autoritratto del Maestro non di certa attribuizione, mi piace ricordarlo così
❤quest’anno ricorrono i 500 anni dalla morte ( 2 maggio 1519 ad Amboise) del più Grande Genio mai conosciuto al Mondo LEONARDO DA VINCI…Il fatto che sia venuto alla luce a pochi km da dove abito io e passeggiato e visto sorgere albe e stelle, respirato la mia stessa aria mi fa sempre emozionare….il piccolo borgo di Vinci immerso nella bellezza dei colli e sovrastato dal Castello dei conti Guidi è meta continua di reverente pellegrinaggio per conoscere i luoghi che hanno visto il passaggio di questa Stella luminosa
ammantato di neve è ancora più suggestivo
dal monumento a lui dedicato traspare la severa Rocca
il casolare in pietra dove è nato e vissuto con il nonno che lo ha riconosciuto ( figlio illegittimo di suo figlio Ser Piero notaio in Firenze ) e tenuto con sé fino all’età di 9 anni quando per le sue grandi doti artistiche è stato indirizzato verso la Bottega del Verroccho presso cui già lavoravano illustri esponenti della pittura rinascimentale
i volti purissimi dei suoi Angeli ci raccontano che hanno visto il Paradiso
questo mio piccolo e frettoloso omaggio si concentra su due quadri che io particolarmente amo proprio per la Bellezza dei suoi Angeli che mi rappresentano la parte spirituale e incontaminata dell’essere umano
il primo è “L’Annunciazione ” del 1473/75
che si può ammirare alla Galleria Uffizi in Firenze
di cui aggiungo in sequenza qualche altro squisito particolare
L’Ave di Guido Valeri
La campana ha suonato
e l’Angelo è venuto.
Lieve lieve ha sfiorato
con l’ala di velluto
il povero paese;
v’ha sparso un tenue lume
di perla e di turchese
e un palpito di piume;
ha posato i dolci occhi
sulle più oscure soglie…
Poi, con gli ultimi tocchi
cullàti come foglie
dal vento della sera,
se n’è volato via:
a portar la preghiera
degli umili a Maria.
questa dolcissima e ingenua Poesia imparata a memoria con le prime nozioni alle elementari mi ha catapultata nel mondo degli Angeli…Era come ci fosse un piccolo segreto tra loro e me…poi li ho riconosciuti in questi due dipinti di Leonardo e ogni tanto li vedevo comparire nei grandi prati di margherite a primavera ( ora vi hanno costruito ville con piscine )
o mentre coglievo profumate viole mammole, specchiarsi nelle pozze d’acqua delle prode…Se dicevo di vederli mi accoglievano con un sorriso ma io lasciavo perdere mi bastava di essere la sola a conoscerli.Col tempo dell’infanzia se ne sono andati insieme all’innocenza eppure qualcosa di loro continua a restare in me e i dipinti di Leonardo a ricordarli
l’Angelo della “Madonna delle rocce” è l’altro da me conosciuto
una perfetta visione
angelica
riflessa nella Poesia di questo quadro esposto al Louvre -Parigi -e datato 1483/86 di cui ne esiste un’altra versione esposta alla Nathional Gallery di Londra.
Da Livorno-Antignano fino al Romito e Castel Sonnino la litoranea è un vero sogno: panorami di ardite scogliere e macchia mediterranea si susseguono, improvviso il castello Del Boccale sembra sorgere la una fantasia di fiabaqui le correnti sono impetuose e spesso le grandi mareggiate ruggiscono rabbiose contro gli scogli e l’armoniosa sagoma del castello appare e scompare fra gli spruzzi
la storia di questo imponente maniero ci giunge dal buio dei secoli, sopra i resti medioevali di una torre d’avvistamento della gloriosa Repubblica Marinara di Pisa, i Medici Signori di Firenze ne ricostruirono le vestigia per proseguire le imponenti fortificazioni a protezione della città livornese a quei tempi sotto il loro dominio
Livorno non esisteva era solo una palude quando Pisa vi costruì il suo secondo porto includendo le torri di avvistamento erette a contrastare la ferocia delle incursioni dei pirati Saraceni che infestavano il “mare nostrum” assaltano, razziando, uccidendo, facendo prigioniere giovani donne per i loro arem e giovani per farne schiavi e proseliti dell’Islam. Questo tratto di mare oltre che Calafuria si chiama appunto anche ” Cala dei pirati”
i secoli passarono e un architetto livornese fu incaricato di fare il progetto per inglobare quella torre in un castello, eravamo nel XIX sec. E’ privato e non visitabile
le scogliere sono un vero paradiso per i sub!
procedendo a Sud s’incontra la Torre d’avvistamento di Calafuria
nei pressi della quale si svolse il tragico epilogo dell’indimenticabile film di Dino Risi ” Il sorpasso” dopo Punta del Miglio e Calignaia tra le rocce in lontananza la sagoma di Castel Sonnino troneggia, inconfondibile
.La Cala del Leone è formata da falesie, molto comuni nel litorale livornese. Vi sono, verso nord, forti presenze dell’arenaria Macigno, in cui è ben evidente la serie di eventi torbiditici e, sul lato sud, separato dal Macigno da un contatto tettonico, un affioramento dell’unità ligure, formata da gabbro e, al di sopra, da una copertura sedimentaria di argilliti e argille
Antico, sono ubriacato dalla voce ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono. La casa delle mie estati lontane, t’era accanto, lo sai, là nel paese dove il sole cuoce e annuvolano l’aria le zanzare.
Eugenio Montale
Il cancello si affaccia sull’Aurelia, tra il curvone della cala del Leone e Quercianella. Dietro una strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri. Quelle quattro mura i livornesi le conoscono bene: sono un pezzo di storia, di panorama. Una certezza: alzi gli occhi e sai che sono lì, a vegliare il mare dall’alto, tra la rigogliosa macchia mediterranea spunta qualche fiore di cistus a illeggiadrire
Il Castel Sonnino – nato intorno a una torre medicea e diventato dimora, nell’Ottocento, del barone ministro Sidney Sonnino –
Negli ultimi tempi i proprietari hanno aperto gratuitamente le porte alla Pro Loco di Quercianella, che sta organizzando una serie di visite guidate: gli incassi, coperte le spese, serviranno ad aiutare un centro per malati terminali e una scuola dell’infanzia.
si sta come d’autunno sugli alberi le foglie Giuseppe Ungaretti
Luccaè la splendida città Toscana, tra le poche
ancora completamente cinta tra possenti mura rinascimentali
che da 500 anni ne proteggono e difendono la storia, l’arte la favolosa architettura. Seconda in Europa, solo alla città di Nicosia sull’isola di Cipro
per i principi della fortificazione moderna, e, partendo da molto più lontano con le cosiddette ” cerchie romane”.
resta a ricordo di questa era lontana il favoloso cerchio di quello che fu un anfiteatro
sui suoi resti in epoca medioevale furono costruiti in perfetto cerchio grandi palazzi ed ora è sede si un favoloso mercatino
Ma la città di Lucca racchiude anche molte leggende
una delle più conosciute è senz’altro quella di Lucida Mansi di cui per certo si da questo ritratto, nobildonna d’incerta attribuzione probabilmente nata nel 1606 dalla famiglia Samminiati.
Si dice fosse di bellezza ineguagliabile, giovanissima andò sposa a un ricchissimo signorotto lucchese tal Vincenzo Diversi piuttosto anziano, Lucida si dedicò completamente al lusso ed alla vita mondana, ben presto annoiandosi del marito, si dice addirittura lo facesse avvelenare. Lucida era estremamente innamorata della propria immagine, tanto che aveva disseminato di specchi la sua stanza da letto e il palazzo, in modo da potersi contemplare in qualsiasi occasione; teneva addirittura uno specchio nascosto nel libro delle preghiere, in modo da potersi specchiare anche durante le sacre funzioni.
Ben presto convolò in seconde nozze con un altro anziano e ricco nobiluomo Gaspare di Nicolao Mansi proprietario fra le altre di questa sontuosa villa a Segromigno in Monte dove era solita organizzare feste animate da musiche e balli. Era adorata e corteggiata quanto crudele; solita liberarsi dei suoi innumerevoli amanti, quando se ne era stancata, facendoli precipitare in un pozzo cosparso lame affilatissime, celato da una botola.
Il tempo trascorse spensierato fra feste ed amanti, fino a quando una mattina, ammirandosi come sempre ad uno specchio, si accorse di una lieve ruga che segnava inesorabilmente il bellissimo volt, Lucida si disperò, gridò e pianse lacrime amare sino a quando le apparve un giovane meraviglioso, ma sotto le cui sembianze si nascondeva il diavolo. Questi le promise altri trentanni di immutata bellezza ma, trascorso questo tempo sarebbe tornato per ricevere il pagamento di questo favore, la sua anima. Lucida accettò senza pensarci, nemmeno la sua stessa anima le era più cara del suo bel volto e della sua giovinezza.Gli anni concessi dal Demonio passarono, mentre tutti attorno a lei invecchiavano. Gli uomini continuavano ad amarla ed a morire per lei tra atroci sofferenze. Fino a che, un pomeriggio d’estate di trenta anni dopo, il Diavolo ricomparve.Lucida fu sorpresa e spaventata dalla sua venuta, nonostante il Diavolo avesse mantenuto la sua promessa ella non si era convinta fino in fondo della veridicità del patto che aveva stipulato.
si disperò, pianse per tutto il giorno, lente correvano le ore per arrivare ai fatali rintocchi, corse disperatamente alla torre dell’orologio per fermalo alla mezzanotte ma tutto fu vano, implorò il Demonio di risparmiare la sua anima. Ma egli non si lasciò impietosire
la trascinò sulla sua carrozza fiammeggiante e, dopo aver percorso un intero giro di mura, affinché tutti i lucchesi potessero udire i lamenti strazianti della sua vittima, fece inabissare il cocchio nel laghetto di uno splendido giardino
Tutt’oggi questo giardino esiste all’interno delle mura cittadine lucchesi, è l “Orto Botanico”. C’è chi afferma che immergendosi nelle acque de laghetto si possa ancora vedere il volto di Lucida Mansi addormentato sul fondo del lago; e chi invece sostiene che nella notte del 31 Ottobre, poco prima della mezzanotte, nel silenzio assoluto il vento si alzi e si odano gli zoccoli dei cavalli che corrono a precipitarsi verso il laghetto, i più fortunati possono addirittura intravedere la carrozza infuocata, lanciata nella sua eterna e sfrenata corsa verso l’inferno
Una variante della stessa leggenda vuole che, giunti al termine dei trentanni venne il momento di onorare il patto e in una notte di tempesta ella scomparve, nella sua casa fu trovata una buca così profonda che non fu più possibile chiudere
Un’altra ancora narra che Lucifero in persona si recasse in Duomo a prelevare Lucida e la sua anima battendo col piede sul pavimento per portarla con se all’inferno. io ho voluto dare credito a quest’ultima versione
Vanità delle vanità
Nacque in Marlia donna di bellezza perfetta
che il sole al suo comparire si rabbuiava
Marmo lucido di gelo la sua anima
ogni cuore che l’amava disprezzava
quando a Messa al Duomo di Lucca
si recava, sempre e solo alla sua bellezza pensava
uno specchio celava nel libro miniato dell’orazioni
ma il giorno stabilitoLucifero in persona si presentava,
tre colpi batté, lo zoccolo caprino, tre colpi,
i bei mosaici del Duomo spalancava, e seco
all’inferno Lucida trasportava.
