Da Livorno-Antignano fino al Romito e Castel Sonnino la litoranea è un vero sogno: panorami di ardite scogliere e macchia mediterranea si susseguono, improvviso il castello Del Boccale sembra sorgere la una fantasia di fiabaqui le correnti sono impetuose e spesso le grandi mareggiate ruggiscono rabbiose contro gli scogli e l’armoniosa sagoma del castello appare e scompare fra gli spruzzi
la storia di questo imponente maniero ci giunge dal buio dei secoli, sopra i resti medioevali di una torre d’avvistamento della gloriosa Repubblica Marinara di Pisa, i Medici Signori di Firenze ne ricostruirono le vestigia per proseguire le imponenti fortificazioni a protezione della città livornese a quei tempi sotto il loro dominio
Livorno non esisteva era solo una palude quando Pisa vi costruì il suo secondo porto includendo le torri di avvistamento erette a contrastare la ferocia delle incursioni dei pirati Saraceni che infestavano il “mare nostrum” assaltano, razziando, uccidendo, facendo prigioniere giovani donne per i loro arem e giovani per farne schiavi e proseliti dell’Islam. Questo tratto di mare oltre che Calafuria si chiama appunto anche ” Cala dei pirati”
i secoli passarono e un architetto livornese fu incaricato di fare il progetto per inglobare quella torre in un castello, eravamo nel XIX sec. E’ privato e non visitabile
le scogliere sono un vero paradiso per i sub!
procedendo a Sud s’incontra la Torre d’avvistamento di Calafuria
nei pressi della quale si svolse il tragico epilogo dell’indimenticabile film di Dino Risi ” Il sorpasso” dopo Punta del Miglio e Calignaia tra le rocce in lontananza la sagoma di Castel Sonnino troneggia, inconfondibile
.La Cala del Leone è formata da falesie, molto comuni nel litorale livornese. Vi sono, verso nord, forti presenze dell’arenaria Macigno, in cui è ben evidente la serie di eventi torbiditici e, sul lato sud, separato dal Macigno da un contatto tettonico, un affioramento dell’unità ligure, formata da gabbro e, al di sopra, da una copertura sedimentaria di argilliti e argille
Antico, sono ubriacato dalla voce ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono. La casa delle mie estati lontane, t’era accanto, lo sai, là nel paese dove il sole cuoce e annuvolano l’aria le zanzare.
Eugenio Montale
Il cancello si affaccia sull’Aurelia, tra il curvone della cala del Leone e Quercianella. Dietro una strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri. Quelle quattro mura i livornesi le conoscono bene: sono un pezzo di storia, di panorama. Una certezza: alzi gli occhi e sai che sono lì, a vegliare il mare dall’alto, tra la rigogliosa macchia mediterranea spunta qualche fiore di cistus a illeggiadrire
Il Castel Sonnino – nato intorno a una torre medicea e diventato dimora, nell’Ottocento, del barone ministro Sidney Sonnino –
Negli ultimi tempi i proprietari hanno aperto gratuitamente le porte alla Pro Loco di Quercianella, che sta organizzando una serie di visite guidate: gli incassi, coperte le spese, serviranno ad aiutare un centro per malati terminali e una scuola dell’infanzia.
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Guido Gozzano
le dolci Poesie della tradizione della nostra infanzia. Il Natale, il Presepio e i canti di Natale fanno parte della nostra storia, del nostro essere, della dolcezza dei nostri ricordi di bambini credo che sia un nostro preciso dovere e diritto tramandarli alle future generazioni
La bella Siena in tutto il suo splendore, la Piazza del Campo dove si corre il suo famosissimo Palio delle Contrade
per festeggiare il Natalr ospita un mercatino
le sue strade, e i suoi storici palazzi sono ancota più suggestivi addobbati di lici e colori
a Lucca esiste un luogo straordinario unico al mondo, sopra un antichissimo anfiteatro Romano, in perfetta sequeza sono state costruide delle abitazioni, anche’esse molto antiche
ed anche qui si tiene un delizioso mercatino
en, no! nella mia bella Pisa il mercatino di Natale non si può tenere nel Campo de miraoli, ovvio, si fa festa in Borgo
davanti al Palazzo Comunale
sui lungarn
e dai ponti
e poi, ovvia una bella immagine della piazza illuminata ed è sempre Natale!
