche case

sotto quella grande luce addormentate

piccole e colorate

forse abitate dalle fate del Nord

avrei voluto che il tempo

abbagliato dal rosso dei  ricordi

bagnando l’idea, si fosse arreso

qui con me bloccato

dimenticando tutto quello

che c’è da dimenticare

e soltanto sognando

restare

Ventisqueras

 

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un tempo Mykines fu uno dei più grandi insediamenti di tutte le Faroe, nel 1940 vi risiedevano circa 170 persone

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io le immagino spuntate come funghi dalla terra queste case occhieggianti finestre bianche  e tetti d’erba, forse risalite dai lidi sotterranei dove abitano gnomi, fate, folletti e i mitici troll, di cui sono piene le fiabe dei paesi del nord!

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accanto alle case dai tetti d’erba non ci sono lussuose fuoriserie parcheggiate, ma barche colorate! a proposito dei tetti d’erba mi è stato chiesto come fanno ad impiantarli, diciamo che è piuttosto semplice, sopra i tetti di mattoni viene steso uno strato di 20 cm di terra e sopra questo seminati ( o trapiantati già  con la zolla ) piante grasse di un tipo particolare che rapidamente si estendono e non hanno bisogno di manutenzione, essendo la loro crescita in altezza molto limitata

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le strade sono molto strette e prevedono solo un passaggio pedonale o con animali da soma

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le donna abilmente sferruzzano pesanti maglioni con la pregiata lana delle loro greggi, ce ne sarà molto bisogno nella lunga stagione invernale

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ancora case, molto fascinose in questa livrea bianco-rossa che io non ho potuto ammirare

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gli interni presentano angoli molto accoglienti, molto riscaldati, ovviamente

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una tipica faccia di feroese

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DSC_0382forse è il gestore di Cristianshus l’unico B&B di Mykines, dove ci  si può fermare per trascorrere la notte

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ora ci allontaniamo dal villaggio per la passeggiata al faro ( circa 5 km ) è consigliato non soffrire di vertigini 🙂

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perché talvolta si cammina vicino agli strapiombi osservando da vicino le grandi colonie degli uccelli

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lo spettacolo è sempre più affascinante : per raggiungere il faro posto sull’isoletta di MykinesHòlmur si attraversa  un ponte-passerella lungo 40 metri e alto 35  gettato  sulla  gola di  Hòllmiògv

 

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7712589482_35f431b2c3_o e finalmente il faro! eccolo laggiù in lontananza…si staglia in uno  scenario  da urlo!

aa pulcia rallegrare il cammino spesso i buffi pulcinella di mare si affacciano ad osservare, per nulla spaventati, solo curiosi

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il faro è stato costruito nel 1909,

in una giornata di sole la prospettiva è scenograficamente esaltante

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l’sola di Mykines appartiene alla parte di più antica formazione delle Faroe, essendosi creata da eruzioni vulcaniche circa 60 milioni di anni fa, in seguito ad una eruzione più recente si sono formate lunghe fenditure nella terra, riempite in breve tempo da lava che ha prodotto grandi vulcani piatti, nella gola do Hòlmgiògv se ne possono osservare alcuniMykines-lighthouse-Faroe-Islands-Denmark-2

 situato nel posto più occidentale dell’arcipelago non ci sono più confini,
solo il mare a fronte  del faro, a perdita d’occhio

maxresdefaultyuuna giornata particolare, certo, di solito Mykines si presenta così: avvolta dalle brume e con il mare urlante che scaraventa onde gigantesche sulle rocce…ci è stato detto dagli isolani che il sole ci ha seguito fin qui dall’Italia, con un sorriso annuisco…ma sarà poi così potrebbe aver fatto troppa fatica, no? ha ha 🙂

Ne ho parlato molto di questo gioiello selvaggio su cui ho lasciato un pezzetto di cuore più delle pur bellissime città sì, ma troppo occidentalizzate e saluto Mykines con tristezza …chiudendo questo a quasi un anno dalla mia partenza è come se lo lasciassi per la seconda volta!

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ho iniziato con un cielo rosso e così voglio finire, che sia un’alba o un tramonto a queste latitudini si sa, non ha  molta importanza è la rossa luce che domina e comanda…buon tutto!

Ventisqueras

5 ) – FærØer- i segni del cielo -the signs of the heavens

        I segni del cielo

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con la notte

impudicamente danzando e fischiando

serpe in amore

mi  raggiunge lasciva l’aurora boreale

vampa a onde in magia di colori

a spingere col ventre obeso

esplosioni di verdi-rosa-e-oro

baci lievi che sfiorano deserti di neve

e laghi trasparenti

scaveranno solchi nell’animo sospeso

come carri di fuoco o vomeri taglienti.

Ventisqueras ( tratta dal testo di Un mare collinoso di balene)

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le isole Faroe si trovano a meno di 5 gradi dal Circolo polare Artico, questo comporta una grande influenza stagionale delle ore di luce e di buio.Il 21 giugno ( solstizio d’estate ) il sole sorge alle ore 3,35 e tramonta alle ore 23,20 del giorno successivo, le 4 ore in cui la nostra stella  non è visibile sono comunque caratterizzate da una vivida luce crepuscolare

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da maggio alla metà di luglio il sole non scende mai più di 8 gradi nell’orizzonte, garantendo nel caso di un cielo sereno una luminosità naturale anche nelle ore notturne, questo per chi non vi è abituato comporta dei disturbi nel sonno

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                                L’alba dentro l’imbrunire

soffi, nastri, morbidi raggi evanesccnti

chi non li ha visti ed ascoltati

niente sa dell’alba dentro l’imbrunire

se la speranza si spegnesse

quale torcia illuminerebbe la terra?

ma si rinnova la rugiada del canto

e i segni sonori del cielo

chiuderanno le ferite.

Ventisqueras

il 21 di dicembre ( solstizio invernale) il sole sorge alle 9,50 e tramonta alle ore 15,00 alzandosi di pochi gradi sull’orizzonte permeando il cielo di una timida luce oro-arancione, l’alba e il tramonto sono comunque rallentati e se il tempo è bello ci può essere luce dalle 8,45 alle 16,00 circa.ma spesso c’è il magico fenomeno dell’aurora boreale che con i suoi veli danzanti e i suoi misteriosi fruscii permette di rischiarare le lunghe notti

l’aurora boreale vista dallo spazio con il globo terracqueo roteante su cui sfilano le nostre nazioni, la mia Italia bellissima splendente nelle luci e sfiorata dalle nuvole, ma credo che anche voi amici cittadini del vasto mondo vi potrete riconoscere le vostre nazioni o addirittura le vostre città…in un susseguirsi emozionante di colori, di luci e di ghiacci vaganti che conducono al Polo Nord.Non vi perdete questa meraviglia!

the northern lights seen from space with the spinning globe on which our Nations parade, my beautiful shiny Italy in the lights and touched by clouds, but I believe that you too will be able to recognize the vast world citizens friends your Nations or even your città…in a succession of colours, lights and stray ice leading to the North Pole. You will not miss this treat

L’eclissi totale di sole

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l’eclissi totale di sole del 20 marzo 2015 ha avuto la sua maggiore visibilità nel mare del nord, proprio nelle isole Faroe e ancora più a nord nelle isole Svalbard ( Norvegia)

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il mio amico Ricky  ( cui dedico questo post) era presente all’evento ( l’ho invidiato moltissimo!!!!!) e mi ha dato la possibilità di pubblicare queste immagini straordinarie ( oltre anche ad altre che qui ho pubblicato)

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l’evento è terminato al Polo Nord dove il sole è al livello dell’orizzonte dato che il fenomeno si è verificato durante l’equinozio di primavera

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l’allineamento Sole-luna-terra ha determinato quella che è stata chiamata la marea del secolo, In Francia vi è stato un valore di 119 su una scala massimo di 120,

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presso Le- Mont-Saint-Michel  ha raggiunto i 14 metri d’altezza qualche ora dopo la fine dell’eclissi.

