appoggiandosi
all’angolo della malinconia
un rutilare dorato di nebbia
accarezzando
occhi socchiusi in vortici ovattosi
abita la notte
nelle preziose calli
s’abbruma,
a struggersi di pensieri,
errano nidi d’amore nella notturna serenata-
è da qualche anno che manco l’appuntamento con il carnevale di Venezia, e pur avendolo programmato ho dovuto rinunciare anche ora…ma non mi sono persa d’animo, ricercando foto e parole nel mio archivio e sul web vi sono volata sull’ali della fantasia ricercando emozioni mai sopite



Nel mondo antico, romano, la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell’impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi . Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.

Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c’era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa – simbolo della parte superiore dello Zodiaco – verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto con una libertà sfrenata e un capovolgimento dell’ordine sociale e morale.