Le grandi nevicate di questo inverno da anni e anni non si verificavano così copiose e le Dolomiti hanno acquistato un fascino incredibile a raccontarsi per questo ho deciso di fissarlo nelle tante foto emozionanti che qui pubblicherò
PH Mauro Garigliano dal web
Seguiamo le orme di questo amico della montagna che ha la fortuna di dormire sotto le stelle nello scenario fantastico di passo Giau con a fronte visibilissima la Via Lattea
Una notte di Luna piena fa d’oro anche le stalattiti di ghiaccio della finestra che guarda a uno scenario incantato
Al passo SanPellegrino il rifugio Fuciade sembra un’immagine uscita da un sogno
Nelle case appoggiate sui dolci pendii le finestre sono illuminate
S’immaginano fiamme guizzare nei camini accesi
Gli ultimi abitanti di Zoldo nel bellunese si affrettano a tornare alle loro case mentre soffice e leggera cade la neve e gli scarponi scricchiolano sul sentiero
Proviamo ad aggirarci anche noi in questi paesaggi muti incredibilmente suggestivi guardando la neve che s’accumula sui tetti delle case
Un gruppo di gatti si ritrovano per crogiolarsi nel sole❤
Sul suo grande carro dorato il sole s’affaccia in mezzo alle Tre Torri di Lavaredo inondando le cime frastagliate coi suoi raggi rosso-dorati
Si fa più rosato il cielo abbraccia i tetti delle case e i campanili mentre in lontananza le cime dolomitiche si accendono con l’enrosadira
Qui siamo alla Chiesetta del Passo Rolle con il Cimon della Pala che contempla dall’alto e sembra stupito
In questo candore i camosci in fila indiana danno la scalata sui ripidi sentieri in cerca di qualche cespo di erba celato tra la neve…ma vengono anche assistiti e foraggiati dalle guardie forestali che gli fanno trovare grandi mucchi di fieno
Poi stanchi si fermano in poco a riposare
Il paesaggio è quasi da Lapponia mentre siamo a Sappada!😁
E tutto si fa pura Poesia
Pausa
Vorrei dormire – indefinitamente – imitando questo paese di neve e cristallo adagiato sopra un letto di stelle.
Vedi la luna come – indefinitamente – sta sospesa, avvolta nel grembo di una nuvola rosa …
sogna
Ventisqueras
Quest’anno così tragicamente diverso da ogni altro
Il nostro perimetro si è ristretto e a parte la breve parentesi estiva siamo rimasti confinati nelle nostre case, alcune delle foto postate mi sono state inviate da amici delle Dolomiti altre le ho scelte dal web, sperando che tutto questo finisca presto è bello sognare con questi luoghi da fiaba, a presto e grazie a chi ancora si ricorda di me i particolare a Poetella❤
Piano
qui
le luci si fanno moccoli di candela
le strapazza il vento
Piano
qua e là
ritornano forme amabili del mio tempo
tutto ammucchiato fra le stelle
anche loro piccole luci
incorniciate
tra sorrisi e croci
sui denti
e più in là
Piano
qui
tutto si rarefa’
Ventisqueras
l’incanto di una stellata e della Via Lattea che in un abbraccio scintillante emergono dallo spettacolo delle Tre Cime di Lavaredo ( province di Bolzano e Belluno dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO )Foto Govoni
queste spettacolari immagini delle Dolomiti e dei loro fiori sono di un grande fotografo della zona Diego Da Pont che ringrazio e applaudo
Passo Gardena e i leggiadri prati di crocus che ingentiliscono l’asprezza delle possenti guglie rocciose
il sole sorge ad est e i suoi raggi accendono di mille colori i prati addormentati
ancora le Tre CImerese di Lavaredo, ai suoi piedi nella nuda roccia rododendri rosa sono parte del grande spettacolo!
