Da Livorno-Antignano fino al Romito e Castel Sonnino la litoranea è un vero sogno: panorami di ardite scogliere e macchia mediterranea si susseguono, improvviso il castello Del Boccale sembra sorgere la una fantasia di fiabaqui le correnti sono impetuose e spesso le grandi mareggiate ruggiscono rabbiose contro gli scogli e l’armoniosa sagoma del castello appare e scompare fra gli spruzzi
la storia di questo imponente maniero ci giunge dal buio dei secoli, sopra i resti medioevali di una torre d’avvistamento della gloriosa Repubblica Marinara di Pisa, i Medici Signori di Firenze ne ricostruirono le vestigia per proseguire le imponenti fortificazioni a protezione della città livornese a quei tempi sotto il loro dominio
Livorno non esisteva era solo una palude quando Pisa vi costruì il suo secondo porto includendo le torri di avvistamento erette a contrastare la ferocia delle incursioni dei pirati Saraceni che infestavano il “mare nostrum” assaltano, razziando, uccidendo, facendo prigioniere giovani donne per i loro arem e giovani per farne schiavi e proseliti dell’Islam. Questo tratto di mare oltre che Calafuria si chiama appunto anche ” Cala dei pirati”
i secoli passarono e un architetto livornese fu incaricato di fare il progetto per inglobare quella torre in un castello, eravamo nel XIX sec. E’ privato e non visitabile
le scogliere sono un vero paradiso per i sub!
procedendo a Sud s’incontra la Torre d’avvistamento di Calafuria
nei pressi della quale si svolse il tragico epilogo dell’indimenticabile film di Dino Risi ” Il sorpasso” dopo Punta del Miglio e Calignaia tra le rocce in lontananza la sagoma di Castel Sonnino troneggia, inconfondibile
.La Cala del Leone è formata da falesie, molto comuni nel litorale livornese. Vi sono, verso nord, forti presenze dell’arenaria Macigno, in cui è ben evidente la serie di eventi torbiditici e, sul lato sud, separato dal Macigno da un contatto tettonico, un affioramento dell’unità ligure, formata da gabbro e, al di sopra, da una copertura sedimentaria di argilliti e argille
Antico, sono ubriacato dalla voce ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono. La casa delle mie estati lontane, t’era accanto, lo sai, là nel paese dove il sole cuoce e annuvolano l’aria le zanzare.
Eugenio Montale
Il cancello si affaccia sull’Aurelia, tra il curvone della cala del Leone e Quercianella. Dietro una strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri. Quelle quattro mura i livornesi le conoscono bene: sono un pezzo di storia, di panorama. Una certezza: alzi gli occhi e sai che sono lì, a vegliare il mare dall’alto, tra la rigogliosa macchia mediterranea spunta qualche fiore di cistus a illeggiadrire
Il Castel Sonnino – nato intorno a una torre medicea e diventato dimora, nell’Ottocento, del barone ministro Sidney Sonnino –
Negli ultimi tempi i proprietari hanno aperto gratuitamente le porte alla Pro Loco di Quercianella, che sta organizzando una serie di visite guidate: gli incassi, coperte le spese, serviranno ad aiutare un centro per malati terminali e una scuola dell’infanzia.
Là in quella “terra di mezzo” ai margini del cielo dove s’incontrano e danzano sogni e nuvole sono ritornata per ringraziarvi delle letture e dei messaggi da voi ricevuti in questo tempo della mia lontananza,e con questo inno alla Bellezza, alla Pace al Silenzio delle montagne che poi è musica per l’anima
eccole le mie” isole orchidea selvaggia” ci sono proprio tutte, con i loro petali dalla conformazione geologia molto particolare dovuta ai grandi sommovimenti tellurici ed alle imperiose mareggiate, con le loro coste avvolte dalle nebbie che mutano in continuazione
voglio salutarle con visioni solo pensate, che prendono forma dalle immagini fornite dal prezioso amico Ricky, ed ecco i verdissimi prati trasformati in brughiere nevose con le coriacee pecorelle in cerca di chissà quali rimasugli dalla bella stagione
i monti piramidali trasformati dal candido manto
improvvisamente ricoperti da una glassa morbida candida, soffusa dal rosa delle nuvole.
Avevo questa bozza incompleta in archivio ho pensato di pubblicarla come saluto, alcuni lettori, amici ( tra cui Mister Loto) mi chiedono Dove sono finita…beh qua😀 ho un momento di stanca nello scrivere e si che ne avrei di cose da raccontare!ma non so farlo forzatamente, devo essere felice di questo altrimenti annoierei anche voi.
si sta come d’autunno sugli alberi le foglie Giuseppe Ungaretti
Luccaè la splendida città Toscana, tra le poche
ancora completamente cinta tra possenti mura rinascimentali
che da 500 anni ne proteggono e difendono la storia, l’arte la favolosa architettura. Seconda in Europa, solo alla città di Nicosia sull’isola di Cipro
per i principi della fortificazione moderna, e, partendo da molto più lontano con le cosiddette ” cerchie romane”.
resta a ricordo di questa era lontana il favoloso cerchio di quello che fu un anfiteatro
sui suoi resti in epoca medioevale furono costruiti in perfetto cerchio grandi palazzi ed ora è sede si un favoloso mercatino
Ma la città di Lucca racchiude anche molte leggende
una delle più conosciute è senz’altro quella di Lucida Mansi di cui per certo si da questo ritratto, nobildonna d’incerta attribuzione probabilmente nata nel 1606 dalla famiglia Samminiati.
Si dice fosse di bellezza ineguagliabile, giovanissima andò sposa a un ricchissimo signorotto lucchese tal Vincenzo Diversi piuttosto anziano, Lucida si dedicò completamente al lusso ed alla vita mondana, ben presto annoiandosi del marito, si dice addirittura lo facesse avvelenare. Lucida era estremamente innamorata della propria immagine, tanto che aveva disseminato di specchi la sua stanza da letto e il palazzo, in modo da potersi contemplare in qualsiasi occasione; teneva addirittura uno specchio nascosto nel libro delle preghiere, in modo da potersi specchiare anche durante le sacre funzioni.
Ben presto convolò in seconde nozze con un altro anziano e ricco nobiluomo Gaspare di Nicolao Mansi proprietario fra le altre di questa sontuosa villa a Segromigno in Monte dove era solita organizzare feste animate da musiche e balli. Era adorata e corteggiata quanto crudele; solita liberarsi dei suoi innumerevoli amanti, quando se ne era stancata, facendoli precipitare in un pozzo cosparso lame affilatissime, celato da una botola.
Il tempo trascorse spensierato fra feste ed amanti, fino a quando una mattina, ammirandosi come sempre ad uno specchio, si accorse di una lieve ruga che segnava inesorabilmente il bellissimo volt, Lucida si disperò, gridò e pianse lacrime amare sino a quando le apparve un giovane meraviglioso, ma sotto le cui sembianze si nascondeva il diavolo. Questi le promise altri trentanni di immutata bellezza ma, trascorso questo tempo sarebbe tornato per ricevere il pagamento di questo favore, la sua anima. Lucida accettò senza pensarci, nemmeno la sua stessa anima le era più cara del suo bel volto e della sua giovinezza.Gli anni concessi dal Demonio passarono, mentre tutti attorno a lei invecchiavano. Gli uomini continuavano ad amarla ed a morire per lei tra atroci sofferenze. Fino a che, un pomeriggio d’estate di trenta anni dopo, il Diavolo ricomparve.Lucida fu sorpresa e spaventata dalla sua venuta, nonostante il Diavolo avesse mantenuto la sua promessa ella non si era convinta fino in fondo della veridicità del patto che aveva stipulato.
si disperò, pianse per tutto il giorno, lente correvano le ore per arrivare ai fatali rintocchi, corse disperatamente alla torre dell’orologio per fermalo alla mezzanotte ma tutto fu vano, implorò il Demonio di risparmiare la sua anima. Ma egli non si lasciò impietosire
la trascinò sulla sua carrozza fiammeggiante e, dopo aver percorso un intero giro di mura, affinché tutti i lucchesi potessero udire i lamenti strazianti della sua vittima, fece inabissare il cocchio nel laghetto di uno splendido giardino
Tutt’oggi questo giardino esiste all’interno delle mura cittadine lucchesi, è l “Orto Botanico”. C’è chi afferma che immergendosi nelle acque de laghetto si possa ancora vedere il volto di Lucida Mansi addormentato sul fondo del lago; e chi invece sostiene che nella notte del 31 Ottobre, poco prima della mezzanotte, nel silenzio assoluto il vento si alzi e si odano gli zoccoli dei cavalli che corrono a precipitarsi verso il laghetto, i più fortunati possono addirittura intravedere la carrozza infuocata, lanciata nella sua eterna e sfrenata corsa verso l’inferno
Una variante della stessa leggenda vuole che, giunti al termine dei trentanni venne il momento di onorare il patto e in una notte di tempesta ella scomparve, nella sua casa fu trovata una buca così profonda che non fu più possibile chiudere
Un’altra ancora narra che Lucifero in persona si recasse in Duomo a prelevare Lucida e la sua anima battendo col piede sul pavimento per portarla con se all’inferno. io ho voluto dare credito a quest’ultima versione
Vanità delle vanità
Nacque in Marlia donna di bellezza perfetta
che il sole al suo comparire si rabbuiava
Marmo lucido di gelo la sua anima
ogni cuore che l’amava disprezzava
quando a Messa al Duomo di Lucca
si recava, sempre e solo alla sua bellezza pensava
uno specchio celava nel libro miniato dell’orazioni
ma il giorno stabilitoLucifero in persona si presentava,
tre colpi batté, lo zoccolo caprino, tre colpi,
i bei mosaici del Duomo spalancava, e seco
all’inferno Lucida trasportava.
