Rocca Calascio – L’Aquila- un Castello tra le nevi, Territorio dei lupi e la transumanza.A Castle of the snow.Territory of the wolves

Nel clamore del tramonto sorge il Castello di Rocca Calascio emergendo come un fantasma dal Medioevo

inserito dal National Geographic tra i 15 più bei Castelli del mondo, per la sua posizione panoramica altamente scenografica è  stato scelto come set cinematografico di film cult famosissimi  “Lady Hawke“1985 e In nome della rosa” 1986

i lupi che sono tornati a popolare i monti del’Abruzzo lo hanno scelto come habitat e non è  raro vedere la loro sagoma elegante e fugace stagliarsi nel candore del manto nevoso

situato ad un’ altezza di 1450 m.s.l.m. inserito nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è  tra i più  elevati Castelli d’Italia e simbolo della Regione Abruzzese

la sua costruzione dovuta probabilmente a Ruggero d’Altavilla fu iniziata in pieno Medioevo: nel XII Sec. dopo la conquista Normanna (si calcola  nel 1140) con funzione di Torre di Guardia o di avvistamento

lupi aquile e falconieri le visioni selvagge di Rocca Calascio

fece parte con altri 3 comuni della celebre baronia di Carapelle e ne seguì  le vicende storiche fino al 1806, anno di abolizione del feudalesimo

nei secoli seguenti vi si instaurarono molte fra le più  potenti Casate del loro tempo  tra cui i Piccolomini, i Cattaneo i Medici di Firenze( che a Santo Stefano di Sessanio avevano i loro traffici per la lana ) e i Borbone.

Rocca Calascio domina la valle del Tirino a poca distanza dalla piana di Campo Imperatore, il Castello è  visitabile anche nelle ore notturne in uno scenario incomparabile,  un tempo vi si accedeva attraversando  un ponte levatoio di legno con uno sbalzo di 5 metri, ora vi si sale agevolmente da una rampa

sul sentiero che porta a Santo Stefano di Sessanio sorge il Tempio a pianta ottagonale dedicato a Santa Maria della Pietà datato intorno al  1560, la leggenda vuole che sia stato edificato nel punto in cui la popolazione sconfisse una banda di feroci briganti provenienti dai confinanti  territori pontifici

foto Mario 89

il Tempio ( ora semplice oratoio )visto dal Castello forma un insieme armonioso con  il paesaggio che li circonda

foto Pagliai

nel 1806 la Rocca  venne in parte distrutta insieme al borgo di Calascio da un forte terremoto. In seguito restaurata mentre il paese rimase per lungo tempo disabitato e in rovina

alla fine degli anni 90 una giovane coppia di coniugi romani vi si stabili’ costruendo un edificio turistico, con il loro esempio dando valore al sito

lentamente il borgo venne ripopolato

ora vi abitano stabilmente circa 10 persone, ma altre hanno riattato diverse dimore per i periodi della villeggiatura.

la notte con le luci che sembrano piccole stelle scintillanti sulla neve il borgo sembra abitato dalle fate e si sta col fiato sospeso in attesa di vederne una uscire dalla porta di casa😊

la vicina piana di Campo Imperatore a primavera riveste i prati sconfinati di migliaia di crocus violetti

bottoni d’oro che risplendono al sole, papaveri e margherite colmano le amene  montagne che circondano Rocca Calascio in uno spettacolo indescrivibile: il Corno Grande la Maiella i Monti Marsicani la serrano un abbraccio di maestosa bellezza

LA TRANSUMANZA

“Settembre, andiamo è  tempo di migrare ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian  li strazzi e vanno verso il mare

scendono all’Adriatico selvaggio

che verde è  come i pascoli dei monti ”

da Pastori di Gabriele D’Annunzio

fino a pochi decenni fa l’antica e dura vita dei pastori ripercorreva la tradizione della transumanza che  si rinnovava ad ogni primavera ed autunno, fedeli bellissimi e favolosi nel controllo e difesa delle greggi i candidi “pastori abruzzesi” accompagnavano gli amici umani nelle lunghe migrazioni

nell’autunno si lasciavano i freschi pascoli d’altura mentre incombeva la neve cercando il clima mite del mare

attraversando i borghi sperduti sulle montagne un gran concerto di campanacci  e belati  come un’onda sonora si spandeva nelle valli, lontano

andavano per gli antichi tracciati in terra battuta già  pervorsi dai Sanniti e dai Romani che vengono ora chiamati TRATTURI.L’ultima transumanza fatta a piedi risale ormai al lontano 1968

I Tratturi sono tre strade, le più antiche d’Italia :

Il primo L’Aquila -Foggia chiamato anche Magno, lungo ben 200 km. che aveva due soste importanti a Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio

questo che sembra un igloo in pietra era uno dei rifugi cui si riposavano i pastori

in questa vecchia immagine si documenta il riposo dei pastori e del gregge: hanno appena raggiunto il mare.

Gli altri due Tratturi facevano il percorso Celano-Foggia e Pescasseroli-Candela

le moderne transumanze vengono percorse dai pastori accompagnando le greggi con i muli o con i cavalli

….E per tetto un cielo di stelle

Prendo note sulla punta delle dita

a stendere tra finestre chiuse e sottotetti

i bisbigli delle stelle che gocciano sulla melodia dei ricordi

a battere tasti silenziosi.

