Monti Pisani 24 settembre 2018 ore 22,30 inizia l’incendio
Questa immagine è il simbolo della tragedia che sta devastando la mia amatissima terra:la Torre degli Upezzinghi a Caprona, perennemente in bilico su una ex cava di pietra, da lassù il ghibellino Dante Alighieri fu l’osservatore fiorentino della battaglia di Cascina combattuta contro i guelfi pisani, riandando a quel ricordo ora la ” Torretta” come la chiamiamo noi pisani, così avvolta dalle fiamme sembra uscire da uno dei suoi gironi infernali
l’incendio sta divorando il monte Serra attaccato da diverse angolazioni, per lo scellerato disegno di un piromane
anche la storica e meravigliosa Certosa di Pisa nel comune di Calci è stata assediata dalle fiamme e solo la grande lotta dei vigili del fuoco e un fortuito cambio di direzione di vento sono riusciti a salvarla
la luna piena affacciata sopra quell’orrore guarda stupita.il disegno perverso dell’uomo contro Madre Natura
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Guido Gozzano
le dolci Poesie della tradizione della nostra infanzia. Il Natale, il Presepio e i canti di Natale fanno parte della nostra storia, del nostro essere, della dolcezza dei nostri ricordi di bambini credo che sia un nostro preciso dovere e diritto tramandarli alle future generazioni
La bella Siena in tutto il suo splendore, la Piazza del Campo dove si corre il suo famosissimo Palio delle Contrade
per festeggiare il Natalr ospita un mercatino
le sue strade, e i suoi storici palazzi sono ancota più suggestivi addobbati di lici e colori
a Lucca esiste un luogo straordinario unico al mondo, sopra un antichissimo anfiteatro Romano, in perfetta sequeza sono state costruide delle abitazioni, anche’esse molto antiche
ed anche qui si tiene un delizioso mercatino
en, no! nella mia bella Pisa il mercatino di Natale non si può tenere nel Campo de miraoli, ovvio, si fa festa in Borgo
davanti al Palazzo Comunale
sui lungarn
e dai ponti
e poi, ovvia una bella immagine della piazza illuminata ed è sempre Natale!
non poteva mancare la versione di Adeste Fideles nella versione di un grande cittadino pisano, Andrea Bocelli, in contrasto con la straordinaria vocalità di Enya la sua potenza di velluto, Frank Sinatra quando lo sentì cantare per la prima volta disse di lui ” Se Dio avesse una voce sarebbe questa!”
da Livorno ad augurarvi buon Natale un tre alberi di luce, l’Amerigo Vespucci, orgoglio della città e di tutta la marineria italiana
Pistoia e le sue mille lanterneed ancora dalla provincia di Pistoia la sua rinomata stazione sciistica di L’Abetone : un albero di luci fra la neve
ed ancora da Prato un’altra straordinaria coreografia, con antiche statue che fanno da sentinelle d’onore ad un elegantissimo e stilizzato albero di Natale
Natale al mare
Come uno schiaffo l’odore del mare
notte di stelle da un lontano Natale
Dove si è perso Gesù Bambino?
quello accanto al pane soffice vicino al camino…
L’odore del mare come uno schiaffo
stelle inquiete che andavano e venivano
in un girotondo senza fame né tempo
nella luna, nuotava una stella mattutina
la luna
quella infinita lievitava col pane vicino al camino
gialla, gialla, fatta di miele tutta da spalmare,
il cielo incoronato di rami d’abete era per il vento
duro come un muro,
la fiamma: un fuoco piccolo a ondeggiare
piccolo Presepe dal profumo di pane
di un lontano, troppo lontano Natale al mare.
Ventisqueras
e per finire in bellezza una fra le città in assoluto più belle al mondo, per c
la quale ogni aggettivo superlativo stato adoperato, cantata e amata dai più grandi artisti e Poeti Firenze
ed ora saliamo sulla slitta di babbo Natale che ci condurrà incontro al nuovo anno sperando che per tutti sia
nostalgia? molta.Forse perché negli ultimi mesi ho scritto molto sulla mia città o forse perché questi ultimi tempi frenetici è come se me l’avessero tenuta a distanza.
è la prima volta che invio un post dalla mia “lontananza” soprattutto emblematicamente con immagini tempestose: fulmini su Piazza de’ miraoli e l’ultima grande piena dell’Arno che per alcuni giorni ci ha tenuto tutti con fiato sospeso.Sono immagini spettacolari e insieme paurose ma noi pisani sappiamo convivere con la furia del fiume che come la vita è insieme odio e amore.
ma presto si torna a gioire della quotidianeità come magnificamente racconta questa immagine di M.Ardilio
i vecchi gloriosi palazzi dei lungarni che sembrano far schiera compatta a fronteggiare i mille nemici con cui Pisa con orgoglio mai domo ha combattuto
ed ora si beano del placido scorrere fra le luci ovattate del tramonto e una grande luna gialla molto curiosa
e le guglie di Santa Maria della Spina innalzano in controluce tabernacoli tabernacoli di preghiere nella sera
Sguardo sulla città in un giorno di vento impetuoso
Dove e a che ritornare.
S’impigliano i pensieri sui pinnacoli gotici
tentacolari di Santa Maria della Spina esaltata
nei suoi marmi venati d’universale.
Dove e a che ritornare.
Voli di colombe sulle spallette dei lungarni
dilaganti in semicerchi chiari
sostano sulle antiche pietre mentre
i palazzi austeri intorno i caldi colori
nell’oro vanno a sconfusare
il vento di terra sospinge all’interno il mare
increspature spumeggianti di minime
onde schiantano pensieri a Bocca d’Arno
Pisa a ingoiare
….dove e a chi ritornare.
Ancora sulla mia spalla la tua mano
si posa chiama alla barca che avanza
vuota
non so più se è amore quello che
eterno mi dai quello che non ti posso
dare
dammelo
forse mi può bastare
buttalo
forse lo potrò scordare.
Ventisqueras
si frantumano i particolari e si amplia l’orizzonte, la piana rigogliosa si estende fino al litorare passando il vento a frusciare sul parco marittimo della pineta di san Rossore
ma come per un gioco di magia o un volo di angeli nella sera si ritorna là dove sembra tutto nascere
ed entrano con noi nel Duomo
poi di nuovo all’esterno , come per rincorrersi e giocare…giorno, notte a loro sembra tutto permesso un solo istante e variano i colori
ma lo stupore e la meraviglia non smettono mai di sorriderti nell’animo
e la magia della mia città torna più forte a vibrare.
Ringrazio i fotografi di Pisatoday per alcune delle foto qui postate
e a chi se non a un grande pisano dare voce e musica alle mie parole
Pisa vista dall’alto, da una grotta del monte Serra
un abbraccio e un saluto a tutti gli amici e i lettori, mi sto “ricaricando” ci vedremo a settembre Y love you so much
Perché iniziare con la luna? la luna è mistero e magia…e quale mistero è più grande di quello della morte? e quale magia arcana meditare su di essa?
