2)Civita di Bagnoregio- Viterbo-le bellezze e la storia del borgo-Le fiabe che vanno scomparendo -The beauty and history of the village- The fairy tales that are diseppearing

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ci addentriamo in questo post all’interno del borgo di Civita di Bagnoregio

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qui vivono stabilmente  solo 12 ( 🙂 ) abitanti ma durante la giornata si aggiungono altre 100 persone:  gestori degli esercizi commerciali che arrivano fin quassù  esclusivamente a piedi scarpinando su dal lunghissimo ponte in cemento costruito nel 1965, solo di recente si sta pensando di poter concedere agli abitanti di raggiungere Civita  anche con cicli e piccoli motorini

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questo ponte ha una leggenda che è molto simile a quella del ponte del diavolo https://ventisqueras.wordpress.com/2013/10/31/il-ponte-del-diavolo-the-devils-bridge-borgo-a-mozzano-lucca-toscana/   che nel mio blog è il post in assoluto più letto. La leggenda di quel ponte parla di un’impresa che gli abitanti di Borgo a Mozzano non riuscivano a compiere : si doveva attraversare il Serchio in un punto molto largo, sembra che le conoscenze architettoniche degli ingegneri della potente famiglia fiorentina  dei Medici che a quei tempi governavano anche Lucca non fossero sufficienti e pare che venisse interpellato il Diavolo in persona che accettò la sfida addirittura promettendo di costruirlo in una sola notte a patto che gli fosse consegnata l’anima del primo essere vivente che fosse passato sul ponte

 

i furbi abitanti del luogo fecero transitare sul ponte per primo un cane,così il diavolo beffato si arrabbiò moltissimo e schiumando di rabbia si buttò nelle acque del fiume tra fiamme e scintille. Forse il Demonio memore di quella sconfitta e avuto la stessa promessa da un contadino di Civita che pensò anche lui di gabbarlo facendo passare per primo il suo cane sul ponte…ma stavolta il Diavolo trasformò il cane in un mostro che tornò  indietro dal padrone sbranandolo.

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entriamo dunque dalla porta Santa Maria e subito ci accoglie una idilliaca visione di pietre medioevali ricoperte dal verde intenso dei rampicanti innamorati che le tengono strette in un secolare abbraccio

Civita di Bagnoregio. Contrada carceri, ciò che oggi è ancora visibile del versante sud di Civita. Civita di Bagnoregio, 13 luglio 2012...

 

un esempio della fase etrusca di Civita si trova nella zona di San Francesco vecchio, nella rupe sottostanta è stata ritrovata una piccola necropoli  di quello straordinario popolo, che fece di Civita ( di cui non  si conosce  l’antico nome )una fiorente città. favorita dalla posizione strategica per il commercio fra l’alta Italia e il centro

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del periodo etrusco rimangono molte suggestive testimonianze, una di queste è il”Bucaione” un  tunnel che trafora la parte a parte la città, partendo dal paese si può raggiungere direttamente la valle dei calanchi.In passato erano visibili anche molte tombe etrusche a camera, in seguito ingoiate dalle frane o dagli smottamenti.Già gli stessi etruschi si trovarono a dover fronteggiare i problemi delle frane ed anche un periodo di accentuata sismicità nel 280 a.C. e all’arrivo dei romani nel 264 a.C. furono riprese le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane iniziate dagli etruschi per tentare in qualche modo di consolidare la stabilità della città, ma dopo di loro queste opere furono trascurate e portarono a un rapido degrado cui seguì l’abbandono della città

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nonostante l’esiguo numero degli abitanti il borgo è magnificamente tenuto

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e ad ogni stagione e ad ogni angolo si presentano scorci di perfetta armonia e gentilezza

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insieme con immagini che ricordano i tempi della ruralità del luogo, e il borgo era colmo di voci, di canti, di chiacchericci di donne sulle soglie degli antichi muri, così carichi di gloriosa storia, sembra che il tempo si sia fermato, sospeso in attesa che la vita un giorno forse riprenda a scorrere normalmente

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al centro del paese si trova l’antica Chiesa di San Donato  con all’interno il crocifisso miracoloso di cui la leggenda dice che abbia parlato ad una pia donna che ogni giorno restava a pregare per ore chiedendo che cessasse la terribile pestilenza che stava falcidiando tutta zona.Il Cristo la rassicurò prevegendo che entro due giorni sarebbe totalmente cessata, e così fu. In memoria di questo miracolo il giorno del venerdì santo si svolge la spettacolare processione che, dopo aver deposto il Crocifisso di San Donato dentro una bara  percorre tutto il paese e il ponte in segno di gratitudine e ringraziamento per la grazia ricevuta

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oltre il ponte paziente,  attende la figura statuaria di San Bonaventura, il Santo nato e vissuto a Civita, con  un gesto della mano alzata sembra salutare o proteggere l’antico borgo

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la suggestione del tramonto affascina

borgo-di-civita-di-bagnoregiole prime stelle della sera e una incerta falce di luna ancora mietono sogni

DSC06694pochi turisti nelle silenziose vie di pietra attendono

Civita-di-Bagnoregioforse aspettano che sia ancora un’alba di nebbia a destarli nella speranza che il paese che muore  risorga e che la  sua siluoette antica e gloriosa viva per ricordare le grandi imprese dei nostri straordinari antenati

Scorre il tempo

Scorre il tempo fra le mie dita di nebbia

pieno di ferite e miele

come un ape dai fiori succhia

nei pensieri rugosi

annidati dove dorme l’ombra

e profumano le rose.