Se non mi credete, in Santa Croce andate, il pozzo ancora là è conservato e si narra che sul fondo,
in certe notti di luna piena,il bel volto di Lucida Mansi si osservi ancora, tutto disfatto in pianto
ma ahimè a che serve il rimpianto?
ora avrà capito che sola beltà null’altro è che vanità delle vanità
Vanità di vanitàm tutto è vanità -Vaanitas vanitatum et omnia vanitas
Tiziano-La vanità
e perché non si abbia il sospetto che la vanità sia un nome solo al femminile ecco il Genio Caravaggio
a rappresentarci Narciso
che innamorato della sua immagine per osservarsi meglio cade nell’acqua e vi affoga
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. (1, 2. 14)
ma non voglio salutarvi in modo così melodrammatico, ecco invece una immagine emblematica della bella e piena di misteri Lucca, la torre alberata, che è veramente uno spettacolo al tramonto
quello muto che mi schianta i fianchi quando mi stringi
occhi, occhi grandi nuca e foce di non pensarti
gettarmi alle spalle un pugno di farfalle
stanotte è vento e luce-luna appena-appena
se smette il vento piove a impronte colorate
strisce senza vetro, acqua e lenzuolo, lenzuolo che scivola di seta
un’altra notte senza te e io senza di te mi manco
mi manco tanto.
Ventisqueras
a fili volanti di strass
Solca nuvole viola
il pianto notturno
della pioggia
a primavera,
vi apre un varco
con dita luminose
la chiglia sognante della luna,
lascia cadere l’argento:
fa magie sui prati, veste le margherite
a fili volanti di strass
e le tele di tulle dei ragni in collane
di scintille festanti.
Ventisqueras
sex
Saliva mistargento ingoio
sabbia come un letto
piega l’onda ermafrodita il limite della battigia
al suo volere ingordo
piccole luci a fottersi
le curve sinuose del quieto golfo
Ventisqueras
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù! Gabriele D’Annunzio
Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole Charles Baudelaire
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri! Giacomo Leopardi
i tre dipinti che ornano i canti alla luna di tre amati Poeti così onirici sono di un altro grande innamorato della luna Christian Schloe
Il mio blog era nato esclusivamente per la Poesia…e ogni tanto me ne ricordo
Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.
San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu martirizzato in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna iromana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina, da allora custodite nella chiesa di
Santa Maria Assunta ( di cui si hanno notizie già nel x sec.) custodite e venerate circa dal XI sec. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.
leggenda popolare
Si racconta che fino dove giunge il suono delle campane di Bientina il Diavolo non possa varcare il magico cerchio che da loro si forma e quindi chi vive al suo interno non non ha timore di essere da lui posseduto
sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni schizofrenici o alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.
Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
dimostra avversione al sacro;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
San Valentino degli indemoniati
Si svegliano i vermi nei mattini maggesi alla palude
come nei giardini il velluto acceso sulle rose
e s’ascolta
la campana grande di San Valentino degli indemoniati
chiamare
a raddoppi di misteri il sole negli azzardi cavi delle anime assorte.
Il Demone caprino, il principe Satanasso Baal-zebub, Eshmadai, Shaitan,
dai mille nomi ma sempre lo stesso
sbava, schiuma si contorce, urla e sbianca
rotolandosi nell’esorcismo del prete guardiano del busto d’argento di San Valentino
con un ultima orrenda bestemmia e un rantolo possente
fugge il maligno dall’anima ossessa che asservì al suo potere.
Giunge la notte è festa sfrenata per le vie antiche
dove la luce celeste non filtra: un risucchio di canti e danze
sbeffeggia il demone sconfitto che chiuso nelle canne dell’organo maggiore
geme meditando vendette : facile è irretire con la potenza e il denaro
pregusta nuove vittime, alleanze.
Le dame della carità ferme sulla porta della pievania
rubano quel che resta a quel tragico giorno, l’affidano
alle stelle che tremando se lo portano via. Ventisqueras
nell’iconografia il demonio è spesso raffigurato in forme orripilanti, ( Questo è di Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina)
o grottesche, Giotto Cappella degli Scrovegni Padova
personalmente lo ritengo molto meglio rappresentato in questa forma subdola affascinante e misteriosa del Tentatore, immaginato per la Passione da Mel Gibson, ricordando anche che fu un Angelo bellissimo nel paradiso chiamato Lucifero ( portatore di luce) prima della cacciata negli inferi
Nel credo islamico, i Jinn sono creature dotate di intelligenza plasmate dal fuoco, molto simili agli uomini in quanto possiedono il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male.
Un Jinn può possedere un uomo per pura malignità, oppure può farlo per altre ragioni. Secondo Ibn Taymiyya un Jinn può possedere un uomo perché vuole sperimentare il mondo, per motivi di desiderio o amore; in tal caso può non avere cattive intenzioni o può non rendersi conto del male che causa. La possessione può, diversamente, essere effettuata per vendetta, poiché si dice che gli Jinn siano facili all’ira, specialmente quando credono di essere stati colpiti apposta (dato che gli Jinn sono invisibili all’uomo, una persona può accidentalmente causar loro del male senza saperlo).
L’Induismo crede che la dea Kali o le sue varie incarnazioni possano entrare nei corpi di esseri viventi, perciò la possessione è considerata una condizione di maggiore santità. I posseduti sono venerati e a loro sono richieste benedizioni. Se tuttavia lo spirito rifiuta di andarsene dopo qualche tempo l’esorcista del villaggio viene interpellato allo scopo di far uscire lo spirito.
Nello Shintoismo molti youkai sono capaci di possessione demoniaca, ad esempio le kitsune.
La Wicca ammette la possessione ma non prevede esorcismo, poiché ritiene che nessuno spirito, persona, cosa siano per propria natura “cattive”.
ma voglio rendere omaggio e giustizia al paese di Bientina, che anche se non ha grandi particolarità architettoniche o storiche ha dintorni di bellezza bucolica
dove con grandi quantità di uccelli acquatici stanziali e migratori si possono sempre fare incontri emozionanti e gentili
Le dèmon, dans ma chambre haute, ce matin est venu me voir
Ti gemo a fianco
in un sonno di mondi
e di selve in fiamme
nella stanza alta dei cieli
mi abiti
intrecciati e sconvolti
in un sonno di nuvole
sangue di nebbia
vivono le tende assorte,
Certe notti di maggio
ci svegliano gli usignoli.
Ventisqueras
ma ora parliamo dell’altro San Valentino, quello conosciutissimo in ogni parte del mondo come Patrono degli innamorati
San Valentino Vescovo, i suoi resti sono custoditi a Terni sua città natale (176-273) nella basilica che porta il suo nome, recatosi a Roma, per predicare e fare proseliti, fu arrestato, lì ancora si perseguivano spesso uccidendoli gli apostoli di questa nuova strana dottrina che si cibava del corpo del suo Dio ( la comunione) ma che al contempo ricusava ogni forma di violenza, Per paura che la folla dei suoi seguaci insorgesse fù portato lontano dalla città, flagellato ed in seguito decapitato dal soldato romano Furius Placidus
nel martirologio romano il Santo è festeggiato il 14 di febbraio e da qui il giorno della festa degli innamorati, questa ricorrenza si è cominciata a celebrare circa due secoli dopo la sua morte, nel 496, quando papa Gelasio I, decise di sostituire la festa pagana della fertilità in cui venivano celebrate orgie ( i lupercalia dedicati al dio Luperco ) con
una serie di appuntamenti culturali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici volti a mantenere sia la dimensione religiosa delle celebrazioni del Santo, sia quella civile delle iniziative ispirate alla sua forza evocativa
per la tradizione San Valentino unì in matrimonio un centurione romano Sabino, con una giovane cristiana,Serapia, gravemente ammalata e prossima alla morte,i due giovani erano così innamorati che non volevano essere separati così dopo la celebrazione del rito entrambi si addormentarono serenamente restando uniti per sempre.
Terni 14 febbraio, festa di san Valentino
Un’altra leggenda narra che Valentino, graziato ed affidato ad una nobile famiglia , compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere”, Il santo quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole-il tuo Valentino-
se un pò avete imparato a conoscermi sapete che non sono una grande entusiasta delle feste dettate dal consumismo ( o dalle loro esagerazioni) ma penso anche che tutto ciò che conduce all’armonia dei sentimenti non deve essere dimenticato
avendo poco tempo per scrivere nuovi post ho deciso di replicarne alcuni che hanno molta attenzione da parte dei lettori anche se pubblicati alcuni anni fa, ne approfitto per ringraziarvi e salutarvi
Vogliamo prenderla da moooolto lontano? ebbene sì, lo merita proprio Pentedattilo,( Reggio Calabria ) ha una posizione privilegiata sullo Stretto di Messina, vi si gode una vista stratosferica, nelle giornate limpide la montagna di fuoco (nell’immagine coperta di neve) l’Etna mitologicamente descritto come la fucina del Dio Vulcanoscintilla al sole dall’altro lato dello Stretto
Posto a 250 metri s.l.m. Pentedattilo sta arroccato sulla rupe del Monte Calvario
la caratteristica forma delle rocce ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita, e da qui deriva il nome: penta + daktylos = cinque dita. Alcune parti della montagna sono crollate ed esse non sono più tanto nitide come un tempo, ma rimane un posto affascinante e pieno di mistero, uno dei centri più caratteristici dell’Area Grecanica
Nel 1783 Pentedattilo fu gravemente danneggiata da un devastante terremoto, e in seguito al sisma iniziò un costante flusso migratorio verso Melito Porto San Salvo che perdurò sino al periodo risorgimentale ;formando un nuovo piccolo centro dal quale si poteva ammirare il vecchio paese “fantasma”Quello che era l’antico paese fino a pochi anni fa era del tutto abbandonato:
Solo ultimamente nel borgo sta risorgendo una serie di attività: artigiani locali hanno aperto alcune botteghe per la vendita dei propri prodotti, ed è presente un ristorante,.riscoperta da giovani ed associazioni inizia così un lento cammino di recupero ad opera di volontari provenienti da tutta Europa.