Passa e ripassa il vento sulle soglie addormentate

elemosinando piccole perle di luce

miste a filamenti di giorni asciutti dietro

la trasparenza dei vetri

Uno stuolo turrito di sogni mi colma gli occhi

fino all’orlo

…E per tetto un cielo di stelle

Ventisqueras

alcune immagini sono prese dal web

Alla luna, alla pioggia, ai sogni -To the moon, to the rain, to dreams

Se smette il vento piove a impronte colorate

Amore, amore zitto, quatto silenzioso, quello tuo

urlo

quello muto che mi schianta i fianchi quando mi stringi

occhi, occhi grandi nuca e foce di non pensarti

gettarmi alle spalle un pugno di farfalle

stanotte è vento e luce-luna appena-appena

se smette il vento piove a  impronte colorate

strisce senza vetro, acqua e lenzuolo, lenzuolo che scivola di seta

un’altra notte senza te e io senza di te mi manco

mi manco tanto.

Ventisqueras

 

 

 

a fili volanti di strass

Solca nuvole viola

il pianto notturno

della pioggia

a primavera,

vi apre un varco

con dita luminose

la chiglia sognante della luna,

lascia cadere l’argento:

fa magie sui prati, veste le margherite

a fili volanti di strass

e le tele di tulle dei ragni in collane

di scintille festanti.

Ventisqueras

                                                                                                   sex

Saliva mistargento ingoio
sabbia come un letto
piega l’onda ermafrodita il limite della battigia
al suo volere ingordo

piccole luci a fottersi
le curve sinuose del quieto golfo

Ventisqueras

O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù! Gabriele D’Annunzio

 

Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.

Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole Charles Baudelaire

 

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri! Giacomo Leopardi

i tre dipinti che ornano i canti alla luna di tre amati Poeti così onirici sono di un altro grande innamorato della luna Christian Schloe

Il mio blog era nato esclusivamente per la Poesia…e ogni tanto me ne ricordo

un sorriso Ventisquera

8 ) In cerca dell’Est-Koper-Capodistria- ( Slovenia ) fra storia e rimpianto-Between history and regret

Il viaggio
bisogna vedere quel che non si  visto
vedere di nuovo quel che si è visto
vedere in primavera quel che non si è visto in estate
vedere di giorno quel che si è visto di notte
con il sole dove prima pioveva
la pietra che ha cambiato posto
Josè Saramango
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Koper, in sloveno, quella che fu l’italiana  Capodistria, chiude in bellezza, all’estremità sud-ovest, il Golfo di Trieste. (la città da cui dista solo una ventina di km ) Per oltre 500 anni l’appartenenza alla grande Repubblica Serenissima Veneta ha segnato storia e cultura che sono ricche ed importanti
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Settembre, il tuo minor fratello Aprile
fioriva le vestigia di San Marco
a Capodistria, quando navigammo
il patrio mare cui Trieste addenta
co’ i forti moli per tenace amore.
Capodistria, succiso adriatico fiore!
Gabriele D’Annunzio dall’Alcyone
(ancora lui, il Vate a cantare con fervore la sua italica passione )
Nonostante i cambiamenti dei tempi il centro storico conserva  il tipico aspetto assunto durante la lunga dominazione veneta con calli, broli,portici e sottoportici e nei campi, sulle facciate dei palazzi, e delle case, stemmi di podestà, e di vecchie famiglie nobili, leoni di San Marco e tutto quanto concerne La Serenissima
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restare a Capodistria solo un giorno è poco per coglierne tutta la ricchezza e la varietà dell’arte e della cultura accumulata durante i secoli
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la vera fisionomia della città  antica la si coglie  nella Calegaria, la via che da sotto i portici del Palazzo Pretorio scende alla Porta Maggiore e al relativo Porticciolo
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 Il Palazzo Pretorio, molto originale con la sua merlatura esce fuori dalla fusione e ricostruzione alla metà del Quattrocento, rimaneggiata con l’aggiunta di un secondo piano nel Seicento
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 mollemente adagiata nell’azzurro è una propaggine di vita sul mar Adriatico, anticamente sorgeva sopra un isola separata dalla terra da paludi fino a quando, verso la metà del XIX sec, imponenti lavori di bonifica la collegarono al litorale
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già abitata in epoca romana, probabilmente colonizzata da profughi fuggiti da Aquileia a seguito delle invasioni barbariche, conosciuta  con il nome di Capris, che nella successiva epoca bizatina mutò in Iustinopulis
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la piazza circolare Da Ponte con l’omonima bella fontana, è quasi la riproduzione del Ponte delle guglie di Canaregio  a Venezia, ricchissima di bellissimi palazzi e pregevoli opere d’arte ai tempi del suo maggior fulgore della dominazione veneta venne chiamata L’Atene dell’Istria
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conosciuta come le Mercerie di Venezia è da secoli la via del commercio e dell’artigianato, caratterizzata da banchi , negozi e botteghe cui si può acquistare ogni genere di merci è conosciuta soprattutto come la via dei calzolari, ci si imbatte ad ogni angolo in angoli coloriti e caratteristici
capodistria-vigne1vista dall’alto il magnifico scenario dei vigneti perfettamente allineati le dona un aspetto piacevolmente rilassante in sintonia con ciò che la circonda
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 svetta sui tetti monocromi della città ( circa 25.ooo abitanti nella grande maggioranza sloveni, con una esigua minoranza italiana di antica data che ha resistito alle epurazioni) il campanile snello del Duomo dedicato alla BeataVergine Maria Assunta e a San Nazaro
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 per molti secoli fu torre d’avvistamento, poi fu aggiunta la torretta campanaria che ospita una delle più antiche campane della Slovenia
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 l’elegantissimo portale
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 e lo straordinario merletto della facciata
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 sul fianco sinistro del Duomo c’è La Rotonda, o Oratorio del Carmine costruzione romanica trecentesca
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 Ogni volta che varco il confine con la Slovenia non mi è possibile dimenticare gli eccidi delle foibe ed il successivo esodo della popolazione istriana di origini italiane che  costituiscono l’epilogo di una secolare lotta per il predominio sull Adriatico orientale, che fu conteso da popolazioni italiane e slave
per lungo tempo oscurato per ragioni politiche questo genocidio o pulizia etnica contro le minoranze italiane voluto dalle bande dell’allora dittatore Tito ebbe episodi di ferocia inaudita
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con l’uccisione di centinaia di migliaia di civili ( comprese donne e bambini, che vennero trucidati e per celarne la memoria gettati delle profonde  delle “foibe”( caratteristiche cavità sotterranee carsiche ) spesso gettati insieme i vivi con i morti, recuperati solo molti anni dopo gli eccidi, come si vede nella orribile immagine, che resti come monito di tutte le guerre e della loro conseguenza che fa perdere ogni barlume di umanità a chi le combatte.
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I più per così dire “fortunati” dovettero lasciare( con le poche cose che riuscirono a portare con se) ogni loro proprietà e beni per fuggire in Italia dove vennero raggruppati ignobilmente in campi profughi, Una pagina davvero devastante che non deve mai essere dimenticata.
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cerccherò di voltare pagina con un argomento più leggero quello della storica Radio Capod’istria che nacque il 25 maggio del 1949 con il nome di Radio Trieste Zona Jugoslava, fu una delle prime stazioni radio Europee prima a trasmettere in bilingue.