e che dire di questa guglia rocciosa che sembra emergere ancora innevata dai prati in fiore?( Passo Rolle Cimon della pala )
ai piedi del Civetta i delicati fiori del camedrio alpino scintillanti come l’ultima neve
ho visto petali splendidamente chiusl
timidi e teneri e gioiosi come volti di bambinI curiosi
in attesa di nuovi giochi
il colore intenso della genziana illumina la roccia
il rosso delle eriche è il fuoco dell’autunno
rara e preziosa l’orchidea selvatica chiamata volgarmente scarpetta di Venere
scenari di bellezza incomparabili
e ancora luci di stelle a tremare nella notte difronte al “Cristo Pensante “
voli d’uccelli ad annunciare l’alba
incredibili cori del cielo a salutare le ultime immagini dei prati in fiore
Sono simbolo d’innocenza, candore, di Pace
lasciate che io viva la mia Pasqua serena non sulla vostra tavola, ma a brucare felice l’erba nei prati ❤
Ventisqueras
avanza nel buio della notte un corteo fiammeggiante di Demoni Caproni sono i Krampus che un tempo tiranneggiavano i villaggi depredando e terrorizzano con le loro maschere orripilante e brandello bastoni e fruste …ma in testa a questo corteo di mostri c’è San Nicola di Bari che con il suo intervento riuscì a sconfiggerli e a riportare la pace fra le montagne
questa tradizione che si perde nella notte dei tempi può simboleggiare l’eterna lotta fra il bene e il male
o, dato che si svolge nei primi giorni di dicembre la lotta tra la luce e il buio nel solstizio invernale
pensate nei tempi antichi quando questi paesini restavano isolati nella neve col buio che incombeva prestissimo e tutto era silenzioso interrotto solo dal fischiare della tormenta…Quali pensieri cupi e superstizioni demoniache potevano destare
ed eccoli allora i Krampus emergere terribili …Si dice che tra di loro così orribilmente mascherati si celasse anche Satana in persona per partecipare alle loro scorribande…Ma fu scoperto e sconfitto da San Nicola insieme con tutti i demoni Caproni
si racconta anche che il Santo li abbia condannati a portare dolciumi ai bambini buoni dei villaggi e carbone o addirittura a rinchiudere in gabbie di legno e fare prigionieri quelli che erano stati cattivi durante l’anno…Per questo i piccoli ne sono terrorizzati!
Dobbiaco (Toblach in tedesco ) nella Val Pusteria piccolo comune della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige; assieme a Sesto e San Candido uno dei cosiddetti comuni dell Tre cime ed è uno di quelli in cui dopo il 5 di dicembre nel periodo dell’Avvento si svolge la sfilata dei Krampus
che qui si quantificano in circa 400 richiamando una moltitudine di turisti cui non fanno spavento le terribili maschere o il rischio di prendere frustare o bastonate in testa!
Dobbiaco anche detta ” La porta delle Dolomiti “Tor zu den Dolomite i primi insediamenti si possono far risalire con buona approssimazione alla tarda età del ferro, e probabilmente i primi abitanti della zona furono gli illiri. Di questi primi stanziamenti si sono trovate tracce sulla collina a nord-ovest del paese, chiamata dalla popolazione locale Platte. I primi abitatori vivevano di caccia, ma anche di un esteso commercio derivante dai prodotti dei pascoli e dei campi.
Toblacher see,Il lago di Dobbiaco è un piccolo delizioso lago alpino, di origine franosa, a 1.176 m slm Il lago si trova a sud dell’omonimo paese.
La Rienza è il suo immissario ed emissario e nell’uscita forma una particolarissima cascatella chiaccherina
San Candido (/sanˈkandido/, Innichen in tedesco) a pochi km da Dobbiaco sempre in provincia di Bolzano, situato nell’Alta Pusteria. nei pressi della sella di Dobbiaco, al di là dello spartiacque alpino, poiché attraversato dal fiume Drava, affluente del Danubio. San Candido e la vicina Sesto sono quindi tra i pochi comuni italiani non facenti parte della regione geografica italiana perché appartenenti al bacino idrografico del Danubio.
Il territorio di San Candido rappresenta l’ultima punta (ad occidente) di diffusione dell’harpfe, un caratteristico essiccatoio del grano costituito da due pali verticali congiunti da pali orizzontali. In questi giorni di alta affluenza turistica è rallegrato dalle decorazioni natalizie e sono lontani questi atavici ricordi
la Chiesa di San Giovanni Battista da particolare risalto con i colori e gli ori che ne decorano la facciata esterna e i mercatini di Natale si compongono con le loro casettine di legno colme di piccoli ninnoli artigianali
Vi consiglierei di guardare il video a schermo intero è ‘na favola!!!!!
Nele sue vicinanze il Lago di Braies
La sua fama ha raggiunto l’apice grazie alla fiction Tv ‘Un passo dal cielo’. Ma il Lago di Braies era lì da millenni prima che una troupe televisiva lo scoprisse e restasse abbagliata dalle sue acque color verde smeraldo.
Lago di Braies
Tarda il tuo dono di smeraldo
un violino gelido risillaba
note fra la neve caduta
gemiti di perse foglie
non più mie e il canto smemora
raccoglie vie d’acqua sulle mie mani erbose
ali lente oscillano tra i rami il cuore migra
lontano
Vemtisqueras
C’è chi l’ha definito ‘perla dei laghi alpini’, chi ‘paradiso naturale delle Dolomiti’. Gli appellativi evocano tutti un paesaggio incantato, quasi fiabesco che, solo se lo si è visto di persona, lo si può comprendere.
Spunta all’improvviso alla fine di una bellissima strada costeggiata da prati e pinete che arriva da Dobbiaco ,il lago non grande circa 400 metri ma si può passeggiarvi in un indimenticabile tour per tutta la sua circonferenza tra piccole spiagge di finissima sabbia bianca tra i verde degli abeti
gli abitanti del luogo non sono affatto contenti della notorietà acquisita, lamentano un numero troppo grande di visitatori che intasano il traffico e disturbano la pace del luogo
tornerò a parlare diffusamente di questi luoghi che hanno un carico di bellezza e storia davvero incredibile, per ora vi saluto con questa immagine di festa…e vi prego non sognatevi i Krampus che poi ve la prendete con me !
