Livorno – Calafuria – La cala dei pirati-Litorale di sogno fra Antignano e Quercianella-Dream coast and pirate cove

Da Livorno-Antignano fino al Romito e Castel Sonnino la litoranea è un vero sogno: panorami di ardite scogliere e macchia mediterranea si susseguono, improvviso il castello Del Boccale sembra sorgere la una fantasia di fiabaqui le correnti sono impetuose e spesso le grandi mareggiate ruggiscono rabbiose contro  gli scogli e l’armoniosa sagoma del castello appare e scompare fra gli spruzzi

la storia di questo imponente maniero ci giunge  dal buio dei secoli, sopra  i resti medioevali di una torre d’avvistamento della gloriosa Repubblica Marinara di Pisa, i Medici Signori  di Firenze ne ricostruirono le vestigia per proseguire le imponenti fortificazioni a protezione della città livornese a quei tempi sotto il loro dominio

Livorno non esisteva era solo una palude quando Pisa vi costruì  il suo secondo porto includendo le torri di avvistamento erette a contrastare la ferocia delle incursioni dei pirati Saraceni che infestavano  il “mare nostrum” assaltano,  razziando, uccidendo, facendo prigioniere giovani donne per i loro arem e giovani per farne schiavi e proseliti dell’Islam. Questo tratto di mare oltre che Calafuria si chiama  appunto anche ” Cala dei pirati”

i secoli passarono e un architetto livornese fu incaricato di fare   il progetto per inglobare quella torre in un castello, eravamo nel XIX sec. E’ privato e non visitabile

le scogliere sono un vero paradiso per i sub!

procedendo a Sud s’incontra la Torre d’avvistamento di Calafuria

nei pressi della quale si svolse il tragico epilogo dell’indimenticabile  film di Dino Risi ” Il sorpasso”  dopo Punta del Miglio e Calignaia tra le rocce in lontananza la sagoma di Castel Sonnino troneggia, inconfondibile

.La Cala del Leone è formata da falesie, molto comuni nel litorale livornese. Vi sono, verso nord, forti presenze dell’arenaria Macigno, in cui è ben evidente la serie di eventi torbiditici e, sul lato sud, separato dal Macigno da un contatto tettonico, un affioramento dell’unità ligure, formata da gabbro e, al di sopra, da una copertura sedimentaria di argilliti e argille  

l”insenatura  situata fra Calignaia e il promontorio Torre del Romito, dove sorge l’imponente castello  Il paesaggio e la natura suggestiva fanno sì che molti visitatori vi si avventurino, soprattutto in estate nonostante le difficoltà del parcheggio e dell’angusta strada per ragiungerla.

Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.

Eugenio Montale

Il cancello si affaccia sull’Aurelia, tra il curvone della cala del Leone e Quercianella. Dietro una strada sterrata, lunga qualche centinaio di metri.  Quelle quattro mura i livornesi le conoscono bene: sono un pezzo di storia, di panorama. Una certezza: alzi gli occhi e sai che sono lì, a vegliare il mare dall’alto, tra la rigogliosa macchia mediterranea spunta qualche fiore di cistus a illeggiadrire

Il Castel Sonnino – nato intorno a una torre medicea e diventato dimora, nell’Ottocento, del barone ministro Sidney Sonnino – 

Negli ultimi tempi i proprietari hanno aperto gratuitamente le porte alla Pro Loco di Quercianella, che sta organizzando una serie di visite guidate: gli incassi, coperte le spese, serviranno ad aiutare un centro per malati terminali e una scuola dell’infanzia.

e i lenti tramonti dorati

scavalcano i dirupi

lieta una preghiera fra i marosi

di grazie

s’innalza nella sera

Ventisqueras

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Bussana Vecchia-Sanremo -( Imperia ) -Il borgo degli Artisti-le fiabe che vanno scomparendo

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Arroccato a 200 metri sopra una dolce collina con vista sul bel mare ligure, costruito con la classica struttura “a pigna” dei centri medioevali, sorge sui ruderi di un antico maniero del 1050 il paese fantasma di Bussana Vecchia  frazione del ben più celebrato Sanremo ( già proprio quello del famoso Festival della canzone) che dista solo pochi km.

