SanPietroburgo o giù di lì ( del viaggiare)

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“certe cose si amano solo nei libri”

gli arrivi   le partenze   i non so
diventano squallore se vissuti , passati a filo
da una lama di necessità
quotidianeta’irrisolta ,   dislessica
dolorosa più del  non mi va
eppure
attraverso sulle strisce
mentre sfrecciano rombando le auto (   una Ferrari
guarda:
sono anche qua  )
la veste si alza
(penso a Norma Jane
alla sua gonna plisseé bianca
la stanchezza mi  ha sorriso
ormai sono di là)

altri nomi ,   pensieri nuovi,     fisionomie diverse
tutto nella bruma cesellato

pressato dai perché

“certe cose non si amano forse mai”

nemmeno sui libri
si fanno boccacce allora   dentro sé
mentre il tempo scivola mendicante     rotolando in  tuta comoda firmata
scendendo a rotta di collo sulla neve
con lo snow
(   e io dietro
lo so )

mi chiamano  per  un punch bollente
ricordo le veglie di Natale da bambina
quando nonna lo preparava come un rito,    senza tralasciare un soffio:
liquore al mandarino
zucchero sull’orlo del bicchiere di cristallo
la scorza dell’arancia rococò
se battevo i piedi lo allungava ancora di più con l’acqua
me ne dava un po’.

L’aeroporto è identico a mille altri
s’assomigliano tutti
la luna  incrostata di pipistrelli lucenti e il vento    che porta fuori e dentro
il vento è come un grosso topo       rosicchia alle spalle
fra poco partirò.

Sanpietroburgo o giù di lì.

 sono ancora in ” pausa” ho inserito questo post perché non vi dimenticaste di me :-), per salutarvi e ringraziarvi dei commenti che mi onorano

tantissime cose belle, belle a tutti, a presto, Ventis

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il cancello si apre e si entra in questo scenario da fiaba, un mix di sconvolgimenti e di storia mi avvolge e totalmente mi affascina

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L’Ermitage, o Hermitage, ufficialmente Museo statale Ermitage Muzej Ermitaž[?] si trova  sul lungoneva Dvorcovaja e ospita una delle più importanti collezioni d’arte del mondo; l’edificio in origine faceva parte della reggia imperiale che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov, fino al 1917, anno dell’inizio della Rivoluzione d’Ottobre.Fu progettato dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli e chiamato ” Palazzo d’inverno”eretto per la zarina Elisabetta di Russia,Giacomo Quarenghi , altro italiano, progettò il teatro dell’Ermitage,mentre l’intera opera fu completata solo dopo la morte della zarina Elisabetta con l’apporto di altri due grandi architetti Jurij Velten e Leo von Klenze,

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Il museo espone opere di numerosissimi autori, fra i quali CaravaggioPaul Cézanne, Leonardo da Vinci, Jacques-Louis David, Edgar Degas, Paul Gauguin, Fra Filippo Lippi, Henri Matisse, Claude Monet, Pablo Picasso, Pierre-Auguste Renoir, Rembrandt, Pieter Paul Rubens, Tiziano, Vincent Van GoghDiego Velázquez. Fu Caterina la Grande la vera ideatrice del museo. Accanto al Palazzo d’Inverno, per sfuggire al trambusto di corte, nel 1764 la zarina volle farsi costruire un piccolo rifugio e gli diede il nome vezzoso di Petit Ermitage.

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Il nome originale di Sankt Piter burkh era stato conferito in lingua olandese poiché Pietro il Grande aveva vissuto e studiato sotto mentite spoglie in Olanda

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Già nel tardo XIX secolo, la città era divenuta il centro culturale della nazione, con compositori (come I cinque grandi), artisti. Il gruppo anarchico Narodnaja Volja, Volontà del Popolo fu responsabile dell’assassinio di Alessandro II nel 1881. La Rivoluzione Russa del 1905 iniziò qui e si diffuse rapidamente nelle province. Allo scoppio della prima guerra mondiale, il nome Sankt-Peterburg venne visto come troppo germanico e la città venne quindi ribattezzata Petrograd su iniziativa dello zar Nicola II.

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Il 1917 vide l’inizio della Rivoluzione Russa.  e venne seguito dalla Rivoluzione d’ottobre, coi Bolscevichi in carico del governo, e dalla guerra civile. La vicinanza della città alle armate anti-bolsceviche costrinse il capo rivoluzionario Vladimir Lenin a fuggire verso Mosca  . La mossa era intesa come temporanea ( ma Mosca da allora rimase la capitale. Con la morte di Lenin nel 1924, la città venne ribattezzata Leningrad (Ленинград [ˌlʲɪnʲɪnˈgrat]) in suo onore.

Un ricordo di quest’epoca è anche l’Incrociatore Aurora, che diede il segnale dell’inizio della rivoluzione e che, dopo essere stato auto-affondato durante la seconda guerra mondiale, è stato riportato alla superficie, facendo ancor oggi bella mostra di sé alla fonda nella Neva.

