Della Gentilezza – Le tre Grazie
Cariti è il nome nella mitologia greca alle tre Grazie, figlie di Zeus e di Eurinome sono il simbolo della vita virtuosa nel costume e della gentilezza nel sentimento, una delle quali, voltata verso le altre sembra volerle rassicurare teneramente. Incarnano la perfezione del sentimento verso cui l’uomo dovrebbe tendere
Cantando o Grazie degli eterei pregi
le tre di Citerea figlie gemelle
è sacro il tempio e son d’Amor sorelle
nate il dì che ‘a mortali
beltà, ingegno, virtù concesse Giove
onde perpetue sempre e sempre nuove
le tre doti celesti
e più lodate e più modeste ognora
le Dee serbino al mondo.
Entra ed adora
Ugo Foscolo
i loro nomi sono Aglaia lo splendore, Eufrosine la gioia o la letizia, Talia la Pienezza o prosperità, portatrice di fiori, spesso vengono raffigurate nude perché non hanno bisogno di nessun ornamento per rifulgere nello splendore della loro ingenua bellezza, formavano il corteo di Afrodite dea dell’amore
Il filosofo Seneca nel De Beneficis spiega come le tre Dee ( che lui vedeva vestite, vedi le Tre Grazie nella Primavera del Botticelli 😮 lo stesso dipinto del Canova” Le grazie danzanti” che a lui s’ ispirano ) siano il triplice ritmo della generosità :l’offrire, l’accettare, il restituire, rappresentato nell’intreccio delle loro mani.
Le Grathiae sono anche dee della religione romana, le quali sono solo una replica delle Cariti ( in greco antico Χάριτες) Scolpite dal Canova nel 1816 si trovano esposte nel museo dell’Ermitage a San Pietroburgo e una copia successiva al Victoria and Albert Museum di Londra
ho pensato di scegliere un fiore per dedicarlo ad ogni opera, per le Tre Grazie: la ninfea bianca
Nude o vestite?
Vedervi come siete, così senza vestito
il quietarsi del tempo occluso alle parole
l’ala di luce vi vola sul viso
l’ordine senza respiro ( che pur alita speziati aromi )
dove sostano le mie attenzioni e le stelle
in galassie senza nomi …forse vi abita l’Amore fra nidi di stoffa
e costellazioni di bottoni?
Rei dello spogliarsi nei richiami
o quanto frange in corpi opposti dalla vita
il nitore del nudo s’espande, giganteggiando Grazia infinita-
Ventisqueras
Venere Imperiale
-Paolina Bonaparte Borghese scolpita dal Canova come Venere vincitrice
Venere pensosa con la sua mela d’oro trofeo dono di Paride per l’ambito trofeo della bellezza tra le altre Dee languidamente tenuta fra le dita, Venere imperiale , così Paolina veniva chiamata, distaccta dal reale quasi abitante di un mondo racchiuso in cerchi d’acqua dove come Giacinto aveva per specchio solo la sua immagine.
l’eleganza classica e il grande splendore,i drappeggi morbidi, la base in legno decorato contenente un meccanismo che la fa ruotare su se stessa in modo che possa essere ammirata tutta senza muoversi l’attonito spettatore
all’epoca un nudo ( anche se parziale) era un vero scandalo, trattandosi della moglie del Principe Borghese il clamore fu ancora più alto, sembra che Paolina rispondesse alle male lingue” ma ero in una stanza molto riscaldata”..certo o era un oca perfetta o la battuta fu veramente notevole
il Principe Borghese fu talmente entusiasta dell’opera che la teneva in esposizione nel suo lussuoso palazzo in Roma anche di notte, illuminata dalle fiaccole doveva essere di una suggestione veramente clamorosa
il Canova, per accentuare la veridicità dell’opera la fece cospargere di una particolare cera rosata, recentemente restaurata che ha reso l’opera ancora più godibile
la soavità leziosa del profilo, e l’ondulazione della chioma sono in armonia totale
da qualsiasi lato la guardi non esiste che perfezione
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell’universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
Pablo Neruda
Davanti a Paolina
Lo vedi quanto ho atteso? Immobile col rumore dei secoli
che ricadevano sui miei capelli
mi sono alzata e sono ricaduta, là done il rumore dei secoli
è un minuto
mi sono guardata nello specchio vuoto, senza luci
( non so se mi capirai)
ero io in uno strascico di fumo
in un languire che muta il colore dell’acqua in baci
con me sei salito sulla vetta di una tempesta fiorita
in un brivido di bianca zagara s’ampliava
nei venti di luce dell’alba ci raccoglieva
tremanti, forse vinti da uno sterile dolore,
mentre l’armonia della Bellezza compiuta ancora ci rapiva.
Ventisqueras
Lo so è da folli scrivere d’amore dopo le rime di Neruda, lo so sono folle e sconsiderata, prendetemi come sono!
Jean Louis David la ritrasse anche lui sul triclinio di romaniche reminescenze, e altri grandi ancora la ritrassero altera e compresa delle sue grazie. Si dice di lei che vinse tante battaglie a letto quanto il fratello sul campo di battaglia,
le offro una rosa rosa, simbolo di bellezza e di fragilità se pure la si disse”;Instancabile, insonne, maniaca dell’ordine, accentratrice, combattiva e prepotente”. Tour itinerante nelle stazioni termali del tempo. Nuovi capricci ogni giorno. Passava da una malattia vera a una immaginaria, dalle braccia di un amante ad un altro.( oggi questo lo chiameremo gossip :-)) resta il fatto che sulla sua sfrontatezza Antonio Canova ha scolpito uno dei suoi più grandi capolavori
Ventisqueras