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Nel 1955 concon il secondo esodo  e la suddivisione dei territori che riguardava la Zona B, Radio Capodistria si accinse ad assumere un nuovo volto e a svolgere una funzione quasi del tutto inattesa. Affiancata da una rete televisiva, divenne espressione di quanto di italiano rimaneva in Istria e, insieme e più ancora, punto di raccordo per una visione conciliativa dell’intero territorio giuliano, per una convivenza tra simili e tra diversi  Data la sua efficacia commerciale (per decenni è stata una delle radio maggiormente seguite), il segnale fu irradiato in zone sempre più ampie dell’Italia.

Nelle immagini due vecchi modelli di Radio che venivano esibite con i soprammobili ai posti d’onore nelle abitazioni di allora, iniziava l’era della tecnologia moderna!

dsc_1060non è passato inosservato questo bel micione che sembra mettersi in posa  compassato e sussiegoso 🙂

homepagebaratti-186411_650x447in un intreccio di pini mediterranei il sole sta per salutare questa giornata, colma di pensieri anche molto polemici da parte mia, vogliate scusarmi, non riesco a restarne indifferente

camping-californiamentre cala la sera dietro il promontorio a nord, con la notte scendono pensieri di pace e con loro la Bellezza su tutto prevale

Ventisqueras

 

5) In cerca dell’Est- Sistiana-L’incantevole baia e la sua storia millenaria-Trieste.-( Friuli Venezia Giulia) Sistiana- the charming Bay and its history

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img_0929e finalmente come una magica visione in uno sbuffo di foglie rosse appare in lontananza il castello di Duino, la meta è raggiunta è ora di tornare

0 è scesa la notte, e il rosso del tramonto lentamente colma di luci sempre più scure la riva del mare, con me saluta questo piccolo-grande angolo di paradiso

Ventisqueras

4 ) In cerca dell’Est- Duino e il Castello dei Grandi Artisti-Trieste-( Friuli Venezia Giulia)-The Castle of the great artists

Il viaggio

La vita è ciò che facciamo di essa . I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
Fernando Pessoa

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Impavido sulla rotta del vento  costruito sulle rovine di un avamposto romano, ingloba una torre del XVI secolo, A strapiombo sopra  una roccia carsica  sfida secoli e ricordi gloriosi è il Castello di Duino

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un panorama incredibile lo ha fatto meta nei secoli di visitatori eccellenti, si dice abbia soggiornato qui anche padre Dante, certo avrebbe potuto  ispirargli qualche canto del Paradiso  :-)!

                  Piccoli ricordi di perla

4 )Pisa e i suoi miracoli, il calendario cosmico: meditazione sulla Morte in leggerezza-Pisa and his miracles, cosmic calendar-Campo Santo monumental meditation on death in lightness

 

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Perché iniziare con la luna? la luna è mistero e magia…e quale mistero è più grande di quello della morte? e quale magia arcana meditare su di essa?

Io la immagino  figura lieve e diafana con indosso solo un ieratico sorriso

               Sulla punta di piccoli piedi candidi

Sulla punta di piccoli piedi candidi

muove un passo nuovo e antico di danza

 nei cerchi immoti e rutilanti dell’infinito

tutti la seguiamo senza esitare

non ci è concesso di rifiutare

Ventisqueras

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Il Campo Santo di Pisa: l’unico Camposanto che sia al mondo…tutti gli altri sono cimiteri

Curzio Malaparte

Questo termine Campo Santo deriva, secondo la tradizione dall’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi, che ritornando dalla Terra Santa ne riempì l’interno con terra presa dal Monte  Calvario, tali leggende si riportano anche ad altri edifici simili Europei, molto probabilmente venne edificato per raccogliere degnamente le varie bellissime sepolture che si andavano accumulando nel Duomo e nei dintorni

dall’interno del Campo Santo la luna occhieggia dipingendo d’argenteo  stupore gl’imponenti monumenti  della Piazza de’  miraòli

L’assenza non è assenza, abbiate fede,
colui che non vedete è con voi.
SantAgostino