Io la immagino figura lieve e diafana con indosso solo un ieratico sorriso
Sulla punta di piccoli piedi candidi
Sulla punta di piccoli piedi candidi
muove un passo nuovo e antico di danza
nei cerchi immoti e rutilanti dell’infinito
tutti la seguiamo senza esitare
non ci è concesso di rifiutare
Ventisqueras
Il Campo Santo di Pisa: l’unico Camposanto che sia al mondo…tutti gli altri sono cimiteri
Curzio Malaparte
Questo termine Campo Santo deriva, secondo la tradizione dall’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi, che ritornando dalla Terra Santa ne riempì l’interno con terra presa dal Monte Calvario, tali leggende si riportano anche ad altri edifici simili Europei, molto probabilmente venne edificato per raccogliere degnamente le varie bellissime sepolture che si andavano accumulando nel Duomo e nei dintorni
dall’interno del Campo Santo la luna occhieggia dipingendo d’argenteo stupore gl’imponenti monumenti della Piazza de’ miraòli
L’assenza non è assenza, abbiate fede,
colui che non vedete è con voi. SantAgostino
in questa prospettiva spettacolare scattata dalla cima della totte pendente il Camposanto è parte integrante dell’insieme, fu iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone anche se alcuni fanno il nome di Giovanni di NIcola
per scendere alla struttura superiose esterna
completandone la visione dell’insieme
poi tornare subito al particolare, la costruzione dugentesca languì a seguito della sconfitta di Pisa nella battaglia de La Meloria per riprendere verso la metà del trecento, si susseguirono giganti della pittura dell’epoca con affreschi resi celebri dalla storia dell’arte, ne cito solo alcuni Benozzo Gozzoli col suo “Trionfo della Morte”, Taddeo Gaddi, Bonamico Buffalmacco ecc. non basterebbe l’intera sequenza di tutti i miei blog per illustrare e visualizzare tutte le opere qui esposte.
del sontuoso tabernaco gotico posto sopra l’ingresso, con una statua rappresentante Vergine col bambino e quattro santi opera di un seguace di Giovanni Pisano del XIV se. e Angeli di Tino di Canaino
un’immagine molto suggestiva notturna della cappella centrale ci introduce all’interno
nell’eleganza snella delle trifore ad arco che ingentiliscono il porticato, ci trova raccolti e silenziosi
Pantheon pisano, può essere definito , in quanto qui venivano sepolte le maggiori personalità cittadine, riutilizzando anche sarcofagi di epoca romana spesso di grandissimo pregio.
più tardi furono raccolte opere d’arte provenienti dai musei cittadini soppressi per le riforme napoleoniche ( ‘800) impedendo così il disperdersi del patrimonio locale.Nello stesso periodo la funzione cimiteriale ebbe un picco con i numerosissimi sepolcri spesso di ottima fattura che cominciarono ad affollare i corridoi da allora ribattezzati -gallerie-.
fra le numerosissime, maestose e pregevolissime opere qui esposte mi hanno sempre stupita ed ammirata due figure femminili : L’inconsolabile , scolpita per la tomba del conte Masiani da Lorenzo Bartolini ( 1841 ) che ne rappresenta la vedova, figura seduta, raccolte le gambe fra le braccia, superba portatrice di un dolore immenso e stupito, tutto incentrato intimamente e non risolvibile.
Questa commistione fra antico e moderno, tra celebrazione della storia e riflessione sulla morte, fu alla base del fascino malinconico che esercitò sui viaggiatori dell’epoca romantica, facendo sì che il Campo Santo diventasse uno dei monumenti più amati e visitati d’Italia con personaggi celebri che da tutta Europa venivano per visitarlo e studiarlo
La seconda è Urania ( dal greco antico Οὐρανία, Ouranos, «cielo», nella mitologia greca Musa dell’astronomia ) sovrastante la tomba d’ Ottaviano Fabrizio Mossotti ( autore Giovanni Dupré scultore senese da me moltissimo amato in ogni sua opera) si distende mollemente e sensualmente con le sue forme rese quasi calde pur nel nitore del marmo, sembra un insulto alla Morte, uno sguardo al ” cielo” dell’oltre nel suo indefinibile mistero,
Vi consiglierei vivamente di cliccare sulle foto per ammirare con più attenzione la straordinaria bellezza di questo capolavoro.
Urania
Di cieli e di comete in contorni azzurri
giochi o Musa col vento dei ricordi
innalzi e stupisci di sogni gli sguardi.
Ventisqueras
Ed eccoci giunti all’ultimo dei quattro segmenti del calendario cosmico : il DECADIMENTO, più oltre solo il mistero
già nell’incipit avevo preannunciato di trattare con” leggerezza” questo argomento , il valzer di Strauss accennando quella che è la danza della vita nel confluire all’eterno, non per questo le meditazioni che ho scelto saranno meno profonde:
Chi potrà dire quando e dove siano nate le figure che a un tratto sorgono dalla parte spessa e opaca di noi e ci appaiono turbandoci?
Gli eventi più ricchi accaddono in noi assai prima che l’anima se n’accorga. E, quando noi cominciamo ad aprire gli occhi sul visibile, già eravamo da tempo aderenti all’invisibile Ven
quando un grande poeta volge la fronte verso l’Eternità, la mano pia che gli chiude gli occhi sembra suggellare sotto le esangui palpebre la più luminosa parte della bellezza terrena. Gabriele D’Annunzio
L’anima della terra è notturna, ma la luce del sole la nasconde più che non la nasconda la tenebra. Gabriele D’Annunzio.
Ma è poi importante essere o diventare qualcuno, prima o dopo la morte? Per me la sola cosa veramente importante è stare in armonia con se stessi…questo sconfigge il pensiero del decadimento lasciandoci fino in fondo a danzare
Ventisqueras
Piesse
il giorno di pubblicazione : da noi in Italia è LA FESTA DELLA LIBERAZIONE, per questo m’inchino e rendo omaggio a tutte le sorelle e i fratelli che si sono sacrificati, hanno lottando e combattuto, spesso dando la vita perché la nostra bella Italia fosse migliore..(quello che è successo dopo non è loro responsabilità ma pesa sulle nostre spalle)
riprendendo il mio tono scherzoso e riferita alla “liberazione” giuro che non è mio intento considerare Sorella Morte una liberazione anche se ( come vaticinava un certo sofista Socrate) nessuno potrà mai essere certo che la morte non sia il bene più grande
e per salutarvi e ringraziarvi del vostro affetto e della vostra pazienza stavolta faccio uno strappo alla ( mia) regola e pubblicando qualcosa di personale: fiori dal mio giardino
La vita riesce sempre a sorprenderci e proprio quando ho scritto un post dove volevo parlare con “leggerezza della morte” è arrivata quella immane tragedia che a colpito il Nepal e, indirettamente anche molte nazioni del mondo con i turisti che si trovavano a visitarlo.Quando le forze immani della natura si risvegliano ci accorgiamo di essere, non dico ” niente” perchè ognuno di noi per il tempo che gli è concesso è più di niente, ma un soffio, che può estinguersi in qualsiasi istante. I nepalesi sono un popolo mite, sempre sorridenti e gentili nonostante la povertà estrema della stragrande maggioranza di loro un popolo che sa accettare la propria condizione con dignità, ora quello che è accaduto li porrà in una condizione estrema…hanno bisogno di noi, ognuno secondo le possibilità può dare loro un aiuto per una nuova speranza, AIUTIAMOLI !!!!!!