Se non mi credete, in Santa Croce andate, il pozzo ancora là è conservato e si narra che sul fondo,
in certe notti di luna piena,il bel volto di Lucida Mansi si osservi ancora, tutto disfatto in pianto
ma ahimè a che serve il rimpianto?
ora avrà capito che sola beltà null’altro è che vanità delle vanità
Vanità di vanitàm tutto è vanità -Vaanitas vanitatum et omnia vanitas
Tiziano-La vanità
e perché non si abbia il sospetto che la vanità sia un nome solo al femminile ecco il Genio Caravaggio
a rappresentarci Narciso
che innamorato della sua immagine per osservarsi meglio cade nell’acqua e vi affoga
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. (1, 2. 14)
ma non voglio salutarvi in modo così melodrammatico, ecco invece una immagine emblematica della bella e piena di misteri Lucca, la torre alberata, che è veramente uno spettacolo al tramonto
Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.
San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu martirizzato in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna iromana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina, da allora custodite nella chiesa di
Santa Maria Assunta ( di cui si hanno notizie già nel x sec.) custodite e venerate circa dal XI sec. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.
leggenda popolare
Si racconta che fino dove giunge il suono delle campane di Bientina il Diavolo non possa varcare il magico cerchio che da loro si forma e quindi chi vive al suo interno non non ha timore di essere da lui posseduto
sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni schizofrenici o alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.
Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
dimostra avversione al sacro;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
San Valentino degli indemoniati
Si svegliano i vermi nei mattini maggesi alla palude
come nei giardini il velluto acceso sulle rose
e s’ascolta
la campana grande di San Valentino degli indemoniati
chiamare
a raddoppi di misteri il sole negli azzardi cavi delle anime assorte.
Il Demone caprino, il principe Satanasso Baal-zebub, Eshmadai, Shaitan,
dai mille nomi ma sempre lo stesso
sbava, schiuma si contorce, urla e sbianca
rotolandosi nell’esorcismo del prete guardiano del busto d’argento di San Valentino
con un ultima orrenda bestemmia e un rantolo possente
fugge il maligno dall’anima ossessa che asservì al suo potere.
Giunge la notte è festa sfrenata per le vie antiche
dove la luce celeste non filtra: un risucchio di canti e danze
sbeffeggia il demone sconfitto che chiuso nelle canne dell’organo maggiore
geme meditando vendette : facile è irretire con la potenza e il denaro
pregusta nuove vittime, alleanze.
Le dame della carità ferme sulla porta della pievania
rubano quel che resta a quel tragico giorno, l’affidano
alle stelle che tremando se lo portano via. Ventisqueras
nell’iconografia il demonio è spesso raffigurato in forme orripilanti, ( Questo è di Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina)
o grottesche, Giotto Cappella degli Scrovegni Padova
personalmente lo ritengo molto meglio rappresentato in questa forma subdola affascinante e misteriosa del Tentatore, immaginato per la Passione da Mel Gibson, ricordando anche che fu un Angelo bellissimo nel paradiso chiamato Lucifero ( portatore di luce) prima della cacciata negli inferi
Nel credo islamico, i Jinn sono creature dotate di intelligenza plasmate dal fuoco, molto simili agli uomini in quanto possiedono il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male.
Un Jinn può possedere un uomo per pura malignità, oppure può farlo per altre ragioni. Secondo Ibn Taymiyya un Jinn può possedere un uomo perché vuole sperimentare il mondo, per motivi di desiderio o amore; in tal caso può non avere cattive intenzioni o può non rendersi conto del male che causa. La possessione può, diversamente, essere effettuata per vendetta, poiché si dice che gli Jinn siano facili all’ira, specialmente quando credono di essere stati colpiti apposta (dato che gli Jinn sono invisibili all’uomo, una persona può accidentalmente causar loro del male senza saperlo).
L’Induismo crede che la dea Kali o le sue varie incarnazioni possano entrare nei corpi di esseri viventi, perciò la possessione è considerata una condizione di maggiore santità. I posseduti sono venerati e a loro sono richieste benedizioni. Se tuttavia lo spirito rifiuta di andarsene dopo qualche tempo l’esorcista del villaggio viene interpellato allo scopo di far uscire lo spirito.
Nello Shintoismo molti youkai sono capaci di possessione demoniaca, ad esempio le kitsune.
La Wicca ammette la possessione ma non prevede esorcismo, poiché ritiene che nessuno spirito, persona, cosa siano per propria natura “cattive”.
ma voglio rendere omaggio e giustizia al paese di Bientina, che anche se non ha grandi particolarità architettoniche o storiche ha dintorni di bellezza bucolica
dove con grandi quantità di uccelli acquatici stanziali e migratori si possono sempre fare incontri emozionanti e gentili
Le dèmon, dans ma chambre haute, ce matin est venu me voir
Ti gemo a fianco
in un sonno di mondi
e di selve in fiamme
nella stanza alta dei cieli
mi abiti
intrecciati e sconvolti
in un sonno di nuvole
sangue di nebbia
vivono le tende assorte,
Certe notti di maggio
ci svegliano gli usignoli.
Ventisqueras
ma ora parliamo dell’altro San Valentino, quello conosciutissimo in ogni parte del mondo come Patrono degli innamorati
San Valentino Vescovo, i suoi resti sono custoditi a Terni sua città natale (176-273) nella basilica che porta il suo nome, recatosi a Roma, per predicare e fare proseliti, fu arrestato, lì ancora si perseguivano spesso uccidendoli gli apostoli di questa nuova strana dottrina che si cibava del corpo del suo Dio ( la comunione) ma che al contempo ricusava ogni forma di violenza, Per paura che la folla dei suoi seguaci insorgesse fù portato lontano dalla città, flagellato ed in seguito decapitato dal soldato romano Furius Placidus
nel martirologio romano il Santo è festeggiato il 14 di febbraio e da qui il giorno della festa degli innamorati, questa ricorrenza si è cominciata a celebrare circa due secoli dopo la sua morte, nel 496, quando papa Gelasio I, decise di sostituire la festa pagana della fertilità in cui venivano celebrate orgie ( i lupercalia dedicati al dio Luperco ) con
una serie di appuntamenti culturali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici volti a mantenere sia la dimensione religiosa delle celebrazioni del Santo, sia quella civile delle iniziative ispirate alla sua forza evocativa
per la tradizione San Valentino unì in matrimonio un centurione romano Sabino, con una giovane cristiana,Serapia, gravemente ammalata e prossima alla morte,i due giovani erano così innamorati che non volevano essere separati così dopo la celebrazione del rito entrambi si addormentarono serenamente restando uniti per sempre.
Terni 14 febbraio, festa di san Valentino
Un’altra leggenda narra che Valentino, graziato ed affidato ad una nobile famiglia , compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere”, Il santo quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole-il tuo Valentino-
se un pò avete imparato a conoscermi sapete che non sono una grande entusiasta delle feste dettate dal consumismo ( o dalle loro esagerazioni) ma penso anche che tutto ciò che conduce all’armonia dei sentimenti non deve essere dimenticato
avendo poco tempo per scrivere nuovi post ho deciso di replicarne alcuni che hanno molta attenzione da parte dei lettori anche se pubblicati alcuni anni fa, ne approfitto per ringraziarvi e salutarvi
il Palazzo Comunale, chiamato anche nuovo Palazzo del Podestà o Palazzo del Popolo e la torre Grossa, salendovi in cima si ha un panorama mozzafiato!
Il Palazzo Comunale, sede del governo di San Gimignano, fu costruito nel 1288. Ampliato nel 1323, divenne sede del comune dopo che esso aveva avuto luogo nel vicino Palazzo vecchio del Podestà, . Al primo piano è in bella mostra un terrazzo che poggia su mensole antiche, dal quale il podestà parlava alla folla. L’edificio ospita il museo civico dal 1852, dove sono esposte grandi opere dei maggiori artisti fiorentini e senesi del XIII e XVI secolo
fra cui spiccano il pregiatissimo e famosissimo crocifisso ligneo di Coppo di Marcovaldo
i “tondi” dell’annunciazione di Filippino Lippi
La sala Dante deve il suo nome al breve soggiorno del Poeta del 1300, quale ambasciatore della Repubblica Fiorentina egli perorò davanti al podestà e al consiglio generale la causa di una lega guelfa Toscana.