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 in questa prospettiva spettacolare scattata dalla cima della totte pendente il Camposanto è parte integrante dell’insieme, fu iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone anche se alcuni fanno il nome di Giovanni di NIcola

pisa-camposanto-monumentale-e-piazza-dei-miracoliper scendere alla struttura superiose esterna

mb6361_800completandone la visione dell’insieme

IFpoi tornare subito al particolare, la costruzione dugentesca languì a seguito della sconfitta di Pisa nella battaglia de La Meloria per riprendere verso la metà del trecento, si susseguirono giganti della pittura dell’epoca con affreschi resi celebri dalla storia dell’arte, ne cito solo alcuni Benozzo Gozzoli col suo “Trionfo della Morte”, Taddeo Gaddi, Bonamico Buffalmacco ecc. non basterebbe l’intera sequenza di tutti i miei blog per illustrare e visualizzare tutte le opere qui esposte.

pisa-tabernacolo-sulla-porta-del-camposanto-foto-tratta-dal-libro-pisa-di-i-b-supino-1905del sontuoso tabernaco gotico posto sopra l’ingresso, con una statua rappresentante  Vergine col bambino e quattro santi opera di un seguace di Giovanni Pisano del XIV se.  e Angeli di Tino di CanainoPisa, Camposanto Monumentale

un’immagine molto suggestiva notturna della cappella centrale ci introduce all’interno

2890ee95a4e3700c6af75e98edd673b4 nell’eleganza snella delle trifore ad arco che ingentiliscono il porticato, ci trova raccolti e silenziosi

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Pantheon pisano, può essere definito , in quanto qui venivano sepolte le maggiori personalità cittadine, riutilizzando anche sarcofagi di epoca romana spesso di grandissimo pregio.

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più tardi furono raccolte opere d’arte provenienti dai musei cittadini soppressi per le riforme napoleoniche ( ‘800) impedendo così il disperdersi del patrimonio locale.Nello stesso periodo   la funzione cimiteriale ebbe un picco con i numerosissimi sepolcri spesso di ottima fattura che cominciarono ad affollare i corridoi da allora ribattezzati -gallerie-.

10289-08fra le numerosissime, maestose e pregevolissime opere qui esposte mi hanno sempre stupita ed ammirata due figure femminili : L’inconsolabile , scolpita per la tomba del conte Masiani da Lorenzo Bartolini ( 1841 ) che ne rappresenta la vedova, figura seduta, raccolte le gambe fra le braccia, superba portatrice di un dolore immenso e stupito, tutto incentrato intimamente e non risolvibile.

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Questa commistione fra antico e moderno, tra celebrazione della storia e riflessione sulla morte, fu alla base  del fascino malinconico che esercitò sui viaggiatori dell’epoca romantica, facendo sì che il Campo Santo diventasse uno dei monumenti più amati e visitati d’Italia con personaggi celebri che da tutta Europa venivano per visitarlo e studiarlo

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La seconda è Urania  ( dal greco antico Οὐρανία, Ouranos, «cielo», nella mitologia greca Musa dell’astronomia )   sovrastante la tomba d’ Ottaviano Fabrizio Mossotti ( autore Giovanni Dupré scultore senese da me moltissimo amato in ogni sua opera) si distende mollemente e sensualmente con le sue forme rese quasi calde pur nel nitore del marmo, sembra un insulto alla Morte, uno sguardo al ” cielo” dell’oltre nel suo indefinibile mistero,

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Vi consiglierei vivamente di cliccare sulle foto per ammirare con più attenzione la  straordinaria bellezza di questo capolavoro.

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Urania

Di cieli e di comete in contorni azzurri

giochi o Musa col vento dei ricordi

innalzi e stupisci di sogni gli sguardi.

Ventisqueras

Ed eccoci giunti all’ultimo dei quattro segmenti del calendario cosmico : il DECADIMENTO, più oltre solo il mistero

già nell’incipit avevo preannunciato di trattare con” leggerezza” questo argomento ,  il valzer di Strauss accennando quella che è la danza della vita nel confluire all’eterno, non per questo le meditazioni  che ho scelto saranno meno profonde:

Chi potrà dire quando e dove siano nate le figure che a un tratto sorgono dalla parte spessa e opaca di noi e ci appaiono turbandoci?

Gli eventi più ricchi accaddono in noi assai prima che l’anima se n’accorga. E, quando noi cominciamo ad aprire gli occhi sul visibile, già eravamo da tempo aderenti all’invisibile Ven

quando un grande poeta volge la fronte verso l’Eternità, la mano pia che gli chiude gli occhi sembra suggellare sotto le esangui palpebre la più luminosa parte della bellezza terrena. Gabriele D’Annunzio

L’anima della terra è notturna, ma la luce del sole la nasconde più che non la nasconda la tenebra. Gabriele D’Annunzio.