                                   Ventisqueras

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Un felice Natale dalla mia bellissima Toscana! A Merry Christmas from my beautiful Tuscany

 

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Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.

Guido Gozzano

le dolci Poesie della tradizione della nostra infanzia. Il Natale, il Presepio e i canti di Natale fanno parte della nostra storia, del nostro essere, della dolcezza dei nostri ricordi di bambini credo che sia un nostro preciso dovere e diritto tramandarli alle future generazioni

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La bella Siena in tutto il suo splendore, la Piazza del Campo dove si corre il suo famosissimo Palio delle Contrade

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per festeggiare il Natalr ospita un mercatinoSiena-at-night2resized

Siena-Natale-2009ritaglio1le sue strade, e i suoi storici palazzi sono ancota più suggestivi addobbati di lici e colori

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Lucca esiste un luogo straordinario unico al mondo, sopra un antichissimo anfiteatro Romano, in perfetta sequeza sono state costruide delle abitazioni, anche’esse molto antiche

39_eventi_luccaed anche qui si tiene un delizioso mercatino

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mercatino-natale-pisaen, no! nella mia bella Pisa il mercatino di Natale non si può tenere nel Campo de miraoli, ovvio, si fa festa in Borgo

 

Albero di Natale di fronte al palazzo comunale

davanti al Palazzo Comunale

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e dai ponti

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e poi, ovvia una bella immagine della piazza illuminata ed è sempre Natale!

non poteva mancare la versione di Adeste Fideles nella versione di un grande cittadino pisano, Andrea Bocelli, in contrasto con la straordinaria vocalità di Enya la sua potenza di velluto, Frank Sinatra quando lo sentì cantare per la prima volta disse di lui ” Se Dio avesse una voce sarebbe questa!”

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Set_Film_N_Piombino_LI_www_bellezzedellatoscana_it_024 da Livorno ad augurarvi buon Natale un tre alberi di luce, l’Amerigo Vespucci, orgoglio della città e di tutta la marineria italiana

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    Pistoia e le sue mille lanterne                                                albero_di_nataleed ancora dalla provincia di Pistoia  la sua rinomata stazione sciistica di L’Abetone : un albero di luci fra la neve

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427835 Natale_2012_Prato-2ed ancora da Prato un’altra straordinaria coreografia, con antiche statue che fanno da sentinelle d’onore ad un elegantissimo e stilizzato albero di Natale

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Natale al mare

Come uno schiaffo l’odore del mare

notte di stelle da un lontano Natale

Dove si è perso Gesù Bambino?

quello accanto al pane soffice vicino al camino…

 

 

L’odore del mare come uno schiaffo

stelle inquiete che andavano e venivano

in un girotondo senza fame né tempo

nella luna, nuotava una stella mattutina

la luna

quella infinita lievitava col pane vicino al camino

gialla, gialla, fatta di miele tutta da spalmare,

il cielo incoronato di rami d’abete era per il vento

duro come un muro,

la fiamma: un fuoco piccolo a ondeggiare

piccolo Presepe dal profumo di pane

di un lontano, troppo lontano Natale al mare.

Ventisqueras

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e per finire in bellezza una fra le città in assoluto più belle al mondo, per c

la quale ogni aggettivo superlativo  stato adoperato, cantata e amata dai più grandi artisti e Poeti Firenze

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Casa Babbo Natale (foto Christian Maran)ed ora saliamo sulla slitta di babbo Natale che ci condurrà incontro al nuovo anno sperando che per tutti sia

Logo_International_Peace_Day_Worldun 2016 di Amore e di Pace

Ventisqueras

2 ) Bruges-Brugge- Matrimonio e tradizioni fiamminghe in un dipinto di Jan Van Eyck-Marriage and Flemish traditions in a painting by Jan Van Eyck.

Canali-BrugesNon si può iniziare un post su Bruges senza un’immagine dei suoi canali, anche se  saranno altri gli argomenti di cui parlerò : un quadro di Jan Van Eyck  ( Maastricth Belgio 1395 circa- Bruges 1441 ) che fa parte  stretta della storia della città e delle tradizioni fiamminghe ma poi si amplia per sconfinare in quella che può essere quasi definita un Europa unita medioevale. La storia non è una stella fissa ma una cometa con mille aghi di ghiaccio che prima di spegnersi percorre un tragitto lunghissimo che sfiora mondi diversi…una scusa la mia per divagare su uno degli argomenti da me preferiti: la pittura? non so, ma non sono capace se non di scrivere quello che mi fa piacere sorry! 🙂 🙂

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Nel  primo post su Bruges ho già parlato dell’inizio e dei motivi del declino della città, nel XV secolo la crisi non fu subito evidente e in quel periodo la scuola di pittura fiamminga fu all’apice del suo fiorire grazie ad artisti eccelsi come Jan Van Eyck e Hans Memling, i cui dipinti dai colori luminosissimi e con ricerca accurata dei particolari sembrano condurci direttamente  dai quadri dentro la storia. Il ritratto dei coniugi Arnolfini  che è uno dei più ammirati e preziosi della National Gallery di Londra  venne dipinto a Bruges, dove i ricchissimi coniugi commercianti in tessuti,  originari di Lucca vivevano come agenti della famiglia Dei Medici di Firenze

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e mentre il corso dell’arte correva impetuoso lo Zwin il canale naturale che collegava Bruges al mare continuava inesorabile ad insabbiarsi, a nulla valsero i tentativi di aprirne altri artificialmente.Questo “piccolo” grande capolavoro di olio su tavola di rovere datato 1434 è riuscito ad influenzare grandi pittori da Velasquez a David Hockney.

