5) Istambul, Bisanzio o Costantinopoli? Nel segno del Genio-In a sign of Genius

ponte_di_galata_copertinaIn una ” città liquida” come  amo definirla, cresciuta a dismisura sulle due sponde del Bosforo è innegabile che i collegamenti più importanti siano rappresentati dai ponti, questo è il ponte di  Galata così chiamato per la vicinanza dell’omonima torre, mentre nelle ore notturne si accende con le luci sgargianti dei locali che lo percorrono per tutta la sua lunghezza, 22658763 durante il giorno le canne dei pescatori si affacciano dal ponte e ti fanno il solletico sulla testa Tirano su i pesciolini che finiscono fritti nei ristoranti sul porto o direttamente scottati su barbecue improvvisati sul ponte. 

hhquesta veduta panoramica evidenzia la lunghezza e l’importanza dei ponti, sempre congestionati da un traffico che sembra impazzito,

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tra suoni di clacson e stridore di gomme

 

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ma nello splendore di visioni fiabesche si accetta tutto di buon grado!

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infrastrutture efficienti e modernissime

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come si conviene ad una megalopoli quale è Istambul

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ma l’autentica ” chicca” che ho trovato è quella che mi fa inorgoglire dell’appartenenza al popolo italico  nel nome di quello che è universalmente riconosciuto il più grande genio mai esistito al mondo Leonardo Da Vinci.Nel 1502 produsse un progetto per un ponte sul Corno d’oro della lunghezza di 240 metri e largo otto metri per incarico del sultano Bavezid II.

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Nel maggio 2006 è stato annunciato che il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan ed il sindaco di Istanbul, hanno deciso di realizzare il ponte progettato da Leonardo, a seguito di studi di pianificazione urbanistica e fattibilità avviati sin dal 1999. Così, dopo oltre cinque secoli, il progetto del genio rinascimentale troverà realizzazione nello stesso luogo e con lo stesso profilo progettuale e dimensioni che aveva in origine, sollevandosi dal filo delle acque sino ad un’altezza di 24 metri, come previsto negli schizzi di Leonardo

2025040124_87b64a6ff9ma ciò che più sorprende è che il ponte è stato realizzato in scala ridotta, ma perfettamente aderente al progetto di Leonardo, nella piccola cittadina di As in Norvegia, poco distante da Oslo, la sola differenza è che mentre l’originale era previsto in pietra, questo è un passaggio pedonale in legno che attraversa l’autostrada e-18

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Per cinquecento anni la bellezza e il simbolismo dell’aggraziato ponte di Leonardo da Vinci inteso a congiungere l’insenatura del Corno d’Oro in Istanbul (allora Constantinopoli),  era rimasto un oscuro, minuscolo disegno in un angolo di uno dei voluminosi quaderni di Leonardo, fino a quando , nel 1995, un artista norvegese contemporaneo, Vebiord Sand, vide il disegno a una mostra di opere d’ingegneria di Leonardo. Fu colpito dalla grazia e dall’eloquenza matematica della struttura. Al suo ritorno ad Oslo, fece la proposta di costruire il progetto al Ministero dei Trasporti pubblici norvegese che capirono immediatamente il suo significato artistico e storico e dettero il via al progetto.

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qui è ripetuto in una suggestiva costruzione in ghiaccio ad Oslo

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ed ora abbandoniamo questa parentesi storico-culturale per rituffarci nell’atmosfera dei grandi monumenti di Istambul, mi piace farlo inoltrandomi da quella che è chiamata La porta d’Oriente

MOSCHEA DI SULEYMANIYE

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Certo la moschea di Solimano è una delle più grandiose e famose dell’intero islam, giungendoci difronte mi sono sentita un moscerinooriginalforse anche l’edificio più bello, costruito fra il 1550/57  dall’architetto Sinan, anche lui come la sua creatura il più grande e il più famoso dell’islam

la-moschea-di-solimanoquasi contemporaneo di Michelangelo, Sinan nacque nel 1491 a Karaman da famiglia forse greca e certamente non musulmana. Addestrato nel corpo dei Giannizzeri e combattente in Austria, Baghdad, Corfù e Puglia, nel 1538 fu nominato dal sultano Suleiman architetto della Dimora della Felicità. Da allora, per cinquant’anni, progetto un numero infinito di edifici, molti dei quali ancora esistenti.

img_42721queste immagini pur così spettacolari forse neanche riescono a rendere a pieno le sue dimensioni