Che fai, tu luna, in ciel? dimmi che fai. Silenziosa luna?
Giacomo Leopardi
Territorio d’argento
La notte
infinite scintille di nulla
suppongo
una vastità inconsulta,
territorio d’argento
dove la luna è regina
dopo
esiste solo il mistero
Ventisqueras
sembrano porre domande all’eterna viaggiatrice dello spazio le rosse guglie dolomitiche del gruppo Brenta, mentre la grande lampada celeste ieratica regna e prosegue la sua grande ronda notturna
sarà forse l’alba a svelare il mistero della vita?
sulle cime innevate dei gruppi montuosi Adamello-Presanella tra vapori rossastri
l’astro diurno incoronato da raggi dorati va abbracciando il nuovo giorno
Il Parco Naturale Provinciale Adamello-Brenta istituito nel 1967 è la più vasta area protetta del Trentino, si estende a occidentale tra la Valle di Non e la Valle di Sole su un territorio di 630 km quadrati, che comprende uno dei più grandi ghiacciai d’Europa. I due gruppi sono ben definiti per conformazione geologica e morfologica. le rocce calcareo sedimentate del Gruppo Brenta e le rocce intrusivo cristalline del gruppo dell’Adamello, questo varietà ha favorito lo sviluppo naturale di endemismi in una straordinaria proliferazione di specie vegetali diverse, talvolta uniche
circa un terzo della superficie del parco è coperta da boschi e foreste, che nella fascia altimetrica più bassa sono sostituite da una grande varietà di latifoglie
questa prima parte della visita al Parco la voglio dedicare ai laghi di cui è ricchissimo il territorio, considerando anche i piccoli se ne contano oltre 80 !!! ne ho visti solo una minima parte e di alcuni non ricordo più nemmeno il nome ma sono più che sufficienti ad illustrarne la bellezza e la diversità ( oltre naturalmente al lago di Tovel il più famoso, cui ho dedicato due post )
uno dei più belli è il lago Ritorto nei pressi di Madonna di Campiglio in Val Rendena a m 2055 s.l.d.m.
le sue acque sembrano da un attimo all’altro precipitare a valle, incredibilmente azzurre limpidissime. Nel territorio è famoso Il giro dei 5 laghi, questo è il primo
il Lago Nero fa parte dei ” magnifici 5″ posto in un ambiente severo e mistico a 2233 m. s.l.d. m.i suoi colori all’alba tolgono il respiro
più in bassoil Lago di Lambino m 1768 strettamente racchiuso fra le rocce
i Laghi Gelato e Serodoli fanno coppia a distanza di pochi metri uno dall’altro viene considerato come una unità, la sua altezza è di 2376 m.s.l.m-e presenta vedute incredibili quandi gela o quando il tepore del disgelo lo contorna di miriadi di romantici soffioni
labili e lievi come i sogni suggestionano col riverbero sempre candido delle montagne
nell’ascesa s’incontrano le variegate specie della flora alpina, qui si sorprendono abbracciati alle rocce colorati cespugli di rododendri
incantevolmente luminoso il lago di Nambino
ci accoglie con la varietà delle sue favolose sceneggiature
una grande sensazione di serenità e pace non ci abbandona mai nel camminare, si respira l’aria di un mondo magico e puro, vorremo che questa sensazione restasse sempre nell’animo per essere sicuri di poter affrontare meglio i contraccolpi della vita
e ancora serpenti d’acqua che sbucano fra le rocce, illeggiadrendole
i cespi di alisso sembrano gocce di sole splendenti e allegri
a incoronare questo piccolo specchio d’acqua maestose montagne e grandiosi abeti in contrasto di colori
ravvicinate in un particolare molto suggestivo
è il naturale regno delle stelle alpine
il Lago di Aviolo è un bacino lacustre semi-artificiale posto a 1.300 m s.l.m. a Edolo nella Val Paghera provincia di Brescia
” preziosa perla in più prezioso scrigno”
così lo scrittore e Poeta Antonio Fogazzaro definiva il Lago di Molveno
gioiello del parco Adamello-Brenta
e rinomata stazione turistica in provincia di Trento, vi si specchiano le Dolomiti in una immagine da cartolina, per un contesto naturale considerato un esempio di gestione del territorio
formatosi naturalmente circa 4000 anni fa a seguito di una imponente frana
spettacolare e leggiadro nel suo abito invernale
al lago di Molveno dedico questo ciuffo di nontiscordardime…certa che sarò io a non dimenticarmi mai di lui!
altri laghi nel territorio del Brenta quelli quasi comunicanti di San Giuliano e di Garzoné
e il San Giulianino in una incantevole visione autunnale con l’imbiondire dei larici a incorniciarlo facendone risaltare il suo cromatico colore blu
di questo che è poco più di una pozza d’acqua lo spettacolare riflesso delle rosse guglie dolomitiche sembra soffocare il cuore rapito da tanta Bellezza
per salutare questi luoghi incantati una visione irreale al tramonto del Parco dei laghi alpini
«Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo. Vai e guarda dietro i monti. Qualcosa è perso dietro i monti. Vai! È perso e aspetta te».