E’ con il Colosseo di Roma il monumento italiano più conosciuto al mondo e questo non solo per la sua indiscussa bellezza, ma per la peculiarità della sua pendenza che da secoli sfida la gravità terrestre, costruito tra il XII e il XIV sec.. la sua costruzione fu per lungo tempo interrotta a causa del cedimento del terreno
Alcuni studi tra i più recenti attribuiscono la paternità del progetto a Diotisalvi, che nello stesso periodo stava costruendo il Battistero.Le analogie tra i due edifici sono infatti molte, a partire dal tipo di fondazioni. Altri suggeriscono invece Gherardi, mentre secondo il Vasari i lavori furono iniziati da Bonanno Pisano.
i capitelli che si susseguono circolarmente sono tutti uguali meno uno, la cui provenienza è tuttora avvolta nel mistero, si pensa ad una razzia dalle vittorie siciliane, ed è anche dubbia la definizione delle figure che potrebbero essere l’allegoria di due grifoni o demoni
La tesi del Vasari, oggi ritenuta priva di fondamento, fu invece ritenuta valida soprattutto dopo il ritrovamento nelle vicinanze del campanile di una pietra tombale col nome del Bonanno, murata nell’atrio dell’edificio
inoltre nell’Ottocento fu rinvenuto sempre nei dintorni, un frammento epigrafico di materiale rosa, probabilmente un calco su cui venne fusa una lastra metallica, che attualmente trova collocazione sullo stipite della porta di ingresso dell’edificio. Su tale frammento si legge, ovviamente rovesciato: “cittadino pisano di nome Bonanno”.
I lavori ripresero nel 1275 sotto la guida di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano, aggiungendo alla costruzione precedente altri tre piani. Nel tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono ad incurvarsi in senso opposto alla pendenza. Il campanile fu completato alla metà del secolo successivo, aggiungendo la cella campanaria.
alto circa 56 metri, pesa circa 14 tonnellate e la sua pendenza allo stato attuale è di 3, 97° rispetto all’asse verticale
ma la vera percezione della pendenza della torre si può provare solo salendo le scale interne, per raggiungere la cima, ci si sente letteralmente spostare da un lato all’altro del muro provocando sensazioni di capogiro, o anche di spavento, questo mi ricorda un amico ( fra l’altro un atletico “marines” dell’esercito USA!!!!) che dopo aver salito la seconda rampa non ne volle più sapere di proseguire, sbeffeggiato da noi pisani
la luna e venere in romantica simbiosi occhieggiano dalla seta della notte
qui è la luna piena a gareggiare in splendore con il campanile pendente
ancora un immagine suggestiva d’amore fra la torre e la luna
mentre durante il giorno si osservano strane contorsioni da parte di turisti che posano minacciando di buttarla giù, o di sorreggerla secondo i desideri delle loro burlesche aspirazioni
ma lei, imperterrita continua a sfidare i secoli e i terremoti ! Questa immagine fa piena giustizia alla sua pendenza
Ma riprendiamo a scrivere sul nostro calendario cosmico: questo è il terzo segmento: la torre simbolizza l’elevazione dell’uomo incontro alla sua meta spirituale o terrena
Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante Kahil Gibran
Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione è compreso l’uomo. Santagostino
Quando acquista la ragione l’uomo sa che deve dare un senso alla sua vita, e che il suo scopo è quello di ascendere incontro ad una meta, ognuno si prefigge la sua, può essere spirituale o materiale, si può o non si può raggiungere, ma si deve e si può anelarvi ( questo è un mio pensiero riferito al segmento dell’elevazione )
Speranza
Turris eburnea liscia e nuda
da scalare con costanza
profumi di fiele e menta
tocchi il cielo
ardita:
un ghiacciolo di luna ti condensa.
Alto nell’alto
si deve scrutare se si vuole
conservarla con amore.
Ventisqueras
che noi pisani siamo particolarmente fieri e orgogliosi della nostra unicità lo dimostra anche il fatto che abbiamo un nostro capodanno da festeggiare; l’anno a Pisa inizia il 25 marzo anticipando, pertanto questo per noi è l’anno di grazia 2016,
si festeggia il capodanno con nove mesi e sette giorni d’anticipo dal resto del mondo che segue il calendario Gregoriano
Esattamente allo scoccare del mezzogiorno quando, secondo la tradizione un raggio di sole entrando dalle vetrate del Duomo scandisce l’inizio dell’anno solare allora con grande solennità il corteo storico entra in Duomo dando inizio alle celebrazioni
Fino al 1749 Pisa aveva un suo calendario che iniziava nel giorno della ricorrenza dell’Annunciazione della Vergine Maria e dell’Incarnazione
i festeggiamenti durano per qualche giorno con con solenni funzioni in Duomo, magnifici cortei storici in costume dove troneggiano il rosso e il bianco, colori di Pisa, manifestazioni culturali, e gl’immancabili fuochi d’artificio che colmano di riflessi e colori lo scorrere dell’Arno e le sue rive contornate dallo splendore dei suoi palazzi .