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se la si guarda da lontano ha il solito aspetto di” formaggio groviera” dei paesi frantumati dai terremoti

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questo del 23 febbraio 1887  fu particolarmente violento e semidistrusse l’intero abitato fino a quel momento chiamato semplicemente Bussana anche se – fondato in epoca romana- era ptima  conosciuto come Armendina o Armendana

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Le immagini sopra sono della chiesa di Sant’Egidio, mai ristrutturata. Al momento del terremoto  ( circa alle ore 6 del mattino ) era gremita di fedeli per la cerimonia del”giorno delle ceneri ”

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il parroco si accorse di quanto stava accadendo e fece evacuare in tutta fretta i fedeli, grazie al suo pronto intervento quella che poteva essere una carneficina causata dal crollo del tetto della chiesa, si contarono “solo” 3   vittime, in totale nel paese furono 55 i morti su 850 abitanti800px-bussana_vecchia_-_centre

le costruzioni  furono però quasi tute distrutte, i sopravvissuti si ostinarono a vivere nei dintorni per qualche anno, finché fu decisa la nuova fondazione di Bussana vicino alla costa.Bussana Vecchia fu totalmente abbandonata per decenni

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ma da qualunque parte del  nuovo insediamento si poteva scorgere, svettante sopra i ruderi del vecchio castello il campanile di Sant’Egidio che per i bussanesi era rimasto come simbolo e faro dei tempi passati

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circa 10.000 anni di storia ( tanti si presume ne avesse il borgo dal ritrovamenti preistorici scoperti in varie caverne sul mare ) cancellati in 20 terribili secondi!

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Passato al Regno di Sardegna (1815) in seguito alle disposizioni del Concilio di Vienna, Bussana acquisì coscienza del rischio sismico durante tutta la prima metà dell’Ottocento durante la quale furono costruiti archi di rinforzo tra i carrugi del borgo. Nel 1861 Bussana entrò a far parte del Regno d’Italia.

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con gli  archetti tesi fra i muri attraverso vicoli in pietra scanditi dalla loro presenza, si sale verso le inaccessibili rovine della Chiesa di S. Egidio di cui è rimasto integro il campanile che rende il profilo di Bussana Vecchia riconoscibile fino dal mare

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nel VII secolo  si hanno le prime evidenze di una presenza stabile; in seguito ad invasioni Longobarde la popolazione decide di muoversi nella sottostante Valle Armea, dove resta fino al X sec. quando le frequenti invasioni saracene ( questi sono come il Diavolo e il prezzemolo si trovano ovunque 🙂 ) la spingono a ritornare in posti più elevati e facilmente difendibili.

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Inizia quindi l’edificazione spontanea delle prime strutture difensive sulla collina sovrastante, con costruzioni e strutture medioevali

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                                                   Il borgo degli Artisti

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sul finire degli anni ’50 un manipolo di artisti -italiani e stranieri- innamorati e attratti dalla particolarità dl luogo, guidati da Mario Giani ( in arteClizia ) il pittoreVanni Giuffré ed il poetaGiovanni Fronte decisero di insediarsi nella località, ristrutturando edifici per fondare una comunità d’artisti

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redassero una Costituzione che regolò la vita del paese. Si fece divieto di aprire atelier per la vendita di opere d’arte e si regolò la permanenza ed il restauro di Bussana, luogo comunque riservato solo ad artisti.

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Un paese a pigna

arroccato fra le macerie

sogna una rosa che è eterna

e si sposa col vento del tempo

nel cerchio della luna nera

confine di carne e speranza

cercava altra cosa

la rosa del sogno

la rosa

Ventisqueras

 

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Ben presto il progetto originario trovò avversari tra alcuni artisti di Bussana la quale si andava popolando e trasformando in senso privatistico.Il Comune di Sanremo ordinò lo sgombero del paese che determinò una forte reazione della piccola comunità la quale si barricò dentro Bussana resistendo.

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al momento i residenti e proprietari delle Botteghe d’Arte sono in tutto 66. Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, con botteghe artigiane ed alcuni punti di ristoro, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico “villaggio di artisti” in un’ambientazione da borgo medioevale.

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il mio primo contatto con Bussana fu quando ero ragazzina con un gruppo di amici della spiaggia ( ero in vacanza a Sanremo) e esploravamo i diversi paesi dell’entroterra

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pensavo ad una gita come molte altre ma mi ritrovai per la prima volta difronte all’impatto col terremoto, ne rimasi sconvolta, anche perché ci fu fatto vedere un ossario che ancora conteneva i resti di alcune vittime

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in quel periodo si poteva liberamente visitare tutto il paese,

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mentre ora alcuni luoghi sono giustamente preclusi.

