Firenze: Bella di notte

Entro dei ponti tuoi multicolori

L’Arno presagio quietamente arena

E in riflessi tranquilli frange appena

Archi severi tra sfiorir di fiori

Azzurro l’arco del’intercolonno

Trema rigato tra palazzi eccelsi

Candide righe nel’azzurro:persi

Voli su bianca gioventù  in colonne.

Firenze – Dino Campana

“Firenze stanotte sei bella in un manto di stelle

che in cielo risplendono  trepide come fiammelle”

canta un antico song della tradizione fiorentina…E se non siete mai stati a Firenze cercate di essere lì  in una notte stellata

salite al piazzale Michelangelo e contemplate la città in  silenzio in tutto il suo splendore.Santa Maria Novella come isola felice risplende sui tetti addormentati

Ph.Gabriele Mantellini 👏👏👏❤

a volte è  la Dea Diana sta a dondolare su una esilissima falce di luna in sorprendersi sospesa sullo spettacolare complesso del Duomo di Santa Maria del Fiore e del campanile di Giotto

altre la Dea si fa piena e rotonda e si ferma incantata sulla cima della cupola proprio lassù  dove la Croce  svetta come a fermare il tempo

è  nel’ora che tutto  raccoglie il rosso del tramonto che l’ardita sagoma del Davide si staglia oscura troneggiando

o si fa appoggiare dal’indiscreta luna sul tardi,  un sospiro innamorato sulla spalla

Ph.Enrico Fontanelli ❤👏F


in centro allumano le luci alle finestre mentre decrescono i passanti

il fiume accoglie tutti i colori del cielo e li raduna sotto i ponti

l’ultimo bacio del sole al Ponte Vecchio

e la notte danza tra lo splendore dei ponti che sembrano scorrere sul’Arno al’ infinito

…Siamo agli Uffizi. ..che dite entriamo senza farci vedere?

Tra le grandi Opere d’Arte capolavori unici universalmente conosciuti ho scelto due dipinti di minuscole dimensioni colmi di Bellezza e fascino che m’incantano e commuovono

Masaccio 1401/1428 “La Madonna del Solletico” chiamata cosi per il moto giocoso della Madre verso il figlio…difficile vedere in un dipinto un gesto così dolce disceso alla dimensione umana 💕


È di
Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai soprannominato Masaccio, questo capolavoro di minuscole dimensioni ( 24×18 cm.)stupefacente per la perfezione racchiusa in cosi poco spazio.Il dipinto era stato commissionato per la devozione privata del cardinale Casini per questo viene anche chiamata Madonna Casini.Non si hanno notizie sulle vicende antiche del quadro ma fu per ben due volte trafugato ( la prima dall’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale, ed entrambe le volte recuperato da R. Saverio. Riscoperto soltanto nel 1947 il primo ad attribuire al Masaccio ( uno dei precursori del Rinascimento a Firenze) fu nel 1950 il Longhi.

È  agli Uffizi dal 1988.Elemento particolare il corallo rosso al collo del Bambinello: amuleto di origine antichissima.

Rosso Fiorentino “Putto che suona” o “Angiolino musicante” olio su tela 39×47 datato 1521 firmato Rubenus Florentinum

Rosso Fiorentino al secolo Giovan Battista di Jacopo Gasparre uno tra i maggiori esponenti degli “eccentrici fiorentini”pionieri del manierismo, fu allievo di Andrea del Sarto

agli Uffizi dal giugno 1605, prima che se ne scoprisse la firma durante un restauro il dipinto fu erroneamente attribuito al Beccafumi

tocchi di rosso a ravvivare l’opera di grande estrazione cromatica esaltata da scintillanti passaggi chiari conosciutissima a livello. mondiale.

Angiolino musicante

l’onde rosse arruffate dei capelli

navigano un mare celestiale

piccoli sogni

piccoli sonni

sembra il capolino ciondolare

Ventisqueras

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Rocca Calascio – L’Aquila- un Castello tra le nevi, Territorio dei lupi e la transumanza.A Castle of the snow.Territory of the wolves

Nel clamore del tramonto sorge il Castello di Rocca Calascio emergendo come un fantasma dal Medioevo

inserito dal National Geographic tra i 15 più bei Castelli del mondo, per la sua posizione panoramica altamente scenografica è  stato scelto come set cinematografico di film cult famosissimi  “Lady Hawke“1985 e In nome della rosa” 1986

i lupi che sono tornati a popolare i monti del’Abruzzo lo hanno scelto come habitat e non è  raro vedere la loro sagoma elegante e fugace stagliarsi nel candore del manto nevoso

situato ad un’ altezza di 1450 m.s.l.m. inserito nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è  tra i più  elevati Castelli d’Italia e simbolo della Regione Abruzzese

la sua costruzione dovuta probabilmente a Ruggero d’Altavilla fu iniziata in pieno Medioevo: nel XII Sec. dopo la conquista Normanna (si calcola  nel 1140) con funzione di Torre di Guardia o di avvistamento

lupi aquile e falconieri le visioni selvagge di Rocca Calascio

fece parte con altri 3 comuni della celebre baronia di Carapelle e ne seguì  le vicende storiche fino al 1806, anno di abolizione del feudalesimo

nei secoli seguenti vi si instaurarono molte fra le più  potenti Casate del loro tempo  tra cui i Piccolomini, i Cattaneo i Medici di Firenze( che a Santo Stefano di Sessanio avevano i loro traffici per la lana ) e i Borbone.

Rocca Calascio domina la valle del Tirino a poca distanza dalla piana di Campo Imperatore, il Castello è  visitabile anche nelle ore notturne in uno scenario incomparabile,  un tempo vi si accedeva attraversando  un ponte levatoio di legno con uno sbalzo di 5 metri, ora vi si sale agevolmente da una rampa

sul sentiero che porta a Santo Stefano di Sessanio sorge il Tempio a pianta ottagonale dedicato a Santa Maria della Pietà datato intorno al  1560, la leggenda vuole che sia stato edificato nel punto in cui la popolazione sconfisse una banda di feroci briganti provenienti dai confinanti  territori pontifici

foto Mario 89

il Tempio ( ora semplice oratoio )visto dal Castello forma un insieme armonioso con  il paesaggio che li circonda

foto Pagliai

nel 1806 la Rocca  venne in parte distrutta insieme al borgo di Calascio da un forte terremoto. In seguito restaurata mentre il paese rimase per lungo tempo disabitato e in rovina

alla fine degli anni 90 una giovane coppia di coniugi romani vi si stabili’ costruendo un edificio turistico, con il loro esempio dando valore al sito

lentamente il borgo venne ripopolato

ora vi abitano stabilmente circa 10 persone, ma altre hanno riattato diverse dimore per i periodi della villeggiatura.

la notte con le luci che sembrano piccole stelle scintillanti sulla neve il borgo sembra abitato dalle fate e si sta col fiato sospeso in attesa di vederne una uscire dalla porta di casa😊

la vicina piana di Campo Imperatore a primavera riveste i prati sconfinati di migliaia di crocus violetti

bottoni d’oro che risplendono al sole, papaveri e margherite colmano le amene  montagne che circondano Rocca Calascio in uno spettacolo indescrivibile: il Corno Grande la Maiella i Monti Marsicani la serrano un abbraccio di maestosa bellezza

LA TRANSUMANZA

“Settembre, andiamo è  tempo di migrare ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian  li strazzi e vanno verso il mare

scendono all’Adriatico selvaggio

che verde è  come i pascoli dei monti ”

da Pastori di Gabriele D’Annunzio

fino a pochi decenni fa l’antica e dura vita dei pastori ripercorreva la tradizione della transumanza che  si rinnovava ad ogni primavera ed autunno, fedeli bellissimi e favolosi nel controllo e difesa delle greggi i candidi “pastori abruzzesi” accompagnavano gli amici umani nelle lunghe migrazioni

nell’autunno si lasciavano i freschi pascoli d’altura mentre incombeva la neve cercando il clima mite del mare

attraversando i borghi sperduti sulle montagne un gran concerto di campanacci  e belati  come un’onda sonora si spandeva nelle valli, lontano

andavano per gli antichi tracciati in terra battuta già  pervorsi dai Sanniti e dai Romani che vengono ora chiamati TRATTURI.L’ultima transumanza fatta a piedi risale ormai al lontano 1968

I Tratturi sono tre strade, le più antiche d’Italia :

Il primo L’Aquila -Foggia chiamato anche Magno, lungo ben 200 km. che aveva due soste importanti a Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio

questo che sembra un igloo in pietra era uno dei rifugi cui si riposavano i pastori

in questa vecchia immagine si documenta il riposo dei pastori e del gregge: hanno appena raggiunto il mare.

Gli altri due Tratturi facevano il percorso Celano-Foggia e Pescasseroli-Candela

le moderne transumanze vengono percorse dai pastori accompagnando le greggi con i muli o con i cavalli

….E per tetto un cielo di stelle

Prendo note sulla punta delle dita

a stendere tra finestre chiuse e sottotetti

i bisbigli delle stelle che gocciano sulla melodia dei ricordi

a battere tasti silenziosi.

