Si staglia
appoggiandosi
all’angolo della malinconia
un rutilare dorato di nebbia
accarezzando
occhi socchiusi in vortici ovattosi
In piedi
abita la notte
nelle preziose calli
dai ponti sospesi graziati dal tempo
s’abbruma,
contaminandosi in note
a struggersi di pensieri,
errano nidi d’amore nella notturna serenata-
Ventisqueras
è da qualche anno che manco l’appuntamento con il carnevale di Venezia, e pur avendolo programmato ho dovuto rinunciare anche ora…ma non mi sono persa d’animo, ricercando foto e parole nel mio archivio e sul web vi sono volata sull’ali della fantasia ricercando emozioni mai sopite
La festa di Carnevale risale al periodo greco-romano ed è legata alle cerimonie pagane in onore del dio Saturno, per propiziare un raccolto copioso. Più tardi è entrata a far parte del calendario liturgico cristiano ponendosi tra l’Epifania e la Quaresima.il carnevale si festeggia quasi in ogni parte del mondo e pur essendocene di maestosi e grandiosi ( come ad esempio quello di Rio de Janeiro o di Viareggio) nessuno supera la magia di quello veneziano
quale altro luogo al mondo può esssere paragonato a questo?
suggestione, romanticismo e quel fascino dell’irreale che riesce a farti tornare indietro nel tempo e sentirti parte tattile ed intima di epoche perdute
puoi immaginare e sentire vera qualsiasi cosa, ti si appiccica alla pelle e ti culla di sogni
ti perdi nella sua bellezza e nel suo mistero
Il termine “carnevale” deriva da “carnevalare” (carnem levare) cioè: “togliere la carne dalla dieta” poiché dopo l’Epifania ci si asteneva dal mangiare la carne. Nel medioevo il martedì e giovedì prima delle ceneri venivano detti “grassi” e si festeggiava con ricchi banchetti e ogni tipo di sfrenato divertimento
Venezia Dama
Avverto luci distratte uncinarmi gli occhi
minuetto delle nebbie
sopra il piatto vetroso dell’onde
a circuirmi in rallentata movenza sguincia
sorge dal funebre scafo scuro Venezia- Dama
candore scisso di giglio attraversato
il baratro del tempo in calli di rimpianto
sciorina il suo velo a curiose stelle,
langue dove il suo silenzio sbatte.
Scarabocchi di vita pulsante abitano le finestre,
asciutte dai putridi venti della laguna.
Venezia piange
il suo disciogliersi è lento fra gli urli e i canti
che farò, ora io
fra questi campi e campielli?
Mi ucciderò.
D’amore. Di colori.
D’istanti.
Ventisqueras
Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell’anno solare.
Nel mondo antico, romano, la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell’impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi . Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.
In Babilonia poco dopo l’equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo.
Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c’era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa – simbolo della parte superiore dello Zodiaco – verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto con una libertà sfrenata e un capovolgimento dell’ordine sociale e morale.
gli occhi traboccano di tanta bellezza, ogni scorcio un dipinto d’autore
e quando s’approssima la notte con caldi tramonti aranciati il mistero danza sulle nubi
Chi come me, vive in Toscana, non può dire che sia Carnevale senza essere passata dal Corso Mascherato di Viareggio
Lo specchio d’argento
Vanno i morti fra i vivi
hanno lo specchio della verità sull’unica faccia
l’eterna corrente
che muove le crespe del volto in rigidezze d’argento.
Sfinge astratta lamento di Sibille e Profeti.
Alti alberi di lacrime e sentieri incolti
dove corre, scorre si straccia
lo specchio dell’eterna verità sull’unica faccia.
perché l’uomo sente il bisogno di mascherarsi?
Nata nel 1873 è la più grande manifestazione folcroristica europea e una delle più importanti al mondo
La prima sfilata di carrozze addobbate a festa si svolse nella storica via Regia, nel cuore della città vecchia. Fu la prima edizione del grande spettacolo che oggi è il Carnevale di Viareggio.L’idea di una sfilata per festeggiare il carnevale nacque fra i giovani della Viareggio-bene di allora che frequentavano il caffè del Casinò. Era il 24 febbraio 1873, giorno di martedì grasso.