La sala è decorata dalla grandiosa Maestà di Lippo Memmi (firmata e datata 1317) ispirata a quella più famosa dipinta dal cognato Simonr Martini nel Palazzo Pubblico di Siena
lo splendore degli ori nelle aureole dei santi e degli angeli illumina l’azzurro della Maestà
impossibile darvi sia pure una piccola visione di tutti i tesori qui esposti…( perché non venite a vederli di persona ? 🙂 questa è la camera del Podestà
si trattava mica malino, no?la porta è vecchiotta va bhe, ma bella rinforzata
ed ora qualche magica visione della strabiliante architettura del chiostro interno
ogni volta che passo non mi sogno nemmeno di dimenticarmi di fare incetta di qualche bellissimo pezzo di ceramica che qui, ommioddio, sono davvero da urlo!
attraversata tutta la città da sud ovest ora siamo a nord est, ed eccola Porta San Giovanni con il suo consueto affollamento di turisti
il sogno medioevale sta per finire
e facendo il giro esterno delle mura
ritornerò a recuperare il meno romantico destriero metallico e rombante del nostro secolo
riappropriandomi della realtà
eppure… non voglio completamente distaccarmi dalla fiaba e aspetto la notte in una piccola osteria fuori porta in attesa della magica visione delle belle torri alte e fiammeggianti…un modo più dolce per un arrivederci
si leva il sole con una soffusa nebbia che rende i collie le colline un sogno lieve
bussa il sole alla finestra del mondo
toc toc
un mare di fiori lo sta accarezzando
gira e rigira lo stanno sempre seguendo
nel corso del suo cammino
sfiorano meraviglie in tondo
Ventisqueras
e il pieno sole, salendo dalla via volterrana anche oggi dispiega e svela tutta la maestosità del paesaggio toscano
si entra dalla porta pisana ( San Matteo, ma è detta comunemente così perchè vi si arriva dalla parte di Pisa ) di primo mattino, l’auto relegata nel parcheggio, le strade deserte, si entra in pieno medioevo, il rumore dei mie passi solitari fa eco ai fantasmi delle generazioni passate che sembrano far folla con me alla scoperta degli ultimi tesori scelti fra i mille, cui raccontare
piazza del Duomo in tutta la sua preziosità si appresta a svelarci i suoi segreti, le belle torri già conosciute nell’altro post sono schierate come guardie d’onore
fulcro della città è la spettacolare piazza del Duomo con i grandiosi monumenti: Il Palazzo Comunale chiamato anche Palazzo nuovo del Podestà e,
salendo una ripida scalinata la Collegiata di Santa Maria Assunta o più semplicemente il Duomo, costruita nel 1148 è considerata uno dei più prestigiosi esempi di romanico toscano
dal lato opposto della piazza il Vecchio Palazzo del Podestà ( che non ha più questa funzione ma è divenuto un museo ) con la torre Rognosa, un tempo proprietà della famiglia Ghibellina dei Salvucci
osserviamole anche nella loro fantasmagorica veste notturna
la luce del cristianesimo irradia fasci di strie iridescenti nella penombra della magnifica collegiata
Fede
Il mio cuore si riempie d’acqua
cielo di nubi d’inchiostro
mi si schianta addosso
-sto forse annegando?-
aggrappata a un filo di vento
m’accorgo che sto pregando.
Ventisqueras
completamente affrescata dai maggiori artisti senesi e fiorentini dell’epoca
da perderci gli occhi…e l’anima si fa leggera, leggera
la chiesa è costruita su tre navate i grandi pittori dell’epoca espressero il meglio della loro Arte:Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio Bartolo di Fredi, Taddeo di Bartolo,
ma esistono anche sculture in legno ed tante altre opere di grandi artisti del tempo, per citarne solo uno Jacopo della Quercia
magnifico il Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo
Santa Fina, figura locale portata agli onori degli altari ( nella collegiata il Ghirlandaio narra la sua vita con bellissimi affreschi) di lei si racconta una gentile leggenda-miracolo, ella morì in giovane età minata da una grave malattia che le procurava atroci dolori e la costringeva a stare immobile nel letto, nonostante questo chi andava a visitarla usciva da lì consolato e confortato nessuno la sentì mai emettere un lamento, nel giorno della sua morte quando fu tolta dal suo letto per le solenni esequie il letto improvvisamente fiorì tutto di violacciocche che si propagarono subito anche tra gli interstizi delle pietre della città, per questo miracolo
ora sono comunemente chiamati ” i fiori di Santa Fina”
naturalmente San Gimignano abbonda di splendide architetture religiose medievali questa è la facciata in mattoncini e volte ad arco di San Bartolo
lo spettacolare interno di Santa Maria dei Lumi ( non trovate incantevole la sua titolazione? ) si dice dovuta ad una apparizione miracolosa avvenuta circa nel 1500 ai Sangimignanesi
misteriosamente avvolta di fantasmagoriche luci certo di origini divine
altro stupendo portale quello della chiesa di San Francesco in stile romanico- pisano- lucchese eretta circa nel XII sec in origine dedicata a San Giovanni,( costruita nell’omonima, ma poi tuitolata al Poverello di Assisi ) di cui si è conservata solo la parte inferiore
in questo dipinto si può vedere come fosse stata la chiesa alle sue origini
in mezzo a tutti questi pregevolissimi repeti storici penso non debba affatto stonare l’immagine molto attuale di uno splendido micione!
ma per lalutarvi ed invitarvi al prossimo post è certo più adatta una immagine ” turrita” sotto un cielo imbronciato, a presto
Bentornati alla magia del Castello di Sammezzano! saliamo le scale interne che introducono alle 17 camere da letto, anche queste tutte in stile orientale
qualche raggio di luce diafana cade in obliquo giù dalle balconate e rende la solitudine di questo cammino spettrale
ma quasi subito il leggero brivido di paura scompare per lasciare posto all’incredulità all’ammirazione insieme allo sgomento
IL GRANDE SCEMPIO
entriamo nella prima camera, e il solito fascio fantasmagorico illumina la desolazione di una stanza che ha subito lo scempio del ladrocinio, mancano mobili e suppellettili, e dalla finestre aperta sono entrate le foglie a intristire il pavimento, questo purtroppo è capitato in molti ambienti del castello
la casa cinese nel parco completamente in rovina
il soffitto di una sala completamente distrutto, 365 stanze ad altissimo livello tutte da conservare sono veramente tante se non si propone una decisione drastica.
Poi: LADRI, VANDALI, INCURIA, INCOMPETENZA, questi gli atti d’accusa per la mancata protezione di questo immenso tesoro che va ad ogni costo salvato!!!!!!!!!!
La leggenda del leone triste
il Marchese poté godere ben poco della sua straordinaria opera, subito dopo aver terminato i lavori del castello una misteriosa malattia, in forma di paralisi progressiva lo colpì.Oltre ai medici furono interrogati anche maghi e veggenti, furono adoperate anche le “arti oscure” pur di salvargli la vita. tutto fu vano, il Marchese morì pochi anni dopo. Le sue spoglie vennero custodite in una cripta del Castello, a guardia furono posti due leoni in pietra. L’artigiano che li stava scolpendo decise di dare loro un’ aria triste e malinconica a ricordare l’avvenimento.
(una sontuosa sala da bagno, che fortunatamente si è conservata perfettamente integra)
continuerò a far scorrere le immagini del castello, mentre terminerò il racconto della leggenda
I soffitti
la leggenda narra di una maledizione lanciata da una fattucchiera che assistè il Marchese fino alla morte, diceva che chiunque non ne avesse rispettato il riposo o avesse voluto trarre indebito profitto dalla sua opera, sarebbe stato colpito dalla sua stessa malattia del Marchese
Nel 2005, quando il Castello di Sammezzano era già in totale stato di abbandono, fu rubato uno di questi leoni, la maledizione si è allora abbattuta su i ladri i quali hanno subito lo stesso destino del Marchese: narra la leggenda che l’anatema condanni chiunque avesse profanato le statue dei leoni a soffrire della stessa morte del marchese Ferdinando.
Sembra però che la maledizione non si sia fermata con la morte dei ladri,
ma abbia colpito anche il mercante d’arte in Umbria che aveva ricettato la refurtiva
cedendola a sua volta ad una ricca signora lombarda, tutti in punto di morte sembra abbiano confessato di essere stati proprietari del “Leone Triste” e tutti hanno avuto la loro maledizione
ad oggi il leone rubato non è ancora stato ritrovato, si spera che presto torni al castello per evitare altre morti maledette
Le vetrate
ad aspettarlo c’è l’altro esemplare al quale i visitatori si avvicinano con titubanza
anche io ho preferito osservarlo da lontano 🙂
se si chiede in paese di questa leggenda si ottengono risposte vaghe, quasi si avesse paura anche solo a parlarne
Ma la maledizione del castello ha colpito anche i proprietari che si sono succeduti dopo la morte del Marchese e tutti quelli che hanno cercato di specularci sopra
Le porte
tutt’ora le divergenze d’interessi che ci sono all’interno dell’attuale proprietà inglese non consentono il recupero dell’intera struttura abbandonata a se stessa
il 24 maggio 2016, il castello è stato battuto nuovamente all’asta per la cifra di 20.000 milioni di euro, ma allo stato non si hanno notizie sull’esito
lo spirito del Marchese che si dice aleggi di notte, vagando per le stanze di Sammarzano, credo sia in cerca di un’anima pura
le stanze ottagonali
che abbia gli stessi ideali e gli stessi intenti che lui ebbe nel progettarlo, costruirlo, amarlo
la cappella
la sala delle stalattidi
per ultime lascio queste due opere a ringraziare e rappresentare l’eccellenza delle maestranze toscane, che ancora eseguono restauri per tentare di salvare quest’opera jmponente e meravigliosa preservandola per i posteri.
Niente poesia, la tristezza di questo scempio non mi ha dato nessuna fonte di ispirazione, anche se continuo a dire con Dostoewskij : la Bellezza salverà il mondo, speriamo salvi anche Sammezzano
tra gli ulivi che impallidiscono i colli dell’alto Arno e il nero degli svettanti cipressi, ai piedi della montagna di Vallombrosa, centro di un’isola di sequoie e sempreverdi nordici rari e immensi
incredibilmente: l’Oriente in Toscana! si raggiunge rigorosamente a piedi attraversando uno dei più belli e grandi parchi della regione per scoprire la sagoma moresca del Castello di Sammezzano
Mute le corde.
La musica sapeva
quello che sento.
Jorge Luis Borges
qualcosa di folle ed eccentricamente e straordinariamente unico, ne converrete con me se mi seguirete in questi post denuncia ed omaggio per una fiaba che non deve assolutamente andare perduta
la musica componeva-scomponeva
note sul foglio impalpabile
di carta celeste
il canto ritornava dal passato
come fosse sempre stato presente.