Oggi la lotta per Bussana Vecchia ha assunto più placate forme legali approdando anche al Parlamento Europeo. I suoi residenti comunque non manifestano nessuna intenzione di cedere, innamorati come sono di questo fantastico angolo di mondo.

Bussana Vecchia offre la

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ci sono molti gatti in giro, ho scelto questo perché assomiglia moltissimo alla mia gatta delle foreste siberiane Signora Amelie detta Mame

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Tra il 1162 e il 1177 Bussana fu sotto il dominio dei Conti di Ventimiglia i quali intrapresero la costruzione del Castello nella parte sommitale del borgo.

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Il secolo successivo Bussana, come quasi tutta la Riviera di Ponente, fu acquistata dalla Repubblica di Genova (1259).

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Il paese prosperò in epoca basso medievale e agli inizi del XV secolo fu consacrata la Chiesa di Sant’Egidio (1404)

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Nel XV e XVI secolo un nuovo sviluppo edilizio allargò i vecchi confini del borgo che seguiva le sorti politiche e la storia di Genova.
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ci sono anche leggende che parlano di fantasmi che scorrazzano nelle notti senza luna per le vie del borgo

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gli è stato eretto anche un angolino privilegiato, forse per ingraziarseli, visto che si dice facciano dispetti agli artisti prelevando le loro opere che fanno ritrovare sopra muri pericolanti o in posti  impervi ( fantasmi burloni ha ha )

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chiudo con questa bella  immagine serena dopo tanti racconti di tragedie è il modo migliore per tornare alla realtà

un sorriso Ventisqueras

 

2 ) Di vento e di fuoco- Panarea- Eolie-Messina- L’isola dei” vip”-Of wind and fire-Panarea-the Isle of “vip”-

 

non sempre è lo Stromboli con le sue bocche infuocate a tingere di rosso il mare e il cielo di Panarea,

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ma questi tramonti che lasciano stupore e bellezza negli occhi

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in tempi  lontanissimi era conosciuta anche con il nome di Euomumos ” di buon nome, onorato” ma aggiungendoci “ex euomumos cheiros”  cioè alla mano sinistra.  per un eufemismo il significato positivo va a farsi benedire in qualcosa ancora di  “malevolo” ( ne avevo già parlato nel primo post ) ma in barba a tutti i cattivi auspici noi osserviamola alla luce dei nostri giorni

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lato nord-est dell’isola, sulla spiaggia della Calcara è tuttora possibile scorgere fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce (dai suggestivi colori tipicamente giallastri ) ultime tracce di attività vulcanica con temperature fino ai 100 °C. In alcuni punti fra i ciottoli in riva al mare, per effetto di queste sorgenti di calore, l’acqua ribolle fino ad essere ustionante.

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Il condotto principale dell’originario complesso vulcanico è situato all’incirca nel tratto di mare compreso

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tra lo scoglio detto La Nave e lo scoglio Cacatu.

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Sempre dal mare, sulla costa occidentale (Cala Bianca )

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sono invece visibili i resti di un camino vulcanico secondario dalla forma di grosso imbuto. davvero impressionante

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L’altezza di quello che resta del cono vulcanico è di 421 m. e presenta resti di crateri laterali formatisi nel tempo.

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Collassata in mare nella parte occidentale e settentrionale, con il risultato di pendii scoscesi inabitabili.

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La parte restante dell’isola, quella orientale e meridionale, ha parti pianeggianti. viste dall’alto le case cubiche sembrano tanti dadolini lanciati  sui pendii in un gioco senza fine alla bellezza

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ci abbassiamo per scoprire le abitazioni caratteristiche ristrutturate e progettate dai migliori architetti, elegantissime e lussuose che hanno fatto definire Panarea ” l’isola dei vip”

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in estate è presa d’assalto dai turisti ed è tra le isole più frequentate  ( per questo a me piace in primavera ed autunno 🙂 )

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il rigorosamente bianco dei muri fa un grande contrasto con il viola-rosa delle boungavillee che qui crescono rigogliose

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la vista che si gode da queste ampie terrazze è sublime

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con l’azzurro del mare che sembra voglia entrare fino in casa

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di viola morde la bungavillea sui muri

d’azzurro il mare la sogna

il bianco della calce dona purezza

e langue fra le braccia della ninfa

Ventisqueras

vista sul porto di panarea

queste visioni trasportano in un mondo mitologico, dove si aspetta di veder spuntare qualche sirena tra le onde o sua maestà Nettuno in persona mentre Eolo che abita da queste parti spira col più dolce dei suoi zeffiri, poverino la leggenda lo incolpa che in un giorno d’ira abbia soffiato così forte da distaccare addirittura la Sicilia dal continente…ma voi ci credete? io no 🙂 !