Il parziale ripristino del borgo ha compreso il rifacimento della pavimentazione della stradina principale ed il restauro di alcuni edifici.
Ogni estate Pentedattilo è tappa fissa del festival itinerante Paleariza, importante evento della cultura grecanica nel panorama internazionale. Inoltre ospita tra agosto e settembre il Pentedattilo film Festival, festival internazionale di cortometraggi.
Le leggende
Un luogo così sembra fatto apposta per suscitare oscure paure che si traducono in leggende, ne sono nate moltissime, cito le più rilevanti
La mano del diavolo
Anno del Signore 1686. È Pasqua e a corte si festeggia,il matrimonio tra Antonia , sorella del Signore del castello marchese Lorenzo Alberti e Petrillo Cortes, ma nel maniero incastonato nella roccia stava , per consumarsi quella che è passata alla storia come “ la strage degli Alberti”. si dice causata, da un amore negato e da un tradimento che si trasformò in un bagno di sangue, circondando l’atmosfera fiabesca della montagna reggina in un fitto alone di mistero, destinato a perdurare fino a giorni nostri.
il barone Bernardino Abenavoli, che amava segretamente la marchesina Antonia accecato dalla gelosia, ordì una strage, nella notte si introdusse nel castello con una banda di scherani. Si racconta, che quando Lorenzo Alberti fu colpito a morte dal barone, poggiò la mano alla parete, lasciando l’impronta delle cinque dita insanguinate, e che questa sia tuttora visibile nella rupe di Pentedattilo quando, nel chiarore dell’aurora, le pareti di roccia colpite dal sole si colorano di rosso e viene indicata come “la mano del Diavolo”
e si narra che nelle sere d’inverno, quando il vento s’alza tra le gole della montagna, interrompendone col suo sibilo il silenzio e la solitudine, si riescono ancora a sentire le urla di rabbia e di dolore del marchese, di cui questa roccia si dice sia il profilo
La Profezia
Sull’imponente roccia a forma di mano aleggia il mistero di una maledizione destinata ad abbattersi sul paese e a distruggerlo completamente nel breve volgere di pochi lugubri istanti, La ragione di questa profezia, tramandata nei racconti popolari, fu l’enorme violenza scaturita dalla strage degli Alberti, la rupe a forma di gigantesca mano si sarebbe abbattuta sugli uomini per punirli di tutto il sangue versato e per vendicare i morti innocenti di quella triste vigilia di Pasqua del 1686.
ll tesoro
Secondo un’altra leggenda esisterebbe un tesoro, accumulato dalle popolazioni che nella storia occuparono il paese, nascosto dagli Abenavoli, vecchi proprietari del feudo di Pentedattilo, proprio al centro della montagna. Pare che dopo il tragico conflitto tra le due famiglie di questa immensa ricchezza si persero le tracce. Fin quando un fantasma svelò a un cavaliere di passaggio che se fosse riuscito a fare cinque giri intorno alle dita della montagna, su un piede solo, questa si sarebbe aperta facendo riemergere il tesoro. La notizia si diffuse velocemente e in molti azzardarono l’impresa, ma invano. Un dì un cavaliere giunto appositamente dalla Sicilia riuscì a compiere ben quattro giri attorno alla mano, e la montagna cominciò ad aprirsi, ma al compimento del quinto passaggio, quello riferibile al dito mignolo, un intero costone della mano crollò sul cavaliere, uccidendolo, questi avvenimenti contribuirono a far definire Pentedattilo come un luogo maledetto…beh cen’e di che non vi pare?
perfettamente inserita nell’ambiente la chiesa seicentesca dedicata a San Pietro Apostolo fu punto di riferimento della cultura grecanica
La storia ci dice che fu colonia Calcidese nel 640 a.C. rimanendo per tutto il periodo greco romano un fiorente centro economico della zona
sul monte nudo delle cinque dita
un calvario
di croci, di vento, di voci, di luna
una luna morta piccola
affogata tra nubi di sangue,
lungo i vicoli uomini intabarrati
e sulle torri banderuole di grano
che beccano i corvi
ma da lontano canta il mare
e le sirene di Scilla stanno ad ascoltare
Ventisqueras
Con la dominazione bizantina iniziò un lungo periodo di declino, causato dai continui saccheggi che il paese subì prima da parte dei Pirati Saraceni ( sempre loro he! ) ed in seguito anche da parte del Duca di Calabria.
nel 1580, a causa di debiti e questioni di illegittimità, il feudo fu confiscato a
Giovanni Francoperta e venduto all’asta dal Sacro Regio Consiglio per 15.180 ducati alla famiglia degli Alberti insieme al titolo di marchesi.La dominazione degli Alberti, nonostante i tragici eventi legati alla cosiddetta Strage degli Alberti, durò fino al1760
il mare, il mare, piange silenziosamente.
Si colmano le coppe della notte
suona nacchere d’argento la luna
è inutile farle tacere
risuoneranno accompagnate
da mille chitarre
piange il mare, come piange il vento
suona nacchere d’argento la luna
accompagna fiotti di lava
e sbuffi di vapori della sacra montagna
senza fine, senza tempo
e senza dimenticare
Ventisqueras
così come ho iniziato, lo sguardo nel tramonto volge all’altra parte dello Stretto dove l’Etna regna e il Dio Vulcano forgia metalli nella sua fucina nascosta.
Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo e un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non e indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale – un giorno – gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno “Buon Natale!” a Natale, un giorno.
è con questa bellissima Poesia di Hirokazu Ogura che esprime, tutti, ma proprio tutti i miei pensieri che vi faccio i miei auguri per il Santo Natale, poi per nuovo anno; che porti sulle spalle tutti i vostri sogni, e le feste tutte di serenità e pace che possiate passare con coloro che più amate,
starò via per un po’ ( sono la solita girellona) mi mancherete, ma prima o poi torno
le foto sono dei mercatini di Natale dell’Alto Adige, avvolti in una magica atmosfera da fiaba
Incredibilmente notte di stelle
cantava il cielo un canto a onde,
attraversando aghi di luce e ghiaccio della cometa
cantavano d’oro gli angeli scendendo in Betlem
frutto succoso di pace e Amore
era sceso il Signore,
con la sua polpa amara ci venne a dissetare.
E’ una notte incredibilmente di stelle, a mille altre uguale,
dopo mille e mille anni:
fame, freddo, guerre, orrore…
sembra che nessuno ti stia ad ascoltare…
ma che sei venuto qui a fare mio dolce Signore ?
Ventisqueras
Nonostante siano passati molti anni dalla pubblicazione questo post in prossimità del Natale è sempre molto ricercato, così ho creduto di farvi cosa gradita riproponendolo
era l’autunno e i larici imbiondivano lasciando sui costoni e nei riflessi dei laghi tracce di sole
un ciuffo di betulle raccontava dipinti di Monet
per la morte della mia betulla
Bianca corteccia
dolcemente accarezzata
da strpature di nero..
ti sei vestita d’oro…
ieri eri verde e
sussurravi
al cielo.
Folli uccelli piegavano
gli esilit rami,
e con loro cantavi..
Oggi seichinaesausta
e con meti specchi
nel mio spirito
rosso.
Ventisqueras
il vento portava brividi di freddo scendendo a rotta di collo e percorrendo le gole precocemente imbiancate ,le mucche sul prato assolato sembravano non curarsene
tutto sembrava messo lì con clamore per annunciare un’altra lieta stagione sugli sci
ma ancora nelle silenti stradine le rustiche case si ornavano di fiori
nel verde velluto ancora intenso dei prati rumoreggiavano i torrenti
e ancora mi s’affollavano nella mente come viste attraverso un gigantesco occhio stupito poggiato
tra le montagne
il lago rosso di Tovel che ora esiste solo nelle fiabe
i laghi del Parco incantati e solitari
i fiori delle nevi sfiorati da magie dei nascosti violini del vento
la luna sulle guglie regina delle notturne ronde
gli spettacolari tramonti
gli immensi ghiacciai dell’Adamello
le cascate di ghiaccio del Nardis
lo sguardo fiero del lupo
la regalità plastica dello stambecco
le immagini più belle dei molti giorni e ritorni passati al Parco naturale dell’Adamello-Bre
nta, con tutte le emozioni e le miriadi di nozioni apprese , solo poco tempo fa
chissà se tornerò…
ma come sembra ammonire il breve volo della farfalla…,tutto è racchiuso nelle mani oscure del tempo
il Palazzo Comunale, chiamato anche nuovo Palazzo del Podestà o Palazzo del Popolo e la torre Grossa, salendovi in cima si ha un panorama mozzafiato!