Ventisqueras
la torre centrale con l’orologio si alza sugli alberi, da lontano e fa presagire meraviglie
dal 1999 è possibile visitare il castello su appuntamento grazie all’associazione no profit Comitato FPXA 1813-2013, ( le visite sono autorizzate circa 2 volte all’anno,il sito è il più ricercato dell’intero patrimonio nazionale, pensate che all’apertura delle prenotazioni nel 2015 dopo due soli minuti ne erano già arrivate 750 !!!!) per noi toscani resta un sogno che urla a gran voce con la speranza che possa tornare a vivere al suo massimo splendore, questa vera e preziosa rarità storico-architettonica
c’era una volta un antichissimo castello, si dice che qui abbia sostato anche Carlo Magno di ritorno da Roma dove il Papa aveva battezzato il suo primogenito, certo, non aveva l’ aspetto attuale forse era uno spigoloso castello medioevale.In epoche più recenti (1605) fu acquistato dalla famiglia Ximenes d’Aragona, passando in eredità nel 1816 ai Panciatichi.
lo vedete? all’esterno appare completamente disastrato, le foglie autunnali portate dal vento si sono ammucchiate sulle spettacolari scalinate d’ingresso, senza che nessuno si preoccupi di fare pulizia
i colori sbiaditi, stinti nulla hanno dell’antico splendore, gli infissi tristemente sconquassati, aprono bocche sdentate
eppure l’originalità e il fascino di questa spettacolare struttura riescono ugualmente ad emergere su questo abbandono e degrado
l’ala ovest
l’ala est
per concentrarsi sul torrione centrale forse ispirato al Taji Mahal
l’aspetto attuale del complesso di deve al marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes De Aragona, un geniale, eclettico personaggio
che lo concepì, lo progettò, finanziò e realizzò, dedicandovi la sua intera esistenza dal tra il 1853 e il 1889. La trasformazione della villa seicentesca, durata quasi quarant’anni, diede modo al Marchese di sbizzarrire non solo la propria fantasia, ma di scatenare anche gli artigiani toscani al compimento di questo gioiello, interamente da loro realizzato!!!.
un sogno eccentrico divenuto realtà. Il più importante esempio di architettura orientalista in Italia, un’opera monumentale che volendo riassumere in un sola parola oserei definire oltre che geniale “elogio alla pazzia”.
gli ingressi al castello dal parco annunciano con tristezza quello che gli attuali proprietari inglesi del castello che ( volevano utilizzarlo come un Hotel di lusso costruendo nelle vicinanze-ma fortunatamente fuori dal parco- un obbrobrio in cemento mai portato a termine) non sono riusciti a valorizzare ( si dice che sia scattata la maledizione che grava sul castello, di cui parlerò a tempo debito! ), ora è in vendita per 20.000 milioni di euro ma già due aste sono andate deserte
immerso nella luce e nei colori del capolavoro della sua vita il marchese si occupò personalmente anche della piantiumazione dell’incantevole parco, ancora oggi si possono ammirare generi esotici vari, ma soprattutto un gruppo di sequoie giganti di cui 57 alte più di 35 metri, una delle quali con un diametro addirittura di 10 metri
grande attrazione sono anche questi due pavoni costruiti da grandi giardinieri che ricorderete benissimo leggendo il prossimo post, e non vi svelo ancora il perché. Spero di avervi stuzzicato l’appetito per godere a pieno di quelle meraviglie che andrò a raccontarvi nel prossimamente. Un saluto molto affettuoso
dedicato all’amico Chgo John con l’augurio che possa esaudire presto il suo desiderio di visitare San Gimignano 🙂
Nel primo post su SanGimignano ho aperto con immagini dell’alba, qui, per introdurci al suo interno c’è la magia delle luci notturne
e…se ci fosse la luna?
s’accende la lampade celeste
framezzo alla seta del cielo
che nasconde
tra le sue pieghe stelle e segreti
chiedendo alle pietre antiche
un varco per l’eternità
Ventisqueras
i grandi monumenti con la luce artificiale che si riflette sulle pietre antiche acquistano un particolare colore ocra che ne acuisce il fascino, in questa immagine risaltano le torri degli Ardinghelli, la Torre Grossa e la torre dei Becciquella degli Ardinghelli fu una delle due famiglie dominanti dell’epoca, il palazzo e le torri si trovano all’angolo fra piazza Duomo e piazza della Cisterna
quando si spegne la notte le pietre continuano a brillare di luce propria, con le torri degli Ardinghelli (rigt), e il palazzo e torre Pellari ( left)
ecco ancora l’eleganza snella delle torri perforare l’aria come un dardo scagliato dalla storia contro il tempo
le famiglie potenti erigevano le proprie torri e si gareggiava in bellezza, ma soprattutto il potere del casato era provato dall’altezza, gli Ardinghelli e i Salvucci , le famiglie più importanti dell’epoca avevano anche le torri più alte
nonostante l’espresso divieto del 1225 le due torri erano ben più alte dei 52 metri della torre Rognosa ( quella del Palazzo Comunale ) ogni torre aveva un proprio nome, in risposta a quelle gemelle della famiglia Salvucci, appena poco più lontane, per questo furono più tardi” scapitozzate” ( abbassate ) ed oggi si ergono a poco più della metà dell’originale.( anche nel medioievo esistevano gli abusi edilizi…ha ha)
questa chiamata la Torre del Diavolo ha una leggenda da raccontare,
pare che durante l’assenza del proprietario in una sola notte fosse cresciuta il doppio della sua altezza
e che sia stato il diavolo, costruendola di pietra più scura per differenziarla da tutte le altre torri
sembra però avesse un’ influenza malefica su chi vi si poggiava anche soltanto con una mano.( alla larga, allora brrrrrrr!!! )
nelle adiacenza si trova quella che può essere considerata il salotto buono dell’antica città,
la suggestiva costruzione è in travertino sormontata da una monumentale ” vera di Pozzo ” su pianta ottagonale,
un centro di aggregamento ideale per i visitatori: Piazza della Cisterna,
che prende nome dalla grande cisterna posta al centro della piazza come lo fu nei tempi medioevali per i cittadini. Lo spettacolo degli storici palazzi e torri che la circondano è irripetibile, e vi si vive un’atmosfera irreale
nell’antichità fu anche palcoscenico per feste e tornei. L’attuale sistemazione risale al Duecento secondo le disposizioni del comune, a quei tempi Ghibellino
che si ripetono anche ai nostri giorni con manifestazioni in costume
è un ambiente particolarmente raffinato e romantico
tutta la città, in cui si può circolare solo a piedi, è un unico grande salotto, in cui il tempo non conta e si vive come il un film del passato senza fretta, al rallentatore
guardando da questa finestra dalle belle bifore si spalanca un mondo incredibilmente lontano e insieme tattile
concludo questo post con la tavola del duecento rappresentante San Gimignano patrono della città che tiene amorosamente tra le mani per proteggerla,( si trova nella pinacoteca del Palazzo nuovo del Podestà) ci sarebbe da fare una marea di post per descrivere tutta l’arte e la storia di questa magnifica cittadina, purtroppo vi devo dare solo una visione superficiale,ma spero abbastanza evocativa
nello spettacolo di un favoloso tramonto si stagliano le torri di San Gimignano, miraggio di un tempo antico che di bellezza fece incetta e canto
Muto è il tempo
Muto è il tempo che scavalca l’ombre
si tace e non risponde
ma per lui la storia canta e si veste dei colori
delle belle torri che in San Gimignano
sulla bocca della sera, di un tramonto rosso
si fanno bandiera
angeli o demoni cosa saranno, quegli stracci
di nubi sfilacciate che ramazzano l’orizzonte?
In quest’ora del vespero la terra è fatta di cielo
non ha nido la notte e tacciono le stelle
muto è il tempo che scavalca l’ombre.
Ventisqueras
visione o sogno? le colline toscane sono tutto questo, e forse nei pressi di Sangimigrano raggiungono la loro perfezione
compensati dai raggi del sole che penetrano come oro liquido negli spettacolari chicchi d’uva da cui spremuti, ha origine la favolosa Vernaccia di San Gimignano nettare prezioso di questi filari perfettamente allineati
L’origine del nome Vernaccia è piuttosto incerto, probabilmente prende il nome dal latino vernaculum (=del posto), altre ipotesi, come quella del poeta seicentesco Marchio Lucidi farebbero discendere il nome da Verno, gelido. Secondo il Vocabolario Treccani deriva invece dal toponimo Vernazza, borgo delle Cinque Terre, ove veniva prodotto un vino dallo stesso nome sin dal Medioevo.
. alla fine del sec XIII la Vernaccia era già un vino pregiato Dante nella Divina Commedia aggirandosi tra i golosi del Purgatorio, incontra Papa Martino IV reo di essere stato vinto troppo spesso dalla voglia di Vernaccia ( ‘mbriacone ha ha ) “ e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la Vernaccia” (Purg. XIV,19-24)
per motivi di lavoro percorro sovente questa strada in ogni stagione e spesso mi fermo per immortalare qualche visione che mi urge negli occhi, beh, potrei passare dalla superstrada sarebbe più agevole, ma preferisco alzarmi un’ora prima e non privarmi di questo insuperabile spettacolo. In autunno, quando già si è vendemmiato e le foglie delle viti ingialliscono coprendo d’oro i fianchi rotondi delle colline. nella solenne e splendida solitudine in’alto San Gimignano troneggia, sembra non lasciare nulla al caso che non si chiami perfezione
anche i girasoli quando cominciano a chinare il capo e ad intristire formano superbe macchie di colore
sul far della sera il sole ci saluta dai tetti dei magnifici rustici in pietra, talvolta sbuffi di nuvole rosa fanno l’atmosfera surreale
lo spettacolo dei colori che cambiano lascia senza respiro
stessa meraviglia ci coglie salendo dal versante senese
e ogni più piccolo dettaglio sembra posato dalla mano di un grande artista in totale armonia con ciò che l’uomo ha creato
ci stiamo avvicinando lentamente alla straordinaria città cristallizzata in vestigia medioevali, premiata dall’ Unesco come patrimonio universale dell’ umanità,
al tempo del suo massimo splendore era una tappa ( Mansio) della storica via Francigena che Sigericoarcivescovo di Canterbury percorse di ritorno dal suo pellegrinaggio a Roma verso l’Inghilterra nel 990/994 circa
fu lui per primo a chiamarla Sce Gemiane dal nome di un santo cui era particolarmente devoto e che ora è patrono della città.
Avvicinandoci si fraziona l’intero, emergono e si stagliano i contorni, mi colgono emozione e stupore, come la prima volta che la vidi da bambina
altere nella loro veste di pietra le torri ci parlano nel loro linguaggio arcano, ormai delle 72 storicamente costruite ne restano soltanto 16, e questo ci fa pensare come doveva presentarsi il panorama di allora!
da ogni angolazione le torri esaltano tetti artisticamente irregolari
in una sera di nebbia restai attonita ad osservare, ero convinta che da uno dei vicoli potessero uscire cavalieri medioevali con l’armatura argentata e la spada sguainata, non per battagliare ma per cacciare la nebbia che m’infastidiva…ma che razza di idea, ha ha ha
epperò! dovete ammettere che non del tutto vaneggiavo! ebbene li avevo visti i cavalieri poco prima, guerreggiare in in affresco medioevale del Palazzo Comunale sì, sì!
in questo post ho voluto che tutto il fascino dei diversi panorami fossero in grado di condurvi per mano all’interno della città: parlerò di storia ed arte, nel grande splendore che contorna questa meraviglia toscana e universale, visitata ogni anno da una moltitudine di turisti provenienti da ogni angolo del mondo 🙂 a presto, allora
la nebbia del mattino quando dolcemente evapora accarezzata dai primi raggi del sole…
scopre paesaggi che chi li ha visti anche soltanto per una volta li porterà per sempre scolpiti nell’anima
è quella che noi pisani chiamiamo la via delle colline pisanee che il National Geographic ha inserito fra le 100 più belle strade del mondo …come dargli torto?