                                             qualcosa di blupana_125_jpg_pagespeed_ce_fsz84Zo-rw

 

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come in molte isole greche al bianco assoluto della calce viene abbinato un luminosissimo tocco di blu,

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che può avere diverse risoluzioni tutte piacevolissime

 

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infondo anche se meno “vip”questo”apino” blu è un mezzo di trasporto molto in auge sull’isola, al porto fa servizio per i bagagli dei turisti

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mentre un gatto sornione si mimetizza col muro per rimanere indisturbato a crogiolarsi al sole

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e s’inerpica agilmente sulle strette stradicciole dell’isola 🙂

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gli abitanti stabili sono circa 200 dopo l’emorragia di emigranti che hanno cercato fortuna nelle Americhe ed in Australia verso la fine dell’800, il più alto numero di abitanti circa 1000 si era avuto nel periodo in cui finite le incursioni dei vari conquistatori,  etruschi e romani cui seguirono normanni ed  a metà del 1500 gli arabi incominciarono a insidiare le isole (ne resta traccia nella toponomastica isolana nella baia e relativa contrada di Drautto, dal nome del pirata Dragut. Per le scorrerie della pirateria arabo-turca l’isola rimase pressoché disabitata, gli abitanti infatti non superavano il centinaio. Verso la fine del XVII sec.i contadini di Lipari ripresero a coltivarla (senza portarvici però donne e bambini, per via del pericolo delle scorrerie piratesche).

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i pochi rimasti sono molto devoti, in particolare di San Pietro, patrono dell’isola e cui è dedicata questa chiesa,

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in suo onore il 29 di giugno si tengono suggestivi e grandi festeggiamenti: il Santo viene portato in processione a spalla fino alla marina,

San_Pietro_in_trionfo_per_le_vie_di_Panarea_per_la_festa_del_29_giugno dove viene issato sopra una barca e prosegue via  mare seguita da un codazzo di barche, questo per intercedere ( lui stesso pescatore non solo di anime ) la protezione per i molti pescatori dell’isola

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vi ho raccontato molte cose de quest’isola benedetta ed ora dobbiamo lasciarla…ma non con unaluce così bella! non in pieno giorno

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lasciamo che con i suoi colori violetti e rosati avanzi la sera

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mentre dietro l’isolotto di Dattilo si nasconde il sole

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le lampade si accendano sulle terrazze dei vip a mare

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e il sole si appresti definivamente ad abbracciare la Notte sua trepida amante

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un’ultima festa di lumini da lontano…

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e poi il sogno dove si rincorreranno nelle praterie sottomarine gli anemoni di mare e le attinie fra i coralli, questo  si che è un dolcissimo saluto per da divina Panarea

Ventisqueras

 

 

 

Punta Ala (Siena) Maremma dorata

Arrivando con l’Aurelia da Pisa prima di entrare in Castiglione della Pescaia, un cartello sulla destra indica Punta Ala, attraversando una magnifica pineta si arriva al promontorio tra mille profumi e fruscii Abbagliata da uno straordinario tramonto tra me e il sole si sovrappone l’isolotto dello Sparviero con la cinquecentesca torre degli Appiani,( ormai un rudere in disuso) la suggestione e il fascino sono irripetibili, quella che in una notissima canzone folk veniva definita Maremma Amara, ora è unaMaremma dorata

qui magnificamente interpretata dalla straordinaria Amalia Rodriguez

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Mai

La festa era rossa sul mare d’oro

ho visto un angelo distratto

fare la giravolta, prendere il volo

guardavo e pensavo

non potrò mai

toccare con un dito il cielo.

Ventisqueras

 

questa località fu “scoperta” dal grande aviatore del regime fascista Italo Balbo, che vi acquistò diversi immobili e poi ne fece la sua residenza, cambiandone anche il nome da Punta  Troia all’attuale Punta Ala, termine ricavato dal gergo aeronautico.