Dietro la coppia un grande letto rosso che sembrerebbe strano doversi trovare in una sala da ricevimento, certo non sarebbe stato utilizzato per dormire, ma per mostrare agli ospiti che il padrone di casa aveva la possibilità di esibirne uno così importante…un status symbol, come si direbbe oggi.

Screen-Shot-2013-10-09-at-9_48_52-PMil ritratto è diventato esso  stesso un simbolo del matrimonio, ma il significato della scena e dei protagonisti sono  ancora incerti, pur essendo uno dei quadri più studiati dell’intero patrimonio artistico mondiale

                      All’amica incinta

Due boccoli dorati
-come ali divaricati-
scivolano dalla crocchia
sopra al seno in gioco di luce

la pelle si sorprese
ad impregnare tutto il livore
del labbruzzo imbronciato.

Fu
leggero smarrimento
d’irradiazione, d’assorbimento
ad assopirti il grembo
srotolando
un gomitolo fatato
dal concepimento adagiato
sul boschetto vellutato.

                  Ventisqueras

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un curioso quanto affascinante accostamento è stato fatto da un giornalista acuto ( e appassionato d’arte) con la celebre coppia del cinema Brad Pitt e Angelina Jolie, da notare con stupore il colore della veste delle due dame, perfettamente simile!

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i sandali rossi sul pavimento erano un elemento alla moda per una donna benestante, il cuoio tinto rappresentava un grande lusso, mentre gli zoccoli di legno da uomo era tipico olandese di chi conduceva una intensa vita di lavoro

coniugi-arnolfini-particolareLo specchio, elemento molto importante nella pittura fiamminga era anch’esso  simbolo di ricchezza, ma forse anche la chiave per l’interpretazione del dipinto, un vero riflesso della storia, forse  testimoni  di nozze si mostrano altri due personaggi,  amici della coppia elegantissimi nelle vesti  sontuose.

Si diceva che Van Eyck fosse un alchimista, non c’è meraviglia, in questo dipinto la magia traspare e non solo in senso simbolico

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sopra lo specchio una scritta in latino pontifica “Johannes de eyck fuit hic 1434″ Jan Van Eick è stato qui, un modo piuttosto originale per firmare un quadro no, ?

The_Arnolfini_Portrait,solo una candela accesa nel candelabro e dovrebbe simboleggiare la fiamma dell’amore, nelle Fiandre una usanza vuole che nella prima notte di nozze resti solo una candela accesa nella stanza-

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la coroncina di perle ambrate a fianco dello specchio rappresenta un rosario chiamato ” paternoster” dono che spesso il marito faceva alla sua sposa, tipico prodotto di Bruges, Van Eyck forse faceva già una specie di pubblicità occulta ad una industria locale che le esportava tramite Arnolfini ( niente di nuovo sotto la luce del sole! )

La spazzola appesa al letto rappresenta la tenacia e l’umiltà della sposa

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le arance erano una vera rarità all’epoca, vera prelibatezza, importata dal sole del nostro sud, molto apprezzate non solo come frutto, ma se ne aggiungeva la scorza per profumare i cibi, rallegrando con il loro tocco colorato  i rigidi e grigi inverni fiamminghi. Prendo lo spunto da questa immagine per sospendere un attimo l’analisi del quadro e dare uno sguardo fuori dalla finestra

minnewater-lakeera forse questo l’incantevole scenario che si apriva davanti ai loro occhi?

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e chissà se anche il loro cagnolino si affacciava come questo forse puntando le oche giù nello Zwein?

Bruges-Canali-21he, sì, le ha viste acquattate a prendersi il sole dall’altra parte del canale…e avrebbe magari, voluto dargli una bella strapazzata!giovanni-arnolfini-and-his-wife-giovanna-cenami-the-arnolfini-marriage-detail-1434-1Grifone di Bruxelles, eccolo qua il loro piccolo amico, discendente di una stirpe di terrier delle Fiandre allevati per la cattura dei topi…che ce ne dovevano essere in quei canali. he?!!Il piccolo cane simboleggia la fedeltà comune in molti paesi europei ( la bella Ilaria del Carretto ne ha uno ai piedi nel magnifico sarcofago del Duomo di Lucca )

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il mistero della coppia di sposi: si suppone che essi fossero Giovanni Arnolfini ( originario di Lucca )  vissuto a Bruges nel XV secolo con altri membri della famiglia, che si sarebbe unito in matrimonio a Giovanna Cenami, proveniente da un’altra ricchissima famiglia lucchese nel 1426, si ipotizza che il ritratto sia stato fatto in occasione del matrimonio che avrebbe avuto come testimone proprio il pittore e le due figure riflesse nello specchio, la seconda ipotesi è molto più triste, che fosse stato concepito come memoriale per la donna morta nel dare alla luce il proprio figlio.( anche  questo particolare mi ricorda tanto la mia adorata Ilaria )

Arnolfini_-closeup solo i Re, i nobili, persone di alto lignaggio o comunque ricchissime potevano commissionare un quadro del genere a un artista così rinomato. Van Eyck e Arnolfini erano cortigiani del Duca di Borgogna Filippo il Buono,   si presume che per avere questo ritratto ci fosse voluto un permesso speciale del Re che  riteneva  l’artista di sua esclusiva proprietà.