all’altezza pressappoco di Pontedera e poco distante da dov’è la mia residenza, si devia dalle comode e transitatissime strade di grande comunicazioni o autostrade
per inoltrarsi in una via secondaria che attraversa territori poco abitati
L’insieme si frantuma e si evidenziano i particolari, piccoli borghi dalle case in pietra non sembrano reali, ma dipinti da un grande artista paesaggista, nomi per me dolci come l’uva matura conosciuti e scanditi ad uno ad uno
Castelfalfi
Montaione
Terricciola
vicoli e case come sculture antiche
Lajatico, qui la strada attraversando in basso il centro abitato passa proprio dal paese natale del grandissimo Andrea Bocelli
e qui in mezzo al velluto delle “sue” colline il Maestro ha creato dal nulla il magico Teatro del Silenzio
Passando in primavera si nota solo il laghetto attorno al quale si verifica a fine luglio, rigorosamente all’aperto
il grande evento che coinvolge migliaia di spettatori e le più grandi star dello spettacolo internazionale
questo video è autobiografico, stralci della vita di Andrea da bambino, nella tenuta dei suoi genitori a Lajatico, ed è drammaticamente scritta e dedicata per morte dell’amatissimo babbo, che tanta parte ha avuto nell’educazione e nell’amore per il figlio. Lo ha accompagnato insieme alla madre in quella che poteva essere anche una insuperabile difficoltà nella sua vita e che invece l’ha condotto a primeggiare nel mondo intero
chissà se questa sua grande voce, così potente,calda e vallutata l’ha rubata proprio a questa sua ( nostra) impareggiabile terra
Con le stagioni si evidenziano dai colori della natura, sterminate distese di giirasoli
e tl rosseggiare dei papaveri tra il grano
o davanti allo scoppiettare del camino l’autunno, con le castagne e il vino nuovo….siamo nella terra del Chienti DOC, ricordate ?
moltissimi stranieri, soprattutto nordici, tedeschi, olandesi, norvegesi ecc. hanno preso casa qui per viverci stabilmente o trascorrerci le vacanze in una atmosfera rilassante e idilliaca
sfiorerà Volterra , la bellissima città etrusca
dai lunari panorami mozzafiato
fino a condurci al bivio di Castagno dove finisce la provincia di Pisa e si entra in quel di Siena
giungendo al tramonto gia da qui si scorge nell’infuocato suo clamore, troneggiante sulla collina San Gimignano e le sue antiche torri…ma questa è una storia che vi racconterò un’altra volta
ora voglio salutarvi facendo un piccolo omaggio al cipresso, questo nobile ed elegantissimo albero che sempre in primo piano o in lontananza
integra e completa la perfezione del paesaggio toscano
e mentre si addensano le ombre della sera e si accendono le luci negli splendidi rustici di pietra
l’ultimo saluto lo rivolgiamo a lui
Cipressi
Salgono in ordinata fila
sgranando la collina silenziosa.
Preme il cielo di rosso
come una trina ordita
da demoni danzanti sul crinale.
E presto saranno le stelle
a domandare, dove si ferma
il passo nel cammino…
dove dolente l’ammasso
di speranze, s’andrà a posare
l’incerto della vita
in calici frementi assaporare
saranno forse i fumi sulphurei della sorgente a tingere l’alba di questo rosa così intenso ? l’atmosfera sembrava immersa in una enorme bolla di zaffiro rosa, risplendente
ancor più affascinante e misteriosa quando si diradano i vapori, e ripenso ad una delle moltissime leggende nate da questo territorio così speciale
si dice che questa sia la porta per entrare ed uscire dall’inferno e che il Diavolo ancora se ne serva, nel medioevo così carico di paure e superstizioni la fonte che emanava un odore fortissimo di zolfo e tutto quel calore e vapori che s’innalzavano al cielo facevano supporre che fosse senz’altro maledetta e il maligno fosse pronto a ghermire chiunque passasse da quelle parti, così nessuno osava avvicinarsi.
Di Saturnia se ne trovano tracce nell’età del bronzo, città antichissima, secondo Dionigi di Alicarnasso fu fondata dai Pelasgi (popolazioni preelleniche ) ma è dall’ antica Italica Aurinia, fondata dal grande popolo etrusco, che inizia la sua storia documentata col ritrovamento di numerose necropoli.
Passata sotto il dominio dei romani essi compresero l’importanza delle sue acque considerate miracolose, subito si diedero da fare per costruire impianti termali, del resto questa era una delle loro civilissime prerogative
Nulla è rimasto se non che il suolo che si calpesta a restituire testimonianze del passato . Tutto intorno è un paesaggio profondamente inciso dal tempo e travagliato da forze naturali che noi pensiamo terribili e sovrumane nonostante l’infinita bellezza della natura
(è strano come le civiltà più grandi coincidano con deserti o altipiani brulli e sassosi). E l’immagine che conserviamo di quei luoghi è quella di necropoli smisurate, santuari nella roccia, cave e templi rifugio a «giganti guerrieri di una volta».
Saturnia attualmente conta 291 abitanti, sorge su un pianoro di travertino a 294 metri d’altitudine, sulla sinistra del fiumeAlbegna, nel comune di Manciano nell’entroterra collinare della Maremma grossetana
L’acqua piovana, dopo un percorso in profondità che parte dalle viscere del monte Amiata, impiega circa quarant’anni per filtrare, goccia a goccia, attraverso le micro-fessure dei calcari cavernosi. Mentre una copertura argillosa, dello spessore di 60 metri, la isola da ogni contatto con l’esterno.
Così, pura – ma arricchita da un’alta concentrazione di gas e sali minerali- ora è pronta per distribuire le sue straordinarie proprietà terapeutiche. Se ne può usufruire liberamente nell’area del vecchio mulino, qui alle cascate chiamate appunto del Mulino e del Gorello,
la temperatura dell’acqua è costante di 37,5°. La stessa del liquido amniotico che protegge la vita al suo nascere. Ed ecco scaturire un’altra delle mille leggende che circondano questa fonte : Saturno, – divinità romana dell’abbondanza – un giorno si adirò con gli uomini per le loro continue guerre. Scagliò sulla terra una folgore e fece zampillare un’acqua sulfurea e tiepida che ricoprì il mondo e lo pacificò.( magari questo Dio potesse dare un’occhiatina ai ai nostri giorni e fare la stessa cosa! 🙂 )
da quell’acqua accogliente come un grembo materno nacquero uomini più saggi e più felici, il teatro della leggenda era proprio questo, dove l’acqua zampilla con una portata di 500-800 litri al secondo emanando vapori e calore così da Saturno venne chiamata Saturnia dai i romani quando la conquistarono, in onore del loro benefico dio
ma l’unico filo che sembra legare il paese al suo passato è proprio quella sorgente calda e solphurosa che sgorgava dalle viscere della terra e che nei millenni deve avere improntato, se non proprio determinato, la vita dei suoi abitanti.
ora l’economia del luogo è quasi tutta incentrata sulle terme edificate in questo lussuodo complesso immerso nella bellezza e nella pace di una campagna spettacolare
il meraviglioso flusso di acque sulphuree consente alla immensa piscina un ricambio completo ogni 4 ore, per 6 volte al giorno.
gli edifici termali, perfettamente integrati nell’ambiente concedono un completo relax e grandi benefici per il corpo e l’anima al solo immergersi nell’acqua definita da secoli portentosa
l’attuale abitato, risorto dopo la recente bonifica che propone modelli di convivenza pacata e nucleare, è fatto di case di travertino bianco, distanti le une dalle altre, silenziose e sparse su un mare di antiche rovine, sopra di loro si erge la rocca quattrocentesca degli Aldobrandini antichi signori del luogo
Pochi resti a etruschi e l’antico accesso tra le mura fortificate alla città con porta romana a ricordare, i secoli ancora hanno luogo a spargere la dignità del tempo, ma niente traspare dell’antica grandezza, si aprono in panorami troppo estesi per dominarli con lo sguardo, gli uomini si muovono lentamente e sembrano quasi coscienti del loro essere colonia recente,
trapiantata su un enorme cimitero di civiltà. Su di loro la storia pare pesare, col suo bagaglio di splendore e di lutti. Dopo secoli e secoli di dominio, che ne fece addirittura nella tradizione la prima città italiana, Saturnia divenne infatti preda degli invasori di turno e furono volta a volta eserciti romani, barbari, saraceni, senesi a violarne le mura ed a metterla a sacco. La sacra valle dell’acqua cara agli dei rimase deserta per secoli.
Del tempo
Il tempo…questo fragile tempo
che uccide le farfalle,
questo tempo bianco che non ha passato
ma solo presente
questo tempo ne che assomma e che toglie
è un grande nero cavallo
che porta in groppa il buio ad onde,
dove posa le sue lunghe zampe
più non cresce l’erba del ritorno
è una morte di stelle, appiccicate e contorte
nella solitudine degli occhi.
Ventisqueras
così, con alcune immagini serene e con un fiore tipico della maremma, bellissimo, ma con il ,gambo peloso urticante…che assomiglia un po’ alla sua terra: “Maremma amara”si cantava, ma queste sono vecchie dicerie, come ho gia scritto in un altro post a lei dedicato ora è Maremma dorata 🙂 🙂
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Guido Gozzano
le dolci Poesie della tradizione della nostra infanzia. Il Natale, il Presepio e i canti di Natale fanno parte della nostra storia, del nostro essere, della dolcezza dei nostri ricordi di bambini credo che sia un nostro preciso dovere e diritto tramandarli alle future generazioni
La bella Siena in tutto il suo splendore, la Piazza del Campo dove si corre il suo famosissimo Palio delle Contrade
per festeggiare il Natalr ospita un mercatino
le sue strade, e i suoi storici palazzi sono ancota più suggestivi addobbati di lici e colori
a Lucca esiste un luogo straordinario unico al mondo, sopra un antichissimo anfiteatro Romano, in perfetta sequeza sono state costruide delle abitazioni, anche’esse molto antiche
ed anche qui si tiene un delizioso mercatino
en, no! nella mia bella Pisa il mercatino di Natale non si può tenere nel Campo de miraoli, ovvio, si fa festa in Borgo
davanti al Palazzo Comunale
sui lungarn
e dai ponti
e poi, ovvia una bella immagine della piazza illuminata ed è sempre Natale!
non poteva mancare la versione di Adeste Fideles nella versione di un grande cittadino pisano, Andrea Bocelli, in contrasto con la straordinaria vocalità di Enya la sua potenza di velluto, Frank Sinatra quando lo sentì cantare per la prima volta disse di lui ” Se Dio avesse una voce sarebbe questa!”
da Livorno ad augurarvi buon Natale un tre alberi di luce, l’Amerigo Vespucci, orgoglio della città e di tutta la marineria italiana
Pistoia e le sue mille lanterneed ancora dalla provincia di Pistoia la sua rinomata stazione sciistica di L’Abetone : un albero di luci fra la neve
ed ancora da Prato un’altra straordinaria coreografia, con antiche statue che fanno da sentinelle d’onore ad un elegantissimo e stilizzato albero di Natale
Natale al mare
Come uno schiaffo l’odore del mare
notte di stelle da un lontano Natale
Dove si è perso Gesù Bambino?
quello accanto al pane soffice vicino al camino…
L’odore del mare come uno schiaffo
stelle inquiete che andavano e venivano
in un girotondo senza fame né tempo
nella luna, nuotava una stella mattutina
la luna
quella infinita lievitava col pane vicino al camino
gialla, gialla, fatta di miele tutta da spalmare,
il cielo incoronato di rami d’abete era per il vento
duro come un muro,
la fiamma: un fuoco piccolo a ondeggiare
piccolo Presepe dal profumo di pane
di un lontano, troppo lontano Natale al mare.