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La maremma non è un territorio esclusivo  della Toscana del sud -e alto Lazio, come erroneamente si crede ma si estende dalla Liguria,  il territorio Toscano è suddiviso in diverse sezioni, Punta Ala  fa parte della Maremma Senese  a confine tra l’antico Principato di Piombino a nord e  il Granducato di Toscana a sud

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nel ‘500 la costa era spesso sottoposta alle incursioni dei pirati saraceni,  vi furono costruite molte torri di avvistamento o castelli fortificati, questo che si trova sul promontorio è un castello Mediceo

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la torre dell’Hidalgo

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in questa veduta aerea si evidenzia l’attrezzatissimo porto turistico di Punta Ala, tana della mitica Luna Rossa

Launch of the new Luna Rossa AC72 wingsailed catamaran on Friday, Oct. 26, 2012, in Auckland, New Zealand.  The Luna Rossa catamaran, skippered by Max Sirena, is the Italian Challenger to the 34th America's Cup that will be held in San Francisco in 2013. The team with Miuccia Prada and Patrizio Bertelli, Team Principal Luna Rossa Challenge 2013. (Photo: LUNA ROSSA / Carlo Borlenghi)


The Luna Rossa catamaran, skippered by Max Sirena, is the Italian Challenger to the 34th America’s Cup that will be held in San Francisco in 2013.
The team with Miuccia Prada and Patrizio Bertelli, Team Principal Luna Rossa Challenge 2013.
(Photo: LUNA ROSSA / Carlo Borlenghi)

eccola in una immagine ufficiale con l’intero team, mostruosa nella sua bellezza super tecnologia

San Francisco, 21/08/13 34th America’s Cup Luna Rossa Challenge 2013 Louis Vuitton Cup Final - Race 5 Photo: © Luna Rossa/Carlo Borlenghi

San Francisco, 21/08/13
34th America’s Cup
Luna Rossa Challenge 2013 Louis Vuitton Cup Final – Race 5
Photo: © Luna Rossa/Carlo Borlenghi

non so voi ma io ho passato tante notti in bianco per seguire le sue strabilianti imprese

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facendomi una cultura sulle strambate, l’andare col vento di bolina, il boma, le orzate di babordo,  o di tribordo, la randa, il fiocco e tanti alcuni per me sconosciuti termini della marineria velica.

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la maremma dorata è  frequentata dai più bei nomi del jet-set internazionale

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qui c’è uno dei più grandiosi campi da golf europei se non mondiali

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secondo a nessuno per bellezza ed eleganza complice la lussureggiante bellezza  della vegetazione ( in maggioranza pini marittimi ed olivi ) e la grandiosità del paesaggio


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lussuosi resort ben armonizzati con la natura

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 splendide ville firmate

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da architetti di fama internazionale spuntano qua e là, semi celate nella vegetazione

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l’infinita striscia di sabbia candida dell’arenile è un susseguirsi di stabilimenti balneari molto accuratamente strutturati ed attrezzati

a sera c’è una vasta scelta per cene eleganti  cullati da una brezza profumata dai pini

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con la magnificenza del mare e  del suo panorama che non cessa di pulsare negli occhi. Non è uno spot pubblicitario, credete, solo la sacrosanta verità.Ma non è esclusiva dei soli ricconi, ci sono ottimi campeggi  nelle pinete in viva al mare dove chiunque può godere di questa esuberante natura.

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un tempo non tanto lontano al posto di tutto questo c’ra la maremma amara di cui parla la canzone, fatta di miseria, fame,durissimo lavoro, malaria, soprusi, prevaricazioni per la maggioranza dei suoi abitanti. Per molti anni a seguito di questa precaria situazione sociale ci sono stati anche i briganti a fare della maremma amara una maremma maledetta o” ‘mpestata maiala ladra” come si apostrofa  da queste part tutt’oggi, e resta una delle imprecazioni predilette soprattutto da livornesi e pisani(se volete fare due risate in proposito  guardate questo video che ho ricevuto su WA per gli auguri della Pasqua )

Il brigante Tribulzi detto anche Domenichino è passato alla leggenda perché a suo modo era un brigante onesto una specie di Robin Hood dei butteri,  quello che rubava lo divideva oltre che con la sua banda e le loro famiglie anche con i poveri, e i briganti che commettevano oltraggi al loro chiamiamolo” codice d’onore”, venivano da lui uccisi senza pietà.