non poteva mancare la versione di Adeste Fideles nella versione di un grande cittadino pisano, Andrea Bocelli, in contrasto con la straordinaria vocalità di Enya la sua potenza di velluto, Frank Sinatra quando lo sentì cantare per la prima volta disse di lui ” Se Dio avesse una voce sarebbe questa!”
da Livorno ad augurarvi buon Natale un tre alberi di luce, l’Amerigo Vespucci, orgoglio della città e di tutta la marineria italiana
Pistoia e le sue mille lanterneed ancora dalla provincia di Pistoia la sua rinomata stazione sciistica di L’Abetone : un albero di luci fra la neve
ed ancora da Prato un’altra straordinaria coreografia, con antiche statue che fanno da sentinelle d’onore ad un elegantissimo e stilizzato albero di Natale
Natale al mare
Come uno schiaffo l’odore del mare
notte di stelle da un lontano Natale
Dove si è perso Gesù Bambino?
quello accanto al pane soffice vicino al camino…
L’odore del mare come uno schiaffo
stelle inquiete che andavano e venivano
in un girotondo senza fame né tempo
nella luna, nuotava una stella mattutina
la luna
quella infinita lievitava col pane vicino al camino
gialla, gialla, fatta di miele tutta da spalmare,
il cielo incoronato di rami d’abete era per il vento
duro come un muro,
la fiamma: un fuoco piccolo a ondeggiare
piccolo Presepe dal profumo di pane
di un lontano, troppo lontano Natale al mare.
Ventisqueras
e per finire in bellezza una fra le città in assoluto più belle al mondo, per c
la quale ogni aggettivo superlativo stato adoperato, cantata e amata dai più grandi artisti e Poeti Firenze
ed ora saliamo sulla slitta di babbo Natale che ci condurrà incontro al nuovo anno sperando che per tutti sia
Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana
Pubblicai questa foto in ” Notte di primavera all’Elba” suscitando moltissimo interesse, così ho pensato di dedicare un intero post a questo straordinario vascello
Il ritorno del marinaio
La prima cosa che vidi, furono i fiori
oltre i boschi che bruciavano il mondo,
poi, scarabei dorati, nelle dolci nottate di calde lune.
Di fronte alla mia nave, acqua australe
in solchi profondi, azzurri.
Frugava , il sole del Sud nei miei occhi il vento
riverberando il miele del ritorno.
Stelle in tasca, un brulicare festoso
( solo una manciata…)
di tutto il mio viaggiare furioso
a casa ho riportato.
( Ma non mi sono mai pentito
di essere partito e ritornato)
Ventisqueras
Il veliero alla fonda in un giorno di tempesta con la bandiera al vento
il vessillo della Marina Militare Italiana con al centro gli stemmi delle quattro gloriose Repubbliche Marinare, partendo dall’alto il leone di San Marco per la Repubblica di Venezia,la Croce di San Giorgio per la Repubblica di Genova, una croce di Malta di origine bizantina è lo stemma della Repubblica di Amalfi,il quarto stemma è quello della Repubblica Di Pisa, che fu concesso alla città ghibellina ( cioè vicina all’Impero) dal Sacro Romano Imperatore Federico Barbarossa. Successivamente al centro fu inserita la croce, che stava a simboleggiare il popolo pisano, fu concessa dal Papa Benedetto VII per aver liberato la Sardegna dal dominio Saraceno, nella conformazione finale sono state aggiunte per ogni braccio della croce tre sfere per un totale di 12 che rappresentano i dodici apostoli di Cristo
scusate se mi sono dilungata nella spiegazione sullo stemma pisano…ma come è noto io sono dichiaratamente di parte!!! 🙂
Le quattro città- stato sopra citate furono le principali Repubbliche Marinare italiane. Divennero potenze marittime e per secoli spadroneggiarono nel Mediterraneo, per questo in loro memoria e in memoria della loro potenza sono stati utilizzati i loro stemmi uniti insieme per creare il simbolo della Marina Italiana, ad indicare il fatto che l’Italia è da secoli un popolo di (grandi) navigatori, e che la nostra Marina è il risultato finale di una lunga storia e tradizione. La musica che accompagna il video è l’inno ufficiale della M.M. Italiana
la sede, in Livorno, dell’Accademia della Marina Militare Italiana, è l’istituto di formazione degli Ufficiali, sorta il 6 Novembre 1881 dalla fusione delle Scuole della Marina di Genova e di Napoli, ereditate con l’unità d’Italia
una suggestiva immagine dell’interno dell’Accademia Militare Navale durante una cerimonia, sullo sfondo la grande alberatura dove i cadetti si addestrano al montaggio e allo smontaggio delle vele. Uno dei primi allievi, fu Manlio Garibaldi figlio minore dell’eroe dei due mondi.