Passa e ripassa il vento sulle soglie addormentate

elemosinando piccole perle di luce

miste a filamenti di giorni asciutti dietro

la trasparenza dei vetri

Uno stuolo turrito di sogni mi colma gli occhi

fino all’orlo

…E per tetto un cielo di stelle

Ventisqueras

alcune immagini sono prese dal web

Leonardo da Vinci il più grande Genio mai esistito ❤ 2 maggio 1519 Amboise – 500 anni dalla sua morte

autoritratto del Maestro non di certa attribuizione, mi piace ricordarlo così 

❤quest’anno ricorrono i 500 anni dalla morte ( 2 maggio 1519 ad Amboise) del più Grande Genio mai conosciuto al Mondo LEONARDO DA VINCI…Il fatto che sia venuto alla luce a pochi km da dove abito io e passeggiato e visto sorgere albe e stelle, respirato la mia stessa aria mi fa sempre emozionare….il piccolo borgo di Vinci immerso nella bellezza dei colli e sovrastato dal Castello dei conti Guidi è  meta continua di reverente pellegrinaggio per conoscere i luoghi che hanno visto il passaggio di questa Stella luminosa

ammantato di neve è  ancora più suggestivo

dal monumento a lui dedicato traspare la severa Rocca

il casolare in pietra dove è  nato e vissuto con il nonno che lo ha riconosciuto ( figlio illegittimo di suo figlio Ser Piero notaio in Firenze ) e tenuto con sé fino all’età  di 9 anni quando per  le sue grandi doti artistiche è  stato indirizzato verso la Bottega del Verroccho presso cui già lavoravano illustri esponenti della pittura rinascimentale

i volti purissimi dei suoi Angeli ci raccontano che hanno visto il Paradiso

questo mio piccolo e frettoloso omaggio si concentra su due quadri che io particolarmente amo proprio per la Bellezza dei suoi Angeli che mi rappresentano la parte spirituale e incontaminata dell’essere umano

il primo è  “L’Annunciazione ” del 1473/75

che si può  ammirare alla Galleria Uffizi in Firenze

di cui aggiungo in sequenza qualche altro squisito particolare

L’Ave di Guido Valeri

La campana ha suonato
e l’Angelo è venuto.
Lieve lieve ha sfiorato

con l’ala di velluto
il povero paese;
v’ha sparso un tenue lume
di perla e di turchese
e un palpito di piume;
ha posato i dolci occhi
sulle più oscure soglie…
Poi, con gli ultimi tocchi
cullàti come foglie
dal vento della sera,
se n’è volato via:
a portar la preghiera
degli umili a Maria.

questa dolcissima e ingenua Poesia imparata a memoria con le prime nozioni alle elementari mi ha catapultata nel mondo degli Angeli…Era come ci fosse un piccolo segreto tra loro e me…poi li ho riconosciuti in questi due dipinti di Leonardo e ogni tanto li vedevo comparire nei grandi prati di margherite a primavera ( ora vi hanno costruito ville con piscine )

o mentre coglievo profumate viole mammole, specchiarsi nelle pozze d’acqua delle prode…Se dicevo di vederli mi accoglievano con un sorriso ma io lasciavo perdere mi bastava di essere la sola a conoscerli.Col tempo dell’infanzia se ne sono andati insieme all’innocenza eppure qualcosa di loro continua a restare in me e i dipinti di Leonardo a ricordarli

l’Angelo della “Madonna delle rocce” è  l’altro da me conosciuto

una perfetta visione

angelica

riflessa nella Poesia di questo quadro esposto al Louvre -Parigi -e datato 1483/86 di cui ne esiste un’altra versione esposta alla Nathional  Gallery  di Londra.

Ai suoi e miei Angeli

❤Ventisqueras

Castelluccio di Norcia Perugia- un piccolo sogno di neve e fiori…A dreams of snow and flowers

…E si inizia come a raccontare una fiaba:

C’era una volta un paesino arroccato sopra un cucuzzolo dei monti Sibillini a 1452 m.s.l.m.

uno dei centri abitati più elevati dell’Appennino, gli abitanti furono  circa 150, nell’ultimo censimento ( 2011) poi ridotti a 120 ma ora i residenti sembra siano 8 soltanto. Vivevano una vita quieta divisa tra la semina, il raccolto delle lenticchie e la pastorizia

Castelluccio non è  solo un delizioso antico piccolo borgo ma emozione, luogo magico dove uomo e natura si fondono e ritrovano intatta la loro armonia

posto sulla sommità  di un piccolo colle che domina uno dei più  vasti altopiani del’Appennino Centrale si raggiunge percorrendo una splendida strada panoramica, giungendo dalla bellissima Norcia che dista solo 28 km.

questa grande estensione ( per un totale di 15 kmq ) è divisa in tre porzioni PianGrande,

PianPiccolo e PianPerduto

l’altopiano che prende de Il nome dal borgo di Castelluccio è  posto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ai piedi del Monte Vettore m. 2476

queste superfici planari naturali si sono formate nel corso di milioni di anni, con lenti ma costanti movimenti geologici dovuti alla formazione degli Appennini

il microclima della piana è  assimilabile a quello della steppa, queste condizioni ecologiche scoraggerebbero molte coltivazioni, eppure sono state superate grazie ad una virtuosa convivenza tra il fattore umano e la natura che ha portato nel tempo ad una selezione di varietà  di lenticchie ( lens culinaris )ritenuta la migliore in Europa e ora denominata come  “Lenticchia di Castelluccio IPG”

LA FIORITA

Si potrebbe pensare che la fioritura della piana di Castelluccio sia dovuta all’influorescenza delle lenticchie ma non è  così! quello che viene considerato uno spettacolo floreale UNICO AL MONDO è  dovuto allo svilupparsi di una serie di piante definite INFESTANTi, la presenza di queste “estranee” si trasforma in una potenzialità : le radici danno modo che nel tempo si manifesti un costante livello di umidità  atto a permettere alle lenticchie uno sviluppo perfetto.

la fioritura avviene nel periodo compreso tra i primi di maggio fino a luglio in un susseguirsi non sincrono di diverse fioriture iniziando dalle corolle gialle della senape selvatica, papaveri, le note candide della camomilla bastarda, dal leucantemo allo specchio di Venere per finire con le note blu del fiordaliso che sarà l’ultimo tocco di colore.

quando i gelidi venti dell’inverno passano e la neve ricopre di un candido manto tutta la zona il paesaggio diventa lunare!

silenziosamente di neve un mantello

copre il sonno dei fiori

con una nenia dolcissima ne preserva

il sogno

Ventisqueras

il boschetto che traccia lo stivale dell’ITALIA❤❤❤

questo idilliaco paesaggio purtroppo ora non esiste più

un fortissimo boato seguito da uno scuotimento come della mano di un gigante mostruoso che voleva tutto distruggere; il 30 ottobre 2016 ha quasi completamente raso al suolo Castelluccio

in questa nostra Splendida l’Italia una delle sue unicità  è  data dal clamore che anche il suo borgo più  sperduto e nascosto possiede grandi tesori artistici retaggio di storia e culture diverse che hanno edificato ovunque la Bellezza. Anche in questa chiesetta di Castelluccio dedicata a Santa Maria Assunta vi erano custoditi

fortunatamente in previsione di questi catastrofici eventi che già avevano devastato il luoghi vicini furono messi al sicuro

tutt’oggi l ‘altare risplendente della foto precedente sì presenta così

non vi furono vittime ma lontano dalle loro case i pochi abitanti perdono la loro identità 

ancora osservano stupiti quello che resta delle loro graziose dimore

ma i fiori simbolo della piana che per millenni hanno colonizzato

come simbolo di rinascita hanno ripreso a fiorire tra le macerie: un invito a ricominciare

il primo agnellino è  nato

la piccola campana di una Cappellina sperduta tra i prati ha ripreso a suonare

e il paese addormentato a sognare…

Presto il coraggio e l’Amore degli abitanti di Castelluccio li faranno tornare alle loro abitudini di Pace e lavoro. ..andiamoli a trovare. .. sarà  tutto di nuovo in fiore e avranno uno stimolo in più  nella nostra stretta di mano, nel nostro solidale sorriso❤❤❤❤

Pisa e i suoi monti Pisani un inferno di fuoco-Pisa and its Pisani mountains a hell of fire

Monti Pisani 24 settembre 2018 ore 22,30 inizia l’incendio

Questa immagine è  il simbolo della tragedia che sta devastando la mia amatissima terra:la Torre degli Upezzinghi a Caprona,  perennemente in bilico su una ex cava di pietra, da lassù il ghibellino Dante Alighieri fu l’osservatore fiorentino della battaglia di Cascina combattuta contro i guelfi pisani, riandando a quel ricordo ora la ” Torretta” come la chiamiamo noi pisani, così avvolta dalle fiamme sembra uscire da uno dei suoi gironi infernali

l’incendio sta divorando il monte Serra attaccato da diverse angolazioni, per lo scellerato disegno di un piromane

anche la storica e meravigliosa Certosa di Pisa nel comune di Calci è  stata assediata dalle fiamme e solo la grande lotta dei vigili del fuoco e un fortuito cambio di direzione di vento sono riusciti a salvarla

la luna piena affacciata sopra quell’orrore guarda stupita.il disegno perverso dell’uomo contro Madre Natura

Altro

Livorno – Calafuria – La cala dei pirati-Litorale di sogno fra Antignano e Quercianella-Dream coast and pirate cove

Da Livorno-Antignano fino al Romito e Castel Sonnino la litoranea è un vero sogno: panorami di ardite scogliere e macchia mediterranea si susseguono, improvviso il castello Del Boccale sembra sorgere la una fantasia di fiabaqui le correnti sono impetuose e spesso le grandi mareggiate ruggiscono rabbiose contro  gli scogli e l’armoniosa sagoma del castello appare e scompare fra gli spruzzi

la storia di questo imponente maniero ci giunge  dal buio dei secoli, sopra  i resti medioevali di una torre d’avvistamento della gloriosa Repubblica Marinara di Pisa, i Medici Signori  di Firenze ne ricostruirono le vestigia per proseguire le imponenti fortificazioni a protezione della città livornese a quei tempi sotto il loro dominio

Livorno non esisteva era solo una palude quando Pisa vi costruì  il suo secondo porto includendo le torri di avvistamento erette a contrastare la ferocia delle incursioni dei pirati Saraceni che infestavano  il “mare nostrum” assaltano,  razziando, uccidendo, facendo prigioniere giovani donne per i loro arem e giovani per farne schiavi e proseliti dell’Islam. Questo tratto di mare oltre che Calafuria si chiama  appunto anche ” Cala dei pirati”

i secoli passarono e un architetto livornese fu incaricato di fare   il progetto per inglobare quella torre in un castello, eravamo nel XIX sec. E’ privato e non visitabile

le scogliere sono un vero paradiso per i sub!

procedendo a Sud s’incontra la Torre d’avvistamento di Calafuria

nei pressi della quale si svolse il tragico epilogo dell’indimenticabile  film di Dino Risi ” Il sorpasso”  dopo Punta del Miglio e Calignaia tra le rocce in lontananza la sagoma di Castel Sonnino troneggia, inconfondibile

.La Cala del Leone è formata da falesie, molto comuni nel litorale livornese. Vi sono, verso nord, forti presenze dell’arenaria Macigno, in cui è ben evidente la serie di eventi torbiditici e, sul lato sud, separato dal Macigno da un contatto tettonico, un affioramento dell’unità ligure, formata da gabbro e, al di sopra, da una copertura sedimentaria di argilliti e argille  

l”insenatura  situata fra Calignaia e il promontorio Torre del Romito, dove sorge l’imponente castello  Il paesaggio e la natura suggestiva fanno sì che molti visitatori vi si avventurino, soprattutto in estate nonostante le difficoltà del parcheggio e dell’angusta strada per ragiungerla.

Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.

Eugenio Montale

Il cancello si affaccia sull’Aurelia, tra il curvone della cala del Leone e Quercianella. Dietro una strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri.  Quelle quattro mura i livornesi le conoscono bene: sono un pezzo di storia, di panorama. Una certezza: alzi gli occhi e sai che sono lì, a vegliare il mare dall’alto, tra la rigogliosa macchia mediterranea spunta qualche fiore di cistus a illeggiadrire

Il Castel Sonnino – nato intorno a una torre medicea e diventato dimora, nell’Ottocento, del barone ministro Sidney Sonnino – 

Negli ultimi tempi i proprietari hanno aperto gratuitamente le porte alla Pro Loco di Quercianella, che sta organizzando una serie di visite guidate: gli incassi, coperte le spese, serviranno ad aiutare un centro per malati terminali e una scuola dell’infanzia.

e i lenti tramonti dorati

scavalcano i dirupi

lieta una preghiera fra i marosi

di grazie

s’innalza nella sera

Ventisqueras

Col Santa Lucia -Belluno- di sogni e di nuvole❤ Dreams and cloud

Là  in quella “terra di mezzo” ai margini del cielo dove s’incontrano e danzano sogni e nuvole sono ritornata per ringraziarvi delle letture e dei messaggi da voi ricevuti in questo tempo della mia lontananza,e  con questo inno alla Bellezza, alla Pace al Silenzio delle montagne che poi è  musica per l’anima

un abbraccio affettuoso Annalisa

Altro

Lucida Mansi -leggende -Lucca- Vanità delle vanità -vanity of vanities

si sta come d’autunno sugli alberi le foglie Giuseppe Ungaretti

Lucca è la splendida città Toscana, tra le poche 

ancora completamente cinta tra  possenti mura rinascimentali

che da 500 anni ne  proteggono e difendono la storia, l’arte la favolosa architettura. Seconda in Europa, solo alla città di Nicosia sull’isola di Cipro

per i principi della fortificazione moderna, e, partendo da molto più lontano con le cosiddette ” cerchie romane”.

resta a ricordo di questa era lontana il favoloso cerchio di quello che fu un anfiteatro

sui suoi resti in epoca medioevale furono costruiti in perfetto cerchio grandi palazzi ed ora è sede si un favoloso mercatino

Ma la città di Lucca racchiude anche molte leggende

una delle più conosciute è senz’altro quella di Lucida Mansi di cui per certo si da questo ritratto, nobildonna d’incerta attribuzione probabilmente nata nel 1606 dalla famiglia Samminiati. 

Si dice fosse di bellezza ineguagliabile, giovanissima andò sposa a un ricchissimo signorotto lucchese tal Vincenzo Diversi piuttosto anziano, Lucida si dedicò completamente al lusso ed alla vita mondana, ben presto annoiandosi del marito, si dice addirittura  lo facesse avvelenare. Lucida era estremamente innamorata della propria immagine, tanto che aveva disseminato di specchi la sua stanza da letto e il palazzo, in modo da potersi contemplare in qualsiasi occasione; teneva addirittura uno specchio nascosto nel libro delle preghiere, in modo da potersi specchiare anche durante le sacre funzioni.

Ben presto convolò in seconde nozze con un altro anziano e ricco nobiluomo Gaspare di Nicolao Mansi proprietario fra le altre di questa sontuosa villa a Segromigno in Monte dove era solita organizzare feste animate da musiche e balli. Era adorata e corteggiata quanto crudele;  solita liberarsi dei suoi innumerevoli amanti, quando se ne era stancata, facendoli precipitare in un pozzo cosparso lame affilatissime, celato da una botola.

Memore di questo soggiorno, essendo la località nei pressi del famoso  Ponte del Diavolo https://ventisqueras.wordpress.com/2013/10/31/il-ponte-del-diavolo-the-devils-bridge-borgo-a-mozzano-lucca-toscana /queste due leggende sono state unite e ad halloween  se ne folleggia per le strade dell’antico borgo

Il tempo trascorse spensierato fra feste ed amanti, fino a quando una mattina, ammirandosi come sempre ad uno specchio, si accorse di una lieve ruga che segnava inesorabilmente il bellissimo volt, Lucida si disperò, gridò e pianse lacrime amare sino a quando le apparve un giovane meraviglioso, ma sotto le cui sembianze si nascondeva il diavolo. Questi le promise altri trentanni di immutata bellezza ma, trascorso questo tempo sarebbe tornato per ricevere il pagamento di questo favore, la sua anima. Lucida accettò senza pensarci, nemmeno la sua stessa anima le era più cara del suo bel volto e della sua giovinezza.Gli anni concessi dal Demonio passarono, mentre tutti attorno a lei invecchiavano. Gli uomini continuavano ad amarla ed a morire per lei tra atroci sofferenze. Fino a che, un pomeriggio d’estate di trenta anni dopo, il Diavolo ricomparve.Lucida fu sorpresa e spaventata dalla sua venuta, nonostante il Diavolo avesse mantenuto la sua promessa ella non si era convinta fino in fondo della veridicità del patto che aveva stipulato.

si disperò, pianse per  tutto il giorno, lente correvano le ore per arrivare ai fatali rintocchi, corse disperatamente alla torre dell’orologio per fermalo alla mezzanotte ma  tutto fu vano, implorò il Demonio di risparmiare la sua anima. Ma egli non si lasciò impietosire

 la trascinò sulla sua carrozza fiammeggiante e, dopo aver percorso un intero giro di mura, affinché tutti i lucchesi potessero udire i lamenti strazianti della sua vittima, fece inabissare il cocchio nel laghetto di uno splendido giardino

Tutt’oggi questo giardino esiste all’interno delle mura cittadine lucchesi,  è l “Orto Botanico”. C’è chi afferma che immergendosi nelle acque de laghetto si possa ancora vedere il volto di Lucida Mansi addormentato sul fondo del lago; e chi invece sostiene che nella notte del 31 Ottobre, poco prima della mezzanotte, nel silenzio assoluto il vento si alzi e si odano gli zoccoli dei cavalli che corrono a precipitarsi verso il laghetto, i più fortunati possono addirittura intravedere la carrozza infuocata, lanciata nella sua eterna e sfrenata corsa verso l’inferno

Una variante della stessa leggenda vuole che, giunti al termine dei trentanni venne il momento di onorare il patto e in una notte di tempesta ella scomparve,  nella sua casa fu trovata una buca così profonda che non fu più possibile chiudere

Un’altra ancora narra che Lucifero in persona si recasse in Duomo a prelevare Lucida e la sua anima battendo col piede sul pavimento per portarla con se all’inferno. io ho voluto dare credito a quest’ultima versione

Vanità delle vanità

Nacque in Marlia donna di bellezza perfetta
che il sole al suo comparire si rabbuiava
Marmo lucido di gelo la sua anima
ogni cuore che l’amava disprezzava

quando a Messa al Duomo di Lucca
si recava, sempre e solo alla  sua bellezza pensava

uno specchio celava nel libro miniato dell’orazioni
ma il giorno stabilitoLucifero in persona si presentava,
tre colpi batté, lo zoccolo caprino, tre colpi,
i bei mosaici del Duomo spalancava, e seco
all’inferno Lucida trasportava.

Se non mi credete, in Santa Croce andate, il pozzo ancora là è conservato e si narra che sul fondo,
in certe notti di luna piena,il bel volto di Lucida Mansi si osservi ancora, tutto disfatto in pianto
ma ahimè a che serve il rimpianto?
ora avrà capito che  sola beltà  null’altro è che vanità delle vanità

                           Vanità di vanitàm tutto è vanità -Vaanitas vanitatum et omnia vanitas

Tiziano-La vanità

e perché non si abbia il sospetto che la vanità sia un nome solo al femminile ecco il Genio Caravaggio

a rappresentarci Narciso

che innamorato della sua immagine per osservarsi meglio cade nell’acqua e vi affoga

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. (1, 2. 14)

la frase è tratta dalla versione in latino del Qohelet (o Ecclesiaste), un libro sapienziale della Bibbia ebraica e cristiana

ma non voglio salutarvi in modo così melodrammatico,  ecco invece una immagine emblematica della bella e piena di misteri Lucca, la torre alberata, che è veramente uno spettacolo al tramonto

Ventisqueras

 

San Valentino degli indemoniati…e degli innamorati ( Bièntina-Pisa )San Valentino of the indifferent and the lovers

Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni  aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.

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San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu  martirizzato  in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna iromana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina, da allora custodite nella chiesa di

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  Santa Maria Assunta ( di cui si hanno notizie già nel x sec.)  custodite e venerate circa dal XI sec. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.

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sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si  avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni  schizofrenici o  alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.