Carissimi amici e lettori mi è occorso un piccolo incidente che mi costringerà ad avere un braccio immobilizzato almeno per un mese, sto scrivendo con un solo dito, con fatica e difficoltà ma considerato che dovrò restare a casa avrò modo di avere la vostra compagnia e questo mi farà molto piacere, purtroppo non potrò commentare ma vi lascerò un segno del mio passaggio per ringraziamento, un amichevole abbraccio
Ventisqueras
incastonato come uno smeraldo dai riflessi iridescenti il Lago di Carezza è una delle mete più amate dai turisti che soggiornano in Trentino-AltoAdige
a pochi Km dalla mia abitazione a Campitello di Fassa si trova il delizioso paesino di Vigo di Fassa,da lì, curvando a destra inizia la salita per raggiungere il lago
incastrato fra le anse della strada stretta e tortuosa della Val D’Ega che porta al passo Costalunga ha come segno distintivo questa chiesetta dal campanile aguzzo che svetta fra gli abeti, incoronato dalle coreografiche cime delle Dolomiti fassane
ad ogni stagione il suo fascino da piccolo cammeo lascia la mente spaziare lieta
ogni scorcio una sorpresa
raggiungere gli alpeggi in primavera durante la fioritura negli immensi prati di ranuncoli selvatici
è un’esperienza indimenticabile!
nel loro soffice mantello di neve i massicci del Latemar e del Catinaccio o Rosengarten ( di quest’ultimo ho parlato nel post L’enrosadira https://ventisqueras.wordpress.com/2015/05/06/lenrosadira-dolomiti/ con la leggenda del Re Laurino e del suo giardino di rose) non hanno nulla da invidiare alle versioni estive e primaverili
arrivati in cima al Passo Costalunga la strada scende velocemente e subito si trovano ( oltre a scenari bucolici!) i cartelli che indicano l’ingresso nella provincia autonoma di Bolzano, da buona italiana nazionalista quale io mi ritengo, leggere prima i nomi in tedesco e poi in italiano, beh, mi da un certo fastidio!
finalmente si arriva al lago di Carezza! i suoi magici colori ci accolgono festosamente, non prima di avere a lungo sbuffato per trovare un buco di parcheggio visto la marea di gente che affolla questo luogo incantato in ogni stagione
il piccolo lago alpino è situato nell’alta Val D’Ega ad una altitudine di 1.534 m. nel comune di Nova Levante (BZ) circondato da fitti boschi di abeti come un prezioso gioiello è incastonato nel verde, sotto al massiccio del Latemar
è nelle prime ore del mattino che si può godere appieno della sua bellezza, quando le cime frastagliate si specchiano vanitose nelle acque cristalline e limpidissime
o quando in qualche rara e fortunata occasione il fenomeno dell'”enrosadira” contrasta con l’oscurarsi dei boschi
Tramonto sul Rosengaten
Deposto ai piedi stanchi dell’orizzonte
il fiore purpureo det tramonto è tutto in fiamme
il prato di velluto e le acque scintillanti del lago
aveva prima baciato
senza dimenticare il mio volto stupito
che di un istante di luce s’accese in un sorriso.