dalla teoria alla pratica…
i cadetti del pieno del loro addestramento sugli alberi della Vespucci
ed ecco finalmente il nostro magnifico veliero a vele spiegate, quando la nave è completamente invelata la velocità raggiungibile è notevole, considerando anche il suo peso! Il record di velocità è di 14,6 nodi. E’ stato stabilito dall’ammiraglio Agostino Straulino, al comando di questa nave nella Campagna d’Istruzione del 1965 … “spremendo” gli Allievi del corso Kon-Tiki.
La superficie totale delle vele è di circa 2.635 metri quadri. Sono di tela olona (tessuto di canapa) ed hanno lo spessore tra i 2 e 4 millimetri. Sono composte dall’unione, mediante cucitura, di più strisce chiamate ferzi.
uno straodinario incontro ” al vertice” in alto mare la goletta Palinuro, altro gioiello e nave di addestramento della M M italiana incrocia la Vespucci, in gara di eleganza e di bellezza, un incontro che non potrò mai dimenticare! mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo e trasportata in un istante in quel mondo romantico e magico della marineria a vela
una visione fantastica di nave Palinuro
anche il cielo sembra mettercela tutta per onorare nave Vespucci Regina del mare, ed ha inscenato una serie roboante di fuochi d’artificio!
splendido particolare della prua, i fregi sulla carena sono rivestiti in oro zecchino
La polena raffigura il condottiero Amerigo Vespucci che ha dato nome al continente Americano ed è realizzata in bronzo dorato.
L’uso di porre a prua una polena affonda le sue radici nell’antichità, quando la navigazione era esercitata per necessità e queste figure a volte misteriose o terrificanti, all’origine servivano per spaventare i nemici o per essere protetti dalle divinità
fu varata nei cantieri di castellammare di Stabia nel 1928, ma entò in funzione effettiva nel 1931
non è a conoscenza di molti che la Vespucci avesse una nave gemella nella Cristoforo ColomboC ( qui vediamo le due navi in una rara foto dell’epoca) e che la stessa fu data come pagamento dei danni di guerra alla Russia, cosa inaudita per una grande nazione ha lasciato per incuria che lentamente si deteriorasse ( sembra che non avessero le maestranze adatte per il costoso restauro ) e poi distrutta in un incendio… veramente assurdo e inconcepibile!
a bordo vige una disciplina ferrea, ogni più piccolo particolare viene tenuto del più perfetto ordine
notare le dimensioni del cordame
nella crociera annuale di addestramento il veliero tocca tutti i più grandi porti del mondo, accolta sempre con grande entusiasmo dalle varie popolazioni che si mettono in paziente fila per visitarla
…..ancora qualche straordinario particolare di nave Vespucci, preso dal web
Il 3 marzo 1977, si verificò una terribile sciagura, un aereo partito dall’aeroporto militare di Pisa con 38 allievi della prima classe dei corsi normali dell’Accademia Navale di Livorno, a bordo per una attività di ambientamento al volo, con un ufficiale accompagnatore e 5 membri d’equipaggio,
dopo circa 5 minuti dal decollo, si schiantò sul Monte Serra, nel territorio di Calci, non ci furono superstiti, ogni anno vi si svolge una cerimonia commemorativa
le cause della sciagura non furono mai chiarite, si parla di manovre azzardate da parte dei piloti per spaventare gli allievi al battesimo dell’aria( pare fossero di routine) stavolta finite in tragedia. Sul posto che domina la piana dell’Arno e Pisa fino al mare ora sorge un sacrario, con un faro che nella notte brilla a ricordare quelle giovani vite così colme di speranze per l’avvenire che furono spezzate, ironia della sorte, loro votate al mare, sulle pendici di un monte che guarda il mare.