Ed è con un’altra immagine di festa che finisco il terzo capitolo del mio calendario cosmico su Pisa e i suoi miracoli, grazie dell’attenzione, un abbraccio e un saluto
L’angelo della luce accompagnato da un rutilante raggio azzurro provenente dalle grandi vetrate, ci introduce all’interno del grandioso Duomo di Santa Maria Assunta, per la decorazione del quale un esercito di artisti ha lavorato appassionatamente dando il meglio di se stessi con il risultato di renderlo uno dei più grandi capolavori dello stile romanico pisano
ancora come filo conduttore sulla scia del raggio luminoso ci apprestiamo a raccogliere messe di tesori
nella cupola absidale troneggia risplendente im milioni di tessere d’oro la figura benedicente del Cristo Pantocratore in trono fra laVergine e San Giovanni , Pantocratore :dal greco pas, pasa, pan [tutto] e kràtein [dominare con forza, avere in pugno], (resa celebre dal volto di San Giovanni ultima opera conosciuta del grande maestro Cimabue) è una raffigurazione di Gesù tipica dell’ arte bizantina
seguiamolo ancora ci porterà a scoprire la meraviglia del pulpito ( o pergamo) capolavoro di Giovanni Pisano (1302 -1310) e più in generale della scultura gotica italiana
caratterizzato dalla presenza di cariatidi, figure scolpite al posto delle semplici colonne, che simboleggiano le Virtù;
e a guardare con emozione la famosa lampada che con il suo oscillare condusse Galileo Galilei lo scienziato astronomo gloria dell’Italia e di Pisa a concepire la teoria sulla gravità terrestre
poi proseguendo negli studi ( per quei secoli bui blasfema) quella secondo cui non era il sole a girare intorno alla terra, ma viceversalo vedete il raggio azzurro? è ancora lì, che ci porta ad un ragguaglio del pulpito
ora invece è scomparso quasi per farci apprezzare il candore dei marmi e questo susseguirsi delle figure quasi fossero mosse da un circolare passo di danza
mentre in un ideale girotondo ci apprestiamo a circumnavigarle
ma eccolo che torna a deliziarci in una prospettiva scenografica nel movimento delle colonne monolitiche di marmo bianco grigio e capitelli di ordine corinzio. Il soffitto è a cassettoni dorati seicenteschi, in legno e dipinto, dei fiorentini Domenico e Bartolomeo Atticciati; reca dorato lo stemma dei Medici
ed ecco un prospetto in campo lungo con cui se ne abbraccia la magnificenza,
Le colonne granitiche in stile corinzio fra la navata e l’abside provengono dalla moschea di Palermo, bottino della battaglia nella Cala dai Pisani nel 1063
ora riusciamo anche a scoprire in queste scintillati cromature della vetrata a scoprire la provenienza di quel fascio di luce che tanta armonia e suggestione ha evocato in questa visita
giungiamo all’Altar Maggiore, contornato da una sequela di preziosi dipinti e glorificato da angeli di bronzo sorreggenti candelabri sotto alla croce che troneggia, alta, quasi irraggiungibile a significare un arduo raggiungerla
in questa teca preziosa si conservano le spoglie mortali di San Ranieri patrono della città. in cui onore durante i festeggiamenti annuali del giugno si svolge la famosissima Luminara, che richiama migliaia di turisti da ogni parte del mondo e cui quest’anno si spera possa essere data la riconoscesca dall’UNESCO quale patrimonio dell’Umanità
chiudiamo con le sculture rappresentanti la gloria di Santa maria Assunta, cui questo Duomo è dedicato
Il mio guidarvi fra queste meraviglie, come avrete notato è del tutto informale, per le nozioni e le cifre più approfondite, se volete c’è Wikipedia, io vi ho preso sottobraccio come fossimo vecchi amici, amabilmente chiaccherando
Il Duomo è il secondo segmento del calendario cosmico
quello in cui si è alla ricerca della spiritualità, nel grande mistero della Fede: fino dagli albori della nascita dell’uomo questo desiderio espresso i mille modi diversi, è sempre stato una costante di tutte le civiltà
Fede
Il mio cuore si riempie d’acqua cielo di nubi d’inchiostro mi si schianta addosso aggrappata a un filo di vento ascolto sono le forme senza forma che quetano il dolore le posso conoscere ma non toccare…chi è più distante dalla verità di colui che la sa sfiorare ?
Ventisqueras la fede è definibile come l’ adesione a un messaggio o un annuncio fondato sull’accettazione di una realtà invisibile, c’è chi rifiuta la fede in Dio perché trova umiliante per uomini ragionevoli l’ ammettere l’esistenza di qualcuno superiore ad esso….( Superbia? ) altri per pigrizia, o per un ragionamento interiore cui mai riesce a dare una definizione stabile e precisa, nella propria libertà ne fa, a suo modo una personale, faticosa ricerca.
e come ho fatto nel primo post sui miracoli di Pisa, anche questa volta voglio chiuderlo in modo festoso presentandovi qualche bella immagine della Luminara di San Ranieri
🙂 🙂 🙂 Ventisqueras
AUGURI PER UNA SANTA PASQUA SERENA
cari amici, starò via per qualche giorno , vi ringrazio infinitamente per l’attenzione e l’affetto che ricambio dall’anima…e vi raccomando: fate che sia una buona pasqua anche per tutti gli agnellini!!
non di giorno quando la piazza è affollata da una moltitudine di turisti chiassosi provenienti da ogni parte del mondo, che un po’disturbano con i loro gridolini di stupore per la tenuta della torre pendente, sembrano spezzare l’incanto di questa piazza eclatante nella sua unicità, non per nulla chiamata Piazza dei miracoli,surnome dovuto al Vate Gabriele D’Annunzio, ma di notte approcciarsi in questo spettacolare angolo di Toscana, meglio se con una leggera nebbia rasente e una luna che occhieggia, curiosa , allora sembrerà di camminare sopra una nuvola, e si potrebbe anche pensare che questa è l’anticamera del paradiso
Luna pisana
Sono l’ombra di ieri
il sorriso del domani
amore che vieni, amore che t’allontani,
sono il vento che soffia leggero sulle tue mani
l’onda che s’alza e senza fragore
s’abbatte ridendo sopra il tuo cuore
Sono la luna che quieta
stanotte sul mare, fa il suo giro in tondo
e leggera scompare.
Ventisqueras
Calendario cosmico
se si arriva da nord ovest alle antiche mura che circondano la piazza, l’impatto si ha con la grande forma circolare del Battistero di San Giovanni, edificato nel XXII secolo dall’ architetto Diotisalvi
è il più grande Battistero in Italia, il cupolino con la statua di San Giovanni furono aggiunti in un secondo tempo, ma io l’ho sempre immaginata come una enorme, candida mongolfiera pronta a salpare per i lidi celesti, ancorata al suolo solo dal grande amore dei pisani
particolari dell’esterno, tutto un trionfo di ricami in sculture avvolgenti
una curiosa cupola tronco-conica forse ispirata al Diotisalvi dalla visione della Moschea della roccia, ritenuta costruita su un precedente tempio di Salomone, e dell’Anastasis del santo Sepolcro, entrambe a Gerusalemme.
Una particolarità dell’interno è la perfetta acustica, se si battono le mani il suono si ripercuote e sembra rotolare in tondo creando un’atmosfera di grande fascino e stupore
straordinario il movimento delle colonne che convergono nascendo dal prezioso pavimento di marmo bicolore
il magnifico pulpito fu scolpito intorno al 1255 da Nicola Pisano padre del più noto Giovanni , nei pannelli centrali sono rappresentate storie della vita di Cristo, nel particolare la possente forma di Ercole sembra emergere volitiva dal marmo
il fonte battesimale ottagonale è posto su tre scalini, scolpito da Guido Bigarelli mentre la statua bronzea del Battista è un’eccellente opera del Griselli
Questo dunque è il primo segmento del CALENDARIO COSMICO dove il battesimo introduce l’individuo alla cristianità
Nessuna cosa ha mai fine, ma tutte sono tra loro congiunte in uno stesso giro,
in cui si fuggono e si seguono. La notte manda via il giorno e il giorno la notte, l’estate finisce nell’autunno e l’inverno incalza l’autunno ed è poi a sua volta sopraffatto dalla primavera dai seni di giacinto. Tutte le cose passano per poi ritornare, Questo è il senso del calendario cosmico universale cui nel primo segmento c’è il mistero della nascita.
cliccare per ingrandire
il Duomodi Santa Maria Assunta, al centro della Piazza dei Miracoli, è la cattedrale medievale diPisa. Capolavoro assoluto del romanico, in particolare del romanico pisano, rappresenta la testimonianza tangibile del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla Repubblica Marinara di Pisa nel momento del suo apogeo
Fu iniziato nel 1063–1064 dall’architetto Busketo, con la decima del bottino dell’impresa pisana contro le isole Baleari, vi si fondono elementi stilistici diversi, classici, lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della presenza internazionale dei mercanti pisani a quei tempi.