Questa coppia ha ottenuto attraverso un ritratto quello che i faraoni volevano con la mummificazione: un passaporto per l’eternità

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ci si può anche domandare come mai un’opera così famosa non sia sfruttata commercialmente dalla città di Lucca, ( numerose volte qui menzionata ) tanto più che l’Arnolfini lasciò un legato nel suo testamento ( letto a Lucca nel i474 )

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 dove chiedeva che gli esecutori curassero la fondazione di un beneficio per una messa quotidiana nella chiesa di San Romano in Lucca. ( Se qualche lucchese mi legge….potrebbe prendere spunto )

Volevo anche ponderare su quanto la ricerca dei particolari di un celebre quadro abbia integrato la conoscenza di usi e costumi medioevali della città di Bruges

Jan_van_Eyck_076Madonna-And-Child-Reading-Jan-Van-Eyckchiudo con due altri grandi capolavori di Van Eyck dedicati ad una tenerissima  e assolutamente regale Vergine Maria col bambino

Canto XXXIII – Dante Alighieri

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

scusate se oso mettere il mio pseudonimo dopo  uno dei più acclamati e conosciuti cantici di Padre Dante, ma devo pur prendermi responsabilità di  sottoscrivere quanto scribacchiato …:-)

Ventisqueras

La “mia” Ilaria – A Ilaria del Carretto -Duomo di Lucca-Toscana

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Tutta di giglio Ilaria dal trono tuo di marmo
da una corona di capelli e fiori ti lasci aureolare
di soavità la tua bellezza sulla morte regna
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 in quell’arpa armoniosa di gelo sussurrato
il tuo sorriso vedo riaffiorare
nel bianco inabissarsi di ogni mondo
l’umana fragilità ti ha racchiuso come un notturno fiore
nella tua condizione di donna nata per sempre donare
tu sposa infante mille segreti hai di spine crocifissi
su quelle mani perfette strette sopra il cuore
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ilariadelcarrettoviso
Tutta di giglio Ilaria un baleno di libera luce
cucito con un ago di cristallo chiude per sempre in pallore
le tue labbra in prossimità di notturne stelle
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Te ne stai lontana, oltre ogni stupore,
una lacrima stillata chissà da quale fiore
rimane indecisa sul tuo bel volto a tremulare
in uguale amore e sconforto di respiri spenti
nel limite irraggiungibile non soffocato dal tuo grido
ma in quello della Nera Regina che nei suoi palazzi
 ti recò per mano eternamente candida in bianchi cieli.
                                     Ventisqueras
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 Jacopo  di Pietro d’Agnolo di Guarnieri detto Jacopo della Quercia
  (Siena , 1374 circa – Siena , 1438)
scolpì nel 1406 quello che è universalmente riconosciuto come il più bel monumento funebre al mondo
posto all’interno delDuomo di San Martino in Lucca
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Paolo Guinigi, signore della Lucca quattrocentesca, alla morte della seconda moglie,Ilaria Del Carretto «fè magnificamente quello che a ogni grandonna o signore si convenisse, così di messe, orazione, vigilie, vestimenti, drappi…», come racconta Giovanni Sercambi nelle sue” Croniche” dell’epoca. La verità è che Ilaria, resa immortale dal monumento funebre e capolavoro  di Jacopo Della Quercia che accoglie i visitatori nel Duomo di Lucca, in quella magnifica tomba non è mai stata sepolta.
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Che fine avessero fatto le spoglie mortali, era rimasto un mistero, risolto ora dalla Soprintendenza archeologica della Toscana. Quello che si ritiene il corpo della giovane, nata nel 1379 dal conte di Zuccarello (Savona) e morta di parto a 26 anni nel 1405, è stato ritrovato nella chiesa di Santa Lucia del complesso di San Francesco, a Lucca.
 nel 2010, quando Giulio Ciampoltrini, l’archeologo dell’università di Pisa, responsabile degli scavi di San Francesco,dopo lunghissime ricerche fatte con le tecniche più avanzate riesce a localizzarla  in una delle  due arche funerarie, dove furono    inumati e ritrovati 48 discendenti della potente famiglia Guinigi.
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 ancora oggi commuove  quel piccolo cane ai piedi di Ilaria simbolo di fedeltà coniugale, che la guarda come a chiederle perché non possa più accarezzarlo. Resta l’emozione:dopo 600 anni quella tomba ha trovato il corpo per cui fu scolpita .
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Lucca è stata una ricca, potente, raffinata ed elegante città ne sono rimaste intatte le mura ( unica fra le grandi città europee )  ancora oggi interamente percorribili e godibili, dai grandi viali ombrosi, esse, separano  la città antica e la cosiddetta- Lucca di fora-, quella moderna, sorta appunto fuori dalle possenti mura
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altra unicità: la  torre alberata appartenuta proprio alla famiglia Guinigi, alla cui sommita quattro lecci centenari danno un ornamento spettacolare e festoso
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le foto che si susseguono raffigurano gli straordinari scenari interni ed esterni del Duomo di San Martino, dove si conserva il monumento funebre di Ilaria
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Il mio primo incontro con Ilaria avvenne che ero molto piccola, i miei genitori appassionati di musica lirica e di teatro, portavano anche  me ai mattineè del teatro del Giglio, poco distante dal Duomo, e spesso, arrivando in anticipo passeggiavamo per la città visitando i bellissimi monumenti, mi hanno raccontato che quando arrivammo al sarcofago di Ilaria rimasi incantata, poi volevo in ogni modo che ” la bella signora” si alzasse…Da allora sono sempre rimasta molto legata a questo luogo ed ancora non saprei spiegare perché, però da sempre la considero -la mia Ilaria-
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 Ora donne la bianca fiordaligi
chiusa ne’ panni, stesa in sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma oggi non Ilaria del Carretto
signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio…
Gabriele D’Annunzio
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un amico scrittore, leggendo su Splinder questa mia storia, ci costruì sopra un racconto, aveva immaginato che io fossi la reincarnazione della figlia di Ilaria nata mentre lei moriva di parto, ed era forse per questo misterioso filo
che ci univa  che mi sentivo a lei così legata…
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un pomeriggio mentre mi trovavo assorta nel Duomo deserto e silenzioso, un raggio di luce colorata discese da una grande vetrata e lentamente muovendosi i colori presero sembianza umane,  si formò una piccolo corteo preceduto da due paggetti che reggevano due cuscini dorati  si cui erano posate ghirlande intrecciate di fiori e frutta, seguivano dame e cavalieri in sontuosi velluti quattrocenteschi…certo  un omaggio sceso dal cielo per la bella Ilaria…credo l’immaginai, forse sognai, non saprei dire, ma il ricordo vibrante bellissimo è rimasto, come un misterioso dono che era stato fatto contemporaneamente  a Ilaria ed anche a me.
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Lucca è la città dei mille misteri, sempre in San Martino all’interno di questa sontuosa cappella dorata si conserva gelosamente l’immagine delVolto Santo , patrono della città, portatore di una leggenda straordinaria  che forse vi farò conoscere un altra volta, perché certamente tornerò ancora a parlare dell’amata Lucca
VOLTO SANTO
ma ora  vorrei finire la storia della Mia Ilaria, essa venne in sposa al conte Paolo Guinigi  da Zuccarello  , un paesino ligure, dove nacque nel 1379, figlia del Marchese di Savona e Signore di Finale, Carlo del Carretto, appartenente ad un antico (x secolo), ricco e rispettato casato
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questo è il castello dei Del Carretto che sovrasta l’antico borgo
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i concittadini per onorare di ricordo della loro  immortale  figlia, le hanno dedicato una statua e un romantico sentiero che porta fino al giardino del castello chiamato appunto “Il sentiero di Ilaria ” dove forse le era consueto passeggiare prima di andare sposa
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Zuccarello-particolare
Castelvecchio-Segnavento