a monte di questa imponente manifestazione ci sono anni ed anni di sperimentazioni, ed evoluzione di questo genere di arte costruita con la carta riciclata e poi nominata cartapesta
il lavoro di maestri della cartapesta, progettisti, artisti, tecnici ed operai specializzati comincia subito dopo l’uscita dell’ultimo Corso Mascherato nella cittadella del carnevale dove si susseguono una serie imponenti di hangar, si studiano movimenti e le fantasiose idee che porteranno i nuovi carri a sfilare l’anno dopo, in questo video si assiste appunto partendo dal bozzetto, alla parziale realizzazione di un carro della prima categoria, quella dalle dimensioni imponenti
ed ecco il carro” Revolution “dedicato al mito John Lennon e ai suoi ideali di pace, lo stesso che abbiamo visto nel video in costruzione realizzato ed ora in sfilata durante il Corso Mascherato
Su questo carro troneggia il Re Carnevale, la maschera viareggina di Burlamacco
Nel 1930 Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, ideò Burlamacco: la maschera simbolo di Viareggio, che, nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli protesi sul mare, apparve in compagnia di Ondina, bagnante simbolo della stagione estiva. Prendendo spunto dalle maschere della Commedia dell’Arte e disegnandolo in chiave futurista
L’imponenza
la grandiosità
da questo particolare del carro visto sopra per intero si evincono appunto le gigantesche proporzioni, notando la massa delle maschere sul carro stesso e la folla sul corso in basso
la fantasia
il divertimento
…………
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la feroce satira politica
che quest’anno ha lasciato molto spazio al giovanissimo neo eletto premier Matteo Renzi ( non si sono dimenticati neppure la sciarpa viola di grande tifoso della Fiorentina calcio, che è anche la mia squadra del cuore) da apolitica quale io sono gli auguro buona fortuna per il bene del mio amatissimo Paese, che ha risorse umane, inventiva, idee, per tornare al posto che gli spetta in Europa e nel mondo
le “caricature”
che non risparmiano nessuno, qui vediamo un angelico Papa Benemerito Benedetto Ratzingeri carri sfilano per concorrere all’ambito premio che decreterà il vincitore dell’anno
per parte mia non avrei mai dubbi, premierei sempre tutti ex-aequo
ditemi voi, come si fa a scegliere tra simili meraviglie?
poi, spettacolo nello spettacolo ci sono i mille movimenti che fanno aprire, chiudere, roteare gli occhi, muovere mani, e ogni altra diavoleria che i maghi del movimento con ingegnosissimi meccanismi riescono a realizzare
queta immagine rende l’idea dell’imponenza della manifestazione che si svolge sul bellissimo lungomare di Viareggio
con questa immagine giocosa vi saluto, sperando di avervi contagiato con l’allegria e la spensieratezza di questo ineuguagliabile carnevale
amici carissimi ben ritrovati! In ritardo, ma con affetto e gioia vi faccio i miei più grandi auguri per il nuovo anno, se avessi la bacchetta fatata vorrei che per ognuno di voi si avverasse un desiderio, ma ancora non me ne hanno dato licenza ( !!!) e per quest’anno vi dovete accontentare , sorry 🙂
qualcosa di veramente magico, però, l’ho tenuto in serbo per voi, le immagini del mio capodanno a Venezia
Un carico di balconi bianchi opulenti deposti su petali di rosa sorride dai palazzi serrati fitti di prolungamenti astratti, dal mare pressati arretrano di secoli avanzati d’acque fluttuanti allo scoperto.
Onde a onde. Onde. Onde. Sconfitte, sul Canal Grande.
Gelida si fa la culla preziosa perché nessuno sfiori la sposa.
Tratta dal mio testo dedicato a Venezia ” Sposa al mare” perché Venezia Dama è la bellissima sposa del mare da cui anticamente proviene e forse fra le cui braccia un giorno ritornerà
.Immobile il tempo fra le calli
Guarda come intenso specchio concavo
l’acqua percorre molle tra le calli,
gli occhi
spalanca in armonie e solfeggi aperti.
in bisluccica traccia d’argenti fioccosi -molto contorti- s’accastella fissa d’emozione dipinta pallida a sommergermi a sconvolgermi come fossi trascinata via dal tempo che non è mai passato
dal ponte di Rialto mi osserva
sembra addormentato.
Ventisqueras
di solito non amo la ressa e la troppa confusione, ma l’unicità di un capodanno a Venezia è valso anche di sopportare tutto questo
pura e assoluta follia e magia
l’ignoto, il mistero, l’imprevedibile: sempre in agguato, un anticipo del carnevale!
sembrava di non toccare la terra con i piedi, lievitando nel sogno
obbligo indossare qualcosa di bianco, magari anche solo la mascherina…. e allo scoccare della mezzanotte nella piazza forse più bella ( certo la più romantica) al mondo si rinnova la tradizione del bacio collettivo