a capitarci così, in un giorno di nebbia quando la piana è sommersa dalla sua coltre ovattata e solo la sommità del vecchio borgo di Civita affiora da un ipotetico nulla
ecco che ritorna prepotente il sogno delle fiabe che vanno scomparendo lasciando scie di malinconia come lontane comete assorbite dai buchi neri all’origine dell’universo
un’isola incantata sospesa tra sogno e realtà
ed anche quando la nebbia si dirada resta il sogno, immutato nel tempo
una immensa luna piena che troneggia, alta, riaccende la magia e si pensa di non stare più sognando ma che le comete di ghiaccio ritornino a portare la luce della Bellezza rapite da un lontano universo
queste parole che sembravo cadere dal cielo mi danno modo di rendere omaggio ad un “alieno” da poco ritornato nel suo mondo, il grandissimo “Duca Bianco”
Alla luce del sogno
Tra nere farfalle una chiara fontana di luna
zampilla
abbandonati i bianchi serpenti della nebbia
arde un falò di luce indossando collane di stelle
vaga inconsapevole in un tremore d’argento
a un ritmo che non muta
sanguinando trafitta dal pugnale del tempo.
Ventisqueras
La valle dei Calanchi
onde sonore come candide schiume marine increspano la valle dei Calanchi che si estende tra il Lago di Bolsena ad ovest e ad est la valle del Tevere nel comune di Bagnoregio
emozione tattile perduta nel trascorrere dei millenni morfologicamente disegnata dalla corrosione dei fiumi e dele frane. Il territorio è costituito da due formazioni distinte per cronologia e tipo.
quella più antica è argillosa, di origine marina, costituisce lo strato base più soggetto all’erosione nelle cui pieghe scorrono torrenti impetuosi, e una vegetazione perlopiù composta da canneti, rovi e bassi cespugli
in questa vegetazione esistono piccoli fiori molto coriacei che resistono nelle zone di aridità come le splendenti ginestre, i frutti dei rovi le succulente more selvatiche, i delicati cystus o rose canine che ingentiliscono i calanchi
gli strati superiori sono costituiti da materiale tufico e lavico, la veloce erosione è dovuta oltre che all’opera dei torrenti e degli agenti atmosferici
anche alla mano dell’uomo che ci ha messo del suo con un feroce disboscamento.Su questi materiali relativamente meno friabili poggia Civita di Bagnoregio detta -la città che muore- in assoluto uno dei borghi più belli e suggestivi al mondo.
furono gli Etruschi circa 2500 anni fa a fondare Civita, ( purtroppo non ci è stato tramandato il nome da loro scelto per questo sito ) Posta lungo una delle vie più antiche italiane che congiungevano il Tevere – a quei tempi grande via di comunicazione fluviale del centro Italia- al lago di Bolsena,
all’antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte
oggi quella detta Santa Maria della cava è rimasto l’unico accesso
con queste incredibili visioni di Civita finisco qui la sua presentazione, nel prossimo post ci addentreremo nella magia del borgo costruito su basi etrusche, proseguito dai romani, ed ancora rivestito da pietre medioevali e rinascimentali. A presto,dunque, un grazie e un abbraccio da
Ventisqueras