Sono stata molto incerta se ricordare questa pagina di storia vissuta sui bellissimi e idilliaci luoghi da me visitati,
provo orrore per le guerre, per tutte le guerre, non credo a quelle definite ” giuste”, c’è solo quell’abominio che mette uomo contro uomo, fratello contro fratello, spesso per le tremende vicissitudini trascorse questi soldati si sono abbrutiti, o impazziti, irriconoscibili anche a se stessi a fronte dei pochi che con atti d’amore eroici riscattano in parte il genere umano.
Ho deciso di parlarne per rispetto alle centinaia di migliaia di vite stroncate dalle follie dei potenti, con il loro sangue colorarono di rosso queste spiagge e questo mare, mentre nei campi di grano di rosso fiorivano i papaveri
.Non faccio distinzione tra vincitori e vinti, credo se avessero potuto scegliere la maggioranza di loro questa guerra non l’avrebbero voluta, ma hanno combattuto per dovere, per fedeltà alla patria vincendo la feroce paura che certo li assaliva. Morti in battaglia, o distrutti per sempre nel corpo e nello spirito, nella mente.

U.S. reinforcements land on Omaha beach during the Normandy D-Day landings near Vierville sur Mer, France, on June 6, 1944 in this handout photo provided by the US National Archives. On June 6, 1944
Lo sbarco delle truppe alleate in Normandia viene comunemente conosciuto e definito come il giorno più lungo.
Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre John Fitzgerard Kennedy
Nel 2014 si sono commemorati 70 anni dall’avvenimento, ma ogni anno ci sono una serie di iniziative che coinvolgono tutta la Normandia, l’intera regione conserva cicatrici e segni ormai trasformati in memoria. Si sono preparati itinerari e musei ( che volutamente io non ho visitato) a testimonianza di quella che viene considerata la più grande operazione di guerra della storia. (Il museo più interessante sembra essere quello della città di Caen. )
Un ruolo molto importante lo ebbero l’aviazione e i lanci delle truppe paracadutate che preparavano il terreno ai marines dello sbarco
Si nota immediatamente quando si va verso il centro di St.Mere- Eglise: è un modello a grandezza naturale del soldato John Steele intrappolato col suo paracadute sul tetto del campanile della chiesa
si era lanciato presto la mattina del 6 giugno, il paesino era di vitale importanza per gli americani, da lì si poteva proteggere Utah Beach, la spiaggia dove sarebbe avvenire lo sbarco
L’elica di un C47 Dakota l’aereo da cui venivano paracadutati i soldati, conservata gelosamente
I grandi cimiteri sotto la luna
Ho preso come incipit per questo triste capitolo il titolo di un romanzo di Georges Bernanos che in qualche modo descrive la pace che si prova entrando in uno di questi immensi cimiteri di guerra. Quello americano dei militari caduti durante lo sbarco si trova a Colleville- sur- mer, con una splendida vista sul mare
9.387 tombe di caduti! luogo di grandissima suggestione
Come questa pietra
del San Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disarmata
così il mio pianto
che non si vede.
La morte
si sconta
vivendo.
Giuseppe Ungaretti
vi si aggirano smarriti qualche anziano reduce sopravvissuto o parenti alla ricerca di un nome amato perso fra tante croci
Rainville cimitero militare tedesco: a questo conducono le guerre, una distesa infinita di tombe
Pelle di serpente
Sia pure notte e che il sole
si spenga per sempre
sotto le zolle e l’erba
veglia una pace di piombo.
Sussurri il vento, note di tempesta:
di pelle di serpente
s’è spogliato il cuore
nudo
lo tengo fra le dita
gronda di lacrime e sangue .
Ventisqueras
vele, rigide non si tendono al vento, immobili ricordano con sgomento un infinito istante di anelito alla libertà
Utah Beach, il punto più famoso, nome dato in codice dagli alleati ad una delle cinque spiagge dello sbarco, stupendo tratto di costa che interessa i comuni di Sainte Marie- du- mont e Saint- Martin-du Varreville
dieci minuti dopo la mezzanotte il tenente Poole toccò per primo la sabbia di Utah Beach, fu l’inizio dell’operazione Overlord
a pochi metri dal mare una serie di fortificazioni costruite dall’esercito tedesco, gli enormi bunker di Merville, che prendono il nome dal vicino paese, imponenti, mostruosi fanno ancora paura, belve affamate con le fauci spalancate pronte a vomitare fuoco
la formidabile difesa dell’esercito nazista era costituita da 49 divisioni di fanteria, 10 corazzate, 1600 carri armati, 198 aerei da bombardamento, 125 da caccia, 3 cacciatorpediniere 36 siluranti e 34 sommergibili,
cui gli alleati contrapposero 6 divisioni di fanteria, 55 motorizzate, 25 divisioni corazzate, un numero incalcolabile di carri armati 3.476 aerei da bombardamento, 5.409 aerei da caccia, 6 navi corazzate, 27 incrociatori, 164 cacciatorpediniere e 6.500 mezzi da sbarco, si calcola che in totale furono impiegati da parte loro 3 milioni di uomini.
quello che accadde quando queste due potentissime macchine da distruzione vennero allo scontro penso sia inenarrabile.Ho voluto ricordare quella immane carneficina ancora con il rosso dei papaveri, ma ingentilito dall’azzurro dei fiordalisi, pensando così di rendere più lieve il riposo a chi giace sotto questa terra. Mille papaveri rossi ritornano nel canto angosciato eppure pacato de ” La guerra di Piero” dove il cantautore ( fra quelli da me più amati) riconduce la guerra a dimensione umana, quella di un singolo cui dare un nome e una storia, esprimendo il suo orrore per la guerra, per tutte le guerre.