Tutta di giglio Ilaria dal trono tuo di marmo
da una corona di capelli e fiori ti lasci aureolare
di soavità la tua bellezza sulla morte regna
in quell’arpa armoniosa di gelo sussurrato
il tuo sorriso vedo riaffiorare
nel bianco inabissarsi di ogni mondo
l’umana fragilità ti ha racchiuso come un notturno fiore
nella tua condizione di donna nata per sempre donare
tu sposa infante mille segreti hai di spine crocifissi
su quelle mani perfette strette sopra il cuore
Tutta di giglio Ilaria un baleno di libera luce
cucito con un ago di cristallo chiude per sempre in pallore
le tue labbra in prossimità di notturne stelle
Te ne stai lontana, oltre ogni stupore,
una lacrima stillata chissà da quale fiore
rimane indecisa sul tuo bel volto a tremulare
in uguale amore e sconforto di respiri spenti
nel limite irraggiungibile non soffocato dal tuo grido
ma in quello della Nera Regina che nei suoi palazzi
ti recò per mano eternamente candida in bianchi cieli.
Ventisqueras
Jacopo di Pietro d’Agnolo di Guarnieri detto Jacopo della Quercia
(Siena , 1374 circa – Siena , 1438)
scolpì nel 1406 quello che è universalmente riconosciuto come il più bel monumento funebre al mondo
posto all’interno delDuomo di San Martino in Lucca
Paolo Guinigi, signore della Lucca quattrocentesca, alla morte della seconda moglie,Ilaria Del Carretto «fè magnificamente quello che a ogni grandonna o signore si convenisse, così di messe, orazione, vigilie, vestimenti, drappi…», come racconta Giovanni Sercambi nelle sue” Croniche” dell’epoca. La verità è che Ilaria, resa immortale dal monumento funebre e capolavoro di Jacopo Della Quercia che accoglie i visitatori nel Duomo di Lucca, in quella magnifica tomba non è mai stata sepolta.
Che fine avessero fatto le spoglie mortali, era rimasto un mistero, risolto ora dalla Soprintendenza archeologica della Toscana. Quello che si ritiene il corpo della giovane, nata nel 1379 dal conte di Zuccarello (Savona) e morta di parto a 26 anni nel 1405, è stato ritrovato nella chiesa di Santa Lucia del complesso di San Francesco, a Lucca.
nel 2010, quando Giulio Ciampoltrini, l’archeologo dell’università di Pisa, responsabile degli scavi di San Francesco,dopo lunghissime ricerche fatte con le tecniche più avanzate riesce a localizzarla in una delle due arche funerarie, dove furono inumati e ritrovati 48 discendenti della potente famiglia Guinigi.
ancora oggi commuove quel piccolo cane ai piedi di Ilaria simbolo di fedeltà coniugale, che la guarda come a chiederle perché non possa più accarezzarlo. Resta l’emozione:dopo 600 anni quella tomba ha trovato il corpo per cui fu scolpita .
Lucca è stata una ricca, potente, raffinata ed elegante città ne sono rimaste intatte le mura ( unica fra le grandi città europee ) ancora oggi interamente percorribili e godibili, dai grandi viali ombrosi, esse, separano la città antica e la cosiddetta- Lucca di fora-, quella moderna, sorta appunto fuori dalle possenti mura
altra unicità: la torre alberata appartenuta proprio alla famiglia Guinigi, alla cui sommita quattro lecci centenari danno un ornamento spettacolare e festoso
le foto che si susseguono raffigurano gli straordinari scenari interni ed esterni del Duomo di San Martino, dove si conserva il monumento funebre di Ilaria
Il mio primo incontro con Ilaria avvenne che ero molto piccola, i miei genitori appassionati di musica lirica e di teatro, portavano anche me ai mattineè del teatro del Giglio, poco distante dal Duomo, e spesso, arrivando in anticipo passeggiavamo per la città visitando i bellissimi monumenti, mi hanno raccontato che quando arrivammo al sarcofago di Ilaria rimasi incantata, poi volevo in ogni modo che ” la bella signora” si alzasse…Da allora sono sempre rimasta molto legata a questo luogo ed ancora non saprei spiegare perché, però da sempre la considero -la mia Ilaria-
Ora donne la bianca fiordaligi
chiusa ne’ panni, stesa in sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma oggi non Ilaria del Carretto
signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio…
chiusa ne’ panni, stesa in sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma oggi non Ilaria del Carretto
signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio…
Gabriele D’Annunzio
un amico scrittore, leggendo su Splinder questa mia storia, ci costruì sopra un racconto, aveva immaginato che io fossi la reincarnazione della figlia di Ilaria nata mentre lei moriva di parto, ed era forse per questo misterioso filo
che ci univa che mi sentivo a lei così legata…
un pomeriggio mentre mi trovavo assorta nel Duomo deserto e silenzioso, un raggio di luce colorata discese da una grande vetrata e lentamente muovendosi i colori presero sembianza umane, si formò una piccolo corteo preceduto da due paggetti che reggevano due cuscini dorati si cui erano posate ghirlande intrecciate di fiori e frutta, seguivano dame e cavalieri in sontuosi velluti quattrocenteschi…certo un omaggio sceso dal cielo per la bella Ilaria…credo l’immaginai, forse sognai, non saprei dire, ma il ricordo vibrante bellissimo è rimasto, come un misterioso dono che era stato fatto contemporaneamente a Ilaria ed anche a me.
Lucca è la città dei mille misteri, sempre in San Martino all’interno di questa sontuosa cappella dorata si conserva gelosamente l’immagine delVolto Santo , patrono della città, portatore di una leggenda straordinaria che forse vi farò conoscere un altra volta, perché certamente tornerò ancora a parlare dell’amata Lucca
ma ora vorrei finire la storia della Mia Ilaria, essa venne in sposa al conte Paolo Guinigi da Zuccarello , un paesino ligure, dove nacque nel 1379, figlia del Marchese di Savona e Signore di Finale, Carlo del Carretto, appartenente ad un antico (x secolo), ricco e rispettato casato
questo è il castello dei Del Carretto che sovrasta l’antico borgo
i concittadini per onorare di ricordo della loro immortale figlia, le hanno dedicato una statua e un romantico sentiero che porta fino al giardino del castello chiamato appunto “Il sentiero di Ilaria ” dove forse le era consueto passeggiare prima di andare sposa
Così al tuo dolce tempo, o cara, e Sirio
perde colore, e ogno ora s’allontana,
e il gabbiano s’infuria sulle spiagge
derelitte. Gli amanti vanno lieti
nell’aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci.
Salvatore Quasimodo
e così con i fiori che ornano il suo sentiero, fiore tra i fiori finisce il mio omaggio a Ilaria.