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Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:

  • dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
  • parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
  • dimostra avversione al sacro;
  • prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
  • 121 - Da Notre Dame

 

                     San Valentino degli indemoniati

Pentedattilo- Reggio Calabria – (Calabria ) Le fiabe che vanno scomparendo-La mano del diavolo-fairy tales that are disappearing, The Hand of hell-

89_bigVogliamo prenderla da moooolto lontano? ebbene sì, lo merita proprio Pentedattilo,( Reggio Calabria ) ha una posizione privilegiata sullo Stretto di Messina, vi si gode  una vista stratosferica, nelle giornate limpide  la montagna di fuoco (nell’immagine  coperta di neve) l’Etna mitologicamente descritto come la fucina del Dio Vulcano scintilla al sole dall’altro lato dello Stretto 

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Posto a 250 metri s.l.m. Pentedattilo sta  arroccato sulla rupe del Monte Calvario

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la caratteristica forma delle rocce ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita, e da qui deriva il nome: penta + daktylos = cinque dita.  Alcune parti della montagna sono crollate ed esse non sono più tanto nitide come un tempo, ma rimane un posto affascinante e pieno di mistero, uno dei centri più caratteristici dell’Area Grecanica

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Nel 1783 Pentedattilo fu gravemente danneggiata da un devastante terremoto, e in seguito al sisma iniziò un costante flusso migratorio verso Melito Porto San Salvo  che perdurò sino al periodo risorgimentale ;formando un nuovo piccolo centro dal quale si poteva ammirare il vecchio paese “fantasma”Quello che era l’antico paese fino a pochi anni fa era del tutto abbandonato:

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Solo ultimamente nel borgo sta risorgendo una serie di attività: artigiani locali hanno aperto alcune botteghe per la vendita dei propri prodotti, ed è presente un ristorante,.riscoperta da giovani ed associazioni inizia così un lento cammino di recupero ad opera di volontari provenienti da tutta Europa.

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Il parziale ripristino del borgo ha compreso il rifacimento della pavimentazione della stradina principale ed il restauro di alcuni edifici.

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Ogni estate Pentedattilo è tappa fissa del festival itinerante Paleariza, importante evento della cultura grecanica nel panorama internazionale. Inoltre ospita tra agosto e settembre il Pentedattilo film Festival, festival internazionale di cortometraggi.

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                                                  Le leggende

Un luogo così sembra fatto apposta per suscitare oscure paure che si traducono in leggende, ne sono nate moltissime, cito le più rilevanti

                              La mano del diavolo 

Anno del Signore 1686. È Pasqua e a corte si festeggia,il  matrimonio tra Antonia , sorella del Signore  del castello marchese Lorenzo Alberti e  Petrillo Cortes, ma nel maniero incastonato nella roccia  stava , per consumarsi quella che è passata alla storia come “ la strage degli Alberti”. si dice causata, da un amore negato e da un tradimento che si trasformò in un bagno di sangue,  circondando l’atmosfera fiabesca della montagna reggina in un fitto alone di mistero, destinato a perdurare fino a giorni nostri.

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il barone Bernardino Abenavoli, che amava segretamente la marchesina Antonia accecato dalla gelosia, ordì una strage,  nella notte  si introdusse  nel castello con una banda di scherani.  Si racconta, che quando Lorenzo Alberti  fu colpito a morte dal barone, poggiò la mano alla parete, lasciando l’impronta delle cinque dita insanguinate, e che questa sia tuttora visibile nella rupe di Pentedattilo quando, nel chiarore dell’aurora, le pareti di roccia colpite dal sole si colorano di rosso e viene indicata come “la mano del Diavolo”

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e si narra che nelle sere d’inverno, quando il vento s’alza tra le gole della montagna, interrompendone  col suo sibilo il silenzio  e la solitudine, si riescono ancora a sentire le urla di rabbia e di dolore del marchese, di cui questa roccia si dice sia il profilo

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                                            La Profezia

Sull’imponente roccia a forma di mano aleggia il mistero di una maledizione destinata ad abbattersi sul paese e a distruggerlo completamente nel breve volgere di pochi lugubri istanti, La ragione di questa profezia, tramandata nei racconti popolari, fu  l’enorme violenza scaturita dalla strage degli Alberti, la rupe a forma di gigantesca mano si sarebbe abbattuta sugli uomini per punirli di tutto il sangue versato e per vendicare i morti innocenti di quella triste vigilia di Pasqua del 1686.pentedattilo-1

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                                            ll tesoro

Secondo un’altra leggenda esisterebbe un tesoro, accumulato dalle popolazioni che nella storia occuparono il paese, nascosto dagli Abenavoli, vecchi proprietari del feudo di Pentedattilo, proprio al centro della montagna. Pare che dopo il tragico conflitto tra le due famiglie di questa immensa ricchezza si persero le tracce. Fin quando un fantasma svelò a un cavaliere di passaggio che se fosse riuscito a fare cinque giri intorno alle dita della montagna, su un piede solo, questa si sarebbe aperta facendo riemergere il tesoro. La notizia si diffuse velocemente e in molti azzardarono l’impresa, ma invano. Un dì un cavaliere giunto appositamente dalla Sicilia riuscì a compiere ben quattro giri attorno alla mano, e la montagna cominciò ad aprirsi, ma al compimento del quinto passaggio, quello riferibile al dito mignolo, un intero costone della mano crollò sul cavaliere, uccidendolo, questi avvenimenti contribuirono a far definire Pentedattilo come un luogo maledetto…beh cen’e di che non vi pare?

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perfettamente inserita nell’ambiente la chiesa seicentesca dedicata a San Pietro Apostolo fu punto di riferimento della cultura grecanica

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La storia ci dice che fu colonia Calcidese nel 640 a.C. rimanendo per tutto il periodo greco romano un fiorente centro economico della zona

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sul monte nudo delle cinque dita

un calvario

di croci, di vento, di voci, di luna

una luna morta piccola

affogata tra nubi di sangue,

lungo i vicoli uomini intabarrati

e sulle torri banderuole di grano

che beccano i corvi

ma da lontano canta il mare

e le sirene di Scilla stanno ad ascoltare

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Con la dominazione bizantina  iniziò un lungo periodo di declino, causato dai continui saccheggi che il paese subì prima da parte dei Pirati Saraceni  ( sempre loro he! ) ed in seguito anche da parte del Duca di Calabria.

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nel  1580, a causa di debiti e questioni di illegittimità, il feudo fu confiscato a lazzaro_pentidattilo_002_claudine_magnaldi

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Giovanni Francoperta e venduto all’asta dal Sacro Regio Consiglio per 15.180 ducati alla famiglia degli Alberti insieme al titolo di marchesi.La dominazione degli Alberti, nonostante i tragici eventi legati alla cosiddetta Strage degli Alberti, durò fino al1760

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il mare, il mare, piange silenziosamente.

Si colmano le coppe della notte

suona nacchere d’argento la luna

è inutile farle tacere

risuoneranno accompagnate

da mille chitarre

piange il mare, come piange il vento

suona nacchere d’argento la luna

accompagna fiotti di lava

e sbuffi di vapori della sacra montagna

senza fine, senza tempo

e senza dimenticare

Ventisqueras

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lazzaro_013_tramontocosì come ho iniziato, lo sguardo nel tramonto volge all’altra parte dello Stretto dove l’Etna regna e il Dio Vulcano forgia metalli nella sua fucina nascosta.

Ventisqueras

9 ) Parco naturale Adamello-Brenta-Trentino-L’ultimo giorno a due passi dal paradiso -the last day at two steps from heaven-

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                                                  L’ultimo giorno a due passi dal paradiso

Autunno in Val di Genova, parco naturale Adamello-Brenta

era l’autunno e i larici imbiondivano lasciando sui costoni e nei riflessi dei laghi tracce di sole

 

Betulle in Val di Genova

un ciuffo di betulle raccontava dipinti di Monet

                                                      per la morte della mia betulla

Bianca corteccia
dolcemente accarezzata
da  strpature di nero..
ti sei vestita d’oro…
ieri eri verde e
sussurravi
al cielo.
Folli uccelli piegavano
gli esilit rami,
e con loro cantavi..
Oggi seichinaesausta
e con meti specchi
nel mio spirito
rosso.

Ventisqueras

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il vento portava brividi di freddo scendendo a rotta di collo e percorrendo le gole precocemente imbiancate ,le mucche sul prato assolato sembravano non curarsene

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tutto sembrava messo lì con clamore per annunciare un’altra lieta stagione sugli sci

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ma ancora nelle silenti stradine le rustiche case si ornavano di fiori

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nel verde velluto ancora intenso dei prati rumoreggiavano i torrenti

 

hqdefaulte ancora mi s’affollavano nella mente come viste attraverso un gigantesco occhio stupito  poggiato

tra le montagne

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il lago rosso di Tovel che ora esiste solo nelle fiabe

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i laghi del Parco incantati e solitari

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i fiori delle nevi  sfiorati da magie dei nascosti violini del vento

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la luna sulle guglie regina delle notturne ronde11205028_888871131185024_3815229760239984231_n

gli spettacolari tramonti

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gli immensi ghiacciai dell’Adamello

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le cascate di ghiaccio del Nardis

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lo sguardo fiero del lupoStambecco

la regalità plastica dello stambecco

le immagini più belle dei molti giorni e ritorni passati al Parco naturale dell’Adamello-Bre

nta, con tutte le emozioni e le miriadi di nozioni apprese , solo poco tempo fa

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chissà se tornerò…

ma come sembra ammonire il breve volo della farfalla…,tutto è racchiuso nelle mani oscure del tempo

                                                                            Attimi

Viviamo di attimi

brevi, intensi, folli

lievi come battiti

d’ ali di farfalla

che succhia il dolce  nettare

e forse non sa

di assaporare

attimi  eterni e irripetibili di felicità.

Ventisqueras

4 ) San Gimignano dalle belle torri (Siena ) Il nuovo Palazzo del Podestà, Porta San Giovanni

 

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il Palazzo Comunale, chiamato anche nuovo Palazzo del Podestà o Palazzo del Popolo e la torre Grossa,  salendovi in cima si ha un panorama mozzafiato!