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Le_Mont-Saint-Michel è per me una attrazione fatale, lo ritrovo spesso in varie vesti durante il mio cammino dopo uno dei miei primi post che gli ho dedicato parlando anche dell’aercangelo San Michele…forse una piccola magia

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People walk on the flooded Saint Mark's square during an "acqua alta" ('high waters') flooding on October 31, 2012 in Venice. The "acqua alta" reached 140 centimeters at midnight. AFP PHOTO / OLIVIER MORIN (Photo credit should read OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)

A Venezia ( un’altra delle mie città magiche! ) la marea ha raggiunto i 75 cm, circa 25 cm in più della media

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acqua alta e neve, a Venezia il non plus ultra della bellezza e del romanticismo! dovrebbe poterci essere una opzione per poter visitarla e vederla così…vi assicuro che non c’è nulla di più affascinante al mondo! 🙂

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senza dimenticare che questi “segni del cielo”ci giungono da questa terra meravigliosa dai panorami infiniti

Danimarca Borgo di pescatori nelle isole Far Oer

con i piccoli villaggi stretti tra il verde dei prati e il blu dell’oceano

Danimarca Paesaggio nelle isole Far Oer

seguendo sentieri segnati dai fiumi spumeggianti che si lanciano in laghi protetti dagli alti dirupi

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scorci incredibili che parlano di paradisi perduti nell’eden del “mio” arcipelago ” orchidea selvaggia”

earth_moon_and_sun_by_thehunterminater-d57ctwcma è con questa immagine spettacolare della NASA che voglio chiudere il capitolo dedicato ai segni del cielo sulle isole Faroe

Un saluto “celeste”

A Ricky con gratitudine e simpatia 🙂

Ventisqueras

4 ) FærØer-Mykines- l’isola degli uccelli-Mykines-the bird island

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Le isole verso nord sono tutte spettacolarmente a picco sul mare a causa dei venti che battono instancabilmente la costa ( per declinare poi dolcemente nei lati rivolti verso sud) questo le fa prediligere per la nidificazione degli uccelli marini che si affollano a centinaia di migliaia sugli strapiombi

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Mykines si protende nel blu cobalto del Mare del Nord  come una gigantesca tenaglia quasi a voler afferrare e calamitare a se  il volo degli uccelli

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la “sula bassana ” è solo una delle circa 300 specie diverse di uccelli che affollano  le isole Faroe, ed in particolare l’isola più occidentale dell’arcipelago :Mykines

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ci sono moltissime varieta di sule che con i loro stridi riempiono l’aria intorno alle scogliere dell’Atlantico Settentrionale, ma questa è straordinariamente bella ed elegante, vive e si riproduce  solo in questo territorio

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il suo piumaggio è completamente bianco solo sulla sommità del lungo ed flessuoso collo si colora di un tenue “pesca” accentuato dalla pigmentazione nera che contorna gli occhi di un azzurro intenso, sembrano truccati come quelli degli antichi egiziGannet_stretching

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i loro movimenti armoniosi mentre volano sono piuttosto impacciati sulle rocceIMG_8357_Gannets_soaring_over_colony_800_600_100

in volo poi, planando confortati dalle correnti sono veramente incantevoli

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guardate che spettacolo questi loro raduni ! le sule bassane  hanno un modo di “pescare” piuttosto insolito: tuffatrici impavide s’incuneano in mare  per qualche metro in mezzo ai branchi di pesci e risalendo riescono sempre ad avere la preda nel becco!

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altro abitante dell’isola è la beccaccia di mare, o ostricara, così chiamata perché lungo le rive sabbiose ricerca le ostriche di cui si ciba, da notare il rosso becco ricurvo ad uncino per scavare meglio nella sua caccia

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il loro piumaggio bianco-nero è molto bello

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gli abitanti dell’isola si avventurano pericolosamente sugli strapiombi legati ad una corda

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per depredare i loro nidi e per praticità usano assicurare le loro prede alla vita a mò di cintura o come un  collare elisabettino dove al posto di pizzi e trine ci sono le piume ( neanche questo tipo di caccia mi è piaciuto , ma io detesto tutti i  tipi di caccia fatti per sport o puro piacere !!!! )

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originaria delle  isole è anche l’oca faroese, una delle razze che più si avvicina all’oca domestica europea, viene lasciata libera nei prati da maggio all’autunno, periodo in cui può nutrirsi della rigogliosa erba estiva

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i pulcinella di mare ( di cui ho ampiamente parlato nel primo capitolo dedicato all’arcipelago delle Faroe,) sono la colonia più numerosa, una delle loro particolarità è dovuta al battito elevatissimo delle  ali ( 300-400 battiti per minuto ) perché essendo molto piccole rispetto al loro corpo hanno bisogno di una propulsione maggiore per volare

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impressionanti le centinaia di migliaia di uccelli arroccate sulle guglie e sugli strapiombi, i loro stridi colmano l’aria superando la voce del mare e del vento

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la realtà delle Faroe si fa leggendaria, dal punto di vista naturalistico

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nell’azzurro del mare quasi sempre tempestoso e urlante

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sembrano andare alla deriva isolotti carichi di uccelli, e uccelli

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con le rocce che nprendonp forme insospettate e stravaganti, in bilico non si sa bene su quale piedestallo magmatico

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è proprio la caratteristica forma di questo arcipelago: si interrompono improvvisamente le infinite distese di verdissimi prati

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maestose cascate che compaiono inattese tra le valli per tuffarsi a volo d’angelo nell’oceano, tra imponenti scogliere e tenebrosi faraglioni

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Silenzio dove mi conduci?

su prati verdissimi e immensi mi porti,

sul tuo vetro immenso si appannano

parole e canti

come lavi, silenzio, i lontani rumori del mondo?

Quali macchie sonore turbano il bianco sereno del tuo velo?

Dove fuggi quando il grande rumore dorato del tramonto

ti trafigge con sciami di strofe, singhiozzando?

Ventisqueras

3) FærØer- L’isola delle pecore-Sheep Island

 

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Se una delle traduzioni del significato di Faroe è ” L’isola delle pecore “c’è il suo buon motivo, queste sembra tengano una tavola rotonda per una specie di conciliabolo, come se dovessero prendere una qualche importante decisione sul loro tenore di vita 🙂

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sono ben 70.000 gli ovini sull’isola e vengono rappresentati anche nello stemma ufficiale

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ricordo di aver titolato un post sull’Alaska ” un mare collinoso di balene” questo mi sembra un mare collinoso di pecore he he

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 bellissimi esemplari che danno lane pregiate molto apprezzate, con cani pastore decisamente all’altezza della situazione !

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nell’intero arcipelago non ci sono alberi, anticamente furono tagliati per fare spazio ai campi di pastura, un verde scintillante, a tratti quasi fosforescente domina  fin quasi a lambire il mare, là dove le alte falesie vi declinano dolcemente

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gli ovini a gruppi sparsi spuntano un po’ ovunque a caratterizzare gli scenari mozzafiato

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o addirittura come un  normale cittadino questo splendido esemplare sembra attendere il bus

Faroe_stamp_252_Europe_and_the_Discoveriesle poste faroesi raccontano la  storia dell’arcipelago con emissione di francobolli, in questo è raffigurato  il Santo  Brendano di Clonferi , circondato dalle pecore che si dice siano state introdotte nelle isole proprio dall’Irlanda da cui provenivano i monaci

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un vento incontrastato scendeva verde

sul verde dei prati

portava quel colore alle stelle

che rilucevano per caso

sentenziando  una notte verde

intorno alle case dai tetti aguzzi

e ai campanili stretti nei fiordi

Ventisqueras

 

House_in_Tinganes,_Torshavn_(4902591104)il caratteristico tetto delle case dei lontani villaggi,  sovente ha uno spesso tappeto erboso, sembra che riesca a trattenere meglio il calore all’interno

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qui addirittura lo hanno fatto anche per la cuccia del cane!