Il Palazzo Comunale, sede del governo di San Gimignano, fu costruito nel 1288. Ampliato nel 1323, divenne sede del comune dopo che esso aveva avuto luogo nel vicino Palazzo vecchio del Podestà, . Al primo piano è in bella mostra un terrazzo che poggia su mensole antiche, dal quale il podestà parlava alla folla. L’edificio ospita il museo civico dal 1852, dove sono esposte grandi opere dei maggiori artisti fiorentini e senesi del XIII e XVI secolo
fra cui spiccano il pregiatissimo e famosissimo crocifisso ligneo di Coppo di Marcovaldo
i “tondi” dell’annunciazione di Filippino Lippi
La sala Dante deve il suo nome al breve soggiorno del Poeta del 1300, quale ambasciatore della Repubblica Fiorentina egli perorò davanti al podestà e al consiglio generale la causa di una lega guelfa Toscana.
La sala è decorata dalla grandiosa Maestà di Lippo Memmi (firmata e datata 1317) ispirata a quella più famosa dipinta dal cognato Simonr Martini nel Palazzo Pubblico di Siena
lo splendore degli ori nelle aureole dei santi e degli angeli illumina l’azzurro della Maestà
impossibile darvi sia pure una piccola visione di tutti i tesori qui esposti…( perché non venite a vederli di persona ? 🙂 questa è la camera del Podestà
si trattava mica malino, no?la porta è vecchiotta va bhe, ma bella rinforzata
ed ora qualche magica visione della strabiliante architettura del chiostro interno
ogni volta che passo non mi sogno nemmeno di dimenticarmi di fare incetta di qualche bellissimo pezzo di ceramica che qui, ommioddio, sono davvero da urlo!
attraversata tutta la città da sud ovest ora siamo a nord est, ed eccola Porta San Giovanni con il suo consueto affollamento di turisti
il sogno medioevale sta per finire
e facendo il giro esterno delle mura
ritornerò a recuperare il meno romantico destriero metallico e rombante del nostro secolo
riappropriandomi della realtà
eppure… non voglio completamente distaccarmi dalla fiaba e aspetto la notte in una piccola osteria fuori porta in attesa della magica visione delle belle torri alte e fiammeggianti…un modo più dolce per un arrivederci
da questa immagine è ben visibile il punto dove a causa della fortissima erosione provocata dalle violente onde dell’oceano Atlantico
l’isola sta per spezzarsi in due, minacciando anche la stabilità di alcuni edifici. Il fenomeno sta avvenendo con preoccupante velocità, ma nonostante tutt i tentativi fatti per ora non si riesce ad arginare questa calamità
c’è un unico villaggio che si chiama come l’isola stessa
attualmente ci vive una popolazione di circa 40 persone, perlopiù giovani coppie che cercano la tranquillità ( ha ha immagino come fuggirebbero passando dalle nostre parti!) lavorando a Torshavn che dista solo 20 minuti di battello
caratterizza l’ingresso dal porto al piccolo villaggio la porta fatta da ossa di balena
anche qui occhieggiano curiose le caratteristiche case dal tetto d’erba
ed anche edifici storici in disuso che servivano per l’essiccazione del pesce
forse pescato su un caratteristico peschereccio come questo
i resti di un antichissimo villaggio fondato dai colonizzatori norvegesi ci raccontano la lontana storia dell’arcipelago
fra le bellezze naturali anche questo scoglio chiamato “faraone”
gli immancabili verdissimi pascoli che calano fino al mare dalle ripide scogliere
due splendidi fari sono stati costruiti sul finire del diciottesimo secolo per aiutare i contrabbandieri che agivano contro le compagnie commerciali governative, bello come una fiaba questo di Bòroan situato a sud dell’isola
qualcosa di rosso nel cielo
demoni sulla collina in danza primordiale
letta con parole di fumo tra le stelle del nord
qui vengono a finire tutti i venti
la pioggia si denuda mentre passano, fuggendo
tutti gli uccelli, al nord..
.al nord!
Ventisqueras
Skùvoy
Skùvoy è una piccola isola che conta solo 39 abitanti, è visibile in lontananza con la sua siluette allungata
l’unico e piccolo centro abitato non manca di una chiesetta
le case colorate dai tetti aguzzi strette una all’altra conservano quel gran senso di pace che non mi sento di chiamare solitudine
fra l’erba spunta la testa di un uccello che non sono stata capace di classificare
Koltur
Koltur è un’isola molto piccola abitata solo da due pastori, questa è la loro fattoria, che si mimetizza con l’ambiente che sembra nasconderla e proteggerla
mi fa persino strano che questo pastore eremita, mentre nelle mani stringe un antichissimo strumento di lavoro abbia al polso un moderno coso per misurare il tempo ( 🙂 ) e c’è forse da meravigliarsi se in tutta questa solitudine entrino esseri fatati, saggi gnomi portafortuna, se non folletti dispettosi, ma soprattutto il mitico popolo del grigi che sono gli interpreti principali di favole giunte oralmente dal buio dei tempi fino ai nostri giorni, inquietanti abitanti che dimorano sottoterra o in stretti anfratti incapaci di nuotare in un territorio completamente circondato dal mare si dicono alieni catapultati qui da chissà quale lontano universo e qui rimasti intrappolati
sono certa che questa è una porta magica dalla quale entrano tutti gli esseri fatati del mondo sotterraneo per colonizzare le faroer
e l’alieno popolo dei grigi? eccoli qua trasformati in un esercito belante he he
e tanto per esagerare si daranno nascosti anche in questo meraviglioso ciuffo di lupini colrati?
vista la piega presa dai miei pensieri credo sia meglio vi saluti per non dire ulteriori spropositi ! 🙂
Arroccato a 200 metri sopra una dolce collina con vista sul bel mare ligure, costruito con la classica struttura “a pigna” dei centri medioevali, sorge sui ruderi di un antico maniero del 1050 il paese fantasma di Bussana Vecchia frazione del ben più celebrato Sanremo ( già proprio quello del famoso Festival della canzone) che dista solo pochi km.
se la si guarda da lontano ha il solito aspetto di” formaggio groviera” dei paesi frantumati dai terremoti
questo del 23 febbraio 1887 fu particolarmente violento e semidistrusse l’intero abitato fino a quel momento chiamato semplicemente Bussana anche se – fondato in epoca romana- era ptima conosciuto come Armendina o Armendana
Le immagini sopra sono della chiesa di Sant’Egidio, mai ristrutturata. Al momento del terremoto ( circa alle ore 6 del mattino ) era gremita di fedeli per la cerimonia del”giorno delle ceneri ”
il parroco si accorse di quanto stava accadendo e fece evacuare in tutta fretta i fedeli, grazie al suo pronto intervento quella che poteva essere una carneficina causata dal crollo del tetto della chiesa, si contarono “solo” 3 vittime, in totale nel paese furono 55 i morti su 850 abitanti
le costruzioni furono però quasi tute distrutte, i sopravvissuti si ostinarono a vivere nei dintorni per qualche anno, finché fu decisa la nuova fondazione di Bussana vicino alla costa.Bussana Vecchia fu totalmente abbandonata per decenni
ma da qualunque parte del nuovo insediamento si poteva scorgere, svettante sopra i ruderi del vecchio castello il campanile di Sant’Egidio che per i bussanesi era rimasto come simbolo e faro dei tempi passati
circa 10.000 anni di storia ( tanti si presume ne avesse il borgo dal ritrovamenti preistorici scoperti in varie caverne sul mare ) cancellati in 20 terribili secondi!
Passato al Regno di Sardegna (1815) in seguito alle disposizioni del Concilio di Vienna, Bussana acquisì coscienza del rischio sismico durante tutta la prima metà dell’Ottocento durante la quale furono costruiti archi di rinforzo tra i carrugi del borgo. Nel 1861 Bussana entrò a far parte del Regno d’Italia.
con gli archetti tesi fra i muri attraverso vicoli in pietra scanditi dalla loro presenza, si sale verso le inaccessibili rovine della Chiesa di S. Egidio di cui è rimasto integro il campanile che rende il profilo di Bussana Vecchia riconoscibile fino dal mare
nel VII secolo si hanno le prime evidenze di una presenza stabile; in seguito ad invasioni Longobarde la popolazione decide di muoversi nella sottostante Valle Armea, dove resta fino al X sec. quando le frequenti invasioni saracene ( questi sono come il Diavolo e il prezzemolo si trovano ovunque 🙂 ) la spingono a ritornare in posti più elevati e facilmente difendibili.
Inizia quindi l’edificazione spontanea delle prime strutture difensive sulla collina sovrastante, con costruzioni e strutture medioevali
Il borgo degli Artisti
sul finire degli anni ’50 un manipolo di artisti -italiani e stranieri- innamorati e attratti dalla particolarità dl luogo, guidati da Mario Giani ( in arteClizia ) il pittoreVanni Giuffré ed il poetaGiovanni Fronte decisero di insediarsi nella località, ristrutturando edifici per fondare una comunità d’artisti
redassero una Costituzione che regolò la vita del paese. Si fece divieto di aprire atelier per la vendita di opere d’arte e si regolò la permanenza ed il restauro di Bussana, luogo comunque riservato solo ad artisti.