Ventisqueras
e per finire in bellezza una fra le città in assoluto più belle al mondo, per c
la quale ogni aggettivo superlativo stato adoperato, cantata e amata dai più grandi artisti e Poeti Firenze
ed ora saliamo sulla slitta di babbo Natale che ci condurrà incontro al nuovo anno sperando che per tutti sia
Perché iniziare con la luna? la luna è mistero e magia…e quale mistero è più grande di quello della morte? e quale magia arcana meditare su di essa?
Io la immagino figura lieve e diafana con indosso solo un ieratico sorriso
Sulla punta di piccoli piedi candidi
Sulla punta di piccoli piedi candidi
muove un passo nuovo e antico di danza
nei cerchi immoti e rutilanti dell’infinito
tutti la seguiamo senza esitare
non ci è concesso di rifiutare
Ventisqueras
Il Campo Santo di Pisa: l’unico Camposanto che sia al mondo…tutti gli altri sono cimiteri
Curzio Malaparte
Questo termine Campo Santo deriva, secondo la tradizione dall’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi, che ritornando dalla Terra Santa ne riempì l’interno con terra presa dal Monte Calvario, tali leggende si riportano anche ad altri edifici simili Europei, molto probabilmente venne edificato per raccogliere degnamente le varie bellissime sepolture che si andavano accumulando nel Duomo e nei dintorni
dall’interno del Campo Santo la luna occhieggia dipingendo d’argenteo stupore gl’imponenti monumenti della Piazza de’ miraòli
L’assenza non è assenza, abbiate fede,
colui che non vedete è con voi. SantAgostino
in questa prospettiva spettacolare scattata dalla cima della totte pendente il Camposanto è parte integrante dell’insieme, fu iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone anche se alcuni fanno il nome di Giovanni di NIcola
per scendere alla struttura superiose esterna
completandone la visione dell’insieme
poi tornare subito al particolare, la costruzione dugentesca languì a seguito della sconfitta di Pisa nella battaglia de La Meloria per riprendere verso la metà del trecento, si susseguirono giganti della pittura dell’epoca con affreschi resi celebri dalla storia dell’arte, ne cito solo alcuni Benozzo Gozzoli col suo “Trionfo della Morte”, Taddeo Gaddi, Bonamico Buffalmacco ecc. non basterebbe l’intera sequenza di tutti i miei blog per illustrare e visualizzare tutte le opere qui esposte.
del sontuoso tabernaco gotico posto sopra l’ingresso, con una statua rappresentante Vergine col bambino e quattro santi opera di un seguace di Giovanni Pisano del XIV se. e Angeli di Tino di Canaino
un’immagine molto suggestiva notturna della cappella centrale ci introduce all’interno
nell’eleganza snella delle trifore ad arco che ingentiliscono il porticato, ci trova raccolti e silenziosi
Pantheon pisano, può essere definito , in quanto qui venivano sepolte le maggiori personalità cittadine, riutilizzando anche sarcofagi di epoca romana spesso di grandissimo pregio.
più tardi furono raccolte opere d’arte provenienti dai musei cittadini soppressi per le riforme napoleoniche ( ‘800) impedendo così il disperdersi del patrimonio locale.Nello stesso periodo la funzione cimiteriale ebbe un picco con i numerosissimi sepolcri spesso di ottima fattura che cominciarono ad affollare i corridoi da allora ribattezzati -gallerie-.
fra le numerosissime, maestose e pregevolissime opere qui esposte mi hanno sempre stupita ed ammirata due figure femminili : L’inconsolabile , scolpita per la tomba del conte Masiani da Lorenzo Bartolini ( 1841 ) che ne rappresenta la vedova, figura seduta, raccolte le gambe fra le braccia, superba portatrice di un dolore immenso e stupito, tutto incentrato intimamente e non risolvibile.
Questa commistione fra antico e moderno, tra celebrazione della storia e riflessione sulla morte, fu alla base del fascino malinconico che esercitò sui viaggiatori dell’epoca romantica, facendo sì che il Campo Santo diventasse uno dei monumenti più amati e visitati d’Italia con personaggi celebri che da tutta Europa venivano per visitarlo e studiarlo
La seconda è Urania ( dal greco antico Οὐρανία, Ouranos, «cielo», nella mitologia greca Musa dell’astronomia ) sovrastante la tomba d’ Ottaviano Fabrizio Mossotti ( autore Giovanni Dupré scultore senese da me moltissimo amato in ogni sua opera) si distende mollemente e sensualmente con le sue forme rese quasi calde pur nel nitore del marmo, sembra un insulto alla Morte, uno sguardo al ” cielo” dell’oltre nel suo indefinibile mistero,
Vi consiglierei vivamente di cliccare sulle foto per ammirare con più attenzione la straordinaria bellezza di questo capolavoro.
Urania
Di cieli e di comete in contorni azzurri
giochi o Musa col vento dei ricordi
innalzi e stupisci di sogni gli sguardi.
Ventisqueras
Ed eccoci giunti all’ultimo dei quattro segmenti del calendario cosmico : il DECADIMENTO, più oltre solo il mistero
già nell’incipit avevo preannunciato di trattare con” leggerezza” questo argomento , il valzer di Strauss accennando quella che è la danza della vita nel confluire all’eterno, non per questo le meditazioni che ho scelto saranno meno profonde:
Chi potrà dire quando e dove siano nate le figure che a un tratto sorgono dalla parte spessa e opaca di noi e ci appaiono turbandoci?
Gli eventi più ricchi accaddono in noi assai prima che l’anima se n’accorga. E, quando noi cominciamo ad aprire gli occhi sul visibile, già eravamo da tempo aderenti all’invisibile Ven
quando un grande poeta volge la fronte verso l’Eternità, la mano pia che gli chiude gli occhi sembra suggellare sotto le esangui palpebre la più luminosa parte della bellezza terrena. Gabriele D’Annunzio
L’anima della terra è notturna, ma la luce del sole la nasconde più che non la nasconda la tenebra. Gabriele D’Annunzio.
Ma è poi importante essere o diventare qualcuno, prima o dopo la morte? Per me la sola cosa veramente importante è stare in armonia con se stessi…questo sconfigge il pensiero del decadimento lasciandoci fino in fondo a danzare
Ventisqueras
Piesse
il giorno di pubblicazione : da noi in Italia è LA FESTA DELLA LIBERAZIONE, per questo m’inchino e rendo omaggio a tutte le sorelle e i fratelli che si sono sacrificati, hanno lottando e combattuto, spesso dando la vita perché la nostra bella Italia fosse migliore..(quello che è successo dopo non è loro responsabilità ma pesa sulle nostre spalle)
riprendendo il mio tono scherzoso e riferita alla “liberazione” giuro che non è mio intento considerare Sorella Morte una liberazione anche se ( come vaticinava un certo sofista Socrate) nessuno potrà mai essere certo che la morte non sia il bene più grande
e per salutarvi e ringraziarvi del vostro affetto e della vostra pazienza stavolta faccio uno strappo alla ( mia) regola e pubblicando qualcosa di personale: fiori dal mio giardino
La vita riesce sempre a sorprenderci e proprio quando ho scritto un post dove volevo parlare con “leggerezza della morte” è arrivata quella immane tragedia che a colpito il Nepal e, indirettamente anche molte nazioni del mondo con i turisti che si trovavano a visitarlo.Quando le forze immani della natura si risvegliano ci accorgiamo di essere, non dico ” niente” perchè ognuno di noi per il tempo che gli è concesso è più di niente, ma un soffio, che può estinguersi in qualsiasi istante. I nepalesi sono un popolo mite, sempre sorridenti e gentili nonostante la povertà estrema della stragrande maggioranza di loro un popolo che sa accettare la propria condizione con dignità, ora quello che è accaduto li porrà in una condizione estrema…hanno bisogno di noi, ognuno secondo le possibilità può dare loro un aiuto per una nuova speranza, AIUTIAMOLI !!!!!!
E’ con il Colosseo di Roma il monumento italiano più conosciuto al mondo e questo non solo per la sua indiscussa bellezza, ma per la peculiarità della sua pendenza che da secoli sfida la gravità terrestre, costruito tra il XII e il XIV sec.. la sua costruzione fu per lungo tempo interrotta a causa del cedimento del terreno
Alcuni studi tra i più recenti attribuiscono la paternità del progetto a Diotisalvi, che nello stesso periodo stava costruendo il Battistero.Le analogie tra i due edifici sono infatti molte, a partire dal tipo di fondazioni. Altri suggeriscono invece Gherardi, mentre secondo il Vasari i lavori furono iniziati da Bonanno Pisano.
i capitelli che si susseguono circolarmente sono tutti uguali meno uno, la cui provenienza è tuttora avvolta nel mistero, si pensa ad una razzia dalle vittorie siciliane, ed è anche dubbia la definizione delle figure che potrebbero essere l’allegoria di due grifoni o demoni
La tesi del Vasari, oggi ritenuta priva di fondamento, fu invece ritenuta valida soprattutto dopo il ritrovamento nelle vicinanze del campanile di una pietra tombale col nome del Bonanno, murata nell’atrio dell’edificio
inoltre nell’Ottocento fu rinvenuto sempre nei dintorni, un frammento epigrafico di materiale rosa, probabilmente un calco su cui venne fusa una lastra metallica, che attualmente trova collocazione sullo stipite della porta di ingresso dell’edificio. Su tale frammento si legge, ovviamente rovesciato: “cittadino pisano di nome Bonanno”.