In quello stesso anno veniva iniziata anche la ricostruzione della Basilica di San Marco a Venezia, per cui può anche darsi che vi fosse stata all’epoca una rivalità tra le due Repubbliche marinare a creare il luogo di culto più bello e sontuoso.
La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo provenienti dal bottino di guerra, fra cui il Grifo utilizzato sul tetto sembra sporgersi curioso affascinato da tanta bellezza, fu razziato a Palermo nel 1061
Gli archi a profilo acuto fanno riferimento ad influenze musulmane La facciata di marmo grigio e bianco, decorata con inserti di marmo colorato, fu edificata da mastro Rainaldo
unici la ricchezza e la fantasia dei disegni e dei colori si susseguono quasi senza interruzione in un crescendo di bellezza
……Le arcate cieche con losanghe richiamano le analoghe strutture delle chiese dell’Armenia
I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise da cornici con tarsie marmoree, dietro i quali si aprono monofore, bifore e trifore.-Sopra le porte ci sono quattro file di gallerie aperte, con, in cima, la Madonna con Bambino e, negli angoli, i quattro evangelistiLe porte della facciata in bronzo massiccio furono realizzate da diversi artisti fiorentini nel XVII secolo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fin dai tempi antichi i fedeli entravano nel Duomo attraverso la porta di San Ranieri, posta sul retro nell’omonimo transetto, di fronte al campanile. Questo perché i nobili della città si recavano alla cattedrale venendo da via Santa Maria che conduce proprio a quel transetto. Tale porta fu fusa intorno al 1180 da Bonanno Pisano, e unica porta scampata all’incendio del 1595 che semidistrusse la chiesa. La porta di San Ranieri è decorata con 24 formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento. Questa porta è una delle prime prodotte in Italia nel Medioevo, dopo l’importazione di numerosi esempi da Costantinopoli, (ad Amalfi, a Salerno, a Roma, a Montecassino, a Venezia…) e vi si ammira una sensibilità tutta occidentale, che si stacca dalla tradizione bizantina.
le “lucertoline” che risaltano così lucide in mezzo allo scuro antico del bronzo, devono questa loro particolarità alla credenza popolare che toccarle porti fortuna soprattutto agli studenti prima degli esami (.Pisa è una famosa sede universitaria fra cui spicca La normale in cui studiano le eccellenze, le menti più dotate, non solo italiane, ateneo tra i più prestigiosi di tutta Europa ) anche io ho contribuito moltissime volte alla “lucidatura ” delle lucertoline e credo proprio mi abbia portato la fortuna richiesta ( 🙂 )….peccato che ora la porta sia stata transennata e non si possano più toccare
questi piccoli fori che si susseguono irregolarmente sono chiamati le unghiate del Diavolo si trovano
sul lato nord, a sinistra della facciata davanti al Camposanto, ad altezza dello sguardo: in un pezzo di marmo di origine romana (come testimonia la decorazione a motivi vegetali che si può ancora vedere in parte a lato)
Secondo la leggenda si tratterebbe dei segni lasciati dal Diavolo quando si arrampicò sul duomo nel tentativo di fermarne la costruzione
Se vi capita di visitare il Duomo, cercate questi segni e provate a contarli: sempre secondo la leggenda il numero di queste non è mai uguale e più si prova a contarle e più non tornano (dovrebbero essere circa 150).
con un ultimo sguardo con scorcio al favoloso trittico di gioielli rinascimentali, mi accorgo che sono a riuscita con questo post a malapena a farvi conoscere l’esterno del Duomo, nel prossimo ( o nei prossimi, non so quanto tempo mi occorrerà per completarlo) seguiremo le altre tappe dell’orologio cosmico,
vi saluto dalla mia dolce Pisa con il corteo storico che solennemente attraversa la città portando alto il suo vessillo glorioso
Conosciuta come Torre di Leandro ( In turco Kiz Kulesi- Torre della ragazza-) così chiamata perché erroneamente associata al mito di Ero e Leandro che ebbe invece come scenario i vicini Dardanelli
si trova su un piccolo isolotto nell’ingresso sud del Bosforo Üsküdar. ed è uno dei monumenti di Istambul così detti romantici ( cliccare sull’immagine per ingrandirla, vale la pena 🙂 )
Fu costruita in legno dall’imperatore Bizantino Alessio II nel 1110 per sbarrare l’ingresso del Bosforo con una catena di ferro tesa fra la torre stessa ed un’altra torre posta sulla spiaggia del quartiere di Manganae
Fu poi oggetto di numerosi restauri da parte degli ottomani finché nel 1763 fu eretta in pietra, a vederla da lontano stagliarsi contro il cielo rosso del tramonto sembra veleggiare incontro ai paesi del paradiso perduto…forse è traendo ispirazione da questa visione che ho scritto il testo che segue
…che nella pancia si rompe ( L’isola che c’è )
– Oggi è agosto –
più qua, più là
non so.
Tutto si è formato
ha preso pieno possesso
è ondulato e perverso
fino alla linea puntuta
e folle dove giunge lo sguardo
.Ora è sera-sera d’agosto-
di sopra di sotto
lo so.
Un argine s’adorna di cristallo
s’agita, s’increspa
una stella mi tocca la bocca
-la prima che è sorta-
Rapido, sapido
uno scintillare di spine mi sanguina
di niente
quel nulla che scende
contorto
dal ponte
e nella pancia si rompe.
Ventisqueras
la dolcezza del paesaggio è tale che si può essere presi alle volte da una sorta di stordimento, così la descrive Edmondo De Amicis:
“.Stanca quella successione interminabile di linee molli e di colori ridenti. E’ una monotonia di gentilezza e di grazia in cui tutto il pensiero si addormenta.
Si vorrebbe veder scorgere tutt’a un tratto sopra una di quelle rive una roccia smisurata e deformata o stendersi un lunghissimo tratto di spiaggia deserta e triste, sparsa degli avanzi di un naufragio”
situata al centro di questo quartiere storico di origini genovese con strade piccole, buie, strette e magiche forse è il punto culminante delle fortificazioni della grande Repubblica Marinara di Genova ed è la torre di Galata ( he già, Romani, Veneziani, Genovesi, anche la Repubblica di Pisa, il Ducato di Amalfi, la Repubblica di Ancona, il Ducato di Gaeta ebbero colonie commerciali a Costantinopoli e parte sostanziosa nello sviluppo e nel commercio fra occidente ed oriente)
Contemplare la torre nella notte, illuminata, è una vera meraviglia. E’ sopravvissuta a diversi terremoti e quando gli abitanti di Istanbul demolirono, nel XIX secolo, le mura genovesi, permisero che questa torre di favola rimanesse in piedi. E’ possibile prendere un thè per meno di un euro all’ottavo piano e, dall’alto, la vista a 360° della città è superlativa .
