Con questo sguardo ieratico ci ammalia Flora, dalla tavola del Botticelli nel morbido sorriso che cela il mistero della Bellezza e del significato di questo quadro che è uno dei più belli in assoluto del Rinascimento e della pittura mondiale di tutti i tempi
Spiragli feroci di biancospino
L’antico del nuovo
è alle porte.
Si è impolverato di sole
il mattino, per farsi più lucente.
Il pesco, sciarpa sgargiante indossa
-sui rami che piansero, nudi.-
Più rotondi
si fanno i sorrisi delle rane,
che sporgono gli occhi
come periscopi vivi
i passi della primavera a indagare,
sull’argine calvo, fioriti.
Più chiari macinano i mulini,
con acque lucenti.
Anch’io, per non sentirmi da meno,
ho indossato un nuovo cuore,
l’altro che avevo,
si era tutto stinto e frantumato,
ora, colla d’amore l’ha rigenerato
di luce, l’antico del nuovo,
l’ha rivestito:
in spiragli feroci di biancospino
l’ha tutto profumato.
Ventisqueras
Oh Grazia! Oh, Bellezza…Oh, perfezione! tuo è il nome nella Leggerezza che è Amore
Aequari sibi non indignetur Apelles Sandrum: iam notum est nomen ubique suum | « Non si sdegni Apelle di essere eguagliato a Sandro: già il suo nome è noto ovunque » |
pochi anni dopo la sua esecuzione, la Primavera era collocata in un palazzo fiorentino di Lorenzo de’Medici Signore di Firenze, mentre oggi è una fra le maggiori attrattive della Galleria degli Uffizi , il quadro contrariamente al solito, si legge da destra verso sinistra. L’opera inizia con Zefiro, vento primaverile, che insegue la ninfa Clori ( anche detta Cloride ) dalla cui bocca escono fiori di ogni specie, essa fecondata da Zefiro si trasforma in Flora
Flora, dea della Primavera e dei fiori, che pur non essendo il personaggio principale da il nome al quadro.
l’opera è definita da una linea incisa che assegna corporeità alle figure, le quali si legano ritmicamente, al di là dalle singole azioni che le separano.
Un’armonia superba governa l’insieme dove ogni forma è condotta con estrema eleganza: basti osservare questi particolari di Flora che avanza spargendo fiori…
La figura al centro è Venere, davanti ad un cespuglio di mirto (pianta a lei sacra) atteggiata in un gesto tra il saluto e la casta ritrosia, stende la mano verso le tre Grazie, in essa è raffigurata Simonetta Vespucci, ( ritratta anche nell’altro celeberrimo quadro del Botticelli La nascita di Venere ) fu considerata la più bella donna del Rinascimento fiorentino
Simonetta Vespucci nonostante le sue sembianze siano stare rese immortali dal Botticelli è poco conosciuta : l’anno di nascita !453, e quello di morte 1475, Si, perché la bellissima Simonetta morì ad appena 22 anni di tubercolosi. Una malattia che faceva strage in un’epoca in cui non esistevano cure per quel flagello. Gli scarsi dati biografici narrano che a 15 anni andò sposa a Marco Vespucci, lontano parente del grande navigatore, così prese dimora a Firenze, frequentò la corte di Lorenzo il Magnifico, diventando la donna più ammirata della cerchia del Signore, grande mecenate delle Arti in Florenzia.
a lei il Signore di Firenze e Poeta dedicò queste celebri rime
O chiara stella, che coi raggi tuoi
togli alle tue vicine stelle il lume,
perché splendi assai più del tuo costume?
Perché con Febo ancor contender vuoi?
Forse i belli occhi, quali ha tolti a noi
Morte crudel, che omai troppo presume,
accolti hai in te: adorna del lor lume,
il suo bel carro a Febo chieder puoi.
O questa o nuova stella che tu sia,
che di splendor novello adorni il cielo,
chiamata esaudi, o nume, e voti nostri:
leva dello splendor tuo tanto via,
che agli occhi, che han d’eterno pianto zelo,
sanza altra offension lieta ti mostri.
Lorenzo il Magnifico
Ammirata a tal punto che Giuliano De’Medici, fratello di Lorenzo, partecipò ad un pericoloso torneo cavalleresco solo per vincere il ritratto su tela della bella ragazza, dipinto dal Botticelli, e che recava sul retro la dicitura “La senza paragoni”. E’ stata anche cantata dal Poliziano e immortalata da Piero di Cosimo nel quadro Cleopatra.
