L’enrosadira
Inaccessibile guglia, roccia nuda e muta
feroce e pallida
t’accendi
all’alba e al tramonto di rosa
quei pochi istanti sono carezza misteriosa
che Amore porta alla vita
strazio di dolcezza e amarezza infinita,
strugge silenzi, beve fiumi
si sparge di spazi e di troni azzurri
allenta la limpida e attonita sfera
dei sogni, nei sogni impallidendo
con la bianca luna..
Ventisqueras
Questo fenomeno è dovuto alla composizione delle pareti rocciose delle Dolomiti (formate dalla dolomia contenente dolomite, un composto di carbonato di calcio e magnesio). Esso è particolarmente visibile nelle sere d’estate, quando l’aria è particolarmente limpida e il sole lucente cala a occidente
Il fenomeno dell’enrosadira può manifestarsi in modo significativamente diverso nei vari periodi dell’anno, ed addirittura può variare anche tra un giorno e l’altro. Queste variazioni di tinte e durata dell’enrosadira, sono dovute alle diverse posizioni del sole durante l’anno e alle condizioni dell’atmosfera
Tale fenomeno si manifesta su tutte le Dolomiti; in particolar modo all’alba l’enrosadira appare sulle crode rivolte ad est, mentre al tramonto sono le pareti rivolte ad ovest a colorarsi magicamente
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‘etmologia del nome: enrosadira, che letteralmente significa “diventare di color rosa”, deriva da una parola ladina.
La Lingua Ladina è riconosciuta e tutelata dalla Legge 482 della Repubblica Italiana, è una lingua neolatina facente parte della famiglia delle Lingue Retoromanze come il Friulano e il Romancio.
costumi ladini della Val di Fassa
è parlata da circa 20/30.000 persone e viene spesso indicata col nome di Ladino Dolomitico o Ladino Centrale
costumi ladini della Val Badia
la fantasiosa architettura dei paesi ladini, tutta strutturata su legno per mantenere meglio il calore durante i freddi mesi invernali
la varietà e l’accostamento di colori in cui eccellono i valligiani nel decoro dei bellissimi balconi durante la stagione estiva
uno dei tanti fontanili dove ci si può dissetare con l’acqua fresca e buonissima della neve, questo si trova proprio sulla strada che percorro per salire alla mia casa a Campitello, e spesso mi fermo a sorseggiare l’acqua o a rinfrescarmi dopo una lunga scarpinata 🙂
antichi metodi artigianali per l’intrecciatura delle gerle che trasportano il fieno profumato dai grandi campi sull’alpe, lavorazione della lana, e del legno con magnifiche sculture conosciute in tutto il mondo.
ed ora veniamo alla seconda leggenda, quella di Re Laurino e dell’enrosadira( La prima si trova nel post “Le torri del Vajolet)
Una volta le Dolomiti non erano cosi aspre e nude, ma un unico meraviglioso giardino di rose rosse. fra queste rose abitava un popolo di nani, tra i quali regnava l’amato Re Laurino. Il regno scavato nella roccia era pieno di tesori ma non c’erano mura a difenderlo, solo un sottile filo di seta ne segnava il confine
La leggenda narra che sul Catinaccio, dove oggi possiamo notare fino a primavera inoltrata una chiazza di neve, il cosiddetto Gartl (letteralmente “piccolo giardino”), era il giardino delle rose di Re Laurino; da questo il nome tedesco del Catinaccio: Rosengarten (giardino delle rose).
Re Laurino era il monarca di un popolo di nani che attraverso scavi nella roccia delle montagne, trovava cristalli, oro e argento. Oltre a queste ricchezze possedeva due armi magiche: una cintura che gli dava la forza pari a quella di 12 uomini e una cappa che lo rendeva invisibile.
Un giorno il Re dell’Adige decise di concedere la mano della sua bellissima figlia Similde, e per questo decise di invitare per una gita di maggio, tutti i nobili delle vicinanze. Tutti tranne Re Laurino, che decise comunque di partecipare come ospite invisibile. Quando sul campo del torneo cavalleresco vide, finalmente, la bellissima Similde, se ne innamorò all’istante. Istintivamente la caricò in groppa al suo cavallo e fuggì con lei.
Tutti i nobili invitati si lanciarono all’inseguimento del fuggiasco, schierandosi poi all’ingresso del Giardino delle Rose per bloccargli il passaggio. Re Laurino allora indossò la cintura, che gli dava la forza di dodici uomini e decise di combattere. Quando si rese conto che non poteva battere tutti quegli uomini e stava per soccombere, indossò la cappa che lo rendeva invisibile e si mise a saltellare da una parte all’altra del giardino, convinto di essere invisibile agli occhi altrui. Ma i cavalieri riuscirono ad individuarlo osservando il movimento delle rose sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Lo catturarono, tagliarono la cintura magica e lo fecero loro prigioniero.
Re Laurino, arrabbiato per ciò che gli stava accadendo, si girò verso il Catinaccio che lo aveva tradito e gli lanciò una maledizione: “né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti”. Ma nell’enfasi della rabbia Re Laurino si dimenticò dell’alba e del tramonto e così, da allora, accade che il Catinaccio, sia al tramonto che all’alba (né di giorno né di notte), si colori esattamente come un giardino di ineguagliabile bellezza.
ed ora chiudiamo la finestra su questo magico mondo incantato delle Dolomiti, che tanto spazio hanno nella mia vita e nel mio cuore
Ventisqueras