Ventisqueras
la pura magia di una notte con una lontana luna piena
ho avuto la possibilità di osservarlo da diverse angolature e nelle quattro stagioni visto che se il mio soggiorno a Campitello si protrae per più di qualche giorno non mi dimentico mai di salire a salutarlo, quasi si trattasse di un vecchio amico.Il suo delicato nome “Carezza” si potrebbe pensarlo come una carezza per gli occhi, ma in realtù deriva dalle Caricacee famiglia di piante dalle foglie larghe che un tempo ornavano le sue rive, e sarebbe la derivazione in italiano da questa parola dialettale
In lingua ladina viene chiamato anche” Lec de arcoboàn” cioè lago dell’arcobaleno…come dar loro torto? Il lago non ha immissari visibili ed è alimentato da sorgenti sotterranee, la sua estensione e la sua profondità variano secondo le condizioni stagionali e meterologiche, il suo livello più alto è in primavera con lo scioglimento deile nevi
ma gli ambientalisti sono molto preoccupati perché vedono il perimetro delle acque diminuire sempre di più nei periodi chiamiamoli di “secca”
ed io concordo con la loro teoria, vedendo di anno in anno restringersi lo specchio d’acqua
non è certo per incuria: le autorità competenti stanno prendendo ogni misura per proteggere questa meraviglia, mentre una volta si poteva scendere fino alle acque del lago ora una barriera lo protegge
pur restando intatta la sua suggestione anche in questi periodi, si può certo pensare che la natura nel corso dei millenni crea e distrugge le sue opere, anche ricordando che quelle che ora sono le Dolomiti una volta erano isole di un lontanissimo( geologicamente) oceano
vuoi che su un lago così bello e particolare non siano fiorite leggende? Impossibile! Ve ne racconto una rappresentata da questa statua in bronzo posta sulle sue rive e che ne segue i mutamenti climatici : quando l’acqua s’innalza molto scompare abbracciata dalla loro carezza
Si racconta della bellissima ninfa Ondina che abitava le acque del lago,che lo stregone del
Latemar se ne fosse innamorato pazzamente e più volte, inutilmente, tentò di rapirla ( e te pareva? 🙂 ) era protetta dai gentili Elfi che abitavano i boschi di abeti,Un giorno, su suggerimento della ” Stria” ( strega) del Masaré fece comparire sopra il lago uno straordinario arcobaleno, il più bello che si fosse mai visto , per attrarre Ondina,
ma quando lei uscì dalle acque incuriosita e si trovò davanti il brutto stregone ( ma insomma!non poteva visto che era un grande Mago per un istante tramutarsi in Brad Pitt?! bisogna sempre suggerirgli tutto a questi Maghi mah!) subito si rituffò scomparendo nelle acque del lago
il Mago, preso da un furore incontenibile prese l’arcobaleno e lo getto nel lago rompendolo in mille pezzi! e fu così che da quel giorno il lago di carezza si adornò di riflessi di tutti i colori.
e la bella Ondina tutta nuda, incurante della neve, protetta dai suoi amici Elfi, tornava sulle rive a pettinarsi i lunghi capell- per fotografare la statua e scendere sulle rive del lago ci vuole un permessospeciale, queste immagini me le sono fatte prestare-
forse non ci crederete, ma ogni volta che torno quassù ci lascio un pezzetto del mio cuore ( mi chiedo a questo punto, se l’avrò ormai lasciato tutto qui! ) per compensare mi porto sempre un piccolo ricordo, stavolta era un timido mazzolino di fiori…va bene, mi spiace, come diceva un Poeta, ogni fiore colto è un fiore morto…ma nell’immagine mai sfiorirà 🙂
Ed eccomi di ritorno! Lieta di ritrovare gli amici di sempre e curiosa di conoscerne di nuovi. Penso questa volta di poter intraprendere in vostra compagnia cronologicamente il viaggio estivo, partendo proprio dalla prima meta: Campitello di Fassa, dopo il mio luogo di nascita quello più amato , anche perché se il fato mi ha donato di fare parte di una delle regioni più belle e storicamente interessanti al mondo questo è il luogo da me scelto fra molti altri, e credo ne capirete il motivo.
Ero stressata e stanca, quei pochi giorni trascorsi qui hanno contribuito a ritemprarmi e rilassarmi.Le lunghe passeggiate in valle in mezzo ad uno scenario naturale che ha pochi rivali al mondo
il fiume Avisio che nasce dal massiccio della Marmolada percorrendo le valli dolomitiche raccoglie le limpide acque della neve, scende nella piana dell’Alto Adige per unirsi all’Adige.
Campitello di Fassa: 710 abitanti stretti intorno ad un campanile a torre unico in tutta la valle incoronato dalle torri del Sella che sembrano proteggerlo da ogni nemico
una antica chiesa gotica dedicata ai santi Filippo e Giacomo
con magnifici affreschi e bassorilievi sull’esterno che vanno dal XV al XVII sec, man mano riscoperti sotto una assurda intonacatura e restaurati
a sx l’affresco rappresentante San Cristoforo protettore dei viandanti
in basso l’ingresso della chiesa
pregevole il fonte battesimale molto elegante e raffinato
queste doti si ripetono all’interno della chiesa con l’organo decorato in legno dorato e dipinti davvero deliziosi
I primi insediamenti umani nella valle si fanno risalire all’età del bronzo anche se la zona era frequentata fino dalla preistoria da cacciatori provenienti da sud. La conquista romana della Rezia ( 15 a,c, ) diffuse nell’area il latino che in seguido alla fusione con le lingue rezie divenne il ladino, tuttora diffuso nelle valli, parlato e insegnato nell’ambito scolastico da circa 30.000 persone. Nel medioevo fu soggetta al Principato vescovile di Bressanone, e in seguito fece parte dell’Impero Austro-ungarico
una straordinaria cultura della bellezza fa dei balconi fioriti in valle
quelli senz’altro fra più belli da me mai visti
La scoperta di nuove vette dolomitiche contribuì a diffondere in tutta Europa il mito dei Monti pallidi
creando le condizioni per l’industria turistica che sarebbe poi diventata la maggior risorsa della valle
//
andiamo, si sale un attimo sù 🙂 🙂 La funivia che porta al Col Rodella una delle più grandi d’Europa con 140 posti, giunti in alto lo scenario è mozzafiato, regno delle stelle alpine, che protette dalla legge vi si trovano in grandi quantità, delle marmotte e degli appassionati di parapendio, che dopo aver sfarfallato lievi nel cielo atterrano dolcemente sui grandi prati
anche gli alberghi fanno a gara per fantasia ed eleganza con lo splendore che li circonda
dal mio balcone posso osservare straordinari spettacoli della natura come questo tramonto
Tramonto sulle Dolomiti
Guardando le cime tutte incise e frastagliate
penso : è un celeste vento ad averle scolpite
sospinto dal duro martello del tempo?