Un paese a pigna
arroccato fra le macerie
sogna una rosa che è eterna
e si sposa col vento del tempo
nel cerchio della luna nera
confine di carne e speranza
cercava altra cosa
la rosa del sogno
la rosa
Ventisqueras
Ben presto il progetto originario trovò avversari tra alcuni artisti di Bussana la quale si andava popolando e trasformando in senso privatistico.Il Comune di Sanremo ordinò lo sgombero del paese che determinò una forte reazione della piccola comunità la quale si barricò dentro Bussana resistendo.
al momento i residenti e proprietari delle Botteghe d’Arte sono in tutto 66. Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, con botteghe artigiane ed alcuni punti di ristoro, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico “villaggio di artisti” in un’ambientazione da borgo medioevale.
il mio primo contatto con Bussana fu quando ero ragazzina con un gruppo di amici della spiaggia ( ero in vacanza a Sanremo) e esploravamo i diversi paesi dell’entroterra
pensavo ad una gita come molte altre ma mi ritrovai per la prima volta difronte all’impatto col terremoto, ne rimasi sconvolta, anche perché ci fu fatto vedere un ossario che ancora conteneva i resti di alcune vittime
in quel periodo si poteva liberamente visitare tutto il paese,
mentre ora alcuni luoghi sono giustamente preclusi.
Oggi la lotta per Bussana Vecchia ha assunto più placate forme legali approdando anche al Parlamento Europeo. I suoi residenti comunque non manifestano nessuna intenzione di cedere, innamorati come sono di questo fantastico angolo di mondo.
Bussana Vecchia offre la
ci sono molti gatti in giro, ho scelto questo perché assomiglia moltissimo alla mia gatta delle foreste siberiane Signora Amelie detta Mame
Tra il 1162 e il 1177 Bussana fu sotto il dominio dei Conti di Ventimiglia i quali intrapresero la costruzione del Castello nella parte sommitale del borgo.
Il secolo successivo Bussana, come quasi tutta la Riviera di Ponente, fu acquistata dalla Repubblica di Genova (1259).
Il paese prosperò in epoca basso medievale e agli inizi del XV secolo fu consacrata la Chiesa di Sant’Egidio (1404)
Nel XV e XVI secolo un nuovo sviluppo edilizio allargò i vecchi confini del borgo che seguiva le sorti politiche e la storia di Genova.
ci sono anche leggende che parlano di fantasmi che scorrazzano nelle notti senza luna per le vie del borgo
gli è stato eretto anche un angolino privilegiato, forse per ingraziarseli, visto che si dice facciano dispetti agli artisti prelevando le loro opere che fanno ritrovare sopra muri pericolanti o in posti impervi ( fantasmi burloni ha ha )
questo il panorama di Bussana Nuova visto dalla spiaggia
chiudo con questa bella immagine serena dopo tanti racconti di tragedie è il modo migliore per tornare alla realtà
Cerco i viali silenti
col silenzio smosso
da sguardi vuoti che m’insegue
sgocciolandosi di passi
sul ghiaino.
Un frusciare di vento
rimanda a letto le rondini
che sotto al cornicione sbiadito
han messo il nido.
Mio padre è fermo lì
col suo sorriso generoso
paziente e lieto
non si stanca d’aspettare.
Gli occhi seguono il gioco
dei volti noti
ma sempre giù mi cade
su quel sorriso luminoso.
Diciotto anni appena…
ed ogni anno uno se ne va
ad assommare…
Li conto con le rose
che la madre con le lacrime
accarezza sempre più numerose
…è solo un compleanno di rose.
Nel piccolo cimitero guardato da colline pini e dall’argento degli olivi, sommersi da una grande pace riposano accanto tre giovani amici (uno di loro lo conoscevo) la loro vita finì in uno schianto…Ogni volta che sento notizie delle stragi del sabato sera il ricordo torna a Michele a quella notte dell’Epifania che sconvolse il piccolo paese, e penso con terrore quante notti ci saranno ancora così? quante morti ? questo strazio dunque non finirà mai?
Nella Bibbia, libro di Tobia, si legge che gli Arcangeli sono coloro che siedono alla presenza di Dio, ne contemplano la gloria e lo lodano incessantemente.
La Chiesa cattolica riconosce tre Arcangeli: Michele, etimologicamente “Grandezza di Dio”, è a capo delle schiere celesti. È lui che scaraventò Lucifero lontano dal Paradiso. (Per chi fosse interessato a saperne di più Michele Arcangelo consiglio i due post che ho a Lui dedicato ” Le Mont-Saint- Michel ” e Angelus Pacis”)
nelle iconografie dell’Arcangelo Michele attraverso i secoli è quasi sempre rappresentato come un guerriero con armatura che sconfigge il demonio spesso raffigurato sotto le sembianze di un drago
stupisce questo dipinto di scuola sudamericana, immagine quasi barocca
e ancor di più stupisce il nudo quasi indifeso dell’Arcangelo Michele rappresentato da Francesco Hayez quasi a simboleggiare la purezza che senza bisogno di armature può con la sua sola forza sconfiggere il male
Gabriele , “Forza di Dio”, si suppone lottò con Giacobbe (lotta con Dio, Genesi cap.32), rompendogli il femore, e gli diede il nome di Israele. Apparve alla Vergine Maria, annunciandole la nascita di Gesù (Annunciazione). niente può raggiungere la perfezione e la bellezza donati a Gabriele nel dipinto dell’Annunciazione del Beato Angelico
Dove abitano gli Angeli
Da bambina, prima di chiudere gli occhi al sonno
la mamma mi faceva pregare,
spesso non lo volevo fare.
Con dolce pazienza allora mi diceva:
” l’angioletto ha la casa dietro di te
certo ti sta ad ascoltare”
Le sue grandi ali immaginavo
del più lucido velluto, riccioli biondi
tutti inanellati, occhi sereni e azzurri
forse dalle tele del Beato Angelico rubati,
dietro di me la sua casa aveva,
sempre mi accompagnava
ancora l’ho cercato crescendo
ma sempre mi restava celato…
chissà quell’angelo ad abitare dove era andato.
Poi un giorno. piccola, scura,
tutta raggrinzita e rattrappita, dal gran cercare
dal gran donare, dal grande amare,
un angelo vero ho potuto incontrare!
Era là fra le genti di infima natura
fra i derelitti e i dimenticati, i sofferenti,
gli abbandonati, sempre
dolcissima, sorrideva, come tenera Madre
li consolava…
…Allora ho capito, dove erano andati
gli angeli ad abitare, scendendo giu’
dal loro lontano paradiso A Madre Teresa di Calcutta
e ai suoi Angeli della Carità, pensando che agli Angeli e ai Santi ci si possa avvicinare solo con la purezza dei bambini sono ritornata alla dolcezza dei ricordi dell’infanzia
Raffaele, “Salvezza di Dio”, è citato nel libro di Tobia, ed accompagnò Tobiolo nel viaggio in Mesopotamia per recuperare il denaro del padre, liberò Sara da un demonio e favorì il matrimonio di questa con Tobiolo. È spesso identificato come l’angelo custode per eccellenza.
Se allo sperpero di morire giovane…
Se,
allo sperpero di morire giovane
non ci fosse
-per chi resta-
alcun medicamento
(niente più primavera, allora
solo il gelo dell’inverno?)
Se
morire fosse dolce morte
solo
per chi -deve-
andare
dove saresti appoggiato
amore mio
a quale balcone affacciato
per potere -questo spirito consunto
che urla-
verso un dolce latte di pace dondolare?
Lo sperpero per l’amore negato
che non ci fu dato
che mai
ci sarebbe bastato l’intera vita
a consumare…
ora
denso e rassegnato
è solo un fiume di sangue raggrumato
che mi fa pensarti fluito
in una rossa nube del tramonto
dove ogni giorno…
ogni giorno
mi sento soffocare.
SuperSic
Guascone indomito,
capelli arruffati di vento e sogni
nido alla tua tenera allegria
corre con te la sfida tra i gridi
traguardo
certo
per noi tutti
Marco,
tu lo hai raggiunto con il rombo
dei ventanni
con il tuo amore infisso nel cielo
primo alla meta
in cima alla salita
aspettando
sorridi!
Da grande appassionata di moto GP la morte in gara di Marco Simoncelli destò in me una grande emozione ed ancora il suo sorriso contagioso e i suoi riccioli biondi da angelo ribelle mi sono nel cuore.
Gli Ortodossi menzionano “sette arcangeli”: sono, oltre ai sopra citati Michele, Gabriele,Rraffaele Uriel (“Fuoco di Dio”) Sealtiel (“Intercessore davanti a Dio”), Jehudiel (“Ricompensatore”) e Barachiel (“Lode di Dio”).
I nomi dei sette arcangeli ricomparvero in Occidente nel 1516, quando il sacerdote Antonio Lo Duca riscoprì le loro immagini nella volta della Cappella Palatina di Palermo, con i loro nomi, i loro motti e i loro attributi. Ciò determinò un ampio, ma temporaneo, interesse devozionale, che determinò nel 1523 la fondazione a Roma della confraternita dei Sette Arcangeli, a cui aderì anche l’imperatore Carlo V d’Asburgo.
Il culto, si diffuse anche in altre città. Ad esempio nella Cappella Metropolita del Duomo di Siracusa avevano l’usanza di offrire ai sette Arcangeli sette monete e collocare sette ceri mentre facevano le loro richieste; curiosamente San Geudiele era invocato affinché non mancasse mai il benessere.
Vi è poi un angelo che ha il compito di distruggere questo mondo, si chiama Angelo dell’apocalisse.
Nella tradizione gli viene attribuito il nome di Nemesis, ha un’ala nera e una bianca e nella sinistra tiene una spada senza lama che ha in sé il potere del bene e del male.
si narra che, quando sarà giunto il momento, egli dovrà distruggere il mondo con questa potentissima arma. Anche gli antichi Greci conoscevano queste schiere ma le denominavano in altro modo.