Così al tuo dolce tempo, o cara, e Sirio

perde colore, e ogno ora s’allontana,

e il gabbiano s’infuria sulle spiagge

derelitte. Gli amanti vanno lieti

nell’aria di settembre, i loro gesti

accompagnano ombre di parole

che conosci.

Salvatore Quasimodo

Il-sentiero-di-Ilaria-e così con i fiori che ornano il suo sentiero, fiore tra i fiori finisce il mio omaggio a Ilaria.

Viareggio, Lucca: le follie ed i segreti del suo mitico Carnevale.The humor and the secrets of his legendary Carnival

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Chi come me, vive in Toscana, non può dire che sia Carnevale senza essere passata dal Corso Mascherato di Viareggiolo specchio d'argento

Lo specchio d’argento

Vanno i morti fra i vivi

hanno lo specchio della verità sull’unica faccia

l’eterna corrente

che muove le crespe del volto in rigidezze d’argento.

Sfinge astratta lamento di Sibille e Profeti.

Alti alberi di lacrime e sentieri incolti

dove corre, scorre si straccia

lo specchio dell’eterna verità sull’unica faccia.

                          perché l’uomo sente il bisogno di mascherarsi?

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                      Nata nel 1873 è la più grande manifestazione folcroristica europea e una delle più importanti al mondo 

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La prima sfilata di carrozze addobbate a festa si svolse nella storica via Regia, nel cuore della città vecchia. Fu la prima edizione del grande spettacolo che oggi è il Carnevale di Viareggio.L’idea di una sfilata per festeggiare il carnevale nacque fra i giovani della Viareggio-bene di allora che frequentavano il caffè del Casinò. Era il 24 febbraio 1873, giorno di martedì grasso.

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a monte di questa imponente manifestazione ci sono anni ed anni di sperimentazioni, ed evoluzione di questo genere di arte costruita con la carta riciclata e poi nominata cartapesta

il lavoro di  maestri della cartapesta, progettisti, artisti, tecnici ed operai specializzati comincia subito dopo l’uscita dell’ultimo Corso Mascherato  nella cittadella del carnevale  dove si susseguono una serie imponenti di hangar,  si studiano movimenti e le fantasiose idee che porteranno i nuovi carri a sfilare l’anno dopo, in questo video si assiste appunto partendo dal bozzetto, alla parziale realizzazione di un carro della prima categoria, quella dalle dimensioni imponenti

>>>/ TURISMO: SI PUNTA A CARNEVALE, TRA VENEZIA E L'EUROPA

ed ecco il carro” Revolution “dedicato al mito John Lennon e ai suoi ideali di pace,  lo stesso che abbiamo visto nel video in costruzione realizzato ed ora in sfilata durante il Corso Mascherato