  Nell’atrio si ammirano 24 colonne di marmo bianco e granito rosa, che sorreggono 28 cupole e una fonte di purificazione a forma quadrata, nella quale i fedeli, prima di varcare la soglia della moschea devono lavarsi accuratamente mani, viso, denti, estremità inferiori

10-Moschea-di-Solimano-vista-da-ZeyrekGuardandolo dal Corno d’Oro,  da ancor più un’impressione di grande monumentalità. L’esterno corrisponde esattamente alle divisioni spaziali interne e all’insieme dei contrafforti, archi e volte necessari a produrle. Nei grandi timpani a est e a ovest è evidente l’influenza di Santa Sofia; ma, anche senza le aggiunte posteriori, Santa Sofia non esprimeva così chiaramente all’esterno la complessità, molto maggiore, delle sue divisioni interne.

 

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l’interno è un immenso salone rettangolare (m 57 x 60), col pavimento letteralmente ricoperto di tappeti in doppio strato (sotto quelli antichi, sopra altri di fabbricazione più recente

phoca_thumb_l_moschea-solimano Lo sguardo corre subito alla possente cupola alta 53 metri, ridiscende alle gallerie riservate alle personalità, risale alle cupole minori,

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  si sofferma sulle quattro antiche colonne di porfido alte nove metri ricavate da un unico blocco che separano la navata centrale da quelle laterali.
134712548-media-c2de5de9-aa0e-4912-bbe7-6a6f8bedd650l’interno può ospitare fino a 5000 persone!
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La luce che filtra dalle 136 finestre illumina il marmo, il porfido e le preziose maioliche di questo tempio estremamente armonioso. Appeso, si distende a ruota un gigantesco lampadario formato da centinaia di scodelline di vetro che un tempo venivano riempite di olio e acqua.
1110588-Sleymaniye_Mosque-Istanbulspostandosi da un lato all’altro dell’immensa sala si può avere l’impressione -confermata da questa immagine- che cambino i colori dell’insiememinimundus09//   dietro la moschea si trova un cimitero con i mausolei (türbe) del sultano Solimano e della sua favorita Rosellana. La türbe del sultano è una costruzione ottagonale, probabilmente anch’essa opera di Sinan, circondata da un colonnato con maioliche e finestre multicolori. La cupola è sostenuta da otto colonne di porfido ed è ornata a profusione di smeraldi e cristalli di rocca ( tanto per non farsi mancare proprio nulla 🙂 )
Solimano e Rosellana
Le ossa sono amiche fragili
lentamente cedono al tempo nei grandi sepolcri chiari
ma il tempo non discioglie nell’occhio di un Dio in fiore
il ricordo degli amanti
e nemmeno questa lacrima che è acre di terra
dimentica i colori eterni del mare di Bisanzio
Ventisqueras
mg_4685ed ancora uno sguardo da lontano a questa magnifica città per ringraziarvi di avermi ancora seguito nelle mie ” variazioni sul tema”

Ventisqueras
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4) Istambul, Costantinopoli o Bisanzio? Il corno d’oro-The golden horn

1Tremila anni di storia ci  scorrono davanti, il Corno d’oro è il lungo fiordo che divide in due la città d’ Istambul

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Nei tempi antichi l’entrata in questa lingua di mare era impedita da una grossa catena che veniva tirata da Costantinopoli fino alla torre di Galata.

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Solo 3 volte nella sua storia navi nemiche riuscirono a eludere l’ostacolo: ad esempio durante l’assedio di Galata che portò alla caduta di Costantinopoli nel 1453.

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ma la modernità avanza tra le onde di un canale dove il traffico si adegua a quello delle strade.

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Risalendo il Corno d’Oro – Verso Nord scorrono vecchi cantieri ottomanni, il quartiere ebraico. A Eminonu, scalo marittimo nei pressi del Bazar Egiziano si comincia ad annusare il Bosforo

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le rutilanti visioni notturne così intense e colorate mettono addosso uno strano smarrimento come se la testa pressata fra passato e presente restasse indecisa quale via scegliere

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ma poi si capisce che non c’è niente da scegliere ma solo da attingere a piene mani da ogni scorcio, da ogni visione che stupefacente si sussegue e ti fa sentire ogni volta diversamente felice

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Piercing e tatuaggi, turban o veli neri. Negozi griffati o griglie di pannocchie tutto in un piacevole caos che mi distrae dal preciso percorso che mi ero prefissa

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Il gran Bazar

et voilà! si passeggia in mezzo a mucchi e a torri di broccati di Bagdad, tappeti di Caramania,