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Il Palazzo Comunale, sede del governo di San Gimignano, fu costruito nel 1288. Ampliato nel 1323, divenne sede del comune dopo che esso aveva avuto luogo nel vicino Palazzo vecchio del Podestà, . Al primo piano è in bella mostra un terrazzo che poggia su mensole antiche, dal quale il podestà parlava alla folla. L’edificio ospita il museo civico dal 1852, dove sono esposte grandi opere dei maggiori artisti fiorentini e senesi del XIII e XVI secolo

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fra cui spiccano il pregiatissimo e famosissimo crocifisso ligneo di Coppo di Marcovaldo

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i “tondi” dell’annunciazione di Filippino Lippi

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La sala Dante deve il suo nome al  breve soggiorno del Poeta del 1300, quale ambasciatore della Repubblica Fiorentina egli perorò davanti al podestà e al consiglio generale la causa di una lega guelfa Toscana.

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La sala è decorata dalla grandiosa Maestà di Lippo Memmi (firmata e datata 1317) ispirata a quella più famosa dipinta dal cognato Simonr Martini nel Palazzo Pubblico di Siena

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lo splendore degli ori nelle aureole dei santi e degli angeli illumina l’azzurro della Maestà

camera-del-podesta impossibile darvi sia pure una piccola visione di tutti i tesori qui esposti…( perché non venite a vederli di persona ? 🙂 questa è la camera del Podestàpalazzo-comunale-courtyard-in-san-gimignano

si trattava mica malino, no?la porta è vecchiotta va bhe, ma bella rinforzata

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ed ora qualche magica visione della strabiliante architettura del chiostro interno

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ogni volta che passo  non mi sogno nemmeno di dimenticarmi di fare incetta di qualche bellissimo pezzo di ceramica che qui, ommioddio, sono davvero da urlo!

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attraversata tutta la città da sud ovest ora siamo a nord est, ed eccola Porta San Giovanni con il suo consueto affollamento di turisti

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il sogno medioevale sta per finire

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e facendo il giro esterno delle mura

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ritornerò a recuperare  il meno romantico destriero metallico e rombante del nostro secolo

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riappropriandomi della realtà

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eppure… non voglio completamente distaccarmi dalla fiaba  e aspetto la notte in una piccola osteria fuori porta in attesa della magica visione delle belle torri alte e fiammeggianti…un modo più dolce per un arrivederci

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8) Parco naturale Adamello-Brenta- La piccola fauna e le stagioni-The small fauna and seasons REPLICA

Altro

9-Fær Øer-Nolsoy- Skùvoy-Kultur- i petali dell’orchidea sdelvaggia-

    

                                          Nolsoy 

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da questa immagine è ben visibile il punto dove a causa della  fortissima erosione provocata dalle violente  onde dell’oceano Atlantico

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l’isola sta per spezzarsi in due, minacciando anche la stabilità di alcuni edifici. Il fenomeno sta avvenendo con preoccupante velocità, ma nonostante tutt i tentativi fatti per ora non si riesce ad arginare questa calamità

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c’è un unico villaggio che si chiama come l’isola stessa

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attualmente ci vive una popolazione di circa 40 persone, perlopiù giovani coppie che cercano la tranquillità ( ha ha immagino come fuggirebbero passando dalle nostre parti!) lavorando a Torshavn che dista solo 20 minuti di battello

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caratterizza l’ingresso dal porto al piccolo villaggio la porta fatta da ossa di balena

DSC_0238anche qui occhieggiano curiose le  caratteristiche case dal tetto d’erba

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ed anche edifici storici in disuso che servivano per l’essiccazione del pesce

Die M/S Másin (fär. mási = „Silbermöwe“) ist eine kleine Personenfähre, die als Postschiff zwischen Hvannasund und den Inseln Svínoy und Fugloy verkehrt. Sie gehört der staatlichen Reederei Strandfaraskip Landsins und wurde 1959 auf der Tórshavner Schiffswerft gebaut. Sie hat knapp 39 BRT und kann maximal 65 Passagiere aufnehmen.

forse pescato su un  caratteristico peschereccio come questo

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i resti di un antichissimo villaggio fondato dai colonizzatori norvegesi ci raccontano la lontana storia dell’arcipelago

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fra le bellezze naturali anche questo scoglio chiamato “faraone”

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gli immancabili verdissimi pascoli che calano fino al mare  dalle ripide scogliere

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due splendidi fari sono stati costruiti sul finire del diciottesimo secolo per aiutare i contrabbandieri che agivano contro le compagnie commerciali governative, bello come una fiaba questo di Bòroan situato a sud dell’isola

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qualcosa di rosso nel cielo

demoni sulla collina in danza primordiale

letta con parole di fumo tra le stelle del nord

qui vengono a finire tutti i venti

la pioggia si denuda mentre passano, fuggendo

tutti gli uccelli, al nord..

.al nord!

Ventisqueras                                 

                                                      Skùvoy
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Skùvoy è una piccola isola che conta solo 39 abitanti, è visibile in lontananza con la sua siluette allungata

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l’unico e piccolo centro abitato non manca di una chiesetta

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le case colorate dai tetti aguzzi strette una all’altra conservano quel gran senso di pace che non mi sento di chiamare solitudine

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fra l’erba spunta la testa di un uccello che non sono stata capace di classificare

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SkcuvoyKoltur è un’isola molto piccola abitata solo da due pastori, questa è la loro fattoria, che si mimetizza con l’ambiente che sembra nasconderla e proteggerla

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mi fa persino strano che questo pastore eremita, mentre nelle mani stringe un antichissimo strumento di lavoro abbia al polso un moderno coso per misurare il tempo ( 🙂 ) e c’è forse da meravigliarsi se in tutta questa solitudine entrino esseri fatati, saggi gnomi portafortuna, se non folletti dispettosi, ma soprattutto il mitico popolo del grigi che sono gli interpreti principali di favole giunte oralmente dal buio dei tempi fino ai nostri giorni, inquietanti abitanti che dimorano sottoterra o in stretti anfratti incapaci di nuotare in un territorio completamente circondato dal mare si dicono alieni catapultati qui da chissà quale lontano universo e qui rimasti intrappolati

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    sono certa che questa è una porta magica dalla quale entrano tutti gli esseri fatati del mondo sotterraneo per colonizzare le faroer

a085   e l’alieno popolo dei grigi? eccoli qua trasformati in un esercito belante he he

piante-fiorite-perenni_o2e tanto per esagerare si daranno nascosti anche in questo meraviglioso ciuffo di lupini colrati?

vista la piega presa dai miei pensieri credo sia meglio vi saluti per non dire ulteriori spropositi ! 🙂

Ventisqueras

       

 

Bussana Vecchia-Sanremo -( Imperia ) -Il borgo degli Artisti-le fiabe che vanno scomparendo

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Arroccato a 200 metri sopra una dolce collina con vista sul bel mare ligure, costruito con la classica struttura “a pigna” dei centri medioevali, sorge sui ruderi di un antico maniero del 1050 il paese fantasma di Bussana Vecchia  frazione del ben più celebrato Sanremo ( già proprio quello del famoso Festival della canzone) che dista solo pochi km.

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se la si guarda da lontano ha il solito aspetto di” formaggio groviera” dei paesi frantumati dai terremoti

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questo del 23 febbraio 1887  fu particolarmente violento e semidistrusse l’intero abitato fino a quel momento chiamato semplicemente Bussana anche se – fondato in epoca romana- era ptima  conosciuto come Armendina o Armendana

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Le immagini sopra sono della chiesa di Sant’Egidio, mai ristrutturata. Al momento del terremoto  ( circa alle ore 6 del mattino ) era gremita di fedeli per la cerimonia del”giorno delle ceneri ”

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il parroco si accorse di quanto stava accadendo e fece evacuare in tutta fretta i fedeli, grazie al suo pronto intervento quella che poteva essere una carneficina causata dal crollo del tetto della chiesa, si contarono “solo” 3   vittime, in totale nel paese furono 55 i morti su 850 abitanti800px-bussana_vecchia_-_centre

le costruzioni  furono però quasi tute distrutte, i sopravvissuti si ostinarono a vivere nei dintorni per qualche anno, finché fu decisa la nuova fondazione di Bussana vicino alla costa.Bussana Vecchia fu totalmente abbandonata per decenni

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ma da qualunque parte del  nuovo insediamento si poteva scorgere, svettante sopra i ruderi del vecchio castello il campanile di Sant’Egidio che per i bussanesi era rimasto come simbolo e faro dei tempi passati

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circa 10.000 anni di storia ( tanti si presume ne avesse il borgo dal ritrovamenti preistorici scoperti in varie caverne sul mare ) cancellati in 20 terribili secondi!

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Passato al Regno di Sardegna (1815) in seguito alle disposizioni del Concilio di Vienna, Bussana acquisì coscienza del rischio sismico durante tutta la prima metà dell’Ottocento durante la quale furono costruiti archi di rinforzo tra i carrugi del borgo. Nel 1861 Bussana entrò a far parte del Regno d’Italia.

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con gli  archetti tesi fra i muri attraverso vicoli in pietra scanditi dalla loro presenza, si sale verso le inaccessibili rovine della Chiesa di S. Egidio di cui è rimasto integro il campanile che rende il profilo di Bussana Vecchia riconoscibile fino dal mare

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nel VII secolo  si hanno le prime evidenze di una presenza stabile; in seguito ad invasioni Longobarde la popolazione decide di muoversi nella sottostante Valle Armea, dove resta fino al X sec. quando le frequenti invasioni saracene ( questi sono come il Diavolo e il prezzemolo si trovano ovunque 🙂 ) la spingono a ritornare in posti più elevati e facilmente difendibili.

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Inizia quindi l’edificazione spontanea delle prime strutture difensive sulla collina sovrastante, con costruzioni e strutture medioevali

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                                                   Il borgo degli Artisti

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sul finire degli anni ’50 un manipolo di artisti -italiani e stranieri- innamorati e attratti dalla particolarità dl luogo, guidati da Mario Giani ( in arteClizia ) il pittoreVanni Giuffré ed il poetaGiovanni Fronte decisero di insediarsi nella località, ristrutturando edifici per fondare una comunità d’artisti

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redassero una Costituzione che regolò la vita del paese. Si fece divieto di aprire atelier per la vendita di opere d’arte e si regolò la permanenza ed il restauro di Bussana, luogo comunque riservato solo ad artisti.