Con questo nome si ricorda il terribile assedio delle truppe di Hitler nell’ultima guerra mondiale, dopo di che si decise di riportarla al primitivo nome di San Pietroburgo

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Video

Oggi, 16 giugno.Notte.

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Forte

il vento di maestrale dalla costa

raggruma  una matassa di stelle    a fracassarsi

in scintille                contro

l’oscuro dei vetri

rumoreggiando

 

(         o sono

fantasmi di lucciole?    )

 

Oggi

16 giugno. Notte.

si tende

la vela liquida del pensiero      torcendosi a spirale

nella gola.

 

In ghirlande di nere foglie     grattano

gitane snelle con mani di terra         scandendo

l’inquietudine di pietra

a far marcire

le nuvole.

 

L’ombra della tua mano     miete istanti

racchiudendo     indifesa

nei pugni la solitudine.

 

Si scarnificano le ossa       ( come

in un dipinto di Schiele      )

una lacrima

fissa sul ciglio    scandisce

nei teschi caldi delle colombe

la lontananza.

 

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Egon Leon Adolf Schiele, meglio conosciuto come Egon Schiele (Tulln, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918), è stato un pittore e incisore austriaco. Pupillo di Gustav Klimt,

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Schiele è stato uno dei maggiori artisti figurativi del primo ‘900, nonché esponente assoluto del primo espressionismo viennese
La vita di Egon Schiele è circondata da un’aura mistica: talento precoce, muore alla giovane età di 28 anni. Nonostante la breve vita, il suo corpus di opere è impressionante

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Via del campo – silloge: ” Fabrizio De André e le sue puttane”

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Immenso cantautore, grandissimo interprete, ma soprattutto UOMO LIBERO, guardava la vita dal basso, fra gli umili e gli emarginati e ne fu cantore senza falsi pietismi o false verità, niente più delle sue puttane ha dato vita a quel groviglio di violente vicissitudini da lui cantate nelle viuzze della città vecchia di Genova all’ombra complice dei caruggi, per questo le ho scelte come protagoniste della mia silloge a lui dedicata.

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Puttana può essere anche la sorte o la malasorte. Fabrizio De André

—E PARE FACILE, ADESSO LA FOLLIA

e pare facile adesso la follia
quella nera
matrice secca d’amori mai nati
mai vissuti
racchiusi in grembi sconosciuti di donne
scomposte al fiume.

Estati solenni, miti di cosce esposte
a tutti i venti, risuonanti pianure sconfinate
a stoppie di gialli stinti

e pare facile adesso la follia
quella vera
tutta spatolata di vividi colori imbrattati
a rabbia sulla tela immobile della vita:
che tutto il resto passa
e si sta
solo una porta rosa
labbra aperte di donna mai presa
e mai tradita
ma per sempre distesa, languida e stranita
in un campo in mezzo ai fiori.

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Caróggi [ka’rudʤ:i] (questa è la corretta grafia, sebbene talvolta sia resa anche con caruggi o carroggi, ma pure del tutto erroneamente con carrugi o carugi) è il termine con il quale in lingua genovese si indicano i caratteristici e stretti portici e/o vicoli ombrosi di molte città e paeselli della riviera ligure.
Il termine deriva da quadrivium forse con l’apporto di “carro”. Secondo taluni potrebbe derivare da carriaggi, dalla parola di lingua francese charriage (variante in lingua spagnola carruaje; latino càrrus+àticum, ovvero carràticum o carriàticum, carro+aggio).[

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Distinta dal caruggio, ma ad esso accomunata dalle anguste proporzioni, è la crosa, o meglio la crêuza, mulattiera, o scalinata o ancora piccola salita che dalle alture collinari scende ripidamente a valle; se situata nei pressi del mare, spesso in prossimità di trivi (incroci di tre strade) la crêuza diventa una Crêuza de mä, ovvero una crêuza di mare, così come è stata cantata da Fabrizio De André nel brano intitolato, appunto, Crêuza de mä (e il popolare cantautore aveva precedentemente avuto occasione di dedicare una sua canzone ad uno dei principali caruggi di Genova: la via del Campo che congiunge piazza Fossatello alla via e al quartiere di Pré).

FILA-FILASTROCCA

Fu una terra magra, truccata, sospesa al lato della strada
-forse in fase discendente-
attraeva  labbro inferiore di puttana amaro e senza succo
che aveva prima troppo a lungo tremato nel pianto
era stata anche lei bambina

Fila-filastrocca
-un tempo-
giro-girotondo di cangianti occhi strappati via dal vento
sotto una luna torba

la prossima volta che torno
-giuro-
non la canto più.
La cancello

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SCHIAVA, SCHIAVETTA BELLA

E’ nello spreco a notte che l’alba è maledetta?

Calda
lunalucegialla dannatamente stanca ( forse una morte
per saliva in senza sangue nulla?)
Querula
di labbra siliconate oscenamente gonfie: finte
e anche la morte finge, come tutto finge qui attorno?
A soffocarsi di fumo in mani fredde tese al fuoco.