ho il cuore fatto d’argento,
quiete sonora segna le sue origini di luce
incessanti:
terra di luce tra farfalle nere e uno sfuggente serpente di nebbia
che giunge e si ferma nell’aria leggera
dondolante, il suono di una campana lontana
invito alla preghiera
una testa di cristallo e un violino di carta
avanza il sigillo dell’ombra incoronato d’alloro e di vento
indicando alle sue creature la via del sonno
percorro a ritroso il sentiero tra la soavità di pietre
consumate, ciuffi di pensieri tra l’erba,
il mondo laggiù segue indifferente la sua corsa di diamante
presto un dolore al fianco mi porterà la luna negli occhi
gli uomini da qui sono un caso insignificante
una per una girotondo di luna
due per tre tutti i sogni danzeranno con me.
Ventisqueras
la magia di un plenilunio mentre si avvicina l’alba
ed eccola l’alba con la luna che sbianca mentre l’enrosadira dipinge con il suo pennello fatato il Rosengarten
ma niente è comparabile allo spettacolo di una luna immensa che fa capolino dalla Marmolada ancora prima che la notte sia fonda
ed eccomi qua tra i fiori, felice di esserci finalmente ritrovati, perché attraverso questo blog ho imparato da voi la più bella delle esperienze: un rinnovato amore per la Bellezza e per la vita.Grazie a tutti , un grosso bacio
Questo fenomeno è dovuto alla composizione delle pareti rocciose delle Dolomiti (formate dalla dolomia contenente dolomite, un composto di carbonato di calcio e magnesio). Esso è particolarmente visibile nelle sere d’estate, quando l’aria è particolarmente limpida e il sole lucente cala a occidente
Il fenomeno dell’enrosadira può manifestarsi in modo significativamente diverso nei vari periodi dell’anno, ed addirittura può variare anche tra un giorno e l’altro. Queste variazioni di tinte e durata dell’enrosadira, sono dovute alle diverse posizioni del sole durante l’anno e alle condizioni dell’atmosfera
Tale fenomeno si manifesta su tutte le Dolomiti; in particolar modo all’alba l’enrosadira appare sulle crode rivolte ad est, mentre al tramonto sono le pareti rivolte ad ovest a colorarsi magicamente
cliccare per vedere le foto nella loro reale dimensione
‘etmologia del nome: enrosadira, che letteralmente significa “diventare di color rosa”, deriva da una parola ladina.
La Lingua Ladina è riconosciuta e tutelata dalla Legge 482 della Repubblica Italiana, è una lingua neolatina facente parte della famiglia delle Lingue Retoromanze come il Friulano e il Romancio.
costumi ladini della Val di Fassa
è parlata da circa 20/30.000 persone e viene spesso indicata col nome di Ladino Dolomitico o Ladino Centrale
costumi ladini della Val Badia
la fantasiosa architettura dei paesi ladini, tutta strutturata su legno per mantenere meglio il calore durante i freddi mesi invernali
la varietà e l’accostamento di colori in cui eccellono i valligiani nel decoro dei bellissimi balconi durante la stagione estiva
uno dei tanti fontanili dove ci si può dissetare con l’acqua fresca e buonissima della neve, questo si trova proprio sulla strada che percorro per salire alla mia casa a Campitello, e spesso mi fermo a sorseggiare l’acqua o a rinfrescarmi dopo una lunga scarpinata 🙂
antichi metodi artigianali per l’intrecciatura delle gerle che trasportano il fieno profumato dai grandi campi sull’alpe, lavorazione della lana, e del legno con magnifiche sculture conosciute in tutto il mondo.
ed ora veniamo alla seconda leggenda, quella di Re Laurino e dell’enrosadira( La prima si trova nel post “Le torri del Vajolet)
Una volta le Dolomiti non erano cosi aspre e nude, ma un unico meraviglioso giardino di rose rosse. fra queste rose abitava un popolo di nani, tra i quali regnava l’amato Re Laurino. Il regno scavato nella roccia era pieno di tesori ma non c’erano mura a difenderlo, solo un sottile filo di seta ne segnava il confine
.