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Un paese a pigna

arroccato fra le macerie

sogna una rosa che è eterna

e si sposa col vento del tempo

nel cerchio della luna nera

confine di carne e speranza

cercava altra cosa

la rosa del sogno

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Ben presto il progetto originario trovò avversari tra alcuni artisti di Bussana la quale si andava popolando e trasformando in senso privatistico.Il Comune di Sanremo ordinò lo sgombero del paese che determinò una forte reazione della piccola comunità la quale si barricò dentro Bussana resistendo.

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al momento i residenti e proprietari delle Botteghe d’Arte sono in tutto 66. Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, con botteghe artigiane ed alcuni punti di ristoro, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico “villaggio di artisti” in un’ambientazione da borgo medioevale.

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il mio primo contatto con Bussana fu quando ero ragazzina con un gruppo di amici della spiaggia ( ero in vacanza a Sanremo) e esploravamo i diversi paesi dell’entroterra

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pensavo ad una gita come molte altre ma mi ritrovai per la prima volta difronte all’impatto col terremoto, ne rimasi sconvolta, anche perché ci fu fatto vedere un ossario che ancora conteneva i resti di alcune vittime

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in quel periodo si poteva liberamente visitare tutto il paese,

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mentre ora alcuni luoghi sono giustamente preclusi.

Oggi la lotta per Bussana Vecchia ha assunto più placate forme legali approdando anche al Parlamento Europeo. I suoi residenti comunque non manifestano nessuna intenzione di cedere, innamorati come sono di questo fantastico angolo di mondo.

Bussana Vecchia offre la

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ci sono molti gatti in giro, ho scelto questo perché assomiglia moltissimo alla mia gatta delle foreste siberiane Signora Amelie detta Mame

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Tra il 1162 e il 1177 Bussana fu sotto il dominio dei Conti di Ventimiglia i quali intrapresero la costruzione del Castello nella parte sommitale del borgo.

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Il secolo successivo Bussana, come quasi tutta la Riviera di Ponente, fu acquistata dalla Repubblica di Genova (1259).

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Il paese prosperò in epoca basso medievale e agli inizi del XV secolo fu consacrata la Chiesa di Sant’Egidio (1404)

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Nel XV e XVI secolo un nuovo sviluppo edilizio allargò i vecchi confini del borgo che seguiva le sorti politiche e la storia di Genova.
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ci sono anche leggende che parlano di fantasmi che scorrazzano nelle notti senza luna per le vie del borgo

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gli è stato eretto anche un angolino privilegiato, forse per ingraziarseli, visto che si dice facciano dispetti agli artisti prelevando le loro opere che fanno ritrovare sopra muri pericolanti o in posti  impervi ( fantasmi burloni ha ha )

bussana-nuova-1questo  il panorama di Bussana Nuova visto dalla spiaggia
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chiudo con questa bella  immagine serena dopo tanti racconti di tragedie è il modo migliore per tornare alla realtà

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7 ) Parco naturale dell’Adamello -Brenta-Trentino-Progetto life Ursus -La fauna: grandi e piccoli carniivori-Project life Ursus-fauna: large and small carnivores-

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                                   Progetto Life Ursus

Bentornato Signor Orso Bruno! ( Ursus arctos arctos ) 

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Non ho mai avuto il piacere d’incontrarlo, neppure da lontano benché abbia camminato a lungo nei suoi territori,

Orso bruno (Ursus arctors). Bayerischer Wald National Park

le sue immagini sono prese dal web, e sottratte ( ha ha ) da  amici che hanno avuto questa fortuna,Bhe onestamente non saprei specificare la mia reazione se fosse successo 😦

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come già si vede dal logo del Parco  naturale dell’Adamello-Brenta, l’orso bruno è l’ospite privilegiato e prediletto.Sulle Alpi nel corso del XX sec  vennero a mancare le condizioni ottimali per la presenza di questo grande plantigrado fino arrivare quasi all’estinzione della popolazione locale nel 1990 ne erano rimasti solo 3 esemplariparco

Tale rischio indusse gli enti regionali preposti mediante un finanziamento europeo a quella che fu chiamata ” Operazione Life Ursus,”  un ambizioso progetto di ripopolamento, con l’obiettivo di scongiurare l’estinzione della specie, vennero rilasciati 10 orsi nel parco provenienti dalla Slovenia e attualmente la loro popolazione si aggira tra i 40 e i 50 elementi censiti e tenuti costantemente sotto controllo, così l’emergenza sembra scongiurata

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parco-adamello_05 questo buffissimo anche se poco affidabile animale è risaputo gran dormiglione e qui ne da un chiaro esempio!

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gli allevatori dei dintorni danno luogo a lamentele anche per la loro voracità di predatori assalgono le greggi

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ed anche grossi animali domestici come gli asini, vengono sempre rimborsati della perdita subita, ma a volte ahimè cercano di farsi giustizia da soli! e questo è inconcepibile!

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il bosco è il loro habitat naturale ma qualche volta si spingono anche in prossimità degli abitati in cerca di cibo

Presenti nel parco a partire dagli ultimi anni anche i due grandi carnivori europei il lupo ( canis lupus ) di cui troviamo traccia nelle maggiori culture mediterranee, basti pensare alla leggenda della nascita di Roma, o nell’incarnazione del Dio Marte della mitologia greca, animale sacro anche ad Apollo.In Egitto ha il ruolo del Dio Anubi, e sorveglia l’entrata del regno dei defunti, 

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In gran parte delle leggende e miti viene sottolineato il lato oscuro dell’animale, tanto che è  rimasto a torto nell’immaginario comune come figura che incute timore, si pensi al lupo nero spesso ricordato ai bambini, e come non ricordare alcuni luoghi comuni negativi come “tempo da lupi”, “fame da lupi”, “In bocca al lupo!” Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, io invece lo ritengo un animale intelligente e coraggioso, oltretutto uno dei pochi esseri viventi che al maschile resta per sempre fedele ad un’unica compagna ( tiè, ha ha forse per questo gli ho dato del coraggioso?)

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impavido e libero canta alla luna

 

solo il suo ululare valicando

atmosfere incantate la raggiunge

volano le fate azzurre con  canti bambini

il lupo nero cattivo non esiste

ma solo gli uomini e la loro cattiva vanità

lo dipingono cattivo e nero

tutti i piccoli

nei loro piccoli cuori

sanno che non è vero

Ventisqueras

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e la bellissima Lince (Lynx Lynx) qui tenerissima col suo cucciolotto, di entrambe le specie però non se ne quantifica il numero

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è in questo scenario grandioso che gli animali selvatici trovano le condizioni ottimali per la loro conservazione e riproduzione

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dai più grandi ai più piccoli come questa deliziosa tartarughina che s’appresta a fare indigestione di crocus la birichina!

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mentre sono ben diffusi la Volpe che dicono astuta e furbissima…ma chi lo direbbe con questo muso innocentino?

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il Tasso ( Meles meles ) dall’elegantissima livrea

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la Faina (Martes foina)anche lei considerata una gran furbettina

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la Martora ( MartesMartes)qui intente a curiosare e  la Donnola ( Mustela nivalis)

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per L’Ermellino ( Mustela erminea) non ho saputo resistere all’idea di rappresentarlo con questo celeberrimo quadro dovuto al genio di Leonardo da Vinci

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…abbiamo cominciato con l’orso bruno e si finisce con Leonardo? nienteaffatto con una sogn ante immagine del parco innevato sotto la luna, alla prossima( spero, se non vi avrò tediato troppo 🙂

Ventisqueras

14 ) In cerca dell’Est-Lubiana ( Ljubljana ) -Slovenia-La città dei draghi- The city of dragons

                                                         Il viaggio

Ho imparato che chi viaggia
ha bisogno solo di ombra,
muschio e un po’ di luce che guidi i suoi passi.
                                                          Rafael Adolfo Téllez

 

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Lubiana (Lijubliana anticamente Aemona di romanica fondazione ) è ed è stata da sempre  molte cose: città sul piccolo fiume Liublijanica   lungo il quale i mitici Argonauti  guidati dall’eroe Giasone  trovato il “vello d’oro” nella Colchide , navigarono sui fiumi Danubio e Sava

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fino poi alla sorgente del fiume Liublijanica , demolirono la loro barca per poterla trasportare fino al mar Adriatico , che si trova più a ovest, al fine di ritornare nell’Ellade ( Grecia, la loro patria natale )

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Entro i comuni dell’attuale Nauporto  e Lubiana, gli Argonauti trovarono un grande lago circondato da una palude ed una città dove la vita iniziò circa  da 2000 anni a.C. con costruzioni su palafitte

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Qui Giasone s’imbatté in un mostro. Questo mostro era il” drago di Lubiana,” che è ora presente sullo stemma e sulla bandiera della città

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. Diversi draghi alati decorano ad esempio il Ponte dei Draghi (Zmajski Most).