per loro ho immaginato questo viaggio con manovre notturne di quella che doveva essere il loro sogno, la loro bellissima nave
per andare incontro all’infinito
Ventisqueras
Per l’amica Giovanna -blogger ” Restlessjo”-
ecco il tuo Angelo Jo, l’ho scelto fra quelli più belli, è del Botticelli :
angelo numero 45. SEHALIAH Motore di tutte le cose
Coro degli Angeli Virtù
Da 10° a 15° dello Scorpione
Angelo Custode dei nati
dal 3 novembre al 7 novembre
grado di virtù :Promozione
un grandissimo ringraziamento all’amica blogger” Lemieemozioniimmaginarie”
che ha voluto dedicarmi il suo gradito award ” the very inspiring blogger”
questa appendice è dovuta al fatto che come ben avrete potuto constatare il mio attuale tempo ( o meglio, la sua mancanza) non mi concede di essere presente sul blog e quindi di partecipare come tanto amerei fare ai vostri pensieri nelle vostre case, fra poco partirò per il mio viaggio dell’agosto, e non so se riuscirò ancora a postare, quindi intanto vi saluto da qui, sperando di riprendere la mia attività in pieno nel mese di settembre
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE A TUTTI VOI AMICI E LETTORI
Può capitare a volte guardando dal litorale costiero livornese verso sud, nelle giornate limpidissime di vedere emergere dal mare come perle rilucenti incastonate nell’azzurro le sette isole dell’arcipelago toscano, credete è una visione che toglie il respiro:
Elba, Gorgona, Capraia, Pianosa, Giannutri, Isola del Giglio e Montecristo
in questo post vi parlerò proprio di quest’ultima, misteriosa, splendida e colma di leggende, ispiratrice ad Alessandro Dumas del celebre romanzo ” Il conte di Montecristo”
Forse Dumas vi giunse come me un mattino
cui all’orizzonte un rosa corallino si mescolava distratto
a un turchino rutilare
laggiù
dove la nebbia fumigosa di Morgana
usciva dalla tana quasi a ululare,
ti vide allora, come Venere spuntare
tra ‘l verde cristallino trasparente
nell’asprità delle scogliere chiare:
scintillare.
Vide, forse, i suoi personaggi schierati
nella danza di fioccaggini schiumose
lenti avanzare
sfiorando nidi d’alghe e seni candidi di sirene,
certo s’innamorò dei piccoli fiori malvati
stretti ai tuoi fianchi sinuosi che non si vorrebbero
come amanti voluttuosi, mai da te staccare.
L’isola di Montecristo, un paradiso di profumi, gabbiani, poseidonie fondali da fare invidia alla barriera corallina, ma paradiso per pochi privilegiati ( io lo sono stata )
quasi inaccessibile, sono ammessi solo 1.000 visitatori all’anno, di cui 600 sono studenti, vi attracca una sola barca al giorno ( senza il permesso di accesso si può solo circumnavigare ed anche a debita distanza) una lista di attesa di 4 anni e 10.000 richieste ogni volta che la lista si riapre
Ostile come solo può esserlo una roccia in mezzo al mare. Eppure richiamo languido come canto di sirena, simile a tutti i luoghi che s´inseguono e per raggiungerli ci fanno penare. l’odore dell´eucalipto e del rosmarino, lo scirocco in faccia, i graffi sulle mani aggrappate alla ferrata per non perdere un solo istante ad osservare.