La leggenda narra che sul Catinaccio, dove oggi possiamo notare fino a primavera inoltrata una chiazza di neve, il cosiddetto Gartl (letteralmente “piccolo giardino”), era il giardino delle rose di Re Laurino; da questo il nome tedesco del Catinaccio: Rosengarten (giardino delle rose).
Re Laurino era il monarca di un popolo di nani che attraverso scavi nella roccia delle montagne, trovava cristalli, oro e argento. Oltre a queste ricchezze possedeva due armi magiche: una cintura che gli dava la forza pari a quella di 12 uomini e una cappa che lo rendeva invisibile.
Un giorno il Re dell’Adige decise di concedere la mano della sua bellissima figlia Similde, e per questo decise di invitare per una gita di maggio, tutti i nobili delle vicinanze. Tutti tranne Re Laurino, che decise comunque di partecipare come ospite invisibile. Quando sul campo del torneo cavalleresco vide, finalmente, la bellissima Similde, se ne innamorò all’istante. Istintivamente la caricò in groppa al suo cavallo e fuggì con lei.
Tutti i nobili invitati si lanciarono all’inseguimento del fuggiasco, schierandosi poi all’ingresso del Giardino delle Rose per bloccargli il passaggio. Re Laurino allora indossò la cintura, che gli dava la forza di dodici uomini e decise di combattere. Quando si rese conto che non poteva battere tutti quegli uomini e stava per soccombere, indossò la cappa che lo rendeva invisibile e si mise a saltellare da una parte all’altra del giardino, convinto di essere invisibile agli occhi altrui. Ma i cavalieri riuscirono ad individuarlo osservando il movimento delle rose sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Lo catturarono, tagliarono la cintura magica e lo fecero loro prigioniero.
Re Laurino, arrabbiato per ciò che gli stava accadendo, si girò verso il Catinaccio che lo aveva tradito e gli lanciò una maledizione: “né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti”. Ma nell’enfasi della rabbia Re Laurino si dimenticò dell’alba e del tramonto e così, da allora, accade che il Catinaccio, sia al tramonto che all’alba (né di giorno né di notte), si colori esattamente come un giardino di ineguagliabile bellezza.
..
ed ora chiudiamo la finestra su questo magico mondo incantato delle Dolomiti, che tanto spazio hanno nella mia vita e nel mio cuore
questa magica visione ( se cliccate x ingrandire lo sarà ancora di più) è quella di Campitello di Fassa il paese della Val di Fassa nel trentino che ho scelto come casa della mia anima…e non venite a dirmi che ne esistono di più belli nell’intero globo terracqueo perché non riuscirete mai a convincermi! la fiaccolata che i maestri di sci e guide alpine di Campitello organizzano il 31 dicembre per salutare l’anno vecchio e render onore agli ospiti ,partendo dalla frazioncina di Pian che è l’unica località del trentino ancora interamente originale nelle costruzioni di legno, scendendo lungo il bellissimo tracciato della Via Crucis fino a raggiungere la valle
non è mia abitudine inviare post dal luogo delle vacanze, ma il mio PC è andato in tilt e non ho potuto come previsto passare a salutarvi nei vostri blog per gli auguri delle festività 2014-15, spero con questo vorrete perdonarci ( il mio Pc e me di questo inconveniente) ed eccomi qui ad anticipare l’arrivo del 2015
Della linea simmetrica ( Luce)
Si scioglie la luce dell’inverno, al sole
uno stretto nodo l’aveva legata a sette corde di colore
ora schianta tende segrete, irrompe e dilaga.
Taglia, spada dolce e acuminata
è metallo di silenzio nel candore nevoso,
la vedo scuotere l’assoluto, vibrare, della linea simmetrica
dove fluidifica il dolore.
Niente è come può sembrare:l’albero, la foglia, la vita
l’amore
solo la luce di se stessa vive, nulla in lei cambia, niente muore.
Ventisqueras
datata? ok…ma sempre tanto romantica 🙂
..ma tu che vai, ma tu rimani/Vedrai la neve se ne andrà domani/rifioriranno le gioie passate/ col vento caldo di un’altra estate
Fabrizio De André
prima di amare impara a camminare sulla neve senza lasciare tracce
( proverbio turco)
Cime dolomitiche
Strette, incollate a un invincibile
stupore rosazzurro troneggiano
le vette denudate, fiori d’avorio semi-eterno
sbocciano tra clamori
a smuovere rondini di vento
Ventisqueras
avete mai passato la notte di Capodanno in un rifugio?