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Su questo carro troneggia il Re Carnevale, la maschera viareggina di Burlamacco

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Nel 1930 Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, ideò Burlamacco: la maschera simbolo di Viareggio, che, nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli protesi sul mare, apparve in compagnia di Ondina, bagnante simbolo della stagione estiva. Prendendo spunto dalle maschere della Commedia dell’Arte e disegnandolo in chiave futurista

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                  L’imponenza

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                 la grandiosità

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da questo particolare del carro visto sopra per intero si evincono appunto le gigantesche proporzioni, notando la massa delle maschere sul carro stesso e la folla sul corso in basso

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                la fantasia

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il divertimento

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               la feroce satira politica

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che quest’anno ha lasciato molto spazio al giovanissimo neo eletto premier Matteo Renzi ( non si sono dimenticati neppure la sciarpa viola di grande tifoso della Fiorentina calcio,  che è anche la mia squadra del cuore)  da apolitica quale io sono gli auguro buona fortuna per il bene del mio amatissimo Paese, che ha risorse umane, inventiva, idee, per tornare al posto che gli spetta in Europa e nel mondo 

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                           le “caricature”

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che non risparmiano nessuno, qui vediamo un angelico Papa Benemerito Benedetto RatzingerViareggio-Carnival-in-Viareggio-Italy-  i carri sfilano per concorrere all’ambito premio che decreterà il vincitore dell’anno

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per parte mia non avrei mai dubbi, premierei sempre tutti ex-aequocarnevale-di-viareggio-fg-08

ditemi voi, come si fa a scegliere tra simili meraviglie?

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poi, spettacolo nello spettacolo ci sono i mille movimenti che fanno aprire, chiudere, roteare gli occhi, muovere mani, e ogni altra diavoleria che i maghi  del movimento con ingegnosissimi meccanismi riescono a realizzare

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queta immagine rende l’idea dell’imponenza della manifestazione che si svolge sul bellissimo lungomare di Viareggio

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con questa immagine giocosa vi saluto, sperando di avervi contagiato con l’allegria e la spensieratezza di questo ineuguagliabile carnevale

Carissimo Pinocchio-( Collodi-Lucca-Toscana )

c’era una volta un Re…cominciano quasi sempre così le fiabe…ma stavolta no:

c’era una volta un pezzo di legno.

Conoscere Pinocchio e la sua terra, la Toscana di cui offre e conserva tutta la spigliata arguzia   vuol dire visitare Collodi e risvegliarsi nel paese dei  balocchi.

Benvenuti dove c’erano una volta:

un bambino che diventò uno  scrittore, un castello che diventò una villa, una boscaglia che diventò un  giardino, un pezzo di legno che diventò un bambino e un libro che aprendosi  diventò un  parco giochi per grandi e piccini..

IMG_3326Collodi  è un piccolissimo paese dove le minuscole case scendono rotolando come una cascatella giù da una verdissima collina

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Villa Garzoni, detta anche la villa delle cento finestre, sorge sulle rovine dell’antico Castello medievale e sembra sorreggere l’intero borgo.

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a questo paese, che è già di per sé una fiaba, si ispirò

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il  Collodi che qui ha abitato da bambino. ( Carlo Lorenzini Firenze, 24 novembre 1826Firenze, 26 ottobre 1890 )   Scrittore un po’ sfaticato, fece  penare il suo editore  per pubblicare a puntate sul suo  giornale appunto Le avventure di Pinocchio

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nacque così la fantastica storia che aveva come protagonisti  Geppetto, il burattino Pinocchio e i mille indimenticabili personaggi in rappresentanza delle categorie più svariate proprie dell’umanità, per questo oltre che essere una fiaba è un libro in cui ognuno di noi si può riconoscere, e, soprattutto apprenderne la giusta morale

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L’antico Borgo la cui esistenza è stata attestata a partire dalla fine del XII secolo, ha una origine simile a quella di molti altri borghi medievali, per motivi prevalentemente militari la popolazione fu costretta a salire sulla collina per meglio difendersi da eventuali attacchi di nemici

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La storia di Collodi  segnata dalle vicende svoltesi intorno alla famiglia fiorentina  Garzoni, appartenente alla fazione  dei Ghibellini
per questo  ebbe sempre come nemica la Guelfa Firenze.
Nel momento in cui (1339) Firenze ebbe consolidato il suo potere su tutta la Valdinievole, la famiglia Garzoni fu costretta ad emigrare nelle terre di Lucca .

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Per tutto il secolo XIV Collodi ebbe una vita intensa, partecipò dalla parte dei Ghibellini, alle battaglie di Montecatini (1315), di Altopascio (1325), al fallito tentativo di riprendere Pescia, e alle disastrose vicende della guerra fra Pisa e Firenze

La canzone di Pinocchio

chi non conosce ” Le avventure di Pinocchio”? è uno dei libri più tradotti al mondo, e da cui sono tratti bellissimi film

questo di Comencini fatto per la RAI  è quello che  amo di più, diciamo che è Poesia dal primo all’ultimo fotogrammaCollodi-11-07-11-164

Ora Collodi è divenuto ancora di più un paese di fiaba, al suo ingresso una grande statua del burattino ci introduce nel giardino di Pinocchio. Inaugurato nel 1956, non è un consueto  parco di divertimenti: è la preziosa creazione collettiva di artisti ed  architetti dalla grande personalità. Il suo percorso nasce dalle  suggestioni e dagli episodi delle avventure, l’ andamento è tortuoso, la folta  vegetazione fa sì che ogni tappa giunga sorprendente e inaspettata, le piante  stesse contribuiscono a creare l’atmosfera e le situazioni del racconto.