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mi immagino la vita in questi posti sperduti quando le notti invernali sembrano eterne e il vento gelido fischia battendo alle finestre colorate…che immane contrasto con la nostra vita tumultuosa!

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ogni villaggio è racchiuso da un campo coltivato, circondato a sua volta da un altro più grande dove far pascolare le pecore, anche le strade strette sono a dimensione umana e non prevedono che transito pedonale ( deve essere veramente molto limitato 🙂 stranamente non mi viene malinconia a questo pensiero ma una sorta di pace sconsiderata 🙂

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le frequenti piogge spingono le acque che si riuniscono in rivi in cascatelle che scrosciano dai dirupi formando una delle caratteristiche del paesaggio

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qualche ciuffo di cespugli fioriti spunta qua e là, a illeggiadrire

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mentre le nebbie di Tolkien ancora aleggiano avvolgendo i picchi nel mistero dei secoli

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sorprendono sempre questi impetuosi e spumeggianti corsi d’acqua che interrompono la solitudine degli immensi pratiHvalba_sunset,_Faroe_Islands

e per salutarvi   se mai ci  fosse stato ancora bisogno di sancire l’assoluta stratosferica unicità di questo arcipelago ho inserito  una sequela di visioni panoramiche, per ultimo un delicato tramonto tra i fiordi

vi ringrazio dell’attenzione 🙂 augurando a tutti le cose più belle

Ventisqueras

                                     

2 ) – FærØer-Denmark- No alla ” Grindadràp”- mattanza delle balene pilota!-No to ” Grindadràp “, slaughter of pilot whales

                                           “GRINDADRAP”

la parola fareoese Grindadràp viene spesso tradotta come “caccia alle balene”, pur trattandosi generalmente di ” caccia ai delfini”. La parola “grind”deriva dalla lingua norrena, in faroese balena si dice “grindalfikur-letteralmente pesce-“drap” significa invece uccisione o macello, ma in italiano abbiamo una parola che rende precisa, precisa l’idea MATTANZA. Anticamente quando si avvistava un branco di balene si gridava Grindabod: le parole significano balena e urlo, quindi semplicemente ECCOLA ! o eccole se sono un branco.
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non avrei mai voluto aprire un post su questo idilliaco arcipelago con immagini così drammatiche e truculente, ma voglio unire la mia piccola voce alle moltissime associazioni naturalistiche che si battono perché questa mattanza sconsiderata abbia fine

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La caccia ai globicefali o Grindadràp è una tradizione faroese, fa parte della loro cultura già dal 1700, un tempo le balene erano uno dei pochi cibi per le popolazioni di quello sperduto arcipelago, per questo fin da bambini gli abitanti delle isole vengono iniziati a questa pratica. 

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(purtroppo il colore rosso di queste acque non è dovuto alle alghe, come quelle del lago di Tovel, ma al sangue dei poveri cetacei) il piccolo villaggio di Havalvik (letteralmente baia delle balene) sull’isola di Strymov è noto per la sua fiorente attività di caccia

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 all’inizio di ogni estate migliaia di cetacei, soprattutto balene pilota o balene dalle pinne lunghevengono spinte verso le coste e uccise in modo barbaro con grossi arpioni, lame e funi, questo viene maggiormente loro rimproverato, la popolazione non è crudele come potrebbe sembrare, anzi sono oltremodo gentili ed ospitali

( piesse : le immagini mi sono state fornite da un amico, non avrei mai potuto assistere personalmente ad un simile scempio! )

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sono così belle libere e felici! lasciamo che vivano la loro vita! Questa attività è stata approvata dalle autorità fareoesi ma non dalla COMMISSIONE INTERNAZIONALE PER LA CACCIA ALLE BALENE

Moby Dick

Ancora sono qui, muta
in un riflesso scomposto di sole.

Folta, nel profondo di me stessa
mi ascolto Moby Dick-balena bianca.-

e, nel meandro d’un azzurro tuffo
nel gelo dell’anima, in uno scarto
immemore d’ossa, immersa
in un lampo d’amore
l’eterna fiocina d’Achab, vorrei fuggire

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i faroesi ostacolano non solo la presenza delle associazioni che vogliono proporre una legge internazionale per vietare  o quantomeno ridurre, questa assurda mattanza, ma ostacolano anche l’accesso ai media per evitare maggiori critiche che comprometterebbero il turismo nelle isole.Questa bandiera è stata preparata e distribuita a Firenze

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durante l’incontro tra la nazionale di calcio italiana e quella delle Faroe, nonostante l’esiguo numero di abitanti l’arcipelago ha una sua squadra nazionale che partecipa anche ai campionati europei ( qui il loro campo da gioco )

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che siano le loro tradizioni di vita e non di morte!

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Riprendo il racconto  abbandonando questa tristissima parentese con le loro straordinarie  case colorate che si stagliano nette in mezzo al verde più assoluto

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una delle ragioni per visitare l’arcipelago durante la stagione estiva è proprio l’incredibile verde intenso della natura, l’aria fresca ( non si supeno mai i 13 gradi centigradi)

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l’oceano blu, le valli pittoresche sono aspetti esaltanti per immergersi interamente nella natura

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a volte la nebbia estiva crea un paesaggio mistico in cui si può ricordare la grande storia che ha circondato le isole, un tempo abitate  anche da monaci  irlandesi arrivati dalla vicina Scozia, oppure, quando il paesaggio è circondato da questo tipo di clima, può ricordare Tolkien e il ” Signore degli anelli” ( la foto è dell’amico Ricky che viene spesso per lavoro a queste latitudini)

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l’arcipelago fu colonizzato dai norvegesi nel XI sec, il primo colono  pare fosse un certo Grimur Kambarce

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Un vichingo che costruì la sua casa a Furingur  sull’isola di Eysturoy nell’825, e queste belle ragazze in costume ci ricordano che la popolazione faroese
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è per la maggior parte discendente da questi coloni
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vorrei finire questo post in modo diverso da come è iniziato immergendomi in un mare di bellezza
scende veloce nel cuore
un vago tremore di stelle
si perde il mio sentiero
in un campo di fiori
si bagnano i ricordi
alla fonte eterna della luce
e non sono più sicura
se sia giorno o notte
Ventisqueras
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 le Faroe hanno un clima oceanico subpolare, risente dei benefici della corrente Nord Atlantica, lontane da ogni forma di flussi di aria calda garantisce inverni molto miti con la temperatura che si aggira intorno ai 3/4 gradi centigradi, ed estati fresche con temperature intorno ai 9,5/13,5 gradi centigradi. In questo tipo di clima la pianta del lupino ha la sua esposizione ideale, ed è per questo che se ne possono trovare distese magnifiche
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in tutti i periodi dell’anno sono nettamente prevalenti i venti occidentali o suboccidentali, pilotati dalla depressione d’Islanda,
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l’influenza del mare è quindi fortissima nel mitigare le temperature invernali, ma anche nelle improvvise variazioni climatiche, che complice un cielo sempre gonfio di nuvole rischiano di farci diventare fantasmi gocciolanti, ha ha ( mica poi tanto da ridere!!! 😦 )
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 si hanno altrettanto frequenti ampie schiarite, ma sempre controbilanciate da improvvisi rovesci che in inverno possono diventare nevosi, ma anche a primavera inoltrata e addirittura in agosto  superati i 300/400 m, s.l.d. m. si può vedere qualche spruzzata di neve
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questi luoghi sono frequentati da viaggiatori che cercano  poter vivere a contatto di un ambiente ancora poco contaminato, con natura aspra per il clima freddo, la pioggia, i venti, ma capaci di donare al primo sprazzo di sole quella luce che ben conosce chi ha viaggiato oltre il 60° parallelo!
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 Zone quali le Lofoten o Capo Nord ( ancora fuori fortunatamente le Svalbard  e la Groenlandia ) già troppo affollate e commerciali, mi mancava questo arcipelago  ed ho così colmato una lacuna che mi “urgeva”con una esperienza tutto sommato molto positiva.