S’incantano d’umido le dita frugando una piaga che non geme
( Perché finge, come tutto finge qui attorno?)
Tutto,
(meno il dolore)
anche le tette stragonfie che temono
lo scoppio.

Gira e rigira giostra giostrella  a baracchette bellecolorate
di mini-minigonne soffiate a scoprire culi sodirotondi
in senza mutande niente
per overdose di coca e di euro da lasciarsi fottere
a chi comanda a botte
e ti schianta: schiava-schiavettabella
e bellemmorta.

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D’anima di lucciola

Forse
non sei, discinta bruna
( o negra )
forse
non hai, impigliato
sulla schiena
un arco di gocce
di pioggia che ti
masturbano la bocca.
forse pensi che passando
uomini
sotto la tua gonna a
campana
si rabberci la luna piena.
Ma forse non è così
e tu sei solo
fumo
di croci e di pianti
che implodono
se ti stanchi
e ti cospargi
d’acqua benedetta
i fianchi.

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Video

L’acqua di San Giovanni ( Solstizio d’estate )

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preparai l’acqua profumata nella coppa di cristallo
sul balcone di corallo attraversato dai sette venti:

sette cuori di gelsomino, dieci petali di rosa
otto foglie di cedrina, cipria dorata di mariposa

attesi.

Sotto festoni di luna a foglie cantava il fiume
la sua canzone folle

avevi gli occhi pieni di ali, la bocca sui seni mi posavi.

Chi piange succo di limone?
Chi ride succo d’arancia?

Sotto festoni di luna bianca. s’assopì la notte
si fece stanca.

Chiusi gli occhi mentre in fila angeli e streghe
erano tutti passati, mi restarono impressi sui seni e sui fianchi
tutti gli aromi e i profumi
dell’acqua magica di San Giovanni.

Figlia del sole, occhi come il mare
Capelli colorati, la luna d’estate
Cantami il vento, che leggero soffia
Cantami il grano d’oro d’estate
Figlia del sole, in mezzo al campo
Muovendo la veste, muovendo i fianchi
Sembri un sogno, non riesco a prenderti
Mi incanta il seno nel vestito di lino
Nei campi rossi papaveri
Con il vento che li muove danzano
Danzano insieme a te
Che sei come un papavero
…Ti cerco ma dove sei tu
Figlia del sole, gioiello della vita
Leggera come la luce nella notte d’estate
Sembri un sogno, non riesco a prenderti
Mi incanta il seno nel vestito di lino
…Ti cerco ma dove sei tu
Papavero

Janas

Ho tradotto dalla lingua sarda ( perché quello sardo non è un dialetto, ma una vera e propria lingua) questo testo bellissimo inneggiante all’estate, al sole, all’amore non solo per gli amici di varie lingue che passano a salutarmi, ma anche per noi italiani che lo troviamo quasi del tutto incomprensibile

è molto particolare l’ etimologia del nome di questo complesso rock sardo le Janas infatti sono strutture sepolcrali preistoriche costituite da tombe scavate nelle grotte ritrovate in molti paesi mediterranei ( ne ho viste anche nelle isole Canarie) e in più è il nome dato alle fate del folckore sardo ” Se nella notte vi sentite chiamare tre volte non vi allarmate, sono le Janas che vi hanno scelto.

La notte delle streghe

In questa festa, secondo un’antica credenza il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l’acqua, con cui battezzava, così agli antichi riti pagani si sono sovrapposti quelli del cristianesimo

ora si è aggiunto anche il consumismo a fare un mix fra tradizioni pop, ancestrali e i riti druidici importati nelle Americhe che hanno dato origine alla festa di halloween, a san Giovanni in Marignano si tiene appunto una di queste celebrazioni sponsorizzata dal comune di Rimini, con festeggiamenti molto suggestivi

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falò accesi nei campi la notte di S. Giovanni erano considerati, oltre che propiziatori anche purificatori e l’usanza di accenderli si riscontra in moltissime regioni europee e persino nell’africa del nord.

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Le erbe più note da raccogliere nella notte del 24 sono: l’iperico detto anche erba di S. Giovanni; l’artemisia chiamata anche assenzio volgare e dedicata a Diana-Artemide; la verbena protettiva anch’essa e il ribes rosso che allontana i malefici.

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Con alcune delle piante sopra citate era possibile fare “l’acqua di San Giovanni”: si prendevano foglie e fiori di lavanda, iperico, mentuccia, ruta e rosmarino e si mettevano in un bacile colmo d’acqua che si lasciava per tutta la nottata fuori casa.
Alla mattina successiva le donne prendevano quest’acqua e si lavavano per aumentare la bellezza e preservarsi dalle malattie.

In alcune regioni, come ad esempio la mia Toscana questa acqua fungeva anche da filtro d’amore, si credeva che dopo essersi bagnate le labbra con l’acqua di San Giovanni ed avere pronunciato ad alta voce il nome dell’amato esso sarebbe stato vittima del sortilegio.