Secondo il Midrash, l’angelo della Morte fu creato da Dio nel primo giorno. Egli abita nei cieli e possiede dodici ali. È rappresentato come un essere ricoperto da occhi che tiene in mano una spada da cui gocciola fiele. Quando un uomo sta per morire, l’Angelo fa cadere una goccia di fiele in bocca all’uomo e questo ne causa la morte: l’uomo comincia a decomporsi e il suo viso diventa giallo. L’espressione “avere il gusto della morte” è derivata dalla credenza che la morte fosse causata da una goccia di fiele. Dopo la morte dell’uomo l’anima esce dalla bocca (o dalla gola) e la sua voce giunge fino alla fine del mondo.
. Inoltre l’Angelo possiede un mantello nero che gli permette di trasformarsi in tutto ciò che vuole per meglio assolvere il suo compito, di solito si trasforma in mendicante o studioso.
questi bellissimi e maestosi angeli del Giudizio Universale di Giotto per fortuna ci riconducono ad un’atmosfera più serena che non quella pesante e truculenta di questo capitolo biblico, ed ancora vorrei chiudere questa mia ricerca sugli angeli in un modo diciamo ” celestiale-scherzoso” con qualche Cherubino paffutello che vi porga il mio ringraziamento e saluto per chi ha avuto la bontà e la pazienza di leggermi fino in fondo :-)…
Non ho mai avuto il piacere d’incontrarlo, neppure da lontano benché abbia camminato a lungo nei suoi territori,
le sue immagini sono prese dal web, e sottratte ( ha ha ) da amici che hanno avuto questa fortuna,Bhe onestamente non saprei specificare la mia reazione se fosse successo 😦
come già si vede dal logo del Parco naturale dell’Adamello-Brenta, l’orso bruno è l’ospite privilegiato e prediletto.Sulle Alpi nel corso del XX sec vennero a mancare le condizioni ottimali per la presenza di questo grande plantigrado fino arrivare quasi all’estinzione della popolazione locale nel 1990 ne erano rimasti solo 3 esemplari
Tale rischio indusse gli enti regionali preposti mediante un finanziamento europeo a quella che fu chiamata ” Operazione Life Ursus,” un ambizioso progetto di ripopolamento, con l’obiettivo di scongiurare l’estinzione della specie, vennero rilasciati 10 orsi nel parco provenienti dalla Slovenia eattualmente la loro popolazione si aggira tra i 40 e i 50 elementi censiti e tenuti costantemente sotto controllo, così l’emergenza sembra scongiurata
questo buffissimo anche se poco affidabile animale è risaputo gran dormiglione e qui ne da un chiaro esempio!
gli allevatori dei dintorni danno luogo a lamentele anche per la loro voracità di predatori assalgono le greggi
ed anche grossi animali domestici come gli asini, vengono sempre rimborsati della perdita subita, ma a volte ahimè cercano di farsi giustizia da soli! e questo è inconcepibile!
il bosco è il loro habitat naturale ma qualche volta si spingono anche in prossimità degli abitati in cerca di cibo
Presenti nel parco a partire dagli ultimi anni anche i due grandi carnivori europei il lupo ( canis lupus ) di cui troviamo traccia nelle maggiori culture mediterranee, basti pensare alla leggenda della nascita di Roma, o nell’incarnazione del Dio Marte della mitologia greca, animale sacro anche ad Apollo.In Egitto ha il ruolo del Dio Anubi, e sorveglia l’entrata del regno dei defunti,
In gran parte delle leggende e miti viene sottolineato il lato oscuro dell’animale, tanto che è rimasto a torto nell’immaginario comune come figura che incute timore, si pensi al lupo nero spesso ricordato ai bambini, e come non ricordare alcuni luoghi comuni negativi come “tempo da lupi”, “fame da lupi”, “In bocca al lupo!” Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, io invece lo ritengo un animale intelligente e coraggioso, oltretutto uno dei pochi esseri viventi che al maschile resta per sempre fedele ad un’unica compagna ( tiè, ha ha forse per questo gli ho dato del coraggioso?)
impavido e libero canta alla luna
solo il suo ululare valicando
atmosfere incantate la raggiunge
volano le fate azzurre con canti bambini
il lupo nero cattivo non esiste
ma solo gli uomini e la loro cattiva vanità
lo dipingono cattivo e nero
tutti i piccoli
nei loro piccoli cuori
sanno che non è vero
Ventisqueras
e la bellissima Lince (Lynx Lynx) qui tenerissima col suo cucciolotto, di entrambe le specie però non se ne quantifica il numero
è in questo scenario grandioso che gli animali selvatici trovano le condizioni ottimali per la loro conservazione e riproduzione
dai più grandi ai più piccoli come questa deliziosa tartarughina che s’appresta a fare indigestione di crocus la birichina!
mentre sono ben diffusi la Volpe che dicono astuta e furbissima…ma chi lo direbbe con questo muso innocentino?
il Tasso ( Meles meles ) dall’elegantissima livrea
la Faina (Martes foina)anche lei considerata una gran furbettina
la Martora ( MartesMartes)qui intente a curiosare e la Donnola ( Mustela nivalis)
per L’Ermellino ( Mustela erminea) non ho saputo resistere all’idea di rappresentarlo con questo celeberrimo quadro dovuto al genio di Leonardo da Vinci
…abbiamo cominciato con l’orso bruno e si finisce con Leonardo? nienteaffatto con una sogn ante immagine del parco innevato sotto la luna, alla prossima( spero, se non vi avrò tediato troppo 🙂
che ancora non sorge si farà come il lago di Bled:
cristallo
voglio essere d’acqua portata da tutte le voci del vento
perché fioriscano nel lago di Bled
tutti i sogni del mio tormento
Ventisqueras
avevo sentito parlare di Bled (in tedesco Veldes, in italiano Bleda, ) come di un luogo naturalistico di una bellezza incredibile e poetica, avvolto da un’atmosfera unica, non sono rimasta delusa! tutto vero! Bled è un comune della Slovenia situato nella parte nordoccidentale del paese, ai piedi delle Alpi Giulie.
È nota per il suo omonimo lago (diametro circa 2 km), con un comodo sentiero si può percorrere tutto intorno, e con un’altro si arriva ad una altezza che lo domina tutto con panorami da urlo
con al centro una piccola isola su cui è stata costruita una chiesa, dedicata a San Martino e per le proprie fonti termali che iniziarono ad essere sfruttate fin dalla seconda metà dell’ottocento
voglio fare un gioco di prospettive ed avvicinarmi a San Martino lentamente con fotogrammi
come arrivando dal lungo lago
sopra una di quelle caratteristiche, festose, barche colorate a remi che lo costeggiano e si prendono a noleggio per fare gite favolose
ecco, questa è la nostra barca, che ne dite, vi piace?
l’isoletta si avvicina sempre più
ed eccoci arrivati alla ripida scalinata che porta a San Martino
uno sguardo sotto la bandiera slovena
il sontuoso interno della chiesa neo gotica di San Martino. L’attuale chiesa è stata costruita nel 1905 ove un tempo sorgeva una chiesa gotica del 15° secolo. La prima cappella che fu eretta in questo sito è antecedente l’anno Mille.
La chiesa è stata affrescata dal pittore accademico Slavko Pengov tra il 1932 e il 1937.
quando sono arrivata, quasi a sera a Bled il cielo era cupo e poi ha iniziato a piovere…mi si prospettava un soggiorno triste, ma il giorno dopo il cielo sembrava quelle d’Irlanda nubi bianchissime che sìappoggiavano alle montagne e correvano e sparivano nell’azzurro e ricominciavano di nuovo: incredibilmente stupendo!
del viaggiare
“La mia casa continuerà a viaggiare su due gambe e i miei sogni non avranno frontiere.”
Che Guevara
un’altra grande attrattiva di Bled è il suo castello arroccato su uno spuntone roccioso a circa 600 metri
da lassù il panorama è incredibile
Si pensa che sia il più antico castello sloveno
ha origini intorno al XI secolo, donazione dell’imperatore Enrico II a favore dei vescovi di Bressanone, poi data la sua posizione passò sotto gli Asburgo nel 1278
maestoso ed imponente incute un certo reverenziale timore
un interno gentile invece
è racchiuso fra le sue possenti mura
l’ingresso
un pozzo molto particolare
nel museo del castello pezzi rari come questa armatura lucente
o questo cannoncino con ruote
la sera scende troppo velocemente
ma le emozioni non sono ancora finite e nubi sulphuree cadono sul lago, lasciandomi quest’ultima grande emozione a ricordo del viaggio in Slovenia…domani sarà in Austria continuando a cercare l’Est
Ho imparato che chi viaggia
ha bisogno solo di ombra,
muschio e un po’ di luce che guidi i suoi passi. Rafael Adolfo Téllez
Lubiana (Lijubliana anticamente Aemona di romanica fondazione ) è ed è stata da sempre molte cose: città sul piccolo fiume Liublijanica lungo il quale i mitici Argonauti guidati dall’eroe Giasone trovato il “vello d’oro” nella Colchide , navigarono sui fiumi Danubio e Sava
fino poi alla sorgente del fiume Liublijanica , demolirono la loro barca per poterla trasportare fino al mar Adriatico , che si trova più a ovest, al fine di ritornare nell’Ellade ( Grecia, la loro patria natale )
Entro i comuni dell’attuale Nauporto e Lubiana, gli Argonauti trovarono un grande lago circondato da una palude ed una città dove la vita iniziò circa da 2000 anni a.C. con costruzioni su palafitte
Qui Giasone s’imbatté in un mostro. Questo mostro era il” drago di Lubiana,” che è ora presente sullo stemma e sulla bandiera della città
. Diversi draghi alati decorano ad esempio il Ponte dei Draghi (Zmajski Most).