3120861 ecco  i carabinieri che lo arrestano per aver rubato  pane e formaggio ad un pescatore, ma lui, poverino che dal desiderio di Geppetto di avere una compagnia nella sua grande solitudine nato da un pezzo di legno scolpito grossolanamente dal vecchio falegname, che cosa poteva saperne delle leggi umane? improvvisamente è padrone di un corpo con tutte le sue esigenze primarie, e ne è teneramente rappresentata l’ingenua purezza dell’infanzia ancora incorrotta dal mondo degli adulti e che si esprime in tutta libertà.3120894

ed ecco spuntare il gatto e la volpe i malandrini sempre pronti  a beffarsi dell’ingenuità altrui

img-1un orribile serpente con la pelle verde, gli occhi di fuoco e la  coda appuntita… immaginare la paura del povero burattinoParco-di-Pinocchio-Collodi-3-i-4-conigletti-con-la-bara il funerale di Pinocchio creduto morto ma salvato dalla fatina dai capelli turchini

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PT22b ora si entra  nella grande  bocca della Balena. Il grande pesce, recante le decorazioni  di Augusto Piccoli è un terrificante simbolo dell’ignoto e  insieme il luogo dell’inaspettato bene: all’interno della pancia, immobile  e rassegnato, appare Geppetto. Ma arriva Pinocchio a salvarlo e finalmente padre  e figlio si ritrovano nell’amoremangia2-620x432

e qui i ricordi di bambina si deformano, si affastellano e compare mangiafuoco così spaventoso…

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il viaggio con Lucignolo nel paese dei balocchi….

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ma infine c’è sempre “Lei” la Fatina dai capelli turchini che in ogni situazione riesce con la sua dolcezza e amore a riportare sempre la gioia

la mia fatina era la nonna, che mi raccontava sempre  fiabe, la mia preferita era proprio Le avventure di Pinocchio, brontolava un po’ dicendo che era la più lunga ma finiva sempre con l’accontentarmi… tanto sapeva che da lì a poco mi sarei addormentata

a lei che dedico questo post, a  quei bellissimi ricordi che porto sempre con me come uno dei doni più grandi che la vita mi ha riserbato

La canzone di Geppetto

Tre stelle

Tre stelle e un campanile
in mezzo ai pini
tre stelle  e il mio cuore s’è abbandonato

Tre lacrime  di corallo e tre frecce
il duro arco  del ricordo ha scagliato

Tre stelle,
due più’ grandi
e una piccina…

Nel buio   la finestra spalancata
l’acuto profumo dei gelsomini in alto sale

così forte che sembra  quasi far rumore.

Tre stelle,
due più’ grandi
e una piccina…

Dal pantano  gracida una rana
da lontano  lo scrosciare d’una fontana
la voce  della nonna che mi chiama
mi sembra di
poter tornar bambina
il sonno lentamente sta scendendo
la porta lieve  dei sogni s’è spalancata
ma io vorrei restare così per sempre a guardare
tre stelle
e un campanile in mezzo ai pini
per mai poter  dimenticare.

la mia idea parlando di Pinocchio  era di giocare con il burattino irriverente e pazzerello  invece ne è uscita una storia di ricordi della mia infanzia felicissima che a volte temo si stia prolungando molto oltre il dovuto…he he

Il ponte del diavolo – the devil’s bridge-Borgo a Mozzano-Lucca -Toscana

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se si arriva di notte da Lucca sulla statale per L’Abetone e d’improvviso ti si para davanti questa immagine irreale, pur non conoscendone il nome senti che c’è magia se non addirittura maleficio nell’aria

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Il ponte della Maddalena scavalca il fiume Serchio nei pressi di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca . E’ un’eccezionale opera di ingegneria medioevale, probabilmente voluta dalla Contessa Matilde di Canossa. Fu fatto restaurare nel secolo XII da Castruccio Castracane

maddalena-di-Andrea-della-robbiaIl ponte deve il nome ad una edicola, che custodiva al suo interno la figura della Maddalena, scolpita  da Andrea Della Robbia, costruita intorno al 1500  oggi non più esistente, la statua è stata trasferita nella parrocchiale-

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Il sinistro nome di Ponte del Diavolo è dovuto a una leggenda di cui esistono varie versioni. La più nota è quella che ci rimanda alla sua costruzione: si narra che il compito di edificare il ponte sia stato affidato a S. Giuliano l’Ospitaliere. L’opera si rivelò fin dall’inizio di difficile realizzazione. Il capomastro incaricato, resosi conto che non avrebbe completato il lavoro per la scadenza prevista, era sprofondato nella disperazione:

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ma una sera, mentre sedeva da solo sulla sponda del Serchio, pensando al disonore che gli sarebbe derivato per non aver terminato il ponte in tempo utile, gli apparve il diavolo, che gli propose di stipulare un patto. Il maligno avrebbe terminato il ponte in una sola notte, ma ad una condizione: avrebbe preso l’anima di colui che avesse attraversato il ponte per primo.