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 Per oltre venticinque anni tenne in scacco i carabinieri che lo braccavano da ogni parte, infine venne ucciso durante un’imboscata. Non c’era nessuna sua fotografia, e quindi per intimorire i briganti che ancora restavano in circolazione, fu legato ad un albero dopo l’uccisione, gli occhi aperti con  stecchini, per scattare questa immagine. Tempi lontani e crudeli di una maremma amara che vive ormai solo nella leggenda

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                                                                ora esiste solo una maremma dorata
                Ventisqueras

2) Eran trecento eran giovani e forti… Ponza, sulle tracce del nostro Risorgimento

PONZA_100Come ogni giorno qui il sole sorge sempre dal mare, Ponza, al centro di questo incantevole arcipelago s’infuoca , nella sua tipica forma a mezzaluna ha a nord est l’isolotto di Gavi, posto sulla testa come un cappello

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nel post precedente ho accennato alle origini antichissime della colonizzazione dell’isola di Ponza e del suo arcipelago, nel medioevo fu un fiorente centro religioso e commerciale, nell’isola di Palmarola morì addirittura un papa: Silverio  che è tuttora patrono del comune di Ponza,

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Grazie all’opera dei monaci benedettini fu eretta l’abbazia di Santa Maria, ma ben presto queste opere vennero vanificate durante le feroci razzie dei pirati saraceni.

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Nel 1542 re Carlo V di Spagna concesse l’isola a Pier Luigi Farnese dei Duchi di Parma( che ne erediteranno il titolo ), perché fosse difesa dagli attacchi dei pirati che fino ad allora non erano mai cessati, dopo che nel 1534  Kahir-ad-Din ( detto anche il pirata Barbarossa)ebbe messo a ferro e fuoco l’isola,

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nel 1552 una nuova incursione del pirata Dragut portò morte e distruzione a Ponza. Dopo un breve periodo di presidio austriaco, Carlo III di Spagna Re di Napoli cedette l’intero arcipelago delle Ponziane al figlio il quale iniziò una intensa e proficua colonizzazione importando numerose famiglie da Ischia, i cui discendenti  ne sono gli attuali abitanti.

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Tra i principali obiettivi borbonici vi fu anche la difesa dagli attacchi corsari e nel 1757 una flotta di navi napoletane cui si erano unite anche navi maltesi e pontificie sconfissero presso l’isola di Palmarola un manipolo di navi turche e da allora la zona divenne sicura

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.Nel 1813 Ponza fu raggiunta dalla spedizione di Carlo Pisacane: impadronitosi del vascello Cagliari che faceva spola fra il capoluogo sardo   e Genova,

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liberati i detenuti del carcere fra cui si contavano poche decine di patroti,  i rimanenti ( nel totale di circa 300) erano delinquenti comuni che però si unirono a lui per la  spedizione contro il regno delle Due Sicilie comportandosi da eroi, spedizione che poi fin tragicamente dopo lo sbarco di  a Sapri.

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Solo nel 1861 dopo la sconfitta del regno delle Due Sicilie da parte di Giuseppe Garibaldi  Ponza e le Pontine furono annesse al Regno d’Italia. Nel 1928 il regime fascista destinò l’sola a luogo di confino per gli oppositori politici,

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fra i quali si ricorda Sandro Pertini che poi diventerà uno fra i più amati presenti della Repubblica Italiana.

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ogni roccia qui ha la sua storia, il suo nome, la sua leggenda, questa dalle grandi fenditure è Spaccapulpo, nome tanto duro quanto dolce e armonioso è il suo aspetto, vi si evince tutta la fantasia dei vocaboli marinari napoletani che qui hanno una notevole  ascendenza, questo grande scoglio che si erge a Cala dello Schiavone e riproduce un perfetto arco naturale scavato nel tufo è  uno dei molti monumenti naturali dell’isola

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Isola di Ponza - Spaccapurpo

questa invece è quella che da molti viene considerata la più bella spiaggia al mondo,Chiaia di Luna ( come non amare questo che è anche il nome della mia Musa?)  chi per anche una sola volta ha visto le bianche falesie riflesse nell’incanto azzurro può benissimo comprenderne il perché

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famosi sono anche i faraglioni e la scogliera di Lucia Rosa,che prendono il nome da una tragedia d’amore veramente accaduta nel XIX secolo, Lucia una ragazza innamorata di un misero contadino e impedita nel suo amore si gettò da queste rocce suicidandosi, unendo per sempre il suo nome e la sua storia a questi luoghi meravigliosi

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Pena fatta di te si scioglie in lacrime d’azzurro

celando nubi tristi di pensieri che evaporando

salgono verso l’alto

In quel denso ( e denso e denso ) vortice di vento

s’alza un silenzio contorto

dolore straniero di chi ormai è solo ( e solo e solo)

aggrappato a una pena fatta di te che si scioglie

per sempre in lacrime d’azzurro

                       Ventisqueras

                                                                                Il faro  della Guardia

 