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Questo ponte, costruito nel e il 1901, è opera di Jurij  Zaninovic  Il drago ( Lindworm,per gli austriaci, creatura mezzo serpente e mezzo drago) è anche un simbolo della vicina città austriaca di Klagenfurt, che è stata per secoli il grande centro spirituale slovena

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La canzoncella del drago

nella sera matura volevo essere usignolo

diceva il verde drago stanco di vomitare fumo

nell’alba rosata volevo essere fata

con un cuore d’arancia e una canzoncella di limone

nell’ora rovente del mezzogiorno

volevo solo essere un piccolo sogno

Ventisqueras

 

A causa di questa vicinanza, la leggenda del drago di Lubiana e del lindworm di Klagenfurt sono spesso comparate e connesse.Inoltre, le leggende sono state trattate in modo simile nelle due città in termini di araldica: i blasoni sono in entrambi i casi due draghi verdi, posti su un fondo rosso ed associati ad un edificio

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Gli storici non hanno ancora raggiunto un accordo riguardo l’origine del nome della città. Alcuni ritengono che  derivi da un antico nome slavo Laburus. Altri   dal termine latino Aluviana seguente ad un’inondazione della città,  potrebbe ugualmente essere Laubach, nome che significa “palude”. Infine, alcuni ritengono derivi dalla parola slava Luba che significa “amore” e tutto sommato, è anche quella che mi piace di più

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ha  una popolazione di circa 287.000 abitanti. è considerata il cuore culturale, scientifico, economico, politico e amministrativo della Slovenia Dopo la seconda guerra mondiale, la città divenne la capitale della Repubblica socialista di Slovenia e integrata alla Juguslavia  fino all’indipendenza avvenuta il 25 giugno 1991,nel 2004 ha aderito all’Unione Europea

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Nel corso della sua storia è stata influenzata dalla sua posizione geografica, all’incrocio della cultura tedesca, slava e latina, è posta a 298 m di altitudine nella valle del Liublijanica, tra il Carso e la regione alpina

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Il castello, edificio imponente, squadrato, è situato su una collina a sud del centro storico, si trova a 366 metri sopra il livello del mare(Ljubljanski grad)  in stile medievale completamente ristrutturato nella forma attuale nel 1960

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I Romani costruirono nel corso del primo secolo a.C. il castrum diAemona  (anche Iulia Aemona)La cima della collina fu probabilmente un accampamento dell’esercito romano, dopo un periodo celtico e illirico mentre il punto più elevato della città, Hrib Janske, è arroccato a 794 m.

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Il forte fu occupato dalla Legio XV Apollinaris La città fu distrutta nel 452 dagli Unni guidati da Attila, e in seguito dagli Ostrogoti  e dai Longobardi. Aemona contava circa 5.000 abitanti, questa regione giocò un ruolo importante in molte battaglie. Le case di mattoni e colorate e intonacate possedevano già un sistema fognario.

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Il territorio in seguito fu colonizzato dai Veneti, che furono seguiti della tribù illirica degli Yapodi e infine dalla tribù celtica dei Taurisci nel terzo secolo a.C.

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presenta un interessante centro storico in stile barocco con i tetti delle case appuntiti

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che risentono dell’architettura della vicina Austria

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La Cattedrale di San Nicola (Stolnica svetega Nikolaja) è l’unica  cattedralec di Lubiana. Facilmente identificabili nella città con la sua cupola verde e le due torri,

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si trova sulla piazza vicino al Vodnik Tromostovje (Triplo Ponte).

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Il luogo  era inizialmente occupato da una chiesa di architettura romanica la cui prima testimonianza risale al 126

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l’interno  grandioso con le navate affrescate in stile barocco

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Interior of Cathedral Saint Nicholas in Ljubljana - Slovenia

Interior of Cathedral Saint Nicholas in Ljubljana – Slovenia

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vi trova spazio anche qualche accenno di Art Nouveau( il mio adorato Liberty ) di cui ne vediamo alcuni leggiadri in mosaici madreperlacei esempi

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nonostante il fiato infuocato emanato dalle bocche dei suoi verdi draghi

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la vita sembra scorrere serena e pacifica

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per queste strade ordinate dove primizie e frutta fuori stagione arrivate chissà da dove

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fanno bella mostra di se insieme ai molti fiori che allietano le passeggiate nelle linde strade

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che allietano le passeggiate nelle linde strade…e ogni volta il distacco è malinconia con il solito interrogativo” tornerò mai da queste parti?

Ventisqueras

 

 

 

 

 

 

12 ) In cerca dell’Est-Pirano- Di sole e di sale-Parco naturale delle saline di Sicciole-( Slovenia )-Sunny and salt- Natural Park Sicciole- saline

2727e2407eIl sale è il mare che non  potuto ritornare al cielo

                                                          Il viaggio

Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
                                            Marguerite Yourcenar

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Con la metafora del sale e del cielo ci apre le sue porte Il ParcoNaturale delle Saline di Sicciole  650 ettari di ambiente umido che da rifugio a 288 specie di uccelli 

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qui la simbiosi fra sole, vento il  mare e il duro lavoro del salinaio hanno creato un paesaggio arido e solitario, la particolarità di questo luogo  è che l’estrazione del sale si mantiene uguale a 700 anni fa, viene effettuata tutto l’anno, ma il periodo più interessante è quello tra luglio e settembre, quando i cristalli di sale si separano dalla densa acqua marina. Le due saline che formano il Parco, Lera  e Fontanigge, al momento non sono collegate dalla terra ferma e per visitarle entrambe bisogna effettuare due ingressi separati.

schermata-2016-03-29-alle-11-31-04                                  Piccola storia del sale

Prima che fosse inventato il motore a combustione interna, estrarre il sale era un lavoro molto pericoloso, mentre oggi, superate queste difficoltà, si trova e si estrae in modo molto abbondante.

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avanti la Rivoluzione industriale il sale era difficile da ottenere, e l’estrazione  era spesso fatta dagli schiavi o dai prigionieri.

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(in queste immagine donne in costume tradizionale raschiano il sale in gesto preciso e antico)

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l’aspettativa di vita di questi ultimi era molto bassa.Considerato bene prezioso, lo storico romano Gaio Plinio Secondo scrisse nella sua Naturalis Historia che lo stipendio dei soldati era in principio il sale;  il termine salario deriva proprio da questo

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,Purtroppo la storia ci ricorda che anche in tempi moderni l’estrazione del sale nell’Unione Sovietica e più ferocemente nella Germania Nazista era fatta da persone in condizioni simili a quelle degli schiavi: gli internati nei campi di concentramento.

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Ai giorni nostri la maggior parte delle miniere di sale sono gestite da grandi compagnie multinazionali come la Cargill e la Compass Minerals

Tra le aree più conosciute per le loro miniere e risorse estrattive sono Kilroot (nei pressi di Carrickfergus, in Irlanda del Nord, vecchia più di 100 anni e ed estesa per più di 25 km), la Khewra nel Pakistan (nota per il cosiddetto sale rosa),

portorose-56 Nel Parco Naturale di Sicciole si può fare  una simpatica sosta in un negozio  di souvenir con prodotti realizzati unicamente  col sale, persino cioccolato fondente e praline, oltre fiori di sale,  possiamo vederli in un antico Mulino-Casa-Museo   a Fontanigge sul bordo del canale Giassie aperto da aprile a ottobre,

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le ombre del tramonto armonizzano con i fiori color lavanda della salina mentre la notte allunga le sue lunghe mani inghiottendo i colori

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                                                      Di sole e di sale

Dove si nasconde la luna quando il sole

pesca il sale?

lo tira su in cielo con una fune di fiori

colorata

il bianco accecante non cela il sudore

di uomini e donne

che ammucchiano il sale

 

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e la luna nel suo nido d’ombra

immobile

sta a guardare

Ventisqueras

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Nell’acquitrino si trovano perfettamente a loro agio grandi concentrazioni di volatili Le saline rappresentano una distesa acquea di cospicua entità, che gli uccelli all’atto della migrazione utilizzano come area di sosta o come sito per svernare. Ogni stagione è ideale per fare birdwatching nelle Saline, ma le più affascinanti, sia per la quantità di specie avvistabili, sia per i colori e l’aspetto che assume il paesaggio, sono senza dubbio la primavera e l’autunno.

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questa grande affluenza e varietà è dovuta soprattutto alla biodiversità dell’ambiente,

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Il Birdwatching è l’osservazione degli uccelli liberi in natura. Una passione straordinaria che può conquistare, avvincere chiunque, grandi e bambini. Il mondo del Birdwatching è un’infinita scoperta perché infinite sono le specie di  uccelli da osservare

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diverso come i tanti habitat in cui praticarlo, colorato come le quattro stagioni dell’anno

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qui per la prima volta ho potuto osservare un nido di cicogne abbastanza da vicino

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ed anche divertirmi ad un passo di danza che nella aveva da invidiare alle grandi ballerine, di un’altro magnifico esemplare

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anche la flora ha i suoi rari abitanti, delizioso questo “sconosciuto” qualcuno me lo sa indicare?

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questo pulcino sta tentando di seguire le orme della madre nell’intricato canneto

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mentre questa bellissima ireos sembra volersi nascondere da occhi indiscreti

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stordisce losterminato fogliame  rosso rubro a contrastare col candore dei campi di salei, in un superlativo effetto cromatico

tramonto-29-05-10-006un saluto alla fine della giornata, come sempre con rimpianto e nostalgia per i luoghi visitati che hanno suscitato in me moltissimo interesse, e, nonostante il sale, un infinito senso di dolcezza, spero da voi condiviso

Ventisqueeras

Craco ( Matera-Basilicata ) Paese di pietre e sassi- Le fiabe che vanno scomparendo -Country of rocks and stones-The fairy tales that are disappearing

tsb12762se il tempo fosse polvere per i nostri occhi non ci sarebbe  nessuna misericordia, ma il tempo costruisce la polvere sugli uomini e sulle cose per mantenerle in bilico nella memoria…poi un soffio di vento le disperde ancora e per sempre

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immobile nell’abbraccio di potenti spuntoni rocciosi immobile nel tempo : Craco  ( Cracun o Graculum, dal significato in latino” piccolo campo di grano” ) nome ricevuto quando se ne hanno le prime certe notizie storiche dall’arcivescovo Amaldo di Tricarico circa nel 1060, è uno dei cosiddetti paesi fantasma, cui ho dedicato una particolare posizione nel mio blog denominandoli ” Le fiabe che vanno scomparendo ”

dsc_7177-arrivo-a-cracosono circa 6.000 in tutta la penisola perlopiù piccoli agglomerati di case o piccolissimi borghi la maggior parte siti tra le montagne o sulle colline, abbandonati dagli abitanti nel corso degli anni o dei secoli  per varie cause, frane, smottamenti, terremoti