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con questa immagine fra l'”usco e il brusco” vi saluto col secondo post dedicato all’ “arcipelago orchidea selvaggia ” 🙂

Ventisqueras

1) FærØer- Denmark -L’incantevole arcipelago” orchidea selvaggia”-The enchanting archipelago” Wild Orchid “-

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niente di più allegro che aprire il primo post sulle isole FærØer con il  Pulcinella di mare o Fratercula arctica  certo uno dei suoi più rappresentativi abitanti ornitologicamente parlando

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in grandi gruppi attestati sulle scogliere a picco sul mare popolano-limitatamente all’estate perché l’inverno lo passano interamente in mare aperto- le coste dell’Atlantico Settentrionale

 

qui nidificano sottoterra, espropriando le tane ai conigli

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questo buffissimo e coloratissimo uccello sembra essere molto ingordo a vedere dalla quantità di cibo che immagazzina nel suo capace becco

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non è straordinario? a me ricorda, col becco così spalancato, il bellissimo fiore della Strelitzia

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deve il suo nome vulgaris ( Pulcinella di mare, appunto) all’assoluta assomiglianza, anche nei colori, della celebre maschera napoletana

SaksunSe dovessi scegliere un’immagine  questa  sarebbe l’ideale  per sintetizzare le mie emozioni sulle isole Faroe: splendore della natura immersa nel silenzio e nella solitudine.

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Faroe, per semplificare le chiameremo così d’ora in poi anche se in lingua originale sono Føroyar, e in danese Færøerne.Il toponimo Fær Øer  la cui prima parte è attestata in norreno nella forma scritta fær, viene tradizionalmente interpretata secondo il danese fåre-øerne, “isole delle pecore”.

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Si è anche discusso sulla possibilità, data ormai quasi per certa, che il nome significhi ” isole remote”dall’antico germanico Far-Far-Faer.E remote e misteriose lo sono davvero!Quasi perennemente avvolte in una candida cappa di nebbia

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Litla Dimun la più piccola isola  dell’arcipelago,qui in una suggestiva visione

con la neve

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è l’unica  dell’arcipelago ad essere totalmente disabitataLitla-Dimun-Faroe-Islands

                   sorpresa romanticamente ad aggiustarsi un candido cappello! 

perennemente sotto un cielo di piombo,

il mare sembra uno specchio di ghiaccio

dove scivola la lontananza

in un viaggio

senza luogo nè tempo

Ventisqueras

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” orchidea selvaggia”  così mi è venuto  definirla, orchidea  con diciotto petali ( tante sono le isole dell’arcipelago  delle FærØer )  sbocciata dai rossi fuochi delle eruzioni vulcaniche al centro  dell’oceano Atlantico Settentrionale, ad ovest della Scozia e a sud dell’Islanda e della Norvegia, territorio indipendente della Danimarca, viene definita una delle mete naruralistiche più attraenti del mondo dal National Geographic Institute

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Non facile da raggiungere via mare, meglio un collegamento aereo da Copenhagen si atterra sull’unico aeroporto dell’arcipelago: Vàsar nell’isola omonima, costruito dagli inglesi per scopi bellici tra il 1942/3 durante la seconda guerra mondiale, quando occuparono pacificamente l’arcipelago

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I collegamenti interni sono ottimi con traghetti stile navette urbane, o provando l’emozione di viaggiare a bordo di un peschereccio, comprendono anche tunnel sottomarini per passare agevolmente da un’isola all’altra, o voli ben organizzati in elicottero

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la capitale è Tórshavn sull’isola di Streymoy, il suo nome significa Porto di Thor , in onore del Dio norvegese del tuono e del fulmine, conta circa 20.000 abitanti, pensate che nel 1900  essi erano soltanto 100 !!! Fondata nel X secolo può essere considerata la più antica delle capitali del nord

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il totale della popolazione dell’arcipelago non raggiunge le 50.000 unità, con una lingua e una cultura proprie anche se tutti gli abitanti parlano correntemente danese e inglese, rimangono ferventi  cultori delle loro tradizioni, fieri della propria origine

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che si fa risalire al IX sec, quando secondo la saga dei Faroesi   gli emigranti   lasciarono la Norvegia per fuggire alla tirannia di Re Harald I.

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Ogni luogo delle Faroe non dista mai più di 5 km. dal mare, e quindi  ancora gran parte della popolazione vive  dell’industria della pesca e dei suoi derivati

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Thorhshav è in tutto e per tutto simile ad una cittadina del nord-Europa

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vi si possono trovare tutti i comfort  ed i divertimenti similari

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il cattedrale di Thorshavn”Havnar Kirkja” è la principale chiesa dell’arcipelago

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costruita nel 1788, è in legno, come molte case della città vecchia, imbiancata e con tetto in ardesia, è frequentata dalla maggior parte della popolazione che è  di fede Luterana,   presente anche una piccola comunità cattolica, le cui origini sono tutte esterne alla popolazione locale

guardate che meraviglia questo video di Thorshavn versione invernale ( me lo sono goduto anche io, no no! non farò come Bruges, non tornerò qui a cercare la neve 🙂 e poi questa più che neve sembra panna montata! ) è il paese delle fate: un frozen ibernato!

                    Tinganes la città vecchia a Torshavn

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notate come le strade siano quasi sempre lucide di pioggia

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le abitazioni sono ben curate e quasi idilliache, i pochi fiori che crescono a queste latitudini sono soprattutto magnifici lupini, perfettamente documentati in questa splendida aiuola

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si vive una vita un po’ al rallentatore, senza la troppa ansia e fretta che contraddistingue le nostre dimensioni di popolazioni del sud, la gente è serena, tranquilla e molto ospitale

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Il paesaggio é dominato da ripide montagne, innegabilmente gli scenari sono spettacolari,

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unica difficoltà il clima, è veramente raro trovare giornate soleggiate ma allora risaltano incredibilmente i contrasti dei colori

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dati soprattutto dal verde incredibile che ricopre ogni superficie, il blu intenso dell’oceano e i colori vivacissimi delle case

beinisvoro-far-oerIl promontorio di  Benisvoro,

la seconda voce dell’economia locale potrebbe senz’altro diventare il turismo

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ma vi sono, per così dire, almeno un paio di controindicazioni, la prima è il periodo che si riduce ai soli 4 mesi estivi per visitarla

 

il secondo ( e forse più deleterio ) è il clima, nell’intero arco dell’anno sono pochissimi i giorni di pieno sole

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salutiamo questo primo incontro con l’arcipelago della Faroe con  immagini  di  paesini incontrati per strada, meglio forse definirli “gruppi di case”,  stanno addossate le une alle altre , come per proteggersi dai forti venti o farsi compagnia nella grande solitudine. Il rumore dei torrenti che scrosciano in mezzo alle abitazioni  dipinte, spesso è l’unico rumore che intona la natura e che fa sorridere il pensiero

Ventisqueras

 

 

2) Frederiksborg-Copenhagen-Denmark-I germani reali del lago Slotso-Gli interni del castello-Mallards on Lake Slotso-the Interior of the Castle

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Il sogno della notte si cancella, è l’alba di un nuovo giorno, ma il sogno del castello di Frederiksborg si desta con lei ed è ancora là, ancorato come una grande nave alla fonda sui tre isolotti del lago di Slotsø

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inizia con uno spettacolo nello spettacolo, uno stormo di germani reali ( beh, tanto per essere in tema ! 🙂 ) dal bellissimo e coloratissimo piumaggio, (solo per gli esemplari maschili le femmine hanno una livrea meno vistosa)

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stava dando prova dei loro  straordinari esercizi di volo

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maestosamente planando e decollando sul liquido cristallo del lago

63E3034-620x413ne avevo visti nelle oasi acquatiche , ma seminascosti dai canneti non facevano lo stesso straordinario effetto di qui allo scoperto! sono stata distratta per molto tempo nell’ammirare le loro inimitabili ed elegantissime evoluzioni ( e poi, è risaputo, io amo immensamente le oche che spesso vedo passare sopra la mia casa in Toscana  nel periodo delle migrazioni, trovandosi essa proprio sul percorso di due oasi acquatiche )

                                           I germani reali dello Slotsø 

maestosi vanno  planando
profanano l’acque immote
deturpando con la loro scia
il cristallo incorrotto, stagnante

    una danza di colori e piume

 con il cielo e le acque in dono

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quello che all’inizio fu una fortezza , divenuto per 100 anni residenza reale, ora è Museo Nazionale, con 70 stanze visitabili che compendiano 500 anni di storia della Danimarca, entriamo, dunque dal ponte ad “esse”

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proviamo  a dare una sbirciatina da una finestra…ma la magnifica grata  e i tendaggi dell’interno ce ne impediscono la visuale, entriamo dunque per una via normale :.)

