lassù sulle cime nevose dove un silenzio di vento muove le nuvole, lassù tra i picchi rocciosi c’è il regno incontrastato degli abili e bellissimi mammiferi rocciatori
classificati scientificamente come Ungulati altoalpini in questo Parco c’è una loro importantissima presenza
emozionante vedere la maestosa figura dello stambecco ( Capra ibex) stagliarsi contro il cielo. Questa specie trae origine da antichissime forme di capre selvatiche che 140-170.000 anni fa, popolavano l’Asia centro occidentale.
Durante le ultime glaciazioni (da 700.000 a 12.000 anni fa) era diffuso in gran parte dell’Europa ma, con il ritiro dei ghiacci, rimase gradatamente isolato sui grandi massicci alpini.
Una precisazione, la nomenclatura zoologica : il primo nome è quello comune con cui è conosciuta la specie, il secondo fra parentesi e con la iniziale maiuscola, è il nome scientifico che può essere latino o greco, il secondo- scritto sempre in minuscolo- è quello della sottospecie che può essere ripetuto se non se conoscono altre.
Per oltre 10.000 anni la storia dello stambecco si è intrecciata con quella degli antichi abitatori delle Alpi, ma l’uomo non gli fu certo amico. Cacciato per la carne, ma soprattutto per le presunte proprietà terapeutiche attribuite a varie parti del suo corpo, lo stambecco scomparve dalla quasi totalità delle regioni alpine a partire dal XVI secolo.
la specie allora fu rigorosamente protetta e proliferò a dismisura in particolare in Svizzera dove si fu costretti anche ad autorizzare l’abbattimento di singoli capi
Il Re degli stambecchi
Una leggenda narra che sui monti del del Ferro vivevano gli uomini di ferro, chiamati così perché estraevano metalli e minerali dalla montagna. Un giorno giunse in zona una tribù proveniente dal mare, costretta ad abbandonare la propria terra per i continui assalti degli invasori. Il loro capo, Salaxo decise di stabilirsi nella vallata più grande e andò a trattare con gli Uomini del Ferro, che non si dimostrarono ostili nei loro confronti, ma dissero che avrebbero potuto ottenere il permesso di restare solo dal Re degli stambecchi, padrone della valle, che abitava sui più alti picchi nevosi oltre una grande catena di montagne. Il marinaio dovette affrontare ogni tipo di difficoltà, Poco alla volta, la vegetazione diradò, gli animali sparirono e rimasero solo roccia, neve e vento.Sfinito, mani e ginocchia sanguinanti, disperato, Salaxo pensò rinunciare.Ma poi pensò: “Meglio morto che indegno d’onore fra la mia gente”
fece un estremo sforzo e si issò ancora, si trovò in piedi sulle nuvole, l’arco dei monti aperto allo sguardo, tutto il mondo sotto ai suoi occhi estasiati. “Il paradiso” – sussurrò Salaxo. “E’ vero, uomo” –si udì una voce tonante era.Il Re degli Stambecchi che apparve al suo fianco. “Così chiamerai questa terra in cui vivrai felice con la tua gente, il Gran Paradiso” ed io ti proteggerò a patto che tu rispetti la natura e tutti i suoi figli.Il patto fu stretto e da quel giorno il popolo del mare visse sereno fra le montagne–Non potrebbe insegnarci qualcosa di utile per il momento attuale, questa leggenda?
arrivando ad uno dei molti rifugi alpini in quota -questo è il Brentei, si può con un po’ di fortuna riuscire ad incontrare qualcuno di questi superbi esemplari
questo invece è il Val di fumo
anche il Camoscio ( Rupricapra rupricapra) ha nel parco una nutrita colonia, e spesso nell’inverno si trovano riuniti in branchi nell’attesa di ricevere le balle di fieno che vengono portate fin quassù dalle guardie del Parco, spesso calate con l’elicottero
tra gli ugulati sono presenti anche il cervo (Cervus elaphus)
che non ha atteggiamenti aggressivi come lo stambecco, ma spesso lo si vede tranquillamente accovacciato sotto agli abeti, in particolare in inverno quando la neve ricopre il terreno, se ne stanno nello spazio riparato ai piedi dei grandi alberi, si possono vedere dagli impianti di risalita ( non in questa parte del parco dove non esistono impianti, ma ne ho visti molte volte in val di Fassa, per la gioia soprattutto dei bambini )
come non restare affascinati e soggiogati da visioni come questa!
una cucciolata con tanti piccoli ” Bambi” dagli occhi dolcissimi!:-)
e poi, gli agilissimi Caprioli ( Capreolus capreolus)
i Mufloni ( ovis musimon ) dalle gigantesche corna
guardate un po’ questa immagine….non vi ricorda Civita Di Bagnoregio fra le nuvole? qui invece che di antiche pietre sopra le nuvole c’è un’isola di capre in mezzo al cielo! 🙂

e questo rarissimo esemplare di Capra tibetana (della quale non sono riuscita a risalire alla specie e sottospecie…se qualcuno mi aiuta 🙂 ) introdotta nel parco a partire dagli anni 70 del secolo scorso
ed ecco che scendendo di quota si comincia a visualizzare il magico effetto del bosco e del sottobosco, in questo caso col piacevole incontro di un super fungo porcino!
oppure si resta sorpresi dal giallo intenso dell’anamone sulfureo
o di qualche rossa bacca lacrimosa
la sede del parco
Il Parco Naturale Adamello Brenta è tra i Geoparchi mondiali che il 17 novembre 2015 a Parigi sono stati riconosciuti integralmente siti UNESCO.
Commiato alla valle del sole
La montagna oltre il paese addormentato scintilla
il sole perfora col suo dito frastagliato una nube
ascolta
le campane hanno gettato la loro esca d’argento
guarda
quel buffo, arruffato ciuffo di corvi,
come un mazzo oscuro di fiori ha dilagato.
E’ come fosse il primo giorno del mondo.
Ci sono panchine segrete nel cuore
su cui sedersi ad ascoltare intera
la gioia stuzzicante della vita!
Ventisqueras
sugli altopiani gli allevatori curano le loro greggi
qualche capra si dimostra molto curiosa
mentre nel prato vicino un bellissimo esemplare di grigia-alpina riposa serena fra le sue erbe profumate
ma è con un suggestivo angolo del lago di Tovel che vii saluto da questo Parco che racchiude in se ogni forma di vita, di bellezza di meraviglia-
Ventisqueras