Chissà che non sia proprio la possibilità di rievocare un tempo lontano, nel quale la città era circondata da villaggi, amici o invasori, ponti e porti, a rendere questa parte di Istanbul così straordinaria. Dalla torre Galata i genovesi probabilmente osservavano questo misterioso popolo ottomano che viveva nella città con il porto più importante del mondo. Da una parte l’Europa, dall’altra l’Asia e nel centro Istambul
spesso i colori del cielo e del mare del Bosforo scintillano di tutte le sfumature dell’oro e allora la città che io amo definire” liquida” si trasforma in liquido oro emergendo intatta dall’enorme crogiolo di una strega
interessante farsi le due rive del Bosforo andando con un battello da una sponda all’altra con partenza da Besiktas fino al villaggio Anadolu Kavagi. Basterà acquistare un biglietto, confondersi con i turisti, e scoprire un’altra dimensione di Istanbul. Prima tappa, dopo aver superato il palazzo Ciragan (attualmente l’hotel più lussuoso della città)
e saremo ad Ortakoy con la Moschea Kalenderhane , una ex chiesa ortodossa convertita in moschea dagli Ottomani
Questo edificio rappresenta uno tra i pochi esempi ancora esistenti di chiesa bizantina con pianta a croce greca
emozionante di notte il passaggio sotto il grande ponte inaugurato nel 1973
per raggiungere la riva asiatica a Beylerbeyi che può vantare uno dei palazzi ottomani più belli ed altre preziosità qui sopra documentate
ringrazio per questa magica foto LucianoVettorato
Ho sognato della mia bella
m’è apparsa sopra i rami
passava sopra la luna
tra una nuvola e l’altra
andava e io la seguivo
mi fermavo e lei si fermava
la guardavo e lei mi guardava
e tutto è finito qui.
Nazim Hikmet
che cosa di più dolce per chiudere un post su” Istambul città romantica” di una Poesia d’amore scritta da un suo figlio?
Ci sono nel corso della nostra esistenza interrogatovi cui non riusciamo a dare risposta, o eventi così detti inesplicabili proprio perché non si riesce loro a dare una spiegazione.Queste domande sono proprie della sfera spirituale, dell’invisibile, dell’oltre, che non può non affascinare noi, piccoli granelli di sabbia sempre esposti a tutti i folli venti del fato che inevitabilmente ci conducono incontro all’infinito Certo non mi propongo di darle io queste spiegazioni, ma semplicemente di tentare di raccontare ed analizzare alcuni aspetti incomprensibili dell’esistere, lasciando a chi legge di trarre le proprie conclusioni.
San Valentino soldato romano convertito al cristianesimo fu martirizzato in Roma per non aver voluto abiurare la sua fede.Da antichi documenti dell’epoca è possibile conoscere la storia di questo Santo, i cui resti furono riesumati dalle catacombe di San Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna romana Laura Grozzi, la quale li donò alla popolazione di Bièntina: e da allora custodite nella chiesa di
zie Santa Maria Assunta(di cui si hanno notizie già nel x sec.) nel piccolo borgo in provincia di Pisa sono custodite e venerate circa dal XI secolo. La particolarità di questo Santo taumaturgo è quella di combattere il Demonio, per questo alla guida della chiesa si sono sempre succeduti preti esorcisti per aiutarlo a sconfiggere il male. E qui si raccontano, riportati da testimoni oculari, vere e proprie lotte fra il prete esorcista che voleva scacciare il maligno dal corpo dell’ossesso e il demonio che urlava con voci improprie ( se era uomo di donna e viceversa) bestemmiava, si contorceva, sbavava, aggrediva chi voleva accostarlo al busto d’argento raffigurante San Valentino, per poi cadere un tratto, appena lo aveva sfiorato, come morto per terra.
leggenda popolare
Si racconta che fino dove giunge il suono delle campane di Bientina il Diavolo non possa varcare il magico cerchio che da loro si forma e quindi chi vive al suo interno non non ha timore di essere da lui posseduto
sono sempre stata incuriosita e affascinata da questo lato oscuro della mente umana, quello della cosiddetta possessione su cui nei secoli bui del cristianesimo si avevano enormi pregiudizi, la scienza moderna con gli studi sulla psiche e sulla psicanalisi ha messo ordine richiamando questi fenomeni nella maggioranza dei casia fenomeni schizofrenici o alle malattie mentali, Però si dice anche che se si crede in Dio bisogna credere anche al demonio.
Nella pratica della Chiesa cattolica alcuni fattori sono considerati indicativi di una possessione demoniaca, ad esempio laddove il soggetto:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità;
parla lingue a lei sconosciute o che è impossibilitata a conoscere (xenoglossia);
dimostra avversione al sacro;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere
San Valentino degli indemoniati
Si svegliano i vermi nei mattini maggesi alla palude
come nei giardini il velluto acceso sulle rose
e s’ascolta
la campana grande di San Valentino degli indemoniati
chiamare
a raddoppi di misteri il sole negli azzardi cavi delle anime assorte.
Il Demone caprino, il principe Satanasso Baal-zebub, Eshmadai, Shaitan,
dai mille nomi ma sempre lo stesso
sbava, schiuma si contorce, urla e sbianca
rotolandosi nell’esorcismo del prete guardiano del busto d’argento di San Valentino
con un ultima orrenda bestemmia e un rantolo possente
fugge il maligno dall’anima ossessa che asservì al suo potere.
Giunge la notte è festa sfrenata per le vie antiche
dove la luce celeste non filtra: un risucchio di canti e danze
sbeffeggia il demone sconfitto che chiuso nelle canne dell’organo maggiore
geme meditando vendette : facile è irretire con la potenza e il denaro
pregusta nuove vittime, alleanze.
Le dame della carità ferme sulla porta della pievania
rubano quel che resta a quel tragico giorno, l’affidano
alle stelle che tremando se lo portano via. Ventisqueras
nell’iconografia il demonio è spesso raffigurato in forme orripilanti, ( Questo è di Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina)
o grottesche, Giotto Cappella degli Scrovegni Padova
personalmente lo ritengo molto meglio rappresentato in questa forma subdola affascinante e misteriosa del Tentatore, immaginato per la Passione da Mel Gibson, ricordando anche che fu un Angelo bellissimo nel paradiso chiamato Lucifero ( portatore di luce) prima della cacciata negli inferi
Nel credo islamico, i Jinn sono creature dotate di intelligenza plasmate dal fuoco, molto simili agli uomini in quanto possiedono il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male.
Un Jinn può possedere un uomo per pura malignità, oppure può farlo per altre ragioni. Secondo Ibn Taymiyya un Jinn può possedere un uomo perché vuole sperimentare il mondo, per motivi di desiderio o amore; in tal caso può non avere cattive intenzioni o può non rendersi conto del male che causa. La possessione può, diversamente, essere effettuata per vendetta, poiché si dice che gli Jinn siano facili all’ira, specialmente quando credono di essere stati colpiti apposta (dato che gli Jinn sono invisibili all’uomo, una persona può accidentalmente causar loro del male senza saperlo).
