Tremila anni di storia ci scorrono davanti, il Corno d’oro è il lungo fiordo che divide in due la città d’ Istambul
Nei tempi antichi l’entrata in questa lingua di mare era impedita da una grossa catena che veniva tirata da Costantinopoli fino alla torre di Galata.
Solo 3 volte nella sua storia navi nemiche riuscirono a eludere l’ostacolo: ad esempio durante l’assedio di Galata che portò alla caduta di Costantinopoli nel 1453.
ma la modernità avanza tra le onde di un canale dove il traffico si adegua a quello delle strade.
Risalendo il Corno d’Oro – Verso Nord scorrono vecchi cantieri ottomanni, il quartiere ebraico. A Eminonu, scalo marittimo nei pressi del Bazar Egiziano si comincia ad annusare il Bosforo
le rutilanti visioni notturne così intense e colorate mettono addosso uno strano smarrimento come se la testa pressata fra passato e presente restasse indecisa quale via scegliere
ma poi si capisce che non c’è niente da scegliere ma solo da attingere a piene mani da ogni scorcio, da ogni visione che stupefacente si sussegue e ti fa sentire ogni volta diversamente felice
Piercing e tatuaggi, turban o veli neri. Negozi griffati o griglie di pannocchie tutto in un piacevole caos che mi distrae dal preciso percorso che mi ero prefissa
Il gran Bazar
et voilà! si passeggia in mezzo a mucchi e a torri di broccati di Bagdad, tappeti di Caramania,
sete di Brussa, mussoline del Bengala, scialli di Madras, in questo gigantesco labirinto di strade si allineano da cinque a seimila negozi! oltre che ristoranti, Moschee, stazioni di polizia, banche…
cuscini arabescati d’oro, vaporosi veli di seta in cui il chermisino, il blu, il verde il giallo si avvicinano e s’intrecciano con armonia e ardimento, tappeti con intessuti versetti del corano, caffettani di velluto rosso contornati d’ermellino e coperti di stelle, ampi calzoni rosa e viola che richiamano gli harem e le odalische profumate
devo confessare che passando di fronte a vetrine come questa ( il turchese è una delle mie pietre preferite), ho dovuto tenere a bada il feroce istinto di assaltare il negozio ha ha ha!
e ancora intenta a scrutare le lampade multicolori certa che ne sarebbe uscito il Genio di Aladino anche senza strofinarla e che magari mi avrebbe permesso di avere tutti quei gioielli di turchese senza assaltare il negozio 🙂 hi hi hi
il profumo delle spezie esposte in bella mostra stordisce e insieme allieta il girovagare piacevolmete senza una meta precisa
lasciandosi trasportare dalla marea della folla che vociando in diverse lingue contribuisce a fare una piacevole confusione nei pensieri
L’aria sa di narghilè come dello strato bruciato dell’ultimo kebab al baracchino del porto. Istanbul dal mare è l’eco della preghiera del muezzin che sale alta e si fonde con la radio dei vaporetti.
Piccole perle di luce ( Ricordi)
Detesto non solo le celle della prigione, ma anche quelle dell’arte, dove si sta in pochi o da soli, sono per la chiarezza senza ombre del sole allo zenit, che non nasconde nulla del bene e del male. Se la poesia regge a questa gran luce, allora è vera poesia.
Istanbul città liquida se ce n’è una, 35 chilometri che un tempo erano la trafficata quotidianità di mercanti e conquistatori: oggi una passerella lungo villaggi di pescatori, moschee, porticcioli invasi da stuoli di turisti curiosi.
come non cedere all’invito di lasciarsi ammaliare dalla sensualissima danza del ventre?
per salutarvi in questo post che vorrei definire di tematiche “leggere” qualche immagine che definirei “curiosa”
🙂
questo micetto è da bacio! grazie dell’attenzione, un grande abbraccio
Ventisqueras