Ma è poi importante essere o diventare qualcuno, prima o dopo la morte? Per me la sola cosa veramente importante è stare in armonia con se stessi…questo  sconfigge il pensiero del decadimento lasciandoci fino in fondo a danzare

Ventisqueras

Piesse

il giorno di pubblicazione : da noi in Italia è LA FESTA DELLA LIBERAZIONE, per questo m’inchino e rendo omaggio a tutte le sorelle e i fratelli che si sono sacrificati, hanno lottando e combattuto, spesso dando la vita perché la nostra bella Italia fosse migliore..(quello che è successo dopo non è loro responsabilità ma pesa sulle nostre spalle)

riprendendo il mio tono scherzoso e riferita alla “liberazione” giuro che non è mio intento considerare Sorella Morte una liberazione anche se ( come vaticinava un certo sofista Socrate) nessuno potrà mai essere certo che la morte non sia il bene più grande

e per salutarvi e ringraziarvi del vostro affetto e della vostra pazienza stavolta faccio uno strappo alla ( mia) regola e pubblicando qualcosa di personale: fiori dal mio giardino

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La vita riesce sempre a sorprenderci e proprio quando ho scritto un post dove volevo parlare con “leggerezza della morte” è arrivata quella immane tragedia che a colpito il Nepal e, indirettamente anche molte nazioni del mondo con i turisti che si trovavano a visitarlo.Quando le forze immani della natura si risvegliano ci accorgiamo di essere, non dico ” niente” perchè ognuno di noi per il tempo che gli è concesso è più di niente, ma un soffio, che può estinguersi in qualsiasi istante. I nepalesi sono un popolo mite, sempre sorridenti e gentili nonostante la  povertà estrema della stragrande maggioranza di loro un popolo che sa accettare la propria condizione con dignità, ora quello che è accaduto li porrà in una condizione estrema…hanno bisogno di noi, ognuno secondo le possibilità può dare loro un aiuto per una nuova speranza, AIUTIAMOLI !!!!!!

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1) Pisa e i suoi miracoli:Battistero e esterno del Duomo (calendario cosmico) Pisa and his miracles

 

 

 

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non di giorno quando la piazza è affollata da una moltitudine di turisti chiassosi provenienti da ogni parte del mondo, che un po’disturbano con i loro gridolini di stupore per la tenuta della torre pendente, sembrano spezzare l’incanto di questa piazza eclatante nella sua unicità, non per nulla chiamata Piazza dei miracoli, surnome dovuto al Vate Gabriele D’Annunzio, ma di notte  approcciarsi in questo spettacolare angolo di Toscana, meglio se con una leggera nebbia rasente e una luna che occhieggia, curiosa , allora sembrerà di camminare  sopra una nuvola, e si potrebbe anche pensare che  questa è l’anticamera del paradiso

Luna pisana

Sono l’ombra di ieri

il sorriso del domani

amore che vieni, amore che t’allontani,

sono il vento che soffia leggero sulle tue mani

l’onda che s’alza e senza fragore

s’abbatte ridendo sopra il tuo cuore

 

Sono la luna che quieta

stanotte sul mare, fa il suo giro in tondo

e leggera scompare.

Ventisqueras

                                Calendario cosmico

Pisa_-_Blick_durch_das_Tor_Saint_Mary_auf_den_Dom_und_Glockenturmse si arriva da nord ovest alle antiche mura che circondano la piazza, l’impatto  si ha con la grande forma circolare del Battistero di San Giovanni, edificato nel XXII secolo dall’ architetto  Diotisalvi

640px-PisaBaptistry20020323_rectilinearè il più grande Battistero in Italia, il cupolino con la statua di San Giovanni furono aggiunti in un secondo tempo, ma io l’ho sempre immaginata come una enorme, candida mongolfiera pronta a salpare per i lidi celesti, ancorata al suolo solo dal grande amore dei pisani

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particolari dell’esterno, tutto  un trionfo di ricami in sculture avvolgenti

Dome_interior-_Baptistry_-_Pisa_2014 una curiosa cupola tronco-conica forse ispirata al Diotisalvi dalla visione della Moschea della roccia, ritenuta costruita su un precedente tempio di Salomone, e dell’Anastasis del santo Sepolcro, entrambe a Gerusalemme.

Una particolarità  dell’interno è la perfetta acustica, se si battono le mani il suono si ripercuote e sembra rotolare in tondo creando un’atmosfera di grande fascino e stupore

 

 

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straordinario il movimento delle colonne che convergono nascendo dal prezioso pavimento di marmo  bicolore

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il magnifico pulpito fu scolpito intorno al 1255 da Nicola Pisano padre del più noto Giovanni , nei pannelli centrali sono  rappresentate storie della vita di Cristo, nel particolare la possente forma di Ercole sembra emergere volitiva dal marmo

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il fonte battesimale ottagonale è posto su tre scalini, scolpito da Guido Bigarelli  mentre la statua bronzea del Battista è un’eccellente opera del Griselli

 Questo dunque è il primo segmento del CALENDARIO COSMICO dove il battesimo introduce l’individuo alla cristianità

Nessuna cosa ha mai fine, ma tutte sono tra loro congiunte in uno stesso giro,
in cui si fuggono e si seguono. La notte manda via il giorno e il giorno la notte, l’estate finisce nell’autunno e l’inverno incalza l’autunno ed è poi a sua volta sopraffatto dalla primavera dai seni di giacinto. Tutte le cose passano per poi ritornare, Questo  è il senso del calendario cosmico universale cui nel primo segmento c’è il mistero della nascita.

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il Duomo di Santa Maria Assunta, al centro della Piazza dei Miracoli, è la cattedrale medievale di Pisa. Capolavoro assoluto del romanico, in particolare del  romanico pisano, rappresenta la testimonianza tangibile del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla Repubblica Marinara di Pisa nel momento del suo apogeo

Duomo di Pisa 1

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Fu iniziato nel 10631064 dall’architetto Busketo, con la decima del bottino dell’impresa pisana contro le isole Baleari, vi si fondono elementi stilistici diversi, classici, lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della presenza internazionale dei mercanti pisani a quei tempi.

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In quello stesso anno veniva iniziata anche la ricostruzione della Basilica di San Marco a Venezia, per cui può anche darsi che vi fosse stata all’epoca una rivalità tra le due Repubbliche marinare a creare il luogo di culto più bello e sontuoso.