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E molti sono i riti solstiziali che si svolgono in particolare a Stonehenge (Inghilterra), richiamando nel sito ancora carico di misteri migliaia di persone ogni anno.

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Ancora oggi moderni gruppi neopagani e neodruidici celebrano il giorno di “Midsummer”, la Mezza estate cara a Shakespeare.

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Video

Angelus pacis ( 2- sulla strada di San Michele )

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Angelus pacis Michael in aedes
Caelitus nostras veniat serenae
Auctor ut pacis lacrimosa in orcum
Bella releget.

traduzione approssimativa della preghiera a San Michele dal latino
• Michele, Angelo della Pace, a casa nostra dai cieli porta il sereno. Pacificatore, con le tue schiere all’inferno respingi il Male.

ANGELUS PACIS

Dentro mi dormi, dolcezza
dal cielo mi scendi, pace.

In questa tiepida notte d’estate
Luna rosa,
evanescenteimmensa alle tempie mi batti

angeli raccogli nel tuo notturno cammino
predatrice di dolori l’innocenza ricordi.

Angelus pacis dentro in languori
d’amore mi sorgi
vegli, acceso: lampada sull’altare dell’universo.

Da me, dall’inutile tempo diviso
Angelo in dolcezza e armonia mi ritorni.

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La figura dell’Arcangelo Michele è tra le più importanti del pantheon angelico biblico. Il suo nome viene fatto derivare dall’espressione”Mi-ka-El” che, letteralmente, significa “chi è come Dio?”. Fin dai suoi primordi la Chiesa ha riservato a questa figura un culto e una devozione uniche, assegnandogli il comando della lotta che, fino alla fine dei tempi, verrà combattuta contro le forze del male.

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Sorvolando l’Europa, con la sua armatura e le sue ali possenti, il principe delle schiere celesti pare abbia scelto i luoghi più suggestivi, e in certi casi inaccessibili, ove apparire e far erigere in suo nome santuari destinati al culto. Suggestione e mistero sembrano pervadere le chiese e le abbazie che portano il suo nome, non solo per il fascino e la bellezza che sembrano promanare ma anche perché collegate da una linea ideale che prese il nome di Via Sancti Michaelis, una via di pellegrinaggio tra le più antiche e battute nel passato assieme alle consorelle per Santiago di Compostela, Roma, la Terra Santa e non ultima la Via Francigena.

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La strada dell’Arcangelo, ora lasciato il nord con La magia de Le-Mont_Saint-Michel, prosegue verso sud attraversando sempre con perfetta diagonale la nostra penisola, con due importantissimi siti: La Sacra, monumento simbolo del Piemonte che occupa con le sue spettacolose costruzioni la vetta rocciosa di circa 1000 metri del monte Pirchiriano, situato all’imbocco della valle di Susa.

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La Sacra, già dei Benedettini e ora tenuta dai Rosminiani, è un monumento religioso di incomparabile bellezza e valore
L’imponente complesso abbaziale comprende diversi fabbricati posti su vari livelli, in blocchi fortificati di cui rimangono: il cosiddetto sepolcro dei monaci, suggestivo rudere romanico a pianta centrale; la foresteria; lo scalone dei morti, un ampio ambiente sorretto da pilastri con capitelli scolpiti e il portale dello zodiaco superba opera romanica.

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la biblica tradizione vide l’Arcangelo Michele, capo delle milizie celesti, brandire e fendere con la propria spada il cielo per scacciare Lucifero, l’angelo caduto dal Paradiso. Proprio nel gesto compiuto non solo Satana sarebbe stato cacciato nei recessi della Terra ma si sarebbero originati dei luoghi sacri lungo la direttrice stessa del colpo inferto.
Parallelamente questi stessi luoghi avrebbero ospitato, nei secoli, apparizioni dello stesso Michele da cui la successiva nascita di monasteri, santuari, con il numero elevatissimo di ben 17 importantissimi luoghi di culto, dei quali quelli che io descrivo ne raggiungono l’apice.

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avranno luogo in Italia gli eventi miracolosi nel Gargano in Puglia che culmineranno con l’apparizione dell’Arcangelo Michele all’arcivescovo Lorenzo di Siponto e alla successiva costruzione dell’Abbazia di Monte Sant’Angelo.

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gli ultimi due luoghi che hanno tmportanti Santuari dedicati a San Michele, sono sull’isola di Simi in Grecia

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e sul Monte Carmelo in Palestina, dove si chiude la linea diagonale che attraversando tutta l’Europa raggiunge là dove tutto ha avuto inizio,

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Spero di non avervi troppo annoiato con questa lunga presentazione, ma i luoghi superbi e suggestivi e il mio appassionarmi a tale ricerca forse mi faranno un po’ perdonare.
Grazie
Ventis

 

Video

Rojo pasión (Il tango argentino)

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Ancorava l’amore baci alla mia pelle, lasciva alle tue mani
braci dell’eden,
luci azzurrine di lucciola adornavano la stanza
riflesse nel turgore dei seni, sull’inguine confuso

l’aria cantava come chitarra un soffio d’ore
strappate ai rovi del giorno

ho la notte impigliata in ogni venuzza del ventre
aperto e succoso come frutto maturo
gemente come una ferita celata.

Una amica bloggher argentina MANEKENT, in un suo commento mi parlava della bellezza del loro tango, e dandole pienamente ragione ho voluto presentare uno dei miei testi dell’eros abbinandolo a questa travolgente e sensualissima musica.

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-II- tratta dalla silloge ” Soffi penduli d’amore”

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Sono passati col fragore lieve di un cenno del capo
gli anni. Li ho raccolti immobili distesi al cadere del giorno
sulla lentezza della neve dai vetri infranta.

Soffermandomi ho pensato che prima di andarmene
per le strade vuote di Arles avrei contato tutti
a uno a uno i tuoi baci, arresi come soli nel tramonto
di una dolcezza terribile acquattata nel sapido colore
dei perché.

Piccolo omaggio a quel grande Genio della pittura che è stato Van Gogh, nel ricordo bellissimo che ho conservato di quella cittadina della Bouches du Rhône : colma di storia , di arte, di colori e d’amore, nell’assolata terra della Camargue

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L'església de Santa Maria es va tornar a consagrar el 1157, claustre S XIII

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I bellissimi e irruenti cavalli bianchi della Camargue

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Cavalli irruenti della Camargue
cavalcano il vento, offrendogli
la bianca criniera come bandiera.

Sulle dune ambrate calpestano
erbe disseccate, nel blu cobalto
del mare tempestoso schiume
urlanti e leggere uccidono l’estate.

Sui ponti d’Arles una folle luna
è rimasta ancorata,
dal mistral dimenticata…

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Il famoso ponte mobile di Langlois, come l’ha immortalato Van Gogh e com’è adesso

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Nel primo sogno di seta

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nel primo sogno di seta
vive un’imperturbabile cometa
non si sporge a guardare in basso gli asfalti lucenti
che indossano odori bagnati
(a lei da fastidio
sui denti)
ancora più lontano un letto sfatto di nebbie allampanate
qualcuno lo arrotola e lo porta lontano
piano
pianino
pianopiano

il secondo sogno è di carta
ci vive una farfalla dei numeri
quella che tiene sulle punte il Destino
forse è solo una bambinella che muove un passo
leggero di danza
un- deux
un- deu- trois
le petit rat dell’opera

l’aria si smuove colorata imperforabile
la bambinella
ora accarezza il sogno di seta della stella
di fuochi in lingua madre
senza mani e senza pianti
piano
pianino
pianopiano

che tempo infame! senti come piove forte
gracidano le rane

                                                                    il balletto:  pura magia!!!

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Charles Baudelaire ( mio adorato autore) diceva che la danza è la Poesia del corpo

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Zhu Jiang ( Il fiume delle perle )

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Un tempo

-sono forse passati
millenni?-

un tempo dunque
erano le acque del tuo viso
a illuminare i confini del fiume delle perle
dove un tempo

-fu lungobreve
estateinverno –

dove un tempo
s’intrappolavano batuffoli di sogni
alla luce della tua lampada mentre sul fiume delle perle
si pescavano stelle

attraverso trasparenze di ghiaccio i tritoni sbiadivano
i loro aridi spettri
il vento faceva rotta fra picchi frastagliati
d’azzurre montagne
dimenticando radici di ninfee e nidi di uova di pesce.

Ma tu

-tu
tanto per dire-

che ne sapevi delle strategie della malaluna
stregamaga perversa che intingeva pennelli d’acrobazie rosse
sulle maree galoppanti del tuo sguardo?

Colui che il verde districa con l’unico remo
procede libero
libero per tagliare canali in minuscole onde
di questa inafferrabile aurora
che si cinge i fianchi di pulviscolo lumescente
intrappolando fuochi a guizzare maligni

e il tempo

-quel tempo
di un tempo-

delira
fermo come pietra
danza sopra ossa di giglio
senza pianto senza occhi

perciò:
silenzio ai polsi e basta.

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E uno scorrere lento
d’acqua bianca.
Leviga sassi
soffici come
batuffoli di sogni.
Tra colline e dossi
fra impalpabili veli
si snoda.
Lo vedo.
L’eremo
(con mura di vento)
s’affaccia
su prati trasparenti.
Lo guardo.
Lontano e pallido
In un’inafferrabile aurora,
Il volto scolpito
sul dorso del tempo.
Quel tempo in equilibrio
su guglie fitte
affilate
da un cielo d’azzurro tagliente.
Scorre a valle
riflette
bagliori di perla.
Li vedi i riflessi
fra il verde
e le labbra dell’onda?
Per un attimo m’immergo
e purifico la vita
m’accoglie silente
Il fiume delle perlE

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oggi ricorre la giornata mondiale per la protezione dell’ambiente e voglio ricordare questo magnifico fiume cinese alla cui foce è stata costruita una grande città dagli avveniristici grattacieli e dai mille colori rutilanti nella notte, la bellezza dell’ambiente ha però subito irreparabili danni da ogni tipo d’inquinamento e di deturpazione; quelli che pagano pegno per gli avanzamenti del cosiddetto progresso, della cosiddetta civilizzazione.

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Le nubi al passo Valles

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Improbabili moti scandiscono
i tempi delle nuvole,
bianche rondini, lasciate senz’armi
popoli innominati dello spazio.

Avidamente
aspiro l’aria calma, l’impatto
azzurro come stiletto
mi ferisce i polmoni dilatati in spasmi.

Probabili moti
scandiscono i pensieri arrugginiti
negli occhi,
trucioli ferruginosi maturati con gli anni.

Per l’occasione ho indossato
un peplo rosso, dall’alto
dirigo un traffico di veli trasparenti
per arrivare alla prima costellazione
di nomi senza tempo
perché da quassù l’impossibile diventa
possibilmente Tutto,
semplicemente
Tutto
soltanto.

COME NUVOLA M’AGGIRO

Battito d’ali candide nell’aria pura e levigata
s’aggira una nuvola nel vento
stupita

il suo destino lo conosco
mi assomiglia, presto nell’azzurro
si sarà sfaldata

nessuna orma resterà a ricordare
quel suo lieve, soffice passare.

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Questo è Rausch il bellissimo sanbernardo dei proprietari del rifugio di Passo Valles, mascotte di tutti turisti che transitano da questa spettacolare località, in particolare coccolatissimo dai bambini, come ben si può immaginare.

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Video

resta angolare traccia di silenzi ( Lisboa )

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Resta angolare traccia
di silenzi dismessi, appiccicati ad arte
su quelle note stinte di fado
arroccate nella voce
d’anima tragica di Amalia Rodriguez
a tremare
qua e là in moto di rapida pioggia

che immolla, che scroscia

la sento inespressivamente cadermi
tiepida- calda
agli angoli della bocca, che forse ci si scotta
e poi anche
ci si spacca, a fuggirci quelle che furono
rondini ordinate.

Agghiacciante
l’arcata d’acciaio del ponte su Lisboa
dirompente
sembra sostare in serto di allori scomposti
alla deriva sull’estuario immaginifico
del Tago vomitando opache illusioni
che
senza spine
m’insanguinano la faccia.

Eccomi
ad inoltrarmi in regressione ipnotica
inciampare in segreti di pietre di rosa antico impolverate
mentre intatta e bruna si scivola la notte
lontana dai prati, sui sentieri ancora abbracciati
alla gomena tesa di luce struccata
della luna.

espressione altissima della musica portoghese è il fado, detto anche musica dell’anima, sua regina indiscussa è stata Amalia Rodríguez, questa forma musicale è ora ottimamente rappresentata da Dulce Pontes, definita da molti la sua indiscussa erede, a rendere emozionante questo video è il connubio con la voce straordinaria di Andrea Bocelli e la canzone napoletana, veramente da brivido questa interpretazione

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Lisbona MONUMENTO A FERDINANDO PESSOA

Desidera, sarà

Se non qui,

Altrove che ancora non so.

Nulla è perso.

Tutto ciò che sarà
***********************

Eu quero, eu vou ter

Se não aqui,

em outro lugar que ainda não sei.

Nada que eu perdi.

Tudo que serei.

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Video

e non so perché pensavo…

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Piove
ascolto che piove
e mi trema che piove
pare un insulto, duro o lieve
non so

mi si stringe fitta sulle dita a filastrocca
questa pioggia già sentita,
a tratti forse dimenticata
non so.

Piove.
Rime a rintocchi strani
a trilli- ancora-
col tempo che romba piano e mi scolora
il fluido è rosso, però
mi ticchetta di lati bui sull’orlo della schiena
con graffi chiari a pelle di luna
come a Parigi
nei vicoli ciechi di Monmartre
che era un incauto fuoco e
si disperdeva nei colori stracciati
della pioggia della sera.
Però…

e non so perché pensavo
alle ninfee della Senna di
Monet.

Claude Oscar Monet (Parigi , 14 novembre 1840 – Giverny , 6 dicembre 1926)padre dell’impressionismo detto anche il poeta della luce

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Piove.
E portano quelle gocce
d’un cielo lontano
le voci svanite.
Non vedi quel giglio
(dal colore di Luna)
che il profumo dei sensi
ha donato alla sera?
Carezza la pelle
con labbra bagnate
sfiora i tuoi graffi
più la mano non trema.

DAVEDOMUS
*****************************************

e portano quelle gocce
nella stupita profondità del cielo
con la lunga mano del destino
a raccoglierli
gli ultimi raggi di sole,

scherzando e danzando fra la pioggia
sembrano allargare il sorriso
al tramonto
là dalle sue rosse torri
fa cadere un angelo che fa la giravolta
in tondo e raccoglie sorridendo
quel tuo tenero giglio.

VENTIS

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Video

Ho bisogno ( Omaggio a Alda Merini )

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Sono di piombo i teschi per questo non piangono.
Libero vascello, sopra gli occhi il vento curva.

Ho bisogno di presenze.

In maree scintillanti d’ombre la luce evoca un giardino di rose
che mi urge.
Fitti e stretti alla chioma del grande melo frutti maturi rosseggiano.

Ho fame di sentimento.

Piegato da un dardo invisibile e acuto oblioso del suo peccato
tutto il tuo autunno mi è pressato dentro.

Ho bisogno di parole

di parole
che fino al giorno del giudizio sputino inchiostro.
Di sogni
che abitino gli alberi sulla collina.
Di canti
che facciano vibrare le arpe sui cespi fioriti e sulle gremigne voraci.
Di luna
che mormori sorprese nel velluto degli occhi
violando cerchi di magiche pietre.

Ho bisogno di presenza nelle parole:
bisogno di poesia.

Ventis

il mio piccolo pensiero per la grande Alda

ho scelto questo video, oltre che per la bellezza della Poesia, per il legame che lo richiama alla povertà e nudità, simbolo di purezza e di pazzia la più alta forma nell’espressione della totale e più disarmante spiritualità

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copertina-con-frase-di-alda-merinialda meriniAlda Merini - Ti aspetto ___

Video

Aliena ( La principessa del cigno )

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Se ti penso già mi hai raggiunta
sulla spiaggia vetrosa dei nostri giochi segreti

Se mi pensi
discendo aliena da chissà quale universo
sulle ali di un cigno sommerso
dove vive, germinando legame di movimento puro.

Se ti penso,
cadono stelle in disuso
con rigidi filamenti, a colpire con fragore
le nostre mani nude, con rombo assordante
meditando risposte di luce al nostro sognare
a dischiudere con una sola chiave di sole
l’unica porta d’accesso ora serrata dall’ombra.

avrei preferito come scelta appassionata e perfezione d’esecuzione l’interpretazione che ne ha fatto Roberto Bolle, ma questa dell’american ballet, ha, nella bellezza coreografica specialmente nel finale davvero fantastico, un’attrattiva scenica che me lo ha fatto preferire

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Michail Aleksandrovič Vrubel’ in russo: Михаил Александрович Врубель 1856 Omsk 1910 S: Pietroburgo, grande maestro del simbolismo, da me molto amato per la sua potenza espressiva, il vigore della pennellata, l’illimitata costruzione fantastica

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Soggetto preferito di Vrubel ‘ era sua moglie, Nadezhda Zabela, una cantante lirica. Lei era la sua ‘ principessa dei cigni ‘, il dipinto da me preferito, che ho messo a didascalia del mio testo, anche perché l’ho sempre nel mio immaginario pensata come una principessa aliena, appartenendo a entrambi i domestici e simbolici mondi, che ha abitato per tutta la vita, dove gente vestita come fate e personaggi da miti, avevano una drammatizzazione che ha raggiunto la sua apoteosi in russo di balletto e opera.
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Il Dio dei fiumi

il dio dei fiumi

Così
tra linguasecca e la bellezza rubra dell’autunno
si lasciava scorrere immobile, ansando muto
chiedendo
se poi si fosse migliorato il sangue
come il vino rosso nel passarci il tempo.

Assolato Dio dei fiumi
stretto di bianco e corroso tra i flutti
da una fontana antica a crescersi gli occhi
in una bellezza dipinta -ormai svanita-
con uno specchietto di languori a morirci dentro
e riflettere il giorno mentre cresce la risposta
del cemento -foresta pietrificante, tutt’intorno-
poco oltre l’invano di un certo vento a sale,
piccolo fratello in odore di scoglio e alga putrefatta
a rischiararsi un canto del quasiazzurro
di risacca mattutina persa in un sussurro.

In un’alba stranamente nebbiosa per Roma, contemplavo affascinata la potente bellezza della fontana dei” quattro fiumi”( Il Nilo, il Gange, il Danubio, il Rio de la Plata a rappresentare i quattro continenti i soli allora conosciuti ) altissima espressione del barocco del Bernini, quando mi sembrò sorgere dagli spruzzi d’acqua una figura evanescente ma ben delineata, subito la ravvisai nel Dio dei fiumi, che forse abitava la fontana, lo vidi iroso e nel contempo rassegnato dalla stupidità della cosiddetta civiltà moderna che minaccia con le peggiori piaghe dell’inquinamento le acque che sono la primaria ragione di vita sulla terra.600x400xfiumi-piu-lunghi-del-mondo-yangtze-fiume-azzurro_jpg_pagespeed_ic_HAdC5LET5P</a600x400xfiumi-piu-lunghi-rio-delle-amazzoni_jpg_pagespeed_ic_FEgfBKIL9v122344093-2d34bf13-87fd-4aa9-9ada-ec2cb9536picchuzsilenziodellaluce175925331-7f204d91-d5c0-4ca3-8dbc-7e933370e7d5pantanal brazilìfiume morto parco sanrossore pisa

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Video

In una sola ombra viola ( Feminicidio )

Tamara De Lempicka

S’alza e canta la donna in lutto d’istanti
lisciandosi i lunghi capelli lentamente,
sogni
a scheggia, il sale incrostato fra le ciglia

segue la voce crocicchi di vie deserte,
sapida
scende al fiume che l’abbraccia.

Batte il codice della notte sui denti
della luna

dove il silenzio si popola d’ingiurie gravando
un dolore smosso che salta a passo feroce
sulla curva della schiena fino a flettersi
canna
di palude che costa poco e non si paga,
in grido inascoltato che ha saputo farsi virgola
violenta e non verbale all’inizio della frase
forse
scortata da parentesi quadre
pronte
a delimitare un senso che non si trova.

Appoggiata al velo di assenze fra quei sogni andati
un po’ a male la donna ora è silenziosa
pronta a racchiudersi
in una sola ombra viola.

Brooke Shaden 11

Femminicidio, tremenda parola coniata dai media a condensare ogni tipo di violenza fisica e mentale subita dalla donna nella maggior parte dei casi dal partner, cioè proprio da colui cui ricevere amore e protezione.
Ogni azione fatta in difesa di queste atrocità non è sufficiente a debellarla fin quando la donna stessa non sarà capace di aprirsi e denunciare : sempre, comunque, gridandolo se serve.

giuseppe muscioAtsushi Suwa

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Amami ( Romeo and Juliet)


niente di più bello e tragico fu mai scritto su due giovani amanti
Franco Zeffirelli nel suo splendido film lo ha reso tattile in immagini
Nino Rota con la sua musica lo ha fatto indimenticabile

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Amami
come si amano le statue bianche, sposo di sangue
nell’onde calme e glauche che a poco a poco
nella memoria si vanno sgretolando a riconquistare
la loro cenere.

Amami
come si ama la notte di madreperla sul mare
sposo di sole e si sale, a riposare in lei
racchiusi da onde di pareti fluttuanti senza fine
in danza di magie scomposte.

Amami
con la tua vastità di fiume, come corrente urgente
amami senza tregua, senza sostare, sposo di vento e di mare
la giunchiglia ombreggiando, dentro al mio ventre fiorita
fra gli stami del mio fiore spargi il tuo seme d’eterna natura
come dolce ape ama il calice che fa di miele
tu fai con l’acqua che mi vieni a prosciugare.

Amami
nell’aria aperta dell’anima mia.

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sulle mura della casa di Giulietta migliaia di lettere che lasciano gl’innamorati di tutto il mondo

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serve solo ad asciugare i molti capelli biondi delle fate

Una luna strana

Alla ricerca della chiave di basso

del suo pentagramma

forse

un po’ mi assomiglia

si è vestita anche lei

di un jeans troppo largo

che era stato di un’altra

strizza un occhio e

distrattamente mi dice

ok

nonostante tutto

prima o poi

lenta ricomincerà la danza delle foglie

uno scodazzo giallo che piega indeciso

qua e là

e questo vento incerto sa smuovere un cipiglio

di cenere e tempeste

invece no

serve solo ad asciugare i molti capelli biondi delle fate

nelle vecchie fiabe dove ipotesi indecenti

si muovono per avanti

in fila-filastrocche e a battere le mani sui denti

strana la luna

stanotte più di sempre

cerca quello che cerco io

nei templi di Zarathustra sulle sabbie rosse

che si sgretolano al sole

e non si pente

non mi dice nemmeno se fra cento giorni

o cento anni
forse

non lo troveremo mai.

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Yazd è la città iraniana dove si puà ancora vivere lo spirito di Zoroastro ( o Zarathustra per gli occidentali )è abitato da una comunità di circa 20.000 persone che ancora praticano devotamente i riti che sempre riconducono al fuoco, lo si vuole sempre tenuto acceso al centro del
Masjed-è Jame’costrutio nel ‘400 sulle rovine di un precedente tempio
esso arde da 2.500 anni, lo Zoroastrismo è una religione pacifica non ha niente a che vedere con il fondamentalismo espresso in quasi tutto resto dell’Iran, i suoi magnifici templi e le città di arenaria rossa che si sgretolano al sole come i corpi dei defunti che fino a 50 anni fa non avevano sepoltura ma erano lasciati preda degli uccelli e degli agenti atmosferici per la conclusione del loro cerchio cosmico sulla sommità delle torri del silenzio, queste suggestive e spettacolari opere d’arte sono una delle più antiche espressioni della civiltà umana, con questo piccolo post e le foto inserite a margine del mio testo poetico, voglio solo loro rendere omaggio.

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serve solo ad asciugare i molti capelli biondi delle fate-Yazd e Zarathustra

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Queiro hacer contigo- I giardini di marzo Lucio Battisti

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Voci precedenti più vecchie

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