saranno forse i fumi sulphurei della sorgente a tingere l’alba di questo rosa così intenso ? l’atmosfera sembrava immersa in una enorme bolla di zaffiro rosa, risplendente
ancor più affascinante e misteriosa quando si diradano i vapori, e ripenso ad una delle moltissime leggende nate da questo territorio così speciale
si dice che questa sia la porta per entrare ed uscire dall’inferno e che il Diavolo ancora se ne serva, nel medioevo così carico di paure e superstizioni la fonte che emanava un odore fortissimo di zolfo e tutto quel calore e vapori che s’innalzavano al cielo facevano supporre che fosse senz’altro maledetta e il maligno fosse pronto a ghermire chiunque passasse da quelle parti, così nessuno osava avvicinarsi.
Di Saturnia se ne trovano tracce nell’età del bronzo, città antichissima, secondo Dionigi di Alicarnasso fu fondata dai Pelasgi (popolazioni preelleniche ) ma è dall’ antica Italica Aurinia, fondata dal grande popolo etrusco, che inizia la sua storia documentata col ritrovamento di numerose necropoli.
Passata sotto il dominio dei romani essi compresero l’importanza delle sue acque considerate miracolose, subito si diedero da fare per costruire impianti termali, del resto questa era una delle loro civilissime prerogative
Nulla è rimasto se non che il suolo che si calpesta a restituire testimonianze del passato . Tutto intorno è un paesaggio profondamente inciso dal tempo e travagliato da forze naturali che noi pensiamo terribili e sovrumane nonostante l’infinita bellezza della natura
(è strano come le civiltà più grandi coincidano con deserti o altipiani brulli e sassosi). E l’immagine che conserviamo di quei luoghi è quella di necropoli smisurate, santuari nella roccia, cave e templi rifugio a «giganti guerrieri di una volta».
Saturnia attualmente conta 291 abitanti, sorge su un pianoro di travertino a 294 metri d’altitudine, sulla sinistra del fiumeAlbegna, nel comune di Manciano nell’entroterra collinare della Maremma grossetana
L’acqua piovana, dopo un percorso in profondità che parte dalle viscere del monte Amiata, impiega circa quarant’anni per filtrare, goccia a goccia, attraverso le micro-fessure dei calcari cavernosi. Mentre una copertura argillosa, dello spessore di 60 metri, la isola da ogni contatto con l’esterno.
Così, pura – ma arricchita da un’alta concentrazione di gas e sali minerali- ora è pronta per distribuire le sue straordinarie proprietà terapeutiche. Se ne può usufruire liberamente nell’area del vecchio mulino, qui alle cascate chiamate appunto del Mulino e del Gorello,
la temperatura dell’acqua è costante di 37,5°. La stessa del liquido amniotico che protegge la vita al suo nascere. Ed ecco scaturire un’altra delle mille leggende che circondano questa fonte : Saturno, – divinità romana dell’abbondanza – un giorno si adirò con gli uomini per le loro continue guerre. Scagliò sulla terra una folgore e fece zampillare un’acqua sulfurea e tiepida che ricoprì il mondo e lo pacificò.( magari questo Dio potesse dare un’occhiatina ai ai nostri giorni e fare la stessa cosa! 🙂 )
da quell’acqua accogliente come un grembo materno nacquero uomini più saggi e più felici, il teatro della leggenda era proprio questo, dove l’acqua zampilla con una portata di 500-800 litri al secondo emanando vapori e calore così da Saturno venne chiamata Saturnia dai i romani quando la conquistarono, in onore del loro benefico dio
ma l’unico filo che sembra legare il paese al suo passato è proprio quella sorgente calda e solphurosa che sgorgava dalle viscere della terra e che nei millenni deve avere improntato, se non proprio determinato, la vita dei suoi abitanti.
ora l’economia del luogo è quasi tutta incentrata sulle terme edificate in questo lussuodo complesso immerso nella bellezza e nella pace di una campagna spettacolare
il meraviglioso flusso di acque sulphuree consente alla immensa piscina un ricambio completo ogni 4 ore, per 6 volte al giorno.
gli edifici termali, perfettamente integrati nell’ambiente concedono un completo relax e grandi benefici per il corpo e l’anima al solo immergersi nell’acqua definita da secoli portentosa
l’attuale abitato, risorto dopo la recente bonifica che propone modelli di convivenza pacata e nucleare, è fatto di case di travertino bianco, distanti le une dalle altre, silenziose e sparse su un mare di antiche rovine, sopra di loro si erge la rocca quattrocentesca degli Aldobrandini antichi signori del luogo
Pochi resti a etruschi e l’antico accesso tra le mura fortificate alla città con porta romana a ricordare, i secoli ancora hanno luogo a spargere la dignità del tempo, ma niente traspare dell’antica grandezza, si aprono in panorami troppo estesi per dominarli con lo sguardo, gli uomini si muovono lentamente e sembrano quasi coscienti del loro essere colonia recente,
trapiantata su un enorme cimitero di civiltà. Su di loro la storia pare pesare, col suo bagaglio di splendore e di lutti. Dopo secoli e secoli di dominio, che ne fece addirittura nella tradizione la prima città italiana, Saturnia divenne infatti preda degli invasori di turno e furono volta a volta eserciti romani, barbari, saraceni, senesi a violarne le mura ed a metterla a sacco. La sacra valle dell’acqua cara agli dei rimase deserta per secoli.
Del tempo
Il tempo…questo fragile tempo
che uccide le farfalle,
questo tempo bianco che non ha passato
ma solo presente
questo tempo ne che assomma e che toglie
è un grande nero cavallo
che porta in groppa il buio ad onde,
dove posa le sue lunghe zampe
più non cresce l’erba del ritorno
è una morte di stelle, appiccicate e contorte
nella solitudine degli occhi.
Ventisqueras
così, con alcune immagini serene e con un fiore tipico della maremma, bellissimo, ma con il ,gambo peloso urticante…che assomiglia un po’ alla sua terra: “Maremma amara”si cantava, ma queste sono vecchie dicerie, come ho gia scritto in un altro post a lei dedicato ora è Maremma dorata 🙂 🙂