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La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo provenienti dal bottino di guerra, fra cui il Grifo utilizzato sul tetto sembra sporgersi curioso affascinato da tanta bellezza,  fu razziato  a Palermo nel 1061

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Gli archi a profilo acuto fanno riferimento ad influenze musulmane  La facciata di marmo grigio e bianco, decorata con inserti di marmo colorato, fu edificata da mastro Rainaldo

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unici la ricchezza e la fantasia dei disegni e dei colori si susseguono quasi senza interruzione in un crescendo di bellezza

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……Le arcate cieche con losanghe richiamano le analoghe strutture delle chiese dell’Armenia

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I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise da cornici con tarsie marmoree, dietro i quali si aprono monofore, bifore e trifore.-Sopra le porte ci sono quattro file di gallerie aperte, con, in cima, la Madonna con Bambino e, negli angoli, i quattro evangelisti35440305Le porte della facciata in bronzo massiccio furono realizzate da diversi artisti fiorentini nel XVII secolo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fin dai tempi antichi i fedeli entravano nel Duomo attraverso la porta di San Ranieri, posta sul retro nell’omonimo transetto, di fronte al campanile. Questo perché i nobili della città si recavano alla cattedrale venendo da via Santa Maria che conduce proprio a quel transetto. Tale porta fu fusa intorno al 1180 da Bonanno Pisano, e unica porta scampata all’incendio del 1595 che semidistrusse la chiesa. La porta di San Ranieri è decorata con 24 formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento. Questa porta è una delle prime prodotte in Italia nel Medioevo, dopo l’importazione di numerosi esempi da Costantinopoli, (ad Amalfi, a Salerno, a Roma, a Montecassino, a Venezia…) e vi si ammira una sensibilità tutta occidentale, che si stacca dalla tradizione bizantina.

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le “lucertoline” che risaltano così lucide in mezzo allo scuro antico del bronzo, devono questa loro particolarità alla credenza popolare che toccarle porti fortuna soprattutto  agli studenti prima degli esami (.Pisa è  una famosa sede universitaria fra cui spicca La normale in cui studiano le eccellenze, le menti più dotate,  non solo italiane, ateneo tra i  più  prestigiosi di tutta Europa ) anche io ho contribuito moltissime volte alla “lucidatura ” delle lucertoline e credo proprio mi abbia portato la fortuna richiesta ( 🙂 )….peccato che ora la porta sia stata  transennata e non si possano più toccare11009084_864062553656628_5045400182302713353_n

questi piccoli fori che si susseguono irregolarmente sono chiamati le unghiate del Diavolo si trovano

sul lato nord, a sinistra della facciata davanti al Camposanto, ad altezza dello sguardo: in un pezzo di marmo di origine romana (come testimonia la decorazione a motivi vegetali che si può ancora vedere in parte a lato)

Secondo la leggenda si tratterebbe dei segni lasciati dal Diavolo quando si arrampicò sul duomo nel tentativo di fermarne la costruzione

Se vi capita di visitare il Duomo, cercate questi segni e provate a contarli: sempre secondo la leggenda il numero di queste non è mai uguale e più si prova  a contarle e più non tornano (dovrebbero essere circa 150).

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con un ultimo sguardo con scorcio al favoloso trittico di gioielli rinascimentali, mi accorgo che  sono a riuscita con questo post a malapena a farvi conoscere l’esterno del Duomo, nel prossimo ( o nei prossimi, non so quanto tempo mi occorrerà per completarlo) seguiremo le altre tappe dell’orologio cosmico,

DSC_1890vi saluto dalla mia dolce Pisa con il corteo storico che solennemente attraversa la città portando alto il suo vessillo glorioso

Ventisqueras

Giacomo Puccini e il suo lago ( Torre del Lago Puccini, Lucca )

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                                                                      Il troppo pieno della memoria

é il lontano rumore del treno che si frange

nel sempre nuovo e antico dilatarsi dell’alba

è il profilo di neve della ” bella addormentata”

nel troppo pieno della memoria

che goccia di stille

piccole stelle dalla notte dimenticate

o consapevoli lacrime:

sono

soltanto,

lentamente esistono fra queste luci spente

è la strada che va avanti

mentre il tempo slitta  dolcemente.

Ventisqueras

Il coro a bocca chiusa della Madama Butterfly è la musica che mi accompagna in sottofondo nella dolcezza dei pensieri ogni volta che ritorno o che penso a Torre del Lago: Cio-Cio-San.quella piccola farfalla che volteggia fra le note e fiori è il ” troppo piena della memoria” che mai si corrompe

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nella  bella villetta della mia dolcissima madrina passavo le mie estati di bambina, il rumore del treno  nella notte che mi giungeva da lontano mi era strano, nella mia casa in piena campagna non lo avevo mai ascoltato e mi accompagnava  mentre tornavano alla mente le fiabe e leggende che lei mi raccontava per farmi addormentare, la ” bella addormentata” era quella che più amavo perché al mattino svegliandomi, e aprendo la finestra ne vedevo il profilo luminoso nell’alba guardando le Apuane a nord-ovest.