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sete di Brussa, mussoline del Bengala, scialli di Madras, in questo gigantesco labirinto di strade si allineano da cinque a seimila negozi!  oltre che ristoranti, Moschee, stazioni di polizia,  banche…

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cuscini arabescati d’oro, vaporosi veli di seta in cui il chermisino, il blu, il verde il giallo si avvicinano e s’intrecciano con armonia e ardimento, tappeti con intessuti versetti del corano, caffettani di velluto rosso contornati d’ermellino e coperti di stelle, ampi calzoni rosa e viola che richiamano  gli harem e le odalische profumate

viaggio-istanbul-consigli-gran-bazar_3051-890x593devo confessare che passando di fronte a vetrine come questa ( il turchese è una delle mie pietre preferite), ho dovuto tenere a bada il feroce istinto di assaltare il negozio ha ha ha!

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e ancora intenta a scrutare le lampade multicolori certa che ne sarebbe uscito il Genio di Aladino anche senza strofinarla e che magari mi avrebbe permesso di avere tutti quei gioielli di turchese senza assaltare il negozio 🙂 hi hi hi

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il profumo delle spezie esposte in bella mostra stordisce e insieme allieta il girovagare piacevolmete senza una meta precisa

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lasciandosi trasportare dalla marea della folla che vociando in diverse lingue  contribuisce a fare una piacevole confusione nei pensieri

 

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L’aria sa di narghilè come dello strato bruciato dell’ultimo kebab al baracchino del porto. Istanbul dal mare è l’eco della preghiera del muezzin che sale alta e si fonde con la radio dei vaporetti.

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Piccole perle di luce ( Ricordi)

prendo appunti sulla punta delle dita
per stendere tra le finestre dei sottotetti
il bisbiglio delle stelle che gocciano di luce
la melodia dei ricordi che batte  tasti silenziosi
 il vento  passa sulle soglie addormentate
a elemosinare piccole perle innaffiate
dalla malinconia dei giorni asciutti
dietro le trasparenze dei vetri.
    Ventisqueras

Detesto non solo le celle della prigione, ma anche quelle dell’arte, dove si sta in pochi o da soli, sono per la chiarezza senza ombre del sole allo zenit, che non nasconde nulla del bene e del male. Se la poesia regge a questa gran luce, allora è vera poesia.

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Istanbul città liquida se ce n’è una, 35 chilometri che un tempo erano la trafficata quotidianità di mercanti e conquistatori: oggi una passerella lungo villaggi di pescatori, moschee, porticcioli invasi da stuoli di turisti  curiosi.

come non cedere all’invito di lasciarsi ammaliare dalla sensualissima danza del ventre?

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per salutarvi in questo post che vorrei definire di tematiche “leggere” qualche immagine che definirei “curiosa”

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🙂

turchia_adhk9_T560 he he he buon riposo!

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questo micetto è da bacio! grazie dell’attenzione, un grande abbraccio

Ventisqueras

 

 

3) Istambul, Costantinopoli o Bisanzio? La spiritualità-the spirituality

cosa-vedere-a-istanbul-600x450bluemosque10532410-Sleymaniye_Mosque-Istanbule riprendiamo a camminare per le strade di questa immensa città che, unica al mondo poggia le sue fondamenta su due diversi continenti: Europa ed Asia qui si osservano, si confrontano attingono l’una dall’altra i diversi aspetti, le diverse tradizioni e culture. Purtroppo spesso capita che questi progressi faticosamente conquistati vengano nuovamente posti in discussione, come sta succedendo in questo momento in Turchia,  un nuovo aspirante dittatore vuole regredire ritornando ai secoli bui del fondamentalismo, Confido sulla  freschezza di idee della sua bella gioventù e sul movimento studentesco che uniti globalmente al grande popolo virtuale di Internet possano sconfiggere questo attentato alla loro Libertà di espressione e di cultura 

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 Senz’altro uno dei più eccelsi monumenti di Istambul è la Moschea blu: il nome le viene dal colore dei mosaici e dei decori che prevalgono al suo interno 

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Fu fatta costruire dal sultano Ahmed I tra il 1609 e il 1617 da Mehmet Aga un cristiano nato in Europa, Poco prima l’impero aveva subito una sconfitta disastrosa

bluemosque17 e forse il giovane sovrano ( aveva solo 19 anni)  voleva placare Dio e farsi perdonare le clamorose dissolutezze,   decise  quindi di costruire la Ahmediye Cami  meglio conosciuta come Moschea blu o Moschea azzurra

 

 

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gli Ulama protestarono quando si decise di costruirla perché veniva finanziata dal tesoro di stato e non come era consuetudine, dal bottino di guerra