Questo ponte, costruito nel e il 1901, è opera di Jurij Zaninovic Il drago ( Lindworm,per gli austriaci, creatura mezzo serpente e mezzo drago) è anche un simbolo della vicina città austriaca di Klagenfurt, che è stata per secoli il grande centro spirituale slovena
La canzoncella del drago
nella sera matura volevo essere usignolo
diceva il verde drago stanco di vomitare fumo
nell’alba rosata volevo essere fata
con un cuore d’arancia e una canzoncella di limone
nell’ora rovente del mezzogiorno
volevo solo essere un piccolo sogno
Ventisqueras
A causa di questa vicinanza, la leggenda del drago di Lubiana e del lindworm di Klagenfurt sono spesso comparate e connesse.Inoltre, le leggende sono state trattate in modo simile nelle due città in termini di araldica: i blasoni sono in entrambi i casi due draghi verdi, posti su un fondo rosso ed associati ad un edificio
Gli storici non hanno ancora raggiunto un accordo riguardo l’origine del nome della città. Alcuni ritengono che derivi da un antico nome slavo Laburus. Altri dal termine latino Aluviana seguente ad un’inondazione della città, potrebbe ugualmente essere Laubach, nome che significa “palude”. Infine, alcuni ritengono derivi dalla parola slava Luba che significa “amore” e tutto sommato, è anche quella che mi piace di più
ha una popolazione di circa 287.000 abitanti. è considerata il cuore culturale, scientifico, economico, politico e amministrativo della Slovenia Dopo la seconda guerra mondiale, la città divenne la capitale della Repubblica socialista di Slovenia e integrata alla Juguslavia fino all’indipendenza avvenuta il 25 giugno 1991,nel 2004 ha aderito all’Unione Europea
Nel corso della sua storia è stata influenzata dalla sua posizione geografica, all’incrocio della cultura tedesca, slava e latina, è posta a 298 m di altitudine nella valle del Liublijanica, tra il Carso e la regione alpina
Il castello, edificio imponente, squadrato, è situato su una collina a sud del centro storico, si trova a 366 metri sopra il livello del mare(Ljubljanski grad) in stile medievale completamente ristrutturato nella forma attuale nel 1960
I Romani costruirono nel corso del primo secolo a.C. il castrum diAemona (anche Iulia Aemona)La cima della collina fu probabilmente un accampamento dell’esercito romano, dopo un periodo celtico e illirico mentre il punto più elevato della città, Hrib Janske, è arroccato a 794 m.
Il forte fu occupato dalla Legio XV Apollinaris La città fu distrutta nel 452 dagli Unni guidati da Attila, e in seguito dagli Ostrogoti e dai Longobardi. Aemona contava circa 5.000 abitanti, questa regione giocò un ruolo importante in molte battaglie. Le case di mattoni e colorate e intonacate possedevano già un sistema fognario.
Il territorio in seguito fu colonizzato dai Veneti, che furono seguiti della tribù illirica degli Yapodi e infine dalla tribù celtica dei Taurisci nel terzo secolo a.C.
presenta un interessante centro storico in stile barocco con i tetti delle case appuntiti
che risentono dell’architettura della vicina Austria
La Cattedrale di San Nicola (Stolnica svetega Nikolaja) è l’unica cattedralec di Lubiana. Facilmente identificabili nella città con la sua cupola verde e le due torri,
si trova sulla piazza vicino al Vodnik Tromostovje (Triplo Ponte).
Il luogo era inizialmente occupato da una chiesa di architettura romanica la cui prima testimonianza risale al 126
l’interno grandioso con le navate affrescate in stile barocco
Interior of Cathedral Saint Nicholas in Ljubljana – Slovenia
vi trova spazio anche qualche accenno di Art Nouveau( il mio adorato Liberty ) di cui ne vediamo alcuni leggiadri in mosaici madreperlacei esempi
nonostante il fiato infuocato emanato dalle bocche dei suoi verdi draghi
la vita sembra scorrere serena e pacifica
per queste strade ordinate dove primizie e frutta fuori stagione arrivate chissà da dove
fanno bella mostra di se insieme ai molti fiori che allietano le passeggiate nelle linde strade
che allietano le passeggiate nelle linde strade…e ogni volta il distacco è malinconia con il solito interrogativo” tornerò mai da queste parti?
Al primo viaggio si scopre, al secondo ci si arricchisce. Proverbio Tuareg
Il grande fiume scorre placido e azzurro circondato da verdi fronde, l’aria è percorsa da arcobaleni iridati di goccioline evanescenti…ambiente surreale da favola
Il Parco Nazionale della Cherca (Krka in croato ) si trova nella regione di Sebenico e Tenin in Dalmazia ed è conosciuto in tutto il mondo per la bellezza e la grande quantità delle sue cascate formate da letti di tufo,
il percorso del fiume Krka è veramente spettacolare,
include nel suo territorio anche il caynon di Medju Grede
con le rocce calcaree in bella evidenza questa è una parte della fortezza kamikac
il caynon sfocia nel lago di Visovac con l’omonima isoletta
su cui si trova il belMonastero Francescano, purtroppo tutte queste meraviglie le ho solo osservate passando da una parte all’altra del fiume e del lago senza approdarvi, il tempo di percorrenza non mi permetteva fermate
le cascate della Roski Slap, non sono molto alte ma rese straordinarie dall’enorme portata delle acque,
i salti formano delle vere e proprie scalinate che rendono il sito unico nel suo genere
queste invece sono le cascate della Plitvicha Jezera che io ho ribattezzato “capelli di fata” . Formate da una innumerevole serie di cascatelle, inframezzate da isolotti di tufo, per una larghezza di ben 45o e una lunghezza di 650.Le cascate sono visibili da una strada statale.
sulla Checa furono costruite alcune tra le prime Centrali Idroelettriche d’Europa
Il complesso dei mulini di Roski slap sono tra i monumenti etnografici di particolare interesse e valore della Dalmazia e della Croazia.
I mulini sono ancora funzionanti e azionano una serie di telai per la tessitura e di mulini per macinare il grano. Sul lato destro delle cascate è presente un’altra centrale idroelettrica;
le ruote sono tutte una diversa dall’altra evidenziando la grande creatività degli artigiani che le hanno costruite, compresi i marchingegni per farle funzionare
non so forse si apre e si chiude
come un ventaglio di lacrime
o d’acqua scintille
forse gira lentamente
cullata dai singhiozzi dell’acqua
magari canta in un cielo inabissato di stelle
con la luna maliarda
che cucina frittelle
oh c’è tanta farina giù nella cantina!
gira gira la ruota del mugnaio
sogna campi di grano al sole
tra il profumo di viole
Ventisqueras
una vera moltitudine di affluenti e di laghi fanno da contorno a questa straordinaria regione d’acqua, moltissimi sono gli isolotti su cui troneggiano monumenti bellissimi come castelli semi celati dalla lussureggiante vegetazione che si sposa con l’eccezionale trasparenza delle acque, due piccoli ponti in legno congiungono l’isola con le due sponde del fiume permettendo l’accesso, al Castello do Otocec che esiste da 800 anni ed ora è un albergo lussuoso
piccoli borghi colorati s’affacciano sul fiume
la grande cascata di Scardona ( lo Skrandiski buk( complesso di cascate alto circa 54 metri ) è una delle bellezze naturalistiche
più note della Croazia
anche presso le cascate di Scardona è presente una raccolta etnografica con vecchi mulini ad acqua dove i cereali vengono macinati con macine di pietra mosse dall’acqua o i cesti e i mortai, meccanismi antichi per lavare tappeti, coperte, indumenti e stoffe.( già documentati con le immagini )
le acque della Cherca e della Cicola ( Cikola ) si uniscono e raggiungono il mare
ed è già sera…ce lo vogliamo perdere questo incendio del cielo?
man mano che scende la notte le verdi isole si fanno ombre scure nell’abbraccio oro-argento della luna…quale migliore saluto per lasciare la costa dalmata, la prossima meta sarà il nord
Il sale è il mare che non potuto ritornare al cielo
Il viaggio
Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove. Marguerite Yourcenar
Con la metafora del sale e del cielo ci apre le sue porte Il ParcoNaturale delle Saline di Sicciole 650 ettari di ambiente umido che da rifugio a 288 specie di uccelli
qui la simbiosi fra sole, vento il mare e il duro lavoro del salinaio hanno creato un paesaggio arido e solitario, la particolarità di questo luogo è che l’estrazione del sale si mantiene uguale a 700 anni fa, viene effettuata tutto l’anno, ma il periodo più interessante è quello tra luglio e settembre, quando i cristalli di sale si separano dalla densa acqua marina. Le due saline che formano il Parco, Lera e Fontanigge, al momento non sono collegate dalla terra ferma e per visitarle entrambe bisogna effettuare due ingressi separati.
Piccola storia del sale
Prima che fosse inventato il motore a combustione interna, estrarre il sale era un lavoro molto pericoloso, mentre oggi, superate queste difficoltà, si trova e si estrae in modo molto abbondante.
avanti la Rivoluzione industriale il sale era difficile da ottenere, e l’estrazione era spesso fatta dagli schiavi o dai prigionieri.