 

Il-Faro-della-Guardiaci sono luoghi su questa nostra terra dove il confine con il cielo sembra farsi più lieve e sottile, dove si ha la netta percezione di essere più vicini al significato delle cose

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uno di questi è senz’altro Il faro della Guardia con una lunghissima storia da raccontare nella quale forse le persone hanno a lungo sofferto e pregato in solitudine…immaginiamo le grandi tempeste e il fragore dei marosi nel buio della notte

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tutt’ora appartenente alla Marina Militare Italiana e quindi perfettamente funzionante. è stato inserito tra i primi 6 beni italiani ( FAI ) di grande interesse storico e culturale che devono essere salvati e salvaguardati dal degrado e dall’abbandono

in questo video  le straordinarie  scene dove  il Maestro Federico Fellini racconta nel  film Amarcord il passaggio del transatlantico Rex, atteso dai pescatori all’isola di Ponza proprio al Faro della Guardia, ed il video che è stato costruito  su queste scene è magnificamente Felliniano mi complimento con gli autori!!!
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Il faro del delizioso  porto detto anche della Dragonara, dove in estate si cullano molte barche dei vips in vacanza

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è ben risaputo come gli antichi romani avessero il grande culto delle terme e quindi non potevano mancare su questa che era anche la loro isola delle vacanze

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numerosi resti di ville romane si trovano sull’isola, un acquedotto di vasche , fra cui la grotta detta di Pilato

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HPIM0482ci sarebbero ancora un’infinità di cose da farvi vedere e da raccontare, ma preferisco lasciarvi con negli occhi queste immagini che a malapena riescono a raccontare l’incanto di Ponza, promettendovi che tornerò in seguito a farvi visitare anche le altre isole dell’arcipelago Pontino, nei prossimi post, visto che si avvicina il Santo Natale avrò altro da dire ,

ancora mi scuso per il perdurare della mia assenza, spero prima o poi di potervi uno ad uno ringraziare ed abbracciare

smackkkkkkkkkkkkkkkkk

                             Ventisqueras

 

 

Lipari-di pomice e ossidiana -Eolie. Sicilia- Le isole del fuoco-The islands on fire)

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si stagliano all’orizzonte le isole del fuoco, nella magia di un azzurro incredibile sembrano sorgere da lontanissimi orizzonti ricchi di storia e di leggende, questa volta parlerò di Lipari l’isola dell’ossidiana, Lipàra la grassa, la fruttifera, o Meligenie, nome che sembra far riferimento dal  greco alla parola miele, tutti questi appellativi la dicono lunga sull’opulenza e bellezza della stessa,

       Lipari

A ciglio del dirupo, scivoloso si calava in mare
il bianco della pomice suicida per amore
nel verdazzurro
che
a nulla si può paragonare.
Posi  a fronte la luna,
alta,
sul trono suo lucente ed immortale
 il nero d’ossidiana -ricchezza nei secoli passati
 ma desti nella mente- si tornò  ad esaltare.
Vergine Lipari
alla bocca bagnata del tuo canto
fra spruzzi di stelle e d’onde
 ti ho vista come Venere di madreperla
immota sui flutti spuntare,
 che non si muovevano più
se non da sogni.

Le Eolie da sempre al centro delle principali rotte commerciali del Mediterraneo,

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vicine allo stretto di Messina, bellissime, fertili, ricche, ma costellate di crateri attivi e da manifestazioni vulcaniche che  da sempre le hanno rese temibili, hanno attratto e respinto l’uomo, che ha avvolto quegli scogli neri in un ‘aura di mistero e di mito, in un misto di esaltazione e paura.

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Lipari fu interrottamente abitata dal 3500 a.C. ai nostri giorni e vide il succedersi delle civiltà con periodi di splendore ed altri di profonda decadenza e povertà; da tutti indicata come la capitale delle Eolie, è in pratica, l’unica vera cittadina esistente dell’intero arcipelago, appare a chi vi arriva adagiata in un ampio golfo naturale con un promontorio nel centr0

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gli abitanti erano agricoltori, pastori, commercianti che lavoravano e decoravano la ceramica,  affilavano sapientemente la selce.

