Se smette il vento piove a impronte colorate
Amore, amore zitto, quatto silenzioso, quello tuo
urlo
quello muto che mi schianta i fianchi quando mi stringi
occhi, occhi grandi nuca e foce di non pensarti
gettarmi alle spalle un pugno di farfalle
stanotte è vento e luce-luna appena-appena
se smette il vento piove a impronte colorate
strisce senza vetro, acqua e lenzuolo, lenzuolo che scivola di seta
un’altra notte senza te e io senza di te mi manco
mi manco tanto.
Ventisqueras
a fili volanti di strass
Solca nuvole viola
il pianto notturno
della pioggia
a primavera,
vi apre un varco
con dita luminose
la chiglia sognante della luna,
lascia cadere l’argento:
fa magie sui prati, veste le margherite
a fili volanti di strass
e le tele di tulle dei ragni in collane
di scintille festanti.
Ventisqueras
sex
Saliva mistargento ingoio
sabbia come un letto
piega l’onda ermafrodita il limite della battigia
al suo volere ingordo
piccole luci a fottersi
le curve sinuose del quieto golfo
Ventisqueras
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù! Gabriele D’Annunzio
Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole Charles Baudelaire
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri! Giacomo Leopardi
i tre dipinti che ornano i canti alla luna di tre amati Poeti così onirici sono di un altro grande innamorato della luna Christian Schloe
Il mio blog era nato esclusivamente per la Poesia…e ogni tanto me ne ricordo
un sorriso Ventisquera