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grandi gallerie luminose ci introduco in quella che fu una dimora di corte, questa è la Riddenshalen ( la sala dei cavalieri ) impreziosita dai grandi dipinti che li raffigurano sulle pareti

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da far girare la testa i soffitti di legno  dipinti, dorati e intarsiati

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da cui pendono lampadari a volte a dir poco stravaganti…non ne avevo mai visto uno con un cervo impigliato…chissà mai come sarà finito lassù!!! 🙂

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e guardiamo subito in faccia quello che fu l’artefice di tanto splendore :Cristiano IV nacque a Frederiksborg nel 1577 e salì al trono alla morte del padre a solo 11 anni. fu re di Danimarca e Norvegia, ebbe molti e vari interessi e decretò una serie di riforme interne, ma fu conosciuto soprattutto per la guerra di Kalmar o guerra dei trentanni che combatté con alterne vicende contro la lega  delle città Anseatiche e la Svezia, morì a Copenhagen nel 1648

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tutta in blu lucente la sala dove è esposto un globo celeste astronomico realizzato nel XVII secolo da Andrai Bosch

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mi sento molto frastornata  a passeggiare in simili splendori quasi toccando con mano la storia che qui si è fermata

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sul pavimento di marmo lo stemma reale come un indelebile tatuaggio

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la bellissima sala da ballo dove idealmente ho inserito le due ultime coppie reali che qui hanno celebrato i loro sponsali

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l’erede al trono Frederik con la bellissima sposa australiana Mary di origini plebee

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e il fratello cadetto Joachim con la seconda moglie Marie

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sperando che il loro letto di nozze sia stato più comodo e moderno di questo fotografato nel castello 🙂

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questo lo trovo decisamente migliore, anche se sempre molto attempato 🙂 credo avrei gli incubi a dormire in un letto così…mi verrebbero in mente camice da notte avvelenate ed altre simili bazzecole 🙂 Certo che anche la vita dei Re aveva i suoi lati inquietanti!

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dai quadri nella galleria dei ritratti reali gli antenati  osservano incuriositi i loro discendenti, che hanno modi molto disinvolti…i tempi cambiano!

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diamo ancora un’occhiatina in giro….

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Il castello divenne nel 1878 Museo Nazionale della Storia danese, vi si possono ammirare quadri, arredi, oggetti rari di quella che viene considerata la più longeva monarchia al mondo, tutt’oggi amatissima dalla popolazione

12522935_937486246306051_116242800202422455_nuna loggia aperta, situata sullo stesso piano della galleria, gira intorno all’edificio, dando accesso alla meravigliosa Cappella Palatina

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unica scampata di tutto l’edificio alla distruzione nel grande incendio. La pala d’altare e la cattedra decorate in oro argento ed ebano si devono a Jacob Mores di Amburgo

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all’estremità della galleria, sopra l’altare si trova un fantastico organo

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ideato da Compenius  nel 1610, celebre costruttore d’organi di Brunswich

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ogni castello abitato da una corte  che si rispetti ha la sue sala del trono, dove i sovrani ricevono l’omaggio dei sudditi ed esercitano il loro potere

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Frederiksborg ne  ha addirittura due, ma ritengo la prima con il leone di guardia e il doppio trono quella ufficiale

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con tutto questo gossip sui reali poteva forse mancare quello che è il suo simbolo più prezioso e conclamato? certo che no! eccole qua le due corone con cui vengono incoronati i re e le regine di Dsaimarca, d’oro massiccio e con gran profusione di preziosissime pietre

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notevole anche questa ma non mi è ben chiaro a chi o a che cosa servisse

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e anche stavolta voglio chiudere il post con dei fiori, codroipo bianchi e rossi, omaggio ai colori della bandiera danese

grazie dell’attenzione a presto

Ventisqueras

 

 

1) Frederiksborg- Slot -Copenhagen-Denmark-Il castello di Federico- Un castello, una fiaba che non finisce-A castle, a fairy tale that never ends

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tra verdi cuscini d’erba, sfiorato dall’acque  azzurre del piccolo lago Slotso a Hillerod  -30 km da Copenhagem- edificato su tre isolette è  il castello  in stile rinascimentale olandese di Frederiksborg  

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visto da un’altra angolazione brilla il rame dei tetti e il verde dei pinnacoli svettanti-tripudio di guglie e torri- in splendido contrasto col rosso dei mattoni e  l’inserimento di elementi in arenaria grigia

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Nel 1560 Federico II acquistò il maniero di Hillerod, costruito sull’isola più settentrionale, lo ingrandì e lo battezzò con il suo nome, Frederiksborg, in seguito tra il 1599 e il 1622 fu abbellito ed ampliato  da Cristiano IV che con questa opera volle magnificare la potenza del  suo regno  ( riuscendoci alla perfezione) e fu adibito a residenza reale per 100 anni,

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la spettacolare sequenza del castello e dei giardini contemplati dall’alto ne confermano tutta la sua magnificenza e superba bellezza, con un colpo d’occhio  davvero eclatante ( le immagini prese dall’alto non sono mie)

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ma scendiamo nei particolari e osserviamolo più da vicino: dei molti castelli visitati fino ad oggi questo è quello di cui ho il ricordo più compiutamente fiabesco

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a seguito di un grande incendio il castello subì danni importanti alla struttura e fu ricostruito quasi completamente nel 1859,  forse  per questo che intorno a questo castello non esistono leggende o non aleggiano fantasmi, saranno tutti finiti nel rogo…peccato

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un grande aiuto economico per la ricostruzione lo dette  J.C.Jacobsen proprietario del più grande birrificio danese  la Carlsberg

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ci facciamo un bel giro intorno al castello

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così da poter osservare insieme alle statue monumentali

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più da vicino i particolari delle costruzioni e le loro differenze di stile

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che hanno contraddistinto le varie epoche in cui sono stati edificati

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questo leone sembra molto infuriato e con la poderosa zampa sembra rudemente invitare un nemico invisibile a non toccare la sua preda ( posa l’osso si direbbe in Toscana, ha ha)le torrette rotonde di cui ne vediamo una nello sfondo

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e qui in primo piano, contraddistinguono l’ala cosiddetta della Principessa,      con scale a chiocciola che conducono al piano superiore         

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ora attraversando la magnifica porta di ferro con inserti d’oro

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si entra all’interno della corte al centro della quale si erge la fontana di Nettuno

11_dennmark_Frederiksborg_palacedurante l’occupazione di Frederiksborg da parte degli svedesi nel 1659

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fu privata delle sue statue in bronzo, realizzate da Adriaen de Vries(1623)

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Frederiksborg-Castle-Statue                      una serie di riproduzioni ha preso il loro posto nel 1888

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il ponte con il quale si accede all’interno è stato costruito a forma di “esse “per poter collegare alcuni edifici costruiti sull’isoletta più lontana, erano riservati alle cene  che si svolgevano alla fine delle giornate di caccia che si tenevano nelle foreste dei dintorni, ricchissime di selvaggina

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esso  conduce all’imponente torre della prigione (Fangetàrnet) che precede la  grandioso ala del castello di Cristiano IV.
 Oltre la fontana, uno splendido cancello sormontato da un frontone scolpito segna l’ingresso nella corte interna,
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   Frederiksborg
Altera corona  di pietra
t’elevi al centro d’acque chiuse
guglie ardite e severe torri
scolpite nel sogno sommerso
sempre ridestato
dal profondo
del lago.
Nella tua fiera bellezza
 ardi
negli immensi camini
visioni d’occhi di pergamena
per sempre chiusi
arrotolati
nell’oblio
che  ogni vita
cancella.
Ventisqueras
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a volte mi piace paragonare i luoghi che visito a qualche fiore, Frederiksborg lo ravviso ad una grande rosa gialla nel pieno della fioritura
grazie dell’attenzione, a presto
Ventisqueras

Giethoorn-Nederland- l’avete mai sentito nominare? … io no!…you’ve never heard of him? … not me!