L’Induismo crede che la dea Kali o le sue varie incarnazioni possano entrare nei corpi di esseri viventi, perciò la possessione è considerata una condizione di maggiore santità. I posseduti sono venerati e a loro sono richieste benedizioni. Se tuttavia lo spirito rifiuta di andarsene dopo qualche tempo l’esorcista del villaggio viene interpellato allo scopo di far uscire lo spirito.
Nello Shintoismo molti youkai sono capaci di possessione demoniaca, ad esempio le kitsune.
La Wicca ammette la possessione ma non prevede esorcismo, poiché ritiene che nessuno spirito, persona, cosa siano per propria natura “cattive”.
ma voglio rendere omaggio e giustizia al paese di Bientina, che anche se non ha grandi particolarità architettoniche o storiche ha dintorni di bellezza bucolica
lo splendore dei vigneti
e la grazia malinconica del padule di Sexutm già nominato nel post di Vicopisano
dove con grandi quantità di uccelli acquatici stanziali e migratori si possono sempre fare incontri emozionanti e gentili
ma ora parliamo dell’altro San Valentino, quello conosciutissimo in ogni parte del mondo come Patrono degli innamorati
San Valentino Vescovo, i suoi resti sono custoditi a Terni sua città natale (176-273) nella basilica che porta il suo nome, recatosi a Roma, per predicare e fare proseliti, fu arrestato, lì ancora si perseguivano spesso uccidendoli gli apostoli di questa nuova strana dottrina che si cibava del corpo del suo Dio ( la comunione) ma che al contempo ricusava ogni forma di violenza, Per paura che la folla dei suoi seguaci insorgesse fù portato lontano dalla città, flagellato ed in seguito decapitato dal soldato romano Furius Placidus
nel martirologio romano il Santo è festeggiato il 14 di febbraio e da qui il giorno della festa degli innamorati, questa ricorrenza si è cominciata a celebrare circa due secoli dopo la sua morte, nel 496, quando papa Gelasio I, decise di sostituire la festa pagana della fertilità in cui venivano celebrate orgie ( i lupercalia dedicati al dio Luperco ) con
una serie di appuntamenti culturali, riflessivi, di festa, ma anche liturgici volti a mantenere sia la dimensione religiosa delle celebrazioni del Santo, sia quella civile delle iniziative ispirate alla sua forza evocativa
per la tradizione San Valentino unì in matrimonio un centurione romano Sabino, con una giovane cristiana,Serapia, gravemente ammalata e prossima alla morte,i due giovani erano così innamorati che non volevano essere separati così dopo la celebrazione del rito entrambi si addormentarono serenamente restando uniti per sempre.
Terni 14 febbraio, festa di san Valentino
Un’altra leggenda narra che Valentino, graziato ed affidato ad una nobile famiglia , compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere”, Il santo quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole-il tuo Valentino-
se un pò avete imparato a conoscermi sapete che non sono una grande entusiasta delle feste dettate dal consumismo ( o dalle loro esagerazioni) ma penso anche che tutto ciò che conduce all’armonia dei sentimenti non deve essere dimenticato
Le dèmon, dans ma chambre haute, ce matin est venu me voir
si prega di cliccare per ingrandire, le immagini risulteranno molto più spettacolari
Si dice anticamente fosse colonia degli Etruschi, così incastonato in posizione strategica nella piana pisana
stretto fra le anse argentee dell’Arno che volge alla foce e il Serezza, affluente del fiume Serchio proveniente dall’antico lago di Sextum in seguito bonificato dalla potente casata fiorentina dei Medici che con opera di ingegneria idraulica ( venne denominata ” della Botte) stupefacente per l’epoca fecero passare il canale scavato per la bonifica, sotto l’Arno in prossimità proprio di Vicopisano (dove anche lo stesso fiume Arno fu deviato dal suo naturale percorso troppo vicino all’abitato), per evitare che entrando altra acqua nel fiume si facessero più pericolose le piene e le grandi esondazioni dello stesso
Vicopisano
Avrò di contro un borgo d’antiche pietre,
di torri preda dei corvi
consunto dall’albore d’argento impolverato
da mille e mille notti di luna
che gli s’addensa alle pareti,
dal sole
ragguagliato.
Gli strepiti del giorno consueti
s’arroccano alle porte dischiuse da musiche
nuove che entrano,
leggendo
i neri semi di un alfabeto lento
sillabato
dal traboccare del tempo.
Ventisqueras
e qui la storia si spreca, nelle contese medioevali delle eterne lotte fra pisani e fiorentini, fu Capitanìa col nome di Vicus Ausserissola o Auseris Sala
la Rocca del BRUNELLESCHI costruita nel 1434 inserita ora nel contesto della villa Fehr, eretta dal grande architetto fiorentino a protezione del borgo, qui in due magiche visioni con la neve. Dalla denominazione ” vicus “( luogo aperto, non protetto) Vicopisano era già passato nei primi anni del secolo X a” Castellum” ( ossia, insediamento fortificato)
Una buona situazione di agiatezza perdurò per parecchio tempo nella cittadina, fino alla metà del XIII secolo parallelamente allo sviluppo della città di Pisa, ma quando la gloriosa Repubblica Marinara fu costretta a cedere il passo dal mare a Genova e dall’interno a Lucca e Firenze, si trovò anch’essa al centro di scontri e combattimenti
che contribuirono allo spopolamento e all’impoverimento delle campagne e alla conseguente crisi produttiva di tutto il territorio
e così dopo quasi cento anni di scontri, battaglie ed anche pestilenze ( 1348 ) l’intero contado ed anche la città di Pisa caddero nelle mani di Firenze.
con la cessazione delle guerre intestine che avevano segnato l’importanza del destino di molti castelli e fortezze furono modificate radicalmente le loro funzioni, trasformandosi in pacifici centri rurali- agricoli
nonostante le sue piccole dimensioni attuali ( circa 8.000 abitanti) difficilmente si possono riscontrare in altri siti un tale concentrato di monumenti medioevali di così grande importanza e bellezza
quando ero bambina era una grande gioia passeggiare per le vie del borgo, riuscivo ad immergermi totalmente nella magia del luogo
pensando di poter veder sbucare da qualche portone antico
una donzella adornata in veli e preziosi damaschi medioevali
o qualche romantico cavaliere nella sua argentea armatura
spostando epoche e leggende ero convinta di essere a Camelot alla Corte di Re Artù, con l’amabile Cavalier Lancillotto e la Regina Ginevra
in realtà ogni anno qui si tiene una Giornata in festa Medioevale
‘intero borgo si mobilita per ripercorrere tornei, giostre, cene luculliane e danze accompagnate dal suono melodioso del liuto, e tutti diventano attori e comparse di se stessi, rivivendo una vita magari già attraversata nei secoli passati
ogni scorcio è occasione e incontro di bellezza
ogni vicolo un’avventura
ogni torre un cielo
ogni visione un sogno
sospeso nello spazio-tempo
accompagnato da antiche e nuove melodie, Angelo Branduardi è il nuovo e l’antico menestrello ( lo adoro!)