Sopra di lei, il figlio di Venere Cupido, dio dell’amore che bendato sta per scoccare una freccia infuocata…ah, quanti guai combina questo dio, he he
Chi nulla sa di questo…
Sotto un giovane susino esploso in chiarore
il cielo della primavera s’era fermato
ad indagare l’amore
una magia in crescendo, d’angeli un fiato
un pensoso domandare
avevano il sogno fra le mani dilatato
nuotava la luna tra spume bionde
nuda
con la sua lontana faccia gitana
muoveva
le sue lunghe, snelle gambe
che non vedevo, eppure sapevo…
vieni,
compiangiamo chi nulla sa di questo!
Ventisqueras
Sulla sinistra le tre Grazie danzano una carola; antico ballo eseguito da più persone in cerchio. Considerate figure della mitologia greca, erano figlie di Zeus e Eurinome, Esiodo ne indica tre: Talia la prosperità, Eufrosine la gioia, Aglaia lo splendore. Personificavano la gioia e il benessere dati dalla natura, nonché l’Amore e la Bellezza e tutto ciò che dà la felicità.
Queste figure hanno ispirato molti artisti, tra i quali i pittori Raffaello, Correggio, Tintoretto e Rubens. Nella letteratura, Ugo Foscolo, con il suo poema Le Grazie
La Primavera di Botticelli è stata analizzata a lungo da illustri studiosi per scoprirne i significati e sono emerse diverse ipotesi, le più plausibili sono quelle che evidenziano i legami con la filosofia neoplatonica. La Primavera si pone come rappresentazione della ciclicità universale della natura e come tempo perfetto di pace e serenità
Collegato a questo è anche il rapporto Primavera-giovinezza, evidenziato dagli stessi personaggi e dalla presenza delle tre Grazie. La giovinezza a cui si allude non è solo quella, più ovvia, dell’età giovanile, ma è una giovinezza di spirito, che per essere mantenuta va nutrita di Natura (il giardino pieno di fiori), Grazia e Virtù (Tre Grazie), uso della Ragione (Mercurio, simbolo della ragione e del buon consiglio), Amore (Cupido) e Bellezza (Venere).
Le nove figure dipinte sullo sfondo di un boschetto di aranci compiono, isolatamente o in gruppo, la propria azione, indifferenti a quanto stanno facendo i personaggi intorno
A sinistra Mercurio disperde le nuvole alzando il caduceo, un bastone di lauro o d’olivo sormontato da due ali e intrecciato con due serpi.
Zefiro fecondatore si unisce a Clori e denota la primavera come simbolo delle capacità generative della natura, che offre, insieme ai fiori e ai frutti la presenza di Cupido, il gonfiore dei ventri delle donne e Venere, al centro, introducono il collegamento fra natura ed erotismo.
Ma accanto a questo si è voluto pensare anche ad un significato religioso: nella Genesi il vento è inteso come materializzazione dello spirito di Dio nella creazione del Mondo, ed è l’alito vitale che Dio trasmette a tutti gli esseri viventi. Nella versione greca del Nuovo testamento inoltre il vento equivale anche all’anima dell’uomo, creatura simile a Dio. Soffiando nelle narici dell’uomo Dio dà vita a una creatura speciale, superiore a tutte le altre e quindi, secondo i neoplatonici, anch’essa “creativa” cioè in grado di creare mediante le attività artistiche. La fecondità fisica viene quindi paragonata alla fecondità intellettiva.
Sandro Filipepi detto il Botticelli nasce a Firenze nel 1445, quarto figlio del conciatore di pelli Alessandro di Mariano Filipepi, muore, all’età di 65 anni, nella sua Firenze, nel 1510, infermo e povero.( destino comune a molti Grandi dell’Arte! )
ed ecco infine, un autoritratto dell’autore di tutte queste meraviglie…meraviglie che fino da bambina tenevo nella mia cameretta come gigantografie al posto che i miei amici dedicavano ai poster di divi del cinema, sportivi e cantanti anche io amavo e amo tutto questo….ma il Botticelli di più :-). Penso di avere appreso da Lui l’Amore per l’Arte e per la Bellezza, e con questo timido omaggio gliene rendo grazie.
Ventisqueras
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