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Avete mai sentito nominare Giethoorn?…riprendo il titolo che ho dato al post perché penso possa esprimere alla grande tutto lo stupore che ho provato nello scoprire questo piccolo angolo di paradiso

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Musica

zampillare in rosso

cammino

scarpe comode indosso

essere gentile con l’intero universo

posso?

Pioggia

di sole a più non posso

corro

scarpe comode indosso

posso essere felice per questo?

Ventisqueras

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Geitenhoorn-Corno di capra-da questo è derivato il nome di Giethoorn, riferito alle grandissime  e numerose corna di capra selvatica rinvenute nelle torbiere della zona, presenti  come simbolo nello stemma della cittadina

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fondata all’inizio del XIII sec. dalla setta dei Flagellanti( fuggiti dalle persecuzioni dopo che papa CClemente VI emanò la bolla che sanciva come eresia questa forma di fondamentalismo partita dall’Italia ed estesa a tutti i paesi del Nord Europpa)  che trovarono in questa zona paludosa un rifugio sicuro, attualmente è abitata da circa 2.600 abitanti

 

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viene chiamata la” Venezia Verde”, e davvero Venezia su al Nord esercita un grande fascino se ad ogni  luogo particolarmente bello situato sull’acqua viene sempre attribuito l’appellativo di “Venezia”.Sinceramente, ed è già la seconda volta che lo dico, non può esserci paragone con l’unicità di Venezia!

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Ben  175 ponti collegano canali e laghetti di questo parco naturale acquitrinoso costellato di antichissime torbiere.Un verdissimo tappeto erboso ricamato di canali

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che diventano candidi merletti quando l’inverno e la neve dona ancora più suggestione al paesaggio, permettendo oltretutto  alla popolazione di praticare uno dei loro sport  prediletti: il pattinaggio sul ghiaccio, trasformando i canali in lunghissime piste naturali

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situata a circa 120 km da Amsterdam nella provincia di Overissel, a est nei Paesi Bassi,

andiamo a fare un giro per i canali?

 

il video fa rivivere in pieno l’atmosfera di Giethoorn , il silenzio è rotto solo dal frusciare dei remi nell’acque limpidissime, dal cinguettio di centinaia di uccelli che non smettono un istante di comunicare la loro gioia, interrotto a tratti dalla voce roca dei superbi cigni che con la loro eleganza rendono ancora più delizioso lo snodarsi delle vie fluviali.Inoiltre c’è immancabile ronzio dei razzi delle biciclette che passano in un soffio e si spengono piano piano

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questa è la vera atmosfera che qui si respira, lontani da ogni forma di rumore fastidioso, la cittadina si può raggiungere solo a piedi ( ecco le mie scarpe comode infilate nel testo poetico !!!) in bici o in barca…che meraviglia!!!!!

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a Giethoorn non esiste solo la bellezza paesaggistica ma ci sono almeno tre musei interessantissimi, di cui accenno  le peculiarità

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I Musei sono De Oude AArde ( la vecchia terra ) che ospita cristalli, minerali ed altri reperti fossili ritrovati nelle torbiere, con una raccolta veramente ragguardevole

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Giethoorn-Holland-1Il Gloria Maris 

dove si espongono bellissime conchiglie o composizioni appartenenti

al mondo marino che un tempo toccava questi spazi65

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che ci proietta in una fattoria dell’800 ricostruita nei minimi dettagli

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senza dimenticare le popolarissime biciclette,

che ci raccontano molto dell’amore e del rispetto

che questa popolazione ha per la natura

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Una lacrima di cristallo suona un violino di carta

tra le verdi foglie mosse dal vento

le Najadi agitano ventagli di giunchiglie.

Le rane, greggi dell’acqua, fanno risuonare

i loro cra-cra come tamburi nel silenzio della lontananza

che presto avrà un trono d’ombra

 Ventisqueras

ancora parole di tristezza nel lasciarmi alle spalle luoghi di magia,

eppure…

dovrei essere lieta per averne assorbito la loro carezza vellutata

sul viso e sulle mani

lasciando l’Olanda per salire ancora più a nord.

Un sorriso, un grazie un saluto a voi che mi onorate della vostra presenza

3 ) Delft-Nederland-Jan Vermeer e la scuola dei ” Primitivi” fiamminghi-Jan Vermeer and the school of “Primitive” Flemings

 

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ho sempre iniziato i post da Delft con immagini  in cui le biciclette recitavano il ruolo da protagoniste in un certo senso mantengo la tradizione mettendole contro un dorato e suggestivo tramonto, presagio di un addio. Si dice sempre ” poi torno ” ma difficilmente è così, si cercano altri luoghi sconosciuti da amare…ad ogni modo il posto di primo  piano in apertura di pagina l’ho dato alla sensualissima” Griel” di cui parlerò in seguito, perché in questo post è lei la vera protagonista

oude-kerk-delft1Oude Kerk ( Chiesa Vecchia) trovo abbastanza strana la denominazione semplicistica  “Chiesa vecchia”-” Chiesa,-Nuova”, ( questa già presentata nel  secondo post su Delft ) di solito alle chiese del nord si danno nomi bellissimi in particolare dedicati a Maria. Iniziata a costruire  nel 1246 è famosa perché custodisce le spoglie di Jan Vermeer suo illustre cittadino, La chiesa è posta in una bella cornice urbana sull’Oude Delft, è molto evidente l’inclinazione del campanive verso destra, dovuta ad un cedimento del terreno frutto di grandi lavori eseguiti al tempo per la ristrutturazione del canale (si ama dire qua e là ” ci sono le Venezie del nord”, in realtà di Venezia ce n’è solo una e irripetibile!!!!…sarà questa la Pisa del nord per il suo campanile che pende? he he ebbene sappiate che anche di Pisa ce n’è solo una e irripetibile !)

Vermeer-view-of-delftquesta magnifica veduta di Delft è uno dei capolavori di Jan Vermeer nato qui nel 1632 sec, e mai allontanatosi dalla città dove morì nel 1675  a soli 43 anni, una copia del  quadro si trova esposto nel museo locale a lui dedicato dddd in  questo autoritratto si raffigura estremamente serioso ( un bel tenebroso si direbbe nel linguaggio moderno) eppure nella sua città il suo universo di luci  e di colori rivoluzionando l’arte figurativa ed anche la pienezza della famiglia nella quotidianeità, ebbe ben 11 figli.Purtroppo per iniziative sbagliate morì travolto dai debiti e a due anni dalla sua morte la moglie chiese il fallimento finendo sul lastrico, situazione riconducibile a molti grandi nomi della pittura.

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al museo Mauristhuis dell’ Aia si trova insieme al quadro della veduta di Delft il suo  più celebre: La ragazza con turbante/ o dell’orecchino di perla  Si racconta che la ragazza dell’immagine fosse innamorata del Maestro,( domestica e musa di Vermeer )              

                                        olio su tela di 44,5 cm x. 35 cm.