397090gli abitanti emigrati in vari paesi del mondo per mancanza di sussistenza, in cerca di una vita più decorosa, spesso lasciando i vecchi borghi col cuore straziato sapendo di abbandonare luoghi amati e le proprie radici per non farvi mai più ritorno

mt_002_craco_vecchia  circa 200 di questi paesi con centinaia ( se non secoli ) di gloriosa storia alle spalle, riscoperti per la bellezza e la loro particolarità riprendono in qualche modo a vivere con i flussi turistici, 

basilicata-02impavidi fra i nuovi fiori  immersi nella polvere del tempo resistono i Paesi Fantasma,  ne hanno ancora di storie da raccontare, di loro si è impossessato il cinema, facendone  grandiosi set cinematigrafici a cielo aperto, il più famoso film qui girato è La Passione di  Mel Gibson con la scena dell’impiccagione di Giuda

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Craco sorge nella zona delle colline che precedonoL’Appennino Lucano a 390, m s.l.d.m., mezza strada tra monti e mari, territorio vario con prevalenza dei calanchi, profondi solchi scavati nel terreno cretoso dalle acque piovane

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nei grandi prati  anche ai nostri giorni pascolano pacifiche le greggi

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mentre  a Craco è rimasto solo un pastore con le sue capre

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le prime tracce delle origini di Craco sono alcune tombe che risalgono all’VIII secolo a.C., è probabile che offrisse rifugio ai coloni greci del Metaponto, quando si trasferirono nel territorio, forse fuggendo la malaria che mieteva vittime nelle pianure

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Craco fu un insediamento bizantino. Nel X secolo monaci italo-bizantini iniziarono a sviluppare l’agricoltura della zona, favorendo l’aggregamento urbano nella regione.

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Erberto, di probabile origine normanna, ne fu il primo feudatario tra il 1154 e il 1168. La struttura del borgo antico risale a quell’ epoca,  le case sono arroccate intorno al torrione quadrato che domina l’intero paesaggio, notare la struttura regolare quasi concentrica

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il fascino misterioso di queste pietre che sembrano grandi occhi spalancati su un passato di gloria ormai lontano

                   Paese di pietre e sassi

Paese di pietre e sassi

con le torri che toccano il cielo

sotto l’angolo retto di una stella

occhi aperti senza fessure,

finestre sul nulla

uno straccio di silenzio

pulisce i calanchi, spazza le nuvole

ramazza i sentieri.

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fu un importante e strategico centro militare durante il regno di Federico II, il torrione quadrangolare domina la valle dei due fiumi che scorrono paralleli: il  Cavone e l ‘Agri

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in questo scenario fantastico anche la flora sembra subirne l’influsso eseguendo come in un copione mai scritto ghirigori e trame fiorite

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dsc_7270-casapalazzo Grassi, un tempo signorile dimora, ora come una vecchia aristocratica Dama è percorso da rughe e crepe clamorose

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avide fauci spalancate sembrano ingoiare la grandiosità perduta.

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Come gran parte dei centri lucani anche a Craco vi fu la piaga del Brigantaggio. Durante il decennio napoleonico vi furoreggiarono i terribili “capimassa” come Domenico Taccone detto “Rizzo”,Nicola “Pagnotta”, e altri sostenuti dal governo borbonico per favorire la cacciata degli intrusi, uccidendo e depredando notabili francesi a attuando  feroci vendette personali

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struggente la chiesa  ridotta  in monconi con la cupola scagliosa come pelle di serpente a se stessa abbandonata

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L’8 novembre 1861, nel pieno della reazione borbonica poco dopo l’Unità d’Italia, l’armata brigantesca di Carmine Crocco e Josè Boriès, dopo aver occupato e devastato Salandra, si diresse verso Craco. Crocco raccontò nelle sue memorie che incontrarono «a mezza via una processione di donne e fanciulli con a capo il curato con la croce. Venivano a chiedere clemenza per il loro paese e clemenza fu accordata

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le vie ancora perfettamente lastricate preda delle strida dei corvi

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                                            L’abbandono

a causa di una enorme  frana, nel 1963 Craco iniziò ad essere evacuata e parte degli abitanti si trasferì a valle, in località “Craco Peschiera“, il centro contava quasi 2000 abitanti.. Nel 1972 un’alluvione peggiorò ulteriormente la situazione, impedendo il ripopolazione del centro storico e dopo il terremoto del 1980  Craco vecchia venne completamente abbandonata. Nonostante questo esodo, Craco è rimasta intatta, trasformandosi in un paese fantasma. Nel 2010, il borgo è entrato nella lista dei monumenti da salvaguardare redatta dalla Word Monument Fund .Ora vi si organizzano visite guidate nelle zone messe in sicurezza

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angoli muti intrappolati in scenari contorti

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anche i fiori si colmano di mistero mimetizzandosi fra le pietre

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qualche anno fa mi recai in Basilicata per visitare Matera, non sapevo quant’altro di magico m’aspettava! in questi giorni cercando ( inutilmente !!!! 😦 ) di dare un senso al mio archivio in concomitanza con   il viaggio dell’Est ho trovato un paio di località da inserire nella categoria  delle” fiabe che vanno scomparendo”  a pieno titolo, augurandogli di restare  per sempre con noi come fiabe viventi!

Cracco sfuma in lontananza nel tramonto lasciandomi incerta se quanto visto fosse realtà o solo un sogno…voi che ne dite?

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11 ) In cerca dell’Est-Pirano-Portrose e i loro incantevoli dintorni ( Slovenia )-Pirano-Portrose and their beautiful surroundings

18-7-16-9allora partiamo in cerca dei luoghi magici che incorniciano i dintorni della bella Pirano, alziamo le vele arancioni caratteristiche dell’Adriaco? ok :dajmo potem !

                                                Il viaggio

La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte

                                          Omar Khayyam

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da questo spettacolare angolo a Fiesa si può godere,

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dalla  particolarità  delle insenature che si intersecano fra palude e mare

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anche della visione dell’intero Golfo di Trieste, che, specialmente a notte, con tutte le sue lucette accese è di straordinario impatto

                                                       Portrose ( Portroz )

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Si dice che anticamente in questa località vi fossero molti giardini colmi di magnifiche rose, e da qui il suo nome

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la cittadina , a soli 2 km da Pirano di cui è frazione conta 2500 abitanti circa, ma nei periodi di alta stagione è affollatissima di turisti per le sue rinomate e grandi Terme e per le spiagge , fra le più belle e frequentate dell’Adriatico

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fu una delle più antiche stazioni termali della zona, conosciuta e frequentata già dagli antichi romani.La Slovenia, con la vicina Croazia, sono ricchissime di questi impianti per le particolari proprietà delle acque sgorganti da rocce cariche di minerali

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i grattacieli e i grandi alberghi che si alternano quasi ininterrottamente non ne fanno un luogo da me molto amato, troppo caotico ed affollato- Portrose serve  Pirano con il suo moderno aeroporto e con il grande porto sempre affollato di natanti

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per questo forse il mio sguardo ha preferito oziare su questo gradevolissimo praticello di panseé blu 🙂

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ed ecco un mastodontico albergo che sembra uscito da un’astronale aliena

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a contrastare con questa romantica carrozza di sposini in costume che sbuca proprio da una delle sue uscite

grocerylow1i molti e coloratissimi negozietti di frutta mettono allegria spezzando la “grandeure” dei modernissimi Hotel

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Stugnano il 10 novembre di ogni anno si tiene la “festa dei cachi”,atmosfera particolare dove il frutto fresco viene venduto per le strade insieme a mille altri modi di consumarlo elaborato, dolci compresi, in un belvedee di colori

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prima di addentrarmi all’interno del vallone ho voluto percorrere un tratto della magnifica costiera ora frastagliata – come dimostra questa immagine che mi ha ricordato l’altalena del Monte Forato sulle Alpi Apuane,-anche se questa è in formato ridotto

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ora semi -lagunare, con coltivazioni di verdure pregiate allo scoperto, visto la temperatura mite

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ora con spiagge semi- sabbiose che si affacciano gioiose da cespugli di foglie colorate

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all’interno del vallone, le foreste sono grandi, ombreggiate da grandi alberi e percorse da torrenti impetuosi e fiumiciattoli, formando un lussureggiante insieme

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spesso si fanno incontri pastorali nei pressi delle fattorie

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Cielo azzurro
Campo giallo
Monte azzurro
Campo giallo
Per la pianura deserta
Sta camminando un olivo
Un solo
Olivo

                                                   Federico Garcia Lorca

o grandi coltivazioni di oliveti dai quali si trae un olio ottimo, ben conosciuto nell’intera Europa, con secolari alberi dai tronchi contorti che stupiscono per le loro forme

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il fiore dell’olivo è di minuscole proporzioni  ma molto grazioso

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da loro si formeranno i succosi frutti oleari

nell’argento del monte

fremono e mutano le piccole foglie

hanno un canto di vento

e di mille farfalle

un largo di campane

fa volare lontano le rondini

Ventisqueras

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spesso i tronchi sono illeggiadriti da festosi rampicanti  che hanno bacche coloratissime simili al ribes ma non commestibilicytinus_hypocistis

dulcis in fundo la scoperta di una pianta parassita che da tempo invano ho ricercato in diverse parti d’Europa dove si riproduce attaccandosi alle radici

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delle piante dei cisti, da qui il nome di cytinus hipocistiscytinus-hypocistis

quanto le serve per nutrirsi lo assorbe dalle radici del suo ospite,  eppure i nostri arbusti non soffrono della presenza del cytinus

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non ci sarebbe da stupirsi se prima o poi si scoprisse di un qualche scambio vantaggioso fra le due piante. Il cytinus hypocistus si trova sulle radici del cisto marino, mentre il cytinus ruber è parassita del cistus icanus.

e dopo questa parentesi botanica vi saluto da questa bella e suggestiva zona del mare Adriatico

un saluto sperando di non averi tediato

Ventisqueras

questa immagine non c’entra niente col post è solo per far vedere all’amica Almosth la mia magnolia stellata  🙂

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