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uno degli spettacoli più grandiosi ed affascinanti di questa moschea si può osservare nel periodo del Ramadam, con l’accensione delle miriadi di fiaccole votive

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Il Sufi, la danza del Cosmo, praticata dai Dervisci da me già osservata nel deserto del Sahara ( in quell’occasione scrissi il testo che ripresento, acquista qui un ulteriore fascinoso mistero). Suggestiva e magica la spiegazione che ne viene esaustivamente data nello splendido video

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T’immagino gli occhi d’un mare tempestoso
Derviscio intravisto tra una fase lunare e l’altra,
gettata al ghibli la tua veste bianca
hai chiuso il messale
dove celavi le tue domande oscure
ora
tentennano maledizioni rosse
sul rosso del tuo fez

declinavi rosari spinosi di meditazioni sommesse
a colmare la notte intera
roteando roteando
poi ti si è tutto annebbiato, qua e là svaporato
neve e calce nelle ossa, gelo sulla bocca
s’allunga l’ombra sul tuo nudo pensiero
mentre il ghibli senza sosta sconvolge ogni mistero
perché dagli Dei non è consentito di certezze
nient’altro che una sola:
la vita

roteando
roteando, roteando

la vita, il mistero più grande lascia spazio
all’eternità.

Ventisqueras

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 credo che la parte più curiosa della citta sia quella sotterranea, rappresentata dalle Cisterne. Sorte numerose nel periodo bizantino per sopperire alla mancanza d’acqua in caso d’assedio, questi enormi serbatoi, spesso realizzati con materiali di recupero, sono una vera scoperta. La più famosa è la Yarebatan Sarayi la Cisterna Basilicacistern3

una sala di 140 metri di lunghezza per 70 di larghezza, coperta da un soffitto a volte sorretto da 336 colonne. Una passerella permette di raggiungerne il fondo,

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dove si trovano due blocchi di marmo con un bassorilievo della Medusa.

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un favoloso ciclo di mosaici e affreschi del XIV sec. decora gli interni della Chiesa di San Salvatore in Chora , cioè “fuori le mura”, cosi chiamata perché sorgeva all’esterno delle mura erette da Costantino.

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Trasformata in museo è, dopo Aya Sofya, il più rappresentativo dei monumenti bizantini di Istanbul.

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Tra i pannelli più pregevoli della chiesa, nota anche come Kariye Müzesi, spiccano quelli della navata centrale, restaurati tra il 1948 e il 1959 a opera della Byzantine Society of America, raffiguranti Cristo e l’Assunzione della Vergine.

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Mentre l’affresco più spettacolare è senz’altro quello del Giudizio Universale che decora il parecclesion, la cappella che ospita le tombe dei Eondaton della chiesa.

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ed ecco una serie di chiese a stigmatizzare la vastità delle diverse religioni che convivono pacificamente in Istambul:sopra quella cristiana di San Sergio e Bacco,( Kukuc Aya) Sosya Cami o Piccola santa Sofia, costruita in onore dei due martiri che furono soldati romani cristiani di alto grado e che morirono per non abiurare la loro fede

Agia_Triada_Greek_Orthodox_Church,_İstanbul( Santa Trinità) Hagia Triada, costruita nel 1880 è considerato il più grande santuario greco-ortodosso ancora in uso da parte di una piccola comunità che conta circa 150 fedeli

OLYMPUS DIGITAL CAMERAHagia Eirene  ( Santa Irene, in turco Aya Irinii)  fu probabilmente ricostruita in un sito precristiano, è stata infatti la prima chiesa in Costantinopoli, voluta dall’Imperatore Costantino ( e in seguito restaurata da Giustiniano) dedicata alla Pace di Dio, è una delle tre da lui volute con attributi divini : Hagia Sophia -la saggezza, Hagia Dynamus- la forza

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Theokotokos Pammacaristos ( Beata Madre di Dio) chiesa greco-ortodossa in seguito divenuta moschea e nota come Fetyia camii,  oggi in parte museo

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Cristus Rex, cristiano-armena, situata in incantevole posizione panoramica fa parte delle 35 chiese del Patriarcato armeno di Istambul e dintorni

 

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           Meditazione

Aria d’acqua tuona il cielo cupo
passano rombando code di comete

avvolte in aghi di ghiaccio
straziano carni che sanguinano
altrove, dove l’universo è puro

S’imbianca il silenzio negli scavi d’ombra
-nidificano le case-

ed ognuno  è solo
solo con la sua morte
nell’univocità dell’infinito

 

Ventisqueras

 

 

 

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