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Il patto fu siglato: in una sola notte il diavolo con la sua forca sollevò la grande campata del ponte. Il costruttore, pieno di rimorso, andò a confessarsi da un religioso, che gli disse di rispettare il patto, ma di aver l’accortezza di far  attraversare per primo il ponte a un… maiale.

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Il giorno successivo il capomastro impedì l’accesso alle persone e fece attraversare per primo il ponte alla bestia. La leggenda vuole che il diavolo, inferocito per la beffa, si sia gettato giù dal ponte nelle acque del Serchio schiumando di rabbia e fra fiamme e scintille sprofondasse nel fiume e non si facesse  vedere più nella zona

                                                               Il posseduto

Avvolto in una cappa di spine
 contorto nell’ombra
 ti gira
impalpabile d’aria, il demonio  d’intorno
 occhi obliqui, stretti, nere fessure
esprimono il tuo dilaniante dolore
 aneli uccidendo, uccidere te stesso
 il MALE che ti sta divorando
Non vivo. Non morto
hai nel cuore  di putrida carogna solo il fetore.
Esisti…Oh! Esisti !! Riflesso  nell’orrore
di chi non ama mai
nascosto al Signore abiti luride vesti
in orride piaghe ti dibatti
secernendo armamenti della distruzione.

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Agli inizi del ‘900,  per far passare la linea ferroviaria Lucca -Aulla, fu aperto un nuovo arco nel ponte che ne modificò notevolmente la fisionomia. La struttura ardita, ad arcate asimmetriche, con l’arco centrale che sfida la forza di gravità, ha resistito nei secoli a innumerevoli piene disastrose del fiume Serchio e, ancora oggi,  è percorribile a piedi grazie alla sua forma a “schiena d’asino”. Fino a pochi anni fa sui binari ancora viaggiava questo delizioso, romanticissimo treno a vapore.

un giro di danza intorno a questo splendore….andiamo, olé

il fiume Serchio nei secoli è stato una grande arma di distruzione, c’è’ addirittura un detto popolare che, riferito a chi fa spendere molto, sentenzia: ” costi più te che il Serchio ai lucchesi”, questo video  mette in evidenza la forza terrificante del fiume in piena, sono solo di pochi giorni fa queste riprese, il 21/10/2013, ed è quasi impensabile che quello specchio limpido e cristallino possa tramutarsi in una furia scatenata pronta a travolgere tutto, il ponte del diavolo, però ha  sopportato imperterrito anche questa tremenda scarica energetica

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….e ora cosa c’entra la festa di  halloween con il ponte del Diavolo? mah, io a dire il vero non saprei, è così distante dalla nostra mentalità e tradizione…però ormai ha preso piede anche da noi, da sedici anni qui a Borgo a Mozzano si festeggia, è stata la prima cittadina italiana a organizzarle l’orror-party in grande stile, penso proprio perché viene accostato alla leggenda del Diavolo, e si sa…simili con simili…he he

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e allora giù di brutto tipacci e ombre misteriose per le stradine medioevali! e chi può dire che celato dietro una maschera non si aggiri il maligno in persona tentando di riavere quell’anima promessa e  mai avuta ?

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Il termine Halloween deriva dall’inglese All Hallows’ Day  (il giorno di tutti i santi) La tradizione vuole che il giorno non cominci allo scoccare della mezzanotte, bensì qualche ora prima: dal tramonto del 31 ottobre, all’alba del 1° novembre il mondo dei vivi diventa possesso del mondo dei morti.

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Le origini di Halloween affondano nella tradizione dei Celti che si stanziarono in Irlanda dopo la loro migrazione dalle regioni del Nord della Francia e dalle zone intorno alla foce del Reno. Nella notte fra il 31 di ottobre e il 1° novembre gli antichi Celti d’Irlanda, dopo aver spento tutti i fuochi, festeggiavano Samhain o Samhuin, il sopraggiungere dell’inverno, con una processione.

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I membri di ciascuna famiglia o clan si recavano sulla collina di Tlachtga dove l’alto sacerdote dei Druidi aveva allestito un grande fuoco e lì accendevano le proprie torce. Queste ultime, alimentate dal fuoco sacro e simbolo del focolare domestico, venivano poi riportate nei villaggi dove sarebbero rimaste accese per tutto l’anno.

strani-individuiIn questa notte incantata il confine tra il mondo terreno e ultraterreno era molto sottile, gli spiriti vagavano sulla terra e si divertivano insieme agli uomini. Poiché si credeva che i morti tornassero a trovare i loro cari, per accoglierli si usava lasciare le porte aperte e cibo pronto, affinché potessero saziarsi ( ed ecco svelata anche l’origine del fatidico : -dolcetto o scherzetto?- ). Queste tradizioni vennero a loro volta esportate negli USa dagli emigranti irlandesi, e da qui proiettate in tutto il mondo occidentale

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anche in Italia ormai la festa è molto diffusa un secondo carnevale di importazione anglosassone dove Colombina e Pulcinella lasciano il passo a streghe, diavoli e personaggi raccapriccianti nati dai set cinematografici dei film horror. Una nuova moda che alimenta il mercato delle zucche di plastica, delle maschere orride, dei ragni e dei pipistrelli di gomma, e che spesso si sovrappone alle nostre tradizioni legate alla festa dei morti., che penso  presto surclassate da   feste e clamori pagani, la ricorrenza di Ognissanti, legata alle tradizioni cristiane andrà man mano secondo me, integrandosi in questa  scomparendo.

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