I lavori ripresero nel 1275 sotto la guida di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano, aggiungendo alla costruzione precedente altri tre piani. Nel tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono ad incurvarsi in senso opposto alla pendenza. Il campanile fu completato alla metà del secolo successivo, aggiungendo la cella campanaria.
alto circa 56 metri, pesa circa 14 tonnellate e la sua pendenza allo stato attuale è di 3, 97° rispetto all’asse verticale
ma la vera percezione della pendenza della torre si può provare solo salendo le scale interne, per raggiungere la cima, ci si sente letteralmente spostare da un lato all’altro del muro provocando sensazioni di capogiro, o anche di spavento, questo mi ricorda un amico ( fra l’altro un atletico “marines” dell’esercito USA!!!!) che dopo aver salito la seconda rampa non ne volle più sapere di proseguire, sbeffeggiato da noi pisani
la luna e venere in romantica simbiosi occhieggiano dalla seta della notte
qui è la luna piena a gareggiare in splendore con il campanile pendente
ancora un immagine suggestiva d’amore fra la torre e la luna
mentre durante il giorno si osservano strane contorsioni da parte di turisti che posano minacciando di buttarla giù, o di sorreggerla secondo i desideri delle loro burlesche aspirazioni
ma lei, imperterrita continua a sfidare i secoli e i terremoti ! Questa immagine fa piena giustizia alla sua pendenza
Ma riprendiamo a scrivere sul nostro calendario cosmico: questo è il terzo segmento: la torre simbolizza l’elevazione dell’uomo incontro alla sua meta spirituale o terrena
Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante Kahil Gibran
Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione è compreso l’uomo. Santagostino
Quando acquista la ragione l’uomo sa che deve dare un senso alla sua vita, e che il suo scopo è quello di ascendere incontro ad una meta, ognuno si prefigge la sua, può essere spirituale o materiale, si può o non si può raggiungere, ma si deve e si può anelarvi ( questo è un mio pensiero riferito al segmento dell’elevazione )
Speranza
Turris eburnea liscia e nuda
da scalare con costanza
profumi di fiele e menta
tocchi il cielo
ardita:
un ghiacciolo di luna ti condensa.
Alto nell’alto
si deve scrutare se si vuole
conservarla con amore.
Ventisqueras
che noi pisani siamo particolarmente fieri e orgogliosi della nostra unicità lo dimostra anche il fatto che abbiamo un nostro capodanno da festeggiare; l’anno a Pisa inizia il 25 marzo anticipando, pertanto questo per noi è l’anno di grazia 2016,
si festeggia il capodanno con nove mesi e sette giorni d’anticipo dal resto del mondo che segue il calendario Gregoriano
Esattamente allo scoccare del mezzogiorno quando, secondo la tradizione un raggio di sole entrando dalle vetrate del Duomo scandisce l’inizio dell’anno solare allora con grande solennità il corteo storico entra in Duomo dando inizio alle celebrazioni
Fino al 1749 Pisa aveva un suo calendario che iniziava nel giorno della ricorrenza dell’Annunciazione della Vergine Maria e dell’Incarnazione
i festeggiamenti durano per qualche giorno con con solenni funzioni in Duomo, magnifici cortei storici in costume dove troneggiano il rosso e il bianco, colori di Pisa, manifestazioni culturali, e gl’immancabili fuochi d’artificio che colmano di riflessi e colori lo scorrere dell’Arno e le sue rive contornate dallo splendore dei suoi palazzi .
Ed è con un’altra immagine di festa che finisco il terzo capitolo del mio calendario cosmico su Pisa e i suoi miracoli, grazie dell’attenzione, un abbraccio e un saluto
L’angelo della luce accompagnato da un rutilante raggio azzurro provenente dalle grandi vetrate, ci introduce all’interno del grandioso Duomo di Santa Maria Assunta, per la decorazione del quale un esercito di artisti ha lavorato appassionatamente dando il meglio di se stessi con il risultato di renderlo uno dei più grandi capolavori dello stile romanico pisano
ancora come filo conduttore sulla scia del raggio luminoso ci apprestiamo a raccogliere messe di tesori
nella cupola absidale troneggia risplendente im milioni di tessere d’oro la figura benedicente del Cristo Pantocratore in trono fra laVergine e San Giovanni , Pantocratore :dal greco pas, pasa, pan [tutto] e kràtein [dominare con forza, avere in pugno], (resa celebre dal volto di San Giovanni ultima opera conosciuta del grande maestro Cimabue) è una raffigurazione di Gesù tipica dell’ arte bizantina
seguiamolo ancora ci porterà a scoprire la meraviglia del pulpito ( o pergamo) capolavoro di Giovanni Pisano (1302 -1310) e più in generale della scultura gotica italiana
caratterizzato dalla presenza di cariatidi, figure scolpite al posto delle semplici colonne, che simboleggiano le Virtù;
e a guardare con emozione la famosa lampada che con il suo oscillare condusse Galileo Galilei lo scienziato astronomo gloria dell’Italia e di Pisa a concepire la teoria sulla gravità terrestre
poi proseguendo negli studi ( per quei secoli bui blasfema) quella secondo cui non era il sole a girare intorno alla terra, ma viceversalo vedete il raggio azzurro? è ancora lì, che ci porta ad un ragguaglio del pulpito
ora invece è scomparso quasi per farci apprezzare il candore dei marmi e questo susseguirsi delle figure quasi fossero mosse da un circolare passo di danza
mentre in un ideale girotondo ci apprestiamo a circumnavigarle
ma eccolo che torna a deliziarci in una prospettiva scenografica nel movimento delle colonne monolitiche di marmo bianco grigio e capitelli di ordine corinzio. Il soffitto è a cassettoni dorati seicenteschi, in legno e dipinto, dei fiorentini Domenico e Bartolomeo Atticciati; reca dorato lo stemma dei Medici
ed ecco un prospetto in campo lungo con cui se ne abbraccia la magnificenza,
Le colonne granitiche in stile corinzio fra la navata e l’abside provengono dalla moschea di Palermo, bottino della battaglia nella Cala dai Pisani nel 1063
ora riusciamo anche a scoprire in queste scintillati cromature della vetrata a scoprire la provenienza di quel fascio di luce che tanta armonia e suggestione ha evocato in questa visita
giungiamo all’Altar Maggiore, contornato da una sequela di preziosi dipinti e glorificato da angeli di bronzo sorreggenti candelabri sotto alla croce che troneggia, alta, quasi irraggiungibile a significare un arduo raggiungerla
in questa teca preziosa si conservano le spoglie mortali di San Ranieri patrono della città. in cui onore durante i festeggiamenti annuali del giugno si svolge la famosissima Luminara, che richiama migliaia di turisti da ogni parte del mondo e cui quest’anno si spera possa essere data la riconoscesca dall’UNESCO quale patrimonio dell’Umanità
chiudiamo con le sculture rappresentanti la gloria di Santa maria Assunta, cui questo Duomo è dedicato
Il mio guidarvi fra queste meraviglie, come avrete notato è del tutto informale, per le nozioni e le cifre più approfondite, se volete c’è Wikipedia, io vi ho preso sottobraccio come fossimo vecchi amici, amabilmente chiaccherando
Il Duomo è il secondo segmento del calendario cosmico
quello in cui si è alla ricerca della spiritualità, nel grande mistero della Fede: fino dagli albori della nascita dell’uomo questo desiderio espresso i mille modi diversi, è sempre stato una costante di tutte le civiltà
Fede
Il mio cuore si riempie d’acqua cielo di nubi d’inchiostro mi si schianta addosso aggrappata a un filo di vento ascolto sono le forme senza forma che quetano il dolore le posso conoscere ma non toccare…chi è più distante dalla verità di colui che la sa sfiorare ?
Ventisqueras la fede è definibile come l’ adesione a un messaggio o un annuncio fondato sull’accettazione di una realtà invisibile, c’è chi rifiuta la fede in Dio perché trova umiliante per uomini ragionevoli l’ ammettere l’esistenza di qualcuno superiore ad esso….( Superbia? ) altri per pigrizia, o per un ragionamento interiore cui mai riesce a dare una definizione stabile e precisa, nella propria libertà ne fa, a suo modo una personale, faticosa ricerca.
e come ho fatto nel primo post sui miracoli di Pisa, anche questa volta voglio chiuderlo in modo festoso presentandovi qualche bella immagine della Luminara di San Ranieri
🙂 🙂 🙂 Ventisqueras
AUGURI PER UNA SANTA PASQUA SERENA
cari amici, starò via per qualche giorno , vi ringrazio infinitamente per l’attenzione e l’affetto che ricambio dall’anima…e vi raccomando: fate che sia una buona pasqua anche per tutti gli agnellini!!
non di giorno quando la piazza è affollata da una moltitudine di turisti chiassosi provenienti da ogni parte del mondo, che un po’disturbano con i loro gridolini di stupore per la tenuta della torre pendente, sembrano spezzare l’incanto di questa piazza eclatante nella sua unicità, non per nulla chiamata Piazza dei miracoli,surnome dovuto al Vate Gabriele D’Annunzio, ma di notte approcciarsi in questo spettacolare angolo di Toscana, meglio se con una leggera nebbia rasente e una luna che occhieggia, curiosa , allora sembrerà di camminare sopra una nuvola, e si potrebbe anche pensare che questa è l’anticamera del paradiso
Luna pisana
Sono l’ombra di ieri
il sorriso del domani
amore che vieni, amore che t’allontani,
sono il vento che soffia leggero sulle tue mani
l’onda che s’alza e senza fragore
s’abbatte ridendo sopra il tuo cuore
Sono la luna che quieta
stanotte sul mare, fa il suo giro in tondo
e leggera scompare.
Ventisqueras
Calendario cosmico
se si arriva da nord ovest alle antiche mura che circondano la piazza, l’impatto si ha con la grande forma circolare del Battistero di San Giovanni, edificato nel XXII secolo dall’ architetto Diotisalvi
è il più grande Battistero in Italia, il cupolino con la statua di San Giovanni furono aggiunti in un secondo tempo, ma io l’ho sempre immaginata come una enorme, candida mongolfiera pronta a salpare per i lidi celesti, ancorata al suolo solo dal grande amore dei pisani
particolari dell’esterno, tutto un trionfo di ricami in sculture avvolgenti
una curiosa cupola tronco-conica forse ispirata al Diotisalvi dalla visione della Moschea della roccia, ritenuta costruita su un precedente tempio di Salomone, e dell’Anastasis del santo Sepolcro, entrambe a Gerusalemme.