La riscoperta di Vermeer ( rimasto a lungo misconosciuto) avviene nel 1995-1996 in occasione della retrospettiva allestita al Mauritshuis e alla National Gallery of Art di Washington. Ma già a partire dalla fine dell’Ottocento critici e storici dell’arte iniziano ad elogiare il valore dei suoi quadri.

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posta di tre quarti rivolta verso l’osservatore ha lo sguardo languido dolcissimo, da cerbiatta, la bocca umida, socchiusa con due pennellate di rosa al lato a dare il tocco della genialità,  sembra voglia implorare amore, ma anche esprimere con forza le sue ragioni. 

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                         lo sguardo intenso, languido, maliziosamente ammiccante             0  

c’è poi quell’orecchino di perla, enorme che sembra raccogliere e riflettere tutta la luce, in contrasto col turbante che riconduce alle sue umili origini.La grande abilità tecnica di Vermeer è tattile in tutte le sue opere ma in questa la sua genialità esplode con una delle più belle espressioni di donna nella determinazione nello sfidare apertamente tutti i tabù dell’epoca e della sua condizione sociale senza nulla perdere della femminilità della sua anima

Film-600x480 prima dell’uscita dei film  del regista Peter Webber girato nel 2003 ( Girl with a Pearl Earring ) ispirato al romanzo omonimo di Tracy Chevalier, la conoscenza dell’opera era limitata ai cultori dell’arte pittorica, dopo la presentazione del film si ebbe il grande boom che ha fatto diventare questo quadro e la ragazza effigiata una icona quasi come la Gioconda di Leonardo, interpreti del film Scarlet Johansson ( resa particolarmente somigliante da un buon trucco ) e Colin Firth entrambi i personaggi ruotano intorno alla vita del pittore. per lei  fu scelto il nome di fantasia di Griel essendo assolutamente ignoto quello reale,il film fu candidato a ben tre premi oscar

                           …è solamente un bacio

Unghiata di carne

a intervallare la morte del tempo

fame

sete bruciata

nello sprofondato ardere di un abbraccio

aggrappata in apnea sul tuo grembo

in deriva al piatto orizzonte

un bacio

mi si spezzano gli occhi e le reni

e tu dici

…è solamente un bacio.

Ventisqueras

                                La scuola dei “Primitivi” fiamminghi

Quando la parole “primitivo” significa cominciare da principio, Jan Van Eyck ( di cui ho analizzato il suo capolavoro in un post dedicato a Bruges) ne è il capostipite assoluto.In contemporanea col Rinascimento Fiorentino, agli inizi del ‘400 si sviluppò nelle Fiandre la grande pittura del Primitivi Fiamminghi.Il rinnovamento artistico in Toscana si basa sulla centralità dell’Uomo secondo i concetti dell’Umanesino, nelle Fiandre la ricerca si svolge soprattutto intorno all’Uomo,

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Rigier Van der Weyden ( 1400-1464 ) conosciuto anche come ” Rogelet de la Pasture” che non è altro se non la traduzione del suo nome in francese  essendo nato a Doomik, oggo Tourmai, in Olanda, a pochi Km dal confine francese. La  Deposizione qui sopra raffigurata  e forse il suo massimo capolavoro, dipinta per  la chiesa di Notre Dame du Dehors si trovas ora esposta al museo del Prado a Madrid

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opera di grande drammaticità e vigore si pensa che sia la parte centrale di un trittico parzialmente scomparso, il dipinto ha l’insolita forma di una T rovesciata le figure vi si stagliano con notevole senso plastico.Il fulcro è la figura esangue del Cristo, la partecipazione fisica ed emotiva di Maria sembra evocare i Misteri, testi religiosi come L’imitazione di Cristo” molto in auge in quell’epoca.

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n precedenza, nella seconda metà del Trecento, gli artisti fiamminghi erano migrati in Francia presso le corti degli aristocratici di sangue reale; si trattava essenzialmente di miniaturisti, primi fra tutti i fratelli De Limbourg, che operavano nello stile gotico internazionale

87874124_ol’assoluta meraviglia di questa lacrima che tracima dall’occhio

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Van der Meyer fu anche un grande ritrattista

Isabella_of_portugalfino da bambina ero rimasta affascinata da questo ritratto di Isabella del Portogallo finita in Belgio come sposa del re, che io chiamavo ” la Dama con le corna” chissà poi magari era vero, ma beata innocenza non ne conoscevo il malizioso sottinteso!

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Petrus Cristus, ( Baarle-Hertog 1410 Bruges 1475 circa)  si hanno scarse notizie sulla vita, non è certo neppure il suo nome, che è stato dedotto dalla sua firma PETR XII apposta sui dipinti.Appartenne alla cosidetta ” seconda generazione” dei Primitivi Fiamminghi, quella fase della pittura delle Fiandre legata alla nascita della sua straordinaria scuola, la più importante con quella Toscana nel panorama delle arti figurative Europee del quattrocento

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lo stile del Christus rese ispirazione da quelle del realismo minuto di Van Eyck

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Sant’Eligio nella bottega di un orefice, Metropolitam Museum New York.Alcuni ipotizzano anche di un suo viaggio in Italia poiché fu il primo artista fiammingo ad adottare una costruzione spaziale geometrica e razionale della prospettiva a punto di fuga unico, non ci sarebbe da stupirsi, molti suoi amici erano italiani e quasi tutti provenivano dalla ToscanaHans-Memling-arte-672-Last-Judgment-Triptych-central-panel-Maiestas-Domini-and-Archangel-Michael-with-the-scales-weighing-the-souls-Detail

Hans Memlin,  pur se nato in Germania a Aschaffembourg in Baviera intorno al 1433, può considerarsi a pieno titolo nella seconda generazione dei Primitivi fiamminghi, trasferitosi a Bruges a 30 anni ( dove morì nel 1494 ) nulla si sa di questo periodo giovanile.Una delle sue opere più famose è il Giudizio universale conservato nella cattedrale di Danzica, qui sopra un particolare con L’Arcangelo San Michele che sguainando la spada scaraventa negli inferi i dannati

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austero questo Cristo Benedicente     L’opera di Memling delicata nei colori, caratterizzata da forme di estrema grazia venne presto notata anche in Italia dove i grandi bamchieri e mecenati come i Medici di Firenze dedicavano grande attenzione e finanze all’Arte del tempo

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Hans_Memling_Maria-Portinari-arte-672Dopo la morte del suo maestro Rogier van der Weyden avvenuta nel 1464, Hans Memling continua a dipingere opere d’arte sacra nel rispetto delle tradizioni pittoriche fiamminghe, limitandosi ad addolcire le espressioni dei personaggi ritratti. come dimostrano questi straordinari ed espressivi ritratti di donna

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Adamo ed Eva
si possono ammirare al Belvedere Superiore di Vienna Kunsthistorisches Museum,i pittori  fiamminghi dell’epoca erano abituati a considerare la creazione di una pala d’altare, un lavoro artigianale, da fare a più mani, dove ogni pittore si occupava delle parti che gli venivano meglio: c’era chi faceva solo i fiori, chi faceva i visi, chi lo sfondo.Per questo motivo molte opere, forse dipinte da Hans Memling, sono state attribuite al suo maestro o ad altri collaboratori.