ma torniamo a dir di serio con la bellissima Pieve di Santa Maria,pregevolissimo monumento del XII secolo ricostruito con pietra verrucana sulle rovine di uno ricordato nel 936
l’interno a tre navate, con un ciclo di affreschi del XIII secolo con Storie Cristologiche ed una deposizione lignea risalente ai primi del Duecentosi lascia a malincuore il ricordo di queste antiche ed austere pietre
per posare lo sguardo trasognato su nuove bellezze subito fuori dal borgo,
antichissime chiesette nascoste tra il verde
viali di tigli profumati
eleganti ponticelli che spuntano tra cipressi, platani e olivi
e gli olivi, sì, grande ricchezza di questi monti
con la loro famosa Via dell’olio dei monti Pisani
pregiata raffinatezza estratta dalle grandi macine di pietra in frantoi ad acqua ancora funzionanti sui vecchi rii
negli ordinati filari a grottate colmano d’argento le colline ingentilendo il paesaggio
a primavera i prati si riempiono di giunchiglie, qui nel pisano dette ” ginocchini”
di colorati narcisi
e della bellezza micidiale del Maggiociondolo pianta velenosissima in ogni sua parte
e con un abbraccio di verde e di fiori da questa mia amatissima terra di Pisa che vi saluto, lieta se sono riuscita per un pò a farvi sentire come me, pisani 🙂
Su quello scoglio piatto
stravisto d’albe e tramonti a Bocca d’Arno
assorbo con lo sguardo un tessere fitto d’onde
trame obese in strati azzurri, immobili.
Ancora ti siedi
mentre il vento con carezza fonda
ti scompiglia i capelli.
Un fruscio dal trabucco, guizzano d’argento
i pochi pesci.
Copre il colore dei tuoi occhi il riflesso del sole
-come rabbrividiscono le nuvole!-
Si porge una velata parola
bloccata
là dove ferme spuntano le lacrime.
Lento
struscia l’aria un gabbiano
a sollevarsi un bavero di piume
simile ai mie pensieri che si stringono
in un cappotto di abbandoni
mentre l’ombra tua sullo scoglio si cancella
piano.
Ventisqueras
per ingrandire cliccare sulle foto
L’Arno è il fiume della mia vita, srotola le sue anse argentate attraversando paesaggi di sogno da me vissuti ed amati, e sul filo del ricordo corre ad abbracciare il Mare Tirreno nella suggestione infinita di Bocca d’Arno , incoronato dalle Alpi Apuane sullo sfondo, grande attrattiva i cosiddetti ” retoni” o trabucchi postazioni fisse di pesca che conferiscono unicità al già incredibile paesaggio
…. sembra
questa grande rete
insieme con la neve dei monti
pescare sogni, pescare sogni…
e il mare in burrasca sa
che gli eroi sono fossili dimenticati
morti ai limiti dei sentieri della verità
e vanno indietro nei secoli
la gloria della grande Pisa
Repubblica del mare, occhi perduti
nello scrosciare dell’onde
fra l’icone dei pesci e i nidi di alghe
a ricercare
armature senza ossa e senza pioggia
perse nella battaglia della Meloria
e s’aggiunge fango sulla pietra dura
un ronzare come voce d’arnia
sempre mi tocca
col lontano silenzio degli astri.
mi raggiunge e mi porta lontano
una vela bianca lo stupore dei secoli a svelare.
Ventisqueras
un grande balzo e lasciando indietro le ombre della storia torniamo ad oggi: Marina di Pisa dalla riva sud dell’Arno con le grandi dighe frangiflutti a proteggere l’abitato
e lo splendido porto turistico inaugurato nel 2013
Pisa, la vedova del mare
un tempo il mare Tirreno arrivava fino alle porte di Pisa , nel medioevo quando Pisa era una delle quattro repubbliche marinare più potenti, la Cittadella era l’antiporto della città
qui arrivavano le merci dall’oriente e partiva la potente flotta pisana per la conquista dei mari limitrofi, si trova nella parte di tramontana (a nord dell’Arno) ed era un’antica fortificazione eretta all’estremo delle mura cittadine, verso il mare. Nei pressi della cittadella si trovavano, e se ne trovano tutt’oggi i resti, gli arsenali repubblicani e quelli medicei, lì venivano varate le navi Pisane: agli inizi del Duecento, infatti, in seguito alle numerose ed importanti vittorie riportate dalla sua flotta in tutto il bacino del Mediterraneo, la Repubblica Pisana riunì in unico ampio spazio le intense attività cantieristiche.
Delle strutture duecentesche oggi restano gli archi di mattoni inseriti nel muro di difesa lungo l’Arno, oltre alle trecentesche arcate tamponate dei capannoni
la flotta pisana in quel periodo soprattutto difendeva le coste dalle incursioni e dalle cruente razzie dei pirati Saraceni, che dalle coste della Sardegna o della Corsica effettuavano rapide scorrerie, in questo fu alleata anche con Genova e si deve all’unione delle due grandi repubbliche marinare se le coste del tirreno potevano stare relativamente tranquille
in questa immagine nel contorno di un rosso tramonto si delineano i pinnacoli gotici
della bellissima chiesa di Santa Maria della Spina
subito a nord della città di Pisa l’Arno scorre fra visioni incantevoli della pianura pisana
qui in prossimità del piccolo centro di Caprona si trova la storica torre degli Upezzinghi, si erge sulla sommità di una collina quasi completamente consumata da una cava. Recandosi da Pisa verso il monte Serra per la SP. 2 vicarese è impossibile non rimanerne colpiti , in un’irreale precario equilibrio,
La torre è quel che resta di un antico castello che dominava la valle dell’Arno fino a Pisa e alla foce. Si dice che da questo castello Dante Alighieri con le milizie ghibelline alleate Di Firenze e Lucca partecipasse alla battaglia di Cascina e prima, come osservatore, da quassù scrivesse i famosi versi citati nell’ Inferno all’interno della divina commedia contro l’odiata fazione guelfa di Pisa
Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove ‘l sì suona,
poi che i vicini a te punir son lenti,
muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccian siepe ad Arno in su la foce,
sì ch’elli annieghi in te ogne persona!
molto irriverente contro di noi, vero? Ma il popolo pisano secondo a nessuno per arguzia e salacia la cambiò così:
Ahi Pisa, vita e impero delle genti!
questa a Padre Dante noi pisani non gli si perdona davvero, he he
….e poi c’è anche il detto.” meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”siete avvisati…ha ha, ma questa è storia vecchia con i lucchesi e i livornesi, queste antiche città perennemente in lotta fra di loro ed anche ai giorni d’oggi è rimasto un sano campanilismo antagonistico ormai rivolto quasi esclusivamente alle contese delle squadre di calcio
ma torniamo là da dove siamo partiti alla foce dell’Arno, dove il mare come un amante pentito che ha tradito la sua bella, sta cercando di riconquistarla e con tua la sua forza cercherebbe di avanzare nell’interno, per questo marina di Pisa è protetta da grandi barriere frangiflutti
ma prima di salutarvi ancora qualche immagine di questo splendido paradiso