In una ” città liquida” come amo definirla, cresciuta a dismisura sulle due sponde del Bosforo è innegabile che i collegamenti più importanti siano rappresentati dai ponti, questo è il ponte di Galata così chiamato per la vicinanza dell’omonima torre, mentre nelle ore notturne si accende con le luci sgargianti dei locali che lo percorrono per tutta la sua lunghezza,
durante il giorno le canne dei pescatori si affacciano dal ponte e ti fanno il solletico sulla testa Tirano su i pesciolini che finiscono fritti nei ristoranti sul porto o direttamente scottati su barbecue improvvisati sul ponte.
questa veduta panoramica evidenzia la lunghezza e l’importanza dei ponti, sempre congestionati da un traffico che sembra impazzito,
tra suoni di clacson e stridore di gomme
ma nello splendore di visioni fiabesche si accetta tutto di buon grado!
infrastrutture efficienti e modernissime
come si conviene ad una megalopoli quale è Istambul
ma l’autentica ” chicca” che ho trovato è quella che mi fa inorgoglire dell’appartenenza al popolo italico nel nome di quello che è universalmente riconosciuto il più grande genio mai esistito al mondo Leonardo Da Vinci.Nel 1502 produsse un progetto per un ponte sul Corno d’oro della lunghezza di 240 metri e largo otto metri per incarico del sultano Bavezid II.
ma ciò che più sorprende è che il ponte è stato realizzato in scala ridotta, ma perfettamente aderente al progetto di Leonardo, nella piccola cittadina di As in Norvegia, poco distante da Oslo, la sola differenza è che mentre l’originale era previsto in pietra, questo è un passaggio pedonale in legno che attraversa l’autostrada e-18
Per cinquecento anni la bellezza e il simbolismo dell’aggraziato ponte di Leonardo da Vinci inteso a congiungere l’insenatura del Corno d’Oro in Istanbul (allora Constantinopoli), era rimasto un oscuro, minuscolo disegno in un angolo di uno dei voluminosi quaderni di Leonardo, fino a quando , nel 1995, un artista norvegese contemporaneo, Vebiord Sand, vide il disegno a una mostra di opere d’ingegneria di Leonardo. Fu colpito dalla grazia e dall’eloquenza matematica della struttura. Al suo ritorno ad Oslo, fece la proposta di costruire il progetto al Ministero dei Trasporti pubblici norvegese che capirono immediatamente il suo significato artistico e storico e dettero il via al progetto.
qui è ripetuto in una suggestiva costruzione in ghiaccio ad Oslo
ed ora abbandoniamo questa parentesi storico-culturale per rituffarci nell’atmosfera dei grandi monumenti di Istambul, mi piace farlo inoltrandomi da quella che è chiamata La porta d’Oriente
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Certo la moschea di Solimano è una delle più grandiose e famose dell’intero islam, giungendoci difronte mi sono sentita un moscerinoforse anche l’edificio più bello, costruito fra il 1550/57 dall’architetto Sinan, anche lui come la sua creatura il più grande e il più famoso dell’islam
quasi contemporaneo di Michelangelo, Sinan nacque nel 1491 a Karaman da famiglia forse greca e certamente non musulmana. Addestrato nel corpo dei Giannizzeri e combattente in Austria, Baghdad, Corfù e Puglia, nel 1538 fu nominato dal sultano Suleiman architetto della Dimora della Felicità. Da allora, per cinquant’anni, progetto un numero infinito di edifici, molti dei quali ancora esistenti.
queste immagini pur così spettacolari forse neanche riescono a rendere a pieno le sue dimensioni
Nell’atrio si ammirano 24 colonne di marmo bianco e granito rosa, che sorreggono 28 cupole e una fonte di purificazione a forma quadrata, nella quale i fedeli, prima di varcare la soglia della moschea devono lavarsi accuratamente mani, viso, denti, estremità inferiori
Guardandolo dal Corno d’Oro, da ancor più un’impressione di grande monumentalità. L’esterno corrisponde esattamente alle divisioni spaziali interne e all’insieme dei contrafforti, archi e volte necessari a produrle. Nei grandi timpani a est e a ovest è evidente l’influenza di Santa Sofia; ma, anche senza le aggiunte posteriori, Santa Sofia non esprimeva così chiaramente all’esterno la complessità, molto maggiore, delle sue divisioni interne.
l’interno è un immenso salone rettangolare (m 57 x 60), col pavimento letteralmente ricoperto di tappeti in doppio strato (sotto quelli antichi, sopra altri di fabbricazione più recente
Lo sguardo corre subito alla possente cupola alta 53 metri, ridiscende alle gallerie riservate alle personalità, risale alle cupole minori,