Cala del Diavolo è il primo scoglio su cui appoggi gli occhi quando ti trovi Montecristo davanti, si chiama così perché sotto c´è una voragine sottomarina
era già nota ai Greci (con il nome di “Oglasa”od “Ocrasia”), ai Cartaginesi, ai Fenici, agli Etruschi e ai Romani, come testimoniano alcuni relitti, ritrovati nei pressi dell’isola di imbarcazioni mercantili; con queste gli antichi trasportavano prezioso granito destinato alla costruzione di ville e santuari, fra cui quelli in onore del padre degli dei. Per questo i latini denominarono l’isola Mons Jovis, cioè Montegiove.
Si narra che un terribile drago alato abitasse l’isola e che nel V secolo sia stato San Mamiliano ad ucciderlo sulla vetta più alta, il Monte della Fortezza (645 m. s.l.m.). Forse la creatura mitologica non è mai esistita, ma è certo che l’arcivescovo di Palermo, in fuga dal re dei Vandali, Genserico, abbia trovato salvezza sull’isola, rinominandola Montecristo
In onore dell’eremita Mamiliano tra il V e VII secolo i monaci benedettini eressero un convento, ancora oggi meta di visite insieme alla Grotta del Santo (240 m. s.l.m.) luogo di meditazione e di culto in cui sgorga una sorgente d’acqua fresca.
Si racconta che proprio nella cavità, dedicata al santo patrono dell’isola, fu nascosto il leggendario tesoro conservato dai monaci nel corso dei secoli. Alcuni storici ritengono che se ne siano impadroniti i pirati sbarcati sull’isola, gli stessi corsari che depredarono il convento dei benedettini, facendoli fuggire da Montecristo con le spoglie di San Mamiliano.
si presume che sia stato il saraceno Dragut nel 1553 a guidare i turchi nel terribile saccheggio del monastero benedettino, mettendolo a fuoco e fiamme per impadronirsi delle ricchezze conservate dai religiosi.
Si tratta dello stesso tesoro di cui racconta Dumas nel celebre romanzo “Il conte di Montecristo” (1844). Il protagonista dell’opera Edmond Dantès, infatti, riesce a vendicarsi delle ingiustizie inflittegli da alcuni nemici, grazie alle ricchezze ritrovate sull’isola. Durante la prigionia sull’isolotto d’If, egli viene a conoscenza del tesoro dall’amico e compagno di sventure abate Faria. Per non farsi riconoscere dai suoi rivali, Edmond si farà chiamare “il conte di Montecristo”, celando la propria identità sotto quella di un uomo misterioso, potente e ricchissimo.
Non si è mai saputo con certezza se Alessandro Dumas sia mai veramente approdato all’isola, certo che le sue descrizioni sono altamente fedeli
Leggenda e realtà non si confondono soltanto nel romanzo, perché la stessa Montecristo diverrà colonia penale nel 1878, ospitando i detenuti politici ed i loro familiari per circa un decennio. Presso Cala S.Maria sono presenti i resti del loro insediamento.
Nel 1889 il Marchese Carlo Ginori divenne proprietario dell’isola per farne una riserva di caccia. Durante la sua permanenza, il nobile restaurò la villa appartenuta all’inglese George Watson Taylor, costruita a Cala Maestra circa 37 anni prima (oggi unico approdo dell’isola)
Nello stesso anno re Vittorio Emanuele III, invitato da Ginori ad una battuta di caccia, rimase folgorato dalla bellezza dell’isola toscana, decidendo di trasformarla in una riserva reale in cui introdurre nuova selvaggina. Ecco perché ancora oggi si possono scorgere mufloni sardi e capre selvatiche di origine montenegrina sulle rocce di Montecristo.
queste suggestive immagini testimoniano la bellezza dei fondali dell’isola e la trasparenza delle acque
ed ecco che mentre il sole comincia a salutare l’orizzonte , anche l’isola di Montecristo con tutti i suoi misteri e le leggende, come sinuosa sirena nel rosso scompare