Eccolo è lui! Questo bel signore elegante e compito è il Genio Antonio Canova.Nei post precedenti hanno parlato per lui le sue opere, non perché volessi lasciarlo in secondo piano, ma semplicemente per inserirlo al centro della moltitudine dei suoi capolavori-
nato a Possagno nelle prealpi venete, nel 1757 e morto a Venezia nel 1822 frequentò fin da piccolo la scuola di scultura del nonno un tipo piuttosto originale ma da cui apprese l’arte dello scalpellino, dimostrando immediatamente le sue eccezionali qualità.Da prima si trasferì a Venezia, poi a Roma nel 1781 dove potè finalmente dedicarsi allo studio delle opere antiche-
Arrivando a Possagno la verde vallata ci accoglie con la stupenda e imponente visione della cupola del tempio classicheggiante canoviano che si staglia candido a sovrastare l’abitato, il Canova lo volle come chiesa parrocchiale del suo paese natale, disegnato da lui stesso e lì volle essere sepolto.
l’interno della grande cupola è quasi esclusivamente occupato dal museo dove si trovano i calchi in gesso di quasi tutte le sue opere alcune anche di pittura, ma in cui non eccelse come nello statuario in questa Gypsoteca vengono spesso organizzate dai più grandi critici d’arte contemporanei interessantissime mostre.
La fama varcò i confini dell’Italia e Canova venne invitato a Vienna, dove realizzò uno dei gruppi scultorei più celebri, il monumento funebre a Maria Cristina d’Austria (1798-1805, Augustinenkirche, Vienna)
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L’opera è ricavata in una cornice piramidale al centro della quale si apre una porta, simbolo del passaggio tra la vita e la morte, che contrasta con la chiara levigatezza dei marmi. Un triste corteo di figure, allegoria della memoria consolatrice che lega vivi e morti, reca le ceneri della defunta e l’accompagna oltre le soglie dell’immortalità.
voler presentare qui tutte le grandi opere del maestro sarebbe impossibile, vista la grande massa delle stesse, mi limiterò a quelle più emblematiche o che comunque sono a me parse tali.La statua diNapoleone Bonaparte ( Marte pacificatore) commissionata dallo stesso imperatore
fu dallo stesso rifiutata in quanto giudico indecoroso che vi fosse stato effigiato nudo
Venere e Marte, e Amore e Psiche nella versione ” in piedi” conservata al Museo dell’Ermitage di san Pietroburgo
mi è piaciuto come in un puzzle, mischiarle quasi appartenessero come fiori purissimi a un medesimo stelo, la dolcezza e la grazia dei movimenti e delle espressioni rappresentano qualcosa di eccelso, quasi irripetibile
un altro grandissimo capolavoro “La Venere Italica”
che, uscendo dal bagno cerca pudicamente di coprirsi
o la ninfa dormiente nelle forme così morbide che sembrano prendere vita e rendere caldo il marmo
Ebe danzante, più e più volte questo tema ripetuto dall’artista fino a raggiungere in questa scultura la perfezione
a tutte queste figure così leggiadre si contrappone quella tragica di Caino rappresentato nell’istante in cui comprende l’orrore per l’uccisione di Abele, è il conflitto fra il bene e il male che attanaglia l’umanità fino dai suoi primordi
La Maddalena penitente.Rimorso, tormento, dolore, nel dilaniarsi di qualcosa che non si può dimenticare ma che si può solo con la penitanza lavare
Venne il dolore a dirmi
Pianta il tramontare il suo rosso dardo
la luce che dai piedi sale ai capelli ,
quello che di dolcezza mi percorse un tempo
urla
sciami di nere strofe, nel tuono dorato
a gemere oltre l’azzurro che si spegne
di là dal monte.
Una falce di madreperla marina sorge
e taglia i flutti d’argento freddo.
E’ un muto lamentare dove immergo le mani
e il pensiero mi torna fumo
in un grido di sangue.
Ventisqueras
è il candore del gelo e dell’inverno che forse può spiegare il dolore, anche se la neve di Monet sembra più che altro zucchero filato!
ma non voglio salutare il Canova se non con una immagine che rappresenti la serenità e la Bellezza, quella che ha saputo trasmetterci nella maggioranza delle sue opere, e chiamo in aiuto ancora Monet, con un invito alla spensieratezza e alla speranza!
Buon tutto, amici della Bellezza e dell’Arte
Ventisqueras
questa è la riproduzione in gesso di una delle versioni fatte dal Canova della Venere Italica, che ho nel mio giardino proprio a stigmatizzare il grande amore che ho per per lo scultore. Per te Martina, visto che non sono riuscita ad inserirla nel commento.