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si racconta che nel paesino di Forno, nell’alta Garfagnana vivessero un pastore e suo figlio e che ogni mattina il profilo della “bella addormentata” fosse un tormento per il pastorello incuriosito dalla leggenda che raccontava di una bellissima giovinetta pietrificata nella montagna da una strega cattiva invidiosa della sua bellezza ( eh, ‘ste streghe, mai che vogliano farsi gli affari loro!) l’incantesimo sarebbe svanito solo se una persona coraggiosa avesse valicato i sette torrenti del diavolo e le sette rocce di spine per raggiungerla portando con se un mazzolino fresco di fiordalisi senza guarcirli. Quando fu il tempo di raccogliere i fiorellini azzurri il pastore si decise a raccoglierli e a tentare l’avventura

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e partì per la montagna guidato dal volo di sette corvi. valicati i sette fiumi del diavolo e le sette rocce di spine ( dove si graffiò tutto, ma tenendo sempre i fiori in alto non li fece sciupare neanche un po’) arrivò proprio dove il profilo della fanciulla disegnava il seno e vi poggiò il mazzolino di fiordalisi.Subito il cielo diventò nero e tuoni e  lampi lo squassarono, un forte terremoto spalancò la terra e ne uscì la bellissima fanciulla che manco a dirlo si precipitò sul suo eroe abbracciandolo stretto…e come finì? beh si sa, si sposarono e furono felici e contenti fino al resto dei loro giorni ( questo solo per le favole, he? allora non esistevano il divorzio e la famiglia allargata:-) )

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ma veniamo a colui per cui sto scrivendo questi ricordi il maestro Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria Puccini (  he ma quanti nomi! sembra un hidalgo spagnolo) nato a Lucca  nel 1858 e morto a Bruxelles nel 1924 considerato uno dei più grandi maestri d’Opera mondiale,

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da 4 generazioni i Puccini erano  maestri di cappella del Duomo della Repubblica lucchese. Appena fu in grado di guadagnare abbastanza, dopo il successo del suo primo capolavoro ( la Manon Lescaut)  poté permettersi di costruire una villa, lo fece lontano dalla città ( che non amava) in un luogo prossimo alle sue origini Torre del Lago ( ora Torre del lago Puccini )  che lui stesso così descriveva:

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Gaudio supremo, paradiso,  eden, ” turris eburnea” ” vas spirituale”, reggia.lago-980x360

abitanti 120, case 12, Paese tranquillo con macchie splendide fino al mare popolato da ogni genere di cacciagione,

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Padule immenso con tramonti lussuriosi e straordinari.

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Vento dominante in estate il maestrale, in inverno il libeccio o il grecale. Oltre i suddetti 120 abitanti, i canali navigabili e le troglodite capanne di falasco ci sono molte folaghe, fischioni, tuffetti e mestoloni, certo più intelligenti degli abitanti ( era un tipo caustico, he? bello spirito, cattivo carattere, si dice, no?) perché difficili ad accostarsi.

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Dicono che nella pineta “bagoli” un animale raro chiamato Antilisca. ( l’Antilisca naturalmente non esiste , il maestro aveva fatto uno scherzo ad un amico lasciandolo nella pineta per ore ad aspettare il fantomatico animale) e  questo la dice lunga sul suo spirito goliardico.

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amava, come avrete capito la caccia e per lui fu ideato e costruito  il primo fuoristrada

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La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Gabriele D’Annunzio

in questa stessa pineta amata da Giacomo Puccini per la caccia, Gabriele D’Annunzio compose una delle sue più celebrate liriche, le atmosfere erano molto diverse da quelle odierne, la popolazione era molto povera, ancora non aveva conosciuto il boom turistico, viveva di pesca e per arrotondare nella pineta andavano a raccogliere legna da vendere e salivano sugli altissimi pini secolari per scuotere le pine, a volte facendo brutte cadute anche mortali

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questi frutti e fiori del bosco ne illeggiadriscono la rigogliosa ed esuberante natura

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che arriva fino alle dune sabbiose e tocca la fine sabbia marmorea del bellissimo litorale

Verga-doro-delle-spiagge-endemismodove prolifica la pianta endemica della verga d’oro

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ma torniamo al lago di Massaciuccoli che si estende come infiltrazione marina creando una zona paludosa che ora è parco lacustre e oasi faunistica e non è più abitato solo dalle 120 persone conosciute da Giacomo Puccini, ma è divenuta una fiorente e deliziosa cittadina dove il grande compositore sembra continuare a vivere, quasi non se ne fosse mai andato, tanto grande è l’affetto  e il ricordo per lui dei torrelaghesi, tutti hanno aneddoti da raccontare tramandati dalle generazioni che si sono succedute dopo la sua morte.

Auditorium-torre-del-lagoun grande anfiteatro da pochi anni  ampliato proprio di fronte alla villa-museo del maestro, ospita ogni anno nei mesi di luglio-agoste la grande manifestazione del Festival pucciniano, vi accorrono ospiti entusiasti da ogni parte del mondo

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Torre_del_Lago_LU_www_bellezzedellatoscana_it_002in questa stessa villa  c’è nella sua piccola cappella la tomba del maestro

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questo fu anche il luogo di una grande tragedia e scandalo nella vita di Puccini la bella Dora Manfredi nipote del barcaiolo che accompagnava Puccini alle battute di caccia alle folaghe e domestica nella villa   si suicidò avvelenandosi perseguitata dalla gelosia di Elvira la moglie del compositore, aggravando ancora di più i già difficili rapporti fra i coniugi

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con le prime ombre della sera che s’addensano sul lago e la musica dolcissima della Manon è tempo di salutare questo luogo incantato da cui un Grande trasse ispirazione per lasciare le sue musiche immortali ad aleggiare nei luoghi dove ha vissuto, che tanto ha amato e che sembrano davvero misteriosamente essere sempre  captate oltre silenzio.