Una particolarità dell’interno è la perfetta acustica, se si battono le mani il suono si ripercuote e sembra rotolare in tondo creando un’atmosfera di grande fascino e stupore
straordinario il movimento delle colonne che convergono nascendo dal prezioso pavimento di marmo bicolore
il magnifico pulpito fu scolpito intorno al 1255 da Nicola Pisano padre del più noto Giovanni , nei pannelli centrali sono rappresentate storie della vita di Cristo, nel particolare la possente forma di Ercole sembra emergere volitiva dal marmo
il fonte battesimale ottagonale è posto su tre scalini, scolpito da Guido Bigarelli mentre la statua bronzea del Battista è un’eccellente opera del Griselli
Questo dunque è il primo segmento del CALENDARIO COSMICO dove il battesimo introduce l’individuo alla cristianità
Nessuna cosa ha mai fine, ma tutte sono tra loro congiunte in uno stesso giro,
in cui si fuggono e si seguono. La notte manda via il giorno e il giorno la notte, l’estate finisce nell’autunno e l’inverno incalza l’autunno ed è poi a sua volta sopraffatto dalla primavera dai seni di giacinto. Tutte le cose passano per poi ritornare, Questo è il senso del calendario cosmico universale cui nel primo segmento c’è il mistero della nascita.
cliccare per ingrandire
il Duomodi Santa Maria Assunta, al centro della Piazza dei Miracoli, è la cattedrale medievale diPisa. Capolavoro assoluto del romanico, in particolare del romanico pisano, rappresenta la testimonianza tangibile del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla Repubblica Marinara di Pisa nel momento del suo apogeo
Fu iniziato nel 1063–1064 dall’architetto Busketo, con la decima del bottino dell’impresa pisana contro le isole Baleari, vi si fondono elementi stilistici diversi, classici, lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della presenza internazionale dei mercanti pisani a quei tempi.
In quello stesso anno veniva iniziata anche la ricostruzione della Basilica di San Marco a Venezia, per cui può anche darsi che vi fosse stata all’epoca una rivalità tra le due Repubbliche marinare a creare il luogo di culto più bello e sontuoso.
La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo provenienti dal bottino di guerra, fra cui il Grifo utilizzato sul tetto sembra sporgersi curioso affascinato da tanta bellezza, fu razziato a Palermo nel 1061
Gli archi a profilo acuto fanno riferimento ad influenze musulmane La facciata di marmo grigio e bianco, decorata con inserti di marmo colorato, fu edificata da mastro Rainaldo
unici la ricchezza e la fantasia dei disegni e dei colori si susseguono quasi senza interruzione in un crescendo di bellezza
……Le arcate cieche con losanghe richiamano le analoghe strutture delle chiese dell’Armenia
I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise da cornici con tarsie marmoree, dietro i quali si aprono monofore, bifore e trifore.-Sopra le porte ci sono quattro file di gallerie aperte, con, in cima, la Madonna con Bambino e, negli angoli, i quattro evangelistiLe porte della facciata in bronzo massiccio furono realizzate da diversi artisti fiorentini nel XVII secolo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fin dai tempi antichi i fedeli entravano nel Duomo attraverso la porta di San Ranieri, posta sul retro nell’omonimo transetto, di fronte al campanile. Questo perché i nobili della città si recavano alla cattedrale venendo da via Santa Maria che conduce proprio a quel transetto. Tale porta fu fusa intorno al 1180 da Bonanno Pisano, e unica porta scampata all’incendio del 1595 che semidistrusse la chiesa. La porta di San Ranieri è decorata con 24 formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento. Questa porta è una delle prime prodotte in Italia nel Medioevo, dopo l’importazione di numerosi esempi da Costantinopoli, (ad Amalfi, a Salerno, a Roma, a Montecassino, a Venezia…) e vi si ammira una sensibilità tutta occidentale, che si stacca dalla tradizione bizantina.
le “lucertoline” che risaltano così lucide in mezzo allo scuro antico del bronzo, devono questa loro particolarità alla credenza popolare che toccarle porti fortuna soprattutto agli studenti prima degli esami (.Pisa è una famosa sede universitaria fra cui spicca La normale in cui studiano le eccellenze, le menti più dotate, non solo italiane, ateneo tra i più prestigiosi di tutta Europa ) anche io ho contribuito moltissime volte alla “lucidatura ” delle lucertoline e credo proprio mi abbia portato la fortuna richiesta ( 🙂 )….peccato che ora la porta sia stata transennata e non si possano più toccare
questi piccoli fori che si susseguono irregolarmente sono chiamati le unghiate del Diavolo si trovano
sul lato nord, a sinistra della facciata davanti al Camposanto, ad altezza dello sguardo: in un pezzo di marmo di origine romana (come testimonia la decorazione a motivi vegetali che si può ancora vedere in parte a lato)
Secondo la leggenda si tratterebbe dei segni lasciati dal Diavolo quando si arrampicò sul duomo nel tentativo di fermarne la costruzione
Se vi capita di visitare il Duomo, cercate questi segni e provate a contarli: sempre secondo la leggenda il numero di queste non è mai uguale e più si prova a contarle e più non tornano (dovrebbero essere circa 150).
con un ultimo sguardo con scorcio al favoloso trittico di gioielli rinascimentali, mi accorgo che sono a riuscita con questo post a malapena a farvi conoscere l’esterno del Duomo, nel prossimo ( o nei prossimi, non so quanto tempo mi occorrerà per completarlo) seguiremo le altre tappe dell’orologio cosmico,
vi saluto dalla mia dolce Pisa con il corteo storico che solennemente attraversa la città portando alto il suo vessillo glorioso
Certe volte i colori del padule mi sorprendono per la brillantezza sfumata in tutti i toni del rosa
oppure la sua veste giallo dorato si sfuma tra pioppi e ontani mentre i migratori della tarda primavera si dondolano nell’acque azzurrine
questa è la stagione che prediligo, ricolma di dolci pensieri e di controllate sinfonie
Lascia il tuo ricordo risplendere
in una goccia d’acqua
si farà sole
a rischiarare la mia tristezza
Ventisqueras
il padule di Fucecchio è una golena disposta a metà strada fra le città di Firenze e di Pisa creata appositamente dall’uomo affinché le grandi piene del fiume Arno che spesso le minacciano vi si riversassero, talvolta evitando gli immani disastri che nel corso dei secoli le hanno sconvolte
una bellissima oasi rifugio per gli uccelli migratori, ma purtroppo anche territorio di facili prede per i numerosi cacciatori toscani che la frequentano
nell’inverno il candore delle nevicate porge angoli suggestivi che sembrano raggelare anche i pensieri…volgono allora ai misteri della vita e della morte
L’inverno e la morte
L’inverno ha fiori di gelo e distende un velo
sui campanili addormentati appena destati dalle brume dell’alba
ninnano un canto d’uccelli spaventati in frulli improvvisi
dimenticando nidi di rovi appesi sui rami scheletriti
avvolti da nuove trine di ghiacciati biancori.
Sugli antichi ciottoli dei vecchio borgo
i corvi gracchiano rosari di queruli cra cra
poi in ampi cerchi si dileguano cercando la palude.
dietro schermi di pallidi canneti
acquattati nell’umida tana delle ” botti” i cacciatori tendono agguati
le stampe allineate, pur se perdono i colori
perpetuano l’inganno alle chiassose oche , che dal cielo
precipitano nel fango.
La preda e il cacciatore…gli stessi affanni
gli stessi inganni
un predatore nascosto anche il cacciatore paziente
aspetta
né fuggire mai lo potrà-
Ventisqueras
dalle torri di avvistamento, accompagnati dai volontari del LIPU che illustrano e aiutano nella ricerca degli ospiti alati del padule si presentano spettacoli superbi, ed anche avvistamenti di uccelli molto rari
un bellissimo esemplare di ” marzaiola”
i giochi e l’eleganza di una coppia di Cavaliere d’Italia
pulcini in un nido di cicogne
gli spettacolari colori di un martin pescatore
una coppia di svasso maggiore, molto sussiegosa e impettita
con la stagione estiva l’acquitrino si fa lussureggiante
e la flora palustre illeggiadrisce e allieta lo sguardo
questa foto degli anni 50, ci fa conoscere ragazze raccoglitrici di ” Sarello”con cui si intrecciavano ceste
i barchini dei cacciatori in sosta tra i labirinti d’acqua incutono malinconia
la tristezza che ci accompagna raggiungendo il monumento eretto ai martiri innocenti dell’eccidio perpetrato nel 1944 dalle truppe naziste
il 27 di gennaio si è commemorato il settantesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, e in agosto si compiranno 70 anni nel ricordo di questa strage: 174 uomini, donne e bambini , giustiziati nel padule di Fucecchio dove cercavano riparo dai bombardamenti provenendo da vicini paesi e città, trovarono invece lo strazio di una morte assurdamente ingiusta
accusati di essere partigiani ( fra di loro se ne contarono solo due) o di aver dato loro aiuto o rifugio. L’orrore della guerra si è fermato anche in questa oasi di bellezza e di pace, che sia a tutti di monito e insegnamento per non dimenticare e per condannare qualsiasi tipo di violenza e prevaricazione.
ma non voglio chiudere questo post se non con parole di speranza
Non c’è speranza senza paura e paura senza speranza
Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.
San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu martirizzato in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna romana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina: e da allora custodite nella chiesa di
zie Santa Maria Assunta(di cui si hanno notizie già nel x sec.) nel piccolo borgo in provincia di Pisa sono custodite e venerate circa dal XI secolo. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.
leggenda popolare
Si racconta che fino dove giunge il suono delle campane di Bientina il Diavolo non possa varcare il magico cerchio che da loro si forma e quindi chi vive al suo interno non non ha timore di essere da lui posseduto
sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni schizofrenici o alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.
Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
dimostra avversione al sacro;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
San Valentino degli indemoniati
Si svegliano i vermi nei mattini maggesi alla palude
come nei giardini il velluto acceso sulle rose
e s’ascolta
la campana grande di San Valentino degli indemoniati
chiamare
a raddoppi di misteri il sole negli azzardi cavi delle anime assorte.
Il Demone caprino, il principe Satanasso Baal-zebub, Eshmadai, Shaitan,
dai mille nomi ma sempre lo stesso
sbava, schiuma si contorce, urla e sbianca
rotolandosi nell’esorcismo del prete guardiano del busto d’argento di San Valentino
con un ultima orrenda bestemmia e un rantolo possente
fugge il maligno dall’anima ossessa che asservì al suo potere.
Giunge la notte è festa sfrenata per le vie antiche
dove la luce celeste non filtra: un risucchio di canti e danze
sbeffeggia il demone sconfitto che chiuso nelle canne dell’organo maggiore
geme meditando vendette : facile è irretire con la potenza e il denaro
pregusta nuove vittime, alleanze.
Le dame della carità ferme sulla porta della pievania
rubano quel che resta a quel tragico giorno, l’affidano
alle stelle che tremando se lo portano via. Ventisqueras
nell’iconografia il demonio è spesso raffigurato in forme orripilanti, ( Questo è di Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina)