Santa Sara la -Kali- la misteriosa patrona degli Zingari- Saintes Maries-de-la-Mer (Gypsies, the sons of the wind)

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Narra la leggenda che Santa Sara la-Kali (  Sara la nera ) o  Santa Sarah,  venerata dalla comunità gitana dei Rom presso la città francese di Saintes-Maries-de-la-Mer, nella Camargue  fosse originaria dell’Alto Egitto

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fu la serva nera di Maria Salomè e Maria Iosè, presenti presso la croce di Gesù, dopo la resurrezione di Cristo, andarono alla deriva su un’imbarcazione raggiungendo infine le coste della Francia,

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Sebbene sia chiamata anche con l’appellativo di Santa, non è riconosciuta come tale da nessuna delle principali confessioni religiose

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i suoi abiti  e gioielli sontuosi sono sempre diversi perché ad ogni anno per la festa dei Gitani  il giorno  del loro pellegrinaggio che è il 24 maggio le varie tribù o clan, fanno a gara per farle  doni, e spesso  sovrappongono  regali mantelli gli uni sugli altri. i gitani giungono da ogni parte di Europa ed anche da  molto più lontano, per portarla  in processione

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la grande massa dei gitani  l’accompagna sulla spiaggia e fino dentro al mare

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ricordando in questo modo lo sbarco della Santa,  Sarah-la-Kali (Sara la nera) secondo alcuni potrebbe essere collegata alla divinità indiana Kali (Bhadrakali, Uma, Durga, e Syama)  Questo nome concorda con l’ipotesi dell’origine indiana della comunità Rom che giunsero in Francia verso il IX secolo

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Sara rappresenterebbe quindi una manifestazione sincretistica e cristianizzata della dea Kali. Non solamente il nome coincide (benché questo abbia la propria spiegazione nel suo significato letterale), bensì anche nel rituale, alcuni hanno colto coincidenze singolari: Durga, altro nome di Kali, dea della creazione, della malattia e della morte, rappresentata con il volto nero, durante un rito annuale in India viene immersa nella acque e poi fatta emergere

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Sara la nera ricorda altresì il culto alla Vergine Nera, con la quale è evidentemente confusa.
Tali teorie non sono tuttavia pienamente condivise, ma fermamente negate dai sostenitori di un’origine ebraica dei Rom antecedente al periodo della loro migrazione indiana, che trovano insussistente la coincidenza del nome, che sarebbe giustificato dal suo semplice significato letterale, e del tutto insignificanti le coincidenze di rito, insistendo sulle radicali differenze tra la mitologia indiana e quella rom: per loro il rito di Sara è si una forma di sincretismo cristiano, ma con ancestrali elementi ebraici e non indiani

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una delle altre leggende che parlano di Sarah la Kali, racconta invece che fu una dei primi membri del popolo Rom a professare la religione cristiana. I Rom in quel tempo praticavano ancora una religione politeista, e usavano trasportare sulle spalle la statua di Ishtar (Astarté) entrando con essa nelle acque del mare per ricevere la sua benedizione.

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Altre leggende invece narrano che un giorno Sara ebbe una visione che la informava dell’arrivo delle sante donne presenti alla morte di Gesù, stavano per giungere in una barca senza remi e  sarebbe stato loro compito aiutarle. Sara le vide giungere sulla loro imbarcazione, il mare era agitato e l’imbarcazione rischiava di rovesciarsi. Maria Salomè getto il suo mantello sui flutti, usandolo come un zattera, Sara ed i suoi aiutarono le Sante a raggiungere la terra ferma dove si radunarono, al fine, sulla spiaggia in una preghiera di ringraziamento.

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 il popolo gitano raggiunge il luogo del pellegrinaggio con i mezzi più svariati, molto colorati e pittoreschi come è nella loro tradizione, ma preferibilmente a cavallo

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si accampano ovunque a sera organizzando danze e  bellissime e molto rumorose feste

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                           Santa Sarah la Kali

Santa Sara, la nera, cuore chiodato a stelle
spalanca il mantello sul seno palpitante.

L’alba dalla ruvida bocca rende spinoso il sentiero
sotto al ponte di cemento dove una morte di fiamme
famelica di giovane carne.  si saziò.

Si chinò, Santa Sara la nera, raccolse silenzi di rane
e campanule azzurre della primavera
di urla strazianti: un fascio, recò di bimbi Rom,
strinse  al seno scuro : tutto quello che era rimasto
di chi arse nella baracca di sterpi e canne
nell’immondizia vicino al fiume mormorante.
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purtroppo la realtà di questo popolo detto anche I figli del vento per il loro continuo spostarsi non è quella colorata e gioiosa delle immagini della festa, e spesso si sente parlare di qualche incendio nei loro campi nomadi con piccole vittime innocenti lasciate da sole, incapaci di difendersi…per quelle piccole anime ho immaginato che Sarah la Kali andasse con un abbraccio a sollevarle e portarle con se negli infiniti campi del paradiso

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una vecchia immagine di un raduno di gitani

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non è raro che si scelga l’occasione del pellegrinaggio per celebrare anche matrimoni festosi
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è risaputo che i gitani amino molto i gioielli vistosi…ma non disdegnano neppure i tatuaggi…guardate un po’ questi!
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La prima citazione relativa all’abitato risale al IV secolo, da parte del poeta e geografo Festo Avieno, che segnalava un oppidum priscum Ra, un’antica fortezza dedicata a Ra, dio egizio, forse su un’isola del delta paludoso del Rodano. In era cristiana si sarebbe corrotto in ratis, cioè “battello” o “isolotto”. Da qui l’antico nome di Notre Dame de Ratis, poi Notre Dame de Radeau (isolotto) e infine Notre Dame de la Mer.
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Il nome attuale risale al 1838. Le “Marie” che danno il nome al paese sono Maria Maddalena, Maria Salomé e Maria Jacobé, che secondo la leggenda sarebbero arrivate in questi luoghi assieme alla serva Sara,
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–Monumento principale del paese, la chiesa ha da sempre avuto un importante funzione strategica ancor prima che religiosa.

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Costruita tra i secoli IX e XI come una vera e propria fortezza serviva come torre di avvistamento e per proteggere gli abitanti dai pirati saraceni che allora imperversavano nella regione.

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È composta da un’unica navata dritta, priva di ornamenti, ed è alta 15 metri. Sul tetto c’è un passaggio per la ronda con feritoie e merli. Le feritoie sono presenti anche sui muri perimetrali. Su una facciata laterale è presente una croce della Camargue.
All’interno c’è anche un pozzo di acqua dolce.
Sul fondo dell’attuale cripta vennero rinvenute, nel 1448, dei resti considerati reliquie delle due sante che furono poi bruciate durante la Rivoluzione Francese

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Le spiagge situate ad est della cittadina composte di sabbia finissima, sono eccezionali sia per la  lunghezza che per la loro notevole ampiezza.

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nella locale  plaza de toro) si tengono ancor oggi corride non cruente  chiamate “Course à la cocarde”

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Maries-de-la-Mer è punto di partenza per safari fotografici nelle acque paludose del delta del Rodano. Numerosi sono i possibili itinerari naturalistici in bicicletta e a cavallo.

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vi si possono ammirare ancora allo stato brado i superbi cavalli bianchi della Camargue

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e la danza degli aironi, qui in primo piano i bellissimi esemplari di ” large flamante”

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difficile ammirare in natura qualcosa di più armonioso ed elegante

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Le leggende, in un ambiente così suggestivo si susseguono, questa vuole  che le paludi della Camargue fossero abitate da un terribile mostro, la tarasque che passava il tempo a terrorizzare la popolazione. Santa Marta, con la sola preghiera, lo fece rimpicciolire  così tanto da renderlo innocuo, e lo condusse nella città di Tarascon. Qui però i cittadini terrorizzati uccisero povera la creatura. Come non credere che fosse esistito se anche questo tronco portato dalla marea sulla spiaggia sembra ricordarlo?202965541_640

ed anche questo mio più volte ripetuto viaggio in un mondo così suggestivo e variopinto è giunto al termine, il pensiero mi riporta alla cripta colma di candele votive per Santa Sarah la-Kali   con tanta nostalgia…voi non so se avrete avuto la pazienza di seguirmi fino in fondo…se lo avete fatto i miei ammirati ringraziamenti!!! 🙂

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questo video bellissimo è dovuto alla creatività dell’amica Laura a cui mi unisce l’amore per l’immenso Faber

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