Ventisqueras

Il Golfo dei Poeti 3-Tellaro-Liguria ( Poets gulf ) Dedicata a Genova

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Tellaro-Il sogno nel sogno

è sulla punta estrema del Golfo dei Poeti che s’affaccia come un sogno avanzato in dolcezza sul mare il campanile di Tellaro, con una leggenda da raccontare

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anche questi colori sfumati tra il viola, il violetto e il rosa la raccontano sorridendo ai cherubini che con i gomiti appoggiati alle nuvole e le manine paffute sulle gote stanno curiosi ad ascoltare

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Gli abitanti di Tellaro, dopo essere stati oggetto di varie incursioni saracene, per il vicino covo dei pirati del levante ligure, decidono di fare i turni di guardia per sempre controllare l’orizzonte.
Una notte tocca a Bernà, strano personaggio non ben individuato nelle tradizioni del borgo, ma che invece di sorvegliare, colto dalla stanchezza si addormenta .

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gli abitanti del piccolo borgo ormai erano indifesi e il silenzio assoluto regnava tra i vicoli…

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Proprio quella notte  col loro carico di morte e  terrore arrivano  i Saraceni, pronti a uccidere, rapire, saccheggiare, ma un grosso polpo, che si narra vivesse felice nelle acque davanti al piccolo porticciolo

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arrampicatosi a fatica fino in cima  al campanile, suonò le campane a distesa avvinghiandosi con i tentacoli alle funi. Il paese  fu salvo essendo stato svegliato per tempo e gli abitanti uniti e compatti tra loro misero in fuga  i Saraceni e il grande polipo  del porticciolo fu ancora più felice….e chissà se anche lui avrà un suo piccolo paradiso d’acqua e sorriderà nel sentirsi ancora oggi ricordato
Ed è così che Tellaro fù salva grazie all’allarme dato dalle proprie campane azionate dal temerario polipo. ( ah, certo ma  quanto mi sarebbe piaciuto vederlo nella sua solenne funzione di campanaro!!!)

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                                                Acquarello di fiore marino

Tatuato sulla sinuosa danza dell’onda
acquerello di fiore marino ruoti
nel gorgoglio di schiuma bionda
alto, ti levi col vento dipingendo di pelle
un sorriso.
Leggera frescura spenge l’arsura,
gocciolanti perle azzurrine soffocano
la dimensione di sentirmi esistere
come molle chiarità acquosa
ritrovandomi  però soda e perduta
in un involucro di carne, statua cosciente
di sonno oblioso, seme a disperdermi
occulto
a fuggire, per diventare stelo e fiore d’onda
lasciarmi assorbire
dall’infida sabbia, sull’arenile.

Ventisqueras

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ora , giustamente, vi chiederete : ma cosa c’entra Frank Sinatra con la Riviera Ligure?  eh eh c’entra, c’entra…

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il grande Frank, che come sapete era di origine italiana era ghiottissimo delle trenette al pesto alla genovese, partiva appositamente dai lontanissimi U.S.A. per venirsele a mangiare…credo che quel piatto dovesse avere un costo piuttosto elevato, ha ha

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la cucina ligure ha succulenti piatti a base di pesce di cui anche io sono ghiottissima, anche se, per andarli a mangiare adopero una semplice automobile e non l’aereo! …i costi sono modici, sì, sì…31d11c6077b6aa3300ff30511c99188a
 i poeti Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, lo scrittore e regista Mario Soldati che abita stabilmente in una villa presso Tellaro e lì vi muore il 19 giugno 1999, il giornalista Indro Montanelli che è solito dimorare a Monte Marcello sono fra i tantissimi letterati che  hanno stabilmente goduto di questa straordinaria bellezza e gentilezza delle popolazioni .
 
                                           è la Liguria terra leggiadra
                                          il sasso ardente, l’argilla pulita
                                          s’avvivano di pampini al sole.
                                         E’ gigante l’ulivo a primavera
                                         appar ovunque la mimosa effimera.
                                        Ombra e sole s’alternano
                                         per quelle fondi valle,
                                          che si celano al mare
                                         per vie lastricate,
                                        che vanno in su fra campi di rose,
                                         pozzi e terre spaccate,
                                         costeggiando poderi e vigne chiuse.
                                         In quell’arida terra il sole striscia
                                        sulle pietre come serpe,
                                         il mare in certi giorni
                                        è un giardino fiorito.
                                                                                                                                                                                                   
tratta da Liguria di Eugenio Montale
 
 
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                       approdi di sogno
 
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                 dondolano barche colorate fra le case-torri
 
 
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…..  e lo sciacquio del mare e il frusciare del vento sono le uniche voci che interrompono il silenzio

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il verde delle eleganti palme fa da ombrello al maturare dei datteri

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da lontano i grandi pini contorti dal” marino” vegliano sulle anse azzurre del mare

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nell’entroterra i casali rustici si fanno abbracciare dall’argento degli olivi, grande ricchezza di questa terra generosa

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i piccoli cimiteri affacciati sul mare fanno pensare ad un riposo  dolce e  infinito

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ma sempre l’occhio ritorna ad accarezzare quelle scure scogliere

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quel veleggio di bianche vele

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a sfumarsi nel tramonto…e dal sogno cui abbiamo aperto gli occhi all’inizio del post, con quelle vele al sogno li richiudiamo

a tutti il mio abbraccio e il mio saluto dal Golfo dei Poeti

Ventisqueras

                              dedicata a Genova

Questo post era un omaggio alla bellezza del Golfo dei Poeti e alla Liguria, non avevo previsto ancora di pubblicarlo, volevo continuare con la serie di Istambul, ma l’alluvione che ancora una volta ha messo in ginocchio Genova mi ha così scossa che ho voluto fare un piccolo omaggio-denuncia per una città e una regione che sono sempre nel mio cuore

 

                   Genova vista da una pisana