222876.I vulcani delle isole vomitavano colate di pomice ed ossidiana questa era   il più prezioso dei  minerali, serviva a costruire affilatissimi utensili per ogni uso

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ed era scambio di merci con navigatori che venivano da molto lontano

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 L’ossidiana, durissima roccia vulcanica vetrosa, nera e  rilucente, non era prodotta da tutti i vulcani. pertanto molto ricercata e preziosa, nella foto ossidiana e pomice  ( nero e bianco che potrebbero essere scelti  emblematicamente come colori guida dell’isola) residui di quelli che dovevano essere stati eventi terrificanti e che poi furono per millenni alla base della floridità e ricchezza delle isole Eolie.

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…………………………………….costituito da un potente zoccolo di roccia riolitica il  famoso e antichissimo Castello,  luogo di difesa dove gli abitanti si rifugiavano durante gli innumerevoli assalti che la bella isola dovette subire nella sua millenaria storia da parte di flotte belligeranti, o da parte dei temutissimi  pirati saraceni

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Si narra che le isole Eolie nell’antichita’fossero deserte, ma che un certo Liparo, figlio del re Auson, venuto in discordia con i fratelli e disponendo di navi e soldati, sarebbe fuggito verso l’isola che da lui prese il nome, quando egli era ormai vecchio,  giunse a Lipari con altri compagni,  fra  i quali Eolo, figlio d’Ippote che avrebbe sposato la figlia di Liparo.

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Quando gli arabi iniziarono la loro penetrazione in Sicilia, anche le Eolie furono oggetto di incursioni  piratesche che raggiunsero il culmine nel 836, le isole vennero distrutte e depretate, la popolazione venne in gra parte uccisa o ridotta in schiavitu’, per oltre tre secoli non si ebbero  piu notizie storiche provenienti dalle isole dell’arcipelago, bisognera’ aspettare la conquista normanna della Sicilia  perche’vi torni una vita civile ed organizzata.
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l’antichissima chiesa di San Bartolomeo
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panorama mozzafiato con i celeberrimi faraglioni
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Diodoro Siculo  raccontò degli onidi, che, scampati a una sfortunata spedizione a Lilibeo si sarebbero fermati a Lipari, trovandovi circa 500 superstiti discendenti della stirpe di Eolo, i quali avrebbero aderito all’invito di quest’ultimi di stabilirsi nell’arcipelago per cercare di contrastare le scorribande degli etruschi; anche in questo caso gli scavi stratigrafici effettuati sulla Rocca di Lipari hanno avvalorato il racconto leggendario, provocando l’arrivo di genti elleniche in quel periodo storico.
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Col passare dei secoli il limite tra miti, leggende e storia diviene sempre più chiaro e netto, luoghi, emozioni, itinerari tramandati da storici, scrittori e visitatori diventarono sempre più precisi e riconoscibili e in tantissimi casi perfettamente ripercorribili.

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le Terme di San Calogero, dove è stato scoperto l’impianto termale più antico del mondo, costituito da un insieme di canalizzazioni con annessa caldaia, risalenti al XVII Secolo A.C., durante la Civiltà Eoliana.

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Alcune leggende narrano di soldati romani moribondi per le gravi ferite di guerra, miracolosamente guariti con le acque termali,

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oppure di assassini il cui corpo viene gettato nei crateri dei vulcani attivi delle Eolie, affinché la loro anima raggiunga direttamente gli inferi.

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Un’altra leggenda riguarda la vita di San Calogero, originario dell’Asia Minore, il quale, giunto a Lipari, per mettere in fuga i diavoli annidati nella località fa sgorgare miracolosamente quelle sorgenti benefiche, a conforto dei sofferenti.

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Forse si tratta solo di leggende, ma l’analisi chimica delle acque, effettuata anche di recente, ha classificato le stesse fra quelle ipertermali salso-solfato-bicarbonato-sodiche, sgorganti ad una temperatura di circa 60°, in grado di curare artriti, dermatiti, psoriasi, acne, erpete, crosta lattea, scabbia, sicosi, diatesi foruncolare.

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..al momento di lasciare questi luoghi carichi di bellezza estasiante, lo stacco è sempre troppo rapido…si vorrebbe poterli salutare lentamente, ma anche lentamente fa sempre troppo male…

parto domani mattina e non potevo farlo senza salutarvi, so con certezza di lasciarvi in buona compagnia durante la mia assenza di circa un mese, spero di potere in seguito riprendere regolarmente la mia presenza sul sito.

ancora un grazie dal profondo dell’anima per voi tutti che mi siete cari , a chi va e a chi resta auguro sereni giorni d’agosto

goodbye, love, love

Ventisqueras

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