(in queste immagine donne in costume tradizionale raschiano il sale in gesto preciso e antico)
l’aspettativa di vita di questi ultimi era molto bassa.Considerato bene prezioso, lo storico romano Gaio Plinio Secondo scrisse nella sua Naturalis Historia che lo stipendio dei soldati era in principio il sale; il termine salario deriva proprio da questo
,Purtroppo la storia ci ricorda che anche in tempi moderni l’estrazione del sale nell’Unione Sovietica e più ferocemente nella Germania Nazista era fatta da persone in condizioni simili a quelle degli schiavi: gli internati nei campi di concentramento.
Ai giorni nostri la maggior parte delle miniere di sale sono gestite da grandi compagnie multinazionali come la Cargill e la Compass Minerals
Tra le aree più conosciute per le loro miniere e risorse estrattive sono Kilroot (nei pressi di Carrickfergus, in Irlanda del Nord, vecchia più di 100 anni e ed estesa per più di 25 km), la Khewra nel Pakistan (nota per il cosiddetto sale rosa),
Nel Parco Naturale di Sicciole si può fare una simpatica sosta in un negozio di souvenir con prodotti realizzati unicamente col sale, persino cioccolato fondente e praline, oltre fiori di sale, possiamo vederli in un antico Mulino-Casa-Museo a Fontanigge sul bordo del canale Giassie aperto da aprile a ottobre,
le ombre del tramonto armonizzano con i fiori color lavanda della salina mentre la notte allunga le sue lunghe mani inghiottendo i colori
Di sole e di sale
Dove si nasconde la luna quando il sole
pesca il sale?
lo tira su in cielo con una fune di fiori
colorata
il bianco accecante non cela il sudore
di uomini e donne
che ammucchiano il sale
e la luna nel suo nido d’ombra
immobile
sta a guardare
Ventisqueras
Nell’acquitrino si trovano perfettamente a loro agio grandi concentrazioni di volatili Le saline rappresentano una distesa acquea di cospicua entità, che gli uccelli all’atto della migrazione utilizzano come area di sosta o come sito per svernare. Ogni stagione è ideale per fare birdwatching nelle Saline, ma le più affascinanti, sia per la quantità di specie avvistabili, sia per i colori e l’aspetto che assume il paesaggio, sono senza dubbio la primavera e l’autunno.
questa grande affluenza e varietà è dovuta soprattutto alla biodiversità dell’ambiente,
Il Birdwatching è l’osservazione degli uccelli liberi in natura. Una passione straordinaria che può conquistare, avvincere chiunque, grandi e bambini. Il mondo del Birdwatching è un’infinita scoperta perché infinite sono le specie di uccelli da osservare
diverso come i tanti habitat in cui praticarlo, colorato come le quattro stagioni dell’anno
qui per la prima volta ho potuto osservare un nido di cicogne abbastanza da vicino
ed anche divertirmi ad un passo di danza che nella aveva da invidiare alle grandi ballerine, di un’altro magnifico esemplare
anche la flora ha i suoi rari abitanti, delizioso questo “sconosciuto” qualcuno me lo sa indicare?
questo pulcino sta tentando di seguire le orme della madre nell’intricato canneto
mentre questa bellissima ireos sembra volersi nascondere da occhi indiscreti
stordisce losterminato fogliame rosso rubro a contrastare col candore dei campi di salei, in un superlativo effetto cromatico
un saluto alla fine della giornata, come sempre con rimpianto e nostalgia per i luoghi visitati che hanno suscitato in me moltissimo interesse, e, nonostante il sale, un infinito senso di dolcezza, spero da voi condiviso
se il tempo fosse polvere per i nostri occhi non ci sarebbe nessuna misericordia, ma il tempo costruisce la polvere sugli uomini e sulle cose per mantenerle in bilico nella memoria…poi un soffio di vento le disperde ancora e per sempre
immobile nell’abbraccio di potenti spuntoni rocciosi immobile nel tempo : Craco ( Cracun o Graculum, dal significato in latino” piccolo campo di grano” ) nome ricevuto quando se ne hanno le prime certe notizie storiche dall’arcivescovo Amaldo di Tricarico circa nel 1060, è uno dei cosiddetti paesi fantasma, cui ho dedicato una particolare posizione nel mio blog denominandoli ” Le fiabe che vanno scomparendo ”
sono circa 6.000 in tutta la penisola perlopiù piccoli agglomerati di case o piccolissimi borghi la maggior parte siti tra le montagne o sulle colline, abbandonati dagli abitanti nel corso degli anni o dei secoli per varie cause, frane, smottamenti, terremoti
gli abitanti emigrati in vari paesi del mondo per mancanza di sussistenza, in cerca di una vita più decorosa, spesso lasciando i vecchi borghi col cuore straziato sapendo di abbandonare luoghi amati e le proprie radici per non farvi mai più ritorno
circa 200 di questi paesi con centinaia ( se non secoli ) di gloriosa storia alle spalle, riscoperti per la bellezza e la loro particolarità riprendono in qualche modo a vivere con i flussi turistici,
impavidi fra i nuovi fiori immersi nella polvere del tempo resistono i Paesi Fantasma, ne hanno ancora di storie da raccontare, di loro si è impossessato il cinema, facendone grandiosi set cinematigrafici a cielo aperto, il più famoso film qui girato è La Passione di Mel Gibson con la scena dell’impiccagione di Giuda
Craco sorge nella zona delle colline che precedonoL’Appennino Lucano a 390, m s.l.d.m., mezza strada tra monti e mari, territorio vario con prevalenza dei calanchi, profondi solchi scavati nel terreno cretoso dalle acque piovane
nei grandi prati anche ai nostri giorni pascolano pacifiche le greggi
mentre a Craco è rimasto solo un pastore con le sue capre
le prime tracce delle origini di Craco sono alcune tombe che risalgono all’VIII secolo a.C., è probabile che offrisse rifugio ai coloni greci del Metaponto, quando si trasferirono nel territorio, forse fuggendo la malaria che mieteva vittime nelle pianure
Craco fu un insediamento bizantino. Nel X secolo monaci italo-bizantini iniziarono a sviluppare l’agricoltura della zona, favorendo l’aggregamento urbano nella regione.
Erberto, di probabile origine normanna, ne fu il primo feudatario tra il 1154 e il 1168. La struttura del borgo antico risale a quell’ epoca, le case sono arroccate intorno al torrione quadrato che domina l’intero paesaggio, notare la struttura regolare quasi concentrica
il fascino misterioso di queste pietre che sembrano grandi occhi spalancati su un passato di gloria ormai lontano
Paese di pietre e sassi
Paese di pietre e sassi
con le torri che toccano il cielo
sotto l’angolo retto di una stella
occhi aperti senza fessure,
finestre sul nulla
uno straccio di silenzio
pulisce i calanchi, spazza le nuvole
ramazza i sentieri.
Ventisqueras
fu un importante e strategico centro militare durante il regno di Federico II, il torrione quadrangolare domina la valle dei due fiumi che scorrono paralleli: il Cavone e l ‘Agri‘
in questo scenario fantastico anche la flora sembra subirne l’influsso eseguendo come in un copione mai scritto ghirigori e trame fiorite
palazzo Grassi, un tempo signorile dimora, ora come una vecchia aristocratica Dama è percorso da rughe e crepe clamorose
avide fauci spalancate sembrano ingoiare la grandiosità perduta.
Come gran parte dei centri lucani anche a Craco vi fu la piaga del Brigantaggio. Durante il decennio napoleonico vi furoreggiarono i terribili “capimassa” come Domenico Taccone detto “Rizzo”,Nicola “Pagnotta”, e altri sostenuti dal governo borbonico per favorire la cacciata degli intrusi, uccidendo e depredando notabili francesi a attuando feroci vendette personali
struggente la chiesa ridotta in monconi con la cupola scagliosa come pelle di serpente a se stessa abbandonata
L’8 novembre 1861, nel pieno della reazione borbonica poco dopo l’Unità d’Italia, l’armata brigantesca di Carmine Crocco e Josè Boriès, dopo aver occupato e devastato Salandra, si diresse verso Craco. Crocco raccontò nelle sue memorie che incontrarono «a mezza via una processione di donne e fanciulli con a capo il curato con la croce. Venivano a chiedere clemenza per il loro paese e clemenza fu accordata
le vie ancora perfettamente lastricate preda delle strida dei corvi
L’abbandono
a causa di una enorme frana, nel 1963 Craco iniziò ad essere evacuata e parte degli abitanti si trasferì a valle, in località “Craco Peschiera“, il centro contava quasi 2000 abitanti.. Nel 1972 un’alluvione peggiorò ulteriormente la situazione, impedendo il ripopolazione del centro storico e dopo il terremoto del 1980 Craco vecchia venne completamente abbandonata. Nonostante questo esodo, Craco è rimasta intatta, trasformandosi in un paese fantasma. Nel 2010, il borgo è entrato nella lista dei monumenti da salvaguardare redatta dalla Word Monument Fund .Ora vi si organizzano visite guidate nelle zone messe in sicurezza
angoli muti intrappolati in scenari contorti
anche i fiori si colmano di mistero mimetizzandosi fra le pietre
qualche anno fa mi recai in Basilicata per visitare Matera, non sapevo quant’altro di magico m’aspettava! in questi giorni cercando ( inutilmente !!!! 😦 ) di dare un senso al mio archivio in concomitanza con il viaggio dell’Est ho trovato un paio di località da inserire nella categoria delle” fiabe che vanno scomparendo” a pieno titolo, augurandogli di restare per sempre con noi come fiabe viventi!
Cracco sfuma in lontananza nel tramonto lasciandomi incerta se quanto visto fosse realtà o solo un sogno…voi che ne dite?