è un’esperienza indimenticabile
il mondo e tutti i suoi clamori sono lontani, laggiù nella valle ricolma di luci e fuochi d’artificio, sopra di noi solo le stelle e quel respiro puro che ci avvicina all’infinito
si sale con la funivia, ma se fai tardi al ritorno devi scendere con gli sci o ( questo dipende dalla tua sobrietà) col gatto delle nevi
lo scorso capodanno lo passai immersa nella folla aVenezia, è vero, splendidissimo…ma sono certa che amerò molto di più quello di stanotte
guardate che amore! questo era il gufo-guardiano della funivia!!!
e questa regale aquila? forse era un guardiano di sogni—-
e in tutta questa Bellezza e questa pace ci vogliamo dimenticare di tutte le tragedie che ci accadono intorno? lo so, non si può mitigare il dolore con un pensiero, una dolce canzone, una preghiera al bambin Gesù…però, il cuore è triste ed anche nella festa non si può fare a meno di ricordare…
La Marmolada regina delle Dolomiti possente baluardo di roccia vide fronteggiarsi nella guerra del 1915-18 gli eserciti dell’impero austro-ungarico e quello italiano, una via alpinistica con diversi gradi di difficoltà chiamata “Ferrata alle trincee” conduce a scoprire le condizioni estreme in cui i militari erano costretti a combattere, in particolare durante i rigidissimi inverni
Faticosamente, ma lieve si sale. Gli scalini di ferro intrappolati nella roccia sembrano gettarmi direttamente fra le braccia degli angeli.
D’improvviso si arriva alle trincee nel cuore freddo della montagna, l’odore della morte mi raggiunge ovunque per quelle vie arse da volti ormai dimenticati.
Li ho sentiti nel ghiaccio
pressati nella bara di cristallo
pura e intonsa, dove conservare intatto
il colore degli occhi sbarrati.
I cunicoli, budello senza pace, s’addentrano in labirinti oscuri, l’aria cominciava a mancare.la luce fioca della pila riverberava ombre vacillanti. Temevo di perdere la cognizione del tempo e delle distanze.
Di tanto in tanto entrava una zaffata gelida da squarci di luce in verticale sulla roccia: la superba vista delle cime e l’orrido degli strapiombi mi coglieva impreparata, bloccando lo scorrere del sangue
Ta-pum
la voce del cannone tuona
ta-pum
bianchi gli alpini nella neve bianca
si aggirano già fantasmi,
cadono silenti,
grappoli di fiori violacei
a guarnire i sentieri di sangue.
Occhi ascolto dal buio, vedo fiamme. Mi sento l’assurdo della guerra ( di tutte le guerre) pressato sul collo.
Da una cima all’altra, da una bandiera all’altra giovani vite in incomprensibile obbligo cruento scontano errori imposti.
Dentro le spire scheggiate del vento
voci e voci , nel loro sudario eterno.
Ta-pum, ta-pum.
*
Giovani voci unite sul filo della preghiera sul cucito orlo delle lacrime.
Che le tue mani di rovo, o Dio
quelle mani senza destino nè forma
possano farli ritornare là, dove ha sognato
il loro cuore, nel tempo senza tempo
e senza suono del tuo imperscrutabile
Amore.
Mi sono sentita le spalle dure e pesanti nella discesa a valle e i cori spensierati intonati dagli amici per me avevano un suono solo:
ta-pum, ta-pum.
Punta Penia, Marmolada -ferrata alle trincee-
il ghiacciaio della Marmolada si sta ritirando ed a volte restituisce poveri resti di soldati dalla loro tomba di ghiaccio, l’ultimo solo poco tempo fa nel 2011 mummificato, ora è sepolto nel piccolo cimitero di Canazei in attesa dei venti anni che lo condurrano in uno dei molti sacrari di guerra che riuniscono i caduti italiani, e di tutte le altre nazioni belligeranti, fratelli nella morte di questa guerra crudele ed inutile, come tutte le guerre di tutti i tempi
Improbabili moti scandiscono
i tempi delle nuvole,
bianche rondini, lasciate senz’armi
popoli innominati dello spazio.
Avidamente
aspiro l’aria calma, l’impatto
azzurro come stiletto
mi ferisce i polmoni dilatati in spasmi.
Probabili moti
scandiscono i pensieri arrugginiti
negli occhi,
trucioli ferruginosi maturati con gli anni.
Per l’occasione ho indossato
un peplo rosso, dall’alto
dirigo un traffico di veli trasparenti
per arrivare alla prima costellazione
di nomi senza tempo
perché da quassù l’impossibile diventa
possibilmente Tutto,
semplicemente
Tutto
soltanto.
COME NUVOLA M’AGGIRO
Battito d’ali candide nell’aria pura e levigata
s’aggira una nuvola nel vento
stupita
il suo destino lo conosco
mi assomiglia, presto nell’azzurro
si sarà sfaldata
nessuna orma resterà a ricordare
quel suo lieve, soffice passare.
Questo è Rausch il bellissimo sanbernardo dei proprietari del rifugio di Passo Valles, mascotte di tutti turisti che transitano da questa spettacolare località, in particolare coccolatissimo dai bambini, come ben si può immaginare.