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La mia opera preferita Gli Angeli Musicanti, posso solo immaginare la melodia dei loro suoni celestiali ma sono certa che assomiglia alla loro delicata bellezza 

Il mio grande amore per l’Arte e la pittura spero possa esservi gradito, nelle mie piccole espressioni ed attenzioni di appassionata, chiudo questo post con una definizione del pittore espressa da  Pablo Picasso

è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto 

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ed a proposito di quello che si è visto, ancora qualche bella immagine : uno spettacolare balconcino ( ed anche qualcosa surreale ha ha come questi zoccoli di legno carenati!) prima di salutare definitivamente Delft per salire ancora più a nord:

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un trenino a vapore che ancora fa servizio sfilando con le rotaie fra i canali  

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e che dire di queste originalissime fioriere formate dal classici zoccoli colorati! un abbinamento che un po’ rappresenta l’Olanda stessa: fiori e zoccoli di legno! un grazie per la vostra attenzione e un arrivederci a presto ( senza dimenticare gli immancabili tulipani in una visione che rasenta il sublime! 🙂

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Ventisqueras

Keukenhof -Lisse-Nederland- il sogno dei tulipani nel giardino fiorito più grande al mondo- the dream of tulips in the world’s largest flower garden

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 Buona Pasqua- Joyeuses Pâques – Happy heaster- Vrolijk Pasen- Feliz Pásco- Feliz Pascua de resurrección- Frohe Ostern- Glad påsk- Счастливой Пасхи -ハッピー イースター-

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qualche anno fa, quando ancora non tenevo un blog,   una Pasqua molto alta mi parve l’ideale per visitare l’ Olanda che ancora non conoscevo, ma soprattutto per bearmi dell’incredibile e spettacolare fioritura dei tulipani e delle altre magnifiche varietà di bulbi che schiudevano i loro petali in quel periodo, ed è  con quel ricordo e quei colori che voglio farvi gli auguri per questa festività dell’anno 2016

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visitai Amsterdam, Rotterdam ed Haarlem, ma soprattutto ero interessata a Keukenhof un luogo veramente incredibile, a soli 35 km sud da Amsterdam.Il più bello e il più grande parco fiorito al mondo 

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vi si ammira ogni varietà e colore  di tulipano, tutti all’unisono fioriti in 32 ettari di terreno, più di sette milioni di bulbi compresi narcisi, giacinti,  muscari, e ogni altro tipo di bulbo che fiorisce in quel periodo!
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qualcosa da non credere, che abbaglia gli occhi e li fa stropicciare in continuazione, per esser certi di non avere le traveggole
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 rapiti da tanta bellezza che la natura con la complicità e la  passione dell’uomo può regalare. Al suo interno anche uno dei classici mulini che caratterizzano l’Olanda, vi si puà salire ed avere una panoramica mozzafiato del parco
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l’idea di creare il Keukenhof venne al sindaco di Lissie ( che è una cittadina poco distante) nel 1949,
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insieme a coltivatori del posto diedero vita a questo spazio che doveva rappresentare una specie di mostra all’aperto per far conoscere le novità delle ultime ibridazioni di tulipani.
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forse non si sarebbero mai potuti immaginare di arrivare a creare un ambiente così esclusivo ed unico al mondo
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 è incredibile la perfezione che in ogni angolo del giardino, senza una sbavatura, senza un ciuffetto d’erba fuori posto ci accompagna nel passeggiare tra i viali e vialetti
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 abbagliati dalla lucentezza dei fiori, dagli accostamenti arditi di varietà e colori
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Invincibile alchemica presenza

oscilla fra i rami

sfolgorio d’oro in luci devastate

s’ingombra

non ha ora, né luogo, né presenza

s’esalta e s’inchiara

di purezza e Bellezza soltanto.

Ventisqueras

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non è difficile immaginare come questo parco botanico sia uno dei luoghi in assoluto più fotografati al mondo anche se resta aperto solo per 2 mesi all’anno, giusto il tempo della fioritura 

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zampilli di fontane, pavoni che pur esibendo il loro ventaglio di piume sembrano scomparire difronte alla maestositò del luogo, giochi di pietre nell’acqua, tutto qui è perfezione e meraviglia

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messo quasi a fare da sentinella subito fuori dal parco il castello di Keukenhof ( da cui il parco prende nome)

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di notte con tutte le luci accese..farà la guardia ai ladri di tulipani?

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certo aggiunge un tocco  di romanticismo in più ed anche di mistero, sono rimasta per un po’ a scrutare le finestre incorniciate dai rampicanti sperando si affacciasse una bella castellana in antico costume…he he mi spingo sempre troppo oltre con la fantasia 🙂

peccato non sia visitabile

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difficile scegliere un’immagine emblematica del parco di Keukenhof per salutarlo e salutare  voi…questa così sognante  mi sembra perfetta

di nuovo i miei più affettuosi auguri di Buona Pasqua a tutti gli amici e i lettori

Ventisqueras

2 ) Delft- Nederland- La compagnia delle Indie -the East India Company

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 Nata di primavera ( oggi avrebbe compiuto 85 anni )

 Amici e lettori carissimi stamane passando dal Blog ho notato un avvenimento molto strano, tantissime visualizzazioni sul post che il 13 maggio 2013 avevo dedicato ad una Grande Poetessa che molto amo, il mio piccolo omaggio, contemporaneamente ho visto che Google le dedicava l’apertura, ed allora ho capito! non potevo restare indifferente a questo ed ho anche pensato, come già un caro amico e commentatore mi aveva fatto notare che in questo post -DELFT 2- non avevo presentato nessun testo poetico, le ragioni erano altre, ok, ma ora credo  alla luce di una qualche ed imprevedibile magia l’unico testo poetico doveva e poteva essere solo il Suo, della Grande Alda! mi sono commossa ci credete?, Allora ancora a Lei e a tutti coloro che la amano va il mio grato  saluto e pensiero Ventisqueras

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Inizierò questo secondo capitolo dedicato a Delft così come il  primo: una bicicletta qui in prospettiva con le coltivazioni di tulipani, ma li primo argomento di cui parlare sarà quello della Compagnia olandese delle Indie orientali (Vereenigde Geoctroyeerde Oostische Compagnie  forse meglio conosciuta con la sigla  VOC  la cui intensificazione fu all’origine dello sviluppo e dell’agiatezza della nazione

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questo nome  evoca fantasie di viaggi favolosi nel lontano ed allora semi-sconosciuto oriente

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la storia di Delft si può dire che iniziò  contemporaneamente alla sua ascesa, questa stampa d’epoca ci fa immaginare come doveva essere

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questa è la riproduzione fedele di un galeone con cui i mercanti intraprendevano i grandi viaggi commerciali verso l’est del mondo

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la Compagnia delle Indie qui a Delft aveva sede in grandiosi palazzi  edificati sull’Oude Delft, Delft-300x225

alle numerose sedi delle città olandesi si contrapponevano, ovviamente quelle situate in oriente

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questo è l’edificio principale della compagnia in Delft l’Oost Indich Huis, Fondata nel 1602 già nel 1650 cominciò ad avere le prime difficoltà dovute alla concorrenza delle compagnie Inglesi e francesi  delle guerre cruente che le coinvolsero e non ultimi gli attacchi dei pirati attratti dalla preziosa mercanzia stipata sulle navi,

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ma anche per i brutali metodi di insediamento nelle colonie, che impedirono un pacifico e costruttivo dialogo con la popolazione.. Nel 1800 a causa dei grandi debiti la gloriosa compagnia venne sciolta, assorbita in gran parte da quella Inglese.

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le famosissime porcellane conosciute come Delft blu

8231077463_4ba63991c0Viola_Sorbet-DelftBluela  pregiata  lavorazione artistica della porcellata  iniziata nel 1640  comprendeva ben 32 fabbriche e non aveva concorrenza fino all’importazione della stessa dalla Cina attraverso la VOC, ora rimane solo una fabbrica a produrla: la  Porceleyne Fles (  i cinesi combinavano guai già fino da allora!!! )

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Nieuwe Kerk ( Chiesa Nuova ) costruita in pieno gotico nel XIV sec. e terminata dopo due sec. nel 1510 e nonostante abbia i suoi begli annetti la si continua a chiamare così. Il suo campanile per altezza è secondo solo a quello di Utrecht sempre in Olanda

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la chiesa è situata al centro della città nella piazza dell’antico mercato ( la Markt )

Am32la Nieuwe Kerk è uno spettacolo visivo eccezionale con il suo campanile-torre che diventa un tutt’uno con con la chiesa così diversa dalle consuete architetture ecclesiali

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è possibile salirvi fino in cima ( eh, ma che faticaccia! ) per ammirare il panorama della città e dintorni